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Dall’emergenza alla normalità, Appunti di Psicologia Clinica

Riassunto psicologia clinica . Prof. Iacolino

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 20/06/2019

stellamarina28
stellamarina28 🇮🇹

4.5

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Scarica Dall’emergenza alla normalità e più Appunti in PDF di Psicologia Clinica solo su Docsity! Dall’emergenza alla normalità CAP. 1 FONDAMENTI DI PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA 1. An�che Osservazioni sulle Reazioni dell’uomo nelle Calamità Il problema�co rapporto tra l’uomo e le calamità è cominciato con l’esistenza stessa dell’uomo ed è des�nato prolungarsi fino alla fine dei tempi in quanto l’uomo sarà sempre chiamato a difendere sé stesso i suoi affe� e il suo mondo da even� devastan�. Esistono molte descrizioni di reazioni umane, risalen� a epoche diverse, descrizioni che ci consentono di conoscere even� e sconvolgimen� che ne sono deriva�. Vi sono due importan� tes�monianze rela�ve a even� sismici straordinari: • il primo è un documento di Seneca del 65 d.C. denominato “Il Terremoto” che scrive rivolgendosi a Lucilio e in cui descrive gli scenari umani, sociali e ambientali, causati dal terremoto che aveva sconvolto la Campania e Pompei. • Il secondo è di Placanica sui documenti relativi al terremoto calabro-messinese (1783). 1. Il terremoto che colpì la Campania nel 62 d.C. [1] O Lucilio… abbiamo sen�to dire che Pompei, frequentata ci�à della Campania… è sprofondata a causa di un terremoto che ha devastato tu�e le regioni adiacen�, e … ha devastato con gravi distruzioni la Campania, regione che non era mai stata al sicuro da questa calamità e che ne era sempre uscita indenne, anche se tante volte morta di paura… A ques� danni se ne aggiungono altri… alcuni dopo ques� fa� sono anda� errando con la mente sconvolta e non più padroni di sé…. Bisogna cercare modi per confortare gli impauri� e per togliere il grande �more. Infa�, che cosa può sembrare a ciascuno di noi abbastanza sicuro, se il mondo stesso viene scosso e le sue par� più solide vacillano?... dove si acquieteranno le nostre paure? Quale rifugio troveranno i corpi, dove si ripareranno, se la paura nasce dal profondo e viene dalle fondamenta? [5] Lo sbigo�mento è generale, quando le case scricchiolano e si annuncia il crollo… Che cosa � può essere non dico di aiuto, ma di conforto, quando la paura ha perso ogni via di scampo? Comprendiamo così la paura degli even� straordinari e la necessità di intervenire. E se pensiamo che questa osservazione ci vengono da uno studioso che parlava del comportamento umano nelle emergenze nel 65 d.C., non possiamo che apprezzarle, riconoscerne la assoluta fondatezza e rilevarne la piena validità ancora oggi. Molto diversa la descrizione delle reazioni umane nelle calamità fatta da Placanica nel 1985 dei documenti relativi al terremoto calabro messinese del 1783. Dobbiamo ricordare che la Placanica esamina documen� rela�vi ad un evento sismico che ha causato almeno 30.000 vi�me e quindi un evento di estrema importanza, che ha sconvolto l’ambiente, il sistema sociale e gli uomini, questo può far apparire le sue rilevazioni, per cer� versi, estreme. 2. Nascita e Sviluppo della Disaster Psychology Saranno gli anni 60 quelli in cui si inizieranno a vedere dei veri e propri cambiamen� nel modo di ges�re e concepire le emergenze colle�ve. Fino a poco prima l’a�eggiamento era quello che si può 1 definire come “concezione economica” del disastro che consisteva nell’esame dell’evento calamitoso in relazione ai danni alle cose e alle persone. Quindi la valutazione degli effe� della calamità sulle persone e sul tessuto sociale erano completamente assen�. Gli studi di From, Nosow e Fritz favorirono l’affermarsi di un nuovo modo di pensare l’evento disastroso, conosciuta come “concezione economico psicosociale” perché misero in piena luce gli effe� che gli even� emergenziali hanno a breve, medio e lungo termine sull’individuo e sul tessuto sociale. Gli studi dimostrarono che tanto l’individuo quanto il tessuto sociale subivano dei cambiamen� significa�vi e questo portò a cambiare il conce�o di disastro e le modalità di intervento in situazione di emergenza. La tutela dell’equilibrio psichico delle persone coinvolte e della funzionalità del tessuto sociale, ai fini della crescita e della salute psichica degli individui, sono diventate progressivamente gli obie�vi prevalen� dell’intervento. Dagli anni 70 in poi vennero studiate le reazioni delle persone coinvolte nelle emergenze in base alla loro personalità, alle fasce di età, al livello di integrazione sociale, alle condizioni psichiche preceden� l’evento emergenziale. Il contributo sempre più importante della psicologia nella tutela del benessere individuale e colle�vo in situazioni di emergenza ha formato un corpo do�rinale che nei paesi anglosassoni prendeva il nome di Disaster Psychology. Nuove ricerche in ambito psicosociale nel corso degli anni 80 misero in luce che la reazione delle comunità colpite tendono ad andare incontro a differen� fasi di reazione che si succedono in maniera simile in tu� casi, a prescindere dal �po di evento emergenziale.Gli stadi a�raverso cui le popolazioni colpite passano sono: 1. fase eroica; 2. fase della luna di miele; 3. fase di disillusione; 4. fase di ristabilizzazione. Ogni fase presenta delle specificità rispe�o a ciò che i membri della comunità vivono dentro di sé. Sempre negli anni 80 si ha Crisis Interven�on Program che mirava a: • Neutralizzare l’impa�o degli even� stressan� colle�vi; • Sull’individuo e sulla colle�vità; • Ripris�nare il posi�vo funzionamento delle vi�me; • Ripris�nare il posi�vo funzionamento sociale. Con ques� nuovi contribu�, la psicologia dei disastri aveva raggiunto quella maturità disciplinare che consente di intervenire secondo protocolli e prassi da verificare, confrontare e condividere. La disaster Psychology era nata e andava rapidamente sviluppandosi. Negli Sta� Uni�, gli interven� di assistenza psicologica sme�ono di dipendere nel 1974, con l’approvazione della legge federale sul soccorso delle catastrofi e par�colarmente u�li sono sta� le reazioni psicologiche dei solda� americani impegna� nella guerra del Vietnam. A seguito di ques� studi in tu�e le divisioni dell’esercito statunitense vennero is�tuite l’unità di combat stress control, in cui operavano psichiatri e psicologi per proteggere i solda� dello stress da comba�mento e quindi dal disturbo post trauma�co che ne poteva derivare. Ques� studi contribuirono a promuovere un cambiamento culturale tale da consen�re che le sofferenze dei reduci fossero riconosciute ed e�che�ate come “disturbo da stress post- trauma�co” (DSPT). 2 6. Formazione, la conoscenza diffusa è approfondita dei cinesi di rischio possono migliorare i livelli di vigilanza, ridurre i tempi di risposta, rinforzare i comportamenti più efficaci, è importante per questo che la formazione venga svolta sia agli operatori che ai cittadini. 7. Triage, il suo utilizzo determina un salto di qualità e di organizzazione nello svolgimento degli interventi di assistenza psicologica nelle emergenze. Il triage è l’insieme dei criteri su cui l’operatore si basa per classificare i soggetti in classi di priorità e per indicare il tipo di invio del paziente alle strutture sanitarie. 5. Psicologia dell’emergenza, stato dell’arte Pianificazione degli interven� devono seguire a: • A�vità di previsione, ossia lo studio dei rischi a cui lo specifico territorio è sogge�o; • a�vità di prevenzione, redigendo un piano d’emergenza tesa a prevenire e ridurre al minimo i danni alle persone alla comunità; • a�vità di soccorso, ossia l’assistenza alle persone coinvolte dall’evento emergenziale. Molteplicità degli scenari possono suddividersi in: • Even� naturali, determina� da fenomeni della natura: eruzioni, terremo�, alluvioni; • even� antropici, derivan� dall’azione dell’uomo: a�enta� terroris�ci, rivoluzioni, inciden� ferroviari aerei, dispersione di sostanze tossiche, grandi even� poli�ci - religiosi - agonis�ci – ricrea�vi. • even� antropici-naturali, ossia quella categoria di gravi even� in cui l’intervento dell’uomo crea condizioni che rendono disastrosi even� naturali (disboscamento, dighe, modifiche antropiche). Peculiarità e finalità specifiche dell’intervento di assistenza psicologica nell’emergenze colle�ve Si fa riferimento a quali sono le cara�eris�che che deve avere l’intervento psicologico in emergenza e qual è il principale obie�vo degli interven� successivi alla calamità. Questo è ristabilire l’equilibrio della comunità colpita, tenuto conto che gli interven� sono rivol� prevalentemente a persone “normali” che reagiscono normalmente ad una situazione anormale, e all’iden�ficazione delle persone che rischiano di incorrere in menomazioni psicologiche o sociali gravi a causa dello shock della calamità. Va precisato che una grave emergenza naturale o tecnologica può certamente innescare cambiamen� improvvisi dell’umore del comportamento valida richiede un’a�enzione clinica, generalmente le reazioni anormali però non sono indica�ve né dell’esistenza di un disturbo psichiatrico so�ostante né della necessità di un intervento farmacologico. Non va dimen�cato, però che un intervento psicologico in situazione di calamità deve necessariamente comprendere anche l’individuazione, la valutazione e il tra�amento di quelle persone che a causa dello stress determinato dalla calamita, presentano un peggioramento dei sintomi psicopatologici preesisten�. L’intervento psicologico in situazione di emergenza si gioca molto di una buona capacità di instaurare rapidamente un conta�o e di entrare facilmente in relazione, Perché queste capacità consentono di effe�uare le prime valutazioni, Tenuto conto che gli operatori non fanno psicoterapia, piu�osto 5 affrontano ques�oni pra�che, u�lizzando tecniche psicoeduca�ve per illustrare ai supers�� le reazioni di stress e i metodi per ges�rle. Effe�uando una precisazione, sono tre le categorie di disturbi psichici con cui ci si può confrontare durante gli interven�: disturbi indo� dall’emergenza, disturbi acui� dall’emergenza, disturbi ria�va� dall’emergenza. Ar�colazione dell’intervento in base alle fasi dell’evento Esperienza e ricerca hanno messo in evidenza come si debba pensare all’intervento come quella specifica fase dell’evento emergenziale e deve avere gli obie�vi di quella fase, persegui� con gli strumen� ada�. Le fasi in cui l’evento emergenziale viene ar�colato sono: • impa�o; • riorganizzazione • ricostruzione oppure: • emergenza • post emergenza • ristabilizzazione Tipologia di interven� Sono qua�ro le �pologie che si possono dis�nguere: • Interven� terapeu�ci il cui scopo è rivolto all’individuo ma può svolgersi anche in gruppo, la sua finalità è comunque la riduzione della sofferenza e della mala�a psichica individuale. • Interven� psicosociali rivolto ad una comunità mira sopra�u�o a ricostruire le forme di convivenza comuni e a favorire il benessere di quella par�colare ecologia e cultura. • Interven� psico educa�vi mirano a fornire informazioni che possono essere u�li al singolo individuo, anche se l’a�vità pra�ca può essere condo�a in gruppo. • Interven� di formazione è rivolto a tu�e le figure che hanno un qualche ruolo nella riduzione e nella ges�one di un disastro, piccolo o grande che sia. Tutela della salute psicofisica del soccorritore Tra i compi� della psicologia dell’emergenza di tutelare i soccorritori che sono tra le persone maggiormente a rischio di sviluppare disordini psichici nelle situazioni di emergenza, tanto che sulla scala dei livelli di vi�mizzazione, che si ar�cola in sei livelli, il soccorritore è collocato al terzo livello, subito dopo le vi�me dire�e di primo livello, ed i paren� delle vi�me di secondo livello Tutela della salute psicofisica nelle emergenze individuali Alla psicologia dell’emergenza colle�va va affiancato anche il se�ore della psicologia dell’emergenza individuale, se�ore che si occupa di even� trauma�ci che colpiscono: persone che subiscono dire�amente l’evento trauma�co; persone che assistono all’evento trauma�co che subisce un’altra persona; persone che vengono a conoscenza di even� gravi occorsi a persone care. Gli ambi� principali in cui possiamo riunire gli even� trauma�ci individuali sono essenzialmente due: • gravi even� esistenziali: violente aggressioni fisiche, errori giudiziari, sequestro di persona, gravi inciden� stradali o sul lavoro, sfru�amento fisico o/e sessuale; 6 • gravi situazioni cliniche: venire a conoscenza della morte di una persona cara, venire a conoscenza che ad una persona cara è stata fa�o la diagnosi di un male incurabile, vivere nell’imminenza della propria morte. Possiamo concludere dicendo che la psicologia dell’emergenza si compone di due diversi compar�, quello individuale e quello colle�vo, ossia quello dei primi soccorsi sanitari e quello delle grandi organizzazioni internazionali. È come se si tra�asse di due possibili estremi di una linea con�nua. Possiamo dire quindi che la psicologia dell’emergenza consiste nel prendersi cura delle persone che hanno a�raversato o stanno a�raversando un evento dramma�co, con il rischio di vita personale o con la presenza reale di morte e distruzione di altri. CAP. 2 IL PRIMO COLLOQUIO IN EMERGENZA 2.1 Introduzione L’elaborazione della traccia a�a a guidare un primo colloquio in emergenza prende avvio durante un laboratorio nel 2007, aveva l’obie�vo di individuare le specificità del primo colloquio approfondendo le modalità di addestramento opera�vo a�raverso le videoregistrazioni. Lo schema individuato è stato applicato a tu� gli interven� emergenziali. 2.2 Il pronto soccorso psicologico Il colloquio è uno dei principali strumen� della casse�a degli a�rezzi dello psicologo e dovrebbe trovare un’adeguata valorizzazione all’interno della proge�azione dell’assistenza psicosociale alla popolazione già nelle primissime fasi. Le ricerche hanno dimostrato come l’a�o di portare alla mente il ricordo di un trauma sia fru�o di influenze operan� nel presente Inoltre intervenire nella fase di codifica, consolidamento, immagazzinamento e primo recupero dell’esperienza trauma�ca significa avere la possibilità di operare sull’esperienza sogge�va del ricordo prima che i contenu� trauma�ci si siano cristallizza�. È importante avere la possibilità di essere pienamente riconosciu� rispe�a� perché chi non è accolto come persona col medesimo valore e la medesima dignità è completamente ferito. 2.3 Il colloquio vs il colloquio in emergenza La differenza sostanziale fra i due colloqui riguardano il se�ng e gli obie�vi. In ambito emergenziale, la persona da soccorrere viene raggiunta dallo psicologo dire�amente sul luogo, l’intervento di assistenza psicologica viene offerto dai soccorritori come ogni altro intervento emergenziale. L’assenza di una situazione ambientale controllato come quello dello studio non è di ostacolo e perme�e di perseguire quegli importan� obie�vi di primo soccorso, un se�ng quindi interno elas�co ma anche solido contenitore di pensieri ed emozioni spesso inenarrabili. Un’a�enta formazione clinica, teorica e pra�ca, e un’a�enta valutazione delle a�tudini dello psicologo a operare in questo campo, saranno importan� fa�ori per l’efficacia dell’intervento. 2.4 Condurre il primo luogo in emergenza Obie�vo del colloquio sono stabilizzare, prevenire altri micro/macro traumi che possono avvenire a ridosso dell’evento. Il primo approccio alla vi�ma deve sempre essere preceduto da una autopresentazione, completa di informazioni sul ruolo dello psicologo e sul mandato a lui affidato. Nel corso del primo colloquio è importante me�ere le basi per una relazione di fiducia della persona coinvolta con il mondo del soccorso e con i servizi di salute mentale. 7 Le loro differen� finalità li cara�erizzano e li dis�nguono completamente, pur essendoci tra loro affinità procedurali. • Il triage psicologico non deve essere affa�o considerato un a�o o un processo psicodiagnos�co, va considerato come un processo valuta�vo che mira a individuare chi ha bisogno di intervento psicologico urgente. È un processo che perme�e la s�ma ella differibilità/ indifferibilità dell’intervento, non ad una diagnosi (questa verrà effe�uata successivamente da coloro che prenderanno in carico le persone che presentano un quadro psichico con i cara�eri dell’urgenza clinica). Quindi il triage psicologico è un processo preliminare all’effe�uazione della diagnosi e all’esecuzione della terapia psicologica essendo assente a�vità volte alla definizione del quadro psicodiagnos�co. Un’altra mo�vazione per la quale dobbiamo dis�nguere il triage psicologico da quello psicodiagnos�co è nella natura stessa del triage. Il triage psicologico ha la tendenza a fotografare la situazione e valutarne la potenzialità educa�va, con tali processi ha così un indice di variabilità molto diverso da quello dei quadri psicodiagnos�ci, che sono più stabili e costan�. Potremmo addiri�ura dire che i due processi mirano ad obie�vi differen�: il triage tende a cogliere quanto di variabile ed evolu�vo cara�erizza il quadro psichico in quel momento; mentre il processo psicodiagnos�co tende a rilevare quanto di stabile e stru�urale sembra cara�erizzare quello specifico quadro psichico in quel preciso istante. Riassumendo: la psicodiagnos�ca mira a delineare un quadro psichico, il triage a tutelare il quadro psichico, ossia a rilevare se è urgente o no e quindi se è differibile o indifferibile il bisogno di ricevere diagnosi e tra�amento. • Molto diversa da quella del triage è la finalità degli screening, che si effe�ua su persone che al momento non mostrano nessuna urgenza di tra�amento, ma rispe�o alle quali noi supponiamo che, per effe�o di ciò che hanno vissuto in situazioni di emergenza, potrebbero sviluppare in tempi successivi alcune difficoltà psicologiche correlate all’evento emergenziale vissuto. Quindi un’a�vità verso coloro che non presentano al momento un bisogno manifesto di tra�amento, ma per le quale temiamo che potrebbe sorgere successivamente il bisogno di ricevere un tra�amento. Possiamo quindi dire che lo screening viene u�lizzato per monitorare ampie fe�e della popolazione, allo scopo di individuare chi, in base a ciò che ha vissuto, alla sua personalità e a vaghi segni e sintomi privi di rilievo clinico, in futuro potrebbe avere bisogno di interven� di salute mentale. Inoltre le procedure di screening possono avere luogo solo in un secondo momento, ossia dopo l’erogazione degli interven� di primo soccorso. 3.5 Necessità del triage psicologico L’importanza di tale processo si coglie se consideriamo che in situazioni di emergenza si crea la sproporzione tra quan� supers�� chiedono aiuto e quan� psicologi possono intervenire per fornirlo. Poiché nelle grandi emergenza spesso ci si trova in situazione di dover distribuire una quan�tà limitata di risorse ad un elevato numero di pazien�, il triage va visto come una necessaria competenza da acquisire, che deve riguardare tu� gli psicologi e sopra�u�o quelli che si occupano di emergenze colle�ve, o che coinvolgono molte persone. Poiché anche se lo psicologo non fosse formato al triage, in situazione di emergenza, dovrebbe comunque decidere a chi dare assistenza per prima e a chi dopo, e quindi dovrebbe comunque effe�uare delle scelte, delle selezioni, ovvero un triage.. ma in maniera improvvisata. 3.6 Aspe� confli�uali del triage nelle grandi emergenze 10 Il triage è una disciplina che si deve ada�are a tante diverse esigenze e situazioni: geografiche, ambientali, logis�che e organizza�ve. È evidente che non si può parlare semplicemente di triage, ma di triage di soccorso nelle grandi emergenze militari e civili, con finalità diverse da quelle ordinarie, volte a fronteggiare realtà completamente differen�. Un risvolto importante è che nel triage medico da grande emergenza si dà precedenza a chi rischia la vita e nell’effe�uazione del triage psicologico delle grandi emergenze non mancano momen� e situazioni simili, poiché in momen� che potrebbero risultare molto difficili, di fronte a quadri clinici di par�colare gravità, si richiede l’invio della vi�ma in stru�ure dove è possibile ricevere interven� di assistenza psicologica più mira�; di fa�o l’allontanamento della vi�ma dei paren� e dal suo territorio da usare vissu� confli�uali angoscian� risultando molto lesivo. Ci si trova di fronte anche a casi di par�colare gravità psicologica, come ad esempio supers�� (par�colarmente depressi e non in grado di badare a sé stessi), e dovendo provvedere, d’intesa con il dire�ore dei soccorsi sanitari ad organizzare l’invio di queste vi�me in stru�ure più a�rezzate per fornire supporto psicologico, ma lontane dal luogo dell’evento, bisogna tenere conto degli aspe� di confli�ualità e disagio che si causano nelle vi�me, nei paren� e negli operatori. È evidente che senza i criteri per il triage psicologico nelle catastrofi ogni azione tesa a valutare il bisogno intervento e ogni decisione per rendere possibile sarebbe molto più difficile. 3.7 Il triage psicologico in Italia fino al 2006 Le primissime Linee generali di programmazione del soccorso sanitario delle grandi emergenze promulgate nel 1993 affermavano che: “Nella primissima fase si devono soccorrere e sedare le persone in preda a sta� di agitazione che possono diventare pun� di partenza di a�acchi di panico individuali e colle�vi, che possono propagarsi per imitazione e sugges�one se i primi sogge� non vengono soccorsi più presto” Qualche anno dopo il contributo di Morra so�olinea che anche il migliore sistema di soccorso può fallire, se non si riserva un’adeguata a�enzione alle persone con disturbi psicologici che presentano situazione clinica in a�o. Occorre prestare a�enzione a: ♦ psico�ci; ♦ pazien� con preceden� psichiatrici gravi; ♦ nevro�ci gravi; ♦ sogge� “catalizzatori” ovvero sogge� con forte fragilità emo�va capaci di innescare una reazione di panico colle�vo. In seguito ad un convegno internazionale nel 2001 si è venuto a conoscenza che i colleghi francesi disponevano di schede prestampate e criteri predefini�, di procedure concordate, che consen�vano loro di osservare il paziente, di valutarne il bisogno di assistenza, di fornire un primissimo momento di supporto, ove possibile, e di smistare rapidamente le persone verso consultori o centri di aiuto alle vi�me, oppure di rimandare alla persona al suo domicilio perché le sue condizioni psichiche non richiedono un tra�amento urgente. L’apice lo raggiungiamo perché arrivano agli psicologi italiani dell’emergenza nuovi s�moli rela�vi al triage, È necessario a�endere il 2003, anno in cui compaiono i contribu� due autori italiani: Furlan e Napoli. 11 Furlan redige degli elenchi di sintomi che possono essere riuni� all’interno della stessa classe di priorità – ad es. Classe di Priorità 3 (Grave): reazione confusionale, stato delirante acuto, alterazioni del comportamento gravi, crisi di panico protra�o, fughe ed erran�smo, ecc. - E così anche per la Classe di Priorità 2 (Intermedia) e per la Classe di Priorità 1 (Lieve). Napoli, invece, individua delle categorie di sogge� a rischio da inserire nelle varie classi di priorità – ad es. Classe di Priorità 1 (alta): familiari delle vi�me, feri�, estra� dalle macerie anche se illesi, pazien� psichiatrici con disturbi cogni�vi, perce�vi, della condo�a; e così anche della Classe di Priorità 2 (Intermedia) e della Classe di Priorità 3 (bassa). 3.8 Il triage psicologico alla luce dei criteri di massima del 2006 Con la dire�va del presidente del Consiglio dei Ministri vengono emanate le disposizioni rela�ve agli interven� psicologici da a�uare nelle catastrofi, indicando: obie�vi gli interven�, finalità, des�natari, sedi opera�ve, equipe che deve a�uare gli interven� affinché si ponga fine defini�vamente all’idea che l’intervento psicologico in emergenza è improvvisazione e sogge�vità, al di fuori di ogni norma. Molta a�enzione viene data al triage psicologico, il quale viene a delinearsi come lo strumento che guida gli psicologi che operano nelle emergenze nella dis�nzione tra il livello di disagio e sofferenza, che indica una reazione normale ad un evento eccezionale, ed il livello di sofferenza che indica una reazione anormale ad un evento eccezionale, che richiede un intervento urgente. 3.9 Riflessioni sulla scheda di triage Analisi della scheda: La scheda è cos�tuita da un’unica facciata che comprende tu�e le numerose voci da esaminare, a cui dare risposta a�raverso un breve conta�o con la vi�ma. Uno degli svantaggi è che ha determinato delle for� esigenze di brevità e sintesi, che in alcuni casi rendono di difficile interpretazione e compilazione le singole voci della scheda. Un ulteriore svantaggio è che chi è chiamato a dover compilare la scheda deve acce�are la sfida della chiarezza nell’estrema sintesi. Esaminando la scheda possiamo dire che questa non presenta nessun problema di interpretazione né nell’area rela�va alla data, ora e sede di intervento, né nella seconda rela�va a nome, cognome, indirizzo ecc. Luogo di provenienza: comprende uno spazio compila�vo sulla zona di provenienza dell’area coinvolta nell’evento, uno spazio dove poter raccogliere i da� rela�vi ad un eventuale accompagnatore. Problemi pregressi: sono spazi molto importan�, in cui poter inserire la presenza di eventuali problema�che psicologiche pregresse e le cure psicofarmacologiche eventualmente in corso o passate, effe�uando brevi specifiche sui trascorsi: lievi, modera�, gravi. Reazioni all’evento catastrofico: Uno spazio indicato come area o�o, che prevede tre diverse �pologie di reazioni all’evento catastrofico: ansia, depressione, scompenso. Nella “valutazione delle risorse” vengono a�enzionate: 12 • predisporre l’organizzazione e la pianificazione degli strumen� 2. le is�tuzioni in cui la comunicazione può essere sviluppata secondo due �pologie: la comunicazione intra-is�tuzionale, da a�uare all’interno del sistema di soccorso; la comunicazione inter-is�tuzionale da a�uare tra le diverse realtà che si occupano dell’assistenza della vi�ma. 3. i mass media con cui la comunicazione può essere veicolata a�raverso la realizzazione di interviste e quindi i media possono essere coinvol� mediante la realizzazione di incontri pubblici o conferenze stampa. 11.4 Comunicare prima, durante e dopo una situazione di crisi Comunicare efficacemente durante una situazione di crisi richiede: • Pianificazione: pianificare in maniera efficace vuol dire porsi alcune domande e trovare le risposte più adeguate. • Preparazione: le persone falliscono sempre nel comunicare a causa della mancanza di obie�vi comunica�vi che devono essere stabili� prima di lasciare qualsiasi commento pubblico • capacità di ges�re il flusso delle informazioni • comprensione dei protocolli di comunicazione. Bisogna poi stabilire quale obie�vo comunica�vo sia prioritario e quali invece possono essere persegui� in un secondo momento. Bisogna rassicurare i supers�� o bisogna far sì che ado�no dei comportamen� par�colari? Oppure nelle prime comunicazioni bisogna perseguire un altro obie�vo? È quindi l’obie�vo considerato cruciale che determina il contenuto del messaggio iniziale. 11.5 Incontri pubblici A seguito di una maxi emergenza occorre organizzare incontri con supers�� per fornire indicazioni u�li. Per preparare l’incontro occorre: • conoscere il pubblico: chi sono, da dove vengono, che interessi hanno, cosa pensano. • Preparare una presentazione introdu�va: è importante ricordare che l’empa�a percepita è valutata dal pubblico nei primi 30secondi, quindi una forte presentazione introdu�va è di fondamentale importanza. • Sviluppare un massimo di 3 messaggi chiave: sono dei pun� che si vuole che il pubblico tenga a mente dopo l’incontro. • Preparare una dichiarazione riassun�va a conclusione dell’incontro: bisogna riaffermare i pun� chiave. • Organizzare i da� a supporto dei messaggi: è importante servirsi dei suppor� audiovisivi per rendere i messaggi più chiari. • Prepararsi a rispondere alle domande: poiché se si conosce il sogge�o della comunicazione e il pubblico, la maggior parte delle domande possono essere an�cipate. Quindi riuscire a ges�re situazioni di os�lità in maniera efficace può dare fiducia e credibilità 11.6 interviste e conferenze stampa Le interviste rappresentano un’o�ma occasione per diffondere informazioni u�li e per chiarire aspe� lega� al proprio intervento. Inoltre rappresentano un’o�ma occasione per raggiungere supers�� che non hanno ricevuto informazioni sui servizi. 15 Durante un’emergenza i media sono molto presen� e a�en� quindi è molto probabile che chiedano un’intervista o una dichiarazione a chi si sta occupando del supporto psicosociale delle vi�me. Il rapporto con i mass media è carico di insidie ma è anche un’opportunità per migliorare la qualità dei servizi. La regola è solo quella di non dire ciò che non vuoi sia pubblicato nella prima pagine del giornale. Occorre così prestare a�enzione al momento che precede l’intervista, al momento stesso dell’intervista e al dopo intervista. Se ci sono delle imprecisioni, bisogna telefonare al giornalista che ha fa�o l’errore. 16