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AGGIORNAMENTO SETTEMBRE 2023
2. LA DIDATTICA 1. LA DIDATTICA Può ESSERE DEFINITA COME: - insieme di teorie e di pratiche utili a ripensare l’insegnamento in diversi ambiti formativi. 2. GLI ELEMENTI FONDAMENTALI DELLA DIDATTICA SONO: - un soggetto che eroga conoscenza, un soggetto che le acquisisce, un oggetto di conoscenza da acquisire, un’attività volta a facilitare l’acquisizione. 3. LA DIDATTICA UNIVERSITARIA DEVE AFFRONTARE SOPRATTUTTO LE SEGUENTI SFIDE: - ridefinire i curricoli per facilitare la connessione tra mondo della formazione e mondo del lavoro 4. LA DIDATTICA EXTRASCOLASTICA SI REALIZZA: - in ambiti esterni alla scuola e distribuiti sul territorio 5. NELLA DIDATTICA EXTRASCOLASTICA SI MODIFICANO: - il rapporto tra educatore-formatore e soggetti, la tipologia caratterizzante delle attività 6. UNA DIDATTICA VOLTA AGLI ADULTI DEVE TENER CONTO: - dei bisogni espressi, dell’esperienza maturata e da valorizzare 7. QUANDO SI PARLA DI DISTINZIONE DI MOMENTI E DI RUOLI NELLA DIDATTICA SI FA RIFERIMENTO AL FATTO CHE: - non si svolge solo in un’aula della scuola, non ci sono solamente alunni e insegnanti, non si realizza solo in presenza 8. I CAMBIAMENTI NELLA DIDATTICA SONO DOVUTI: - all’ampliamento dei campi, alla distribuzione dei momenti e dei ruoli, al carattere distributivo dalla conoscenza, allo spostamento del focus dall’istruire all’apprendere 9. PER APPRENDIMENTO INFORMALE SI INTENDE: - un apprendimento acquisito più per affrontare problemi che costruire conoscenza in modo intenzionale 10. PER WORK PLACE LEARNING SI INTENDE: - l’insieme dei processi di apprendimento che si realizzano nell’ambito lavorativo, con attenzione alla visione sistematica. 5. LA TRASPOSIZIONE DIDATTICA 1. Per trasposizione didattica si intende: La trasformazione che il sapere scientifico subisce nel momento in cui diviene oggetto di insegnamento 2. Chevallard ritiene che: Il sapere scientifico, una volta adattato all'ambito dell'insegnamento, produca un diverso tipo di sapere 3. La trasposizione esterna si ha quando: Si dà una selezione dei contenuti e delle strutture disciplinari operata da sistemi nazionali che progettano l’istruzione 4. Con pratiche sociali di riferimento si intende: La relazione che si crea fra la comunità professionale, domestica e sociale e il tipo di saperi necessari per parteciparvi 5. La trasposizione esterna si rende visibile: Attraverso i programmi e i manuali di studio per la scuola 6. L'assiologizzazione è: L'elaborazione in termini morali del sapere scientifico tradotto in sapere scolastico 7. La mediazione interna consiste: Nella scelta, operata dagli insegnanti, dei contenuti, dei materiali da proporre, dei compiti, della valutazione 8. La nozione di "saperi appresi" mette in evidenza: Il ruolo fondamentale che lo studente ha nel costruire il proprio apprendimento 9. L'insegnamento richiede: La sinergia fra Didattica, Pedagogia ed epistemologie disciplinari 10. La ricerca sulla didattica ha subito significativi condizionamenti: Dai saperi maturati nella psicologia dell'apprendimento 6. PROGRAMMA E CURRICOLO (GABELLI - WASHBURNE - BRUNER - STENHOUSE) 1. I programmi scolastici sono: L'incontro tra storia e cultura sociale, politica, pedagogia, storia della didattica 2. Nella Legge Casati erano già presenti i seguenti elementi: Che cosa bisogna insegnare, quali comportamenti sono accettabili socialmente, quale comportamento e ruolo deve avere il maestro 3. I programmi Gabelli si ispirano: Alla visione positivista 4. Ciò che accomuna la visione di Gabelli con i programmi di Washburne è: La valorizzazione del ruolo dello studente quale soggetto intenzionale rispetto all’apprendimento 5. Per Bruner il curricolo è: Programma di un corso scolastico comprensivo dei materiali, dei metodi di valutazione 6. Secondo Stenhouse il curricolo contiene: Enunciazione delle intenzioni e descrizione della realtà di fatto 7. Per elaborare un curricolo, secondo Stenhouse, è necessario: Avere dei principi per scegliere i contenuti, per sviluppare delle strategie, per valutare 8. I principi per lo sviluppo del curricolo possono essere: Dal facile al complesso, la ricorsività, la relazione tra la trasmissione di contenuti e la scoperta da parte degli studenti 9. Stenhouse parla di un insegnante ricercatore perché: Ritiene che l'insegnante debba trattare la propria pratica come oggetto di ricerca e di studio 10. Il curricolo è fondamentalmente: Un'azione collettiva volta al miglioramento dell'offerta formativa 7. LA MEDIAZIONE DIDATTICA (STRUTTURALISMO di BRUNER) 1. La mediazione didattica è: Il processo che consente all'individuo di approcciarsi alla conoscenza del mondo 2. La mediazione didattica serve a: Rendere potenzialmente accessibile il sapere in modo corretto e strutturato 3. La metaforizzazione e la de-naturazione connotano: La mediazione didattica operata dall’insegnante 4. La mediazione didattica consente di: Presentare la conoscenza attraverso metaforizzazioni della realtà 5. Lo strutturalismo di Bruner mette in evidenza l’importanza: Delle relazioni che tengono unite in modo significativo i vari elementi di conoscenza 6. La costruzione di strutture, secondo Bruner, consente di: Sviluppare processi quali l'associazione, il ragionamento, che permettono di ricordare meglio 7. In Bruner la percezione ha un ruolo importante perché: Consente la trasformazione di esperienze fisiche in immagini mentali 8. Per stabilire le esperienze didattiche da proporre l'insegnante dovrebbe: Ascoltare e osservare attentamente per raccogliere informazioni sul modo di apprendere dell’alunno 9. Predisponendo la struttura delle attività e dei contenuti l'insegnante dovrebbe: Porre attenzione all'economia con la quale lo studente può apprendere e alla generatività dei contenuti 10. Progettare accuratamente la natura della restituzione aiuta a: Far maturare nello studente la capacità di comprendere e autoregolare il proprio apprendimento 10. I MEDIATORI ANALOGICI 1. Nei mediatori analogici è di fondamentale importanza: La verosimiglianza 2. I mediatori analogici si pongono nella traiettoria della de-naturazione: Prima dei mediatori simbolici 3. Nel gioco di finzione i bambini apprendono: Gesti, discorsi, routine, comportamenti connessi a ruoli 4. L'edutainment si ispira alla prospettiva di: Imparare divertendosi 5. I giochi narrativi sono importanti perché: Supportano lo sviluppo dei concetti di tempo, sequenza, intrigo 6. La simulazione in ambito professionale è utilizzata soprattutto per: Far acquisire abilità e competenze per affrontare situazioni 7. Il debriefing è: L'attività che si svolge per analizzare l'esperienza vissuta 8. Le tecniche di autoconfronto e autoconfronto incrociato si basano: Sull'analisi della videoregistrazione dell’azione 9. Il mediatore analogico presenta le seguenti problematiche: Semplificazione, neutralizzazione degli errori, distorsione 10. Il mediatore analogico incontra difficoltà di applicazione in ambito scolastico perché: Supporta processi per prova ed errore, lavora sulla complessità della situazione 11. I MEDIATORI SIMBOLICI (Piaget . Vygotskij - Damiano) 1. I mediatori simbolici sono i più economici perché: - Consentono di veicolare un gran numero di informazioni in tempi brevi 2. La distorsione è un problema connesso ai mediatori simbolici perché: - Le conoscenze vengono deformate e adattate dal singolo ascoltatore 3. IL rischio di verbalismo attribuito ai mediatori simbolici è connesso: - Alla possibilità che le parole vengano utilizzate senza essere reale strumento di costruzione di pensiero 4. Per gli studi sulle neuroscienze i concetti sono: - Derivati dall'insieme delle esperienze dei soggetti e vengono definiti concetti-colla 5. L'astrazione empirica in Piaget si riferisce: - Al processo attraverso il quale il soggetto astrae delle conoscenze dal mondo fisico 6. La Zona di Sviluppo Prossimale in Vygotskij è: - Quell'area di funzionamento psicologico del soggetto quando è sostenuto da altri 7. Per avviare una discussione finalizzata all'apprendimento è importante che ci sia: - Un problem solving che richiede la partecipazione di tutti per essere affrontato 8. Per pertinenza si intende: - La coerenza degli interventi in rapporto al tema 9. I mediatori caldi nella definizione di Damiano sono: - I mediatori attivi e i mediatori analogici 10. I mediatori freddi nella definizione di Damiano sono: - I mediatori iconici e simbolici 12. IL DISPOSITIVO (Perrenoud - Foucault - Massa) 1.In filosofia il concetto di dispositivo è riferito a: - L'insieme degli elementi fra loro interconnessi che permettono di esercitare forme di controllo sugli individui 2. Una caratteristica importante dei dispositivi tecnologici è: - La crescente complessità a fronte di una maggiore invisibilità dei processi 3. I dispositivi tecnologici, in ambito professionale, richiedono: - Una maggiore capacità di rappresentazione mentale e modellizzazione dei processi 4. Secondo Perrenoud: - I dispositivi didattici sono sempre diversi a seconda del compito, degli alunni 5. Il dispositivo, nell'accezione di Foucault ha prevalentemente: - Una funzione di controllo 6. Il dispositivo pedagogico, nel pensiero di Massa assume una funzione: - Di orientamento, guida, supporto e facilitazione 7. Un soggetto trae beneficio formativo da un dispositivo quando: - Interpreta le strutture e i vincoli esistenti per maturare personali interpretazioni e decisioni 8. Il dispositivo consente di: - Porre in atto un sistema che può favorire lo sviluppo di un soggetto 9. Una buona strategia per progettare un dispositivo è data da: - Porsi nell'ottica di coloro che dovranno viverlo per ipotizzare i possibili comportamenti 10. Il criterio principale al quale si deve ispirare la progettazione di un dispositivo è: - L'autoprogettazione identitaria all'interno di una comunità che attiva nel soggetto 15. LA PROGETTAZIONE EDUCATIVA (Comunità - spazio/luogo - educatore - competenza osservativa - triangolo educativo) 1. La comunità ha un ruolo fondamentale nei processi di: - Aggregazione e socializzazione 2. Lo spazio diventa luogo quando: - Viene arricchito di significati da coloro che lo abitano 3. Nell'aver cura della comunità l'educatore deve bilanciare: - Processi di apertura fra i membri e di protezione 4. Per favorire la costruzione di una nuova comunità fra estranei è opportuno: - Far esplicitare bisogni, significati 5. L'educatore deve aiutare il soggetto a sviluppare anche il senso pratico per: - Avvicinare la sua azione a quanto aveva previsto 6. L'educatore vede i soggetti: - Come attori potenziali della propria vita 7. La progettazione educativa è una co-progettazione perché: - Deve necessariamente coinvolgere l’educando 8. Una difficoltà che l'educatore incontra nella predisposizione di un progetto è data: - Dalla diversità di significati e culture che permeano i diversi professionisti con i quali si confronta 9. La competenza osservativa è indispensabile: - Per avere dati sui quali costruire una proposta di progetto di vita 10. Nel triangolo educativo al posto dei saperi ci sono: - I domini della qualità della vita 16. I MODELLI DELLA PROGETTAZIONE DIDATTICA (Baldacci - principio teologico - metacognizione - interdisciplinità) 1. Il principio teleologico in un modello assicura: - Coerenza e organicità 2. Il modello, in Baldacci, per il docente ha una funzione: - Descrittiva 3. Le antinomie proposte da Baldacci sono: - Processo e prodotto, soggetto e oggetto 4. La personalizzazione caratterizza particolarmente: - Il modello dei talenti personali 5. I modelli proposti da Baldacci: - Sono costruiti in base all'aspetto caratterizzante 6. Il saper leggere, scrivere e far di conto caratterizza: - Il modello delle competenze di base 7. Lo sviluppo della metacognizione riguarda: - La capacità del soggetto di controllare e governate i propri processi cognitivi 8. L'interdisciplinarità si alimenta: - Di domande che richiedono l'apporto di più discipline per trovare una risposta 9. La scelta dei contenuti, nel modello dell'arricchimento culturale, è dettata: - Dal valore formativo assegnato ai saperi 10. La didattica per obiettivi, particolarmente centrata sulla trasmissione di conoscenze è inseribile: - Nel modello delle competenze di base 17. I PRINCIPI DELL’ISTRUZIONE (ADDIE - MERRIL - INTEGRATION - AUTOEFFICACIA) 1. ADDIE è: - Un metamodello per guidare la progettazione 2. In ADDIE i prerequisiti vengono raccolti nella fase: - Analyze 3. IL principio, secondo Merrill è: - Una relazione sempre vera in appropriate condizioni 4. Nella fase di Application nel modello ADDIE si cura: - La trasferibilità 5. Secondo il principi dell'Integration l'apprendimento è favorito quando: - Gli studenti applicano la nuova conoscenza nella vita reale 6. Il senso di autoefficacia matura più facilmente quando: - Il soggetto percepisce di essere stato capace di superare un ostacolo 7. Fornire una visione di insieme prima di trattare il singolo tema è opportuno perché: - Aiuta lo studente ad assegnare un senso al percorso 8. Il pensiero ad alta voce: - Permette di indagare le modalità di ragionamento 9. Imparare ad imparare significa soprattutto spostare l'attenzione del soggetto: - Da cosa apprende a come apprende 10. Operare per scomporre e sequenzializzare di fronte a compiti complessi è: - Utile soprattutto in fase iniziale per aiutare lo studente ad affrontare il problema 20. IL MODELLO EAS (Microlearning - FREINET - fase preparatoria -fase ristrutturata - mappa - diagramma a V) 1. Il modello EAS è funzionale a progettare: - Una o più lezioni tra loro connesse da un tema 2. Uno degli obiettivi fondamentali di EAS è: - Sostenere lo studente nell'apprendere a costruire domande per apprendere 3. Il testo collettivo in Freinet aveva la caratteristica di: - Essere proposto da un alunno e rivisto da tutti 4. Il microlearning si riferisce a: - Una modalità informale di costruzione della conoscenza 5. Il video può essere uno stimolo da proporre preferibilmente nel momento: - Anticipatorio e operatorio 6. Le fasi della fase preparatoria vi è sicuramente la presenza: - Delle consegne da assegnare 7. Nella fase ristrutturativa è opportuno usare: - Il metaplan per recuperare e organizzare le conoscenze 8. Le mappe sono funzionali: - Alla costruzione di sintesti e riorganizzazioni delle conoscenze 9. La mappa è caratterizzata da: - Dal porre in relazione i concetti formando proposizioni 10. Il diagramma a V: - Consente di tracciare il percorso di ricerca e di conoscenza 21. IL LEARNING DESIGN DI LAURILLARD (Apprendimento per indagine - discussione in asincrono - discussione) 1. Per allineamento Laurillard intende: - La convergenza tra gli obiettivi dell'insegnante e gli obiettivi dei discenti 2. Per chiarire la struttura interna di un concetto è utile: - Fornire una visione globale, un quadro generale 3. Per aiutare gli studenti nell'organizzare una gerarchia di concetti a partire da un testo è utile: - Proporre la costruzione di una mappa con i diversi livelli 4. Per realizzare un apprendimento attraverso l'indagine è fondamentale: - Saper costruire e porre domande 5. A fondamento dell'apprendimento per indagine vi è: - Un problema 6. Per trarre profitto dal pattern Apprendere per discussione un discente: - Deve avere chiarezza circa le proprie idee e conoscenze 7. La discussione tra pari, in termini di conoscenze, non garantisce: - Un apprendimento corretto ed efficace 8. La discussione in asincrono si verifica quando: - I soggetti non stanno nello stesso luogo nello stesso tempo 9. Una buona discussione in rete richiede: - La lettura attenta degli interventi degli altri 10. Nella discussione tra pari il docente: - Deve intervenire solo per rilanciare il lavoro, far emergere dubbi 22. IL CONVERSATIONAL FRAMEWORK DI LAURILLARD (Feedback - Mastery Learning - Modello di Kolb - cooperazione - collaborazione - modellamento) 1. Il Conversational Framework raccoglie: - I contributi provenienti dalle scienze umane 2. La circolarità che caratterizza l'apprendimento attraverso la pratica è: - Esperienza, riflessione, concettualizzazione e nuova esperienza 3. Il Feed back intrinseco è fornito: - Dalla situazione didattica 4. Il feed back estrinseco: - Viene fornito da un altro, sia adulto o pari 5. Nel Mastery Learning: - Vi sono due momenti di autoverifica da parte di colui che apprende 6. Il Mastery Learning e il modello di Kolb riguardano: - L'apprendimento attraverso la pratica 7. Nella cooperazione: - Prevale il lavoro dell'individuo su quello di gruppo 8. Nella collaborazione: - Si deve attuare la negoziazione per costruire un sapere comune 9. Quando si parla di modellamento tra pari si fa riferimento: - Al processo attraverso il quale ognuno può imparare da come lavora l’altro 10. Quando un formatore progetta una situazione di apprendimento collaborativo si deve accertare che: - Il compito proposto richieda veramente una collaborazione per essere affrontato 25. CHECK LIST E GRIGLIE DI OSSERVAZIONE 1. Una Check list è: - Un elenco di comportamenti preselezionati 2. La check list può essere applicata: - In ambiente naturale e su tracce video 3. Con l'uso di una check list è: - Si ricavano dati anche sul tempo in cui si presenta un comportamento 4. Un aspetto da curare particolarmente nella costruzione della griglia è: - La definizione dell'ampiezza delle categorie 5. La scelta delle categorie, in alcuni casi, può essere determinata: - Da un quadro teorico di riferimento 6. Quando la categoria è ampia occorre: - Costruire una descrizione degli indicatori che possono meglio rappresentare il significato della categoria 7. Un errore frequente nella costruzione delle griglie è: - Associare delle scale di valutazione inadeguate alla categoria 8. Una difficoltà nell'uso di alcune griglie si riscontra quando: - Sono associate a scale di valutazione 9. Nel determinare la temporalità con la quale si effettua l'osservazione occorre: - Determinare il suo rapporto con l'obiettivo e la categoria 10. Quando si usa una griglia di osservazione è importante: - Aver ben compreso e condiviso il significato delle categorie 26. L'OSSERVAZIONE DA VIDEO 1. L'osservazione da video permette di: - Rilevare contemporaneamente il comportamento di più soggetti 2. Un grande vantaggio offerto dalla videoregistrazione è quello di: - Raccogliere una grande quantità di informazioni e dettagli 3. L'osservazione da video consente: - La realizzazione di livelli di analisi differenti 4. L'osservazione da un video può essere fatta: - In tempi diversi, da persone diverse 5. L'uso della videoregistrazione: - Annulla di fatto gli errori derivanti da una trascrizione scritta effettuata da un ricercatore 6. Un problema connesso alla realizzazione dei video a fini formativi o di ricerca è: - La difficoltà dei soggetti a comportarsi normalmente quando sono videoregistrati 7. All'osservazione di un video possono partecipare: - Sia gli esperti-ricercatori, sia i soggetti coinvolti nell'azione videoregistrata 8. Per analisi plurale si intende: - L'analisi svolta da più esperti in rapporto ad una situazione 9. La videoanalisi trova oggi un'ampia applicazione: - Nel mondo dello sport e della formazione 10. L'autoconfronto semplice è così definito perché: - Richiede solo la presenza del soggetto videregistrato insieme al ricercatore 27. L'OSSERVAZIONE DESCRITTIVA CARTA E MATITA 1. L'osservazione descrittiva appartiene alla tipologia: - Di osservazione a basso livello di strutturazione 2. Nell'osservazione descrittiva è compito dell’osservatore: - Restituire fedelmente ciò che osserva 3. Il saper osservare è una competenza dell'educatore perchè: - Aiuta ad assumere una postura di distanziamento e analisi 4. L'osservazione di tipo descrittivo può essere fatta: - A posteriori e in contemporanea 5. La durata dell’osservazione: - Dipende dal focus dell’osservazione 6. La scelta delle situazioni informative: - Spetta all’osservatore 7. Tra i dati necessari in un protocollo osservativo vi devono essere: - La data, il luogo, l’osservatore 8. Una regola fondamentale per l'osservazione descrittiva è: - Non esprimere mai giudizi 9. Un aspetto importante da registrare nell'osservazione descritiva e narrativa è: - La sequenza degli eventi 10. La tecnica dei brevi episodi si usa per: - Rilevare diverse occasioni in cui il soggetto manifesta un particolare comportamento 30. LE INTERVISTE 1. L'intervista quantitativa si realizza: - Mediante un questionario strutturato proposto dall’intervistatore 2. La finalità dell'intervista qualitativa è di tipo: - Conoscitivo 3. L'intervista libera prevede che: - Vi sia una domanda di avvio per lasciare spazio all'espressione dell’intervistato 4. Le domande, in un'intervista semistrutturata: - Possono variare a seconda di quello che si vuole rilevare 5. L'organizzazione delle domande in un'intervista semistrutturata: - Va dal generale al particolare 6. In un'intervista semistrutturata: - Si possono cogliere anche stati emotivi 7. In un’intervista: - Ci possono essere anche più di due soggetti 8. Un'informazione che deve sempre essere data all'intervistato riguarda: - Lo scopo dell'intervista e l'uso che verrà fatto delle informazioni 9. Fra le distorsioni frequenti che l'intervistato presenta durante l'intervista vi sono: - La chiusura e l’aggressività 10. Fra le distorsioni frequenti che l'intervistatore può presentare durante l'intervista vi sono: - Il pregiudizio contagioso e l'indulgenza 31. L'EDUCATORE CHE OSSERVA 1. Solitamente le fasi dell'osservazione sono: - Iniziale, in itinere, per la valutazione 2. Nell'osservazione in itinere è opportuno: - Raccogliere dati di tipo qualitativo e quantitativo 3. L'osservazione è un processo che può essere svolto: - Da più operatori, in base ad accordi sulle modalità e oggetto di osservazione 4. L'osservazione "carta e matita" può risultare: - Faticosa perché richiede molta attenzione 5. Una serie di errori nella registrazione dei dati qualitativi provengono: - Dalle aspettative dell’osservatore 6. Non sempre è utile: - Avere conoscenze strutturate pregresse su ciò che si osserva 7. Un buon osservatore tiene sempre conto: - Della possibile reattività dei soggetti osservati 8. In una buona osservazione non debbono mai mancare i dati relativi: - Al contesto 9. Il tempo va curato nell'osservazione mettendo: - Durata, frequenza e sequenza 10. Un buon osservatore sa stabilire: - La relazione fra strumento, obiettivo e oggetto di osservazione 32. L'ATTIVITA' LABORATORIALE (Oggettuali del laboratorio - accezione ristretta e/o allargata - Dewey) 1. Quando si parla di Oggettualità del laboratorio si intende: - La tematica o il problema sul quale verte il laboratorio 2. Nell'accezione ristretta di laboratorio si fa riferimento: - Allo spazio specifico per il laboratorio 3. Nell'accezione allargata di laboratorio si fa riferimento: - Ad un atteggiamento mentale riflessivo 4. Per Dewey l'apprendimento è: - Strettamente dipendente dall’esperienza 5. L'oggetto del laboratorio può essere individuato: - In un'ottica disciplinare, interdisciplinare o pluridisciplinare 6. Lo scopo trasversale alle varie attività laboratoriali è: - Lo sviluppo di una forma mentale progettuale, analitica, critica 7. L'attività laboratoriale favorisce anche: - L'approccio alla conoscenza secondo diverse intelligenze 8. Un cardine nella teoria di Dewey è: - Il pensiero riflessivo sull’esperienza 9. La didattica laboratoriale: - Permea tutto il curricolo o il progetto educativo 10. Il laboratorio è potenzialmente una grande occasioni per - Alimentare una cultura democratica, accessibile a tutti 35. IL ROLE PLAY 1. Il role play è diverso dallo psicodramma perché: - Non mette in scena vissuti personali e soggettivi 2. Il gioco di ruolo può essere usato per: - Far emergere le dinamiche relazionali di ruolo in rapporto ad altri 3. Il gioco di ruolo per l’addestramento: - Devono essere altamente strutturati 4. Nel progettare un role play per l'animazione in ambito educativo è importante: - Selezionare ruoli e situazioni simili al reale 5. Il role play per la formazione si distingue da quello per l'addestramento in virtù: - Della complessità della situazione proposta 6. La fase di raffreddamento è funzionale a: - Recuperare la dimensione del reale 7. Nella fase di riscaldamento di un role play per l'animazione è opportuno: - Rassicurare i partecipanti circa il risultato del role play 8. Il role play prevede: - Sia una interazione di gruppo sia la simulazione di un ruolo da parte del singolo 9. Si prevede che al role play di tipo educativo possano essere presenti: - IL conduttore, i partecipanti e gli osservatori 10. Il conduttore deve evitare di: - Proporre spiegazioni al posto dei partecipanti 36. L’AUTOBIOGRAFIA (Sviluppo del sé - Scivolamento empatico - Bruner - dissolvenza - narrazione autobiografica) 1 Nella teoria dello sviluppo del Sé "l'altro significativo”è: - Un interlocutore privilegiato nel processo di crescita individuale 2 La psicologia popolare di Bruner si occupa anche: - Dell'insieme di nozioni culturalmente determinate che supportano la costruzione identitaria 3 Il Sé che la persona costruisce in relazione con il mondo è: - Il prodotto di tante diverse situazioni nelle quali il soggetto vive 4 Il Sé, secondo la teoria di Bruner, può essere anche: - Il risultato di un Sé distribuito 5 La narrazione autobiografica ha lo scopo di: - Far emergere la "verità" secondo il soggetto 6 La realizzazione della narrazione autobiografica connette il soggetto: - Con il suo passato nel presente per il futuro 7 La dissolvenza, nella narrazione autobiografica: - Riguarda l'atteggiamento di distacco con il quale il soggetto si relaziona al suo passato 8 Quando si parla di Scivolamento empatico nella relazione educativa nel momento della narrazione autobiografica si: - Fa riferimento a processi di identificazione tra narratore ed educatore 9 L'analisi della narrazione autobiografica può aiutare a comprendere: - Quali episodi vengono considerati significativi dal soggetto 10 L'ordine personologico nella narrazione autobiografica aiuta a comprendere: - La tipologia e il ruolo delle persone che hanno influito sulla vita del soggetto 37. STRATEGIE FORMATIVE (Bonaiuti - strategie metacognitive) 1 Le strategie formative devono tenere conto: - Del contesto di formazione 2 Le strategie formative si differenziano dal metodo perché: - Il metodo è una logica di azione, la strategia è l'azione stessa 3 Il passaggio da una logica per obiettivi a una logica per competenze impone che la strategia sia: - Dinamica 4 Mobilitare significa: - Trasferire competenze da un contesto all’altro 5 Per mettere in atto strategie formative mirate alla competenza la logica di fondo è quella: - Riflessiva 6 Secondo Bonaiuti, le principali categorie per distinguere le strategie formative sono: - Centrate sull'insegnamento e centrate sull’apprendimento 7 Le strategie ispirate a un'architettura trasmissiva sono utili: - In contesti molto affollati 8 Le strategie che prevedono simulazione si utilizzano principalmente: - Nell'apprendistato professionale 9 Le strategie cooperative: - Possono essere condotte senza supervisione di un esperto 10 Le strategie metacognitive contribuiscono a sviluppare: - Autoconsapevolezza sulle proprie pratiche 40. DIMENSIONI DELL'AGIRE EDUCATIVO (intenzionalità progettuale - spazi per l’educazione - educatore) 1 L'agire educativo si connota come agire didattico in quanto: - Intenzionale, prevede a progettazione di setting, attività e strategie, valutativo 2 L'intenzionalità progettuale di un educatore lo porta a: - Prefigurare la situazione di vita in rapporto all’educando 3 Talvolta l'educatore, nella sua progettazione, deve: - Dare priorità al bisogno di cura, assistenza, aiuto 4 Condizione necessaria per vivere il lavoro di educatore è l’avere: - Competenze relazionali e metodologiche 5 L'inserimento in classe di un alunno che presenta delle problematiche richiede all'educatore di: - Operare a livello sistemico, ovvero sulla classe, la famiglia, gli insegnanti 6 Una difficoltà presente nel lavoro dell'educatore è: - Tenere contemporaneamente presenti i bisogni del gruppo e del singolo 7 La vicarianza ha anche la funzione di: - Far apprendere attraverso la sostituzione dell'esperienza diretta 8 Gli spazi per l'educazione sono: - Differenti per chiusura e apertura, scarsamente predefinibili, connotati affettivamente 9 L'educatore che opera a scuola si trova a dover: - Creare uno spazio educativo in uno spazio creato da altri per altri scopi 10 Un rischio che l'educatore deve assolutamente evitare è: - Lo spontaneismo 41. IL PRINCIPIO DELL'AZIONE EDUCATIVA (Significativit, Motivazione, estrinseca, intrinseca, obiettivi, ascolto attivo, rinforzo, MASLOW 1 Il principio della significatività in educazione richiede: - Di chiarire gli obiettivi e partire dallo stato dell’educando 2 Per contribuire a rendere significativa un'azione educativa è necessario: - Agganciarla alla situazione esistente dell’educando 3 La proposta educativa è potenzialmente efficace se: - Si colloca nella zona di sviluppo prossimale 4 La motivazione si rende visibile quando un soggetto: - Inizia, dirige e completa la propria attività 5 La motivazione estrinseca è : - Regolata e supportata da altri che non siano il soggetto 6 Il rinforzo, nella prospettiva comportamentista, è necessario a rafforzare: - La motivazione estrinseca 7 I bisogni di sicurezza, secondo Maslow, coincidono con: - La necessità di sentirsi liberati dal pericolo e dall’ansia 8 L'attribuzione del proprio successo a cause esterne facilita: - Lo sviluppo di una postura non impegnata nella regolazione del sé 9 L'ascolto attivo richiede all'educatore di: - Attivare un comportamento di supporto 10 Per migliorare un ascolto attivo è utile: - Parafrasare 42. L'EDUCATORE E I MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI (MSNA) 1 L'educatore prende in carico il MSNA su mandato: - Del Comune o dei servizi sociali 2 La comunità nella quale viene inserito il MSNA dovrebbe: - Garantire la frequenza scolastica 3 Un problema che l'educatore incontra nell'accogliere i MSNA è: - La mancanza di informazione relative al minore 4 Quando un educatore lavora con la strategie delle storie di vita agisce: - Sulla risignificazione identitaria del minore 5 La scuola per il MSNA: - Può anche essere un ostacolo alle sue aspettative 6 I luoghi di intervento educativo per il MSNA sono: - Le comunità, i Centri di Aggregazione Giovanile e la strada 7 La creazione di gruppi di discussione fra MSNA: - Ha un valore formativo alla cittadinanza 8 I laboratori costituiscono: - Un'opportunità per sviluppare manualità e progettualità 9 Una strategia utile per far dialogare territorio e comunità di MSNA è: - L'attività sportiva 10 Le comunità di connazionali del MSNA: - Vanno valorizzate qualora possano essere di guida al minore 45. DISABILITA’ NEGLI ADULTI (Legge “Dopo di Noi”- Centro diurno - partecipazione leggera - partecipazione diretta) 1 Per supportare le famiglie con adulti disabili l'educatore può: - Coordinare gruppi di mutuo aiuto 2 Le legge "Dopo di noi”: - Supporta la continuità della vita domestica anche dopo la scomparsa dei genitori 3 Per facilitare le dinamiche del gruppo familiare l’educatore: - Favorisce il confronto fra le differenti posizioni in rapporto alla disabilità 4 Il rifiuto della disabilità può manifestarsi anche con;: - Aspettative troppo alte 5 Tra l'educatore e i familiari si possono rilevare dinamiche negative quali: - L'escalation simmetrica che rende inutile o negativa la comunicazione 6 Quando si fa riferimento al trascurare il componente periferico nella relazione con le famiglie dei disabili adulti: - Si intende il non prendere in considerazione tutti i membri della famiglia del disabile 7 Il centro diurno è: - Luoghi specifici per la continuazione della cura ed educazione dei disabili 8 Si definisce "partecipazione leggera" con il centro diurno da parte della famiglia quando si ha: - Soprattutto un rapporto legato all'informazione delle attività svolte anche quotidianamente 9 Si definisce "partecipazione diretta" con il centro diurno da parte della famiglia quando si ha: - Una partecipazione alle attività che si svolgono nel centro 10 Un centro diurno per disabili adulti si ritrovano attività volte: - Allo sviluppo delle abilità pre-lavorative 46. L'EDUCATORE NEL CARCERE (Riforma penitenziaria -Giustizia Riparativa - resilienza) 1 L'obiettivo educativo del carcere è: - La riprogettazione del sé individuale per renderlo adeguato alle regole sociali 2 La figura dell'educatore in carcere è stata prevista dalla Riforma penitenziaria del: - 1975 3 L'azione educativa in carcere deve essere volta: - Al trattamento rieducativo volto al reinserimento sociale 4 Le attività di scolarizzazione interne al carcere dovrebbero essere selezionate in rapporto: - Al livello di scolarizzazione del soggetto 5 I rischi maggiori che si sviluppano all'interno del carcere, dal punto di vista educativo, sono: - La spersonalizzazione e disumanizzazione 6 Lavorare sullo sviluppo della resilienza significa: - Aiutare a trasformare l'esperienza dolorosa in esperienza si apprendimento 7 Per favorire il reinserimento del detenuto nella società è necessario: - Costruire e curare una rete interna ed esterna al carcere per accompagnare il post detenzione 8 Il minore in carcere è colui che ha: - Dai 14 ai 18 anni 9 La Giustizia Riparativa è un modello appositamente predisposto per: - I minori in carcere 10 Il modello della Giustizia Riparativa prevede: - Che il minore possa comprendere gli esiti del loro comportamento sulla vittima 47. L'EDUCATORE AL TEMPO DEL DIGITALE (Prosumer - cyberbulismo - bullismo - estimata - Media Education) 1 Le indicazioni educative della Media Education sono: - Accompagnamento, Autoregolamentazione, Alternanza 2 Per alternanza, nella Media Education, si intende: - La fruizione di diverse esperienze, tra cui i Media 3 Il comportamento da prosumer è stato facilitato da: - Tecnologie che hanno consentito la creazione di prodotti in web 4 Un problema adolescenziale in rete è ravvisabile: - Nello sviluppo della costruzione identitaria in rapporto ai feed back ricevuti 5 L'estimità può essere definita come: - Diffusione in rete di aspetti personali e intimi 6 Il bullismo indiretto si ravvisa quando: - Si assiste a comportamenti di esclusione dalla vittima 7 Può essere definito bullismo un comportamento: - Intenzionale, sistematico, caratterizzato da un'asimmetria di potere 8 L'aspetto comune che associa il bullo e la sua vittima è: - La mancanza di una sana relazione con adulti capaci di aiutare lo sviluppo emotivo 9 A livello di prevenzione del cyberbulismo è utile: - Attivare azioni di prevenzione sulla formazione di stereotipi culturali e sociali 10 Un obiettivo fondamentale dell'educatore a fronte di comportamenti quali il bullismo è: - La maturazione nell'educando della responsabilità individuale 50. DISPOSITIVO L'APPROCCIO AL GRUPPO (Miloud - mediatori iconici e analogici) 1 La finalità dell'attività educativa è: - Consentire al soggetto di costruire un personale progetto di vita 2 L'attenzione che l'educatore deve sempre porre, per non ricevere un rifiuto immediato, è: - Far sentire il soggetto in situazione di inchiesta, di pericolo per la propia privacy 3 Una postura importante per l'educatore è: - La valorizzazione delle potenzialità dei soggetti 4 Gli obiettivi dell'educatore e gli obiettivi degli educandi: - Possono non essere uguali 5 Il dispositivo deve sempre avere: - Una flessibilità nella sua durata 6 Il dispositivo è funzionale a: - Favorire un cambiamento soggettivo 7 La filosofia educativa di un educatore permette di: - Rendere visibili i valori ai quali si ispira 8 I mediatori iconici e quelli analogici: - Possono essere integrati per ottenere un risultato più efficace 9 Il dispositivo: - Può essere autonomo nel suo sistema ma in continuità con altri dispositivi 10 Nel dispositivo è fondamentale: - Il modo in cui il destinatario lo interpreta 51. DISPOSITIVO: LA CASA (Osservazione partecipante e non partecipante) 1 Per un educatore di strada è fondamentale: - Agire in collaborazione con le risorse sul territorio 2 L'osservazione non partecipante permette più facilmente: - Di non influenzare ( in modo molto limitato) il contesto osservato 3 L'osservazione partecipante: - Consente di accedere alle pratiche del gruppo 4 La progettazione educativa non può prescindere da: - Un'accurata osservazione iniziale 5 Il dispositivo si realizza in: - Uno spazio-tempo 6 Le scelte progettuali dell'educatore dipendono anche: - Dalle sue competenze professionali e acquisite in ambito anche informale 7 Per la propria azione educativa l'educatore abbisogna: - Di strumenti recuperabili e riadattabili in situazione 8 Il benessere fisico si può conseguire educativamente con: - La proposta di corrette routine per la cura del sé 9 L'allienamento in educazione si ha quando: - I bisogni del soggetto trovano una sinergia negli obiettivi definiti dall’educatore 10 La simulazione può aiutare anche a sviluppare: - Una proiezione del sé in altre situazioni 52. DISPOSITIVO LA CURA DEL SÈ 1 Le tane sono, per l'educatore di strada: - I luoghi marginali e nascosti nei quali vivono i soggetti 2 Le modalità osservative prevalenti di un educatore di strada sono: - Quella partecipante e non partecipante 3 L'educatore di strada ha quale obiettivo primario: - Aiutare i ragazzi ad affrontare e non evitare i problemi 4 La creatività caratterizza l'educatore di strada perché: - Opera sempre con contesti variabili che deve ricomporre 5 Un compito dell'educatore di strada è anche quello di: - Rimuovere quegli ostacoli che i ragazzi non sarebbero in grado di superare da soli 6 Un obiettivo che accomuna gli educatori di strada è: - Condurre i ragazzi verso comportamenti socialmente accettabili 7 La scelta di un educatore è: - Di accompagnare, ma non sostituirsi all'altro mentre agisce 8 L'obiettivo fondamentale nell'educare è: - Far sì che il soggetto maturi fiducia in sé stesso per autoprogettarsi il futuro 9 Ogni dispositivo dovrebbe dare spazio: - All'azione e alla riflessione sull’azione 10 La routine ha un valore positivo quando: - Aiuta a gestire le situazioni non sovraccaricando cognitivamente il soggetto 55. LA PROGETTAZIONE AL NIDO 1 La progettazione educativa al nido si deve ispirare ai criteri di: - Continuità, flessibilità e partecipazione 2 Per criterio di rilevanza nell'osservazione si intende: - Quel tipo di osservazione che aiuta a scoprire come il soggetto risponde alle opportunità educative 3 L'adulto, nella progettazione al nido, è: - Mediatore di relazioni costruttive fra gli elementi del contesto nel quale è immerso 4 Al nido l'osservazione ha la funzione di: - Rimodellamento delle ipotesi di lavoro con i bambini 5 L'ambiente, al nido, viene definito la massima espressione di democrazia perché: - E' disponibile a tutti per sviluppare conoscenza 6 La ricerca sull'ambiente attuata al nido attiva: - L'osservazione e la sperimentazione 7 L'indagine sull'ambiente sviluppa le prime competenze: - Nell'analizzare e categorizzare per polarità e nell'operare discriminazioni 8 Il gioco di esercizio nei bambini consiste: - Nella scoperta e ripetizione degli schemi di azione 9 Quando il bambino riesce, attraverso il gioco, a porsi da un punto di vista diverso dal proprio: - Sta sviluppando un pensiero decentrato 10 La narrazione è presente anche nei giochi dei bambini con età inferiore ai tre anni: - E' vero sempre, sia quando verbalizzano o mimano con il corpo 56. LO SFONDO INTEGRATORE (Filo conduttore - riosservazione - tracce) 1 Lo sfondo integratore è: - Una proposta metodologica che supporta la predisposizione di un contesto inclusivo 2 Lo sfondo integratore si avvale di: - Un sistema di mediatori multipli e la cui introduzione è regolata secondo le "tracce" dei bambini 3 Nel progettare seguendo la metodologia dello sfondo integratore: - Gli obiettivi devono essere identificati ma non necessariamente in ordine tassonomico 4 Il gruppo classe può essere inteso come sfondo in quanto: - Ricco di connessioni, di occasioni per apprendere con processi autonomi 5 Il "filo conduttore" è: - Diverso dallo sfondo integratore in quanto spesso utilizzato come regolatore esterno dell'attività didattica 6 Il ruolo dell'insegnante/educatore nella didattica ispirata allo sfondo integratore è di: - Regista 7 Tra le strategie operative a disposizione dell'insegnante/educatore che si ispira alla didattica per sfondo integratore vi è: - la provocazione 8 Per ri-osservazione nella didattica per sfondo integratore si intende: - L'osservazione mirata per verificare la comprensione delle "tracce" lasciate dal bambino 9 Per "tracce", nell'ambito della didattica ispirata allo sfondo integratore, si intende: - I segnali di interesse, le attività svolte dal bambino che denotano una sua motivazione o elaborazione di conoscenza 10 Nelle "tracce" i bambini esprimono: - I loro desideri e bisogni 57. IL METODO MONTESSORI 1 La prima "Casa dei bambini" è stata fondata da: - Maria Montessori 2 La finalità principale del modello montessoriano è: - L’autoeducazione 3 Il metodo montessoriano è definito anche: - Pedagogia scientifica 4 La definizione di "embrione spirituale" in Montessori significa: - Un vivente che abbisogna di un ambiente stimolante e accogliente per crescere 5 Quando M. Montessori fa riferimento al "periodo sensitivo" intende: - Quel periodo in cui il bambino è particolarmente facilitata nel cambiamento 6 La capacità di assumere dati, anche inconsapevolmente, dal proprio ambiente, viene definita da M. Montessori: - Mente assorbente 7 Montessori assegna un'importanza fondamentale, nell 'azione dell’educatore: - All’osservazione 8 Nel metodo montessoriano si utilizzano: - Materiali strutturati secondo le direttive della Montessori e anche materiali non strutturati 9 Il materiale montessoriano definito "Gli incastri solidi" consentono di: - Accrescere l'abilità fine, la percezione visiva, la conoscenza delle dimensioni 10 L'attualità del metodo montessoriano è ravvisabile soprattutto: - Nello sviluppo della competenza autoregolativa, di autoeducazione 60. L'AMBIENTE AL NIDO 1 L'ambiente al nido deve supportare soprattutto: - I bisogni del bambino: la sicurezza e l’esplorazione 2 Per favorire il senso di sicurezza è opportuno: - Predisporre uno spazio per accogliere i suoi oggetti 3 Il bisogno di scoprire la realtà si attiva quando il bambino: - Ha sviluppato un senso di sicurezza che gli consente di andare oltre 4 La suddivisone degli spazi al nido ha la funzione di: - Organizzare il tempo e le tipologie di attività 5 L'ingresso, al nido, è uno spazio: - Che va accuratamente progettato per favorire il distacco dal genitore 6 La documentazione quotidiana della vita al nido dovrebbe essere posizionata: - Nell'ingresso per consentire subito ai genitori di conoscere la vita quotidiana del nido 7 I corridoi al nido: - Possono essere utilizzati anche come spazio didattico e per fornire indicazioni ai bambini 8 Lo spazio della sezione al nido deve comunicare: - Familiarità, accoglienza, fornire riconoscimento 9 Solitamente la sezione al nido è organizzata: - In angoli di interesse e attività 10 I materiali presenti nella sezione del nido debbono essere: - Rispondenti all'intenzionalità dell'educatore e agli interessi dei bambini 61. TECNOLOGIE AL NIDO (Orientamenti del 1991 - De Kerchkove - Tisseron - Prenski) 1 Negli Orientamenti del 1991 si profilava un rischio rispetto all'uso delle tecnologie, ovvero: - Il possibile isolamento del bambino 2 I dispositivi touchscreen presentano una maggiore facilità d'uso perché: - Riprendono schemi gestuali parzialmente già conosciuti 3 Con la riflessione sulle psicotecnologie De Kerchkove intende: - Porre l'attenzione sull'interazione tra corpo, mente e tecnologie e le reciproche influenze 4 La modalità di lavoro considerata come multitasking viene assegnata da Prenski: - Ai nativi digitali 5 Gli immigrati digitali, secondo Prenski: - Sono coloro che utilizzano prevalentemente un approccio alfabetico 6 Tisseron ha effettuato uno studio particolare: - Sulla modalità e temporalità per proporre l'uso degli schermi 7 La relazione tra uso delle tecnologie e apprendimento: - Non è ancora chiaramente compresa 8 Un ruolo fondamentale dell'adulto che opera con le tecnologie con il bambino da 3 a 36 mesi è: - Quello di accompagnare l'esperienza sollecitando lo sviluppo del linguaggio 9 Le tre C suggerite per una buona educazione alle tecnologie nell'infanzia sono: - Consapevolezza, critica, creatività 10 Operare nella direzione dello sviluppo di un pensiero critico, fin dalla prima infanzia, significa supportare: - L'emergere di domande 62. LA VITA DI GRUPPO AL NIDO 1 Per comprendere le prima manifestazioni della socialità nei primi mesi di vita, occorre osservare: - Le sequenze più o meno lunghe di interazioni tra bambini 2 Lo sviluppo dell'empatia nei bambini piccoli si nota: - Nei comportamenti consolatori nei confronti di un altro bambino 3 La consapevolezza del gruppo di appartenenza al gruppo si nota nel bambino piccolo quando: - Chiede dov'è un compagno che quel giorno è assente 4 Si può alimentare nel bambino piccolo lo sviluppo di comportamenti socialmente riconosciuti come utili proponendo di: - Riordinare insieme i giochi prima di passare ad altra attività 5 Il ritmo delle attività al nido deve essere accuratamente progettato per: - Consentire di mantenere l'attenzione sull'attività per un tempo adeguato 6 Nel progettare l'ambiente del nido, al fine di favorire la socialità, è importante: - Predisporre piccoli spazi protetti , come le tane, in cui i bambini si possono relazionare in tranquillità 7 Per favorire lo sviluppo del piccolo gruppo dei bambini al nido l’educatore: - Dovrebbe aiutarli a riconoscere e denominare i giochi che fanno insieme e gli spazi che occupano 8 L'apprendimento dei comportamenti sociali da parte dei bambini piccoli al nido è favorito da: - Comportamenti corretti dell'educatore con i colleghi, i genitori, e qualsiasi altra persona 9 L'imitazione al nido è un processo: - Di apprendimento in quanto permette di scoprire come l'altro affronta una situazione 10 Una buona strategia per alimentare l'interdipendenza positiva tra bambini al nido è: - Favorire la continuità del progetto fino al suo completamento 66. LA VALUTAZIONE DELLA FORMAZIONE 1 La valutazione nei sistemi formativi ha una logica di tipo: - Processuale 2 Il processo valutativo non può fare a meno: - Della raccolta di dati 3 L'assessment è una valutazione di: - Apprendimenti degli studenti 4 La valutazione è una forma di azione didattica perché: - Contribuisce a strutturare l’apprendimento 5 Lo scopo dell'azione è una trasformazione perché: - Permette il miglioramento della pratica 6 Le fasi della valutazione sono: - Valutazione ex-ante, valutazione in itinere, valutazione ex-post 7 Il committente della valutazione è: - L'ente titolare del sistema formativo 8 La differenza tra accertamento e verifica consiste: - Nel fare riferimento o meno agli obiettivi 9 La metavalutazione è un processo di tipo: - Riflessivo 10 La valutazione messa in atto dal formatore può avere uno scopo: - Diagnostico 66. MODELLI PER LA CAPITALIZZAZIONE DELLA CONOSCENZA (Kolb - Nonaka e Takeuchi - Polanyi) 1 Il costrutto di "conoscenza inespressa" si deve a: - Polanyi 2 La conoscenza inespressa di Polanyi indica: - Un sapere di cui il soggetto non è consapevole 3 Per cogliere la conoscenza inespressa Polanyi suggerisce di usare: - L'immedesimazione e l'analisi dei particolari 4 Kolb costruisce il suo modello su due traiettorie: - Afferrare e trasformare l’esperienza 5 Il learning cycle è stato elaborato da: - Kolb 6 Gli stili cognitivi a partire dal Learning cycle sono stati proposti d: - Kolb 7 Nonaka e Takeuchi si sono occupati: - Dell'importanza della comunicazione del sapere esperto 8 Nel modello SECI di Nonaka e Takeuchi la E sta per: - Esternalizzazione 9 Nel modello SECI di Nonaka e Takeuchi la I significa: - Processo di conversione della conoscenza esplicita in tacita 10 Il Modello SECI di Nonaka e Takeuchi aiuta a comprendere: - Il processo di trasformazione della conoscenza in ambito organizzativo 67. LA VALUTAZIONE FORMATIVA (Assessment of learning e assessment for learning - Balanced assessment) 1 La valutazione fa parte del processo didattico perché: - Ha valore riflessivo e trasformativo rispetto all’apprendimento 2 La differenza tra assessment of learning e assessment for learning consiste: - Nel considerare la valutazione come un processo finalizzato all'apprendimento e non come una misurazione 3 Balanced assessment significa: - Un processo valutativo che integri sia strumenti misurativi che strumenti riflessivi 4 La predisposizione di compiti autentici rende la valutazione più efficace perché: - E' più motivante per lo studente 5 Una valutazione è oggettiva se: - Permette di raggiungere gli stessi risultati a prescindere da colui che la somministra 6 Un problema non è uno strumento valido per valutare la capacità di compiere le quattro operazioni perché: - Può essere invalidato da problemi di comprensione del testo 7 Un test valido è attendibile ma un test attendibile non è detto che sia valido perché: - Può dare gli stessi risultati nel tempo ma tali risultati non servono a valutare gli obiettivi fissati 8 La definizione degli obiettivi è la fase iniziale della valutazione perché: - Non è possibile costruire una prova se non si stabilisce prima cosa si vuole valutare 9 Un testo a completamento tipo cloze è una prova: - A stimolo chiuso e risposta chiusa 10 Uno degli elementi chiave della valutazione autentica è: - Il feedback 70. LE COMPETENZE DELL’EDUCATORE (pragmatizzazione ed epistemizzazione - tendenze antinomiche) 1 I processi di pragmatizzazione ed epistemizzazione riguardano: - Il rapporto tra teoria e pratiche professionali 2 Le tendenze antinomiche nella costruzione identitaria professionale sono: - L'identificazione e la differenziazione 3 Il fine ultimo dell'agire educativo è: - La piena cittadinanza del soggetto 4 Le conoscenze relative alla professione educativa: - Sono multiple e si estendono dalle scienze sociali a quelle normative, culturali 5 Nel processo formativo è importante che l’educatore: - Espliciti anche i propri pregiudizi in modo da poterci riflettere 6 Le competenze personali e professionali dell'educatore prevedono che: - Sia in grado di separare i rapporti privati dalle relazioni professionali. 7 Le competenze sistemiche dell'educatore riguardano: - La gestione del progetto educativo nel sistema interprofessionale 8 Le competenze culturali dell'educatore riguardano: - Conoscere e includere diversi punti di vista di differenti culture e valori personali 9 Le competenze creative dell'educatore sono funzionali: - A favorire lo sviluppo espressivo, sociale e linguistico delle persone 10 La dimensione etica professionale richiede che l’educatore: - Si opponga a qualsiasi tipo di costrizione che non sia basata su norme 71. LA FORMAZIONE DELL’EDUCATORE (Vergnaud - enattivista - burnout - mente collettiva) 1 Il "pensiero pedagogico" dell'educatore implica la competenza: - Nel saper gestire al contempo empatia e giusta distanza emotiva 2 La formazione dell'educatore dovrebbe tendere: - Allo sviluppo di saperi teorici e pratici per progettare e gestire l'intervento educativo 3 La "sorveglianza su di sé" che l'educatore deve sviluppare pè facilitata dalle situazioni di: - Supervisione, confronto e analisi insieme ad altri 4 La supervisione, in sede di formazione continua, ha anche la funzione di: - Aiutare a chiarire e rendere maggiormente gestibili i vissuti psicologici dell'educatore o del gruppo 5 Durante la supervisione è opportuno utilizzare: - Tecniche che aiutano a ripercorrere l'azione e a trovare gli snodi problematici 6 La supervisione dovrebbe contribuire ad alimentare: - La capacità di controllare i propri automatismi e alimentare una riflessione sul cambiamento adattivo 7 Quando si fa riferimento ai "teoremi in atto" secondo Vergnaud: - Si fa riferimento a "concezioni ritenute per vere" che orientano le decisioni 8 Nell'analisi dell'agito ci si concentra, in un'ottica enattivista: - Sulle regolarità di comportamento o sui dilemmi caratterizzanti la professione 9 Il burnout è: - L'esaurimento delle motivazioni e delle energie rispetto alla propria professione 10 Il concetto di "mente collettiva" sta a significare: - Il potenziale di apprendimento dell'équipe che viene messo in luce insieme alle dinamiche collettive 72. LA COMPETENZA RIFLESSIVA (Schon - Mezirow) 1 L'epistemologia della pratica in Schon: - Assegna valore anche al sapere esperienziale 2 Per definire un problema complesso è necessario: - Procedere con un processo consapevole di scelta di alcuni elementi ritenuti fondamentali 3 L'autore che parla di "conversazione con la situazione" è: - Schon 4 L'approccio riflessivo del professionista gli consente di: - Cogliere e comprendere la puruprosetticità delle diverse visioni sulla stessa situazione 5 Secondo Mezirow la percezione e l'interpretazione in età adulta sono condizionate: - Dalle concezioni preesistenti 6 Per Mezirow l'apprendimento è: - Una costruzione di significato 7 La prospettiva di significato in Mezirow è: - Un riferimento, un modello interpretativo 8 Per analisi della struttura Schon intende: - Lo studio del modo in cui i professionisti strutturano i problemi 9 Gli studi di caso, in sede formativa, servono a: - Costruire e ampliare il repertorio professionale 10 L'approccio riflessivo per l'educatore gli consente di: - Avere consapevolezza circa il proprio agire Per sfondo integratore. • Il concetto di dispositivo ha diverse accezioni ma in termini pedagogici lo si ritrova soprattutto nel pensiero di: Foucault • Il modello dei processi cognitivi superiore si pone tra: Soggetto e processo • Il processo di spostamento di attribuzione di un comportamento o caratteristica rilevata in un ambito ad altri ambiti della persona: Effetto alone • Il triangolo dei dispositivi e il conversational Framework di Laurillard hanno l’obiettivo di: Esplicitare un repertorio di risorse progettuali per facilitare un apprendimento significativo. • Imparare a costruire e porre domande serve: Nell’apprendimento attraverso l’indagine • • L • L'approccio socio-costruttivista si può utilizzare nella valutazione delle competenze(?): Di qualsiasi persona, anche di diversa età, sia nella scuola che nell'ambito della formazione professionale • L’educazione deve fare un bilanciamento tra: Regole, organizzazioni e spazi dando vita a un nuovo e situato accordo tra persone • L’identificazione degli alunni con il maestro può essere positiva quando riesce a: Attivare il trasferimento dell’interesse dell’alunno verso i saperi • L’intervista semi-strutturata prevede che (basso livello di strutturazione): L’intervistatore predisponga di una scaletta di intervista non rigida ma che presenti un elenco di argomenti da trattare. • L’intervista semi-strutturata: Consente di accedere a concezioni soggettive • L’osservazione dei brevi episodi presenta elementi di soggettività dell’osservatore in quanto l’osservatore stesso: Decide quali episodi osservare • La biografia formativa è uno strumento osservativo che viene spesso associato al diario………: Sono funzionali a tracciare gli eventi che il soggetto ha ritenuto significativi nel passato (biografia formativa) e nel presente (diario) • La competenza si rende visibile attraverso il modo in cui un soggetto: Definisce il problema, lo scopo e le strategie • La connessione tra mezzi e fini nelle scelte educative e didattiche funzionali allo sviluppo della soggettività dell’allievo viene esplicitata nei modelli scolastici ispirati a: All’attivismo • La definizione situazione problematica la cui soluzione richiede competenze derivanti da diverse esperienze di apprendimenti nonché la capacità dello studente di organizzare il proprio lavoro e di individuare e risolvere sottoproblemi è reperibile secondo Jonassen: Al problem based • La Teoria dei mediatori di Damiano si fonda sulla teoria dell’istruzione di: Bruner • La trasferibilità’ secondo Calvani: favorisce la rielaborazione interiore delle conoscenze variando il contesto applicativo e tornando sulle conoscenze a distanza di tempo (LINEE GUIDA CALVANI_OLTRE MERRIL) • La trasposizione didattica in Chevallard: Di come rendere insegnabile un sapere • La validità del mediatore attivo è data soprattutto: Dalla sua emblematicita’ rispetto a un apprendimento atteso • Le fasi riconducibili al problem setting,learning by doing,reflective,learning caratterizzano: Il Modello EAS • Le funzioni esecutive sono: Funzioni mentali che si sviluppano nella prima infanzia fino ai 9 anni • N • Nel focus group è opportuno/permette di: Non inserire un esperto sull’argomento • Nel modello di Houssaye la postura “apprendere”: È tesa a valorizzare colui che apprende e l’autoregolazione • Nel modello formativo della Clinica dell’attività e nel Lesson Study si utilizza frequentemente un tipo di analisi particolarmente efficace per comprendere come si è svolta l’azione in situazione. Si tratta: dell’analisi effettuata su videoregistrazioni realizzate in situazione • Nella sua teoria dell’istruzione Bruner anticipa un aspetto relativo al processo valutativo. Quale? Autovalutazione da parte dello studente • O • Ogni dispositivo si fonda: su ipotesi e le prospettive del progettista • P • Per cosa è così importante il Life Long Learning(?): Per la capitalizzazione dell'esperienza e la trasferibilità del sapere in altre situazioni • Per apprendere pratiche professionali su usa: un Role play per l’addestramento • Problematica-distorsione dell’intervistatore/non deve(?): Essere indulgente con l’intervistato • Q • Qualcosa sui differenti livelli di analisi/metodi di raccolta informazioni(?): Sia degli appunti che ha preso che della videoregistrazione • Quali problemi/distorsioni sono legati/può incontrare al/il nativi digitali/mediatore analogico(?): Proceda per prove ed errore, debba far fronte ai problemi complessi e non lineari • Quali sono le competenze dell’educatore di strada: Flessibilità nel progettare l’intervento educativo e capacità di connettere le risorse sul territorio per affrontare i problemi che si presentano nei gruppi spontanei • Quando si parla di questionario si fa riferimento a: un’intervista altamente strutturata • S • Su cosa deve basarsi la valutazione al nido (domanda invertita): Su un'accurata documentazione dell'agire del bambino • T • Tra le regole per la costruzione del questionario vi è: Evitare definizioni ambigue • U • Un’intervista completamente strutturata: