Scarica Diritto della previdenza sociale: riassunto delle lezioni e più Sintesi del corso in PDF di Diritto Civile solo su Docsity! Il sistema giuridico della previdenza sociale La previdenza sociale Lo stato sociale Il terzo millennio ha acquisito il modello di capitalismo maturo delle democrazie occidentali, che si contrappone ai sistemi totalitari. Per conservare questo modello, è necessario raggiungere l'obiettivo della liberazione dalla povertà, ma la protezione dei soggetti meno fortunati non deve realizzarsi a danno dell'equità. Da sempre c'è stato uno scontro tra coloro che ritengono che lo Stato debba compiere degli interventi sul mercato, comprimendo la libertà del mercato stesso, e coloro che ritengono che lo Stato non debba compiere interventi sul mercato, per lasciarlo libero di raggiungere autonomamente il suo equilibrio. Stato sociale e previdenza sociale Il cuore dello Stato sociale è la previdenza sociale, che risponde all'esigenza di tutelare i produttori di reddito di lavoro che si trovano in condizioni di bisogno a causa di eventi che hanno menomato la loro capacità lavorativa. Questa esigenza era sentita già dai tempi della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e del cittadino fatta in Francia nel 1793, e i primi interventi legislativi sul punto ci furono durante l'arco temporale che va dagli ultimi decenni dell'800 ai primi decenni del 1900. Durante questi anni c'è stato il passaggio dallo Stato di diritto (di matrice liberista) allo Stato sociale (di matrice interventista, che ha introdotto il modello del capitalismo maturo). Nel 1948, la Dichiarazione universale dei diritto dell'uomo proclamata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite riconobbe per la prima volta i diritti sociali come indispensabili alla dignità dell'uomo e al libero sviluppo della sua personalità. La nozione di previdenza sociale Prima di dare una definizione di previdenza sociale, dobbiamo fare riferimento al concetto di DIRITTI PREVIDENZIALI e DIRITTI SOCIALI. Queste 2 categorie di diritti sono accomunate dal fatto che per la loro soddisfazione è necessario che lo Stato intervenga positivamente. La differenza sta nel fatto che i DIRITTI PREVIDENZIALI tutelano il cittadino in quanto produttore di reddito da lavoro, mentre i DIRITTI SOCIALI tutelano il cittadino in quanto persona umana. Il confine tra queste 2 categorie di diritti è mobile, perché è mobile la stessa nozione di previdenza sociale. Sistema previdenziale e modelli ordinamentali Vediamo i modelli che si sono affermati nel corso del tempo per soddisfare i bisogni dei produttori di reddito da lavoro. Il primo modello è noto come modello delle assicurazioni sociali, che consisteva nell'imposizione di un onere assicurativo limitato alle attività pericolose. Questo modello è sopravvissuto in molte democrazie occidentali grazie al suo successo. Successivamente, si affermò il MODELLO CORRISPETTIVO, che consisteva nel considerare la contribuzione un modo per accantonare il risparmio per gli eventi della vecchiaia, dell'invalidità e della morte. Crisi economica globale e welfare La crisi economica globale del 2008 ha frammentato il sistema previdenziale, e per rispondere alla crisi ci fu una serie continua di interventi legislativi accomunati da un filo conduttore: risparmiare risorse per garantire la sostenibilità del sistema previdenziale ed assistenziale. Secondo Pessi, ci dovrebbe essere un ripensamento del Welfare e si dovrebbe passare dall'attuale sistema ad ispirazione occupazionale ad un modello ad ispirazione universalistica, perché sono venute meno le premesse sui cui era nato il nostro modello di welfare. Previdenza e assistenza sociale Il sistema previdenziale si avvicina al modello bismarkiano, perché tale sistema viene finanziato dai suoi stessi beneficiari e c'è una correlazione tra contribuzione, reddito di lavoro e prestazione, mentre il sistema dell'assistenza sociale si avvicina al modello beveridgiano, in quanto è caratterizzato da un'ideologia universalistica e solidaristica e viene finanziato dallo Stato. Tra previdenza e assistenza sociale ci sono dei punti in comune, per questo entrambe compongono il cd sistema previdenziale. Il modello costituzionale italiano La nostra Costituzione ha accolto gli obiettivi dello Stato sociale enunciati nella Carta atlantica del 1941 e nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948. In tema di sistema previdenziale sono di fondamentale importanza gli articoli 2 e 3 della Costituzione, che riconoscono allo Stato il compito di intervenire affinché i cittadini abbiano pari opportunità e ai cittadini l'obbligo di essere reciprocamente solidali. Alcuni dei DIRITTI SOCIALI riconosciuti dalla Costituzione sono il diritto alla salute, il diritto all'istruzione, il diritto alla maternità e il diritto/dovere al lavoro. Il rapporto giuridico assistenziale Caratteristiche del rapporto giuridico assistenziale Il rapporto giuridico assistenziale è una fattispecie semplice, in quanto il diritto sorge semplicemente quando si verifica un singolo fatto materiale. In questo caso, vengono tutelati i cittadini privi di reddito che sono impossibilitati a procurarselo. In alcuni casi, è previsto che lo stato di bisogno del soggetto venga accertato, e possono essere previsti accertamenti fisici, psichici oppure economici. In questo caso, abbiamo talvolta una fattispecie pur sempre a formazione istantanea ma complessa, come per esempio quando viene erogata la prestazione in caso di disoccupazione. Il ruolo della Corte costituzionale nel diritto previdenziale Nel diritto previdenziale, il ruolo della Corte costituzionale è di fondamentale importanza, poiché i diritti previdenziali e i diritti assistenziali sono tutelati dalla Costituzione. Con le sentenze additive, la Corte ha esteso l'ambito soggettivo delle prestazioni previdenziali e assistenziali, stabilendo, ad esempio, la tutela del lavoro italiano all'estero o estendendo la tutela antinfortunistica a particolari categorie di lavoratori. Il lavoro della Corte costituzionale è stato difficile, poiché ha dovuto tener conto dell'evoluzione della società civile in relazione a questi valori. La legittimità degli enti privati che si occupano di prestazioni previdenziali e assistenziali La Corte ha dovuto affrontare il problema della legittimità di enti privati che si occupano di queste prestazioni, e nel corso del tempo è arrivata ad affermare che tali prestazioni possono essere legittimamente gestite sia dallo Stato che da enti privati o comunque di altro tipo. Ovviamente, l'autonomia regolativa di questi enti deve sempre e comunque rispettare la normativa nazionale. La Corte ha affermato che è legittimo che ci siano discipline diverse in relazione a diverse realtà lavorative, però ovviamente le discipline irrazionalmente disparitarie sono illegittime. La questione dell'indebito pensionistico Sentenze importanti che ci fanno capire come la Corte sviluppa i suoi ragionamenti relativi a queste tematiche sono quelle inerenti all'indebito pensionistico. La Corte ha definito legittima la legge che stabilisce che i pensionati INPS non devono ripetere gli indebiti pensionistici percepiti prima di una certa data se inferiori ad una certa soglia economica, dall'altro ha stabilito che questa disciplina non può essere applicata a tutti i pensionati, perché non si possono comparare sistemi previdenziali diversi, cioè quello di lavoratori dipendenti da datori privati e quello di lavoratori dipendenti da P.A. La legittimità degli interventi legislativi di interpretazione autentica e/o con efficacia retroattiva La Corte si è pronunciata anche sulla legittimità degli interventi legislativi di interpretazione autentica e/o con efficacia retroattiva e ha affermato che tali interventi debbano essere considerati legittimi perché la Costituzione vieta solo la retroattività delle leggi penali. Tuttavia, in questi casi bisogna prendere in considerazione i diritti quesiti e il legittimo affidamento. L'evoluzione della posizione della Corte costituzionale sulle aspettative Inizialmente, la Corte dava grandissima importanza alle aspettative, quindi era arrivata ad affermare che la riduzione della pensione attesa dovesse essere considerata irragionevole. Questo atteggiamento nei confronti delle aspettative ha prodotto effetti negativi sull'equilibrio finanziario e si aprì un periodo di contrapposizione tra Corte costituzionale e legislatore, in cui la Corte ricopriva il ruolo di garante dei pensionati e dei cittadini. Tuttavia, poiché iniziarono a presentarsi esigenze di contenimento della spesa pubblica, la Corte cambiò il suo orientamento e iniziò ad attribuire meno importanza alle aspettative. La nozione di prestazione adeguata La Corte è arrivata a costruire una nozione di prestazione adeguata, cioè prestazione proporzionale alla qualità e quantità del lavoro svolto e dei contributi versati. Nel corso del tempo, la nozione di prestazione adeguata è stata modificata e attualmente questa viene considerata come quella prestazione proporzionale ai bisogni primari. In ogni caso, la Corte tollera gli interventi che incidono negativamente sulle aspettative solo nella misura in cui questi siano temporanei e straordinari, cioè solo se questi servono per tener conto di questo periodo di carenza di risorse; superata questa fase, in ogni caso, questi interventi dovranno essere considerati illegittimi. Le pronunce della Corte costituzionale in materia di assicurazioni per infortuni sul lavoro e malattie professionali La Corte si è pronunciata più volte sul tema delle assicurazioni per infortuni sul lavoro e malattie professionali e proprio in relazione a ciò è nato il concetto di danno biologico. Altre pronunce ci sono state in tema di ammortizzatori sociali. In queste materie, la Corte ha sviluppato un pensiero estensivo. La tutela degli extracomunitari per l'accesso a prestazioni assistenziali La Corte si è pronunciata sulla tutela degli extracomunitari per l'accesso a prestazioni assistenziali. Ha dichiarato illegittime le norme che prevedono che le prestazioni siano condizionate alla titolarità del permesso di soggiorno CE di lungo periodo. Le prestazioni devono essere concesse a tutti gli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia anche se privi del permesso di soggiorno CE di lungo periodo, ma questi devono avere il permesso di soggiorno da almeno 1 anno. La Corte ha dichiarato illegittime anche le norme che consentono l'accesso ai servizi sociali soltanto se c'è stato un periodo minimo di residenza nel territorio in cui i servizi vengono erogati. La definizione delle competenze legislative in campo sociale di Stato e Regioni La Corte ha svolto una funzione di fondamentale importanza per definire le competenze legislative in campo sociale di Stato e Regioni. Lo Stato deve stabilire i livelli essenziali delle prestazioni e le Regioni devono occuparsi soprattutto della tutela della salute, della sicurezza del lavoro e dei servizi assistenziali. L'integrazione dell'ordinamento nazionale con quello comunitario Infine, possiamo dire che la Corte ha svolto una funzione fondamentale per l'integrazione dell'ordinamento nazionale con quello comunitario. Per garantire la primazia del diritto europeo, ha riconosciuto la diretta applicabilità delle norme europee che riguardano questa disciplina. Ha affermato l'obbligo del legislatore di recepire le norme delle convenzioni internazionali e di rispettare le indicazioni della Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Il sistema delle fonti nazionali e internazionali Fonti internazionali Le fonti internazionali, anche dette fonti universali, fanno riferimento agli atti promanati da organismi internazionali che compiono delle azioni che vincolano tutti gli Stati. Tra questi organismi, ricordiamo l'OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro), l'ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite) e gli accordi e convenzioni con Paesi extracomunitari. Rapporto tra ordinamento nazionale e norme convenzionali di diritto internazionale La Corte costituzionale ha affermato che sussiste l'obbligo per il legislatore ordinario di conformarsi alle Convenzioni. Il giudice deve interpretare la norma interna in maniera conforme alla Convenzione e in caso di contrasto deve investire della questione la Corte costituzionale. Oltre allo Stato, altri soggetti svolgono un ruolo importante nell'erogazione delle prestazioni di previdenza e assistenza sociale: Il Ministero del Lavoro, che svolge attività di vigilanza, organizzazione e direttiva sugli enti che erogano le prestazioni assistenziali e previdenziali. Il Ministero della Salute, che controlla il Servizio Sanitario Nazionale e le Regioni. Il Ministero dell'Economia, che controlla i finanziamenti agli enti che si occupano della gestione e dell'erogazione delle prestazioni previdenziali ed assistenziali. Il Ministero degli Interni, che si occupa degli interventi straordinari e dell'adempimento degli Accordi internazionali. Inoltre, la Commissione parlamentare di controllo sugli enti gestori svolge un'importante funzione di controllo sugli enti che si occupano della previdenza. Le Regioni hanno competenza in materia sanitaria e operano tramite le Agenzie sanitarie, che compongono il Servizio Sanitario Nazionale. L'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (INPS) Definizione e caratteristiche generali L'INPS, acronimo che sta per Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, è l'ente gestore della maggior parte delle prestazioni previdenziali ed assistenziali in Italia. Ha carattere generale, in quanto si occupa di tutti i lavoratori subordinati, autonomi e associati caratterizzati da una debolezza socio-economica derivante dalla loro subordinazione. Prestazioni e servizi offerti L'INPS gestisce, a favore di questi soggetti, le assicurazioni sociali obbligatorie per invalidità, vecchiaia e altre prestazioni. Eroga inoltre l'assegno sociale ai cittadini anziani in disagiate condizioni economiche, l'assegno per il nucleo familiare e la pensione ai soggetti che svolgono lavori non retribuiti. Fondo di garanzia L'INPS è dotata di un fondo di garanzia con cui, in caso di insolvenza del datore di lavoro, paga il trattamento di fine rapporto (TFR) e le ultime mensilità di retribuzione. Autonomia gestionale L'INPS si articola in gestioni, dotate di propria autonomia economico- patrimoniale. • • • • INAIL e gli Istituti di Patronato INAIL L'INAIL (Istituto Nazionale per l'Assicurazione e gli Infortuni sul Lavoro) è un ente con competenza generale che svolge accertamenti sui lavoratori infortunati. Istituti di Patronato Gli Istituti di Patronato sono associazioni con personalità giuridica di diritto privato che svolgono una funzione pubblica. Essi assistono gratuitamente i lavoratori italiani, stranieri e apolidi e i loro aventi causa, e sono finanziati da un fondo presso il Ministero del Lavoro. Magistratura e Corte dei Conti Magistratura ordinaria e amministrativa La magistratura ordinaria si occupa della tutela dei diritti soggettivi dei lavoratori, mentre quella amministrativa si occupa dei casi in cui la legge non riconosce un diritto soggettivo bensì un interesse legittimo. Corte dei Conti La Corte dei Conti si occupa delle pensioni dei pubblici dipendenti e delle pensioni di guerra. Il ruolo dei datori di lavoro I datori di lavoro hanno un ruolo centrale nel sistema previdenziale, con un ruolo sia passivo (destinatari dell'obbligazione contributiva) che attivo (svolgono compiti per la realizzazione della tutela previdenziale dei dipendenti). I datori di lavoro hanno l'obbligo di garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro e sono controllati sia da organi pubblici che dai lavoratori stessi. La nozione di datore di lavoro in diritto previdenziale è più ampia rispetto al diritto del lavoro, comprendendo anche figure come appaltatori, subappaltatori, affittuari, ecc. I datori di lavoro hanno obblighi di comportamento, come tutelare la salute e l'integrità psico-fisica dei lavoratori, erogare indennità in caso di infortunio, malattia, gravidanza e puerperio, e altri. I soggetti protetti Il rapporto previdenziale ha progressivamente esteso la tutela a tutti i produttori di reddito da lavoro, non solo ai lavoratori subordinati. Sono stati inclusi anche lavoratori autonomi, categorie socialmente meritevoli come detenuti e clero, e familiari del produttore di reddito. L'inquadramento del datore di lavoro e la dimensione dell'impresa sono fondamentali per la tutela previdenziale, mentre la tutela assistenziale si rivolge solo ai cittadini in stato di bisogno, con parametro essenziale la povertà. L'obbligazione contributiva e il finanziamento Il finanziamento del sistema previdenziale è disciplinato da una normativa frammentaria, con interventi normativi mirati a rispondere a esigenze concrete. L'assicurazione sociale riprende lo schema del contratto di assicurazione, con il contributo previdenziale obbligatorio al posto del premio. Il sistema è finanziato in parte dall'obbligazione contributiva e in parte dall'intervento finanziario dello Stato, presentando una struttura mista. L'intervento dello Stato non altera la struttura del sistema, in quanto per il riconoscimento del diritto alla prestazione è necessario l'adempimento dell'obbligo contributivo. Questo intervento statale introduce una solidarietà generale, oltre a quella categoriale. Natura dell'obbligazione contributiva La dottrina ha ampiamente dibattuto sulla natura dell'obbligazione contributiva, escludendo che possa essere considerata un tributo. L'obbligazione contributiva è una categoria autonoma con proprie peculiarità, non riconducibile a figure preesistenti. Adempimento dell'obbligo contributivo L'obbligazione contributiva è caratterizzata da inderogabilità, personalità, solidarietà e indivisibilità. Il datore di lavoro ha l'obbligo di denunciare periodicamente il proprio debito contributivo, e gli enti previdenziali hanno privilegi sui beni del debitore. Crediti degli enti previdenziali e prescrizione Esonero dalla revocatoria fallimentare I crediti degli enti previdenziali sono esonerati dalla revocatoria fallimentare. dell'aliquota ordinaria. Ci sono dei casi in cui la minore contribuzione determina riduzione della prestazione previdenziale e casi in cui gli effetti della minore contribuzione sono neutralizzati e dunque comunque viene erogata la stessa prestazione che sarebbe stata erogata in caso di contribuzione ordinaria. In questo secondo caso il fondo previdenziale copre le minori entrate. Fiscalizzazione e sgravi contributivi Particolari ipotesi di modulazione dell'obbligazione contributiva sono i provvedimenti di fiscalizzazione (con cui una parte del bilancio dello Stato si assume l'onere di determinati tributi imposti per legge ai privati) e gli sgravi contributivi (che sono agevolazioni concesse ad imprese e datori di lavoro che accettano di assumere alcune categorie di lavoratori o utilizzare determinate fattispecie contrattuali. Consistono in riduzioni degli oneri che i datori devono corrispondere all'INPS e hanno l'obiettivo di incentivare l'occupazione). Inquadramento del datore di lavoro La modulazione dell'obbligazione contributiva dipende anche dall'inquadramento del datore di lavoro, il quale ha varie implicazioni perché incide anche sulle aliquote, sulle discipline applicabili, sull'esistenza e sull'entità della prestazione. Tecnica della ripartizione degli oneri Viene utilizzata la tecnica della ripartizione degli oneri: i destinatari dell'obbligazione non sono solo i lavoratori autonomi e i datori di lavoro ma anche i committenti e i lavoratori subordinati che devono comunque contribuire al finanziamento del sistema. Vicende dell'obbligazione contributiva L'obbligazione contributiva viene sospesa quando vengono a mancare le condizioni previste dalla legge per la sua nascita e se le condizioni vengono a mancare definitivamente questa cessa definitivamente. Nei casi normali, però, l'estinzione dell'obbligazione contributiva avviene a seguito del suo adempimento oppure con la prescrizione. Solidarietà nel sistema previdenziale L'obbligazione contributiva è caratterizzata da solidarietà di gruppo; si parla di solidarietà generale quando lo Stato contribuisce al finanziamento del sistema previdenziale. La solidarietà generale consiste anche nello scambio di risorse tra i vari enti che si occupano della gestione del sistema previdenziale. Infine, la solidarietà tra generazioni è rappresentata dal fatto che il nostro sistema previdenziale adotta il cosiddetto sistema a ripartizione, che consiste nel fatto che la contribuzione versata svolge due funzioni: 1) costituisce la provvista per la corresponsione delle pensioni in essere, 2) è uno dei parametri per calcolare la pensione futura che spetterà al lavoratore a cui si riferisce l'adempimento. Base imponibile e computo della prestazione Per calcolare l'ammontare dei contributi: - In caso di lavoro subordinato, bisogna prendere in considerazione l'ammontare della retribuzione imponibile, che è definita come "tutto" ciò che il lavoratore riceve dal datore in denaro o in natura, al lordo di qualsiasi ritenuta, a causa dello svolgimento dell'attività lavorativa. - In caso di lavoro autonomo, bisogna prendere in considerazione il reddito percepito. Sono state unificate le nozioni di imponibile previdenziale e imponibile fiscale, anche se tra le due cose ci sono delle differenze. Tutela del beneficiario e vicende dell'obbligazione L'obbligazione contributiva nasce quando si inizia a svolgere un'attività lavorativa; tuttavia è indispensabile, per individuare il contenuto di questa obbligazione, comprendere le caratteristiche dell'attività lavorativa per capire quale disciplina applicare. L'obbligazione contributiva ha un contenuto complesso: c'è un'obbligazione principale (consiste nell'obbligo contributivo) e numerose obbligazioni accessorie previste per far conoscere agli enti creditori le circostanze di fatto rilevanti per l'esistenza e l'ammontare dell'obbligazione e per permettere al beneficiario di usufruire della prestazione. Sono previsti diversi modi per acquisire l'anzianità contributiva se questa non dovesse essere acquisita col modo normale, cioè lo svolgimento dell'attività lavorativa con conseguente produzione di reddito: contribuzione figurativa, contribuzione correlata, contribuzione volontaria, contribuzione da riscatto. Il rapporto previdenziale e la prestazione Costituzione e svolgimento del rapporto previdenziale Il rapporto giuridico previdenziale inizia quando il produttore di reddito inizia la sua attività lavorativa e sorge automaticamente, ex lege. Tuttavia, in alcuni casi, al soggetto viene data la possibilità di decidere se far nascere il rapporto, come per le persone che svolgono lavori di cura non retribuiti derivanti da responsabilità familiari. Anche in questi casi, il versamento dei contributi produce gli stessi effetti che nel caso dei rapporti previdenziali che sorgono automaticamente ex lege. Il rapporto giuridico previdenziale è autonomo rispetto al rapporto di lavoro. Questa caratteristica di autonomia è alla base dell'art. 2115, 3° comma, c.c., che stabilisce la nullità dei patti tra datore e lavoratore volti ad eludere gli obblighi previdenziali. Ciò perché le parti del rapporto di lavoro non hanno il potere di rinunciare al rapporto previdenziale, i cui obblighi sono inderogabilmente individuati dal legislatore. L'art. 2116, 1° comma, c.c. sancisce il principio dell'automaticità delle prestazioni previdenziali. Secondo questo principio, quando le prestazioni previdenziali sono a carico di forme obbligatorie di previdenza, sono dovute al beneficiario anche se il soggetto passivo non ha versato i contributi. Tuttavia, questo principio non opera in caso di prescrizione del debito contributivo (termine di prescrizione = 5 anni), a meno che il datore di lavoro non sia sottoposto ad una procedura concorsuale. Il principio di automaticità delle prestazioni non viene applicato in caso di lavoro autonomo, poiché in questo caso coincidono beneficiario e obbligato. Pertanto, si riconosce l'autoresponsabilità del soggetto per il completamento del rapporto previdenziale. Tuttavia, l'operatività di questo principio può essere riconosciuta anche in caso di lavoro autonomo se è presente la figura del committente. Conservazione del rapporto e completamento della fattispecie La legge prevede diversi strumenti per consentire la conservazione e il completamento della fattispecie previdenziale: Contribuzione volontaria Contribuzione correlata Riscatto Ricongiunzione Totalizzazione Cumulo delle posizioni assicurative Trasferimento della posizione individuale da una gestione all'altra Contribuzione figurativa Completamento della fattispecie e opzioni del soggetto protetto Quando la fattispecie previdenziale risulta completata e si verifica l'evento generatore di bisogno, il soggetto protetto diventa titolare di un diritto soggettivo alla prestazione e ha la facoltà di scegliere il momento in cui esercitare il diritto e le modalità di esercizio. Ad esempio, una volta raggiunta l'età pensionabile, il soggetto può decidere se proseguire il rapporto di lavoro o iniziare a percepire la pensione. La legge prevede anche il diritto al mutamento del titolo, cioè il diritto di optare per il trattamento previdenziale più favorevole. Inoltre, la fattispecie completa può essere ulteriormente arricchita dalla ripresa dell'attività di produzione di reddito da lavoro, dando origine a un'autonoma fattispecie derivata che dà diritto a un supplemento di prestazione. In caso di concorrenza di rapporti previdenziali in capo allo stesso soggetto, le prestazioni possono essere cumulate. Tuttavia, se i rapporti si riferiscono a eventi diversi, la legge può escludere la percezione di una delle due prestazioni per assenza del bisogno, nel rispetto del regolamento CE del 1992. Infine, si possono verificare interventi compensativi, come nel caso di indebito oggettivo, in cui il contribuente, in buona fede, versa il contributo • • • • • • • • Le controversie che riguardano l'invalidità civile, l'inabilità e l'invalidità sono sottoposte ad un accertamento tecnico preventivo. Il giudice ordinario è competente nelle controversie che riguardano assicurazioni sociali, infortuni sul lavoro, malattie professionali e qualunque altra forma di previdenza e assistenza obbligatoria e complementare, mentre il giudice amministrativo è competente quando il soggetto ha un mero interesse legittimo alla percezione della prestazione. La Corte dei conti ha giurisdizione esclusiva sulle pensioni di guerra, ordinarie e privilegiate a carico totale o parziale dello Stato o di altri enti. Adeguatezza e corrispettività delle prestazioni previdenziali Adeguatezza L'art. 38, 2° comma, della Costituzione enuncia che "i lavoratori hanno diritto che siano preveduti e assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità, vecchiaia e disoccupazione involontaria". Quindi, la prima caratteristica delle prestazioni previdenziali è l'adeguatezza, che consiste nel fatto che le prestazioni devono essere idonee a soddisfare le esigenze del lavoratore e della sua famiglia. Corrispettività Tuttavia, per ragioni di sostenibilità finanziaria delle pensioni, si è giunti ad affermare che l'adeguatezza delle pensioni non può consistere nel fatto che queste siano proporzionali alle retribuzioni che il lavoratore percepiva e quindi alla contribuzione effettivamente versata. Sistemi di calcolo delle pensioni Esistono due sistemi per il calcolo delle pensioni: - Retributivo: l'importo della pensione viene calcolato prendendo in considerazione la media dei redditi prodotti dal lavoratore. - Contributivo: l'importo della pensione viene calcolato prendendo in considerazione i contributi effettivamente versati nel corso della vita lavorativa, quindi il montante contributivo. Il sistema contributivo è stato introdotto per la prima volta con la riforma Dini del 1995 e, successivamente, è diventato l'unico metodo di calcolo per la prestazione pensionistica con la riforma Fornero del 2012. Perequazione automatica e trattamento minimo Le pensioni sono soggette alla perequazione automatica, cioè all'adeguamento al costo della vita. Tuttavia, nei periodi di crisi, ci sono stati interventi legislativi volti a bloccare la perequazione. Nelle pensioni è previsto il trattamento minimo, che ha due componenti: la pensione sociale (a cui hanno diritto tutti i pensionati) e un'integrazione per raggiungere il minimo, a carico del fondo pensione dei lavoratori dipendenti. Tuttavia, l'integrazione del minimo è destinata a scomparire. Evoluzione del principio di adeguatezza La Corte costituzionale ha vissuto diverse stagioni in relazione al principio di adeguatezza. Inizialmente, riteneva che la pensione dovesse essere collegata al tenore di vita del soggetto che la percepisce. Successivamente, per esigenze di bilancio e a causa della carenza delle risorse, la Corte si è orientata nel senso di assicurare più che altro il minimo della prestazione, attenuando il requisito della corrispettività tra pensione e percorso lavorativo. Malattia, reddito familiare, invalidità e inabilità Rapporto previdenziale e malattia La legge prevede la tutela previdenziale in caso di malattia perché l'art. 32 della Costituzione riconosce il diritto alla salute. Inizialmente, il sistema era finanziato tramite contributi pagati sia dai lavoratori che dai datori, che formavano delle "casse" gestite da vari enti. Una riforma del 1978 ha stravolto questo sistema, istituendo il servizio sanitario nazionale e stabilendo che la tutela della salute fosse estesa a tutti i cittadini e dovesse essere finanziata tramite la leva fiscale. Nel corso del tempo, la riforma del '78 ha subito delle modifiche, come l'introduzione di contribuzioni provenienti dai beneficiari delle prestazioni (ticket) e la possibilità di istituire fondi integrativi sanitari. Caratteristiche del sistema sanitario nazionale La tutela previdenziale offerta dal sistema sanitario nazionale è universale, quindi tutti i cittadini hanno il diritto di accedervi in condizioni di parità di trattamento. Dopo la riforma costituzionale del 2001, lo Stato deve stabilire i livelli minimi delle prestazioni, ma le Regioni godono di un ampio potere regolamentare che nel corso del tempo sta via via incrementando. Rapporto previdenziale e malattia Il rapporto previdenziale consistente nell'erogazione di un trattamento economico sostitutivo del reddito temporaneamente perso a causa di malattia sorge quando sorge il rapporto di lavoro, se è previsto l'obbligo assicurativo. I destinatari di questa forma di tutela previdenziale sono gli operai, i lavoratori del settore agricolo, i lavoratori a domicilio, i lavoratori del commercio e simili. Recentemente, la tutela è stata estesa anche ad altre categorie di lavoratori. La malattia nel rapporto previdenziale Definizione di malattia La Corte costituzionale ha affermato che la malattia consiste in qualunque alterazione dello stato di salute che determini incapacità lavorativa attuale o qualunque condizione morbosa che pur non generando inidoneità al lavoro richieda terapie non compatibili con la prosecuzione dell'attività lavorativa. Inoltre, la Corte ha affermato che la malattia durante il periodo di ferie blocca il decorso delle ferie stesse. Certificazione della malattia Affinché al beneficiario venga riconosciuto il diritto di ottenere la prestazione previdenziale, la malattia deve essere certificata dal medico curante, il quale trasmette la certificazione in via telematica all'INPS. Il lavoratore deve far recapitare il certificato al datore di lavoro entro 2 giorni dal rilascio, ma il datore può anche richiederlo direttamente all'INPS. In caso di malattia superiore a 10 giorni o dopo il 2° evento di malattia nello stesso anno solare, la certificazione deve essere rilasciata da una struttura sanitaria pubblica o da un medico convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale. Conseguenze della mancata certificazione Se gli obblighi di certificazione non vengono rispettati, verrà riconosciuto l'illecito disciplinare del lavoratore e, in caso di reiterazione, questo dovrà essere licenziato. Se gli obblighi di certificazione vengono violati dal medico convenzionato, la sanzione consiste nella decadenza della convenzione. Tutela della privacy La disciplina della certificazione va coordinata con la tutela della privacy, che sotto questo profilo è notevolmente attenuata perché il lavoratore malato deve sottostare a controlli che nel corso del tempo sono diventati sempre più severi per contrastare fenomeni di assenteismo. Tuttavia, questi controlli non possono essere effettuati dal datore di lavoro senza il consenso dell'interessato, pena l'applicazione di sanzioni. Indennità di malattia Erogazione dell'indennità La prestazione previdenziale in caso di malattia consiste in un'indennità giornaliera erogata a partire dal 4° giorno di malattia. In caso di ricaduta o di altra malattia intervenuta entro 30 giorni, l'indennità verrà erogata dal 1° giorno. Gli ANF sono finanziati da contributi pagati dai datori di lavoro, con un concorso finanziario dello Stato. Composizione del nucleo familiare e requisiti per l'erogazione I componenti del nucleo familiare sono il coniuge non legalmente separato, i figli e coloro che hanno uno status equiparato a quello di figlio che abbiano meno di 18 anni (oppure di qualunque età se inabili permanentemente e in modo assoluto allo svolgimento dell'attività lavorativa). Vengono compresi anche fratelli, sorelle e nipoti minori di 18 anni orfani di entrambi i genitori oppure i medesimi soggetti senza il limite dei 18 anni se in stato di incapacità totale e permanente di svolgere l'attività lavorativa. Il diritto all'assegno non sorge se il reddito supera un certo scaglione oppure quando è prevalentemente composto da redditi d'impresa, di capitale o di lavoro autonomo. Allo stesso nucleo familiare non può essere dato più di 1 assegno e tale prestazione è incompatibile con qualunque altro trattamento di famiglia. Caratteristiche dell'assegno Il diritto a questo assegno si prescrive dopo 5 anni. L'assegno non può essere ceduto, sequestrato e pignorato. Rapporto previdenziale e maternità Soggetti titolari del rapporto previdenziale Quando inizia l'attività lavorativa, sorge anche il rapporto previdenziale che ha per oggetto l'erogazione di un trattamento economico sostitutivo del reddito temporaneamente perduto a seguito dell'evento maternità. I soggetti titolari di questo rapporto sono: le lavoratrici subordinate, quelle a domicilio, quelle che svolgono un lavoro domestico, quelle che svolgono un lavoro agricolo, quelle autonome, quelle sospese, assenti, disoccupate, persino le precarie del settore pubblico, le dirigenti e, nei casi in cui la madre non possa occuparsi del bambino, il padre. Astensione obbligatoria L'astensione obbligatoria consiste nella sospensione del rapporto di lavoro durante i 2 mesi precedenti alla data presunta del parto e durante i 3 mesi successivi alla data del parto. In alcuni casi particolari, i 5 mesi possono essere fatti decorrere a partire dall'ultimo mese di gravidanza. Durante il periodo di astensione obbligatoria viene erogata un'indennità giornaliera pari all'80% della retribuzione giornaliera. Astensione facoltativa Entrambi i genitori hanno il diritto all'astensione facoltativa per il periodo successivo al parto, che può durare un massimo di 10 mesi complessivi. Durante questo periodo viene erogata un'indennità giornaliera pari al 30% della retribuzione giornaliera. Ulteriori tutele Quando il bambino è portatore di handicap grave, i genitori possono astenersi fino a 3 anni entro i primi 12 anni di vita del bambino e hanno il diritto a 2 ore di permesso giornaliero fino al 3° anno di vita. Fino al compimento dell'8° anno di età del bambino, ogni genitore ha il diritto di astenersi durante il periodo di malattia del bambino. Durante il 1° anno di vita del bambino, la madre ha il permesso di allattamento, con cui ha 2 ore al giorno di permesso retribuito. Caratteristiche delle indennità Tutte le indennità, ad eccezione del permesso di allattamento, sono finanziate dai contributi per malattia e vengono anticipate dal datore di lavoro, che poi effettua i conguagli con l'INPS o l'ente competente. Il diritto alle indennità si prescrive entro 1 anno dalla data della loro esigibilità e non sono cumulabili con altre prestazioni, come l'indennità per malattia o infortunio. Ci sono disposizioni volte ad agevolare l'assunzione di lavoratori a tempo determinato che sostituiscono i lavoratori che stanno usufruendo del periodo di astensione obbligatoria e facoltativa. Rapporto previdenziale e invalidità/inabilità da rischi comuni Evoluzione della tutela Inizialmente, il legislatore tutelava il lavoratore solo se l'invalidità e l'inabilità derivavano dall'attività lavorativa stessa (rischi professionali). Successivamente, ha iniziato a tutelare tutte le ipotesi di invalidità e inabilità, quindi anche i rischi comuni. Assicurazione obbligatoria per invalidità, vecchiaia e superstiti La tutela viene realizzata con un'assicurazione detta assicurazione obbligatoria per invalidità, vecchiaia e superstiti, gestita dall'INPS. Definizione di invalidità e inabilità L'invalidità consiste nel fatto che la capacità di lavoro si riduce almeno di 1/3 a causa di un difetto fisico o mentale, l'inabilità consiste nella permanente e assoluta impossibilità di svolgere attività lavorativa a causa di un difetto fisico o mentale. In questo caso, il lavoratore deve sottostare a controlli dell'ente previdenziale, altrimenti non può percepire la prestazione. Pensione di invalidità e pensione di vecchiaia Requisiti per la pensione di vecchiaia Quando l'interessato raggiunge l'età per la pensione, la pensione di invalidità si trasforma in pensione di vecchiaia. Per percepire questa pensione sono previsti: Requisiti contributivi: l'interessato deve avere un'anzianità contributiva di almeno 5 anni. Requisiti assicurativi: l'interessato deve avere almeno 3 anni di contributi negli ultimi 5 anni. Assegno di invalidità In caso di invalidità (lavoratore che ha un'infermità fisica o mentale che determina una riduzione della sua capacità lavorativa pari a 2/3), l'interessato ha diritto ad un assegno di invalidità (anche detto pensione di invalidità) per un periodo di 3 anni che, su domanda dell'interessato, può essere prorogato per altri 3 anni. Dopo 3 proroghe consecutive, si rinnova automaticamente, salva la possibilità per gli enti previdenziali di effettuare controlli. L'ammontare dell'assegno può essere calcolato col sistema retributivo o contributivo, a seconda del regime che viene applicato all'interessato. Questo assegno, quando l'interessato raggiunge l'età pensionabile, si trasforma in pensione di vecchiaia. Se, arrivati a questo punto, l'interessato non ha maturato i requisiti per la pensione, conserva comunque il diritto di percepire l'assegno. Per percepire l'assegno, l'interessato deve avere almeno 5 anni di contribuzione, di cui 3 anni devono rientrare nel quinquennio antecedente alla presentazione della domanda. La percezione dell'assegno consente la prosecuzione dell'attività lavorativa. Pensione di inabilità In caso di inabilità, l'interessato ha diritto alla pensione di inabilità e viene cancellato da albi o altri elenchi professionali. In questo caso, l'interessato, a causa di infermità o difetti fisici o mentali, si trova in assoluta e permanente impossibilità di svolgere attività lavorativa. Deve avere almeno 5 anni di • • In particolare, affinché al lavoratore sia riconosciuto il diritto di ricevere l'indennizzo, è necessario che egli subisca una menomazione dell'integrità psico-fisica non inferiore al 6% di quella normale, oppure una riduzione dell'ordinaria capacità di lavoro non inferiore al 16%. Dunque, non è indennizzabile il danno morale e tutti quei danni che non determinano una riduzione della capacità lavorativa o una menomazione psico-fisica che non può essere valutata dal medico legale. Azioni di regresso e surroga Se il lavoratore ha subito un danno a causa del dolo del datore, l'Inail può esercitare l'azione di regresso contro di lui; se il lavoratore ha subito un danno a causa di un suo stesso comportamento doloso, l'Inail può agire in regresso contro lui stesso; se il lavoratore ha subito un danno a causa di un terzo, l'Inail può agire in surroga verso il terzo. Le azioni di regresso e di surroga vengono esercitate affinché l'Inail possa recuperare le prestazioni che ha erogato o che deve erogare al lavoratore. Danno biologico Il danno biologico è la lesione dell'integrità psico-fisica della persona suscettibile di valutazione medico-legale. Con danno biologico intendiamo il danno alla persona intesa nella sua globalità, che si ripercuote su tutte le attività e capacità della persona stessa, compresa quella lavorativa. Questo è indennizzabile secondo il sistema delineato dalla riforma attuata con il decreto legislativo 38/2000. Infortunio in itinere L'infortunio in itinere è l'infortunio che il lavoratore subisce mentre si reca o ritorna al posto di lavoro. Il decreto 38 prevede che sia indennizzabile l'infortunio subito durante il normale percorso tra abitazione e luogo di lavoro, tra due luoghi di lavoro e tra luogo di lavoro e quello di consumazione abituale dei pasti. Non sono indennizzabili gli infortuni subiti per abuso di alcolici, sostanze psicotrope o psicofarmaci, e non è indennizzabile neanche l'infortunio causato da un comportamento doloso del danneggiato. È indennizzabile l'infortunio derivante da comportamento colposo del lavoratore durante lo svolgimento dell'attività lavorativa, ma non quello derivante da colpa del lavoratore non connessa all'attività lavorativa. Requisiti per l'indennizzo dell'infortunio sul lavoro La legge richiede tre requisiti affinché sia indennizzabile l'infortunio sul lavoro: Occasione di lavoro: vuol dire che il diritto alla prestazione sorge se c'è un nesso di causalità, anche indiretto, tra evento e lavoro. Causa violenta: causa caratterizzata da abnorme intensità e di particolare rapidità. La causa violenta deve essere accertata anche prendendo in considerazione le cosiddette concause, che possono essere preesistenti o sopravenute. 1. 2. Menomazione dell'integrità psico-fisica non inferiore al 6% o riduzione dell'ordinaria capacità di lavoro non inferiore al 16%. Malattia professionale Definizione e caratteristiche La malattia professionale è una malattia che deriva da un nesso di causalità tra la malattia stessa e l'attività lavorativa svolta dal lavoratore. A differenza dell'infortunio sul lavoro, la malattia professionale non deriva da una causa violenta, bensì da una condizione patologica. Per il riconoscimento della malattia professionale, è necessario che vi sia un nesso di causalità tra la malattia e il lavoro svolto. La legge prevede un sistema tabellare che elenca le cosiddette "malattie tipiche", ovvero quelle che derivano da un determinato agente patogeno, e le "malattie non tipiche", che potrebbero derivare da vari agenti patogeni. Nesso di causalità e onere probatorio Per le malattie tabellate, il lavoratore deve solo provare di aver svolto una particolare attività che gli ha causato la malattia. Per le malattie non tabellate, invece, il lavoratore deve provare l'esistenza del nesso di causalità tra la malattia e l'attività lavorativa. La giurisprudenza della Corte Costituzionale ha riconosciuto il diritto alla prestazione anche per le malattie non tabellate, purché abbiano natura professionale e dimostrino il nesso di causalità con il lavoro. Disciplina particolare per silicosi e asbestosi La legge prevede una disciplina particolare per due malattie professionali: la silicosi (malattia conseguente all'inalazione di polveri di biossido di silicio) e l'asbestosi (malattia conseguente all'inalazione di amianto). Per garantire una tutela più ampia, il legislatore ha eliminato la definizione legislativa di queste malattie e ha stabilito che, se associate ad altre malattie dell'apparato respiratorio, danno diritto alla prestazione anche se non sono state contratte a causa delle specifiche lavorazioni, ma semplicemente in occasione di lavoro. Obbligazione contributiva e automaticità delle prestazioni Il soggetto passivo dell'obbligazione contributiva è il datore di lavoro, che deve versare un premio calcolato sulla base del rischio medio nazionale per ogni singola lavorazione pericolosa (corretto dal rischio ponderato) e dell'ammontare delle retribuzioni corrisposte al lavoratore. Il diritto del lavoratore alla prestazione è riconosciuto anche quando il datore non adempie agli obblighi contributivi, in applicazione del principio di automaticità delle prestazioni. È sufficiente che il lavoratore subisca un danno indennizzabile. 3. Procedura e indennizzi In caso di inabilità temporanea, il lavoratore riceve un'indennità giornaliera pari al 75% della retribuzione se l'inabilità si prolunga per più di 90 giorni, o pari al 60% se l'inabilità si prolunga per meno di 90 giorni. L'indennità è anticipata dal datore di lavoro e successivamente rimborsata dall'ente previdenziale. In caso di inabilità permanente, l'indennità è areddituale e viene determinata senza considerare la retribuzione dell'infortunato. Se l'inabilità è superiore al 16%, viene erogata un'ulteriore quota di rendita in base alla retribuzione percepita. L'Inail eroga anche prestazioni sanitarie per il recupero della capacità lavorativa del beneficiario, come la fornitura di protesi, e prestazioni accessorie per coniugi e figli o per l'assistenza personale. Infortunio domestico L'infortunio domestico è quello che si verifica nello svolgimento di attività in ambito domestico volte alla cura delle persone appartenenti al proprio nucleo familiare. Il legislatore è intervenuto in materia a seguito del riconoscimento, da parte della Corte Costituzionale, dell'equiparazione tra lavoro prestato in famiglia e lavoro autonomo o subordinato. I soggetti che svolgono queste attività devono pagare un'assicurazione obbligatoria, ma se hanno un reddito inferiore a una certa soglia, non devono pagare il premio. Il diritto alla prestazione (rendita di inabilità permanente) sorge se dall'infortunio deriva un'inabilità permanente al lavoro non inferiore al 33%. Impugnazione dei provvedimenti dell'Inail L'interessato può impugnare i provvedimenti dell'Inail dinanzi al comitato amministratore del fondo, che decide in unica istanza entro 90 giorni dall'emissione del provvedimento impugnato. Trascorsi 120 giorni senza che il comitato si pronunci, l'interessato può adire l'autorità giudiziaria, ma le impugnazioni non sospendono l'efficacia del provvedimento. Disoccupazione, insolvenza del datore di lavoro, integrazioni salariali Ammortizzatori sociali e mercato del lavoro Gli "ammortizzatori sociali" sono l'insieme di disposizioni normative finalizzate al sostegno del reddito di coloro che si trovano involontariamente in una situazione di disoccupazione. Queste misure sono adottate dal legislatore per garantire l'attuazione dell'art. 4 della Costituzione, che riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro. L'importo della Dis-Coll viene calcolato prendendo come riferimento il reddito imponibile a fini previdenziali relativo all'anno in cui si è verificato l'evento disoccupazione, diviso per il numero di mesi di contribuzione. Le stesse regole di riduzione mensile della prestazione applicate alla Naspi si applicano anche alla Dis-Coll. Assegno di Disoccupazione (Asdi) Il decreto legislativo 22/2015 ha introdotto l'Asdi, l'assegno di disoccupazione. L'Asdi è una prestazione a carico dell'Inps a cui hanno diritto i disoccupati che hanno già percepito per intero la Naspi, che siano privi di occupazione e che versino in una situazione di bisogno. I beneficiari dell'Asdi devono aderire al patto di servizio personalizzato. L'Asdi può essere erogato per un massimo di 6 mesi e il suo importo è pari al 75% dell'ultima indennità di disoccupazione percepita. L'Asdi è finanziato con un apposito fondo che si trova presso l'Inps. Agenzia Nazionale per le Politiche del Lavoro (Anpal) Il decreto 22/2015 ha creato l'Anpal (Agenzia Nazionale per le Politiche del Lavoro), controllata dal Ministero del Lavoro, con il compito di occuparsi di tutti i servizi per i disoccupati. Il decreto ha introdotto una nuova nozione di soggetto disoccupato: sono considerati tali i lavoratori privi di impiego che dichiarano telematicamente al portale nazionale delle politiche del lavoro la propria disponibilità allo svolgimento di attività lavorative. Lo stato di disoccupazione è sospeso se il soggetto intraprende un rapporto di lavoro subordinato che duri almeno 6 mesi. Il soggetto deve fare con i centri per l'impiego un patto di servizio personalizzato e deve accettare le occupazioni congrue che gli vengono offerte. Sono previste sanzioni per coloro che non rispettano il patto di servizio personalizzato, come la decurtazione o la decadenza delle prestazioni. Indennità di Mobilità La legge 92/2012 aveva l'obiettivo di abolire gradualmente l'indennità di mobilità, erogata in favore dei lavoratori esuberanti. La legge prevede agevolazioni per le imprese che assumono i lavoratori che percepiscono l'indennità di mobilità. Se il soggetto che percepisce l'indennità di mobilità inizia un rapporto di lavoro subordinato o autonomo, non perde definitivamente il diritto alla prestazione, ma questa viene sospesa per un massimo di 12 mesi. Se la nuova occupazione fornisce un reddito inferiore a quello precedente, il soggetto ha il diritto di ricevere una prestazione ridotta. • • • • • • • • • • • • • • • • L'indennità di mobilità viene erogata per un minimo di 12 mesi e un massimo di 36 mesi, e dopo i primi 12 mesi il suo ammontare si riduce. È prevista anche una versione "lunga" di questa prestazione, che può durare anche per una decina di anni, se il soggetto ha una certa età e una certa anzianità contributiva. Durante il periodo di percezione dell'indennità di mobilità si procede con la contribuzione figurativa e viene corrisposto anche l'assegno familiare. Sono previsti rigorosi requisiti di accesso all'indennità di mobilità, come l'anzianità aziendale di almeno 12 mesi di cui almeno 6 effettivamente lavorati, ed è esclusa per i lavoratori assunti a termine. L'indennità di mobilità non può essere erogata per un periodo superiore all'anzianità aziendale. Il soggetto che percepisce l'indennità di mobilità non può percepire nessun'altra prestazione di disoccupazione o di malattia, ma è cumulabile solo con alcune prestazioni specifiche. L'indennità di mobilità è finanziata in parte dall'impresa che vi fa ricorso, per disincentivarne l'utilizzo. Il diritto di percepire l'indennità di mobilità decade se il soggetto non accetta un'offerta di lavoro congrua. Indennità per i lavoratori esuberanti nel pubblico impiego L'indennità di mobilità non viene applicata ai lavoratori esuberanti nel pubblico impiego. Se questi hanno i requisiti per andare in pensione, ci vanno, altrimenti si cerca di ricollocarli presso la stessa amministrazione o presso altre amministrazioni. Se non si riesce a ricollocarli, si arriva alla risoluzione del rapporto di lavoro. Durante il periodo di ricollocamento, che non può durare più di 24 mesi, i lavoratori percepiscono un'indennità pari all'80% del loro stipendio e un'indennità integrativa speciale. Durante il periodo di percezione di queste indennità si applica la contribuzione figurativa. Rapporto previdenziale e insolvenza del datore di lavoro Il nostro ordinamento non prevedeva un istituto volto a tutelare il lavoratore che aveva maturato del reddito che però non riusciva concretamente ad ottenere a causa dell'insolvenza del datore di lavoro. L'Unione Europea emanò una direttiva nel 1980 che prevedeva che gli Stati destinatari avrebbero dovuto adottare le misure necessarie affinché organismi di garanzia assicurassero la soddisfazione dei crediti dei lavoratori subordinati, almeno degli ultimi 3 mesi dei 6 mesi precedenti di insolvenza del datore. • • • • • • • • • • • • • • • Poiché l'Italia non dava attuazione a questa direttiva, fu più volte condannata dalla Corte di Giustizia. Successivamente, l'UE emanò una direttiva nel 2002 che affrontava il tema delle situazioni di insolvenza transnazionali. L'Italia, per dare attuazione a questa direttiva del 2002, ha emanato un decreto legislativo nel 2005 che ha istituito un apposito fondo presso l'Inps. Tale decreto ha stabilito che il lavoratore sarebbe stato tutelato in caso di insolvenza del datore di lavoro per il pagamento del TFR. Il Fondo di Garanzia INPS per i Crediti Retributivi dei Lavoratori Condizioni per l'accesso alla prestazione In caso di insolvenza del datore di lavoro nel pagamento dei crediti retributivi degli ultimi 3 mesi o nell'adempimento delle obbligazioni contributive, il lavoratore può ottenere una prestazione dal Fondo di Garanzia INPS. Affinché sorga il diritto del lavoratore, è necessario l'accertamento dell'inadempimento del datore di lavoro, attraverso una procedura concorsuale o l'esito negativo dell'esecuzione forzata. Il lavoratore deve presentare la domanda entro 15 giorni dall'accertamento dell'insolvenza. Beneficiari della prestazione Hanno diritto a questa prestazione i lavoratori subordinati del settore privato, i lavoratori subordinati degli enti pubblici economici e i soci di cooperative. Sono esclusi i dipendenti pubblici, i lavoratori degli enti pubblici non economici e coloro che ricevono il trattamento di fine rapporto da un ente previdenziale di categoria. Tipologie di prestazioni Pagamento del trattamento di fine rapporto (prescrizione in 5 anni) Pagamento dei crediti di lavoro degli ultimi 3 mesi (prescrizione in 1 anno) Contribuzione figurativa omessa Integrazione della prestazione di previdenza complementare Gestione del Fondo di Garanzia La gestione di questa assicurazione è affidata all'INPS, ad eccezione dei giornalisti, per i quali provvede l'INPGI. Il Fondo è alimentato dalla contribuzione di solidarietà pagata dai datori di lavoro. • • • • 1. 2. 3. 4. Integrazione Ordinaria Durata Massima L'integrazione ordinaria può essere erogata per un massimo di 3 mesi (13 settimane) prorogabili fino a un massimo di 12 mesi. Per le piccole imprese (da 5 a 50 lavoratori) situate in aree di declino industriale, la durata massima è di 24 mesi nell'arco di un triennio. Richiesta dopo Periodo di Attività Normale Se l'impresa fruisce dell'integrazione ordinaria per 52 settimane consecutive (cd "stop and go"), può richiederla un'altra volta per la stessa unità produttiva solo se sono trascorse almeno 52 settimane di normale attività. Obbligo Contributivo e Contributo Finanziario L'obbligo contributivo grava sui datori di lavoro e le aliquote variano in base al settore di attività. È previsto anche un contributo finanziario proveniente dall'impresa beneficiaria, che interviene anche in caso di integrazione straordinaria. Procedura di Richiesta La domanda per ricevere l'indennità deve essere presentata all'INPS dopo la procedura di consultazione sindacale. La domanda va presentata entro 15 giorni successivi alla sospensione o riduzione dell'attività lavorativa. In caso di presentazione tardiva, il trattamento non viene concesso per la settimana anteriore al giorno di presentazione della domanda. Provvedimento Amministrativo di Concessione Dopo il procedimento di consultazione sindacale, viene emanato il provvedimento amministrativo di concessione del trattamento, che in questo caso è emanato dall'INPS. Questo provvedimento ha natura discrezionale, pertanto le situazioni che riguardano l'imprenditore, i sindacati e i lavoratori non sono diritti soggettivi ma interessi legittimi tutelati dinanzi al giudice amministrativo. Integrazione Straordinaria Durata Massima Non esiste una durata complessiva massima per l'integrazione straordinaria. Il D.Lgs. 148/2015 ha stabilito limiti di durata diversi a seconda della causa integrabile: 24 mesi in un quinquennio in caso di riorganizzazione aziendale, 12 mesi in un quinquennio in caso di crisi aziendale, 36 mesi in un quinquennio in caso di contratti di solidarietà. Obbligo Contributivo e Finanziamento L'obbligo contributivo grava sui datori di lavoro, ma il finanziamento proviene anche in parte dallo Stato. Procedura di Richiesta La domanda per ricevere l'indennità deve essere presentata al Ministero del Lavoro dopo la procedura di consultazione sindacale. La domanda va presentata entro 7 giorni successivi alla conclusione della procedura di consultazione sindacale. Provvedimento Amministrativo di Concessione Il provvedimento amministrativo di concessione del trattamento viene emanato dal Ministero del Lavoro e valgono le stesse osservazioni fatte per l'integrazione ordinaria riguardo alla natura discrezionale del provvedimento. Fondi di Solidarietà Tipologie di Fondi La legge 92/2012 ha stabilito che negli ambiti in cui non opera la Cassa Integrazione Guadagni trovino applicazione i cd "fondi di solidarietà", che forniscono una tutela analoga a quella della Cassa Integrazione. Ci sono tre tipi di fondi di solidarietà: - Fondi bilaterali di solidarietà - Fondi bilaterali di solidarietà alternativi - FIS (Fondi di Integrazione Salariale) Caratteristiche dei Fondi I fondi bilaterali di solidarietà erogano assegni di sostegno del reddito agli esodati fino al raggiungimento del diritto a pensione. Sono amministrati da comitati. I fondi bilaterali di solidarietà alternativi operano solo nel settore dell'artigianato e della somministrazione di lavoro. Il FIS è un fondo residuale applicato quando i datori di lavoro non hanno rispettato l'obbligo di costituire fondi bilaterali o bilaterali alternativi. Eroga l'assegno di solidarietà e l'assegno ordinario. Rapporto Previdenziale e Vecchiaia Fattispecie Previdenziale Complessa Il rapporto previdenziale per eccellenza è quello che tutela lo stato di bisogno nell'ultimo periodo dell'esistenza del soggetto protetto. Questo rapporto previdenziale è una fattispecie complessa a formazione progressiva, in quanto il soggetto acquista il diritto alla prestazione non solo quando raggiunge l'età pensionabile, ma anche dopo aver maturato i requisiti di anzianità assicurativa e contributiva durante lo svolgimento dell'attività lavorativa. Soggetti Protetti I soggetti protetti sono tutti i produttori di reddito da lavoro, sia subordinato che autonomo. Nel tempo, la tutela è stata estesa anche ai soggetti che svolgono attività lavorative non retribuite derivanti da responsabilità familiari. Diversità di Discipline Le discipline che regolano questo rapporto previdenziale sono diverse a seconda dell'attività lavorativa svolta dal soggetto, anche se è in corso un processo di armonizzazione. Ci sono discipline diverse per il lavoro subordinato (pubblico e privato) e per il lavoro autonomo (libere professioni, lavoro autonomo "atipico" coordinato e continuativo, associati in partecipazione, lavoratori autonomi piccoli imprenditori, coltivatori diretti, artigiani e commercianti). Istituti di Ricongiunzione, Totalizzazione e Cumulo Poiché il soggetto potrebbe aver svolto diverse attività lavorative nel corso della sua vita, dando vita a diversi rapporti previdenziali, sono stati introdotti gli istituti della ricongiunzione, della totalizzazione e del cumulo dei periodi assicurativi. Effettività della Tutela Previdenziale Principio di Automaticità delle Prestazioni L'effettività della tutela previdenziale è garantita dal principio di automaticità delle prestazioni sancito dall'art. 2116, 1° comma, c.c. Questo principio opera solo nell'ambito del lavoro subordinato e solo in relazione ai contributi non prescritti. Rimedi Surrogatori L'effettività della tutela previdenziale è garantita anche dai rimedi surrogatori del principio di automaticità delle prestazioni, ovvero l'azione di risarcimento disciplinata dall'art. 2116, 2° comma, c.c. e la costituzione di rendita vitalizia disciplinata dall'art. 13 della L. 1338/1962. Differenze tra Lavoro Subordinato e Autonomo Il principio di automaticità delle prestazioni opera solo nel lavoro subordinato, in quanto qui l'onere finanziario della contribuzione è ripartito tra datore di lavoro (soggetto passivo dell'obbligazione contributiva) e lavoratore (beneficiario dell'obbligazione contributiva). Nel lavoro autonomo, invece, il soggetto passivo dell'obbligazione contributiva coincide con il beneficiario della prestazione pensionistica. Questa situazione si pone in contrasto con l'articolo 38, comma 2, della Costituzione, che prevede il diritto dei lavoratori a mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di vecchiaia. Il basso ammontare delle pensioni spiega perché in molti casi i lavoratori riprendano l'attività lavorativa dopo il pensionamento. Dalla pensione di anzianità alla pensione di vecchiaia anticipata La pensione di anzianità Nel nostro ordinamento era presente la pensione di anzianità di servizio, che veniva corrisposta al posto della pensione di vecchiaia ai lavoratori che, pur non avendo raggiunto l'età pensionabile, avevano svolto per un lungo periodo un'attività lavorativa che aveva contribuito al benessere della collettività. Questa pensione veniva concessa ai lavoratori che avevano maturato i requisiti assicurativi e contributivi (almeno 35 anni di contributi), ma non i requisiti anagrafici. Tuttavia, la pensione di anzianità si è rivelata finanziariamente insostenibile, anche a causa dell'innalzamento dell'età della vita media. Pertanto, è stata gradualmente soppressa: inizialmente sono state inasprite le condizioni per ottenerla, successivamente è stata abolita. Ad esempio, la legge 335/1995 stabilì che per percepire la pensione di anzianità non fosse sufficiente avere 35 anni di contributi, ma il soggetto doveva avere anche minimo 57 anni oppure, in alternativa, 40 anni di contributi. Inoltre, la stessa legge 335 stabilì che tale pensione non sarebbe potuta essere erogata ai lavoratori liquidati esclusivamente con il sistema contributivo, che quindi avrebbero potuto ricevere solo ed esclusivamente la pensione di vecchiaia. La pensione anticipata Il processo di estinzione della pensione di anzianità si è concluso con la legge 214/2011, che ha stabilito che chi matura i requisiti per ottenere la pensione di anzianità a partire dal 1° gennaio 2012 ha diritto solo alla pensione anticipata di vecchiaia. L'attuale disciplina prevede che i lavoratori a cui viene applicato il sistema misto, che maturano i requisiti per la pensione di anzianità a partire dal 1° gennaio 2012, possono ricevere la pensione anticipata solo se, essendo uomini, hanno un'anzianità contributiva di almeno 42 anni e 1 mese e, essendo donne, hanno un'anzianità contributiva di 41 anni e 1 mese. L'interessato per avere un trattamento pensionistico pieno deve avere almeno 62 anni, altrimenti riceverà un trattamento ridotto. Per coloro a cui viene applicato integralmente il sistema contributivo (cioè coloro che hanno iniziato a svolgere l'attività lavorativa a partire dal 1° gennaio 1996), la legge 214/2011 prevedeva che, per percepire la pensione anticipata, dovessero avere almeno 63 anni di età e 20 anni di contributi. Tuttavia, la legge 190/2014 ha abolito il requisito anagrafico, e quindi a partire dal 1° gennaio 2015 la pensione anticipata può essere data a tutti coloro che hanno 42 anni di contributi, a prescindere dalla loro età anagrafica. La disciplina del cumulo tra pensioni e redditi da lavoro Evoluzione normativa Nel 1952 venne introdotta una disciplina anticumulo molto rigorosa che prevedeva l'assoluta incumulabilità tra pensione e retribuzione. Questa disciplina è stata abrogata nel 1965 e ripristinata nel 1968. Nel 1969, a seguito di una pronuncia della Corte costituzionale, la disciplina anticumulo è stata nuovamente abrogata. La legge 153/1969 ha reintrodotto una cumulabilità tra i 2 redditi, seppur mitigata (è cumulabile solo il 50% della quota di pensione che eccede il trattamento minimo). A partire dal 1995, è iniziato un processo di liberalizzazione, con l'eliminazione dei limiti di cumulabilità per le pensioni di vecchiaia e l'introduzione di un trattamento di maggior favore per le pensioni di anzianità. Nel 2008, è stata stabilita la piena cumulabilità delle pensioni di anzianità e di vecchiaia conseguite con il sistema contributivo con i redditi di lavoro autonomo e subordinato. Motivazioni della cumulabilità La cumulabilità non è stata introdotta per ragioni di equità, ma per ragioni di opportunità: il legislatore ritiene che la cumulabilità tra pensione e reddito da lavoro sia un ottimo strumento per contrastare il lavoro sommerso. Concorso tra trattamenti pensionistici Il concorso tra trattamenti pensionistici non è vietato dal nostro ordinamento, anche se il legislatore promuove l'unicità del trattamento pensionistico. L'unica limitazione al concorso tra trattamenti pensionistici è prevista per l'integrazione al minimo, che può essere concessa solo una volta sulla pensione con l'importo di trattamento minimo più elevato. Il trattamento pensionistico per i dipendenti delle p.a. Armonizzazione dei regimi previdenziali A partire dal 1992, è stato avviato un processo di armonizzazione dei regimi previdenziali del settore pubblico e privato, conclusosi con la legge 335/1995 e la legge 214/2011. • • • • • • • • • • L'armonizzazione riguarda sia l'ente gestore (soppressione dell'Inpdap e gestione da parte dell'Inps) che la disciplina applicabile. L'equiparazione della disciplina riguarda solo i dipendenti pubblici "contrattualizzati" assunti dal 1° gennaio 1996, mentre per i dipendenti pubblici assunti prima e per quelli non contrattualizzati viene applicata la disciplina previgente. Le prestazioni sono finanziate con contributi versati dall'amministrazione statale datrice di lavoro e dal lavoratore. L'età pensionabile è di 66 anni, con eccezioni per alcune categorie. Il raggiungimento dell'età pensionabile non implica più l'automatica risoluzione del rapporto di lavoro, e il legislatore incentiva la prosecuzione dell'attività lavorativa. Se il soggetto ha lavorato presso una pluralità di amministrazioni statali, i relativi periodi assicurativi vengono riuniti per permettergli di avere un unico trattamento pensionistico. Disciplina del cumulo tra pensione e redditi di lavoro Nel settore pubblico non c'è stato il processo di liberalizzazione che invece c'è stato nel settore privato, quindi non è stata introdotta la piena cumulabilità. I trattamenti pensionistici per il lavoro autonomo Estensione dell'assicurazione obbligatoria Negli anni '90, l'assicurazione obbligatoria è stata estesa al lavoro coordinato e continuativo, al lavoro autonomo libero professionale, al lavoro familiare, al lavoro associato e al lavoro autonomo in genere. Le prime 3 gestioni storiche dell'Inps sono quelle dei coltivatori diretti, degli artigiani e dei commercianti. Introduzione del sistema contributivo Inizialmente il sistema di computo della prestazione era quello retributivo, ma con la riforma del 1995 anche nell'ambito del lavoro autonomo è stato introdotto il sistema contributivo. Ci sono alcune differenze rispetto al lavoro subordinato, come l'aliquota contributiva inferiore (27% vs 33%) e il fatto che per il lavoratore autonomo l'acquisto del diritto alla pensione di vecchiaia non è subordinato alla cessazione dell'attività lavorativa. È stata istituita la 4° gestione Inps che si occupa di tutti i lavoratori autonomi tranne i liberi professionisti, che hanno una loro cassa previdenziale. • • • • • • • • • • • • utilizzata per dare attuazione al principio di uguaglianza sostanziale (ex art 3, 2° comma, Cost) qualora la previdenza obbligatoria da sola non sarebbe stata in grado di assicurare al lavoratore un reddito sostitutivo di quello da lavoro. La riforma costituzionale del 2001 ha attribuito allo Stato la competenza esclusiva di occuparsi della previdenza obbligatoria e alle Regioni una competenza legislativa concorrente in materia di previdenza complementare. Il legislatore cerca di promuovere la previdenza complementare, in quanto il lavoratore è libero di decidere se farvi ricorso, dovendo investire in essa delle risorse aggiuntive. Principi fondamentali La previdenza complementare, come quella obbligatoria, rispetta il principio di corrispettività, quindi la prestazione erogata è proporzionale ai contributi che il lavoratore ha accumulato nel corso del tempo. L'impianto sistematico L'impianto definitivo della previdenza complementare è stato fissato dal d. lgs. 252/2005. In questa materia, l'Unione Europea è stata di importanza fondamentale, poiché la Corte di Giustizia ha chiarito qual è il ruolo che la previdenza complementare deve assumere all'interno degli Stati membri, affermando che il lavoratore comunitario ha un vero e proprio diritto soggettivo ad avere mezzi adeguati di vita nel momento in cui raggiunge l'età del pensionamento e questi mezzi adeguati devono essere assicurati dal combinarsi della previdenza obbligatoria e di quella complementare. Il d.lgs. 252/2005 afferma che il fine della previdenza complementare è quello di erogare delle prestazioni volte a incrementare la copertura della previdenza obbligatoria e per questo i destinatari della previdenza complementare sono gli stessi della previdenza obbligatoria, quindi sono i lavoratori subordinati (pubblici e privati), i lavoratori autonomi e i liberi professionisti, i soci lavoratori di cooperative e tutti i produttori di reddito di lavoro anche i soggetti che svolgono lavori di cura non retribuiti derivanti da responsabilità familiari. La differenza fondamentale tra previdenza obbligatoria e previdenza complementare consiste nel fatto che nella previdenza complementare l'adesione è volontaria, quindi mentre il rapporto giuridico della previdenza obbligatoria sorge in maniera automatica appena il lavoratore inizia a svolgere l'attività lavorativa, per il sorgere del rapporto giuridico della previdenza complementare il beneficiario ha un diritto di opzione. Tuttavia, in alcuni casi il sorgere di questo rapporto è automatico (ad esempio nel caso in cui il lavoratore non si iscriva ad un fondo pensione entro un termine stabilito dalla legge). Le fonti istitutive dei fondi pensione I fondi pensione possono essere di due tipologie: Fondi pensione chiusi: possono essere istituiti con contratti e accordi collettivi e sono detti chiusi perché si riferiscono solo alla categoria professionale prevista dal contratto o dall'accordo. In passato era previsto che solo in mancanza di contratti e accordi si poteva accedere ai fondi pensione aperti. Fondi pensione aperti: vengono istituiti su iniziativa unilaterale del datore di lavoro. La legge prevede anche che i fondi pensione possano essere istituiti dalla legge (anche regionale) e gli enti previdenziali privatizzati possono esercitare i loro poteri di autonomia normativa. Già dal 2000 sono stati introdotti i piani pensionistici individuali che permettono ai singoli lavoratori di creare un progetto previdenziale ad hoc per loro. Il d.lgs. 252/2005 ha valorizzato il ruolo dei fondi aperti e dei piani pensionistici individuali, e la possibilità di accedere a questi due non è più subordinata all'impossibilità di aderire ai fondi pensione chiusi. Quindi, secondo quanto previsto dal d.lgs. 252/2005, il lavoratore può decidere a quale fondo aderire. Tutti i fondi pensione sono potenzialmente accessibili dai lavoratori e quindi tra essi si crea un rapporto di concorrenzialità. Con un decreto del 2007 in Italia sono state rese operative forme pensionistiche complementari comunitarie. La struttura giuridica I fondi pensione possono assumere la forma giuridica delle associazioni non riconosciute. Bisogna fare una distinzione tra il patrimonio dell'associazione (che è necessario per la sua esistenza e per assolvere alle sue finalità) e il patrimonio del fondo pensione. I fondi pensione sono persone giuridiche e per riconoscergli la personalità giuridica il legislatore prevede una procedura semplificata. La costituzione del fondo pensione è una condizione necessaria, ma non sufficiente, per l'esercizio dell'attività di previdenza complementare. Affinché tale attività possa essere legittimamente esercitata è necessario che la Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione) dia la sua autorizzazione. Se l'attività di previdenza sociale dovesse essere esercitata senza prima ottenere tali autorizzazioni, sono previste sanzioni penali. I soggetti che compongono gli organi dei fondi pensione presentano specifici requisiti di onorabilità e professionalità. Le disposizioni che disciplinano questi organi sono ispirate dalla ratio di tutelare la posizione dell'iscritto. Per questo, ad esempio, è previsto che nei fondi caratterizzati da contribuzione bilaterale o unilaterale a carico del datore di lavoro negli organi di amministrazione e controllo deve essere rispettato il principio di partecipazione paritetica dei rappresentanti dei datori e dei lavoratori. Invece, nei fondi caratterizzati da contribuzione unilaterale a carico dei • • lavoratori deve essere rispettato il criterio rappresentativo di partecipazione delle categorie interessate (bisogna assicurare anche la rappresentanza delle categorie minoritarie). Il rappresentante del fondo svolge compiti amministrativi e compiti di vigilanza e deve riferire all'organo amministrativo, all'organo di sorveglianza e alla Covip le notizie che riguardano la gestione del fondo. Gli iscritti possono esperire azioni di responsabilità verso il responsabile del fondo e verso gli organi. Le prestazioni erogate Le prestazioni erogate devono essere adeguate ai contributi che sono stati versati, ma il programma pensionistico può anche essere a prestazione (in questo caso la rendita attesa viene stabilita ex ante, ed è un modello più rischioso perché il patrimonio accantonato potrebbe rivelarsi insufficiente) o a contribuzione predefinita (nel lavoro subordinato di solito viene utilizzato questo modello, in cui i contributi da versare sono predefiniti, mentre la prestazione dipenderà dai contributi accumulati nel corso del tempo). Al lavoratore viene riconosciuta la libertà di scelta tra fondi chiusi (costituiti su base aziendale o categoriale), fondi aperti (istituiti da banche, SIM, assicurazioni, società di gestione dei fondi comuni d'investimento), programmi pensionistici individuali e fondi territoriali o intercategoriali promossi dalle Regioni. Tuttavia, il principio della libertà individuale non è assoluto, in quanto al lavoratore non è riconosciuta una totale libertà di scelta (ad esempio non è libero di effettuare il recesso, perché altrimenti sarebbe compromesso l'interesse collettivo). Inoltre, la legge prevede addirittura che gli accantonamenti di TFR siano devoluti ai fondi pensione, per cui il principio della libertà di adesione ha ormai scarsa portata. La gestione e i controlli La gestione dei fondi è affidata ad organismi specializzati come le SIM, le società di assicurazione o le società di gestione dei fondi comuni di investimento. I valori affidati al gestore costituiscono un patrimonio separato e autonomo, quindi su di esso non si possono soddisfare i singoli creditori del gestore e non possono essere coinvolti in procedure concorsuali che riguardino il gestore. Le risorse del fondo devono essere collocate presso una banca depositaria distinta dal gestore, ma la banca depositaria deve seguire le istruzioni del gestore. La Covip svolge una funzione di controllo: autorizza l'esercizio del fondo pensione, vigila sulla correttezza gestionale dei fondi e sui loro statuti e normative interne che devono essere conformi ai regolamenti emanati dalla Covip stessa. Ai fondi costituiti prima del 1993 viene applicata una disciplina speciale ed è previsto un processo di conformazione graduale alla disciplina generale, e agli iscritti a tali fondi che prima del 1993 avevano già maturato i requisiti per ottenere il trattamento pensionistico può continuare ad essere applicata la disciplina previgente. ASSISTENZA SOCIALE E DIRITTI DI CITTADINANZA Assistenza sociale e modello costituzionale L'assistenza sociale presenta una vocazione universalistica e solidaristica, implicando il principio dell'integrale finanziamento a carico dello Stato e l'egualitarismo delle prestazioni finalizzate alla liberazione dei bisogni socialmente rilevanti. L'art. 38, comma 1, della Costituzione garantisce l'assistenza sociale agli individui inabili al lavoro e privi dei mezzi necessari per vivere. Dopo la riforma costituzionale del 2001, allo Stato è stata riconosciuta la competenza legislativa esclusiva nella determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) riguardanti i diritti sociali, mentre alle Regioni è stata attribuita una competenza concorrente in materia di tutela e sicurezza del lavoro, istruzione e salute. La Costituzione affida alla famiglia il diritto e il dovere di mantenere, istruire ed educare la prole, e l'ordinamento ha il compito di agevolare la formazione delle famiglie e aiutarle. Assistenza sociale e sistema ordinamentale L'obiettivo primario dell'assistenza sociale è il recupero fisico e mentale del disabile, al fine del suo reinserimento nel mercato del lavoro. Se il recupero non è possibile, il disabile viene tutelato dall'assistenza sociale. Tra gli invalidi civili rientrano i ciechi civili e i sordomuti, oltre ai cittadini affetti da menomazioni fisiche, mentali, funzionali e sensoriali. Per avere diritto alle prestazioni assistenziali, l'invalido deve essere cittadino italiano o di Paesi comunitari presente in Italia per motivi di lavoro, oppure straniero legalmente soggiornante. L'Inps eroga le prestazioni attraverso un apposito fondo, dopo aver accertato le condizioni sanitarie e i requisiti amministrativi. Sono previste diverse tipologie di prestazioni, come la pensione di inabilità, l'assegno mensile di invalidità, l'indennità di frequenza e l'indennità di accompagnamento. Sono inoltre previsti benefici accessori, come le prestazioni sanitarie e il collocamento obbligatorio, nonché congedi e permessi per i lavoratori mutilati e invalidi civili e per i loro familiari. Previdenza sociale e supplenza assistenziale La legge 153/1969 ha introdotto la pensione sociale, oggi denominata assegno sociale, che viene corrisposta ai cittadini italiani, comunitari o extracomunitari con carta di soggiorno o permesso di soggiorno, di età pari o superiore a 66 anni e in condizioni di effettivo bisogno. L'assegno sociale è integralmente finanziato dallo Stato, è vitalizia e soggetta a perequazione automatica. È cumulabile solo con l'assegno per il nucleo familiare e l'indennità di accompagnamento. • • • • • • • • • • • • Misure di sostegno delle responsabilità familiari La legge 328/2000 prevedeva strumenti di intervento, come trasferimenti di ricchezza, leva fiscale e servizi sociali, per garantire i diritti sociali che fanno capo alla famiglia. Misure di sostegno delle responsabilità familiari Assegni di cura Assistenza a giovani e anziani disabili e non autosufficienti Altri interventi a sostegno della maternità e della paternità Conciliazione tra lavoro e cura Interventi volti a conciliare il tempo di lavoro e il tempo di cura Servizi formativi e di reciproco aiuto Servizi formativi della genitorialità Promozione del reciproco aiuto tra famiglie Prestazioni di aiuto per l'accoglienza Prestazioni di aiuto nei confronti delle famiglie che si assumono compiti di accoglienza di disabili e di altre persone in difficoltà Assegno per il nucleo familiare Spetta alle famiglie mononucleari composte da cittadini italiani o comunitari con 3 o più figli a carico di età inferiore a 18 anni, in possesso di risorse economiche non superiori ad un determinato importo Successivamente esteso anche ai cittadini di Paesi terzi soggiornanti di lungo periodo e ai loro familiari Erogato dal Comune di residenza o, se vengono fatte le apposite convenzioni, dall'INPS Assegno di maternità per nuclei familiari disagiati Spetta alle donne residenti, cittadine italiane oppure comunitarie oppure extracomunitarie che hanno la carta di soggiorno Non devono beneficiare di altri trattamenti previdenziali di maternità (ma se l'importo di questi trattamenti è inferiore a quello dell'assegno di maternità possono fare domanda per ottenere la quota integrativa) Trattamento spetta per ogni figlio nato dal 1 gennaio 2001 o per ogni minore in affidamento preadottivo o in adozione Domanda da presentare al comune di residenza • • • • • • • • • • • • • • Assegni di natalità Erogati una tantum a seguito della nascita o dell'adozione di uno o più figli In alcuni casi quando il nucleo familiare non raggiunge un certo reddito, in altri invece la loro erogazione è del tutto svincolata dalla presenza del presupposto dello stato di bisogno Con una legge del 2015 venne stabilito che per i figli nati tra il 1 gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017 (o adottati o presi in affidamento durante questo periodo) sarebbe stato erogato un assegno annuo pari a quasi 1000 euro se il nucleo familiare avesse avuto un ISEE < 25 mila euro all'anno Erogato dall'INPS Identità e distinzioni degli ambiti di tutela Disoccupazione Non è mai stato introdotto il reddito minimo di cittadinanza, ma sono state introdotte altre prestazioni assistenziali, come per esempio i sussidi straordinari per i disoccupati privi dei requisiti minimi di assicurazione o i sussidi in favore dei giovani disoccupati del Mezzogiorno che svolgono attività di lavoro e addestramento o lavori di utilità sociale L'intervento più significativo contro la disoccupazione è stato l'introduzione dell'istituto dei lavori socialmente utili Tutela contro la tubercolosi Nel 1987 una legge ha esteso la tutela contro la tubercolosi a tutti i cittadini che non erano parte di un rapporto previdenziale o non avevano maturato i requisiti per accedere alla prestazione Reddito di cittadinanza ed emarginazione sociale Il reddito di cittadinanza non è mai stato introdotto perché è molto difficile garantire l'erogazione a tempo indeterminato di una prestazione rivolta indistintamente a tutti i cittadini Veniva riconosciuto un diritto di accesso prioritario alla prestazione alle persone che avevano a carico figli minori o con handicap Questa prestazione era finanziata dal fondo per le politiche sociali Ogni comune doveva fare dei programmi personalizzati volti al recupero delle capacità Il reddito minimo di inserimento è stato sostituito dal reddito di ultima istanza, di competenza delle Regioni, ma anche questo ha fallito • • • • • • • • • • • •