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Guide e consigli
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discipline demoetnoantropologiche, Panieri di Antropologia

paniere, possibili domande all'esame risposte complete

Tipologia: Panieri

2023/2024

Caricato il 01/06/2024

lucia-barlotta-1
lucia-barlotta-1 🇮🇹

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Scarica discipline demoetnoantropologiche e più Panieri in PDF di Antropologia solo su Docsity! Lezione 1 COSA STUDIA L’ANTROPOLOGIA Antropologia significa Studio sull'uomo La ricerca antropologica italiana fino agli anni Settanta si è occupata principalmente Della cultura contadina Cosa cercavano i demologi dalla cultura contadina? La ricerca di autenticità Nell'Ottocento gli antropologi come venivano chiamati? Antropologi da poltrona Le informazioni inviate agli antropologi alla fine dell'Ottocento da commercianti, evangelizzatori e soldati che limite aveva? Il limite era la perdita dell'oggettività perché era presenta già il punto di vista di chi scriveva Con “Armchiar” identifichiamo Gli antropologi da “poltrona” Il punto di vista nelle relazioni di evangelizzatori, soldati e commercianti era Quello dell'uomo bianco che si riteneva superiore L'animale culturale è Quello che studia l'antropologia culturale Jean de Levy studiò la popolazione Tupi popolazione del brasile James Frazer ritiene Che la magia utilizzata dai selvaggi sia la prova della loro inferiorità la religione e la magia sono antitetiche: la magia compare in un momento precedente all’arrivo delll’uomo al concetto di religione L'antropologia studia l'uomo sotto quale Culturale Cosa studia l'antropologia L’Antropologia, dal greco anthropos (uomo) e logos (discorso), studia l'uomo nella sua quotidianità. Diverse discipline hanno come oggetto di studio l’uomo, l’arte, la letteratura ,la biologia, ma l’Antropologia si approccia allo studio dell’uomo in un modo diverso. Essa studia la natura umana dell’uomo e gli aspetti della sua vita, che si intrecciano e cambiano nel tempo e mette a confronto le diverse società, con le loro similitudini e diversità, trovando in queste una spiegazione. L’Antropologia, pertanto, si occupa dello studio di tutti i popoli, tutte le etnie, dando a ognuna di esse la stessa importanza e interesse, collocandole in un quadro temporale, che cambia evolvendosi, fino a giungere alla nostra contemporaneità. Commentare il racconto del cittadino americano medio Il testo descrive una serie di azioni quotidiane che svolge l’uomo, da quando si sveglia a quando va a letto. Segue per ogni oggetto una descrizione accurata della provenienza, sedie, tavolo, letto tessuti…… Tutti provenienti da diversi luoghi, come a voler sottolineare il miscuglio di culture e usanze. Tale testo vuole essere una critica al cittadino americano medio e alla sua superiorità; egli si crede partecipe dell’invenzione di ogni singolo oggetto, quasi a credere che senza di egli non sarebbe mai stato inventato. 01. COMMENTARE IL RACCONTO DEL CITTADINO 02. AMERICANO MEDIO 03. Vuole essere una critica nei confronti dell'americano 04. medio che si crede in parte superiore e in parte 05. coinventatore di tutti gli oggetti inventati come 14. usanze di culture e secolo diversi si siano unite 15. mischiate e trasformate fino ai giorni nostri 16. COMMENTARE IL RACCONTO DEL CITTADINO 17. AMERICANO MEDIO 18. Vuole essere una critica nei confronti dell'americano 19. medio che si crede in parte superiore e in parte 20. coinventatore di tutti gli oggetti inventati come 21. se senza di lui non ci sarebbe stato tutto quanto. Ecco 22. l'ideologia dell'americano come uomo invincibile ed 23. essenziale. Il testo fa riferimento ad azioni 24. quotidiane che svolge un uomo appena svegliato fino al 25. momento della colazione, nel testo sono citate le medio che si crede in parte superiore e in parte coinventatore di tutti gli oggetti inventati come se senza di lui non ci sarebbe stato tutto quanto. Ecco l'ideologia dell'americano come uomo invincibile ed essenziale. Il testo fa riferimento ad azioni quotidiane che svolge un uomo appena svegliato fino al momento della colazione, nel testo sono citate le provenienze di oggetti comuni come il letto la sedia i vari tessuti perfino il cucchiaio. Questa precisazione vuole sottolineare come gli oggetti e le usanze di culture e secolo diversi si siano unite mischiate e trasformate fino ai giorni nostri quotidiane che svolge un uomo appena svegliato fino al momento della colazione, nel testo sono citate le provenienze di oggetti comuni come il letto la sedia i vari tessuti perfino il cucchiaio. Questa precisazione vuole sottolineare come gli oggetti e le usanze di culture e secolo diversi si siano unite mischiate e trasformate fino ai giorni nost Esporre il pensiero di James Frazer Frazer, sosteneva che la magia apparteneva al passato, a una società primitiva non evoluta, che essa fosse una conoscenza del mondo prescientifica, prima di tale periodo la sapienza era dei Maghi persiani, cosiddetti Stregoni, che sapevano domare le forze sovrannaturali. Attraverso la magia l’uomo manipola la natura, basandosi su idee pregresse per somiglianza e imitazione degli effetti di un fenomeno. Con la pratica religiosa invece la manipolazione degli eventi è affidata a un essere superiore o divinità. In questo caso l’uomo non interferisce sulla realtà, ma si affida al volere divino attraverso preghiere, sacrifici, cerimonie.... La conoscenza scientifica si affermerà tra il XVI e XIX secolo, essa si baserà sul metodo scientifico. Nonostante il susseguirsi di queste fasi, la pratica della religione non perde dominio e la magia non scompare del tutto, sopravvivendo attraverso la superstizione. Lezione 2 TYLOR LA RELIGIONE E IL CONCETTO DI CULTURA Per Taylor il primo tipo di forma religiosa è L'animismo Il concetto di cultura di Edward Tylor è È un concetto intriso di colonialismo britannico, siamo in piena epoca vittoriana (XXX), che giustifica una superiorità bianca e inglese sulle altre popolazioni del mondo definite “primitive”, proprio perché “bloccate”, secondo Tylor e i suoi successori, in una fase precedente a quella della “vera” cultura ovvero quella Occidentale, e della “vera” religione quella monoteista ed evidentemente cristiana. Scritto da occidentali per occidentali. Intriso di colonialismo britannico Per Tylor le popolazioni erano passate per tre fasi Selvaggi, barbari e civili Nel 1871 Edward Tylor scrive Religion Culture Commentare il concetto di cultura di Edward Tylor VEDI SOTTO Edward B. Tylor esprime il suo concetto di cultura attraverso delle parole Occidentali, caratteristiche che rendevano l’uomo membro di una società, come per esempio: morale, diritto, costume, arti, credenze. Egli col suo concetto di cultura giustifica la superiorità della razza bianca. Nell’opera che scrisse nel 1871, primitive culture, esso formula un concetto di cultura abbastanza distante da quello attuale di oggi. Tylor sosteneva che la cultura Occidentale era quella “vera” mentre le altre erano “primitive”. Inoltre, sosteneva che la vera religione era quella cristiana e poneva le altre sotto un aspetto inferiore. Egli divideva l'evoluzione sociale in tre stadi: evolutivi della religione: dal primo stadio, animismo, si arriva al secondo più evoluto, il politeismo e infine al monoteismo, stadio più alto ed evoluto del concetto di religione. Questo tipo di concetto pensato da lui, ma non solo, era un concetto tipico dell’era in cui viveva, periodo del Colonialismo, dove la cultura Occidentale era quella “superiore”, in cui la razza bianca e inglese era superiore alle altre popolazioni del mondo, definite primitive, quindi culturalmente inferiori.Il concetto che Tylor ha di cultura è di tipo statico, come se fosse bloccato e di conseguenza non c’è una relazione tra le varie culture e va di pari passo con quello religioso. Questo tipo di concetto non trova riscontro nella società d’oggi in cui avviene uno scambio interculturale. Il pensiero di Taylor non trova posto nel concetto di cultura di questi tempi. La mentalità umana si è evoluta e lentamente ha lasciato da parte il pensiero che c’era prima. Esporre il pensiero di Edward Tylor VEDI SOPRA Lo studioso Edward Tylor: mette fuori gioco ogni interpretazione razzista, ed elabora un concetto di cultura entro il quale trovano legittimità le più varie e diverse manifestazioni del pensiero umano. Proponendo la cultura come “quell’insieme complesso che include la conoscenza, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo come membro di una società”. Ogni uomo è visto simile aqualsiasi altro, anche se per Tylor, le culture sono collocate su differenti gradini di sviluppo emotivo. Ai gradini più bassi ci sono i popoli arretrati e primitivi, a quelli più alti i popoli avanzati e sviluppati. Lezione 3 CHARLES DARWIN Henry Morgan divide le società in Tre periodi etnici: Selvaggio-Barbaro-Civilizzato Il maggio esponente del Darwinismo sociale è Henry Morgan Henry Morgan divide i tre periodi etnici in Inferiore-Medio-Superiore Il Darwinismo sociale riteneva Che nell'evoluzione delle diverse specie, compresa quella umana, la più forte vinceva Il pensiero di Darwin sarà stravolto dalla corrente chiamata Darwinismo sociale Per Darwin gli esseri viventi attuali sono Il frutto dell'adattamento Chretien Cuvier pensava che L'evoluzione fosse dovuta a delle catastrofi naturali Cosa è il Darwinismo sociale? Si definisce darwinismo sociale quella corrente di pensiero che applica allo studio delle società umane i principi darwiniani della lotta alla sopravvivenza: i più capaci hanno la meglio sugli incapaci. Secondo Darwin gli esseri viventi attuali sono il frutto di una lenta mutazione dovuta al caso, alla sua interazione con l’ambiente e alla loro capacità di adattarsi e di trasmettere le loro caratteristiche ai discendenti. L'uomo è il frutto di una evoluzione e giustifica in questo modo le differenze che sussistono nelle diverse popolazioni distribuite nel Pianeta. L'evoluzione umana è data dal mutamento del patrimonio genetico, ovvero dal cambiamento del fenotipo e del genotipo, ossia i propri geni e il loro adattamento all’ambiente. Come accade spesso a chi è molto avanti nelle sue idee, ricerche e teorie, anche a Darwin e al suo pensiero è accaduta una strumentalizzazione. Siamo nell’ambito del darwinismo sociale che prendendo spunto dalla selezione della specie, fra cui anche quella umana, arriva ad affermare che esistono razze superiori e razze inferiori e che, pertanto, solo gli individui più forti vincono nella selezione naturale. La diretta conseguenza di queste affermazioni è che la razza che in quel momento è all’apice della scala sociale diventa la razza che merita di dominare a scapito di coloro che sono considerati “fardelli”. Se la razza bianca, o i ricchi sono all’apice, le altre razze e gli ultimi riescono a sopravvivere alla “selezione naturale” grazie solo ai primi. Il più grande esponente del darwinismo sociale è Lewis Henry Morgan (1818-1881), il quale pubblica: La società antica. In esso lo studioso divide le epoche in Periodi, che chiama Etnici, a sua volta così suddivisi: Selvaggio-Barbaro-Civilizzato. Ognuno di questi periodi aveva tre sotto-periodi: Inferiore-Intermedio-Superiore, a far scattare il passaggio da un sottoperiodo all’altro servono particolari momenti storiche o importanti acquisizioni scientifiche e tecnologiche. Parlare del pensiero di Charles Darwin CHARLES DARWIN, distaccandosi dalle teorie dei suoi predecessori con la sua teoria dà una svolta al pensiero evoluzionista. Nella sua principale opera, L’Origine della Specie, elabora la sua teoria, secondo cui gli esseri viventi attuali sono frutto di una continua mutazione dettata dal caso e influenzata dall’ambiente e dalla loro capacità di adattamento e di tramandare le loro caratteristiche alla propria discendenza; da ciò ne derivano le varie differenze delle caratteristiche della popolazione e diverse parti del Pianeta. L’evoluzione dell’uomo, secondo Darwin, dipende dal patrimonio genetico e dal cambiamento di due fattori il GENOTIPO e il FENOTIPO. Il Genotipo è dato dalla genetica dell’uomo ereditata, Il Fenotipo dall’interazione di essa con l’ambiente circostante. Secondo il suo pensiero, l’uomo ha origine comune, ma successivamente si ramifica con un certo numero di discendenze, bianchi, neri gialli......Il punto era: porre la specie sul tronco, facendoli tutti derivare da una specie o dai rami, dovendo così considerarle specie a parte??? Tale pensiero fu stravolto a quei tempi, fino a credere che esistessero razze inferiori e razze superiori, che queste ultime si adattassero meglio all’ambiente e non a caso erano i “bianchi”; e che a loro volta ci fosse all’interno della razza superiore, ovvero bianca, un sottoscala che li classificava in base alla ricchezza e posizione sociale. parte degli uomini è per natura egoista e sarebbe bello sognare un mondo in cui nessuno vuole affermare la superiorità su qualcun altro. Iniziamo dalle scuole, è tra i banchi, in tenere età che i bambini voglio affermarsi ed esercitare potere su chi è più fragile. Credo davvero che frasi come: coloro meglio di te, ho scarpe più belle delle tue, sono più bello, più magro, più intelligente…….. celano il seme di una cattiveria che da adulti può portare all’odio dell’altro, rendendoci insoddisfatti e infelici, non certo superiori a nessuno. Lezione 7 BRONISLAW KASPER MALINOWSKI Bronislaw Kasper Malinowski continua i suoi studi in Inghilterra I dettami della teoria di ricerca sul campo di Malinowski sono Tutte le risposte sono esatte La ricerca più famosa di Malinowski si svolge nelle Isole Trobriand Il testo di Malinowski più importante è Argonauti del Pacifico Occidentale Esporre i dettami del metodo etnografico 01. 1- Parlare del metodo etnografico collegandolo a Geertz e Malinowski 02. La ricerca etnografica è un metodo scientifico che le scienze sociali quali 03. antropologia e sociologia utilizzano per approcciare e descrivere il loro oggetto 04. di studio e per questo è una pratica fondante della moderna antropologia. 05. L’etnografia per Malinowski e per gli altri autori precedenti rappresenta il 06. momento della raccolta e della descrizione dei dati sul campo tant’è che 07. l’antropologo polacco a tal proposito condusse un’importantissima ricerca 08. etnografica tra le isole dell’arcipelago Trobriand in Papua Guinea. All’epoca 09. questa esperienza fece parecchio scalpore perché egli apparì come il prototipo 10. dell’intellettuale con una solida formazione che andava in un luogo remoto in 11. stretto contatto con un mondo completamente ignoto ed estraneo rispetto questa esperienza fece parecchio scalpore perché egli apparì come il prototipo dell’intellettuale con una solida formazione che andava in un luogo remoto in stretto contatto con un mondo completamente ignoto ed estraneo rispetto alla vita europea per moltissimi aspe La ricerca etnografica è un metodo scientifico che le scienze sociali quali antropologia e sociologia utilizzano per approcciare e descrivere il loro oggetto di studio. L’etnografia per Malinowski e per gli altri autori precedenti rappresenta il momento della raccolta e della descrizione dei dati sul campo tant’è che l’antropologo polacco a tal proposito condusse un’importantissima ricerca etnografica tra le isole dell’arcipelago Trobriand in Papua Guinea. All’epoca questa esperienza fece parecchio scalpore perché egli apparì come il prototipo dell’intellettuale con una solida formazione che andava in un luogo remoto in stretto contatto con un mondo completamente ignoto ed estraneo rispetto alla vita europea per moltissimi aspetti Parlare del metodo di ricerca di Bronislaw Malinowski Malinowski credeva che, come per qualunque ricerca, per essere scientifica necessita di un metodo e di una raccorta di dati, reali e che il ricercatore stesso dovesse esserne testimone questo significava andare nei luoghi che erano oggetto di studio, stazionarvi e creare un legame con le popolazioni di quel luogo. Egli credeva di dover vivere nella stessa società da studiare, nel suo interno, almeno per un anno; passando dallo “spaesamento” dell’antropologo stesso, che non conosce il popolo stesso, al coinvolgimento al suo interno, fino alla conoscenza totale, di loro si studiano e si annotano i dettagli della vita sociale, le strutture familiari e ci si fa raccontare miti e riti. Con il tempo si impara quando è il momento di osservare, di parlare, di intervenire e di farsi accettare all’interno di una data società, senza avere pregiudizi per poter elaborare teorie basate su dati oggettivi. Essere antropologo per Malinowski significava andare nei luoghi delle popolazioni oggetto dello studio e stazionarsi per rimanere in contatto stretto con gli individui sopracitati il più a lungo possibile: si studiano e si annotano i dettagli della vita sociale, le strutture familiari e ci si fa raccontare miti e riti. I dettagli del metodo di studio proposto da Malinowski li possiamo suddividere in quattro punti principali: un soggiorno prolungato nei luoghi della ricerca, in modo da essere pronti a raccogliere materiale riguardo le storie sacre, i metodi di costruzione degli edifici piuttosto che di altri strumenti utilizzati nella quotidianità, ma anche pettegolezzi, e far si di essere considerato quasi “un male necessario” che veniva lenito con elargizioni di tabacco; l’osservazione partecipante, ovvero il fattore fiducia che doveva essere presente in tutti i soggetti in modo tale da avere in risposta dei comportamenti del tutto naturali e non modificati o controllati da altri agenti esterni; la scrittura continua di un diario di campo che possiamo definire una scrittura etnografica; la restituzione alla comunità scientifica di una monografia, unica e vera conclusione scientifica di un lavoro antropologico I dettagli del metodo di studio proposto da Malinowski li possiamo suddividere in quattro punti principali: un soggiorno prolungato nei luoghi della ricerca, in modo da essere pronti a raccogliere materiale riguardo le storie sacre, i metodi di costruzione degli edifici piuttosto che di altri strumenti utilizzati nella quotidianità, ma anche pettegolezzi; l’osservazione partecipante, ovvero il fattore fiducia che doveva essere presente in tutti i soggetti in modo tale da avere in risposta dei comportamenti del tutto naturali e non modificati o controllati da altri agenti esterni; la scrittura continua di un diario di campo che possiamo definire una scrittura etnografica; la restituzione alla comunità scientifica di una monografia, unica e vera conclusione scientifica di un lavoro antropologico Lezione 8 L'abitudine al ricercatore è una parte fondamentale nella ricerca di Bronisalw Malinowski Un buon ricercatore per Malinowski ha Pazienza, sensibilità e riesce a far sì che gli indigeni si fidino di lui Va preso in esame per Malinowski durante la ricerca Lo spaesamento del ricercatore La stesura dei risultati per Malinowski deve essere imparziale e sincera Delineare il processo teorico della ricerca sul campo LEZIONE 7 Bronislaw Malinowski e l'osservazione partecipante Bronislaw Kasper Malinowski nasce a Cracovia, Polonia, nel 1884 ed è il padre della moderna antropologia sociale britannica. Si laurea e si addottora in Fisica a Cracovia e, dopo due anni, i suoi studi lo porteranno a trasferirsi in Inghilterra. In Inghilterra continuerà i suoi studi, approfondirà le tecniche e le teorie antropologiche e con i consigli del suo maestro, William Rivers (1864-1922) dove maturò la decisione di dover andare sul campo per poter mettere in pratica alcune teorie e metodi che rivoluzioneranno l'antropologia culturale come disciplina. Essere antropologo per Malinowski significava andare nelle popolazioni che si vogliono studiare, lì impiantare il proprio campo, si rimane a contatto con gli oggetti della ricerca il più possibile, si studiano e si annotano i dettagli della vita sociale, le strutture familiare, i modi di apprendimento, i metodi di costruzioni degli oggetti, e ci si fa raccontare i miti e i riti. In molti testi il metodo rinnovato di Malinowski è anche chiamato come metodo “dell'osservazione partecipante”. Questo a delineare la centralità, in definitiva, dell'incontro del ricercatore con il suo oggetto di studio. Uno dei punti cardinali del suo metodo di studio, descritto nel testo Argonauti del Pacifico Occidentale, è proprio “l’osservazione partecipante”. Ciò significa far sì che anche il più diffidente dei nativi si fidi di te; significa entrare a far parte del gruppo e osservare partecipando, ovvero stando a contatto e rendendo empatico il proprio rapporto con l'altro, la loro vita quotidiana; significa far parte il più possibile della loro vite Lezione 9 L'eredità culturale per Malinowski è L'insieme dei miti, riti, tecniche di costruzioni, saperi e tradizioni trasmesse da una generazione all'altra Bronislaw Malinowski critica il pensiero di Sigmund Freud sulla teoria Edipica La genealogia Per Malinowski è Una tavola dove si descrivono le relazioni parentali collegate Per Malinowski per studiare le relazioni parentali Bisogna sviluppare delle tavole genealogiche Lo studio della parentela di Bronislaw Malinowski 0 1 . Lo studio della parentela di Bronislaw Malinowski: Le tavole genealogiche sono forme Le tavole genealogiche sono forme concrete di una costruzione dell'indagine parentale e delle relazioni familiari. Una genealogia è una carta sinottica, riassuntiva ed esplicativa, di un certo insieme di relazioni parentali interconnesse. L'idea di comprendere una cultura attraverso le strutture sociali porta l'antropologo di origine polacca ad avvicinarsi al pensiero di Sigmund Freud. Malinowski non è d'accordo però con Freud sull'idea di parricidio originario. per Malinowski il complesso di Edipo non era universale, ma un prodotto della cultura stessa. La famiglia così come ci viene in mente è quella tipica Occidentale, ma in altre culture può essere diversa. Malinowsky, attraverso le sue ricerche sulle isole Trobiand, prova proprio questo, che è lo zio materno a svolgere il ruolo che noi attribuiamo al padre. Il padre è come un amico per un figlio, ma a sua volta zio e dunque guida dei figli della sorella. In questa società la parentela viene calcolata dalla madre e la successione avviene in via femminile. I figli appartengono alla famiglia, alla madre e la successione avviene dallo zio o dalla zia materna. La madre si china al fratello, come davanti a un’autorità e tra loro non esistono rapporti di tenerezza, il padre invece si occupa soltanto di cure affettuose e non di mantenimento Lezione 10 IL RITO DEL KULA Marcell Mauss chiama il dono Fatto sociale totale Gli oggetti scambiati nel Kula sono Un bracciale (mwali), una collana (soulawa) e oggetti comuni (gimwali) Il Kula è un rito che si pratica Nelle Isole Trobriand Il Kula è un rito che Permetteva di condividere diversi oggetti e rinsaldare le relazioni Parlare del rito del Kula Il kula è una forma di scambio intertribale, che viene effettuato da comunità situate in un vasto cerchio di isole che formano un circuito chiuso. Oggetti di scambio sono lunghe collane di conchiglie rosse chiamate soulava, che si scambiano sempre nel senso delle lancette dell’orologio, e dei braccialetti di conchiglia bianca chiamati mwali, che si scambiano nella direzione opposta. Ciascuno di questi oggetti, viaggiando nella propria direzione lungo il circuito chiuso, incontra sulla propria strada oggetti dell’altra categoria con cui viene continuamente scambiato. Lo scambio cerimoniale dei due articoli costituisce l’aspetto principale e fondamentale del kula. Così accanto allo scambio rituale dei braccialetti di conchiglie e delle collane, gli indigeni svolgono un commercio ordinario, barattando da un’isola all’altra una grande quantità di beni utili, Inoltre vi sono delle altre attività preliminari al kula o associate ad esso, come la costruzione delle canoe d’alto mare per le spedizioni, certe forme notevoli di cerimonie funebri e i tabu preparatori. Cerchiamo adesso di gettare uno sguardo d’insieme sugli effetti delle regole che governano le relazioni. Degli uomini che vivono a centinaia di miglia di distanza l’uno dall’altro, sono uniti da una relazione diretta o mediata, effettuano scambi reciproci, si conoscono l’un l’altro e in certe occasioni si incontrano in un grande raduno intertribale. Gli oggetti dati da una persona raggiungono con il tempo l’uno o l’altro dei lontani compagni indiretti. Lezione 11 FRANZ BOAS Franz Boas fece ricerca In Messico, Portorico e Stati Uniti Franz Boas è stato anche Un curatore museale Il Totemismo per Boas è Un tipo di culto molto comune tra i Nativi Americani Per Boas la differenza tra primitivi e civilizzati è Una costruzione culturale dell'occidente bianco Franz Boas prese a cuore la condizione Dei Nativi Americani Il Trickster, è una figura interessante nelle storie sacre, studiato anche da Sigmund Freud e Carl Gustav Jung. Il Trickster è un “creatore per gioco”, un “briccone”, un “turlupinatore” a volte “turlupinato”, un Truffatore che alcune volte viene truffato, uno che può indicarti la via o fartela perdere, fortemente ambivalente, né buono né cattivo; nella cultura musulmana è rappresentato con quella figura attestata nel Corano chiamata Jinn (oppure D'jin, Jin, Jinh) ovvero un essere a metà tra gli Angeli e gli Uomini, creati “da un fuoco di vento bruciante” (Corano, 15:26). Cosa è il mito? Il termine greco mythos significava «discorso» o «narrazione». È stato usato dai filosofi greci per indicare un «discorso fantastico» o «falso», in contrapposizione al termine logos. Nella seconda metà del secolo scorso c’era chi sosteneva (come Tylor) che i miti fossero rozzi tentativi di spiegare i della vita umana. I greci stessi si erano chiesti che significato avessero i miti, secondo loro era l’una forma allegorica che, sotto forma velata, conterrebbe delle verità oppure sono storie deformate e esagerate dalla fantasia dei posteri che conservano ricordi di storie antiche. Il mito fonda la realtà, un’entità/una divinità ha creato il mondo come lo conosciamo dando vita a tutto. Possono essere di diversi tipi con diversi protagonisti, come i miti di creazione o miti del primo Re, dell’eroe sacro, etc. Esistono infatti diverse figure nei miti come il Trickster, una figura simile ad un truffatore, un briccone. Queste storie venivano tramandate a voce, spesso, come accade nella tradizione orale, le parole possono cambiare, ma esse servono a dare significato e valore a ciò che un tempo fu deciso assicurando così stabilità alle istituzioni e provvedendo a modelli di comportamento Il rito e il mito VEDI SOPRA Parlare del pensiero di Angelo Brelich Per il credente, nella nostra civiltà, i racconti biblici sono storia vera e ‘sacra’ in cui bisogna credere. Si crede anche nelle religioni non dottrinali; noi le chiamiamo miti. Il termine greco mythos deriva da greco «discorso» o «narrazione». È stato poi usato dai filosofi greci per indicare un «discorso fantastico» o «falso», in contrapposizione al termine logos. Nella seconda metà del secolo studiosi come Tylorcredevano che i miti fossero ingenui e rozzi tentativi di spiegare i fatti della natura o della vita umana. I greci si erano chiesti che importanza avessero i miti: essi credevano che i miti, sotto forma velata, contenessero delle verità naturali o morali oppure che conservassero ricordi di vicende accadute nel passato, deformati ed esagerati dalla fantasia dei posteri. Tutte le teorie credevano che i miti si potessero capire indipendentemente dal contesto culturale cui appartenevano, ma l’etnologia moderna al contrario, sostiene che per comprendere un mito sia indispensabile la conoscenza del contesto in cui nasce, dei costumi e della civiltà dei popoli che li raccontano. Il mito lo raccontano narratori ‘specializzati’ o anziani, persone di prestigio; non lo si racconta in un’occasione qualunque. Il mito, di solito varia, ciò dipende dal fatto che nella trasmissione orale un racconto non può conservarsi sempre uguale, perché diversi narratori, o anche un unico narratore nelle diverse occasioni del racconto apportano modifiche ritenute opportune in quel momento. Il mito racconta l’origine di ciò che è ritenuto importante. il mito rende accettabile ciò che è necessario accettare come la mortalità, le malattie, il lavoro, la sottomissione gerarchica, ecc. e assicura stabilità alle istituzioni; provvede a modelli di comportamento (‘miti prototipici’). Il mito, dunque, non spiega, per un bisogno intellettuale, le cose ma le fonda, dando loro valore”. Lezione 14 ARNOLD VAN GENNEP Arnold Van Gennep scrive nel 1909 riti di passaggio La prima fase dei riti di passaggio è Il distacco La seconda fase dei riti di passaggio è Tutte le definizioni sono esatte La terza fase dei riti di passaggio è L'aggregazione Van Gennep pensa ai riti di passaggio Come qualcosa che vivono continuamente nella loro esistenza Commentare le tre fasi dei riti di passaggio di Arnold Van Gennep Lo studioso di origine belga ritiene che i riti di passaggio si formino di tre fasi: la prima è il distacco o separazione (riti preliminari), dalla comunità di appartenenza, dallo stato sociale di partenza o da una condizione propria (esempio dalla condizione di nubile o celibe) per poi stazionare, nella seconda fase, sulla “soglia”, limen o margine (riti liminari), né di qua, né di là. In una sorta di limbo. A questo punto l'attore sociale decide se superare la soglia/margine oppure restare dove si trova. Se la supera si verifica la terza fase: aggregazione o ri-aggregazione (riti postliminari) a seconda del rito di passaggio. Ipotizza che gli esseri umani vivono continuamente dei riti di passaggio, essi per tutta la loro vita “entreranno” e “usciranno” dalle “stanze” di questa “casa” superando delle “soglie” o limiti o limen e quindi superando lo stato di liminalità per poi, entrare in un'altra stanza. La fase più importante è, ovviamente la seconda: il limite, o limen, o soglia, perché è da quella condizione che l'individuo passa da uno stato all'altro oppure, in alcuni casi, resta bloccato psicologicamente e socialmente, oppure, in altri casi torna nella condizione della prima fase: il distacco. In questo modo l’antropologo belga ci spiega come un individuo passa da uno stato all’altro durante le diverse fasi della vita. E ‘come se la vita scorresse su due binari: quello biologico, che avviene naturalmente, senza intoppi e quello culturale, molto più complesso, in cui un ruolo importante svolge l’ambiente e la società di appartenenza, imprescindibile nel passaggio è la crisi, la paura e il suo superamento, decisivo perché avvenga un cambiamento. Oggi sembra invece che la strada sia solo in salita e che tutti dobbiamo allinearci ed essere simili per affermarci, la stessa tecnologia ci aiuta a non fare fatica, là dove un tempo si viveva di stenti e si contava sulle proprie forze. Per questo siamo più deboli e poco pronti ad affrontare dure prove. Parlare dei riti di passaggio Un rito di passaggio è un rituale che segna il passaggio di un individuo da uno status socioculturale ad un altro, cambiamenti che riguardano il ciclo della vitadi ogni individuo; questo accade in ogni avvenimento della vita come la nascita, la morte, il matrimonio o la menopausa. Il rituale consiste in una cerimonia o in prove diverse. Questo fenomeno ha un ruolo importante per l'individuo, per la relazione tra l'individuo e il gruppo e per la coesione del gruppo stesso. Tale tipologia rituale è stata indicata come universalmente diffusa dall'etnologo Arnold Van Gennep (1873-1957), che la descrisse per primo nel 1909. VEDI SOPRA Lezione 15 MARGARET MEAD Margaret Mead fu allieva di Franz Boas L'adolescenza in Samoa è uno studio di Margaret Mead scritto nel 1928 i sistemi educativi samoani portano Ad un alto grado di socializzazione La società samoana per Margaret Mead è Semplice e omogenea Parlare del pensiero di Margaret Mead La tesi principale di Margaret Mead si può riassumere nell’affermazione “Il disagio adolescenziale“. Per lei, il termine “adolescenza” e “conflitto interiore” non erano complementari. Nell’America degli anni 20 gli effetti socialmente devianti causati da alcolismo, emarginazione sociale, aumento della delinquenza, problemi di natura economica e il conseguente stato ambiguo degli adolescenti erano più evidenti rispetto alla civiltà europea. Le librerie si ritrovarono sommerse di trattati sull’adolescenza per tentare di dare una risposta a questo disagio diffuso. Eppure, le tesi secondo le quali i sintomi d’inquietudine erano caratteristici di quella fase di sviluppo sembrarono avvalorarsi sempre di più. Un po’ perché non si riusciva a trovare una risposta alternativa, un po’ perché questo modo di vedere le cose influenzò il sistema educativo stesso. Nei primi anni 20 iniziarono gli studi della giovane ricercatrice. Essi si focalizzarono principalmente sull’osservazione e la partecipazione alla vita quotidiana delle adolescenti samoane dell’ Isola di Ta’u. Ciò che si evinse dalla ricerca fu la mancata individuazione del “conflitto adolescenziale”. Le giovani samoane percepiscono questa particolare fase della vita come un momento non necessariamente traumatico per alcune ragioni in particolare: la mancanza di messaggi concorrenziali e l’adattamento precoce alle più disparate situazioni della vita. Non esiste alcuna cerimonia o evento in particolare che segna l’adolescenza. Le mestruazioni, ad esempio, vengono considerate un evento più che naturale. Fin da piccoli, infatti, i bambini sono abituati ad assistere ad eventi che in una società occidentale potrebbero essere ritenuti traumatici. Essere presenti durante un parto, un aborto o il sezionamento di cadaveri sono occasioni che in questa società sono parte integrante dell’esperienza del fanciullo. Se una adolescente occidentale fin dalla nascita subisce l’influenza della propria famiglia biologica in maniera preponderante, quella samoana viene abituata a non attaccarsi mai a una persona in particolare. Inoltre, le viene insegnato ad essere amorevole nei confronti della comunità in generale. il carattere monodimensionale delle scelte delle giovani samoane. Le ragazze occidentali subiscono una pressione non indifferente circa le scelte da fare per il proprio futuro, che oggi più di ieri risulta essere incerto. Le giovani samoane invece non percepiscono sentimenti di turbamento perché le scelte fatte non sono irreversibili. La vita è vissuta in maniera più leggera e i conflitti sono pochi a causa della semplicità della civiltà “primitiva”. Questo modello non può essere esportato in occidente, ma conoscerlo rende consapevoli dei diversi punti di vista del mondo senza scadere in un pensiero etnocentrico. Lezione 16 CULTURA E IDENTITA’ La cultura incide Sul come vedere le cose e sui comportamenti di ognuno Ruth Benedict studiò La disgregazione della cultura Nativo Americana Nel testo Il cristianesimo e la spada Ruth Benedict analizza la società giapponese in relazione Tutte le risposte sono esatte Ruth Benedict fu Allieva di Franz Boas che cosa è l'identità? sostiene che le culture garantiscono maggiori privilegi a certi individui, mentre ne rifiutano altri formando così specifici modelli di cultura. I modelli di cultura, pertanto, influenzano in modo diretto la formazione della personalità di ogni membro di una società. Parlare del pensiero di Ruth Benedict La cultura influenza il modo di vedere le cose e il comportamento che adotta ognuno. Se ciò accade in un villaggio, sostanzialmente una comunità omogenea, che condivide regole ed ha una forte identità, questo processo sarà più semplice. I codici di una comunità formano l’identità di chi ne fa parte. Ruth Benedict, si occupò assieme a Margaret Mead e Mary Douglas, si interessò della disgregazione culturale dei Nativi Americani. Nel suo lavoro: Modelli di Cultura, porta avanti la tesi che in ogni società e cultura sono presenti più modelli. Ruth descrive tre civiltà primitive: Gli Zuñi del nuovo Messico, moderati e cerimoniosi I Dobu della Nuova Guinea, tetri e vendicativi I Kwakiuti della costa nord-occidentale d’America, folli e maniaci di grandezza Lezione 17 CLIFFORD GEERTZ Per Clifford Geertz il suo traduttore è Un esperto della propria cultura Clifford Geertz studio a Harward Clifford Geertz Fu influenzato da Weber e Wittgenstein Analizzare le culture con la teoria interpretativa vuole dire spiegare i fatti sociali attraverso l'interpretazione dei significati profondi Per Geertz le culture vanno Lette e interpretate con la descrizione densa La descrizione densa è Il mezzo per andare in profondità nell'interpretazione delle culture per cogliere i significati profondi Per comprendere un segno e un simbolo dobbiamo comprendere i modelli tridimensionali elaborati con un software Le cornici di comportamento Che cosa è la descrizione densa? La Descrizione Densa è un metodo per leggere ed interpretare i fatti sociali, al fine di comprendere una cultura. Approfondisce i fatti sociali e cerca di comprenderne i significati in base al contesto. Per Geertz i soggetti, più che gli oggetti di studio, sono gli individui e le modalità della vita quotidiana: il vissuto delle persone, i loro modelli di comportamento Esporre il pensiero di Clifford Geertz Clifford Geertz nasce il 23 agosto del 1926, egli è stato sostenitore dell’antropologia simbolica, secondo lui i simboli guidano l’azione, di conseguenza la cultura diviene un sistema di concetti espressi in forme simboliche mediante le quali gli uomini comunicano, ereditano tali concezioni, le perpetuano e sviluppano il loro sapere. È come un insieme di simboli a cui vengono associati significati, da ogni società o singolo individuo. Il compito degli antropologi diviene quello di analizzare e comprendere le varie interpretazioni. Lo fa attraverso una “descrizione densa”, in cui oggetto di studio sono i soggetti, gli individui di una società, con i quali per essere ben compresi è necessario calarsi nella loro realtà e studiare il contesto intriso di simboli. Prendiamo in esame l’esempio dell’occhiolino, nella nostra società può avere diversi significati, a seconda che sia rivolto a un amico, a un fidanzato, a un giocatore durante una partita a carte; in sé il gesto non può darci la giusta interpretazione se non ne conosciamo il contesto in cui accade. Geertz è conosciuto per il suo grande lavoro sul campo. complementare e indivisibile di quattro individui, una donna e suo figlio, come ello schema standard maschio, il marito e il fratello della donna, come descritto da Malinowski nei suoi studi nelle isole Trobriand. Lo zio materno a svolgere il ruolo che noi attribuiamo al padre. Il padre è come un amico per un figlio, ma a sua volta zio e dunque guida dei figli della sorella. In questa società la parentela viene calcolata dalla madre e la successione avviene in via femminile. I figli appartengono alla famiglia, alla madre e la successione avviene dallo zio o dalla zia materna. La madre si china al fratello, come davanti a un’autorità e tra loro non esistono rapporti di tenerezza, il padre invece si occupa soltanto di cure affettuose e non di mantenimento Parlare della famiglia e delle strutture parentali VEDI SOPRA Lezione 21 MARVIN HARRIS I Tabù sono Regole che non possono essere infrante Etico per Marvin Harris significa Guardare i fatti sociali dal punto di vista del ricercatore Marvin Harris è uno dei maggiori esponenti del Materialismo storico Emico per Marvin Harris significa Guardare i fatti sociali attraverso le rappresentazioni del mondo dal punto di vista del soggetto studiato Marvin Harris e il materialismo culturale Marvin Harris è uno dei maggiori esponenti della corrente chiamata: Materialismo Culturale , ossia “una scienza della cultura”, che si contrappone alle teorie antropologiche degli anni '70 e '80 e in particolar modo a quella di Clifford Geertz. Egli dà particolare importanza alle influenze che ha l'ambiente sui fatti sociali. Per Harris il Materialismo Culturale serve a dare delle risposte o spiegazioni alle differenze e o uguaglianze che esistono nei sistemi culturali, di pensiero e di comportamento nelle società. L’antropologo insiste sul fatto che bisogna guardare i fatti sociali e umani da un punto di vista proprio del ricercatore, etico, e da un punto di vista che prenda in esame la rappresentazione del mondo del soggetto studiato, emico. Un esempio classico della sua teoria “materiale” è sul perché per gli indiani (India), di religione hindu, la mucca è sacra. Tutto dipende dall'utilità dell'animale nella vita che si conduce all’interno di una società: la mucca produce latte, può trasportare oggetti pesanti, tirare l'aratro e riproducendosi arricchisce il proprietario. Da qui il Tabù del cibarsi della carne della mucca. L’antropologo fa un altro esempio di “materialismo storico”, spiega perché per i musulmani e gli ebrei il maiale è un animale impuro e non può essere mangiato. Nella penisola arabica, che è soprattutto desertica, allevare un animale che entra in competizione con l'uomo non è conveniente, avrebbe bisogno di bere molta acqua, è sarebbe poco funzionale e conveniente. Così anche questo diviene un Tabù, una regola da non trasgredire. Entrambi sono dei Tabù, delle regole che non possono e non devono essere trasgredite. In questo modo “caricandoli” di significato negativo morale e religioso il cibarsi della carne della mucca, o del maiale, si aiuta l’economia di quella società. La loro “infrazione” porta la comunità e l'individuo, ad uno stato di impurità dal quale, per tornare puri bisogna attivare un insieme di riti di purificazione. Lezione 22 TRANSGENERE DIASPORA La persona transgender migrante Si trova escluso dal gruppo di appartenenza e dal gruppo del paese di approdo L'identità sessuale e l'identità di genere Sono due percorsi differenti Il primo autore che si occupò di fenomeno transessuale fu Henry Benjamin FTM significa Chi transita dal genere femminile al genere maschile MTF significa Chi transita dal genere maschile a quello femminile Parlare del fenomeno transessuale Il fenomeno delle persone transgender rientra nella problematica del genere. Per genere si intende maschile e femminile, così inteso per molto tempo come una realtà assoluta. Normalmente si era portati a pensare solo a due generi ben definiti. La realtà psicologica e sociale ci ha messo davanti a altre ipotesi. Negli anni Settanta tutto ciò che si presentava in maniera definita e aveva un carattere assoluto fu posto sotto il processo di decostruzione. L’analisi ha condotto alla convinzione che il genere è una costruzione culturale. Il transgender rientra in questa decostruzione. Ci si pone il problema della legittimità culturale ed identitaria transgender. Un conto è nascere con organi genitali maschili o femminili ed avere un sesso attribuito in base a questo, un altro è avere un’identità sessuale che invece è una continua co-costruzione e negoziazione tra l'individuo e la società. Non accettando la società nulla che non fosse ben incasellato nei due generi, a chi è diverso, fuori da questi canoni prestabiliti non resta che autoescludersi. Nell’esclusione di un individuo una parte importante è la conoscenza sociale di tale individuo, meno si sa è maggiore è l’esclusione , e la probabilità che si ritiri con suoi simili in un “ghetto”. L’autoemarginazione diviene un meccanismo di difesa. Una paura che porta a fuggire, unica condizione antropologica se si viene annullati come persona. Il primo autore che si occupò delle persone transessuali fu Henry Benjamin, poi Magnus Hirschfeld, medico psichiatra. Altri studi, già dagli anni cinquanta, studiavano il fenomeno transessuale. Daniel C. Brown parlò di transessualismo come “inversione del ruolo sessuale”. Nel 1974 fu coniato il termine "disforia di genere" con il quale di indicava una categoria di persone che mostrano un rifiuto del proprio sesso anatomico ed anagrafico. Nel 1980 il transessualismo venne inquadrato tra i disturbi psicosessuali e nel 1994 viene creato il capitolo dei "Disturbi sessuali e dell’identità di genere" che comprende: le disfunzioni sessuali, ed i disturbi dell’identità di. Il X congresso della Henry Benjamin, ad Amsterdam nel 1987, stabilì che le tipologie di individui trans erano 2: FTM riferito alle donne che volevano cambiare il genere in maschile; MTF agli uomini che volevano cambiare il genere diventando donne. Termini come Transessuale, Transgender, Travestito e Intersessuale rappresentano realtà diverse che troppo spesso vengono confuse. Per transessuale indichiamo l’individuo che ha iniziato un percorso finalizzato al cambio di genere. Decostruire l'identità sessuale e di genere VEDI SOPRA Lezione 23 ARJUN APPADURAI Appadurai elabora Cinque panorami culturali Per Etnorama intendiamo Il movimento di persone, volontario o meno, che danno vita a diaspore o turismo con nuovi tipi di relazioni La deterritorializzazione rappresenta L'intreccio di culture Arjun Appadurai rielabora Il concetto di cultura Arjun Appadurai è uno dei massimi esponenti della corrente degli studi Post-coloniali Arjun Appadurai antropologo post-coloniale Arjun Appadurai nasce. È un antropologo di origine indiana, nato a Bombay il 4 febbraio del 1949, di religione musulmana, ha studiato in Inghilterra e attualmente vive e insegna all'Università di New York. È uno dei massimi esponenti, degli studi PostColoniali. Appadurai definisce il processo degli scambi culturali “deterritorializzazione”, ovvero l’abbandono del territorio, la migrazione e la diaspora, portano le persone che viaggiano a ricostruire l'identità che si trasforma in una nuova identità. Può accadere anche un’identità perda le proprie tradizioni e ne acquisti di nuove, cambia cioè il Panorama Culturale. L'antropologo di origine indiana distingue Cinque Panorami Culturali: 1. Etnorama o panorama etnico: è dato dagli spostamenti delle persone, che possono essere sia volontari che obbligati: ad esempio turisti e rifugiati, che ricostruiscono nuove forme di relazione meno stabili di quelle del paese di partenza; 2. Tecnorama o panorama tecnologico: la “configurazione globale” della tecnologia, dinamica e fluida che supera le nazioni e i confini; essa e’ in continua evoluzione. 3. Finanziorama o panorama finanziario: riguarda l’economia oggi più che mai globale e globalizzata. I flussi di denaro, azioni, compravendita di immobili e tutto quello che riguarda l'economia nei vari stati e che una volta riguardava solo l’occidente. 4. Mediorama o panorama mediatico: costituito dai massmedia, come giornali, libri, radio, cinema, televisione. La loro accessibilità è comune veicola notizie di diverso tipo: politico, economico o di cronaca. 5. Ideorama o panorama ideologico: è il panorama dove politica, ideologia e potere si uniscono. Appadurai sostiene, infine, che considerare la categoria di cultura come un qualcosa di assoluto equivale ad avvicinarsi all'idea esclusiva e contrastiva di “razza”. Arjun Appadurai VEDI SOPRA Commentare i panorami culturali di Arjun Appadurai VEDI SOPRA COMMENTO: Secondo Appadurai siamo immersi in una circolazione globale di materiale e informazioni, che possiamo rielaborare se abbiamo strumenti linguistici ad esempio e siamo alfabetizzati, così da averne una nostra rielaborazione e punto di vista. Più che mai oggi viaggiamo, in tutto il mondo, abbiamo in rete informazioni di ogni genere, una vasta gamma di approfondimenti, possiamo curiosare e conoscere qualunque altra cultura diversa dalla nostra. Questo processo può essere velocissimo, così come sono veloci le informazioni che possiamo ottenere. Paradossalmente, possiamo conoscere di più il mondo, avere milioni di contatti al giorno, ma siamo più soli, più arrabbiati, più ansiosi e insicuri; questo è l’effetto della globalizzazione, il suo lato oscuro, l’incapacità di tenere sotto controllo l’immenso mondo che sentiamo avere tra le mani, con tutte le sue informazioni, che possono aiutarci quanto schiacciarci, se utilizzate male. Lezione 24 CASTE Arjun Appadurai, S. J. Tambiah e D. Gupta criticano il concetto di casta di Louis Dumont Le caste si trovano in India La casta si fonda per Louis Dumont su Potere e stratificazione sociale Louis Dumont ritiene che Brahmani e guerrieri sono correlati e dipendenti Cosa sono le caste? Dumont si occupò di un approfondito studio sulle caste in India, estremamente legate alla gerarchia. Nella società Indiana coesistono i due estremi: i sacerdoti, da una parte, e gli intoccabili, dall’altra, i puri e gli impuri. Esse sono caratterizzate da una forte distinzione tra autorità e potere, troviamo da una parte lo status sociale e religioso, potere politico ed economico dall’altra. La gerarchia è costituita da una scala di status, che si contraddistingue dal potere politico e la ricchezza, che sono separati nettamente. La gerarchia culmina nel brahmano, o sacerdote, è il brahmano che consacra il potere del re. La dicotomia, per Dumont consiste in una dipendenza reciproca: da una parte abbiamo il sovrano che dipende socialmente dal brahmano per la legittimazione del suo potere e dall’altra il brahmano dipende dal regnante, per la sua sussistenza. Il sistema religioso indiano e anche quello economico sono nettamente diversi da quello Occidentale. Lezione 25 OLIVER DE SARDAN Jean-Pierre Olivier de Sardan scrive il saggio Le politique du terrain Le politiche del campo vivono di Tutte le risposte sono giuste Sul campo bisogna Saper perdere tempo Cosa significa impregnarsi sul campo? Vuol dire vivere con i soggetti di studio e condividere emozioni e momenti Jean-Pierre Olivier de Sardan e la politica del campo Jean-Pierre Olivier de Sardan nasce nel 1941 nella Francia Meridionale, ed è uno massimi esperti dell'antropologia dello sviluppo. Questa branca dell'antropologia studia il rapporto tra le scienze antropologiche e le logiche dello sviluppo. La sociologia, la psicologia e l'antropologia hanno diversi aspetti in comun ma anche altri differenti. Questi aspetti li vediamo soprattutto sulle modalità di indagine empirica. Per indagine empirica intendiamo un approccio teorico, metodologico ed epistemologico-teoretico in cui il ricercatore scende in campo, nei luoghi della ricerca. Olivier de Sardan non mette limiti all'uso di metodi di ricerca, credendo che antropologi o psicologi o sociologi possano prenderli in prestito da altre discipline. Il lavoro sul campo ha acquisito un posto importante nella sociologia. L'antropologia e l'antropologo vivono le Terrain, sono il più possibile in simbiosi con i soggetti della ricerca, nei loro luoghi, nei momenti della vita quotidiana, durante le loro feste. La capacità di osservare e partecipare è fondamentale. Potremmo dire che non si impara dai libri, ma lavorando sul campo, mettendosi in gioco e avere “intuizioni”, “improvvisazioni”, “bricolage”. Bisogna imparare a “perdere tempo”, conoscere e saper usare i “codici locali di comportamento come i saluti, la cortesia e saper parlare e stare zitti quando serve”, i “codici linguistici, i “codici prossemici” i “codici cinesici o cinestetici”, sapere che possono nascerei “malintesi”. In questo modo si ottiene la fiducia e l’accettazione nel proprio gruppo del ricercatore. L'impregnazione è un altro elemento importante, Impregnarsi, significa vivere, osservare, gioire, rattristarsi, mangiare, arrabbiarsi, voler mollare tutto e tornare a casa o restare, riuscire a capire o essere consapevole feste. Seguire la cosa. Significa seguire un oggetto materiale, un bene come il denaro o le opere d'arte. Seguire la metafora significa seguire i segni, i simboli e le metafore, le forme metaforiche e simboliche di discorsi o modi di pensare. Un esempio può essere cercare di comprendere i modi di dire. Seguire la trama, la storia o l'allegoria. Ad esempio, la “memoria sociale” delle persone e delle comunità oppure memoria personale. Seguire la vita, o la biografia di una persona il suo vissuto, i suoi racconti. Seguire il conflitto. È un tipo di modalità etnografica che si utilizza principalmente per questioni di tipo medico, come le questioni intorno all'aborto o a questioni bioetiche, o questioni giuridiche, all'uso di materiale genetico come il DNA. Lezione 31 REPATRIATRION La repatriation è La richiesta di alcune culture, come gli aborigeni australiani o i mahori neo zelandesi, della restituzione dei loro oggetti o parti di corpi conservati nei musei sparsi nel mondo Giovanni Pinna chiama le culture che richiedono la repatriation Victim countries La dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni delle Nazioni Unite all'art. 13 comma 1 Tutte le definizioni sono esatte La dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni delle Nazioni Unite all'art. 13 comma 2 La possibilità di essere compresi nei procedimenti politici e giuridici e quando necessario la possibilità di utilizzare un interprete o altri mezzi adeguati Cosa è la repatriation? La questione, della restituzione dei resti umani alle culture che ne fanno richiesta, aborigeni australiani e mahori in Nuova Zelanda, ha aperto un forte dibattito nella comunità scientifica. Il primo punto che emerge secondo gli antropologi fisici è che i resti scheletrici fanno parte di una “testimonianza culturale” che è, patrimonio di tutti; il secondo che tali beni sono protetti da leggi dello Stato italiano non sono frutto di razzie, furti o saccheggi, come in altri casi, ma di scambi. Oltretutto se si inizia a restituire i resti umani alle culture che ne fanno richiesta, definite da Giovanni Pinna victim contries, dopo toccherà anche restituire tutti gli oggetti conservati nei musei etnografici, significherebbe lo svuotamento dei musei. La restituzione o meno, dovrebbe prendere in considerazione diversi aspetti che tengano conto sia di rivendicazioni delle popolazioni vittime del colonialismo, sia delle richieste dei paesi che conservano gli oggetti e i resti umani che, come l’Italia, non hanno partecipato, ai genocidi. La perdita delle collezioni presenti nei musei italiani sarebbe un grave danno anche per le generazioni future. Se, la restituzione deve essere effettuata devono esserci dei requisiti: • si attesti che gli oggetti sono di dubbia provenienza, saccheggio o furto; • che si possa ricostruire attraverso DNA il legame con i richiedenti; • che i resti umani e gli oggetti possano essere consegnati non al governo dello stato ma alle comunità autoctone; • che i resti umani e gli oggetti siano conservati e esposti in strutture di proprietà delle comunità. La questione della restituzione prevede, una pacificazione con le popolazioni che ritengano di essere state derubati dal “colonizzatore bianco”. I nativi americani degli Stati Uniti, gli aborigeni australiani e i mahori della Nuova Zelanda e le loro richieste sollevano questioni di ordine giuridico. L’emanazione del NAGPRA3 negli Stati Uniti, confermano una volontà di “riconciliazione” con i gruppi autoctoni. Un tentativo di utilizzare un metodo unilaterale di riconciliazione. La proposta di pacificazione potrebbe passare per una restituzione simbolica delle collezioni, uno scambio che permette una mediazione che possa essere un arricchimento per entrambe le parti. Lezione 32 SERVIZIO SOCIALE L'antropologia permette alle professioni L'aumento delle competenze culturale L'intervento dell'antropologia significa Utilizzare le competenze dell'antropologia e dell'antropologo per risolvere un problema o rispondere ad un bisogno della comunità L'antropologia può essere utile all'assistente sociale per il superamento Degli stereotipi culturali L'antropologia può essere utile all'assistente sociale per perdere L'etnocentrismo e l'egocentrismo nel comprendere gli altri Antropologia e servizio sociale L’Antropologia ha diversi punti in comune con i serviziI sociale. Possono collaborare per raggiungere gli stessi obiettivi. Lo studio dell’antropologia può migliorare il lavoro dell’assistente sociale. Come afferma Tullio Tentori nell’articolo apparso sulla Rivista del servizio sociale nel 1962 “…la scuola di servizio sociale non è solo un luogo dove si trasmettono e apprendono nozioni e tecniche, ma è anche uno stimolo all'evoluzione culturale…” (1) e ancora aiuta “a raggiungere un distacco dall’egocentrismo e dall’etnocentrismo nel comprendere gli altri. Tentori crede che l’aiuto dell’antropologia al servizio sociale aiuti al superamento di stereotipi culturali. Lezione 33 ETICA DELLA RICERCA SOCIALE La religione è Una struttura della società Bisogna mettere a conoscenza una comunità della nostra volontà di studiarla? Sì, per avere uno scambio franco e leale I risultati di una ricerca vanno condivisi. Perché? Perché siano motivo di dibattito e confronto Non nuocere alla cultura/comunità che si studia significa Portare avanti uno studio senza recar danni a quelle persone Etica nella ricerca sociale Etica, elemento fondamentale e imprescindibile per una corretta ricerca Antropologica, la quale deve essere palese tanto da chiarire subito con i soggetti della ricerca quali sono le ragioni che ci hanno portato a sceglierli come soggetti di ricerca, ela possibilità di entrare a far parte a pieno della loto vita comunitaria, conoscenza fondamentale perché la ricerca sia valida. Qui nasce il bisogno di interrogarsi sull’etica della ricerca e del ricercatore e sulla finalità dei dati raccolti. L’elaborazione di un codice di comportamento segue quello dell’A.I.S.E.A. (Associazione Italiana Studi Etno Antropologici), che prende ad esempio quello dell’ordine medico mondiale. Dopo la vittoria degli anglo-americani la comunità mondiale, si chiese se i progressi e le scoperte effettuate dai medici tedeschi e giapponesi potessero essere utilizzate, visti i motivi portarono a raggiungere tali progressi, come l’utilizzo di cavie umane. Si decisero tre norme per regolamentare la sperimentazione sugli esseri umani. La prima riprendeva il giuramento di Ippocrate: non nuocere. La seconda chiedeva a tutti i medici, prima di sperimentare farmaci o cure su esseri umani, una autorizzazione, un consenso. La terza norma affermava che gli obiettivi raggiunti fosse patrimonio di tutti. La possibilità di accedere al campo di ricerca e di riuscire a portare a termine la ricerca stessa dipendono dalle “capacità di ambientamento” dell’etnografo, dalla conoscenza che egli riesce ad ottenere del luogo in cui ha vissuto durante la ricerca, importante la capacità di farsi accettare, diventando parte integrante della comunità e non un peso o un elemento disturbante, così come ci insegna Clifford Geertz. Lezione 34 MIGRAZIONI E DIASPORA I teorici della terza fase sono stati influenzati dalle letture postmoderne e cercano di decostruire e scomporre i due principali elementi costitutivi che delimitano l'idea diasporica, vale a dire "patria" e "comunità etnica / religiosa" William Safran parla di diaspora come Struttura metaforica La seconda fase del termine diaspora si ha Negli anni Ottanta Con Diaspora con la D maiuscola ci riferiamo Alla Diaspora ebraica Per diaspora intendiamo una popolazione che condivide il proprio patrimonio culturale e i propri tratti culturali in modo comune con gli altri suoi membri in diverse parti del mondo Commentare le tre fasi del termine Diaspora La diaspora si riferisce a una popolazione che condivide il proprio patrimonio culturale e i propri tratti culturali in modo comune con gli altri suoi membri in diverse parti del mondo. In una prima fase il termine Diaspora, scritto in maiuscolo, si limitava all’esperienza ebraica. Nella seconda fase, negli anni '80 William Safran sosteneva che la diaspora si poteva spiegare come "una Struttura Metaforica” che riguardava simboli, riti e visioni del mondo” che servivano a descrivere certe categorie di persone: "espatriati, espulsi, rifugiati politici, immigrati e minoranze etniche. La terza fase, dalla metà degli anni '90, è stata caratterizzata da una forte critica ai teorici della "seconda fase”. I teorici della terza fase sono stati influenzati dalle letture postmoderne, in cui le identità sono diventate deterritorializzate, costruite, ricostruite e decostruite a seconda della situazione; in questo modo il concetto di diaspora è stato riordinato in risposta a questa complessità. Nella fase di consolidamento altro non si fa che riaffermare l’idea di diaspora, che include i suoi elementi fondamentali, le sue caratteristiche comuni e i tipi ideali. Lezione 35 ROBIN COHEN WILLIAM SAFRAN Le vittime di diaspora sono Tutte le definizioni sono esatte William Safran parla di Comunità d minoranze espatriate Per Safran i diasporici Continuano a mantenere relazioni con la madrepatria William Safran sostiene che La casa e quindi la patria dei diasporici viene idealizzata La diaspora di William Safran VEDI SOTTO La diaspora di Robin Cohen VEDI SOTTO Il concetto di Diaspora di William Safran e Robin Cohen William Safran elenca le principali caratteristiche delle diaspore. Si parla di diaspora quando i membri di una "comunità di minoranze espatriate" condividono le seguenti caratteristiche: • loro o i loro antenati sono stati dispersi da un "centro" originale a due o più regioni straniere; • mantengono una memoria sulla loro patria,; • credono di non essere accettati nelle loro società ospitanti e rimangono separati; • la loro casa ancestrale è idealizzata e si crede che, quando le condizioni lo permetteranno loro o i loro discendenti vi tornaranno; • credono che tutti i membri della diaspora dovrebbero impegnarsi al mantenimento della patria originale; • mantengono relazioni con la patria. Robin Cohen ha delineato cinque tipi di diaspora: Vittime di Diaspora: Ebrei, africani, armeni. Molti gruppi di rifugiati contemporanei sono vittime della diaspora, ma deve passare molto tempo per definirli tali e vedere se tornano nelle loro terre d’origine o si adattano nelle terre ospitanti. Diaspora Lavorativa: Indiani con contratto di lavoro, si spostano per questioni di mancanza di lavoro di opportunità lavorative in patria. Diaspora dovuta all’imperialismo o alla conquista coloniale: russi, o diaspore "coloniali. Diaspora per Commercio: Libanese, cinese si pensi ai gruppi che giravano il mondo come mercanti. Deterritorializzati: Popoli caraibici, Sikh, Parsi si discusse anche dei popoli Rom. Anche la perdita del territorio, per cataclismi geologici come terremoti, inondazioni o eruzioni di vulcani sono inclusi nella diaspora per deterritorializzazione. Lezione 36 STEVEN VERTOVEC La diaspora è una forma sociale perché Rappresenta il vissuto di un popolo durante il tempo, in senso negativo e traumatico La diaspora è anche per Vertovec Una modalità di produzione e riproduzione di fenomeni culturali e sociali Steven Vertovec spiega il concetto di diaspora Con diverse discipline scientifiche e accademiche Avere coscienza della diaspora significa anche tutte le risposte sono esatte La diaspora: analizzare il termine e descrivere le diversi teorie VEDI LEZIONE SOPRA E RISPOSTA SOTTO La diaspora secondo Steven Vertovec Steven Vertovec spiega il significato di “diaspora” all’interno di una varietà di discipline accademiche. I recenti studi danno tre significati al concetto di "diaspora": "diaspora" come forma sociale, "diaspora" come tipo di coscienza e "diaspora" come modalità di produzione culturale. "Diaspora" come forma sociale” un concetto che deriva quasi esclusivamente alle esperienze della diaspora ebraica, la prima diaspora ebraica è del 700 a.C, sotto l’imperatore Nabucodonosor II furono portati schiavi in Babilonia; la seconda diaspora, con l’imperatore Tito dopo il ritorno in Palestina, nel 70 d.C. che portò due milioni di schiavi semiti a Roma. Era considerata in modo negativo e associata a uno spostamento forzato, alla vittimizzazione e alla perdita. "Diaspora" come tipo di coscienza pone maggiormente l'accento descrivendo una serie di esperienze, un tipo di stato d’animo, un senso di identità. La sua particolarità è contrassegnata da una natura doppia. Il lato negativo è caratterizzato da esperienze di discriminazione ed esclusione e quello positivo dall'identificazione con un patrimonio storico, lo descrive bene James Clifford, come "la coscienza della diaspora vive la perdita e la speranza come tensione determinante"; “doppia coscienza" di Du Bois la consapevolezza di essere contemporaneamente ‘home away from home’ or ‘here and there’, “una casa lontano da casa" o “qua e là". "Diaspora" come modalità di produzione culturale la globalizzazione si presenta come un flusso mondiale di oggetti, immagini e significati culturali risultato della creolizzazione, delle influenze reciproche, e trasformazioni continue, qualcosa che coinvolge la produzione e la ri-produzione dei fenomeni transnazionali sociali e culturali. Lezione 37 FRANTZ FANON Fanon eredita da Lacan L'idea di relazione di comprensione e di intenzionalità L'autore preferito da Fanon è neutrale, poiché la neutralità è una posizione; egli allontanandosi dalla neutralità si avvicina a una teologia della liberazione. Pensiero osteggiato dalla Chiesa soprattutto da Papa Giovanni Paolo II che nega la possibilità di vedere Cristo come un rivoluzionario. Ma il Sudamerica vive una condizione di estrema povertà con a capo regimi militari o finte democrazie che non hanno sicuramente come priorità rispettare la dignità umana. È necessario rivendicare la democrazia per cambiare il sistema, per farlo Freire punta su un’idea di pedagogia liberale, una rivoluzione sociale che punti al cambiamento e a migliorarsi. Il sistema di educazione brasiliano è sempre stato caratterizzato da un dualismo discriminatorio, che distingue l’educazione di un elite, formata dai bianchi, e quella rivolta a tutti gli altri ossia gli indios, che non potevano accedere per esempio alle università e cambiare il loro status. Il susseguirsi nel ‘900 di repubbliche populiste e dittature militari non poteva certo aiutare alla nascita di una pedagogia liberale. Bisognerà attendere il 1988 la nuova costituzione, con cui l’insegnamento diventa obbligatorio e gratuito per tutti i bambini da zero a sei anni. La teologia della liberazione per Paulo Freire ha come fine la salvezza dell’essere umano e della sua dignità e questo può accadere soltanto rivendicando la democrazia. Per cambiare un sistema sociale ed economico bisogna rivendicare la democrazia, la quale garantisce giustizia, ricchezza, istruzione e dignità. Per Freire la strada della salvezza è indicata dalla teologia della liberazione che si contrappone alla dittatura, non certo supportata da un disegno divino, poiché l’oppresso è un uomo, sottomesso da un altro uomo, una sorta di circolo vizioso, da cui solo lui piò uscire con una rivoluzione sociale e culturale, attraverso la creatività e la scolarizzazione. L’uomo deve svegliarsi, l’oppresso deve coscientizzarsi, diventare protagonista di questo cambiamento, morire e rinascere libero. Lezione 42 Per i teologi della liberazione c'è bisogno di Tutte le definizioni sono esatte La teologia della liberazione Prende in considerazione la salvezza dell’essere umano dal punto di vista cristiano e della sua dignità attraverso la rivendicazione della democrazia La teologia della liberazione è Una rivoluzione sociale Nella teologia della liberazione la povertà. Non è un peccato sociale dell'uomo La democrazia è fondamentale arricchire le persone La coscientizzazione significa Essere soggetti liberi, consapevoli e risvegliati La teologia della liberazione La teologia della liberazione per Paulo Freire ha come fine la salvezza dell’essere umano e della sua dignità e questo può accadere soltanto rivendicando la democrazia. Per cambiare un sistema sociale ed economico bisogna rivendicare la democrazia, la quale garantisce giustizia, ricchezza, istruzione e dignità. Per Freire la strada della salvezza è indicata dalla teologia della liberazione che si contrappone alla dittatura, non certo supportata da un disegno divino, poiché l’oppresso è un uomo, sottomesso da un altro uomo, una sorta di circolo vizioso, da cui solo lui piò uscire con una rivoluzione sociale e culturale, attraverso la creatività e la scolarizzazione. L’uomo deve svegliarsi, l’oppresso deve coscientizzarsi, diventare protagonista di questo cambiamento, morire e rinascere libero. L'evoluzione del pensiero di Paulo Freire VEDI SOPRA E LA 05. Lezione 43 Durante l'epoca coloniale l'educazione in Brasile era in mano Ai gesuiti Le prime missioni in Brasile si formano grazie a Padre Manuel de Nobrega La cacciata dei Gesuiti dal Brasile si deve a Marchese di Pombal I Gesuiti vengono scacciati dal Brasile nel 1759 La cultura pedagogica brasiliana Nell’epoca coloniale l’educazione era nelle mani dei gesuiti, della compagnia di Gesù, che puntava soprattutto all’ evangelizzazione degli indios, ritenuti come bambini, tabula rasa su cui poter infondere il cristianesimo; lo dimostrano le bolle papali di quel tempo. Questo accadde finché non furono cacciati dal Sudamerica e soppressa la compagnia di Gesù, con l’intervento del Marchese de Pombal nel 1759. La scolarizzazione era diritto solo dei bianchi, e non delle donne solo uomini, schiavi e mulatti non potevano studiare; il Portoghese divenne lingua ufficiale. Questo fino alla liberazione del Brasile nel 1889, con l’instaurazione della repubblica e nel 1988 quando la scuola divenne obbligatoria per tutti. Lezione 44 Nel 1988 in Brasile Si ha la scuola obbligatoria per tutti La pedagogia degli oppressi è Un'opera complessa e eterogenea La pedagogia di Freire è Una pedagogia politica Freire considera la curiosità Un momento altamente pedagogico La pedagogia degli oppressi Il sistema di educazione brasiliano è sempre stato caratterizzato da un dualismo discriminatorio, che distingue l’educazione di un elite, formata dai bianchi, e quella rivolta a tutti gli altri ossia gli indios, che non potevano accedere per esempio alle università e cambiare il loro status. Il susseguirsi nel ‘900 di repubbliche populiste e dittature militari non poteva certo aiutare alla nascita di una pedagogia liberale. Bisognerà attendere il 1988 la nuova costituzione, con cui l’insegnamento diventa obbligatorio e gratuito per tutti i bambini da zero a sei anni. Rimane un problema la gestione di questa istruzione, affidata a chi? Con quale formazione? Fino ad allora era stata affidata a gesuiti, che davano un’impronta religiosa, ma adesso che formazione dovevano avere gli insegnanti, i quali non superavano un concorso e bastava solo che, come requisito, sapessero leggere e scrivere. Quello che l’autore vuole offrire è un metodo pedagogico centrato sulla coscientizzazione dell’individuo, il quale deve prendere coscienza del suo stato e essere partecipe del suo cambiamento. È una pedagogia politica l’individuo non deve prendere coscienza solo del suo stato sociale ma anche politico. L’educatore deve far nascere e tenere viva la curiosità, ossia la capacità di porsi sempre delle domande. Lezione 45 Nell'educazione bancaria Si reificano i meccanismi della società ovvero una società anti-democratica Per Freire la pedagogia è Un atto politico Freire rifiuta la vecchia pedagogia e la chiama Educazione bancaria Il fine ultimo di Freire è La presa di coscienza dell'individuo che diviene produttore di cultura Freire recupera La superstizione come forma di sapere tradizione e fonte di dialogo Analizzare la pedagogia degli oppressi in relazione alla vita di Paulo Freire Il pensiero pedagogico di Paulo Freire è stato influenzato da fattori storici, sociali, culturali e dalla stessa biografiche. Egli era cattolico, socialista, fu condannato all’esilio e poi poté rientrare in patria, tutti fattori che lo portarono ad occuparsi di una pedagogia degli oppressi. Paulo Freire, proprio perché cattolico credeva che l’essere umano non potesse essere neutrale, poiché la neutralità è una posizione; egli allontanandosi dalla neutralità si avvicina a una teologia della liberazione. Pensiero osteggiato dalla Chiesa. La sua vita influenza tutto il suo pensiero e da qui la vicinanza agli oppressi e il sogno di un loro riscatto. Lui utilizza la metafora della banca e del conto bancario, per descrivere la pedagogia brasiliana, ossia una forma burocratizzata di operazioni di deposito di informazioni, così come un deposito bancario, non esiste confronto in questo tipo di pedagogia, non c’è dialogo; la sua rivoluzione consiste nell’andare contro questo sistema. Quello che l’autore vuole offrire è un metodo pedagogico centrato sulla coscientizzazione dell’individuo, il quale deve prendere coscienza del suo stato e essere partecipe del suo cambiamento. È una pedagogia politica l’individuo non deve prendere coscienza solo del suo stato sociale ma anche politico. L’educatore deve far nascere e tenere viva la curiosità, ossia la capacità di porsi sempre delle domande. In questo modo la sua pedagogia è un atto politico. Lezione 46 MUSEALE E RESTITUZIONE 01. Il Potlatch è un momento Centrale per la comunità La collezione Potlatch è divisa tra Museo di New York, Ottawa e Toronto Possiamo parlare di collezione Potlatch Da quando nel 1921 l'agente indiano William Holliday li sequestra e li mette in mostra a pagamento La richiesta di restituzione da parte dei Nativi Kuakiutl degli oggetti del Potlatch avviene Tutte le definizioni sono esatte I beni immateriali Lezione 47 La discriminazione è Un comportamento che consiste nel non trattare allo stesso modo persone o gruppi in relazione a razza, sesso, caratteristiche fisiche e culturali L'etnocentrismo è Ritenere sé stessi e la propria cultura unici e superiori. È una condizione di tutte le culture L'etnicizzazione è L'idea che alcuni contrasti possono essere spiegati in chiave etnica e non con altre chiavi di lettura come quella economica o sociale La cinesica studia Il movimento di un corpo nello spazio Parlare dell'Etnia, dell'Etnicizzazione ed dell'Etnico facendo anche degli esempi Etnia è un insieme di popolazione di cui non fa parte l'osservatore, il quale ha il potere definire gli altri e che appartiene piuttosto a una realtà definita normale, universale, distaccata dalle culture particolari: gli etnici sono gli altri, particolari, diversi, arcaici). Es. nordafricani, ebrei, rom Etnicizzazione: tendenza a interpretare in chiave etnica eventi, conflitti che non hanno ragioni sociali, economiche o politiche. Confinamento di minoranze. Es. Lavoratori meridionali che cercavano lavoro al nord negli anni 50/60 Etnico: gruppi di popolazione immigrata con diversi usi e costumi, minoranze linguistiche e culturali. Es. pakistani in Italia Parlare dell'Acculturazione e dell'Assimilazione facendo anche degli esempi Acculturazione: per gli antropologi indica un punto d’incontro tra culture diverse e con diverso potere, con tutto ciò che ne consegue, di solito la cultura meno potente si apre a quella dominante, pur non rinnegando le proprie origini. Come fosse un prestito in massa di caratteristiche culturali che avviene tra due società in cui una è subordinata all’altra. Assimilazione: cambiamento culturale che avviene nell’ incontro tra culture che hanno diverso potere, dove la cultura dominante si impone a quella debole cercando di cancellare gli elementi di diversità. Parlare del pregiudizio facendo degli esempi Pregiudizio è un atteggiamento verso un gruppo diverso dal proprio, che avviene senza fondate ragioni e senza aver stabilito una relazione o conoscenza dell’altro. Può essere causa di conflitto, ostacolare la comunicazione e produrre discriminazione. Es. gli zingari sono dei ladri, i meridionali dei fannulloni, i russi bevono vodka, i napoletani superstiziosi. Razza, Razzializzazione e Razzialismo Razza: raggruppamento umano con determinate caratteristiche fisiche visibili a occhio nudo, esempio colore della pelle, occhi a mandorla Razzializzazione: Rappresentazione delle differenze tra i gruppi umani come derivanti da fattori biologici. Si distingue dall'etnicizzazione, che invece attribuisce le differenze tra i gruppi a elementi etnico-culturali (la lingua, la religione, le usanze). Razzialismo: razzismo-ideologia, che non è inteso come razzismo o atteggiamento di disprezzo, esclusione. Si basa su 5 proposizioni fondamentali 1. L'esistenza delle razze, insieme di uomini che condividono caratteristiche fisiche comuni e il timore per gli incroci tra le razze (mixofobia). 2. La relazione causale tra le differenze fisiche e quelle culturali. 3. L'azione del gruppo sull'individuo: il comportamento dell'individuo è influenzato dal gruppo razziale-culturale (o etnico) di cui fa parte. 4. Una gerarchia unica di valori, sulla base della quale ordinare le culture come superiori o inferiori. 5. Una politica basata su questo insieme di conoscenze (pseudoscientifiche) ---> passaggio al razzismo Razzismo e razzializzazioneVEDI SOPRA Razzismo: categorizzazione e discriminazione degli individui basata su tratti fisici nella sua prima fase (razzismo scientifico), poi sulla culturale, intesa come inferiore Parlare delle razze. Esistono? E se sì o no argomentare la risposta Dal punto di vista scientifico le razze non esistono. Le migrazioni dei nostri Il susseguirsi nel ‘900 di repubbliche populiste e dittature militari non poteva certo aiutare alla nascita di una pedagogia liberale. Bisognerà attendere il 1988 la nuova costituzione, con cui l’insegnamento diventa obbligatorio e gratuito per tutti i bambini da zero a sei anni. La teologia della liberazione per Paulo Freire ha come fine la salvezza dell’essere umano e della sua dignità e questo può accadere soltanto rivendicando la democrazia. Per cambiare un sistema sociale ed economico bisogna rivendicare la democrazia, la quale garantisce giustizia, ricchezza, istruzione e dignità. Per Freire la strada della salvezza è indicata dalla teologia della liberazione che si contrappone alla dittatura, non certo supportata da un disegno divino, poiché l’oppresso è un uomo, sottomesso da un altro uomo, una sorta di circolo vizioso, da cui solo lui piò uscire con una rivoluzione sociale e culturale, attraverso la creatività e la scolarizzazione. L’uomo deve svegliarsi, l’oppresso deve coscientizzarsi, diventare protagonista di questo cambiamento, morire e rinascere libero. Fanon concepiva la libertà come «un mondo di mutui riconoscimenti», insistendo che il desiderio di «toccare l’altro, sentire l’altro, scoprire l’altro» era una parte essenziale dell’essere umano. Per Fanon, l’affermazione positiva della propria identità è un momento cruciale nello sviluppo dell’autocoscienza. La liberazione dei Neri e delle Nere come soggetti dipendeva dal recupero del senso della propria individualità e dignità che gli era stato strappato dallo «sguardo bianco». le persone di colore erano viste come cose: «Ho scoperto di essere un oggetto in mezzo ad altri oggetti». Questo è stato un problema centrale per Fanon: il razzismo non si limita semplicemente a deprivare le sue vittime delle loro risorse economiche e del loro status sociale. Le deumanizza. Fanon puntava a un tipo di riconoscimento molto più profondo, capace di ammettere la piena umanità, in termini di desideri e dignità, dei marginalizzati e degli oppressi. Raggiungere questo obiettivo «implica ristrutturare il mondo», come disse una volta. Comparare Il pensiero di Freire e di Fanon Paulo Freire e Frantz Fanon erano quasi coetanei; il brasiliano Freire nasce nel 1921 mentre il creolo Fanon nasce nel 1925; il primo ebbe una lunga vita di esperienze e riflessioni, il secondo morì giovanissimo di una leucemia fulminante all’età di 36 anni, lasciando però un ricco e ancora attuale patrimonio di riflessioni e considerazioni sul rapporto tra lotta di liberazione, sviluppo psicologico e identità. Notiamo che queste due figure sono vissute in due paesi del cosiddetto Terzo Mondo e ambedue rapidamente svilupparono una teoria della liberazione dall’oppressione, Freire in campo educativo, Fanon in campo psicologico. Ambedue saranno militanti impegnati e schierati con i diseredati, i poveri, gli oppressi, cioè con i «dannati della terra». Pure nelle differenze di percorsi vi sono diversi punti di contatto; Freire studia filosofia e pratica la pedagogia critica nel suo paese, il Brasile, poi in molti paesi dell’America latina, mentre Fanon studia medicina, arriva alla psichiatria mediata dalla riflessione filosofica e dall’impegno politico, facendolo nel contesto coloniale dell’Algeria ancora occupata dai francesi. Ambedue si concentrano sui meccanismi dell’oppressione e sull’alienazione degli oppressi dipendenti in modo ambiguo e contraddittorio dai loro oppressori. Freire nella dialettica educativa tra educatore e educando e Fanon nella dialettica tra medico e paziente vedono il nocciolo del processo di alienazione; che sia nella relazione educativa o nella relazione terapeutica quello che tentano di evidenziare è proprio il meccanismo della dominazione, solo possibile se in qualche modo l’oppresso finisce per identificarsi con chi lo disumanizza, e anche la possibile emancipazione dalla struttura di dominio. Riprendendo quasi testualmente le analisi di Fanon, il pedagogista brasiliano parla della dualità esistenziale degli oppressi che accolgono dentro di loro l’oppressore e che, in questo modo, sono insieme sé stessi e un altro. Frantz Fanon studiando la sofferenza psichica sottolinea come la relazione trasformata in rapporto di dominio diventa il fattore preponderante della costruzione del complesso d’inferiorità e della dipendenza anche emozionale dell’oppresso dall’oppressore, del malato dallo psichiatra. La follia e il magrebino: analisi post-coloniale di Frantz Fanon Franz Fanon, ha un approccio diverso ai predecessori di fronte alla follia del musulmano, follia che va interpretata tenendo conto della cultura. Infatti, quello che per alcune culture è una follia per altre può essere una relazione con una divinità. La centralità sta nell’essere umano, conoscerlo a fondo per curarlo, e rispettarlo perché la sua follia è parte della sua rappresentazione del mondo, che gli psichiatri definivano: la sindrome nordafricana, a causa della quale non volevano faticare; in realtà Fanon ne dà un’altra interpretazione, essi avevano “fame di umanità" proprio perché era disumano il modo in cui venivano trattati, non si tiene conto del loro dolore. Un’altra forma di razzismo nella sindrome nordafricana è nel dare del tu all’ammalato invece di usare il classico lei, cosa che viene fatta ancora oggi quando ci si trova davanti a un migrante. Queste riflessioni rappresentano una novità per la psichiatria contemporanea. Fanon sostiene che se non considerare la variabile culturale, religiosa, geografica, linguistica, e sessuale dei nostri pazienti noi falliamo come psichiatri ma soprattutto come uomini. Questa sarà la base del pensiero di Franco Basaglia che volle umanizzare la terapia e dare dignità ai pazienti. Fanon cerca di far capire come davanti a sé un medico ha un uomo e prima di ogni cosa gli va riconosciuta dignità. Fallimento della terapia occidentale sui pazienti arabi: il caso del test TAT Fanon fa una critica al concetto di Etnopsichiatria di quel periodo in cui lui è psichiatra in Algeria. Critica l’idea di etnopsichiatria del prof. Porot, psichiatra francese negli anni ’50, il quale studia la malattia mentale degli uomini musulmani rimanendo legato a una concezione razzista, tipica degli anni ‘30 e ‘40. Egli ritiene che la malattia mentale musulmana si causata da un primitivismo psichiatrico, che impedisce all’individuo di evolversi. Fanon di questo pensiero critica prima di ogni cosa la radice scientifica. Fanon in riguardo al test per immagini, il TAT, che era stato somministrato donne musulmane, a Blida, e a donne occidentali, diede una spiegazione sui risultati diversi ottenuti, ritenendo che il suo utilizzo era errato, il test non poteva funziona sia con pazienti musulmani che occidentali, perché la vita immaginaria non può essere isolata da quella reale. Le figure mostrate nel test devono essere coerenti con la vita sociale e quotidiana, con quella reale. Si ritiene che le donne musulmane non abbiano fantasia, principio falso, poiché esse non possono immaginare cose che non conoscono, non appartenendo alla loro realtà, immagini che vengono invece riconosciute da donne occidentali. La vita immaginaria non può essere isolata da quella reale. L’immaginazione e l’immaginario sono possibili solo nella misura in cui il reale fa parte di noi e della nostra cultura. A questo punto Fanon sottolinea il fatto che un ricercatore per poter raggiungere risultati corretti in una ricerca deve prima di ogni cosa conoscere, studiare quella cultura, con tutti i suoi simboli e significati. Commentare la sindrome Nord-Africana nella critica di Fanon Frantz Fanon nel 1925 a Martinica, colonia francese, che si trova nel Mar dei Caraibi. La lingua ufficiale è il francese misto al creolo, lingua mista tra francese e dialetti africani, tanto diverse quanto gli schiavi arrivati sull’isola. Fanon da piccolo gli fu impedito di parlare il creolo il perché era considerata lingua dei poveri. Studiò fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale. Cerca di fuggire e di arruolarsi con i francesi ma dovrà aspettare il 1943. Finita la guerra tornò a scuola per conseguire il diploma e continuare gli studi universitari. Va in Francia, dove inizia i suoi studi in odontoiatria prima e in medicina dopo. Si laurea nel 1951, e torna nella Martinica dove inizia a fare il medico e si rende conto di quanto sia povera la sua gente. Comprende che i mali dei neri come lui, non sono malattie di tipo biologico psicologico e sociale, così decise di tornare in Francia, per specializzarsi in psichiatria nel 1953 nell’articolo intitolato: “La Sindrome Nord Africana”, Fanon, come Franco Basaglia si impegnò per ottenere la chiusura dei manicomi ritenendo che le sindromi psicologiche e psichiatriche delle persone provenienti dal Nord Africa, in larga parte, sono malattie sociali non dovute a malfunzionamenti del cervello, ma causate da razzismo e oppressione coloniale. Mai pensiero fu più vero e attuale, tanti traumi possono essere causa di patologie, come non dare raggione alla tesi di Fanon, le popolazioni sottomesse avevano un trattamento riservato di estrema violenza, non erano neanche considerate persone, basti pensare ad alcuni piccoli adottati da istituti russi, che io stessa ho conosciuto e che avevano subito traumi così pesanti da diventare patologie con cui fare i conti tutta la vita. Parlare della critica di Fanon al Prof. Porot e a tutta l'etnopsichiatria dell'epoca Fanon fa una critica al concetto di Etnopsichiatria di quel periodo in cui lui è psichiatra in Algeria. Critica l’idea di etnopsichiatria del prof. Porot, psichiatra francese negli anni ’50, il quale studia la malattia mentale degli uomini musulmani rimanendo legato a una concezione razzista, tipica degli anni ‘30 e ‘40. Egli ritiene che la malattia mentale musulmana si causata da un primitivismo psichiatrico, che impedisce all’individuo di evolversi. Fanon di questo pensiero critica prima di ogni cosa la radice scientifica. Fanon in riguardo al test per immagini, il TAT, che era stato somministrato donne musulmane, a Blida, e a donne occidentali, diede una spiegazione sui risultati diversi ottenuti, ritenendo che il suo utilizzo era errato, il test non poteva funziona sia con pazienti musulmani che occidentali, perché la vita immaginaria non può essere isolata da quella reale. Le figure mostrate nel test devono essere coerenti con la vita sociale e quotidiana, con quella reale. Si ritiene che le donne musulmane non abbiano fantasia, principio falso, poiché esse non possono immaginare cose che non conoscono, non appartenendo alla loro realtà, immagini che vengono invece riconosciute da donne occidentali. La vita immaginaria non può essere isolata da quella reale. L’immaginazione e l’immaginario sono possibili solo nella misura in cui il reale fa parte di noi e della nostra cultura. A questo punto Fanon sottolinea il fatto che un ricercatore per poter raggiungere risultati corretti in una ricerca deve prima di ogni cosa conoscere, studiare quella cultura, con tutti i suoi simboli e significati. La libertà e la democrazia nel pensiero di Freire Il pensiero pedagogico di Paulo Freire è stato influenzato da fattori storici, sociali, culturali e dalla stessa biografiche. Egli era cattolico, socialista, fu condannato all’esilio e poi poté rientrare in patria, tutti fattori che lo portarono ad occuparsi di una pedagogia degli oppressi. Paulo Freire, proprio perché cattolico credeva che l’essere umano non potesse essere neutrale, poiché la neutralità è una posizione; egli allontanandosi dalla neutralità si avvicina a una teologia della liberazione. Pensiero osteggiato dalla Chiesa soprattutto da Papa Giovanni Paolo II che nega la possibilità di vedere Cristo come un rivoluzionario. Ma il Sudamerica vive una condizione di estrema povertà con a capo regimi militari o finte democrazie che non hanno sicuramente come priorità rispettare la dignità umana. E’ necessario rivendicare la democrazia per cambiare il sistema, per farlo Freire punta su un’idea di pedagogia liberale, una rivoluzione sociale che punti al cambiamento e a migliorarsi. Il sistema di educazione brasiliano è sempre stato caratterizzato da un dualismo discriminatorio, che distingue l’educazione di un elite, formata dai bianchi, e quella rivolta a tutti gli altri ossia gli indios, che non potevano accedere per esempio alle università e cambiare il loro status. Il susseguirsi nel ‘900 di repubbliche populiste e dittature militari non poteva certo aiutare alla nascita di una pedagogia liberale. Bisognerà attendere il 1988 la nuova costituzione, con cui l’insegnamento diventa obbligatorio e gratuito per tutti i bambini da zero a sei anni. La teologia della liberazione per Paulo Freire ha come fine la salvezza dell’essere umano e della sua dignità e questo può accadere soltanto rivendicando la democrazia. Per cambiare un sistema sociale ed economico bisogna rivendicare la democrazia, la quale garantisce giustizia, ricchezza, istruzione e dignità. Per Freire la strada della salvezza è indicata dalla teologia della liberazione che si contrappone alla dittatura, non certo supportata da un disegno divino, poiché l’oppresso è un uomo, sottomesso da un altro uomo, una sorta di circolo vizioso, da cui solo lui piò uscire con una rivoluzione sociale e culturale, attraverso la creatività e la scolarizzazione. L’uomo deve svegliarsi, l’oppresso deve coscientizzarsi, diventare protagonista di questo cambiamento, morire e rinascere libero. La critica alla pedagogia degli oppressi di Freire La coscientizzazione nel pensiero di Freire VEDI SOPRA 16. Educazione come pratica di libertà VEDI SOPRA 16. Il pensiero di Freire nel Brasile dei movimenti democratici VEDI SOPRA16 Comparare i diversi movimenti di alfabetizzazione Il sistema di educazione brasiliano è sempre stato caratterizzato da un dualismo discriminatorio, che distingue l’educazione di un elite, formata dai bianchi, e quella rivolta a tutti gli altri ossia gli indios, che non potevano accedere per esempio alle università e cambiare il loro status. Il susseguirsi nel ‘900 di repubbliche populiste e dittature militari non poteva certo aiutare alla nascita di una pedagogia liberale. Bisognerà attendere il 1988 la nuova costituzione, con cui l’insegnamento diventa obbligatorio e gratuito per tutti i bambini da zero a sei anni. Rimane un problema la gestione di questa istruzione, affidata a chi? Con quale formazione? Fino ad allora era stata affidata a gesuiti, che davano un’impronta religiosa, ma adesso che formazione dovevano avere gli insegnanti, i quali non superavano un concorso e bastava solo che come requisito sapessero leggere e scrivere. Quello che l’autore vuole offrire è un metodo pedagogico centrato sulla coscientizzazione dell’individuo, il quale deve prendere coscienza del suo stato e essere partecipe del suo cambiamento. È una pedagogia politica l’individuo non deve prendere coscienza solo del suo stato sociale ma anche politico. L’educatore deve far nascere e tenere viva la curiosità, ossia la capacità di porsi sempre delle domande. I movimenti di afabetizzazione in Brasile Nell’epoca coloniale l’educazione era nelle mani dei gesuiti, della compagnia di Gesù, che puntava soprattutto all’ evangelizzazione degli indios, ritenuti come bambini, tabula rasa su cui poter infondere il cristianesimo; lo dimostrano le bolle papali di quel tempo. Questo accadde finché non furono cacciati dal Sudamerica e soppressa la compagnia di Gesù, con l’intervento del Marchese de Pombal nel 1759. La scolarizzazione era diritto solo dei bianchi, e non delle donne solo uomini, schiavi e mulatti non potevano studiare; il Portoghese divenne lingua ufficiale. Questo fino alla liberazione del Brasile nel 1889, con l’instaurazione della repubblica e nel 1988 quando la scuola divenne obbligatoria per tutti. Riflettere sulla condizione brasiliana durante il colonialismo Riflettere sul concetto di migrazione alla luce dei brevi articoli della lezione 48 Oggi, quando sento parlare di discriminazione, penso alla discriminazione più vicina a casa nostra, quella piena di pregiudizi verso i meridionali, quella stessa che all’estero faceva sentire deboli i nostri antenati, che stringevano i denti per dare un futuro migliore del loro ai figli. Penso che il razzismo, la discriminazione, l’emarginazione dell’altro sia un’arte del più debole che usa a suo favore per sentirsi superiore e ci riesce in effetti. Penso a tutte le storie di bullismo nelle scuole, in cui per essere diversi non basta più la razza, ma un paio di scarpe, il colore dei capelli, un brutto rendimento o addirittura il migliore rendimento a scuola. Ogni pretesto ci fa attaccare l’altro per stare su un piedistallo che ci renderà peggiori, squallidi, insicuri…….. Quando leggo articoli come questo o quando accendo la tv o vado in rete mi sento bombardata di cattiveria, che cambia abito, ma che rimane sempre la stessa e mi auguro nel mio piccolo di essere diversa e di aver procreato ‘diversi’. La storia insegna, ma nessuno ha voluto imparare!!!!!! Commentare i nuovi dannati della terra secondo Beneduce Beneduce pensa che la questione su cui tanto si è dibattuto Fanon sono alla base delle questioni della società moderna: flussi migratori che da anni provenienti dall’Africa hanno colpito l’Europa. Rifugiati, clandestini, richiedenti asilo… sono il risultato della post-colonizzazione che oggi stanno decretando la neocolonizzazione, sono loro i nuovi dannati della terra.