Scarica Dispende di Prodotti Cosmetici e più Dispense in PDF di cosmetologia solo su Docsity! PRODOTTI COSMETICI In cosmetica non si parla di principio attivo, ma di sostanze funzionali. Le etichette sono scritte in latino o in inglese. Il mercato cosmetico Il mercato cosmetico in Italia ha subito una crescita notevole dal 2002 in poi. I canali di vendita più sfruttati sono la grande distribuzione, seguiti da profumerie, farmacie e infine canali diretti e professionali; a questo livello si è verificata un'evoluzione, infatti negli anni '70 si prediligevano come canali la grande distribuzione e le profumerie, mentre oggi c'è stata una crescita della vendita del prodotto cosmetico nelle farmacie, oggi è importante anche il canale erboristico (l’erboristeria vende prodotti naturali, anche se non esiste nulla di naturale al 100%). Il mercato è in continua espansione, infatti la cura del corpo riveste una certa importanza nella società odierna. La percentuale di consumo è del 30% per gli uomini e 70% per le donne. Nella grande distribuzione troviamo prodotti per individui che non hanno particolari problemi alla cute. In genere è il canale che contribuisce maggiormente alla vendita, è rappresentato dai Supermercati, non specializzati, in cui è importante anche attirare l’attenzione del cliente grazie a Packaging e posizione strategica nello scaffale. Il prodotto in farmacia è per soggetti che hanno esigenze particolari, quindi è importante che il farmacista sappia consigliare il cliente. E’ il canale utilizzato in genere per vendere prodotti più specifici e con packaging più sobrio; in genere il prezzo è più alto. Per canale diretti e professionale si intendono le spa, i parrucchieri, i centri estetici, la vendita diretta tipo Avon. Si tratta di prodotti molto costosi, ciò però non dipende da materie prime particolari (che impattano sul prezzo finale solo per il 10%), ma dipende dalla marca o dalla vendita selettiva. Le Profumerie, vendono marchi pubblicitari specifici. Occupano una posizione intermedia nel mercato, a metà strada tra la grande distribuzione e le farmacie. Ripartizione del mercato cosmetico (2011) I prodotti più venduti sono quelli per corpo, viso e capelli. Circa il 72% sono prodotti femminili, 28% maschili. In Italia inoltre è possibile anche distinguere alcune regioni/città che hanno vendite più elevate per quanto riguarda il mercato cosmetico, rispetto ad altre come ad esempio Lombardia, Lazio, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna. L'Europa è il maggior produttore e consumatore del prodotto cosmetico nel Mondo, a seguire abbiamo gli USA e il Giappone. L'Italia si pone al 4° posto fra i paesi europei per spesa nel prodotto cosmetico. Brand delle Multinazionali In genere le marche dei prodotti cosmetici fanno capo a 3 grandi multinazionali: • L’ORÉAL = interessa moltissimi canali di distribuzione. I marchi della grande distribuzione della l’Oréal sono L’Oréal Paris, Garnier e Maybelline New York, ma possiede anche marchi venduti tramite altri canali come ad esempio le Farmacie (Vichy, La Roche etc.) oppure le Profumerie (Helena Rubinstein, Ralph Lauren, Yves Saint Laurent, Diesel, Cacharel etc.) ma vende anche prodotti professionali per Saloni di acconciatura (es Kerastase, Redken,..). • PROCTER & GAMBLE = è la 2 grande multinazionale, tra i marchi che produce ritroviamo AZ, Gillette, Head & Shoulders, Herbal Essence, Max Factor, Oral B, Olaz, Pantene, Venus, Dolce&Gabbana, Hugo Boss, Gucci, Lacoste, Laura Biagiotti etc. Prodotti per l'igiene della bocca Prodotti per il trucco (make-up) Prodotti specifici per bambini Tuttavia ci sono alcune funzionalità che i cosmetici non possono vantare e che quindi si traducono in termini che non vanno usati per pubblicizzare un prodotto cosmetico come: • allunga-ciglia: soltanto se viene chiarito che l'azione è di tipo meccanico e non biologico. • antiarrossamento: soltanto se chiarito con espressioni del tipo "atto a prevenire l'arrossamento della pelle provocato da agenti esterni". • anticellulite: il termine è improprio e comunque sconsigliabile. Se utilizzato, deve essere adeguatamente caratterizzato in senso cosmetico. • antiocchiaie: soltanto se risulta chiaramente dal contesto che il termine è riferito a prodotto cosmetico adatto a coprire o attenuare l'aspetto inestetico conseguente alle cosiddette occhiaie. • antismagliature: soltanto se dal contesto risulta chiaro che il prodotto non si propone la finalità di eliminare le smagliature formatesi nella pelle, ma quella di coprirle o, tutt'al più, di contribuire nel contrastare la formazione di ulteriori smagliature. • Adipo Cinetico, • Anallergeno, antiallergico, anallergico (Il termine è inaccettabile non essendovi sostanze sicuramente non allergiche per tutti i soggetti), • Antiacne, • Anticarie, • Anticopperosa o anticouperose (Il termine non è cosmetico e va sostituito con un'altra definizione esplicativa quale "preparato coprente o trattamento cosmetico atto a modificare l'aspetto estetico della pelle con pigmentazione di tipo efelidi"), • Antimacchie (Il termine è equivoco. va sostituito con altra definizione esplicativa quale "preparato o trattamento cosmetico atto a migliorare o attenuare l'aspetto antiestetico delle macchie della pelle"), • Antiseborroico (Il termine è equivoco. Va sostituito con espressione quale "atto a mascherare o eliminare temporaneamente l'untuosità della cute"), • Rassodante del seno (E' equivoco il riferimento a una parte del corpo, dal momento che il cosmetico può agire solo sull'epidermide), • Vitaminizzante. Inoltre sono da evitare claims e pubblicità ingannevoli atte a promuovere il prodotto per attrarre l’attenzione del consumatore ma che tendono a promuovere funzionalità non reali o comunque ingannevoli; un prodotto cosmetico infatti non potrà mai essere in grado di eliminare le rughe, far ricrescere i capelli, ricostruire i capelli, ridurre la circonferenza vita, cosce etc., gonfiare le labbra, rassodare il seno, cancellare le smagliature, rinnovare il sorriso, rinnovare il DNA! Questi sono tutti esempi di claims ingannevoli e assolutamente non veritieri. Le rughe sono inevitabili, collagene ed elastina sono proteine, quindi molecole enormi che non possono essere ripristinate. Non esiste nessun prodotto cosmetico in grado di far crescere i capelli: il minoxidil si è visto avere un effetto di irsutismo, ma non è vero che faccia ricrescere i capelli; labbra più gonfie in realtà perché sono prodotti che contengono capsico (derivato del peperoncino, gonfia le labbra attraverso un meccanismo irritante) Altro aspetto da evitare è quello della ricerca ossessiva, infatti molto spesso si tende a estrarre principi attivi provenienti da fonti “alternative” come ad esempio, siero di vipera o bava di lumaca, non perché questo attribuisca alla sostanza un effetto particolare o diverso ma al solo scopo di attrarre l’attenzione del consumatore. Come si fa a conoscere il contenuto di un prodotto cosmetico? L’Articolo 19 del Regolamento Europeo esprime le NORME RELATIVE ALL’ETICHETTATURA. Un qualunque prodotto cosmetico può essere dotato di: • Un recipiente (anche noto come confezione primaria o confezione interna) è l'imballaggio destinato ad essere in contatto diretto con il prodotto. (es. tubo, vasetti, bottiglia) • L'imballaggio (anche noto come confezione secondaria o confezione esterna) è l’imballaggio (scatola o astuccio) destinato a contenere uno o più recipienti (= racchiude l’imballaggio primario), compresi i materiali protettivi, se presenti. Alcune info devono essere riportate obbligatoriamente sia sul recipiente che sull’imballaggio. In etichetta devono essere riportati tutti gli ingredienti utilizzati. Le iscrizioni di etichettatura devono essere in carattere indelebile e irreversibile leggibili e visibili agevolmente (ad es. in termini di contrasto con lo sfondo, di dimensione, ecc.) nelle normali condizioni di presentazione. Qualora, nel caso del sapone e delle perle da bagno, nonché di altri prodotti piccoli, sia praticamente impossibile far figurare le informazioni di cui al paragrafo 1, lettera g) (elenco ingredienti) su un’etichetta, una fascetta o un cartellino, oppure su un foglio di istruzioni allegato, dette informazioni devono figurare su un avviso collocato in prossimità del contenitore nel quale il prodotto cosmetico è esposto per la vendita. L’Art. 19 recita “Fatte salve le altre disposizioni del presente articolo, i prodotti cosmetici sono messi a disposizione sul mercato solamente se il recipiente e l’imballaggio dei prodotti cosmetici recano le seguenti indicazioni, in caratteri indelebili, facilmente leggibili e visibili: a) il nome o la ragione sociale e la sede legale del produttore o del responsabile dell'immissione sul mercato del prodotto cosmetico; b) Paese di origine per i prodotti cosmetici importati nell'UE c) Contenuto nominale al momento del confezionamento per peso o per volume. . Eccezioni: se peso e volume non sono rilevanti va indicato il numero di articoli; Non è obbligatoria l’indicazione del contenuto per: • Confezioni che contengono meno di 5g grammi o 5ml millilitri • Campioni gratuiti • Confezioni monodose • Imballaggi preconfezionati solitamente commercializzati per insieme di pezzi Unità di misura: il contenuto deve essere indicato nelle misure legali del sistema metrico, ovvero in g o ml. Il contenuto nominale può essere espresso anche in unità di misura diverse (es. once), purché con caratteri di dimensioni non superiori a quelle delle misure legali. Volume o peso? L’indicazione del contenuto va riportata: • in grammi (peso) per prodotti solidi o in polvere • in millilitri (volume) per prodotti liquidi o in pasta. Per i prodotti “colati a caldo” (stick deodoranti, rossetti,ecc.) il contenuto deve essere indicato in volume, ovvero in ml, poiché tali prodotti sono allo stato liquido al momento del riempimento. Le iscrizioni di etichettatura usate per etichettare il prodotto cosmetico devono essere indelebili, leggibili e visibili agevolmente (ad es. in termini di contrasto con lo sfondo, di dimensione, ecc.) nelle normali condizioni di presentazione. Sono previsti requisiti specifici per la dimensione delle iscrizioni di etichettatura che servono ad indicare il contenuto nominale. d) Data di durata minima preceduta dal simbolo o dalla dicitura “usare preferibilmente entro” (DOMD) L'indicazione della data di durata minima non è obbligatoria per i prodotti cosmetici che abbiano una durata minima superiore ai 30 mesi. (PAO → period after opening) Per tali prodotti, salvo laddove il concetto di durabilità dopo l'apertura non sia pertinente, deve essere riportata un indicazione relativa al periodo di tempo in cui il prodotto, una volta aperto, è sicuro e può essere utilizzato senza effetti nocivi per il consumatore. Tale informazione sarà indicata dal simbolo seguito dal periodo (in mesi e/o anni, ma solitamente in mesi: “x M”). Questo simbolo sull’etichetta rappresenta un barattolino aperto e di solito riporta un numero seguito da una M: sta ad indicare quanti mesi possono passare dall’apertura del prodotto (PAO sta per Period After Opening, ovvero periodo dopo l’apertura) senza che questo subisca variazioni di nessun genere (odore, colore, consistenza). Dopo questo intervallo di tempo il prodotto è considerato scaduto. Se il prodotto è invece più delicato ed ha una vita più breve (meno di 30 mesi), allora sulla confezione al posto del barattolino troverete la data di scadenza, come quella degli alimenti per intenderci. A volte possono essere riportate entrambe. Il “Period After Opening” è definito come il tempo dopo l’apertura del prodotto cosmetico durante il quale questo può essere usato mantenendo inalterati i requisiti microbiologici I parametri di stabilità su cui si fonda la determinazione del PAO sono quindi relativi alla sicurezza del consumatore e non alla “performance” tecnica del prodotto. (la durata minima invece deve essere intesa sia in funzione di un rischio sanitario derivante dall’uso del prodotto, sia in relazione alla perdita di funzionalità del prodotto stesso). E' necessario tenere in considerazione che per alcuni prodotti il periodo di tempo dopo l'apertura non è pertinente: · Prodotti monodose; · Prodotti il cui imballaggio non consenta un'apertura fisica degli stessi, come nel caso di prodotti presentati in recipienti dove non esista la possibilità di un contatto tra il prodotto nel recipiente e l'ambiente esterno, quali generatore aerosol, recipienti sottovuoto...; · Prodotti che presentano un rischio microbiologico basso come quelli aventi: pH 10.0, pH 3.5 (α- idrossiacidi, alcuni saponi), alto contenuto alcolico (ad es. profumi, acqua di colonia,...) N.B. Il prodotto cosmetico non è sterile, ogni volta che lo usiamo aumenta il suo inquinamento microbico. I prodotti solari vanno sostituiti ogni anno, infatti l'esposizione al calore gli fa perdere funzionalità. A prescindere dal PAO, comunque è importante non utilizzare prodotti con aspetto non omogeneo, colore ed odore sospetti; non utilizzare prodotti aperti da molto tempo, come protettivi solari Lo scopo dell'etichettatura degli ingredienti è quello di assicurare al consumatore la trasparenza, fornendo informazioni adeguate sul prodotto, ad esempio consentendogli di evitare gli ingredienti ai quali può essere allergico. Inoltre, aiuta le autorità di controllo nelle loro attività di sorveglianza del mercato. Non sono considerati ingredienti: 1) le impurezze contenute nelle materie prime utilizzate; 2) le sostanze tecniche secondarie utilizzate nella fabbricazione, ma che non compaiono nella composizione del prodotto finito; 3) le sostanze utilizzate nei quantitativi assolutamente indispensabili come solventi o come vettori di composti odoranti e aromatizzanti. Tutti i prodotti cosmetici commercializzati in qualsiasi Paese dell'UE devono essere etichettati con una lista dei loro ingredienti, indipendentemente dal canale di distribuzione. Questo requisito pertanto si applica ai prodotti definiti all'Articolo 2.1(a) del Regolamento sui Prodotti Cosmetici, compresi i prodotti importati, i prodotti professionali, i campioni gratuiti, i tester, i prodotti multi-componente, i prodotti venduti per posta o via internet, messi a disposizioni negli alberghi e in altre strutture pubbliche. • ”I coloranti diversi da quelli destinati a colorare le zone pilifere possono essere indicati in ordine sparso dopo gli altri ingredienti cosmetici. Per i prodotti cosmetici da trucco immessi sul mercato in varie sfumature di colore, possono essere menzionati tutti i coloranti diversi da quelli destinati a colorare le zone pilifere utilizzati nella gamma, a condizione di aggiungervi le parole ”può contenere‟ o il simbolo “+/-” Se del caso, è utilizzata la nomenclatura CI (Colour Index).” • I composti odoranti e aromatizzanti e le loro materie prime devono essere indicati con i termini "profumo“ o "parfum" e "aroma". • Gli ingredienti in concentrazione inferiore all'1% possono essere menzionati in ordine sparso dopo quelli in concentrazione superiore all'1%. • Nanomateriali_Un nuovo requisito introdotto dal Regolamento è l'obbligo di informare il consumatore quando vengono impiegati nei prodotti cosmetici i nanomateriali, così come definiti dall'Articolo 2.1(k). A tal fine, il suffisso “nano” dovrà essere posizionato dopo il nome INCI del relativo ingrediente. Il testo ufficiale recita: “Tutti gli ingredienti sotto forma di nanomateriali sono chiaramente indicati nell'elenco degli ingredienti. La dicitura “nano” tra parentesi, segue la denominazione di tali ingredienti”. Nanomateriali → matriali con diametro inferiore al micron. Poco conosciuti gli effetti, anche a livello sistemico, quindi bisogna usarli con prudenza. Nomenclatura ingredienti cosmetici Molto importante. Basato su: Trasparenza_il consumatore ha il diritto di sapere tutto ciò che viene utilizzato nel prodotto cosmetico. INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients)_nomenclatura con cui tutti gli ingredienti vengono riportati in etichetta. Consente un armonizzazione della nomenclatura a livello internazionale. Glossario_contiene l'elenco di tutte le sostanze. Rappresenta il vecchio Inventario europeoè una lista aperta di tutti gli ingredienti. Non è una lista positiva, cioè non necessariamente quello che non è nella lista non può essere usato. Per vedere quali sostanze sono vitate bisogna rifarsi all'allegato II del regolamento. Inventario Europeo E’ stato pubblicato sulla GUCE (gazzetta ufficiale dell’unione europea) del 1 giugno 1996. Non è una lista chiusa (inventario indicativo degli ingredienti cosmetici usati, altre sostanza possono essere aggiunte) né una lista positiva (posso usare anche sostanze che non sono in lista). E’ un documento in continuo divenire, che viene modificato e aggiornato in virtù di: 1. Aggiornamento tecnologico 2. Aggiornamento normativo 3. Maggiore armonizzazione internazionale. Con la procedura prevista per le direttive di aggiornamento tecnico la Commissione elabora, pubblica e aggiorna periodicamente, un inventario indicativo degli ingredienti utilizzati nei prodotti cosmetici sulla base delle informazioni fornite dall'industria in questione. L'inventario è suddiviso in due parti: 1) materie prime odoranti e aromatiche, 2) le altre materie prime. L’inventario contiene informazioni concernenti: • l'identità dell'ingrediente • la denominazione chimica, la denominazione CTFA (associazione americana dei produttori di materie prime cosmetiche), la denominazione FU, la denominazione dell'OMS • i numeri EINECS, IUPAC, CAS e Color Index • la denominazione INCI • le funzioni usuali dell'ingrediente nel prodotto finito • in alcuni casi le restrizioni e le modalità di impiego e le avvertenze… La commissione europea del 2007 ha aggiornato l’elenco delle sostanze impiegate in cosmetica. Denominazione INCI_regole 1. Il nome INCI delle sostanze di origine chimica è una denominazione in lingua inglese che trae ispirazione dalle denominazioni utilizzate da più di quarant'anni anni per indicare gli ingredienti dei prodotti cosmetici destinati al mercato degli Stati Uniti d'America e di numerosissimi paesi extraeuropei (corrisponde all'ex-nome CTFA); costituiscono un’eccezione le sostanze presenti negli allegati III, VI e VII della direttiva 76/768/CEE il cui nome INCI corrisponde alla versione in lingua inglese del termine chimico previsto negli stessi allegati. Il nome INCI delle sostanze di origine chimica è una denominazione in lingua inglese (corrisponde all’ex-nome CTFA): Es. SODIUM LAURYL SULFATE CH3(CH2)11OSO3- Na+ Coloranti Il nome INCI dei coloranti è il corrispettivo Colour Index o la denominazione in Allegato IV, quando gli stessi vengono utilizzati nei prodotti quali pigmenti per la colorazione; oppure il nome INCI corrisponde al nome chimico se utilizzati nelle tinture per capelli o come opacizzanti o riflettenti; in alcuni casi, è possibile che la stessa sostanza abbia diversi nomi INCIEs. CI 77891 / TITANIUM DIOXIDE (numero di colour index/denominazione chimica comune) Sono identificati da: • numero di Colour Index (es. CI 45430, i primi due numeri indicano la classe, gli ultimi due la colorazione) • dalle denominazioni riportate nell’Allegato IV (es. Antociani) I coloranti possono essere indicati in ordine sparso, dopo gli altri ingredienti. Derivati vegetali Il nome INCI dei derivati e degli estratti vegetali è costituito dal nome latino della pianta di origine, secondo Linneo in accordo ed armonizzazione a quanto previsto nell'inventario EINECS e non è prevista alcuna differenziazione fra le parti della pianta utilizzate, né fra i prodotti ottenuti. Denominazione INCI dei derivati botanici - Se non sottoposti a modifiche di tipo chimico: il nome INCI corrisponde semplicemente al NOME BOTANICO (genere + specie) POMPELMO ESTRATTO POMPELMO OLIO ESSENZIALE POMPELMO SUCCO INCI name: Citrus grandis - Se sottoposti a modifiche di tipo chimico: COCCO AMMIDOPROPILBETAINA INCI name: Cocamidopropylbetaine. Denominazione INCI estratti vegetali L’attribuzione della denominazione INCI di un estratto vegetale viene effettuata considerandolo una miscela e prendendo quindi in considerazione: • l’estratto della pianta (corrispondente nome latino INCI, es. “equisetum arvense”) • il solvente utilizzato per veicolare l’estratto (corrispondente nome chimico INCI, es. “propylene glycol”) Derivati biologici Il nome INCI dei derivati e degli estratti biologici (da organi e tessuti animali) e le sostanze di uso comune (es. acqua, olio ecc.) vengono riportate con il nome latino tratto dalla farmacopea europea, qualora previsto. Anche nel caso degli estratti biologici non viene fatta differenziazione fra parti o derivati dell'animale. Dal 2006 bisogna riportare anche la parte della pianta o dell’animale: Prodotti solari per bambini_non si può più dire perché l'OMS sconsiglia l'esposizione al sole dei bambini al di sotto dei 36 mesi, perché prima si ha l'esposizione al sole del bambino maggiore è il rischio di sviluppare melanoma. DENTIFRICI (prodotti fluorurati)_ Il fluoro fa diventare più duri i denti, ma solo se il dente deve ancora formarsi. Eccesso di fluoro si manifesta come un puntino bianco sul dente, è dovuto da fluorapatite. Sono irreversibili. Chi fa uso di fluoro per via orale non deve usare dentifrici col fluoro. ETICHETTATURA NON CONFORME_Bisogna evitare la presenza di più elementi che possono portare a confondere il prodotto cosmetico con un alimento. PUBBLICITÀ Nel mercato odierno una valida promozione pubblicitaria è determinante per il successo di un prodotto, più della sua effettiva funzione. Tutto quello che rimane nella memoria del consumatore sono tempo e soldi risparmiati da parte dell'azienda per promuovere il suo prodotto. Influenza enormemente la scelta del consumatore del prodotto cosmetico. Ci sono anche forme occulte di pubblicità, es. la confezione sempre uguale facilita l'individuazione del prodotto, quindi il consumatore non si distrae guardando altri prodotti (es. nivea) La messa a punto di una strategia di marketing ben congegnata gioca un ruolo fondamentale nel determinare il boom di un cosmetico tra il pubblico (spesso si crea prima il prodotto che la necessità) e deve prendere in considerazione: • Messaggio • Immagine • Packaging Il messaggio promozionale deve però rispettare i vincoli normativi esistenti. Un claim efficace deve coniugare i voli di fantasia e le iperboli tipiche della pubblicità con una corrispondenza alle reali prestazioni del prodotto collega il prodotto a un messaggio che rimane impresso, ad esempio collegare all'eterna giovinezza. Il consumatore sa che non è vero, ma intanto memorizza il messaggio e lo collega comunque al prodotto La promozione di un prodotto cosmetico deve giovarsi di immagini e messaggi: – efficaci e di immediato impatto – in grado di destare i bisogni inespressi del destinatario, stimolandone la fantasia e la curiosità – che informino correttamente sulle reali funzioni del prodotto. Ha quindi aspetti contraddittori. Deve essere al tempo stesso: un sogno, una favola che risveglia il desiderio di essere per sempre giovani e belli ma anche scientificamente ineccepibile (bisogna usare la terminologia corretta) La direttiva 76/768 infatti stabilisce che: “... non vengano impiegati diciture, denominazioni, marchi, immagini o altri segni, figurativi o meno, che attribuiscano ai prodotti stessi caratteristiche che non possiedono” (Ad esempio; prodotti botox-like si pubblicizzano come sostitutivi al botox per iniezione, ma NON sono la stessa cosa. Il botulino può essere usato solo da un dermatologo e nessun prodotto cosmetico può contenerlo). Che cos’è un messaggio pubblicitario? Il messaggio pubblicitario apparentemente non è altro che un’immagine, che costituisce il primo impatto del prodotto con il potenziale acquirente, accompagnata da uno slogan (claims) che ne riassume le caratteristiche. In realtà questo messaggio costituisce il biglietto da visita del prodotto, e quando è efficace riesce a trasformarlo in un “oggetto del desiderio”, colpendo l’attenzione del destinatario e facendo leva sia sui suoi bisogni reali che sulle motivazioni inconsce. Importantissimi anche gli slogan che rimangono impressi nella mente del consumatore, che quindi collega direttamente lo slogan al prodotto. C'è un reparto specifico nelle aziende cosmetiche che si occupa della pubblicità, l’Ufficio Marketing. Lo scopo del messaggio promozionale è quello di orientare i consumi verso un particolare prodotto, senza però contravvenire al dettato del decreto 74/92, che impone di non essere ingannevole e di non pregiudicare il comportamento economico dei potenziali acquirenti, a scapito della concorrenza. Un claim impeccabile dal punto di vista normativo ma inefficace nel destare l’interesse del consumatore vanificherà gli sforzi e le spese che hanno portato alla realizzazione del prodotto, condannandolo a uno scarso successo commerciale. D’altra parte, un messaggio pubblicitario che colpisca la fantasia e stimoli il subconscio del destinatario, ma che vanti proprietà inesistenti o non adeguatamente supportate, ricadrà nel reato di pubblicità ingannevole, con le conseguenti ricadute economiche, e d’immagine per l’azienda produttrice. Esiste un sito internet, l'Autorità Garante della Pubblicità a cui si può rivolgersi se una pubblicità non è onesta. La denuncia di pubblicità ingannevole può farla chiunque. Un criterio normalmente utilizzato per stabilire se una denominazione, un marchio o una dicitura pubblicitaria siano o no idonei a indurre l’acquirente in errore, consiste nel prendere in considerazione l’aspettativa presunta di un consumatore medio, normalmente informato e ragionevolmente attento e avveduto. Alcuni casi segnalati di presunta pubblicità ingannevole: “Pelle giovane e fresca come quella di una bimba", è stato segnalato nel 1996 ma è stato difeso dall'azienda produttrice con la motivazione che un consumatore medio sarebbe stato in grado di capire da solo che il claim pubblicitario era iperbolico e che la sua pelle non potrebbe mai trasformarsi in quella di una bambina. Queste motivazioni vennero poi anche difese dal giudice. "Liberi dalla forfora in 7 giorni" l’azienda produttrice spiegò che si trattava di un'iperbole, il cui carattere esagerato risultava evidente anche all'utente medio, ma questo claim invece è stato condannato dall'autorità. Infatti era ben leggibile sull’etichetta del prodotto il termine "efficacia testata" che poteva quindi indurre in inganno il consumatore. Il prodotto cosmetico non può raggiungere gli strati profondi della cute, dove c'è il microcircolo sistemico → non può oltrepassare la giunzione dermo-epidermica. Nel derma ci sono i vasi sanguigni e il prodotto cosmetico non può entrare in circolo. (il prodotto farmaceutico invece arriva a livello dermico) La cute è l'organo di protezione tra l'organismo e l'ambiente esterno. La cute è l'organo più esteso del nostro corpo, ha una superficie di circa 1,6/1,85 m2, pesa circa 5 Kg nell'adulto ed ha uno spessore di 0,5-6 mm; è costituita da acqua per il 70% (Per mantenere la cute idratata bisogna bere molto). La restante parte è costituita da proteine 25%, grassi 2%, minerali 0.5%, altro 2.5%. Il colore può variare in base a: Razza, costituzione individuale, età, sede corporea, pigmenti (melanine e carotene) sangue dei vasi dermici. Esistono due tipi di melanine: eu (scure) e feomelanine (rosse) → sono responsabili della pigmentazione e protezione solare. La colorazione dipende anche dalla circolazione cutanea (microcircolo sistemico) e dalla presenza di carotene che assieme ai pigmenti e alle melanine conferisce colore. Esistono diversi fototipi di incarnato: zero è l'albino (patologia in cui non si produce alcun pigmento, hanno occhi rossi e capelli bianchi), fototipo 1 e 2 (tante efelidi, difficoltà ad abbronzarsi, facilità a ustionarsi, capelli e occhi chiari, capelli rossi) → la colorazione rossa è dovuta alla feomelanina. Fototipo 6 → il più scuro razza negroide. Il fototipo ha una rilevante influenza sulla produzione di vitamina D. Al nord si hanno occhi e capelli chiari perché la vitamina D si attiva grazie all’esposizione alla luce solare → al nord c'è meno sole quindi il corpo è meno protetto dall'esposizione ai suoi raggi.Hanno meno vit D) L'attivazione della vitamina D è fondamentale per la prevenzione del rachitismo. Strati cutanei: la cute è costituita da Epidermide, Derma e Tessuto Sottocutaneo (ipoderma). La parte che riguarda la cosmetica è solamente l'epidermide. L'epidermide è lo strato più esterno è diviso, partendo dall’interno, in: strato basale o germinativo (dove proliferano i cheratinociti nucleati, man manco che questi ascendono verso la superficie cutanea subiscono numerose modifiche. Una volta arrivati allo strato più esterno (corneo) sono agranulati-privi di nucleo e organelli-), strato spinoso, strato granuloso, strato corneo. La giunzione dermo-epidermica separa l'epidermide dal derma. Altri componenti importanti sono collagene, elastina e ac. ialuronico danno elasticità e plasticità alla cute. Collagene ed elastina sono macromolecole perché proteine. L'acido ialuronico fa parte della sostanza fondamentale. Il collagene fa si che quando abbiamo trazione della cute essa resista e si estenda a sufficienza senza smagliarsi. Le fibre della nostra epidermide hanno una certa capacità di estensione ma nel caso di eccessiva estensione o pelle con poco collagene si formano le smagliature (tipiche delle donne incinta) L'elastina fa tornare la pelle alla normalità, l'acido ialuronico trattiene acqua per mantenere la pelle idratata (conferisce turgore al derma). Collagene ed elastina sono continuamente distrutti da due metallo proteasi specifiche (Elastasi e collagenasi) e poi ricostituite al fine di garantire un continuo rinnovo. Età e radiazioni solari condizionano il funzionamento di questi enzimi. Nel corso dell’età acquisiscono attività eccessiva quindi perdiamo più proteine di quelle che si riformano → rughe permanenti (crono-invecchiamento). I raggi UVA sono attivatori delle collagenasi e delle elastasi e sono quelli che arrivano più in profondità (foto-invecchiamento). L'ipoderma è formato dal pannicolo adiposo → la cellulite (panniculopatia cronica) è un'infiammazione delle cellule del tessuto adiposo. Funzioni della cute: la cute è un organo complesso con funzione di: • barriera, membrana semi-permeabile che scambia e assorbe O2,barriera contro gli agenti esterni e i microrganismi • termoregolazione grazie al sudore L'acqua che evapora ha bisogno di calore (processo endotermico) → l’evaporazione dell’acqua raffredda la superficie cutanea, quindi il sudore raffredda la cute (gli obesi hanno problemi a mantenere la temperatura corporea costante perché lo strato di grasso è isolante e una barriera contro la dispersione del calore). Anche i peli contribuiscono alla termoregolazione, quando si ha la pelle d'oca il pelo si raddrizza e intrappola aria che fa da isolamento. • Immunologica per via del pH. La cute non è sterile, grazie a un tampone a pH 5,5 combatte l'aggressione da parte di microrganismi → se si altera il pH si ha infiammazione (acnepelle con pH alterato). Per la cute il pH uguale a 7 è molto alcalino → pH neutro riferito alla cute. Presenta inoltre una fitta rete di fibre nervose nel derma sensibili a calore, pressione e dolore (non nell’epidermide! Gli assoni dei neuroni si fermano alla giunzione dermo epidermica). CARATTERI MACROSCOPICI Le pieghe, sono zone in cui la quantità di cute è maggiore ad esempio in corrispondenza di articolazioni. Alcune volte queste pliche aumentano di numero se il tessuto sopra cui si trovano si riduce oppure per la contrazione dei muscoli sottostanti. Quindi in sostanza possiamo avere pieghe dovute alla mobilità articolare (pieghe articolari), alla contrazione dei muscoli sottostanti (pieghe muscolari) o ancora alla diminuzione del pannicolo adiposo e della elasticità cutanea (pieghe senili o rughe). Gli orifizi: sono piccole depressioni puntiformi centrate da un ostio ( sono gli orifizi dei follicoli piliferi e delle ghiandole sebacee libere o di quelle sudoripare. I solchi: sono sottili depressioni lineari che congiungono gli osti follicolari vicini disegnando una maglia a losanghe. A livello palmare e plantare i solchi sono disposti parallelamente a sottili creste. Sui polpastrelli le creste e i solchi formano un disegno variabile da individuo a individuo. CARATTERI MICROSCOPICI La cute è formata da diversi tipi di tessuto: Epidermide → epitelio Derma → tessuto connettivo Strato sottocutaneo → tessuto adiposo. Nel derma e nel sottocutaneo sono contenuti i vasi sanguigni, i nervi e gli annessi cutanei. Gli annessi cutanei sono peli e capelli, il bulbo è localizzato in un'invaginazione del derma ma stanno al di sopra della giunzione e possiedono cellule staminali; il capello è vivo solo all'altezza del bulbo. EPIDERMIDE È costituita da diversi tipi di cellule: • Cheratinociti, in particolare quelli a livello dello Strato Corneo prendono il nome di Corneociti, ormai privi del nucleo, e vanno incontro a graduale ricambio per desquamazione. Il passaggio da parte basale a parte superficiale dei Corneociti dura 28 giorni (turn-over). • Melanociti, localizzati nello Strato Basale. • Cellule di Langherans, hanno azione protettiva contro gli antigeni ambientali. • Cellule di Merkel, responsabili della recezione tattile. Ghiandole Sudoripare (+Piloerezione): infatti il sudore consente di mantenere costante la temperatura corporea, il calore viene dissipato tramite sudorazione in quanto l’H₂O assorbe calore dalla cute e poi evapora. I vasi cutanei invece, dilatandosi e contraendosi consentono di mantenere flussi di sangue diversi a seconda della temperatura esterna, per dissipare o conservare calore. • Funzione neurosensoriale, media infatti l’interazione del corpo con l’ambiente esterno tramite stimoli dolorifici, termici, tattili. • Ha anche una funzione metabolica, in quanto è alla base della produzione di Vitamina D. • La cute inoltre ha una funzione secretiva poiché è in grado di produrre e secernere H₂O, sali, cataboliti, scorie e sebo. • A livello dello strato basale o germinativo svolge anche una funzione riproduttiva in quanto vengono prodotte nuove cellule per il continuo rinnovamento (turn over) cellulare.Il processo di rinnovamento cellulare inizia nello strato germinativo e continua in quelli con la cheratinizzazione e la desquamazione finale. La quantità di pelle eliminata viene progressivamente rimpiazzata dal suo continuo rinnovamento cellulare. • Funzione respiratoria O2 e CO2 • La pelle svolge anche un ruolo psicologico importante. Poichè è l'indice più visibile della nostra salute, la condizione della nostra pelle influisce su come ci sentiamo con noi stessi e su come gli altri ci vedono. Quando la pelle è sana e senza problemi riesce a fare meglio il suo lavoro e noi ci sentiamo più a nostro agio e abbiamo maggiore fiducia. EPIDERMIDE Strato su cui agisce il prodotto cosmetico. La funzionalità della cute è legata alla propria integrità, soprattutto a quella degli strati superficiali più esterni cioè lo strato corneo e il film idrolipidico che lo ricopre. Lo Strato corneo è lo strato esterno, insensibile, costituito da file di cellule appiattite, cornificate, prive di nucleo (incapaci di riprodursi) e ricche di cheratina, assemblate tra loro da materiale lipidico. Svolge importantissime funzioni di protezione: - impermeabile all'acqua - impermeabile ai gas; - buona resistenza ad alcali e acidi, a sollecitazioni meccaniche, sollecitazioni elettriche, ad aggressioni biologiche - Sufficiente resistenza all’assorbimento radiazioni UV. • CHERATINOCITI Cheratinizzazione → processo differenziativo che porta la cellula epiteliale basale epidermica a trasformarsi nelle cellule dello strato corneo (=corneociti) Dal momento in cui la cellula si divide, al momento in cui la cellula passa nella compagine delle cellule dello strato granuloso, passano circa 14 giorni. Altrettanti, per essere definitivamente esfoliata. in tot il turnover dura quindi 28 gg TURN OVER CELLULARE Si perdono 3-4 grammi di pelle al giorno, con conseguente perdita di proteine. I cheratinociti sono uniti tra di loro attraverso desmosomi, strutture fibrose che collegano le cellule tra di loro. Cheratinociti dallo strato basale (dove hanno i caratteri di cellule staminali) si moltiplicano per mitosi dando origine a nuove cellule che si differenziano via via che si spostano verso la superficie. La loro specializzazione consiste nella produzione di cheratina, che viene accumulata all’interno del citoplasma. Risalendo negli strati sovrabasali tali cellule perdono la propria capacità di proliferare ed iniziano un processo di degenerazione nello stadio finale di cheratinizzazione le cellule si trasformano in lamelle appiattite che si sfaldano e si disperdono nell’ambient A tappare i “buchi” tra un Corneocita e l'altro troviamo sostanze lipofile che vanno a costituire il cosi detto cemento intercellulare. Tali lipidi intercelluari sono formati dai corpi di odland nello strato granulare e si rinnovano ogni 28 gg. Se noi quindi sgrassiamo troppo la cute eliminando i grassi tra un Corneocita e l'altro la membrana diventa permeabile e si destruttura tendendo a perdere più acqua etc. • MELANOCITI Cellule dendritiche della cresta neurale collocate nello strato basale con compito di PRODURRE E SECERNERE melanine mediante i dendriti che si infiltrano tra i cheratinociti dello strato basale e spinoso. Contengono melanosomi (contenenti melanina) ed enzima tirosinasi per formare Eumelanine (“scure”) Feomelanine (“rosse”) , a seconda della pigmentazione inividuale si possono avere più eumelanine o più feomelanine espresse. Le eumelanine sono quelle che proteggono di più dal sole. Razze diverse: hanno lo stesso numero melanociti ma possono essere interessati da una maggiore produzione melanosomi. IL DERMA E' lo strato elastico e morbido che si trova sotto l' epidermide con funzione di sostegno e termoregolazione. Tessuto d’origine mesenchimale composto da fibre collagene, elastiche, reticolari, sostanza fondamentale in cui si trovano vasi sanguigni (danno nutrimento alla cute stessa, in particolare allo strato epidermico privo di vasi propri) e circa 500.000 recettori che ricevono gli stimoli come il caldo, il freddo, la pressione o il dolore. I più numerosi sono quelli sensibili al dolore. Lo strato profondo del derma è ricco di cellule adipose e forma il cosiddetto "pannicolo adiposo" (diverso a seconda zone corporee e individui). I fibroblasti sintetizzano il procollagene, precursore del collagene, che viene secreto negli spazi intercellulari e sottoposto all'azione di proteasi specifiche. Più molecole di collagene si uniscono per dare luogo a fibrille che al microscopio elettronico mostrano una caratteristica bandeggiatura periodica. Il collagene permette l'estensione della cute alla trazione. I fibroblasti sintetizzano anche le fibre elastiche costituite da elastina e circondate da microfibrille. L'elastina garantisce il ritorno della cute alle sue dimensioni normali dopo una trazione. L'elastina matura si trova solo nel derma reticolare, mentre le papille dermiche ne contengono soltanto i precursori. • SOSTANZA FONDAMENTALE: funziona da ”cemento” E’ costituita da Zuccheri complessi (mucopolisaccaridi – glicoaminoglicani) come ad es Acido ialuronico ed eparina Nel derma tutti i glucosamminoglicani presenti, eccetto l’acido ialuronico, si legano in gran numero ad un’unica proteina filamentosa (del nocciolo o core proteico), formando i Proteoglicani. Moltissimi proteoglicani si legano su un core di acido ialuronico formando aggregati di enormi dimensioni. L’ACIDO IALURONICO È in grado di trattenere moltissima acqua a livello della sostanza fondamentale. Dà struttura al derma e, se manca, esternamente possiamo vedere che, perdendo acqua, noi perdiamo anche struttura e la pelle risulta più vecchia, meno turgida. Non si può applicare esternamente ma deve essere iniettato in sito da medici per poter agire a livello dermico. • COLLAGENE • Umettanti e Plastificanti (le sostanze umettanti forniscono acqua ad un tessuto. Per mantenere la cute idratata noi possiamo fornire acqua dall'interno, bevendo, oppure possiamo bloccare e ridurre il più possibile la perdita di acqua tramite perspiratio insensibilis, ad esempio tappando i pori (ittiolo), oppure, ancora, fornendo acqua dall'esterno con sostanze in grado di trattenere acqua sulla superficie della cute) • Colori, Lacche e Pigmenti • Antiossidanti e Sequestranti • Antimicrobici e Preservanti • Sostanze ausiliarie e funzionali • Profumi Perché inserire una sostanza lipofila in un prodotto cosmetico??? La vera e propria barriera difensiva contro la disidratazione della cute è localizzata nello Strato Corneo; questa barriera serve non solo a regolare la perdita d’acqua dal corpo, ma anche per modulare l’assorbimento percutaneo delle sostanze applicate sulla cute. LIPIDI DELLO STRATO CORNEO Lo strato corneo è formato da due compartimenti, uno cellulare (Corneociti) ed uno extracellulare, ricco di lipidi che riempiono gli spazi esistenti tra un Corneocita e l’altro. I lipidi intercellulari provengono dai corpi di Odland o corpi lamellari dello strato granulare, sono vescicole provviste di membrana che contengono al loro interno fosfolipidi, glucosilceramidi e colesterolo. Queste sostanze, pur essendo lipofile, non sono del tutto apolari (caratteristica che viene persa quando vengono estrusi dalla vescicola). La membrana dei corpi di Odland va a fondersi con la membrana delle cellule più alte dello strato granuloso ed i lipidi vengono emessi all’esterno per esocitosi. Quando vengono estrusi dalla vescicola: le glucosilceramidi diventano ceramidi, il colesterolo viene in gran parte esterificato e i singoli acidi grassi vengono rimossi dai fosfolipidi. Il risultato è un complesso lipidico completamente idrofobo (cioè impermeabile all’acqua). Tali grassi vanno poi a disporsi tra un corneocita e l’altro, formando delle lunghe lamine. Ognuna di esse è organizzata in uno strato bilayer, un po’ come il doppio strato fosfolipidico che caratterizza la membrana cellulare. Inoltre all’esterno del rivestimento corneo, è presente un monostrato lipidico composto da grosse ceramidi. Esso funge da interfaccia tra i lipidi che riempiono lo spazio intracellulare ed il rivestimento corneo di natura proteica. Idratazione cutanea: Il grado di idratazione dello strato corneo dipende da: • quantità di acqua assorbita dagli strati sottostanti • quantità di acqua persa per evaporazione, determinata da fattori ambientali quali temperatura, umidità e ventilazione • capacità di questo strato di trattenere l'acqua (grazie al film idrolipidico). Affinché la barriera cutanea rappresentata dallo Strato Corneo sia efficiente, è necessario che la quantità di acqua in questa regione rimanga costante; i Corneociti sono in genere più poveri di acqua rispetto alle cellule degli strati sottostanti, l’acqua ne rappresenta soltanto il 15% del peso cellulare contro il normale 70% delle altre cellule. Ma se scendiamo a una quantità di acqua inferiore al 15% avremo la pelle secca. Mantenere l’idratazione è fondamentale sia per la flessibilità cellulare, sia per il mantenimento dell’attività enzimatica. Il contenuto di acqua dei corneociti è influenzato dalla temperatura ambientale e dal grado di umidità. Se l’ambiente esterno è molto secco tali cellule tendono a disidratarsi, al contrario, se immerse in acqua, la assorbono fino a 5-6 volte il proprio peso (Ciò spiega come mai, dopo un ammollo prolungato, la pelle dei polpastrelli tenda a raggrinzirsi. In questi casi le cellule dello strato corneo assorbono acqua e tendono ad aumentare di volume. Data la ridotta estensione della cute in queste zone, i corneociti si ingrossano ma non riescono ad espandersi e formano così le caratteristiche grinze). In ogni caso l’acqua non riesce a penetrare in quantità elevata al di sotto dello strato corneo, per la presenza dei già citati lipidi intercellulari, che costituiscono il cemento intercellulare e di quelli del film idrolipidico. Il cemento intercellulare è costituito da sostanze lipofile che riempono gli spazi tra un corneocita e l'altro → la detersione profonda ed eccessiva rischia di eliminarli. I tensioattivi troppo aggressivi alterano questa barriera semipermanente → disidratazione della pelle → aumento del perspiratio insensibilis (10 ml di acqua evaporano in 1 ora). Un'eccessiva detersione aggredisce i lipidi intercellulari → pelle più sensibile agli attacchi per 28 giorni. I lipidi intercellulari sono costituiti da ceramidi (50%), colesterolo (35-40%) e acidi grassi liberi (linoleico). Se manca l'acido linoleico si ha secchezza. Le ceramidi si dispongono attorno ai cheratinociti e rendono compatibili le sostanze lipofile con il resto della cellula → tutto compattato. Prima sono glucosilceramidi. Sopra lo strato corneo c'è un film idrolipidico (emulsione tra sostanze idrofile e lipofile) che è la miglior barriera alla disidratazione; si ripristina ogni giorno grazie alle ghiandole sebacee. Una buona detersione deve portare via questo film naturale che viene così ripristinato durante la giornata; un'eccessiva rimozione porta però ad un disequilibrio → la cute produce più sostanze lipofile → pelle grassa. FILM IDROLIPIDICO Questa sorta di pellicola presente sulla superficie cutanea è costituita da una componente idrofila (NMF) e dalla frazione liposolubile (sebo e lipidi extracellulari). Il Film ha diverse funzioni: • Mantiene idratato ed elastico lo Strato Corneo, sia grazie alla presenza dell’NMF, che ha proprietà umettanti, sia grazie alla componente lipidica, che regola l’evaporazione dell’acqua dalla superficie cutanea. • Ha anche proprietà antimicrobiche grazie ad alcuni acidi grassi dotati di azione tossica nei confronti dei microrganismi patogeni; anche lo stesso sebo, costituito da una frazione lipidica particolare, si oppone alla colonizzazione batterica della cute. Il film idrolipidico è inoltre dotato di un pH acido che rappresenta un ulteriore mezzo di difesa contro la colonizzazione di microrganismi patogeni. Il film idrolipidico conferisce alla nostra pelle un odore particolare. I lipidi che lo costituiscono sono infatti numerosi ed il modo in cui questi si distribuiscono dona al corpo "un'impronta chimica" caratteristica. I lipidi più coinvolti in questo processo sono i feromoni Essi sono messaggeri chimici che vanno ad interagire con la parte inconscia del centro affettivo e danno un messaggio particolare alla persona che ci sta vicino. Sono molto utilizzati dagli animali per comunicare. Sono di tanti tipi, esistono ferormoni di allarme, paura, sessuale. Questi ultimi sono molto impo in cosmetica: lo stesso sesso non lo percepisce, il sesso opposto si. Importante per le profumazioni : piace magari perché se donna c'è un feromone maschile, quindi ne siamo attratte. Costituenti del Film idrolipidico: • NMF (natural moisturizing factor) E’ importante per mantenere COSTANTE l’idratazione dello strato corneo. E’ costituito da una Miscela di sostanze idrosolubili e fortemente igroscopiche abbondantemente presente nei corneociti, dove svolge funzioni umettanti garantisce l’idratazione dello strato corneo trattenendo quel 15% di acqua molto impo per la salute della cute. Oltre che trovarsi dentro ai corneociti è presente anche sulla superficie dell’epidermide dove entra nella composizione del film idrolipidico. La composizione del NMF è data da: aminoacidi 40% ,acido piroglutamico 12% , lattato di sodio 12% , urea 7% , glucidi 4%, sali 25%; gli amminoacidi derivano dalla degradazione della cheratina. Queste sostanze, in parte, provengono dalla secrezione delle ghiandole sudoripare e sebacee e, in parte, dalla degradazione della cheratina e dei lipidi. Molti degli amminoacidi che contiene sono forniti dalla filaggrina, quella proteina che fa da supporto ai filamenti di cheratina. • Nello sviluppo della barriera cutanea la filaggrina svolge un ruolo fondamentale. La filaggrina (FILament AGGRegating proteIN) è una proteina sintetizzata nello Strato Granuloso dell’epidermide ed ha un ruolo chiave per la prevenzione della secchezza e desquamazione della pelle. Infatti questa proteina svolge il ruolo di: 1) organizzare e aggregare la cheratina nella fase di formazione delle lamelle cornee, disponendole in modo molto ordinato una accanto all’altra senza dislivelli, rendendo la pelle omogenea, compatta, liscia e levigata. 2) Contribuire con la sua degradazione alla formazione del fattore naturale di idratazione NMF che rende lo strato corneo morbido ed elastico. La filaggrina è una proteina filamentosa ricca di prolina e amminoacidi solforati presente nello strato corneo dell’epidermide. Il suo precursore è la profilaggrina, una proteina dal peso molecolare di 350kDalton. E’ una proteina ricca in istidina, costituita da 10-12 ripetizioni di filaggrina affiancate ed è il principale costituente dei granuli di cheratoialina (contenuti nelle cellule dello strato granuloso). La filaggrina nelle cellule dello strato corneo si lega alla cheratina che costituisce i filamenti intermedi del citoscheletro, provocandone il collasso, per cui i cheratinociti si appiattiscono e diventano cellule squamose (strato corneo). Inoltre la filaggrina, per azione di alcune proteasi, è frammentata in diversi amminoacidi igroscopici; alcuni di questi costituiscono il fattore naturale di idratazione (NMF) responsabile del mantenimento di acqua nello strato corneo. La degradazione di alcuni di questi amminoacidi porta alla formazione di alcuni acidi (UCA derivato dall’istidina e PCA derivato dalla glutammina) che sono necessari per mantenere un pH acido(4.2-5.6) nello strato corneo. In particolare l’acido UCA ha anche un effetto fotoprotettivo contro le radiazioni ultraviolette (3) Una carenza di filaggrina, quindi, causa secchezza, desquamazione e addirittura forme patologiche come la dermatite atopica ed anche alcune forme di intolleranza. Funzioni NMF: • I suoi costituenti sono tutti altamente idrosolubili e fortemente igroscopici e quindi NMF tende a catturare acqua a livello dello strato corneo anche quando il livello di umidità relativa è stabile al di sotto del 50%. come la cera d'api che possono causare irritazioni: può contenere pollini in grado di dare reazioni di ipersensibilità in alcuni individui. FUNZIONI • Solvente, ad esempio le molecole dei filtri solari sono lipofile e quindi hanno bisogno di un solvente lipofilo che le veicoli (sciolgo un prodotto in una sostanza). • Di struttura o riempimento. • Fattori di consistenza, per dare consistenza/massa alla formulazione (es. cere), i fattori di consistenza sono solidi basso-fondenti usati per esempio nei rossetti . • Lubrificazione e distribuzione, concetto di spalmabilità.(importanti per questo aspetto sono gli studi di reologia) • Integrazione con il film idrolipidico, se voglio che il prodotto ripristini il film idrolipidico sceglierò un prodotto lipofilo ricco di sostanze presenti fisiologicamente nel film o simili a esse. • Modificatori dell'aspetto cutaneo, danno compattezza e modificano l'aspetto della cute. Categorie di sostanze lipofile: idrocarburi, oli e grassi naturali (soprattutto tigliceridi), cere naturali (lanolina, cera d’api), esteri di sintesi (sono puri), alcoli grassi (sono alcol a lunga catena, C12- C18_sapere nomenclatura), acidi grassi, siliconi. Tipica domanda esame: classificazione sostanze lipofile. SOSTANZE LIPOFILE Ogni ingrediente è una sostanza funzionale, a differenza del prodotto farmaceutico non si hanno eccipienti e principi attivi. In alcuni casi, come nella cosmeceutica, si può parlare di eccipienti e sostanza funzionale, infatti si tratta di prodotti borderline. Nei cosmetici ogni ingrediente è fondamentale per la funzione del prodotto. Perché inserire una sostanza lipofila in un prodotto cosmetico? La vera e propria barriera difensiva contro la disidratazione è localizzata nello strato corneo. Questa barriera serve non solo a regolare la perdita d’acqua dal corpo, ma anche per modulare l’assorbimento percutaneo delle sostanze applicate sulla cute. Lo strato corneo è formato da due compartimenti, uno cellulare (corneociti) ed uno extracellulare, ricco di lipidi che riempiono gli spazi esistenti tra un corneocita e l’altro. Affinché la barriera cutanea rappresentata dallo strato corneo sia efficiente, è necessario che il contenuto idrico di questa regione rimanga costante, nonostante i corneociti siano poveri di acqua; (15% del peso cellulare, mentre nell’epidermide sottostante tale percentuale raggiunge il 70%). Tale aspetto è fondamentale sia per mantenere la flessibilità cellulare, sia per il mantenimento dell’attività enzimatica. Il film idrolipidico è costituito dai lipidi prodotti dalle ghiandole sebacee (principalmente trigliceridi, esteri cerosi, squalene) e da quelli di derivazione epidermica (principalmente sfingolipidi, acidi grassi, colesterolo) che, emulsionati con il sudore e l’acqua transepidermica costituiscono un velo protettivo che ricopre tutto il corpo. Il film idrolipidico assicura allo strato corneo il mantenimento dell’elasticità e dell'idratazione superficiale. Inoltre, grazie alla sua particolare composizione chimica leggermente acida, il film idrolipidico è in grado di mantenere costante il pH cutaneo e, neutralizzando le sostanze alcaline, di prevenire la colonizzazione da parte di microrganismi patogeni. • IDROCARBURI Sono sostanze organiche formate esclusivamente da catene di C e H. I derivati possono essere naturali (terpenoidici) o di sintesi (paraffine). Gli idrocarburi paraffinici, si ricavano dalla distillazione frazionata del petrolio sfruttando la differenza della volatilità dei diversi componenti. Non sono molto amati proprio perché derivati del petrolio. Un tempo potevano contenere idrocarburi policiclici aromatici (es. benzopirene), oggi sono puri quindi non sono dannosi per la cute. Sono materiali facilmente reperibili, permettono di ottenere prodotti a basso costo. Più impiegati in America. Le paraffine possono essere fluide, semisolide e solide a seconda del numero di atomi di carbonio da cui e composta la catena. Sono miscele di idrocarburi quindi non si ha un numero preciso di atomi di carbonio, a seconda della media delle catene a diverso numero di atomi di carbonio avrò diverse caratteristiche. • OLIO MINERALE o Paraffina liquida_ ha come nome INCI il nome latino paraffinum liquidum . Si usa in moltissimi ambiti: paste, rossetti, lipogeli, oli da massaggi, emulsioni o/a e a/o. L’emulsione assume le caratteristiche della fase esterna: se o/a l’acqua è la fase esterna, quindi si scioglie in acqua; se è a/o l’olio è la fase esterna, non sono solubili in acqua, sono le cosiddette water proof (il prodotto rimane adeso alla cute) • VASELLINA_ ha come nome INCI petrolatum. A seconda della purificazione può essere bianca (più purificata) o gialla. Ha la caratteristica di essere fisiologicamente inerte, non dà allergia in quasi tutti i casi. Tuttavia possono ostruire il poro causando la formazione di comedoni (punti neri). La si ritrova in Fards rossetti unguenti detergenti etc. • ISOPARAFFINE usata nel settore trucco e nell’olio da massaggio (olio Jhonson) • CICLOPARAFFINE (diottilcicloesano) usate per via dei loro vantaggi reologici→ aumentano la fluidità del composto, cioè rendono più facile spalmare la crema/olio imprimendo una forza. Applicando una forza diminuisce la viscosità. Una volta che si smette di applicare la forza il prodotto riacquista la consistenza originale. (questo vale solo per i fluidi non newtoniani, se invece è un fluido newtoniano la viscosità rimane costante all’aumentare della forza). Migliorano quindi le capacità di scorrimento del prodotto Isoparaffine e cicloparaffine sono spesso usati in miscela. Gli Idrocarburi terpenici, invece sono di origine naturale. Il più usato è lo SQUALENE. È uno dei componenti principali presente nello strato lipidico della cute, si trova nel sebo. È insaturo, quindi non è stabile (irrancidisce facilmente). Spesso si usa il derivato idrogenato (squalano), in questo modo posso usare meno antiossidanti. Sempre tra gli idrocarburi possiamo trovare anche le Cere minerali_ hanno la consistenza di una cera ma chimicamente non sono delle vere e proprie cere. Si impiegano per aumentare il PF di determinati preparati (maggiore è il PF, maggiore è la consistenza del prodotto realizzato) • PARAFFINA (C18/32) (miscela di idrocarburi ottenuta dal distillato petrolio per presstura, estrazione, cristallizzazione) costituita da grandi cristalli, PF di 50-60°C. Strutturante serve per dare consistenza al prodotto (se si usasse solo cera d’api costerebbe troppo) • CERA MICROCRISTALLINA (C40/50) (si ottiene dal residuo di distillazione, per estrazione con solvente) PF più elevato (54-82°C). Piu plastica e flessibile. Si trova nelle creme lipofile, nei prodotti colati (es. rossetti, burri di cacao, stick..) Sist. Viscosi. • OZOCHERITE [prodotto di natura bituminosa, ottenuto per trattamento delle scorie bituminose con acido solforico] Struttura amorfa. Emolliente, antisineresi • CERESINA prodotto ottenuto dalla purificazione dell’Ozocherite • Ozocherite e ceresina sono usati come emollienti sono fondamentali anche per mantenere, in un composto fuso che solidifica, le sostanze lipofile e oleose liquide all'interno del solido. Azione anti sineresi, ovvero atte ad evitare che quando il composto solido contrae il suo volume butti fuori un certo componente della sua miscela. • CERA MONTANA (da Lignite) indurente cere vegetali, ha PF elevato (85°C). E’ una vera e propria cera in quanto è costituita da esteri. L'unico problema di queste sostanze è che fanno respirare poco la cute (rischio formazione di comedoni_punti neri), si forma un strato idrorepellente molto resistente. • TRIGLICERIDI di interesse cosmetico Possono essere di origine animale, vegetale o sintetica Definizione: derivano dall’ esterificazione del glicerolo (alcol a 3 atomi di C, caratterizzato da 3 gruppi OHidrofilo) con 3 acidi grassi a lunga catena, che possono essere saturi o insaturi: • Saturi: C12 Laurico, C14 Miristico, C16 Palmitico, C18 Stearico (i saturi sono quelli più usati in cosmetica) • Insaturi C18: Oleico, Linoleico e Linolenico. (gli insaturi sono meno usati perchè irrancidiscono più facilmente e quindi devo utilizzare più antiossidanti) I tre acidi grassi possono essere tutti diversi, tutti uguali o due uguali, A seconda degli acidi grassi legati avrò caratteristiche diverse. Una più marcata presenza di acidi grassi saturi conferisce al composto elevati punti di fusione, quindi una consistenza semisolida a temperatura ambiente (burri); viceversa, gli acidi grassi insaturi abbassano il punto di fusione e conferiscono una consistenza liquida a temperatura ambiente (oli). - Aumentando il grado di insaturazione della catena diminuisce la probabilità che si instaurino legami intermolecolari, questo fa variare anche il PF, infatti diminuisce con l'aumento dell'insaturazione. Possiamo quindi distinguere tra burri e “grassi” o olii a seconda dello stato di aggregazione a temperatura ambiente.- .La maggior parte dei lipidi naturali contiene miscele di trigliceridi. ricinoleico e 8% oleico. Non si altera all’aria è molto resistente all’ossidazione. Una volta veniva usato come olio mototre, oggi viene usato principalmente per Saponi o se viene etossilato è usato come solubilizzante degli oli essenziali in alcuni prodotti funge da emulsionante o tensioattivo. È in grado di solubilizzare sostanze lipofile (es. olio essenziale) in prodotti acquosi (es. Bagnoschiuma). (olio essenziale sempre in associazione con tensioattivo in uno shampoo o bagno schiuma) • OLIO DI MANDORLE_(dai Semi Prunus Amygdalus) Solo 6% acidi grassi saturi ( miristico e palmitico)76% oleico. Usato in Oleoliti, latti, creme per emollienza, negli oli da massaggio. Non è molto irritante. Preferito e usato in sostituzione all’olio minerale (è il corrispettivo naturale della paraffina liquida), però ha un Costo elevato. Non usato come veicolo, ma per impreziosire un prodotto. Scarsa tossicità, quindi è impiegato molto nelle donne in gravidanza per evitare le smagliature, infatti è un ottimo elasticizzante. • OLIO DI GERME DI GRANO_(Seme germinato Triticum aestivus) 50-60% acido linolenico. Ricco di frazione Insaponificabile prevalentemente costituito da fitosteroli e ergosteroli interessanti in cosmesi funzionale. Frazione insaponificabile costituita da sostanze lipidiche ma che non vengono attaccate dalle sostanze basiche che saponificano gli acidi grassi. E costituita da: * alcoli grassi superiori: laurilico (c12), miristilico (c14), cetilico (c16corrisponde all’acido palmitico), stearilico (c18), esadecenilico (c 16:1 in 9 corrisponde all’acido palmitoleico) Presente in olio d’oliva, burro di karitè, olio di germe di grano, di carota, di soia, di avocado, di ricino, di mandorle, lanolina, olio di squalo (squalene, si ricava dalla cartillagine di squalo). Impiego cosmetico: Emolliente, ammorbidente, sebo restitutive, fotoprotettiva, lenitiva, riepitelizzante (doposole), condizionante, sostantivante, surgrassante, emulsionante (fitosteroli). Olii animali in cosmetica: non si usano praticamente più per motivi etici • OLIO DI BALENA_ Massa adiposa di diverse specie. Bruno chiaro, leggero, odore pesce. Contiene un Ampia varietà di acidi grassi insaturi C16-22 (tipico di animali marini!) e da alta percentuale di acidi grassi a lunga catena. In particolar modo è ricco di acido c16,il cui alcol corrispettivo è proprio quello cetilico, da cetaceo. Veniva usato molto per i Saponi. Si usa ancora in Cina. Prima era molto usato perché ricco di acidi a lunga catena. Spermaceti → conteneva il cetilpalmitato e si estraeva dai capodogli • OLIO DI TARTARUGA_non più usato. Era Ricavato Dal tessuto muscolare della tartaruga. Veniva utilizzato raffinato per forte odore o parzialmente idrogenato. Ricco in vitamina A e D. Usato come “antirughe”...Buon emolliente. • OLIO DI VISONE_pregiato ma non si usa più. Veniva estratto dal vello o dal tessuto sottocutaneo del visone. Anche questo molto ricco di insaturi, irrancidiva facilmente. Usato nei rossetti. Grassi animali in cosmetica: • SEGO BOVINO (tallow). Si ottiene dallo scarto: Dal tessuto connettivo del rene del bue. Ricco in acidi saturi in particolare acido stearico. E’ il più utilizzato ancora oggi, usato per produrre Saponi (Sodium Tallowate) • SUGNA (Grasso di maiale) si usa per fare i saponi. Si miscelano ossa e grasso suino con NaOH a caldo a 100°. Si formano acidi grassi salificati e una volta raffreddato si compatta e ottengo il sapone [= SAPONE di MARSIGLIA, questo sapone è molto basico aggressivo e fortemente sgrassante (è sale di un acido debole ed è quindi una base forte). “Profumo” al Sapone di Marsiglia non significa che è sapone di Marsiglia.] (NB. La cenere, veniva usata per pulire i panni. Lo sporco è lipofilo, composto da grassi, veniva messo nell'acqua calda, che però da sola non scioglie i grassi neanche a caldo; la cenere è alcalina, quindi messa in acqua trasformava i grassi dello sporco in sapone - si formava una sorta di sapone in situ). • CERE (esteri) Le cere vegetali si trovano nelle piante che crescono in terreni aridi in quanto impediscono l’evaporazione dell’acqua. Insieme a quelle animali costituiscono le cere esatte; sono solubili nei solventi organici ma meno dei grassi veri e propri. Rispetto ai trigliceridi sono meno facilmente idrolizzabili e sono stabili al riscaldamento e non irrancidiscono; sono caratterizzate da una % molto elevata di insaponificabile. Le cere sono esteri tra alcoli a lunga catena e acidi grassi a lunga catena. Sono più stabili dei trigliceridi. Consistenza solida, quindi si presuppone che l'alcol grasso e l'acido grasso siano saturi. Sono meno unti e meno appiccicosi rispetto ai trigliceridi. Esteri naturali vegetali: • CERA CARNAUBA_(Essudato foglie Copernicia cerifera = Albero della vita); cera dura amorfa (Pf 82-85), composizione non definita, contiene un 85% di esteri ad elevato n di C (acidi C26-30) insieme ad acido arachidonico libero. Viene usato per aumentare il PF in cere, sticks, cerette. Ha un p.f. molto alto quindi viene usato per tagliare altre sostanze con p.f. basso. Il cerotato di miricile è uno dei componenti più abbondanti di questa cera • CERA CANDELLIA_(Pedilanthus pavonis) Estratta per vapore, fonde e poi quando solidifica sta sul pelo dell'acqua. Sostituto cera d’api (perché è Più economica) e in preparazioni anidre. Alta % idrocarburi, 30% esteri. Massa brillante, odore aromatico, simile a cera d’api. • CERA LIQUIDA DI JOJOBA_( Semi Simmondsia Californica) noi lo chiamiamo olio di jojoba ma in realtà è una cera liquida! E’ l’unico esempio di cera liquida, perché contiene esteri con elevata insaturazione. Contiene 93% esteri fluidi insaturi C38-44. Resiste alle alte temperature. Molto pregiata. Ottimo potere lubrificante, protettivo ammorbidente. Usata Per prodotti viso e corpo, solari, balsami capillari. Usata nei prodotti solari per la presenza di acidi grassi insaturi che hanno funzione filtrante delle radiazioni UV. Oggi è molto sostituita dall’olio di argan. Esteri naturali animali: • SPERMACETI_ contiene cetilpalmitato (estere ottenuto dalla reazione tra alcol cetilico e acido palmitico), oggi si ottiene per sintesi. Provenienza: si ricava dal materiale contenuto nelle cavità pericraniche del cetaceo Phjseter macrocephalus CAPODOGLIO Caratteristiche: è una cera di massa traslucida di colore bianco, untuosa al tatto e di colore madreperlaceo. Composizione: principalmente costituita da palmitato di cetile e poi è presente alcol cetilico libero in apprezzabile quantità Utilizzo cosmetico: oggi si utilizza direttamente il cetilpalmitato di sintesi, per unguenti, emulsioni A/O, cold-cream e creme da giorno; viene usato anche per rossetti dei quali riduce l’effetto untuoso. • CERA D’API_la cera tal quale non si può usare perché potrebbe contenere elevate quantità di polline (possibili reazioni allergiche) quindi deve essere prima sbiancata con particolari solventi. Contiene acido cerotico → con la borace dà un tensioattivo anionico (tipico dei detergenti) chiamato Cerotato di sodio, che consente la formazione di un'emulsione. (Non è aggiunto il tensioattivo, ma si fa formare in situ.) Questa emulsione si chiama cold-cream perché fa evaporare l’acqua dalla cute, sensazione di freschezza Provenienza: si ottiene dal favo dell’Apis mellifica, per estrazione in acqua calda. Caratteristiche: la cera d’api vergine è di colore giallo o giallo bruno (presenta una certa quantità di polline e propoli che possono dare sensibilizzazioni allergiche). Cera d’api bianca o garzuoli sbiancata per estrazione con solventi. Si presenta come massa solida plastica solubile con molti oli vegetali Composizione: varia a seconda della zona di attività delle api; è una miscela complessa contenente una certa frazione di esteri di cui l’acido più abbondante è il cerotico. (CH3- (CH2)22-COOH) Uso cosmetico: si usa per creme, quali cold-cream, in rossetti e in numerosi altri prodotti. • LANOLINA: è il sebo prodotto dall'ovino (pecore). Ottenuta dal vello dei montoni, è il protettivo naturale della lana. Viene estratto dalla lana tosata e appare come una massa giallognola, puzzolente e filamentosa. E’ in grado di incorporare acqua pur essendo • bassa tensione superficiale: asciugano subito • alta scorrevolezza: Migliorano l'applicazione del prodotto perché ne aumentano la scorrevolezza, rendendo meno untosi e appiccicosi unguenti e creme da massaggio. Sono molto usati nei deodoranti roll-on e nei balsami per capelli (districano i nodi) • alta idrorepellenza: danno creme più o meno occlusive • inerzia fisiologica: Le emulsioni siliconiche non irrancidiscono, non irritano, pochissime persone ne sono allergiche e sono prive di tossicità. Per questi motivi possono trovare impiego anche nei paidocosmetici (cosmetici per bambini). Non sempre però è facile mescolarli con altre sostanze (v. dimeticone) Molte preparazioni cosmetiche hanno ricevuto notorietà e fortuna grazie all’impiego di questi prodotti. Infatti, grazie alle loro caratteristiche chimiche, una volta applicati sulla cute, generano una piacevole sensazione di “pelle vellutata”». Può essere una scelta etica quella di avere prodotti cosmetici senza siliconi. Oli siliconici Polimeri a lunga catena costituiti da dimetil o metil fenil silossani. Viscosità variabile dipendente dalla catena.. • DimetilipolisilossaniDIMETICONE_Olio trasparente incolore. Il Peso molecolare influenza la sua consistenza. A basso PM, volatile bassa viscosità, impiegato in ampio range di prodotti. Problema: incompatibile con altri componenti lipofili nelle preparazioni, quindi esce dalla miscela • Metilfenilpolisilossani FENILMETICONE_Maggior compatibilità con altri lipidi organici. Idrorepellenti. Impiegato in Creme barriera, Creme mani (usato nelle creme mani perché non le lascia appiccicaticce). • CiclosilossaniCICLOMETICONI_sono la generaione più usata dei siliconi. Consistenza oleosa, volatili, inodori idrorepellenti, (tetramero e pentamero) non unti, veicolano sost. lipofile. Alta compatibilità con altri ingredienti cosmetici. Impiegati da soli o in miscela con etanolo in deodoranti anidri , in emulsioni A/S. Stick, spray, deodoranti stick (ne aumentano la scorrevolezza). Sono usati moltissimo anche nei prodotti per capelli, negli shampoo, nei balsami, negli oli senza risciacquo (sono costituenti dell’olio di semi di lino).Hanno azione condizionante :aumentano fluidità, pettinabilità e lucentezza del capello. Si possono impiegare anche per fare emulsioni siliconiche, dove la parte siliconica è quella lipofila: acqua/silicone o silicone/acqua. Il tensioattivo usato è di tipo siliconico (siliconi con testa polare e coda lipofila) • Alchil siliconi_Caratteristiche tra cera e idrocarburo. (Cetil / Stearil dimeticoni) Compatibilità. Costituiti da una lungo sostituente alchilico che ne aumenta la lipofilia. Se vengono aggiunti gruppi polari diventano tensioattivi. • Ammino siliconi_In prodotti per capelli perché affini alla cheratina. Sono costituiti da una porzione lipofila e da una idrofila, contenente un gruppo amminico. Servono per dare lucentezza ai capelli ma hanno anche azione condizionante i capelli sono costituiti nella parte più esterna da scaglie di cheratina dette cuticole, disposte in maniera embricata (parzialmente sovrapposte).le cuticole sono l’elemento di protezione del capello. Quando cotono i capelli vado contropelo, le cuticole si allargano, i capelli si gonfiano e diventano più opachi, quando li spazzolo tornano normali. Se il capello, o meglio le cuticole si caricano negativamente si respingono tra loro e si allargano, determinando un capello opaco e non domabile. Come neutralizzo questa carica negativa? Con un controione positivo, tipo un sale ammonico quaternario. Questo si lega al capello neutralizza le cariche e le cuticole si chiudono, cosi i capelli sono più lucidi, più fluidi hanno maggior corpo e volume. Gli ammino siliconi hanno quindi doppia funzione: chiudono le cuticole formando un film per proteggere il fusto del capello e neutralizzano le cariche negative Sono anche dei tensioattivi. • Siliconi etossilati_Idrofili, emulsionanti • Dimeticonoli • CERAMIDI Tra i lipidi dello strato corneo umano sono stati identificati 7 diversi tipi di ceramidi: • Costituiscono un manto essenziale per la protezione dell’epidermide, • contrastano la disidratazione della pelle • assicurano la coesione del cemento intercellulare • hanno proprietà modulatrici sulla proliferazione cellulare • La protezione solare dello Strato Corneo nei confronti dei raggi ultravioletti è strettamente legata al suo tenore in ceramidi (per questo motivo le ceramidi si trovano spesso all’interno di prodotti solari) • Nella pelle secca c’è un deficit delle ceramidi, in particolare della serie 2 e 3, e al tempo stesso della funzione barriera • la mancanza di ceramidi è anche responsabile di alcune malattie della pelle che presentano differenziazioni cellulari come la psoriasi e l’acne ( psoriasi e acne non si possono curare con prodotti cosmetici, questi infatti possono solo migliorarne l’aspetto) Si possono ricavare da diverse fonti: Dal Regno animale: dal tessuto cerebrale dei bovini (dopo la “mucca pazza” non si fa più) Dal Regno vegetale: a partire da cereali quali soia, avena, grano, ecc…. Le ceramidi estratte sono sia ceramidi semplici che ceramidi legate a una o più molecole di zucchero. Sintesi: fonte migliore, non presentano la struttura stereochimica identica a quella delle ceramidi naturali, ma si integrano perfettamente agli spazi intercellulari dello strato corneo. Materie prime_INGREDIENTI che COMPONGONO la PORZIONE ACQUOSA Nei cosmetici ci sarà sempre oltre alla frazione lipofila, anche una acquosa. Le sostanze idrofile hanno diverse funzioni: Umettanti, antidisidratanti, plastificanti, bagnanti, cosolventi, solubilizzanti, disperdenti,.. • Umettanti Sono le sostanze in grado di evitare la disidratazione del prodotto e di aumentare l'idratazione cutanea, nel caso si apporti acqua dall'esterno, e di farla rimanere nel luogo dove deve agire. Si trovano in tutti i prodotti cosmetici eccetto che nei prodotti anidri e negli oleoliti. Deve mantenere costante la percentuale di umidità del cosmetico, se il prodotto ha poco umettante si formano delle crepe (es, Sapone di Marsiglia). La presenza di un ingrediente umettante serve a favorire anche l'applicazione cutanea (è piu facile applicare un prodotto di questo tipo, piuttosto che un prodotto anidro). Sono sostanze idrofile, igroscopiche (assorbono acqua dall’aria), con proprietà bagnanti. Fanno parte degli umettanti: • GLICERINA (trialcol 3 gr OH) È molto viscosa e si scioglie in acqua. Si usa molto nelle emulsioni una volta a percentuali elevate, ma è molto igroscopica. Si è visto poi che essendo così igroscopica, invece di assorbire acqua richiama acqua dai tessuti. Quindi invece di migliorare le proprietà della cute le peggiora. • GLICOLI (propilenico), 2 gr OH, umettante e antimicrobico • POLIETILENGLICOLI (PEG) polimeri di condensazione di ossido di etilene e acqua a caldo, richiamano acqua • SORBITOLO, molto usato come umettante, solvente • ACIDO PIRROLIDON CARBOSSILICO (PCA) fa parte del NMF • Na IALURONATO,essendo un sale è solubile in acqua rispetto all'acido ialuronico. Molto pregiato anche in ambito medico. Ha anche proprietà gelificanti. Quando si asciuga lascia la pelle tesa ed idratata. Richiama e trattiene molta acqua.. L'unico modo di ripristinare il livello di acido ialuronico è con l'iniezione. • ETERI GLUCOSIO ETOSSILATI (in preparazioni emollienti), quando qualsiasi molecola in cosmetica è etossilata si aggiunge eth (glycereth-26, il n che c’e dopo è il n di etosilazioni per mole). Alla molecola aggiungo un OCH2CH3 che è il gruppo etossi • Ca LATTATO, • IDROLIZZATI PROTEICI – amminoacidi: Urea_azione cheratolitica: porta alla lisi dei cheratinociti. Sfoglia la cute (esfoliante). Inoltre è anche idratante. (anche l’acido glicolico è un esfoliante)_ attenzione ai prodotti esfolianti, sono aggressivi, meglio usarli per brevi periodi e a basse quantità • DERIVATI DELLA CELLULOSA. Sono di semi sintesi; sulla cellulosa vengono fatte reazioni che la rendono più idrofila (maggiore compatibilità con l’acqua) come metossilazione, etossilazione, carbossilazione etc. la cellulosa non è solubile in acqua, ha tantissimi ossidrili liberi che fanno instaurare molti legami H all’interno della catena, questo rende gli OH indisponibili all’acqua. Si fanno quindi dei derivati semisintetici, dove una parte degli OH è sostituita da gr alchilici Sono Gelificanti -viscosizzanti-sospendenti (sia per preparazioni idrofile che lipofile) • Idrossietilcellulosa prodotti detergenti acquosi • Idrossipropilcellulosa gel capelli, prodotti da barba e detergenti intimi • Metil cellulosa gel a 50-55°, mascara eyeliner, struccanti in forma di gel. • Idrossipropilmetilcellulosa stabilizzante di schiuma • Sodio carbossimetil cellulosa (CMC) dentifrici (per aumento viscosità e antisineresi), pigmenti • ADDENSANTI DI SINTESI • POLIMERI DI SINTESI. Per fare un gel acquoso posso usare dei POLIMERI particolari,detti polimeri gelficanti come ad es i polimeri dell’acido acrilico (carbopol, carbomer) questi vengono dispersi in acqua, in piccolissime concentrazioni (0,5-1%) e sono in grado di intrappolare l'acqua in forma reticolare (riescono a trattenere il 99% di acqua). Agiscono come una rete da pesca, sono filamenti molto lunghi contenenti gruppi carbossilici sulla superficie, (la rete asciutta è piccola e compatta, quando la lancio in acqua e la stendo, può intrappolare molti pesci) I filamenti sono separati gli uni dagli altri, ma quando vengono attivati (si formano dei ganci), i filamenti di polimero si uniscono gli uni agli altri e si forma una reticolo tridimensionale in grado di trattenere l’acqua al suo interno. Non aggiungo un polimero già reticolato perché per poterlo disperdere in acqua ho bisogno di avere polimeri liberi. I polimeri hanno su superficie gruppi carbossilici liberi che, quando salificati con della soda NaOH, si trasformano in gruppi carbossilati salificati. Il tutto si irrigidisce, quando tutti i carbossile che erano in superficie diventano COO¯, carichi negativamente, si respingono gli uni con gli altri in tutte le direzioni per cui la risultante delle forze è nulla e sono bloccati immobili in una posizione = struttura totalmente rigida che impedisce all'acqua di fuoriuscire. Da una Sol (dispersione molto fluida) Si ottiene quindi un gel molto rigido anche a bassissime concentrazioni di gelificante. Le spinte sono talmente tante che tutto rimane totalmente compatto e immobile. INORGANICI • ARGILLE SMECTICHE (colloidi idrofili naturali viscosanti assorbenti rigonfiano in presenza acqua). Possono essere • Silicati di alluminio e magnesio come le BENTONITI o le MONTMORILLONITI (sono bentoniti più purificate) • Silicati di litio e magnesio nel caso della LAPONITE. In modo grossolano queste argille appaiono come delle lamelle stratificate la cui superficie è caricata negativamente, le lamelle sono separate da contro ioni positivi tra uno strato e l'altro, quando immergo in acqua le cariche + del contro-ione vengono scalzate dall'acqua, che si sostituisce ad esse, rimanendo cosi intrappolata al suo interno determinando un rigonfiamento. Tra gli ioni riesco anche ad intercalare altri ioni per renderle più efficaci come modificatori reologici è il caso delle • ARGILLE ORGANOFILE = posso ottenerle se sostituisco gli ioni + in argilla con degli ioni organici, per es Sali Ammonici Quaternari o farmaci, tramite un processo idrotermale = i foglietti si spaziano e al loro interno si inseriscono i composti organici (se usiamo farmaci posso sfruttare questa struttura come formulazione a rilascio graduato e proteggere il farmaco). L'argilla diventa organofila ed è usata per modificare la reologia di sostanze organiche come smalti e lacche. Esempio QUATERNIUM 18 BENTONITE o ECTORITE. ! domanda esame perche la prof lavora su questo! • SILICI AMORFE = silice idrata precipitata: fa da agente di consistenza di dentifrici, e abrasivo. Silice pirogenica in cipre, talco • LAPONITE è un composto di sintesi particolare, somiglia alla Bentonite, ha dimensioni più piccole delle argille naturali, dimensioni nanometriche. Si formano dei veri e propri gel trasparenti. Questo non avviene con le argille naturali perché sono di grandi dimensioni e la luce non vi passa attraverso, invece nelle Laponite si verifica l’effetto Tindall. STEARATO Al E Mg: Agglomerato per sistemi lipofili (oli solari, matite occhi, deodoranti stick). Meno irritanti silici. ACIDO IDROSSI STEARICO • TENSIOATTIVI Ingrediente più utilizzato nei prodotti cosmetici. Diverse classi: ionici (anionici, cationici, anfoteri) e non ionici. Un tensioattivo abbassa la tensione superficiale di un liquido, modificano le proprietà di superficie mediante interazioni interfacciali e superficiali. Aggiungendo tensioattivo riduco l’energia necessaria ad allargare la superficie del liquido La struttura, dal punto di vista tecnologico, è molto funzionale, infatti presenta una testa idrofila collegata a una coda idrofoba composta da molti atomi di carbonio. In natura esistono vari emulsionanti, per esempio lecitina di soia o di uovo. Queste molecole in qualunque ambiente riescono a orientarsi e disporsi in modo da essere stabili. Sono quindi compatibili con liquidi differenti contemporaneamente: Se ho due liquidi stratificati diversi e verso un tensioattivo questo si dispone con le teste verso la parte idrofila e la coda dalla parte idrofoba. - il processo avviene in un mezzo liquido - l'azione detergente è il risultato di interazioni tra lo sporco, il substrato ed il sistema solvente. - la solubilizzazione dello sporco nel solvente non è il solo il processo importante. La detergenza è prodotta dall’interazione della porzione idrofobica del tensioattivo con lo sporco ed il substrato. Esistono Due tipi di sporco nelle situazioni di detergenza: liquido (materiale oleoso: sebo, ingredienti), particelle solide (make up). L'adesione dello sporco sia solido che liquido su un solido è primariamente il risultato delle forze di interazione di van der Waals. L'adesione per attrazione elettrostatica o per interazioni polari quali acido-base sono molto meno importanti, comunque quando avvengono lo sporco risulta molto difficile da essere rimosso. Reazione di saponificazione: il sapone è il tensioattivo anionico più usato al mondo. I Saponi sono sali degli acidi grassi a catena lunga (da 10 a 20 atomi di C). La reazione di saponificazione è quella reazione che prevede la formazione del sapone per idrolisi di un trigliceride in ambiente basico (soluzione di NaOH o KOH al 10% in acqua). Si utilizzano di solito TG esterificati con acidi grassi da C12 a C18, ma in genere non si parte direttamente dal trigliceride, bensì da una materia prima che può essere un olio o un grasso, di solito di origine animale perché risultano meno costosi. Raccolta degli oli esausti_ si impedisce che va in mare e inoltre consente l'estrazione della glicerina, molto utilizzata sia in ambito cosmetico che farmaceutico. Esistono Tre metodi per saponificare i trigliceridi: • metodo diretto, in ambiente basico (NaOH 10%) a caldo (100°C) lavorando a pressione ambientale. • Si usa un Impasto di olio o grasso mescolato con NaOH al 10% (soda) e si ottiene una emulsione O/A. • Alla lunga si ha una separazione delle due fasi: precipita il sapone (acidi grassi liberi + frazione insaponificabile) e rimangono la lisciva alcalina e le acqua gliceriche (quindi glicerina, acqua e NaOH). • Il sapone viene lavato in controcorrente con una soluzione di NaCl, questo determina una concentrazione ancora maggiore del sapone che butta fuori altra acqua e lisciva alcalina. • Il sapone quindi viene liquefatto ad alte temperature (ebollizione sapone con lisciva debole e acqua) e viene separato dalle acque alcaline e infine versato in stampi. Metodo più usato e poco costoso. 2) metodo indiretto, 80° ad alta pressione, inizialmente si ha idrolisi sottopressione dell'acido carbossilico che prima si libera non salificato, poi si aggiungono dopo piccole quantità di base. (quindi inizialmente non è un idrolisi basica, la salificazione avviene dopo) Questo procedimento mi consente di ridurre le procedure di purificazione (il sapone deve essere poi separato dalla base). L’Alcalinizzazione avviene quindi solo in secondo momento. 3) metodo anidro, con metanolo (80°C)_trigliceride, metanolo e base, si ha inizialmente una reazione di transesterificazione trigliceride e metanolo reagiscono e si formano esteri dove la glicerina è sostituita con metanolo (quindi sono diversi dai TG,) questi vengono poi idrolizzati e si forma il sale dell'acido per la presenza della base. Metodo costoso ma più delicato TENSIOATTIVI ANIONICI • DERIVATI CARBOSSILICI RCOO¯X⁺ “Saponi” Sono stai i primi tensioattivi utilizzati (già i romani usavano una sorta di grasso con cenere che formava sapone_ primi saponi prodotti nelle industrie a savona). Sono i primi tensioattivi ad essere stati utilizzati, sono di origine naturale. Hanno buone qualità, sono facilmente reperibili ed economici, biodegradabili e sono inoltre buoni schiumogeni e detergenti. Il difetto principale sta però nello svantaggio della alcalinità: I saponi sono sali di acidi deboli → quindi sono basi forti e in acqua danno pH alcalino (irritante per la cute). Sono inoltre molto aggressivi nei confronti della cute: Tendono a sgrassare troppo il Film Idrolipidico. Per rendere meno sgrassante il sapone si possono aggiungere sostanze surgrassanti (sostanze lipofile) oppure etossilando la catena alchilica, che viene resa più idrofila. È la catena lipofila che si inserisce fra lo sporco sgrassandolo, quindi rendendola meno lipofila lo sporco è eliminato ma i lipidi della nostra cute sono attaccati in modo minore Pendono il nome di SAPONI INTERROTTI, che sono meno lipofili e quindi meno sgrassanti. Laureth (nome INCI che indica che la catena è stata etossilata). All’alcalinità invece non si può ovviare. L’alcalinità si ripercuote inoltre anche sulle caratteristiche dei prodotti finali, in quanto sono pochi i profumi e coloranti che posso utilizzare in ambiente basico Un altro difetto è quello per cui il sapone di per sé non è utilizzabile con le acque dure. Le acque dure sono quelle che contengono ioni calcio Ca⁺⁺ e sali come anche Mg⁺⁺. Devo usare più sapone perché parte del detersivo viene inattivato da questi Sali: In presenza di acque dure (ricche di ioni calcio) lo ione inorganico del sapone (sodio, ammonio) si scambia con ioni calcio quindi si forma un sapone insolubile in acqua che precipita e non lava. • I saponi che si usano possono essere in generale sali di sodio Na, i sali di potassio K sono molto più morbidi, danno dei pastoni. Si possono usare anche dei sali di ammonio NH₄⁺. Sali Na, K NH4 di acidi grassi (Acidi: Laurico C12, Miristico C14, Palmitico C16, Stearico C18, Oleico C18 1=, Linoleico C18 2=) Fonti : Olii e grassi naturali (olio cocco, palma, palmisto), • Derivati di alcoli etossilati e carbossilati: Per rendere i saponi meno aggressivi posso inserire nella catena gruppi etossilici (alcoli a lunga catena etossilati e carbossilati) saponi interrotti Laureth-10 carbossilato di Na • derivati di amminoacidi, (N acil derivati) : acil glutammati (acilazione dell acido glutammico con ac grassi) acil sarcosinati (sarcosina) Il sapone di Marsiglia non esiste liquido → inseriscono solo l'odore, che non è neppure quello del sapone di Marsiglia vero e proprio (infatti senza profumo puzza). • ESTERI SOLFORICI R-O-SO₃¯X⁺ Sono esteri dell'acido solforico con un alcol a catena lunga. Lo zolfo lega solo l'ossigeno In sostituzione ai saponi carbossilati. Gli esteri solforici sono i primi tensioattivi che compongono i saponi sintetici . Sono stati i primi detergenti di sintesi con buona solubilità in acqua. I cationi utilizzati in questo caso possono essere Na, K, Mg, NH₄ e etanolammine. Sono caratterizzati da una bassa tensione superficiale, basso costo, stabilità chimica (possono errere impiegati anche in presenza di acqua dura), materiale facilmente reperibile, ma hanno anche notevoli difetti, infatti sono molto aggressivi, meno biodegradabili. Sono aggressivi perché hanno ottima qualità sgrassante e riescono a delipidizzare il nostro strato cutaneo. Però ad una elevata aggressività di un tensioattivo corrisponde una sua buona funzione. Il prodotto, a piccole concentrazioni, ha una attività elevata. Ad esempio, se lo aggiungo in un bagnoschiuma: quando lo uso 10 ml di prodotto dovrebbero essere diluiti in 70 ml di acqua. Il bagnoschiuma è un prodotto molto concentrato e quindi sgrassa tantissimo, se lo uso direttamente sulla cute è quindi troppo sgrassante e aggressivo. Tensioattivi solfatati: • ALCHIL SOLFATI, solfati di alcoli grassi. – derivati alcoli primari (naturali per idrogenazione degli acidi grassi da olii e grassi naturali, di sintesi per via catalitilica ) – derivati alcoli secondari (alcoli ramificati, non biodegradabili, derivati ottenuti da prodotti insaturi, miscele a diversa attività tensioattiva) Il più comune di questa classe è il Lauryl Solfato di Sodio (SLS). E’ l’estere solforico più conosciuto ed impiegato Un po' di tempo fa era uscita una notizia sulla cancerogenicità dello SLS, Sodio Lauril Solfato (Estere solforico). Questa notizie era stata data su spinta di alcune case di produzione di tensioattivi concorrenti che volevano promuovere dei nuovi tensioattivi alternativi. Si diceva che fosse cancerogeno per la cute del topo ma in realtà era stato applicato tensioattivo puro per 30 giorni direttamente sulla pelle del topo. In realtà questi sono prodotti da risciacquo e oltretutto molto diluiti, presenti in piccole concentrazioni nel prodotto e che vengono comunque a contatto con la pelle per tempi brevi (non riescono a penetrare la cute). • ALCHIL ETERO SOLFATI, hanno elevate proprietà schiumogene, sono poco bagnanti hanno un basso punto di torbidità, presentano un grado medio di etossilazione e sono meno aggressivi per la cute, nel nome INCI avranno la desinenza -ETH in più. Laureth Solfato di Sodio. L’etossilazione determina una riduzione dell’aggressività come nei “saponi interrotti”. • ALCHIL FENOLI ETOSSILATI SOLFATATI. Sono “saponi non saponi” (=di sintesi) utilizzati per acne per pelli grasse e nei detergenti intimi. Si trovano nei SYNDETH = Syntetic Detergent (possiedono valori di acidità più fisiologici risultando maggiormente dermocompatibili_al posto CONDIZIONANTE = Stearil polietossi ammonio bromuro, Distearil dimetil ammonium bromuro, Qauternium 5. Spesso i tensioattivi cationici sali ammonici ad attività condizionante si trovano nel prodotto sotto il nome INCI di Qauternium. Nella formulazione di un prodotto cosmetico bisogna fare attenzione quando si inserisce un sale ammonico quaternario come tensioattivo anionico perché la carica positiva neutralizza la carica negativa del sapone (tensioattivo anionico)! Quindi si perde l’attività di uno e dell’altro e si formano dei grossi Sali organici che precipitano. Normalmente quando si inserisce un sale ammonico quaternario si sceglie un tensioattivo di tipo anfotero. TENSIOATTIVI ANFOTERI Formule strutture generali da sapere!! Hanno sia carica positiva che carica negativa sulla stessa molecola (Ma il cloruro di sodio non è che è anfotero perché ha una carica positiva ed una negativa, ma che hanno un gruppo carbossilico ed un gruppo ammonico quaternario). A seconda del pH della formulazione possono comportarsi da cationici o da anionici. Formano dei SALI INTERNI (es lecitine e fosfolipidi). Hanno capacità emulsionante, sono buoni bagnanti, hanno alto potere schiumogeno per basse conc., sono poco irritanti per pelle ed occhi (principali componenti degli shampo per bambini ad es Jhonson), Hanno sinergia di azione e compatibilità con i tensioattivi anionici. (solfati e solfonati sono in grado di sistemarsi all’interno della struttura di impaccamento) • FOSFOLIPIDI sono i principali componenti dei liposomi, sono vescicole che mimano la membrana cellulare. Si forma un doppio strato con le code nel mezzo e le teste all'esterno. I fosfolipidi in acqua si dispongono sempre così perché è la conformazione più stabile (forma sfericaminor tensione interfacciale). All'interno del liposoma oltre ad acqua possono essere contenute altre sostanze. Per questo motivo lo posso usare per veicolare sostanze idrofile (contenute internamente) o anche lipofile (si dispongono a livello delle code). Il fatto di mimare la membrana cellulare facilità il loro assorbimento. • LECITINE (Es: fosfatidilcolina): (+ EMOLLIENTE- DET.) sono un esempio tipico di tensioattivo anfotero, ma non si usano nei prodotti detergenti. Si usano più che altro come emulsionanti. Il fatto che le lecitine di soia riducano il colesterolo è perché si crea una certa emulsione. Un tempo si facevano iniezioni di fosfatidilcolina che andava ad emulsionare i grassi dell’adipe locale e li portava via andando a stimolare la lipolisi. I tensioattivi anfoteri che più ci interessano sono le: • BETAINE, derivano dalla barbabietola e hanno una testa polare dovuta alla presenza dello ione N⁺+ sull'azoto (sale ammonico quaternario), da un COO¯ e da una catena lipofila R (molto lunga). R₃-N⁺-CH₂-COO¯ (Betaine_ sapere struttura generale) Esistono 3 tipi di betaine: • ALCHIL BETAINE (coccobetaine) • ALCHIL SOLFOBETAINE (nome INCI sultaine) R₃-N⁺-CH₂-SO₃¯ usate soprattutto nella detergenza • ALCHIL AMMIDO BETAINE R-CONH-R₃-N⁺- CH₂-COO¯ uno dei 3 gruppi R contiene un gruppo ammidico: es Lauramidopropyl betaine È molto usata la Cocamidopropyl betaine che si ottiene se viene fatta reagire la cocammide (miscela di ammidi e acidi grassi derivanti dall’idrolisi dell’olio di cocco) con la betaina. Sono utilizzatissimi perché sono molto poco irritanti per l'occhio e la cornea. TENSIOATTIVI NON IONICI La testa è formata da un gruppo polare privo di carica (es OH, NH...). Sono molto utilizzati come agenti emulsionanti. In questi tensioattivi è molto importante lo studio dell'HLB (invece non aveva molta impo nella detergenza). Serve per far si che un'emulsione sia stabile. È stabile ad es quando la fase lipofila in un’emulsione acqua in olio, riesce a rimanere fase esterna Emulsione: sistema termodinamicamente instabile. La fase acquosa tenderà a separarsi dalla fase oleosa. Queste emulsioni acqua in olio tendono non solo a separarsi, ma anche ad invertirsi di fase, quindi A fase esterna, O fase interna. Questa è la classica instabilità. Possono essere emulsionanti A/O oppure O/A a seconda del fatto che siano etossilati oppure no • NON ETOSSILATI. Se non c'è l'etossile sono poco idrofili quindi emulsionano sistemi A/O in cui quindi la fase prevalente è quella lipofila. Gli emulsionanti A/O devono avere un HLB tra 4 e 6 e solo dello stesso tipo!!! • ALCOLI C12-C18 (emulsionanti emollienti) sono emulsionanti ma danno anche consistenza (perche sono sostanze lipofile cerose) e hanno potere emolliente. Es: alcol cetilico, alcol cetil-stearilico • ALCOLI LANOLINA E STEROLI (emulsionanti emollienti) la lanolina è decisamente idro-repellente, si usa nei prodotti water proof o per aumentare l’idrofobicità del prodotto. Però presenta alcuni sostituenti ossidrilici (alcol liberi) che consentono che inglobi acqua. Se si isolano gli alcoli della lanolina possiamo inglobare molta acqua nel prodotto azione emulsionante • ESTERI (EMULSIONANTI.) Tra cui: Esteri parziali di glicoli: come Etilenglicol monostearato (solo uno dei due gruppi è esterificato)Perché non tutte e due? Perché sennò non sarebbe un tensioattivo e non avrebbe la testa polare. Monostearato di glicerile è il più usato! È la glicerina con un solo estere finale. Pentaeritrolo monoleato. Esteri parziali del Sorbitano (SPAN) derivano dall’esterificazione con acidi grassi degli OH liberi del Sorbitano (anidride del sorbitolo) Sorbitano monolaurato o Sorbitano trioleato (SPAN 85 Il numero identifica l’acido grasso con cui è stato esterificato). Si possono avere uno o più esterificazioni. Esteri parziali del Saccarosio (mono di o tri- esteri) sempre parziali!! Saccarosio monostearato • AMMIDI DI ACIDI GRASSI (mono e di- etanolammidi) R-CO-NH-(CH₂CH₂OH)₂ NON sono emulsionanti ma sono Sono stabilizzanti/sostenitori di schiuma e addensanti per prodotti detergenti.--> creano una schiuma più densa che serve per le proprietà psico-reologiche del prodotto. Sostenere la schiuma serve per ottenere un prodotto più cremoso! Es. Coccoiletanolammide. • ESTERI FOSFORICI Trioleile fosfato • AMMINOSSIDI R₃-N-O (lunghe catene alchiliche usate come stabilizzanti di schiuma, addensanti). Sono costosi. Caratterizzati da un azoto con un legame dativo all'ossigeno. In alcuni shampoo un modo economico è quello di aggiungere NaCl per addensare il prodotto. Tuttavia potrebbero esservi delle irritazioni dovute al sale. I sostenitori di schiuma invece non sono ben tollerati dal punto di vista ambientale. • ETOSSILATI. Sono sempre tensioattivi privi di carica ma con gruppi etossile sulla catena per aggiungere caratteristiche idrofile. In genere sono utilizzati come emulsionanti nelle emulsioni O/A quindi in cui la fase principale disperdente è acquosa. Sono caratterizzati da un HLB più alto (10-12 fino a 20) L’etosillazione aumenta l’idrofilia della molecola! • ALCOLI C12 - C18 ETOSSILATI (eteri) R-(O-CH₂CH₂)n-OH Stabilizzanti schiuma, solubilizzanti emulsionanti disperdenti umettanti Laureth 12 R(OCH2CH2)nOH è l’alcol laurilico etossilato perché il nome INCI ci dice che tutti gli etossilati terminano con “eth” finale. • ACIDI GRASSI ETOSSILATI (esteri) R-COO-(CH₂CH₂-O)nH PEG 20 lauroil estere (laurato) • ESTERI DEL SORBITANO ETOSSILATI (TWEEN- POLISORBATI) si ottengono dall’ esterificazione con ossido di etilene dei gruppi OH liberi degli SPAN V appunti tecno Sorbitano 40 monoleato HLB 16,5 Oltre all'etossilazione si ha anche un gruppo estereo. • ESTERI ETOSSILATI DI GLUCOSIO E SACCAROSIO • AMMIDI ETOSSILATE (mono e dietanol ammidi C12- C18) PEG 5 Lauramide DEA • MONO E DIGLICERIDI ETOSSILATI DEGLI ACIDI GRASSI (anche uso alimentare, merendine gelati,..) PEG 30 Gliceril stearato HLB 30 • ESTERI FOSFORICI ETOSSILATI (emulsionanti O/A) catalogare un odore con pochi criteri di classificazione. Esempi: Divisione in 9 classi di odori. I profumieri li hanno catalogati rimandandosi ai fiori. Henning ha cercato di dare una definizione più matematica con la struttura del cosiddetto "Prisma di Henning" (agli apici del prisma troviamo le singole caratteristiche = fioriti, aromatici, resinosi, fruttati, bruciati, putridi). in pratica è un sistema dimensionale dove andrò a vedere la % di odore. È, tuttavia un sistema che non soddisfa la descrizione di un odore. È quindi uno studio che hanno fatto in tantissimi. In realtà è molto difficile perché ci sono troppe variabili, soprattutto soggettive. Quindi la personalità, la cultura, il livello di concentrazione, l’allenamento a sentire un odore, la soglia di saturazione recettoriale. Ancora dipende dalla salute, età, sesso, dall’ambiente, temperatura, livello di quiete e di calma. ORIGINE DELLE ESSENZE Le prime profumazioni sono gli oli essenziali, miscele di molecole biosintetizzate dalla pianta ed estratti da diverse parti di essa. Il motivo per cui la pianta li produce è molteplice, possono essere forme di difesa ad esempio nei confronti dell'ambiente. Devono essere tutte sostanze chimiche volatili, non per forza basso bollenti (estrazione con corrente di vapore, porta con se l'olio essenziale). Dal punto di vista strutturale gli oli essenziali sono composti da miscele di varie molecole chimicamente ben definite: Alcoli, Aldeidi, Chetoni, Esteri, Acidi, Idrocarburi. Le fragranze od aromi delle piante sono dovuti a alcuni composti volatili organici che prendono il nome di VOC, Volatile Organic Compound che le piante producono e rilasciano nell’atmosfera proprio come veri messaggeri odorosi. Gli oli essenziali od essenze sono costituiti da queste sostanze. Generalmente appartengono ad un ampio spettro di sostanze molto eterogenee, che possono essere composti alifatici o aromatici, fenoli e terpeni. FUNZIONI FISOLOGICHE DEGLI OLI ESSENZIALI NELLA PIANTA AROMATICA • Protezione dall'ambiente esterno • Attrazione nei confronti degli insetti per l'impollinazione • Allontanare parassiti (odore forte o sgradevole per determinati parassiti) • Meccanismo di difesa dalle infezioni (spesso hanno proprietà curative anche per l'uomo; ad es monatti ai tempi della peste portavano collane con spezie e oli essenziali che pensavano che li proteggessero dalla peste, oppure al tempo degli egizi uso di oli essenziali per la conservazione del corpo). • Mantiene il microclima attorno alla pianta anche conseguentemente a variazione della temperatura, grazie all’evaporazione. Sono sostanze volatili, evaporano mantenendo il corretto microclima attorno alla pianta. • Preziosa riserva alimentare, in mancanza di luce la pianta usa gli oli essenziali nella fotosintesi anche come fonte di zuccheri • Comunicazione tra pianta e pianta Sono stati i primi profumi usati in cosmetica, le industrie hanno identificato le diverse componenti e le hanno sintetizzate poi in laboratorio per poterle miscelare a piacere usando nuove combinazioni per i profumi. Tra i terpeni però, 19 sono elencati come possibili allergeni. I TERPENI sono una classe di idrocarburi insaturi presenti negli oli essenziali. Sono il gruppo più impo dei composti volatili. Sono concatenazioni di unità isopreniche che, a seconda di come si uniscono, possono dare origine a terpeni lineari, ciclici e aliciclici. Emiterpeni, Monoterpeni, Sesquiterpeni, Diterpeni (dai diterpeni in poi non sono più volatili quindi non vengono più usati per i profumi). I TERPENOIDI, sono i derivati ossigenati dei terpeni possono essere di diversi tipi (alcoli,aldeidi,chetoni,fenoli,eteri). Es Metil-Eugenolo in grandi quantità nelle foglie apicali del basilico, vietato in cosmetica perchè cancerogeno. FRAGRANZE E FAMIGLIE OLFATTIVE Studiando l'andamento di un profumo si è visto che una profumazione è composta di 3 momenti, influenzato dal tempo. Momento di TESTA, momento di CUORE o di CORPO, momento di CODA. • Le note di TESTA sono quelle che pungono il naso subito, poi l'odore cambia. È la più labile e colpisce subito il nostro epitelio olfattivo. • Le note di CUORE o CORPO, è l'odore portante e permane per più tempo. • Dopo un po' rimane infine l'odore di FONDO o CODA, può rimanere anche per settimane ed è dovuto a ingredienti chiamati fissatori che rendono meno volatile la composizione. Più gli odori sono aspri più sono note di testa (agrumati, aldeidici etc.), poi gli odori fruttati e dolci invece sono più note di cuore mentre i più persistenti sono vanigliato, speziato, ambrato e legnoso (note di coda molto calde). Il profumo è molto impo perché è uno dei primi cosmetici introdotti sul mercato Il punto più delicato nella preparazione di un profumo è lo studio a monte (quanto dura, mescolanza degli ingredienti etc.), poi una volta fatta la miscela è solo questione di concentrazione: • Acqua di colonia e Acqua di Lavanda, soluzione dal 3% al 5% di olio essenziale in una miscela di poca acqua e alcol. Più metto alcol più il profumo è forte ma anche più volatile (è un veicolo per la profumazione). • Eau de toilette, soluzione approssimativamente dal 5 al 10% di oli essenziali in una miscela di acqua e alcol. • Eau de Parfum, è quella che si trova di più in commercio. percentuale di essenza compresa tra l’8 e il 12% in alcol a 80-90°. Ha la più alta percentuale di essenza di coda. • Parfum, tra il 10 e il 15% di olii essenziali in alcol ad alta gradazione 95°, quando si utilizza evapora facilmente. • Extrait (estrè), forma più concentrata del profumo, composta dal 15-20% di oli profumati in alcol ad alta gradazione 95°. Una volta si utilizzavano solo oli essenziali e quindi molecole di derivazione naturale, anche molto costosi. Poi, da Chanel in poi, vennero introdotti i primi derivati aldeidici di sintesi. Con profumazioni particolari, non presenti in natura e con costi meno elevati. COMPOSTI DI FONDO: I fissatori. L'ambra grigia è stato il fissatore più pregiato in assoluto, è una secrezione dello stomaco del capodoglio che è una protezione all'ingestione di rostri di diversi animali o conchiglie. Una volta rigurgitata la sostanza è particolarmente maleodorante e contiene moltissima AMBREINA, questi secreti arrivavano sulle coste dell'oceano ossidati dal sole e a contatto con le acque dell'oceano e diventano particolarmente pregiati e profumati. Estratti in un particolare modo e inseriti nella profumazione danno un odore molto caldo (incenso nelle cattedrali, incenso legni esotici etc.). Oggi si usa un derivato della Salvia Sclarea che si chiama SCLAREOLO che si trasforma in Ambrox Isoambrox che è un fissatore molto usato e maneggevole. Anche la CUMARINA è un importante fissatore e dà un odore di fieno tagliato. La VANILLINA anche venne scoperta in Messico nel 1520. Nei baccelli di vaniglia ci sono miscele di sostanze non solo la vanillina. Le bacche di vaniglia devono essere essiccate per dare profumazione. La vanillina è legata ad uno zucchero e non è profumata, ma a seguito dell'ossidazione data dall'essiccamento si scinde il legame glicosidico e la vanillina libera emana odore. Gli IONONI sono una altra classe di fissatori che hanno maggiormente a che vedere con l'odore di violetta. Estrarre l'olio essenziale dalla violetta era un processo molto costoso. Gli iononi sono sintetizzabili e danno profumazioni simili a quelle della viola e meno costosi. La CHINOLINA ha un odore cipriato. Il MUSCHIO, maschio del Muschione (cervo) vicino ai genitali ha delle sacche con feromoni che danno odore particolare, muschiato, molto forte. Deve essere fortemente diluito per risultare gradevole. Il principale componente estratto è il MUSCONE. Anche dallo Zibetto si otteneva invece lo ZIBETTONE. Usato specialmente in profumi per uomo. “Musk” nei profumi indica una profumazione che ricorda questi derivati. In Cina e in Tibet si usano ancora gli estratti dagli animali (chetoni), ma esistono anche derivati vegetali con struttura simile, lattonica (estere ciclico). Oggi si usano muschi sintetici che sono derivati benzenici con odore che ricorda molto quello dell'animale. Tuttavia nel tempo si è visto che potevano essere fotosensibilizzanti e da alcune profumazioni sono stati eliminati. [NOTA ALDEIDICA Nel tempo si è scoperto che le migliori fragranze fissanti potevano essere aldeidi lineari a diversa catena. Ci sono tre stagioni di profumazioni delle profumazioni aldeidiche. • Primo periodo: IDROSSICITRONELLALE, ricorda la profumazione del mughetto. ALDEIDE CICLAMINO (fiori bianchi), ALDEIDE AMILCINNAMICA (gelsomino). Purtroppo sono tutte sostanze (Lyral, Lilial e Etilcinnamale) che si trovano tra le 29 sostanze allergizzanti. • Secondo periodo = LYRAL, LILIAL, ETILCINAMMAL (mughetto e gelsomino) • Terzo periodo = ALDEIDE MANDARINO, N-DECANALE, DODECANALE, grazie ai moderni metodi analitici sono state individuate come responsabili di alcuni odori presenti in natura e infine sintetizzate in laboratorio. Miscele di composti aldeidici profumati hanno dato vita ai Profumi aldeidici, il cui capostipite è lo Chanel n°5.] I CONSERVANTI Il conservante è un elemento fondamentale dei prodotti cosmetici. I conservanti sono regolati dall'allegato V del regolamento europeo, anche se non vediamo scritto il Inquinabilità alta per prodotti a massima concentrazione di acqua. Shampoo o bagnoschiuma_contengono tensioattivi che agiscono in parte da conservanti Inquinabilità bassa per prodotti anidri. Per prodotti ossidanti e riducenti si intendono i colori per capelli e permanenti. Gli oleoliti sono soluzioni oleose, lipogeli gel lipofili. Una volta realizzato il prodotto cosmetico va subito realizzato il controllo microbiologico. .Lo scopo del conservante è quello di mantenere bassa la carica microbica per tutto il ciclo di vita del prodotto. Challenge test: Serve per valutare se il mio sistema conservante ha un ampio spettro di azione sui microrganismi e che sia in grado di preservare il prodotto. I prodotti cosmetici spesso non hanno una data di scadenza perché durano più di 30 mesi, tutto ciò perché la conservazione primaria è molto efficace. Per ogni preparazione dovrò studiare un sistema conservante costituito da un insieme di conservanti diversi. Il challenge test si è recuperato da due testi, uno è la FU britannica e più recente la CTFA che è un’associazione che ha dato delle linee guida per effettuare studi diversi. Procedimento: inoculare nella formulazione una serie di microrganismi, metterli in incubazione e vedere quanto il mio sistema preservante riesce a difendersi da questa miscela. Si inoculano batteri, funghi e lieviti. Come si procede? Per un prodotto solo... Si preparano 4 vasetti contenenti 100g di ciascun prodotto da testare. Nel primo viene seminata la sospensione di batteri Gram¯, nella seconda i Gram⁺, nella terza Lieviti e nella quarta Muffe. Vengono quindi termostatati, tranne che il vasetto per le muffe che si sviluppano a temperatura ambiente. Si ritiene una conservazione adeguata quando nel vasetto viene quindi ritrovata una percentuale di microrganismi morti del 99,8% dopo le prime 72 ore. Il sistema è un buon conservante se dopo una settimana ho avuto un riduzione del 99% della carica microbiologica, in tutti gli altri casi non ho un sistema così efficiente. Si avrà un prodotto senza conservanti, uno con composizioni diverse crescenti e qualitativamente varie; per ciascuno tranne quello senza niente dovrò fare 4 diversi contenitori. Ed in ciascuno inoculerò la mia soluzione di microrganismo in Agar. Poi li metto in incubatore. Seguiranno i controlli microbiologici di qualità. Si fa la conta microbica al tempo zero, poi dopo 24 ore, poi dopo 36, 48, 72. L'Alcol Benzilico è un ottimo conservante ma è anche uno dei 26 potenziali allergeni più comuni nelle fragranze che vanno obbligatoriamente scritti in etichetta se sono presenti sopra una certa percentuale Ha un buon profumo (limone) Alcol Fenietilenico principale componente dell’olio essenziale di rosa Glicoli sostanze dotate di proprietà antimicrobiche ma non presenti nell’allegato V Fenossietanolo_molto usato. Soprattutto nelle preparazioni prive di parabeni. Triclosan è molto impiegato sia nei deodoranti che nei prodotti anti forfora. Cessori di formaldeidi_ sono sostanze che rilasciano nella formulazione formaldeide, presto non si useranno più perché la formaldeide risulta cancerogena. Bromopol, dimetilidantoina e diazolidinilurea sono i più usati. Metabisolfito e sodio solfito sono usati per bloccare la fermentazione dei lieviti, si usano nelle preparazioni contenenti zuccheri. Mertiolato_il più usato nei prodotti per il make-up. Non si può usare in presenza di altri sali. Si può usare acido borico, acido ipoclorico, sodio solfito, quest’ultimo lo si trova nei vini perché abbatte la fermentazione dell’uva. (anti-lievito) Si usano anche acidi alifatici come quello sorbico ed i suoi sali. Acido caprilico ed i suoi sali, EDTA, acido undecilenico. Quelli aromatici più usati sono gli esteri dell’acido benzoico. L’acido sorbico si trova spesso sotto forma di sorbato di potassio. Acido deidroacetico non si può utilizzare nei detergenti, ma nei gel ed emulsioni. È il sostituito ideale dei parabeni. Conservante ma anche antiforfora Non si puo usare EDTA perché lo zinco verrebbe chelato Tioderivati si trovano soprattutto nei prodotti per capelli I conservanti vengono spesso impiegati in miscela e combinati per essere utilizzati in prodotti differenti! CONSERVANTI antimicrobici 1- Acidi (1 Ac. Benzoico Ac. Formico Ac. Propionico Ac. Salicilico Ac. Sorbico Ac undecilenico). È attiva la forma indissociata Ac. benzoico; ac. sorbico : attività fungistatica a pH acido • Ac. benzoico 60% indissociato a pH 4 1,5% pH 6 0.15 pH7 - Ac. sorbico 40% indissociato a pH 3.15 1% pH 7 CH3-CH=CH-CH=CH-COOH 2- Esteri (Parabens - esteri ac. p-idrossibenzoico: MP, EP,PP,BP) -attività fungistatica, attività antibatterica contro Gram positivi - bassa tossicità - stabili all’aria - resistono all’idrolisi a caldo, freddo, pH acido - possono interagire con acuni ingredieti (es. tensioattivi non ionici e cationici, proteine…) dosi basse di utilizzo : es. MP 0,2%; 0,02% PP 3- Sali ammonici quaternari (Incompatibili con alcuni tensioattivi anionici) Benzalconio cloruro, Cetilpiridinio cloruro, Benzetonio cloruro PhCH2N(CH3)2R 4- Fenoli ( inattivati da tensioattivi non ionici) p-clorometaxilenolo -PCMX -attivo contro batteri, lieviti, muffe - 0.2-0.8% - pH 4-9 Triclosan 2-idrossi-2,4,4 triclorodifenilossido -TCS -attivo contro gram positivi e negativi; lieviti; muffe ( non attivo contro Pseudomonas) - usato nei deodoranti e detergenti antimicrobici - molto solubile in acqua; - pH ottimo 4-8 5- Donatori formaldeide vietato l'uso nei generatori di aerosol, ammessa allo 0,1 % nei prodotti igiene bocca; 0,2 % negli altri. Stessi valori in formaldeide libera per i donatori Bronopol BNPD 2-bromo-2-nitroponan-1,3-diolo -Massima attività pH 5-7 ; -Ampio spettro di attività (Pseudomonas aeruginosa; Gram – Glutaraldeide Massima attività pH 7.5-8.5 -Inattivata da ammoniaca, ammine, proteine (a pH neutro o basico). Imidazolidin urea e Diazolidin urea (Germal II e III) non agiscono contro i funghi ampio spettro di pH attive contro i Gram. 6- Altri er43Alcoli : Etilico, Benzilico, Diclorobenzilico -DCBA, Fenossietanolo (gram-) KATHON = metilisotiazolidone (MT) + cloro metilisotiazolidone Principali miscele di conservati_Non si può usare un sole conservante perché non ha uno spettro d’azione abbastanza ampio. Antiossidanti_soprattutto nelle preparazioni ricche di sostanze lipofile contenenti doppi legami. Servono a prevenire l’ossidazione delle materie prime. -sodio metafosfato La protezione solare: Qualsiasi prodotto potrebbe essere funzionalizzato x la protezione dagli UV aggiungendo nella formulazione un filtro solare, infatti si possono fare diverse formule (emulsioni, olii, idrogel,..) ma il veicolo modifica le proprietà di protezione solare di un prodotto. Le radiazioni UV sono responsabili dell'abbronzatura come forma di difesa dell'organismo all'attacco dei raggi solari. La protezione solare a livello cosmetico riguarda solamente la radiazione UV che è divisa in 3 bande: UVa, UVb e UVc. Queste ultime sono quelle a minore lunghezza d'onda e sono le più nocive x la salute ma fortunatamente le UVc vengono filtrate dall'ozono, x questo motivo lo strato di ozono deve essere tenuto sotto controllo. Le UVc si usano per la sterilizzazione perché interagiscono con il nucleo quindi dannosissime. Quindi per la cosmesi sono importanti solo le UVb e le UVa, le UVb che sono meno penetranti ma più energetiche sono responsabili del melanoma e dell'abbronzatura a lungo termine inoltre provocano l’eritema, mentre le Uva che sono più penetranti ma meno energetiche causano soprattutto il foto invecchiamento. (più energetica è la radiazione meno riesce a penetrare nella cute, di fatti la UVC che la più energetica non penetrerebbe affatto, si fermerebbe allo Strato Corneo, ma creerebbe danni enormi sugli strati superficiali.) La radiazione UV che raggiunge l'atmosfera è circa il 9% (circa 120 W/m2) della radiazione solare prima di entrare nell’atmosfera ed il suo valore massimo al suolo (sull’Equatore, a mezzogiorno di un giorno sereno intorno al solstizio d’estate) è circa il 5% E’ distribuita tra UVA (90%) ed UVB (10%) , in particolare la radiazione UVB massima che raggiunge il livello del mare è circa 5.5 Wm-2 cioè lo 0.5% di tutta l’irradiazione solare che raggiunge il livello del mare. Ci sono fattori geometrici (come la distanza sole – terra, la declinazione solare che determina la stagione e l'angolo zenitale che determina l'ora del giorno) ed atmosferici (come lo strato di ozono, i gas atmosferici, le nubi, la quota e la riflessione) che condizionano l'arrivo delle radiazioni al suolo. Gas e nubi filtrano parzialmente. Quota_ più saliamo e minore è la protezione dalle radiazioni. Riflessione_Acqua e sabbia fanno riverbero quindi ti esponi del 40% mentre l'ombra riduce ma non azzera l'irraggiamento! L'intensita' dei raggi UV a cui siamo esposti è in funzione di: Latitudine piu' ci si avvicina all'equatore maggiore e' l'intensita' delle radiazioni UV. Altitudine Ogni 1000 metri l'intensita' aumnenta di 10 -12%. Altezza del sole (ora giornaliera) dalle 10 alle 14 si riversa sulla terra circa il 60%del totale giornaliero UV. Nuvolisità non costituisce una barriera contro le radiazioni UV. Riflessione del terreno La neve, sabbia etc riflettono le radiazioni UV, aumentadone la quantita' fino all'80%. Ombra L'ombra puo' ridurre la quantita' di radiazioni UV del 50%. Acqua L'acqua non costituisce una barriera contro le radiazioni UV. A mezzo metro di profondita', il 40% delle radiazioni presenta la stessa intensita' che in superficie. La capacità di penetrazione cutanea della radiazione è importante, le UVc (200-290nm) si fermano sullo strato corneo (usate per sterilizzare gli strumeni da lab), le UVb (290-320nm) penetrano fino nella giunzione dermo-epidermica quindi fino all'epidermide motivo x cui abbronzano, le UVa (320-400nm) arrivano fino al derma dove trovano collagene ed elastina e causano danni.--> UV A sono responsabili del foto invecchiamento cutaneo. Il foto invecchiamento cutaneo è una degenerazione di collagene ed elastina che riduce la quantità di sostanza all’interno del nostro derma, creando degli sgonfiamenti, riduzione del turgore di tutto il derma. Si creano così le rughe. Inoltre stimolano la maturazione di melanosomi e quindi di melanina già presenti nella cute quindi sono responsabili dell'abbronzatura immediata, l'abbronzatura però dura pochissimo perché viene buttata fuori della melanina non ancora maturata ma non ne viene stimolata la sintesi come x gli UVb! Il sole è fondamentale ed ha sia effetti benefici che nocivi: Gli effetti benefici sono: -indispensabile alla vita (consente lo svolgimento di processi importanti per la vita, come la fotosintesi clorofilliana, evaporazione dell’acqua,..), - produzione di calore, -azione antidepressiva (studi statistici hanno dimostrato che nei paesi nordici c’è una % di suicidi superiore), -azione antirachitismo (mineralizzazione insufficiente delle ossa per carenza di vitamina D dovuta all'assenza di esposizione solare. Sono sufficienti 10 minuti al giorno di esposizione solare per evitarlo_il sole attiva la vit D). Gli effetti nocivi sono: -scottature e "colpi di sole" ( Il colpo di sole è quando smetti di sudare e la temperatura sale fino a 42 gradi e rischi la meningite xk è andato in tilt il sistema termoregolatore. Le scottature sono spesso dovute a cattive abitudini, tipo olio o birra sul corpo per abbronzarsi di più), -fotosensibilizzazione (foto-allergie e foto-tossicità), - fotoinvecchiamento cutaneo, -tumori cutanei.(le radiazioni modificano il DNA a livello dei melanociti_melanomi) A CONTATTO CON LA CUTE LE RADIAZIONI VENGONO: -parzialmente riflesse dallo strato corneo, -in parte disperse da cellule, organelli, fibre e molecole presenti nell’epidermide e nel derma , -in una certa misura assorbite, con dissipazione di energia sotto forma di calore o di fluorescenza(il freddo serale dopo la giornata al sole si ha xk il corpo cede calore). -nella quota rimanente penetrano i tessuti e sono trasmesse più in profondità. EFFETTI UVA: Elastosi e Collagenosi. Enzimi responsabili della degradazione del collagene ed elastina. Quindi se mi espongo a queste radiazioni senza protezione, esse penetrano fino al derma dove ci sono questi enzimi. Essi sono metallo proteasi. Il collagene serve per permettere l’estensione della cute, elastina invece per far si che una volta che si è estesa ritorni nella conformazione iniziale. Se mancano, la pelle perde elasticità. Collagene ed elastina non sono sempre uguali dal punto di vista quantitativo, ma sono in continuo scambio. Dal momento in cui la produzione di entrambi è inferiore rispetto alla loro degradazione, si creano le rughe. Ci sono altri enzimi, ialuronoglucosaminidasi (ialuronidasi)che degradano l’acido ialuronico, sostanza che compone la sostanza fondamentale del nostro derma; è molto igroscopica. Si chiama foto invecchiamento perché mima quello del tempo ( crono invecchiamento dopo i 30 anni). Dobbiamo perché immaginare la cute come un organo molto dinamico. EFFETTI UVB: Eritema solare (non necessariamente è un eruzione cutanea, l’arrossamento della cute è già un eritema), Disidratazione epidermica, Inspessimento cutaneo. COME SI DIFENDE LA NOSTRA PELLE: -Inspessimento strato corneo acantosi. L'acantosi è l'inspessimento dello strato corneo che dura x circa 10 giorni. Può essere un rimedio nel caso dell’acne. In realtà non sparisce il brufolo, ma aumentando lo spessore della pelle si vede meno. Acantosi: aumento dello spessore dell’epidermide • L’irraggiamento influenza la mitosi e proliferazione cellulare • Prolungamento del periodo di divisione cellulare • Se l’irraggiamento è ripetuto, lo spessore dell’epidermide aumenta in alcuni giorni • Massima acantosi si raggiunge tra 2 e 3 settimane • Nessun ulteriore aumento in seguito a successivi irraggiamenti. -Liberazione Acido urocanico (imidazolacrilico), viene liberato con il sudore ed è un acido esterificato che ha un gruppo cromoforo in grado di assorbire le radiazioni UV e filtrare parzialmente la radiazione solare è il nostro filtro naturale -Iperproduzione melanina=ABBRONZATURA la melanina assorbe la radiazione e impedisce un eccessivo assorbimento in profondità. L’ABBRONZATURA Il meccanismo di pigmentazione è quindi una forma di difesa della nostra cute alle radiazioni Il responsabile della melanogenesi, meccanismo per cui si ha la formazione di melanina sulla nostra cute, è il melanocita. È una cellula in grado di produrre una serie di vescicole (melanosomi) di numero e di forma e grandezze differenti che producono e fan maturare la melanina. Quando i melanosomi si aprono liberano la melanina La melanina attraverso i dendriti presenti nella struttura cellulare del melanocita si distribuisce tra i cheratinociti. Quindi bisogna immaginare una forma come una cellula neuronale, un assone con tanti dendriti, ed essi si intercalano tra un cheratinocita e l’altro. I melanociti si trovano sulla giunzione dermo-epidermica, quindi la produzione di melanina si trova ancora nell’ambito della cosmetica e non della farmaceutica. -- infatti esistono prodotti per schiarire la cute attraverso molecole che inibiscono la formazione della melanina però un prodotto cosmetico non dovrebbe alterare il metabolismo! Motivo per cui questi sono prodotti border-line fra la cosmesi e la farmaceutica perché la macchia cutanea è un inestetismo ma è un meccanismo che interagisce con la normale fisiologia cutanea. L'ABBRONZATURA si può dividere in 2 diversi tipi di pigmentazione a seconda della radiazione interessata, UVA o UVB. La pigmentazione immediata è transitoria, e regredisce nel giro di 2-3 ore se non si sta più al sole. E’ provocata dalle radiazioni visibili e dagli UV-A Ha come risultato un aumento del numero di melanosomi maturi. (non aumentano i melanociti!)Quindi melanina già presenta nella nostra cute. Ciò porta ad un foto invecchiamento rapidissimo. La pigmentazione ritardata, la vera abbronzatura, compare invece dopo 3-5 giorni dalla fotoesposizione, raggiungendo il suo massimo dopo 2-3 settimane, ed è dovuta a produzione di nuova melanina. Cresce infatti il numero di melanociti funzionanti e viene stimolata un forte aumento di melanosomi prodotti e trasferiti nei cheratinociti. Essa è provocata da tutte le bande del UV, anche se UV-B è dotato di maggiore attività pigmentogena e di conseguenza fotoprotettiva. La melanina matura passa dai melanociti ai cheratinociti, e accompagna questi ultimi nel loro processo migrazione (cheratinizzazione) verso la superficie. - Le etichette dovrebbero indicare chiaramente e in modo comprensibile le istruzioni d'uso affinché il consumatore possa usare il prodotto per la protezione solare in modo corretto. I prodotti per la protezione solare non dovrebbero dare l’impressione errata che possono fornire una protezione sufficiente per i neonati e i bambini. Per i bambini fino a 6 mesi non bisognerebbe proprio esporli al sole perché più soggetti e favorisce l’insorgenza del melanoma cutaneo in età adulta. Le radiazioni UVb possono dare eritemi mentre le UVa possono scatenare reazioni di fotosensibilità, come ad es: fotoallergie che però non si manifestano alla prima esposizione e non sono dose correlate quindi magari anche solo un puntino di sostanza può provocare allergia sistemica! Applico la sostanza e poi mi espongo al sole, alla seconda esposizione con la sostanza sviluppo allergia in Forma eritematosa o scottatura o reazioni fototossiche si verificano alla prima esposizione e sono correlate alla dose. La sostanza applicata sulla cute e colpita dai raggi del sole scatena reazioni di tossicità Tipo scottatura grave. Caso grave anni fa: decotti di foglie di fico contengono sostanze foto sensibilizzanti. Esse aumentano l’interazione della radiazione con la cute causano delle vere e proprie ustioni. Le sostanze fotosensibilizzanti riconosciute sono i sulfamidici, le tetracicline (sono farmaci!) che si accumulano nei tessuti superficiali ed hanno interazione con la radiazione solare, poi ci sono le furocumarine (una volta si usava l'olio di bergamotto x abbronzarsi ma dentro ci sono delle xantine in particolare l'8-metossipsoralene che è il bergaptene che dà una fortissima fotosensibilità, se vendi olio di bergamotto devi levare queste sostanze x legge causavano le cosi dette macchie da profumo se mi spruzzo profumo con, ad esempio, bergaptene potrei avere poi delle macchie sulla cute). Ci sono diversi modi per abbronzarsi: Gli autoabbronzanti vengono usati in periodi in cui non c’è sole o inseriti anche in prodotti solari, come “accelleratori di abbronzatura”, doposole ecc che ne contengono una piccola quantità. Questa abbronzatura non riguarda però la melanina, Essi contengono sostanze pigmentate e pigmentanti in grado di mantenere la colorazione della cute senza l’interazione del sole con i melanociti. Gli autoabbronzanti naturali sono degli estratti dal mallo della noce cioè il frutto (guscio pelosetto verde che protegge la noce) che dentro ha lo iuglone che ha un'altissima affinità per la cheratina e rimane sulla cute anche dopo il lavaggio, è un naftochinone inserito in molti oli solari, un altro autoabbronzante naturale è l'henne che ha il lawsone, sempre naftochinone, si intercala nei cheratinociti. I più utilizzati come autoabbronzanti sono dei pigmentanti sintetici, molecole non colorate che sfruttano la reazione di Maillard, che è la reazione di imbrunimento degli zuccheri. Questa reazione avviene fra uno zucchero riducente e un gruppo amminico: questi autoabbronzanti solitamente hanno un gruppo carbonilico e reagiscono con le proteine dei cheratinociti dello strato corneo, quando si forma l'interazione da incolori diventano giallo bruni e la colorazione rimane a lungo quindi devi lavare subitissimo le mani! Alle volte si dà come attivatore la metionina sulfossido che va messa prima e poi si dà il prodotto, è una proteina. Le sostanze di sintesi sono l'eritrulosio, il diidrossiacetone, la gliceraldeide e la reazione viene accellerata dalle radiazioni UV e dall'O2. Il diidrossiacetone (DHA)sta bene a pH acidi, le temperature eccessive (oltre i 40°) danno problemi, è instabile ed incompatibile con moltissimi ingredienti cosmetici ecco xk i prodotti in commercio sono pochi e più o meno sempre uguali. Gli autoabbronzanti sono problematici x il formulatore xk non sono molto stabili e non si riesce a dosare l'alta efficacia pigmentante però è altamente efficiente. Si usano associazioni con eritrulosio. AUTOABBRONZANTI :• Cosmetici “difficili” sia per formulatore che per consumatore • FORMULATORE: – Stabilità – Alta efficacia pigmentante DHA incompatibile con diversi categorie di ingredienti (emulsionanti, gelificanti, conservanti, attivi). Sensibile al calore a sost. Profumate. Stabile in stretto intervallo di pH (4-6). • Associazione di DHA e eritrulosio: – Colorazione piu naturale (eritrulosio reagisce piu lentamente e in modo piu omogeneo) – 1-3% eritrulosio con 3-6% diidrossiacetone – Disidratazione minore della cute Ricorda che DHA è derivato dell'acetone queat’ultimo è un solvente molto igroscopico richiama acquadisidratante. – Penetration enhancer (dimetil-isosorbide) Il dimetil isosorbide è un vasodilatatore che quindi aiuta l'assorbimento. • CONSUMATORE Problema non di sicurezza ma di risultato soddisfacente. Attenzione scrupolosa alle modalità d'uso: omogeneità evitare accumuli in zone ad alto spessore lavare mani dopo l'uso Il consumatore invece ha problemi di carattere applicativo xk spesso non si hanno i risultati che ci si aspetta, se non lo spalmi bene rimangono le dita, le righe ecc! I filtri solari sono regolamentati in allegato 6 del regolamento cosmetico europeo 1223/09, sono 29 e puoi usare solo loro come filtri solari in un prodotto solare, sono divisi in filtri UVa e filtri UVb, sono divisibili inoltre in inorganici che è solo 1 il biossido di titanio nanoparticellato che in ambiente acquoso crea una sospensione di tipo colloidale pertanto sarà traslucido (effetto tindall), o organici (gli altri 28) C’è chi parla anche di filtri fisici e chimici. I filtri fisici o meglio dire schermanti solari hanno dimensioni micrometriche e proteggono perché creano una patina sulla cute che riflette la luce e sono l'ossido di zinco ed il biossido di titanio nanoparticellato, sono pigmenti ovvero coloranti non solubili nel mezzo. Un filtro per definizione è un qualcosa che lascia passare in modo selettivo, assorbe selettivamente determinate lunghezze d’onda. È più corretto quindi dividerli in filtri organici ed inorganici. I filtri solari si dividono in diverse categorie sulla base della struttura chimica: • Acido para ammino benzoico (PABA) • Esteri del PABA • Benzofenoni • Cinnamati • Salicilati • Derivati della Canfora • Biossido di titanio nano particolato. Una delle caratteristiche peculiari che hanno x es gli esteri hanno una catena alchilica lunga perché non devono essere assorbiti dalla cute per poter proteggere devono rimanere in superficie.-->deve essere mantenuta una certa distanza dal melanocitale lunghe catene alchiliche aumentano la lipofilia della molecola impedendole di essere assorbita! Il prodotto per proteggere la cute (quindi per assorbimento della radiazione) molto spesso si degrada è l’esempio dei derivati della canfora che da trans diventano cis, ecco xk dopo un po' devi ridarli xk il cis derivato assorbe a lunghezza d'onda minore quindi quando ho 50% di uno e dell'altro non protegge quasi più nulla dagli UVb xk la protezione si sposta a una lunghezza d'onda minore. Ecco l’importanza di una continua applicazione del prodotto dato che si degrada. CARATTERISTICHE DEI FILTRI SOLARI. Assorbire radiazioni tra 280 – 360 (ampio spettro) Foto stabilità ed inerzia fotochimica, non tossici, non sensibilizzanti, non fototossici, compatibili con gli altri ingredienti. Dovrebbero anche essere lipofili in modo da stare sulla superficie senza essere assorbiti, per poter quindi proteggere gli strati superficiali e i melanociti. Hanno catene laterali lunghe per aumentare la lipofilia.. SUN BLOCKS PARTICOLATI I sun block sono schermi solari. Materiale insolubile: possono essere Inorganici: ZnO, TiO2 Organici: Melanina granuli o Filtri organici incapsulati in ciclodestrine per proteggerli maggiormente e aumentare la durata d’azione. Meccanismo d’azione: Assorbimento e Dispersione. Piu recentemente si studia, oltre all’SPF, anche l'hpf che è un fattore di protezione x i capelli che oggi vengono protetti più spesso quindi si creano dei prodotti x evitare l'indebolimento del capello, si applica un filtro solare al capello e si confronta con il capello senza nulla, si espongono entrambi al sole e si guarda la resistenza del capello alla trazione facendo poi il rapporto fra i valori ottenuti. FOTOPROTEZIONE CAPELLI: HPF (Hair protectio factor) Studio della forza elastica del capello prima e dopo esposizione solare, senza e con filtro solare = misura del danno da radiazione solare rilevato tramite l'analisi della pendenza della curva nella zona di snervamento valutata durante lo studio di stiramento del capello . Per i prodotti solari si tendono ad usare dei waterproof, ovvero emulsioni A/O per cui il prodotto tende a rimanere di più sulla pelle anche stando in acqua. • Detergenti viso corpo per igiene quotidiana • Bagnischiuma • Shampoo doccia • Detergenti Intimi • Detergenti capillari Liquidi: • Shampoo • Shampoo doccia • Oleoliti TENSIOLITI SOLIDI • Saponi e Syndet solidi • Paste dentifricie La differenza è data da SAL cioè dalla quantità di Sostanza Attiva Lavante presente in percentuale dentro al prodotto ed in base a questa concentrazione hai una destinazione d'uso differente, SAL è la somma dei tensioattivi detergenti presenti nel prodotto, i prodotti con una SAL più elevata sono di solito destinati ad essere disciolti in acqua come il bagnoschiuma che hanno il SAL più alto mentre lo shampoo x bimbi e i detergenti intimi che vanno a contatto con le mucose e soprattutto il dentifricio hanno una SAL bassissima, nella saponetta che è un tensiolita solido la SAL è circa 90% ovviamente! Sostanza attiva lavante - SAL • Esprime la quantita’ totale di tensioattivi presenti in un prodotto detergente • SAL varia i funzione dei prodotti • Tensiolitisolidi hanno SAL molto elevata • Bagni schiuma, Gel doccia schiuma hanno SAL elevata • Shampoo hanno SAL intermedia • Detergenti intimi hanno SAL modesta • Detergenti per il contorno occhi hanno SAL modesta • Detergenti per bambini hanno SAL modesta TENSIOLITI SOLIDI I detergenti solidi sono divisibili in due tipi principali • Saponi e Syndeth solidi (che sono 1 alternativa delle saponette vere e proprie perché sono fatte da tensioattivi di sintesi)• Paste dentifricie. Saponi e Syndet solidi: Il sapone deve essere a pH neutro (=uguale a quello della cute) e non deve essere unto o di cattivo odore. Il sapone deve essere pastoso ma non duro, non friabile ed una volta asciugato deve mantenere la sua forma. Il sapone deve essere schiumogeno: agitando 3 g di sapone in 10 ml d'acqua in una provetta per 10 secondi si deve formare uno strato di schiuma alto 2 cm e persistente per almeno 5 secondi. I sali sodici degli acidi carbossilici a lunga catena non sono gli unici composti esistenti usati come saponi. Esistono anche i cosiddetti saponi acidi (costituiti da acido citrico) - per pelli ipersensibili = syndet molto usati da persone che soffrono di acne, il pH acido sembra che tenga a bada la proliferazione batterica I syndet sono in grado di subire modifiche a pH molto vaste mentre il sapone se si va troppo verso l'acido si ritorna all'acido cadbossilico e questo non va bene, ecco perché i syndet sono più maneggevoli. Surgrassante: Quando un prodotto sgrassa troppo viene addizionato di sostanze lipofile che vanno a sopperire all'eccessivo sgrassamento questo perché in parte disattiva lo sgrassamento del sapone e in parte perché queste sostanze lipofile rimangono sulla cute. • Sapone: è una Miscela di Sali alcalini solidi o semisolidi, solubili in acqua (di preferenza Sali di sodio), che si ricavano da oli e grassi naturali ed i cui acidi grassi hanno catene di lunghezza da C12 a C 18; tra questi rivestono particolare importanza l’acido palmitico, l’acido stearico, come pure l’acido oleico, laurico, miristico. Come materie prime lipofile si usano sego bovino e olio di cocco, palma o palmisto. Oggi spesso si usa l'olio di oliva come partenza ed anche come surgrassante, ricorda che olio di palma e palmisto si ottengono dalla stessa pianta, uno dal seme e uno dalla polpa. L'olio essenziale è sensibile al pH basico quindi non posso metterlo dentro a una saponetta quindi si possono usare solo certi coloranti e certi profumi non sensibili al pH basico per questo motivo. SOSTANZE ATTIVE – funzionali Possiamo avere: • SAPONI CREMOSI (emollienti) vengono utilizzate molte sostanze lipofile_Lanolina, Oli vegetali, Esteri etc. • SAPONI AL LATTE_aggiungendo Proteine latte, Latte in polvere. • SAPONI ALLA CAMOMILLA_ con Azulene, Bisabololo. • SAPONI TRASPARENTI_si ottengono aggiungendo all’impasto Olio ricino etossilato, Glicerina, Alcool, Glucosio che sono dei solubilizzanti del tensioattivo anionico, queste sostanze solubilizzano il tensioattivo e lo portano in soluzione e così lo posso colorare. SAPONI PREPARAZIONE DA TRIGLICERIDI O ACIDI GRASSI • Aggiunte a pasta base purificata (Trucioli, lamine, forma): – Solventi (Glicerina, Etanolo,) – Fattori consistenza, plasticizzanti – Sequestranti (molto importanti) – Surgrassanti – Funzionali – Antiossidanti (acidi grassi insaturi) – Coloranti (biossido di titanio che dà un riflesso bianco alla saponetta) – Profumo (stabile a pH alcalino). Tutto stabile al pH alcalino… Attenzione a profumi e coloranti. Si prepara a partire da pasta molle di acido grassi, si aggiunge solvente,fattori di consistenza, sequestranti (chelanti) fondamentali perché si usano oli. Antiossidanti se fase lipofila. Biossido di titanio è un colorante bianco. Profumo deve essere stabile a pH alcalino. Altro problema del sapone oltre all'alcalinità è l’acqua dura ad esempio in montagna. • Syndet: sono dei saponi non saponi, ottenuti senza il processo di saponificazione (non contengono Sali di acidi grassi!) Il syndet è fatto da tensioattivi di sintesi cioè solfati, solfonati o etossisolfati, possiamo modificare il pH quindi vengono utilizzati per fare il sapone acido ma non è detto che tutti i syndet siano acidi, fanno molta più schiuma. Ricorda che trasparente non significa incolore. Possono andare da pH 3 a pH 10. Non sono acidi alla partenza ma posso portarli a pH acido. Posso anche usare diversi profumi e colorazioni. In genere linee cosmetiche con profumo tipico usano Syndeth. Costano di più, sono più delicati e efficienti, ma si consumano anche di più, sono più morbidi e soffici, si sciolgono meglio in acqua. SYNDET: Maggior affinità per la cute (pH acido),Diverse consistenze, Più delicati, Vasta gamma di funzionali e profumi, Abbondante schiuma, Costo superiore, Consumo maggiore COMPOSIZIONE: Tensioattivi solfati , solfati etossilati, solfosuccinati. Tensioattivi anfoteri e non ionici come funzionali. Leganti. Modulatori reologici. Funzionali. Profumo. ESEMPIO • Pasta base con legante (t.a. sintesi) 94% • Glicerina 1 (umettante) • Polipeptidi 1 (nutriente) • Acido usnico (sostanza funzionale o qui per modificare il pHcome l'acido citrico) 0,5 • Silice pirogenica (agente reologico_fattore di consistenza) 0,5 • H20 2 • EDTA (sequestrante) 0,05 • Profumo 0,75. TENSIOLITI LIQUIDI In generale Sono costituiti da: •Miscela di tensioattivi primari con funzione detergente •Modificatori reologici(regolatori di viscosita’) •Sostenitori di schiuma •Sostanze funzionali •Conservanti •Profumi •Coloranti •Modificatori di aspetto: Agenti perlanti(motivo estetico o per coprire una incompatibilità come nel caso degli agenti antiforfora che rendono opaco il prodotto), Opacizzanti •Surgrassanti •Acqua deionizzata •Alcuni componenti logicamente posso svolgere più funzioni contemporaneamente. • Detergenti corpo Bagni schiuma • Sono prodotti mediamente concentrati la loro fuznione si svolge nella vasca dove 10-15 ml di prodotto devono agire in 50-70 litri di acqua. • Hanno una SAL piu’elevata 15-30 • Hanno maggiori concentrazioni di profumo (1-3%) • Range di viscosita’compreso tra 5000-14000 (prodotti in tubetto) mPa.S (LV1 rpm0,6) • Conveniente rispettare range di pH compresi tra 4,5 E 6,5 • I piu’comuni sono costituiti da alcoli grassi etossisolfati(SLES) • Sono tensioliti meno diluiti, maggiormente viscosi e piu’facilmente viscosizzabili • Viscosita’incrementabile con Elettroliti (NaCl/ NH4Cl) in dosi tra 0,5%-3% Viscosità maggiore, può essere data da NaCl o altri elettroliti, abbassa la concentrazione micellare critica del tensioattivo che quindi gelifica prima!! Il tensioattivo percepisce meno acqua perché parte dell'acqua è servita a solubilizzare NaCl. NaCl però non si usa in genere nei prodotti per capelli o per igiene intima (elettrolita, fa elettrizzare i capelli). Si possono aggiungere anche gomme naturali quaternalizzate come addensanti. • Alcanolamidi in dosi tra 1%-3% • Esteri-DiesteriPoliglicoliciin dosi tra 1%-3,5% • Gomme naturali quaterinzzatein dosi tra 0,5%-1,5% Bagnoschiuma significa bagno di schiuma ma nessuno lo usa così! Quindi sono concentratissimi sia come profumo che come tensioattivi perché dovresti diluirli un sacco ma se li usi direttamente sulla pelle te la seccano da morire! Il cloruro di sodio può essere usato per dare addensamento, non lo usi in prodotti per capelli perché lo elettrizza mentre risulta irritante sulle mucose quindi non lo metti in prodotti per igiene intima. Le alcanolammidi sono sostenitori di schiuma. Gli esteri e i diesterilpoliglicolici sono umettanti. Slide 19 esempio, per esame! Lauril Etossi-solfato di Na/Mg (tensioattivo), Cocoamido propil-betaina (tensioattivo), Coccoil di-etanol-ammide DEA (tensioattivo, stabilizzatore di schiuma) Poi profumo, NaCl (gelificante) etc.