Scarica Disturbi specifici dell'apprendimento e più Tesine universitarie in PDF di Pedagogia solo su Docsity! Disturbi specifici dell’apprendimento, un fenomeno in aumento nelle scuole italiane. 1. Introduzione Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un aumento del numero degli alunni con diagnosi di Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), tale da sollevare alcune comprensibili preoccupazioni. L’ufficio Statistica e Studi del Miur mette infatti in evidenza che, se nell’anno scolastico 2010/11 (dopo l’approvazione della Legge n° 170 dell’8.10.2010) gli alunni con DSA in Italia rappresentavano lo 0,7% della popolazione scolastica, nell’anno scolastico 2016/17 la percentuale delle certificazioni DSA è salita al 2,9%. Sebbene sia indiscutibile che dal 2010 ad oggi ci sia stato un marcato aumento di tale fenomeno, tuttavia questa crescita risulta ampiamente giustificata dall’introduzione della sopra citata legge, che ha “affidato” agli insegnanti il compito di effettuare attraverso l’osservazione, l’identificazione di un potenziale DSA, di attuare interventi didattici personalizzati oltre ad indirizzare la famiglia ad una consulenza neuropsichiatrica per i loro figli. 2. Che cosa si intende per DSA Con la locuzione Disturbi Specifici dell’Apprendimento (D.S.A), noti anche come Learning Disabilities, si indica un insieme eterogeneo di disordini che si manifestano con significative difficoltà nell’acquisizione e nell’uso di abilità quali la comprensione del linguaggio orale, l’espressione linguistica, la lettura, la scrittura e il calcolo. Questi disturbi vengono definiti “specifici” perché sono intrinseci all’individuo ed interessano un particolare dominio di abilità in modo significativo ma circoscritto, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale. Infatti, negli alunni con d.s.a., il quoziente intellettivo è uguale o superiore alla norma. Nell’ambito di questi disfunzioni se ne possono individuare ben quattro forme, che pur non essendo associate a patologie neurologiche e deficit sensoriali, possono pur sempre rappresentare una limitazione in alcune attività quotidiane ed in particolar modo nell’apprendimento scolastico. Tra i vari disturbi specifici di apprendimento possiamo distinguere: • Dislessia • Disgrafia • Disortografia • Discalculia. La prima descrizione del disturbo della dislessia fu ad opera di Pringle Morgan, un medico inglese della fine dell’Ottocento che in un articolo pubblicato nel 1896 sul British Medical Journal raccontò il caso di un ragazzino di 14 anni descrivendolo con queste parole : “è sempre stato intelligente e brillante, veloce nei giochi e in nessun modo inferiore ad altri bambini della sua età. La sua grande difficoltà è stata ed è ancora oggi l’incapacità di imparare a leggere”. Le definizioni di oggi richiamano alla mente esattamente quelle parole: di fatto la dislessia è un disturbo specifico che si manifesta con una difficoltà nell’imparare a leggere, in particolare nella decifrazione dei segni linguistici, ovvero nella correttezza e nella rapidità di lettura. Disgrafia è un termine composto da due parole greche “dys” che significa “difficoltà con” e “graphia” ovvero scrittura, quindi si intende una difficoltà con la scrittura. Inizialmente, nel 1940, questa patologia fu definita agraphia, termine ideato dal medico austriaco Josef Gerstmann. Successivamente, H. Joseph Horacek, nel suo libro “Brainstorms”, descrisse l’agrafia non come caratterizzata da una totale incapacità nello scrivere, ma dalla presenza di carenze nell’ambito della scrittura. In questo caso la persona affetta da tale patologia non mostra né un trauma cerebrale, che possa giustificare la problematica manifestata, né una perdita totale dell’uso della scrittura, per cui si tratta di qualcosa di diverso dall’agrafia. Viene pertanto creata una parola ad hoc per identificare questo tipo di disfunzione: di qui nasce il termine “disgrafia”. La disgrafia si manifesta all’incirca a partire dalla terza elementare, quando il bambino inizia ad aver automatizzato i gesti di scrittura, che viene personalizzata. I bambini disgrafici hanno spesso un’impugnatura scorretta della penna e faticano ad organizzare lo spazio sul foglio, lasciando spazi irregolari tra i simboli grafici, le parole, scrivendo in salita o in discesa e non riuscendo a regolare la pressione della mano sul foglio e, frequentemente, invertendo la direzione del gesto. È possibile individuare diversi tipologie di disgrafia: • dislessica: implica differenze tra scrittura spontanea e copiata. La prima risulta essere illeggibile mentre la seconda è abbastanza buona. L’ortografia è praticamente inesistente e la velocità del movimento delle dita nella norma. • motoria: deriva da difficoltà delle capacità motorie. Molto spesso la scrittura, come in quella dislessica, risulta essere illeggibile anche nella procedura di ricopiare un testo. • spaziale: deriva da scarsa capacità di orientarsi nello spazio del foglio, scrittura e copiato sono illeggibili.