Scarica Domande di Storia Contemporanea e più Prove d'esame in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! DOMANDE DI STORIA CONTEMPORANEA 1. Parla della Francia tra il 1789 ed il 1793. La Francia di fine Settecento è caratterizzata dall’Illuminismo, da una nuova morale, dall’opinione pubblica che muove grandi critiche verso il potere, e dalla delegittimazione della monarchia e dell’ordine aristocratico. Nel 1789 scoppia una rivoluzione politica che inizia con la formazione dell’Assemblea Nazionale, la quale abolisce la feudalità e stipula la Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e del cittadino. L’antico regime sociale e politico giunge al termine e la Francia diviene una Monarchia Costituzionale. La Prima Costituzione è scritta nel 1791 e delinea i poteri esecutivi e di veto del sovrano, il quale diviene “Re dei francesi”, ovvero l’espressione della volontà della nazione. Si forma inoltre il primo Parlamento francese. Nel 1792 nasce un’alleanza tra Prussia, Austria e Regno di Sardegna per restituire il potere assoluto a Luigi XVI che termina però con la sua esecuzione. L’assemblea legislativa si scioglie e al suo posto viene indetta una Convenzione Nazionale che a settembre proclama una Repubblica e approva una Seconda Costituzione; essa stabiliva l’elezione a suffragio universale maschile dell’Assemblea Legislativa. Ne segue un periodo di terrore caratterizzato da un clima intimidatorio, dalla repressione del dissenso alla scristianizzazione. 2. Parla dei simboli utilizzati nel corso della Rivoluzione Francese Durante la Rivoluzione Francese si ricorre a diversi simboli per sensibilizzare il popolo, tra cui: la Libertà, impersonificata dalla figura femminile che perde il connotato religioso divenendo laica; la Marianne, ovvero una rappresentazione nazionale allegorica della Repubblica Francese; le coccarde tricolore, utilizzate per simboleggiare la nazionalità dei soldati; gli alberi della libertà, simbolo laico legato al culto della terra che si rigenera. Si diffondono anche le feste nazionali. L’obiettivo era di dare forma ad un nuovo culto che legasse la nazione, ossia quello della volontà generale, fondato su simboli e miti unificanti, su cerimonie pubbliche, canti ed inni celebrativi. In effetti, tutti questi elementi avevano un ruolo fondamentale nella circolazione delle idee e di informazioni, specialmente in contesti di analfabetismo diffuso. 3. Descrivi l’ascesa di Napoleone al potere L’ascesa di Napoleone segue un periodo di terrore, guerra, crisi economica e finanziaria. Viene fondata sull’esercito, il quale metteva in luce la figura del generale di fronte al popolo e lo presentava come la migliore soluzione ai problemi che tormentavano lo stato francese. Ricorre al suffragio universale per legittimare la conquista del potere e utilizza il voto democratico in funzione autoritaria. È con lui che inizia infatti la tradizione del plebiscito. Il suo potere viene inoltre sacralizzato e firma un concordato con la Chiesa per chiarire che non avrebbe mai intrapreso atti ostili nei suoi confronti. Durante il regime napoleonico avvengono importanti riforme come quella dell’organizzazione dell’apparato amministrativo dello stato (in modo tale che vi fosse un controllo capillare delle tasse) e quella del codice civile (che racchiude leggi sulla compravendita e su ogni aspetto giuridico della vita civile) assicurando quindi una maggiore stabilità allo stato francese. Napoleone risponde alle opposizioni proclamandosi primo console, decidendo che la sua carica debba essere ereditaria, e successivamente proclamandosi imperatore. È il primo che attua un merchandising clandestino attraverso immagini e oggetti per la casa con soggetto napoleonico. 4. Descrivi i principali avvenimenti che coinvolgono la Gran Bretagna nell’Ottocento Tra il Settecento e l’Ottocento il Regno Unito determinò il proprio sistema politico, caratterizzato da una monarchia parlamentare in cui il sovrano regna esercitando delle funzioni di garanzia, mentre i poteri di governo sono affidati ad un primo ministro che deve godere della fiducia parlamentare. Questo sistema, dominato sino agli inizi del Novecento dalle due forze di whigs e tories e poi dei liberali e dei conservatori, sopravvisse alla confusione generata in Europa dalla Rivoluzione Francese e dall’età di Napoleone. Nel corso dell’Ottocento andò democratizzandosi attraverso tre importanti riforme elettorali che estesero il voto ai ceti popolari. In un tale contesto, la Gran Bretagna conobbe radicali trasformazioni sul piano dello sviluppo e sociale con la Seconda Rivoluzione Industriale, acquisendo un primato rispetto alle altre potenze industriali europee. Grazie alla sua straordinaria potenza economica, questo Paese si affermò ancor di più divenendo la più grande e dinamica potenza imperiale al mondo. Il suo stato andò mantenendosi nonostante la perdita delle colonie nordamericane e si consolidò ulteriormente durante l’età dell’imperialismo, il cui simbolo più importante è l’incoronazione della Regina Vittoria come imperatrice d’India nel 1876. 5. Parla della Restaurazione in Italia Alla base della restaurazione vige il principio di legittimità, il quale implica la restaurazione dei poteri “legittimi” nelle aree in cui sono stati proibiti dalla Rivoluzione francese o dalle conquiste napoleoniche, quindi si vuole tornare ai confini e all’istituzione del 1789. In Italia, infatti, tutti territori conquistati da Napoleone vengono restituiti ai legittimi sovrani o affidati ai nuovi. Bisogna proteggersi però da possibili ritorni rivoluzionari o bonapartisti quindi, a partire dal principio dell’equilibrio (che prevede il blocco di eventuali ambizioni a espansioni territoriali) il Regno di Sardegna firma il Patto della Santa Alleanza nel quale si concorda che truppe dei paesi aderenti possono intervenire per mantenere l’ordine stabilito e che possono interferire senza problemi negli affari interni di ogni altro paese che violi il principio di legittimità. C’è inoltre una nuova forza alla rinascita del sentimento religioso, mentre la discussione politica aperta è proibita facendo così nascere associazioni segrete come la carboneria per esprimere il dissenso. 6. Parla dei principi che regolano la Restaurazione in Europa nel 1815 I principi che regolano la restaurazione in Europa sono: il principio di legittimità, il quale implica la restaurazione dei poteri “legittimi” nelle aree in cui sono stati proibiti dalla Rivoluzione francese o dalle conquiste napoleoniche; il principio dell’equilibrio, che prevede blocco di eventuali ambizioni a espansioni territoriali sulla base del quale si stipulano il Patto della Santa Alleanza e la Quadruplice Alleanza. 7. Descrivi i Moti Rivoluzionari del 1820-25, 1830-31, 1848-49 La post restaurazione non ammette la dialettica politica e per ottenerla si ricorre alle rivoluzioni. Sono tre i cicli rivoluzionari fra America ed Europa e vanno dal 1820 al 1849. I primi due sono di carattere politico di ispirazione nazional-liberale, mentre nel terzo si parla più spesso di “democrazia” o “rivoluzione sociale”. Tutti e tre sono collegati in un regolare sistema diffusivo. Il primo moto (1820-1825) scoppiò in Spagna e si diffuse in altri paesi europei, dove c'erano governi assolutistici e dove i popoli colonizzati volevano l'indipendenza. Il re concesse la Costituzione ma fu ritirata quando la Santa Alleanza diede il compito alla Francia di reprimere le rivolte spagnole. Si diffuse anche in Italia e Grecia, l'unico paese che ottenne l'indipendenza dalla Turchia. La seconda ondata (1830-1831) partì dalla Francia (dove re Luigi Filippo d’Orleans instaurò una monarchia liberale) per poi propagarsi nei vari paesi europei. L’Italia fallì di nuovo, mentre la Polonia venne spenta dalla Russia che restaurò l'ordine. Solo il Belgio conquistò l’indipendenza dal Regno dei Paesi Bassi. I primi due moti non ebbero risultati positivi dal punto di vista militare perché tutti i rivoluzionari furono bloccati dall'intervento della Santa Alleanza. Non ci fu la partecipazione della massa popolare perché era analfabeta. I dell’unità circolavano alcune idee. Alcuni, come Giuseppe Mazzini, aspiravano alla creazione di uno Stato unito, democratico e repubblicano. Altri, come Carlo Cattaneo, proponevano una Federazione degli Stati Italiani, mentre altri ancora sostenevano che il Papa dovesse essere capo di una Confederazione degli Stati Italiani. Infine, Cavour sosteneva la tendenza monarchica dei Savoia. In Germania, invece, aveva avuto un ruolo fondamentale Bismarck, che credeva in uno stato forte e autoritario. L’Unità d’Italia si raggiunse attraverso tre guerre di indipendenza condotte da Cavour, mentre quella tedesca grazie a due guerre: una tra Prussia e Austria, l’altra tra Prussia e Francia. L’Unità d’Italia si ottenne il 17 marzo 1861, a seguito di un periodo di conflitto chiamato Risorgimento che portò all’incoronazione di Vittorio Emanuele II, Re d’Italia e dunque alla monarchia. L’Unità tedesca, invece, venne proclamata il 18 gennaio 1871 e portò all’incoronazione dell’Imperatore Guglielmo I. 14. Descrivi i caratteri del nazionalismo e degli Stati-nazione Il Nazionalismo definisce l’insieme delle dottrine e dei movimenti che attribuiscono un ruolo centrale all’idea di nazione e alle identità nazionali. Storicamente, il nazionalismo si è manifestato in due forme: come ideologia di liberazione delle nazioni e come ideologia della supremazia di una nazione sulle altre. Il concetto nacque con la Rivoluzione francese, in stretta connessione con le idee di Rosseau secondo il quale la sovranità spettava alla nazione nel suo complesso, concepita come un corpo unitario costituito da individui eguali. Le idee nazionaliste furono poi esportate con le guerre rivoluzionarie e napoleoniche e, dopo la Restaurazione, furono il punto di riferimento del principio dell’autodeterminismo, della democrazia e del liberalismo. Dopo l’unificazione italiana e tedesca iniziò a configurarsi come ideologia della politica di potenza da parte di uno Stato. Con la Seconda rivoluzione Industriale, l’ingresso delle masse nella vita economica implicò la ricerca di una strategia di integrazione politica che condusse alla piena identificazione tra nazione e Stato, con il fine di realizzare una solidarietà nazionale che superasse le divisioni di classe. 15. Quali alleanze europee vi sono a fine Ottocento? La politica mondiale di fine Ottocento presenta alcune rivalità che diveranno poi motivi di conflitto, tra cui: la rivalità storica tra Germania e Francia, la rivalità strategica tra Impero Austroungarico e Russia, la rivalità tra Germania e Gran Bretagna. Sulla base di queste tensioni si prefigurano due alleanze che poi si rifletteranno anche nel corso della Prima Guerra Mondiale. La Triplice Alleanza, stipulata nel 1882 tra Italia, Germania e Impero Austroungarico in nome delle reciproche aspirazioni del contenimento degli avversari e in termini di grandezza e forza. A seguire, entrarono a far parte di questa alleanza anche Bulgaria e Impero Ottomano. La Triplice Intesa, accordata nel 1907 da Francia, Gran Bretagna e Russia di fronte alla minaccia della politica navale ed imperiale degli Imperi Centrali. A seguire, iniziarono a farne parte anche Italia, Grecia, Romania e Portogallo. Entrambe le alleanze puntavano all’egemonia mondiale e si venne a spezzare l’intero equilibrio politico europeo. La Germania aveva intenzione di agire per l’interesse del proprio sviluppo economico e di un’espansione coloniale extra-europea. Fu proprio la conflittualità tra questa alleanze a scatenare il primo conflitto mondiale a seguito dell’assassinio dell’arciduca austriaco Francesco Ferdinando a Sarajevo e dopo l’attacco dell’Austria- Ungheria alla Serbia. 16. Parla della rivalità delle colonie tra fine Ottocento ed inizio Novecento in Africa e Asia L’espansione coloniale europea che avviene tra il 1870 ed il 1914 avviene in zone concepite come prive di statualità, storia e cultura. Le grandi potenze del mondo occidentale si impegnano nell’occupazione di alcuni territori dell’Asia e dell’Africa per ragioni di natura economica (Acquisizione di materie prime di fronte all’avvento dell’industrializzazione) e per ragioni politiche e strategiche (Espansione territoriale mirata a dimostrare la propria forza e il proprio prestigio al popolo e alle altre potenze). La conquista territoriale extraeuropea si dimostra causa di alcune rivalità e conflitti. Ad esempio, in Africa Francia e Gran Bretagna si contendono alcuni territori e arrivano ad alcuni momenti di tensione. L’Inghilterra aveva intenzione di unire la parte settentrionale a quella meridionale, dando vita ad un’unica colonia inglese, mentre la Francia, che si muoveva da Ovest verso Est, intendeva ostacolarla. Si arrivò così ad un primo scontro nella zona di Fashoda nel 1898. A seguire, nel 1899 scoppia la “Guerra Boera” causata dall’occupazione, da parte degli inglesi, di un vasto territorio sudafricano circondato da stati indipendenti controllati dai boeri (popolazione di origine olandese). Nel 1904 Giappone e Russia si scontrano. Quest’ultima occupa la Manciuria e avanza pretese verso la Corea. Alla fine il Giappone ha la meglio e rafforza il suo controllo sulla Corea e sulla Manciuria. Sempre nel 1904 il Regno Unito firma un accordo nel quale si dice disposto a sostenere diplomaticamente eventuali occupazioni inglesi sul Marocco, ma la Germania cerca di ostacolarlo. La questione viene risolta con una conferenza internazionale. Più tardi, l’isolamento della Germania favorisce i francesi, che confermano l’indipendenza del Marocco, seppur negli interessi europei. Quando nel 1911 si riscontrano disordini in Marocco la Francia ha un’occasione per intervenire militarmente, mentre la Germania avanza richieste di compensi territoriali. La Francia gli concede parte del Congo francese e completa le operazioni di occupazione. 17. Parla del colonialismo in Africa Settentrionale Nel territorio africano, a partire dal 1830, si verificò l’occupazione colonialista francese. Dal 1840 l’Algeria divenne la prima vera colonia di popolamento francese e costituì il modello per la successiva espansione in Africa Settentrionale. Dopo la Conferenza di Berlino le colonie ottenute dalla Francia vennero organizzate in due grandi complessi: l’Africa equatoriale francese e l’Africa Occidentale francese, mentre la crisi di Fashoda costringeva la stessa Francia a rinunciare al Sudan. Al Nord, in particolare in Algeria, Marocco e Tunisia si creò un’area di predominio francese che manifestò il suo splendore tra la fine dell’Ottocento e il primo Novecento, quando la Francia iniziò ad esercitare completa sovranità nei territori tunisini e marocchini. Più tardi tuttavia, a seguito della costituzione dell’Unione francese, la Francia provò a mantenere i legami con le proprie colonie, ma ovunque si trovò a fronteggiare movimenti indipendentisti armati. 18. Descrivi il processo di indipendenza dell’Africa Settentrionale Il processo di indipendenza dei Paesi dell’Africa Settentrionale iniziò ad avvenire nel momento in cui la Francia, Paese colonialista, si trovò a fronteggiare dei movimenti indipendentisti armati nelle zone fino a quel momento possedute e controllate. Tunisia e Marocco ottennero l’indipendenza nel 1954 e 1956, mentre l’Algeria si vide protagonista di una lunga guerra di liberazione tra il 1954 ed il 1962. La fine del colonialismo nell’Africa nera francese avvenne in forma meno traumatica nel corso degli Anni Cinquanta: dodici stati africani prevalsero sulle colonie ed entrarono a far parte di un’organizzazione volta alla cooperazione economica e politica con la Francia. 19. Parla delle coalizioni e dei partiti formatosi in Italia nel 1890 Intorno agli Anni Novanta dell’Ottocento in Italia nascono i primi partiti socialisti, concepiti, così come gli altri partiti creatosi in Europa, come una struttura organizzata con delle sedi e dei militanti, un programma e amministrazioni atte ad alimentarne il successo. Nel caso dei partiti socialisti, spesso sono associati a dei movimenti sindacali, usati per la rivendicazione dei salari o delle condizioni di vita dei lavoratori. I socialisti si presentano dunque come un partito moderno, atto a rappresentare l’avanguardia del proletariato e ad alimentarne il suo coinvolgimento. A fronte di questa apertura nei confronti dei diritti sociali, però, interviene una politica oppressiva, che pretende un intervento dello Stato e l’eliminazione delle formazioni politiche che assecondano le manifestazioni oppure le proteste collettive. 20. Come nasce il Comunismo? Il Partito Comunista dell’Unione Sovietica fu un partito politico di orientamento marxista. Nacque come corrente bolscevica del Partito Operaio Socialdemocratico Russo nel 1903 e si sviluppò successivamente come partito autonomo, divenendo protagonista di moti rivoluzionari che interessarono l’Impero Russo nella prima parte XX secolo fino a guidare con successo la Rivoluzione d’ottobre del 1917, la quale avviò la trasformazione della Russia in uno stato socialista e diede vita all’Unione Sovietica. 21. Delinea i caratteri del riformismo giolittiano e descrivi le principali trasformazioni sociali ed economiche avvenute in Italia nel primo decennio del Novecento Il decennio che precede l’entrata in guerra dell’Italia fu segnato da un’azione di governo, da un leader Presidente del Consiglio per quasi dieci anni: Giovanni Giolitti. Giolitti si presentò come portatore di un’idea di profonda trasformazione dello Stato, tesa alla integrazione delle masse all’interno della vita politica e civile dello stato liberale e alla nazionalizzazione. Egli fece il possibile per coinvolgere le masse all’interno dello stato, dialogando con le opposizioni e apportando alcune novità nel settore sociale ed economico: introdusse la tutela del lavoro, la municipalizzazione dei servizi, la nazionalizzazione delle ferrovie, il suffragio (quasi) universale e il Patto Gentiloni, ideato per ostacolare un possibile successo socialista. Gentiloni tuttavia non fu in grado di fare abbastanza in due occasioni in particolare: provò ad eliminare la disparità economica e sociale tra Nord e Sud, ma venne presto accusato di clientelismo e di non reprimere le organizzazioni criminali nel Meridione. Inoltre, tentò di intraprendere una campagna di conquista militare in Libia, ma ciò non fece che che alimentare un aggressivo nazionalismo dell’opinione pubblica che lo accusò di essersi allontanato dai valori patriottici ed eroici dell’Italia. 22. Descrivi la situazione che si prefigura in Europa nei primi anni del Novecento Ad inizio Novecento l’Europa stava attraversando un periodo di apparente benessere, la cosiddetta Belle Époque, caratterizzato tuttavia da diverse tensioni di carattere sociale ed economico. Sul fronte interno, quasi tutti gli Stati stavano attraversando un periodo di forte partecipazione popolare alla vita politica grazie all’allargamento del diritto di voto, che però mise tensione tra i movimenti politici. In Italia si ebbe una svolta autoritaria, in Inghilterra vinse il partito socialista, in Francia i democratici, in Germania vi era un sistema politico autoritario e in Russia cominciò una crisi dell’autocrazia dello zar. Sul fronte esterno, invece, correva un forte contrasto soprattutto in ambito coloniale tra francesi ed inglesi e russi e giapponesi. Oltre a questo, una fortissima tensione navale tra Inghilterra e Germania si sviluppava a causa della flotta di guerra tedesca. Quanto accadde sul fronte internazionale portò alla formazione delle due alleanze protagoniste della Prima Guerra Mondiale: la Triplice Alleanza e la Triplice Intesa. bellici del conflitto. Nella Guerra Fredda, invece, gli Stati uniti si videro protagonisti insieme all’URSS di una lotta ideologia e una forte contrapposizione sul piano politico, segnando un’epoca di corsa ad armamenti micidiali e di equilibrio del terrore. 28. Descrivi i punti salienti della Germania partendo dalla Repubblica di Weimar sino al colpo di Stato di Hitler nel 1923. Subito dopo la Prima Guerra Mondiale in Germania, a seguito dell’abdicazione del kaiser Guglielmo II, venne proclamata la Repubblica di Weimar. In un clima confuso e movimentato a causa di alcuni fermenti rivoluzionari, nei primi mesi del 1919 le tensioni si trasformarono in un vero e proprio tentativo di insurrezione duramente represso dall’esercito e dai Freikorps. Più tardi le elezioni portarono all’ascesa dei socialdemocratici, ma le condizioni poste alla Germania dal Trattato di Versailles si fecero sempre più insostenibili, fino a quando il sentimento di rivalsa dei tedeschi non portò a due tentativi falliti di colpo di stato, uno di Kapp nel 1920 e l’altro di Hitler nel 1923. Dopo la gravissima crisi dell’inflazione nel 1923, la Germania ricadde nella recessione economica nel 1929, come conseguenza della Crisi americana di Wall Street. In questa situazione così tragica, la popolazione tedesca fu mossa ad appoggiare il partito nazionalsocialista di Adolf Hitler, il quale basava i capisaldi della propria ideologia sulla superiorità razziale tedesca, sul complotto mondiale ebraico e la necessità di ampliare lo spazio vitale della Germania. 29. Confronta i principali regimi totalitari Per “Totalitarismo” si intende un sistema politico in cui tutti i poteri sono concentrati in un unico partito politico. Nel corso della storia del Novecento tre sono stati i regimi totalitari più importanti: Nazismo, Fascismo e Comunismo. Il regime nazista, come quello fascista, si fonda sulla repressione di ogni forma di dissenso e sull’organizzazione di una propaganda capillare e metodica, che si esplica attraverso adunanze e rituali di massa, finalizzata ad ottenere consenso e ad indottrinare: in questo modo, grazie all’esaltazione delle glorie nazionali (Fascismo), l’esaltazione della perfezione fisica (Nazismo) o dei successi del regime (Comunismo) vengono a crearsi dei veri e propri culti della personalità del leader. I due principali regimi, quello nazista e quello fascista, distrussero tutte le caratteristiche dello stato liberale, eliminando il sistema parlamentare e i partiti, facendo ricorso ai lager (Nel caso nazista e comunista) oppure al Tribunale speciale (Nel caso del Fascismo). Così un altro carattere comune dei regimi totalitari è proprio la concentrazione del potere nelle mani di un’unica figura (Hitler per il Nazismo e Stalin o Lenin per il Comunismo) o di un ristretto gruppo dirigente (In Italia Mussolini prevale sullo squadrismo, ma mantiene la figura del Re). Inoltre, tutti i regimi si dichiarano portatori di una verità assoluta, ma diversa: si parla di antimarxismo per il Fascismo ed il Comunismo, mentre di antisemitismo per il Nazismo. Tra l’altro, il Comunismo prevedeva la subordinazione dell’individuo ad una classe sociale, il proletariato, mentre il Nazismo voleva la subordinazione individuale alla nazione, alla razza ariana. 30. Parla della nascita del comunismo in Cina Intorno al 1949 la Cina guidata da Mao Tse Tung assunse caratteri del regime comunista: vennero impiantati gli assetti fondamentali del comunismo, come la democrazia diffusa, il principio di eguaglianza e l’abolizione della proprietà privata. L’obiettivo che il leader cinese si impose era quello di creare una società nuova, basata sull’idea di eguaglianza e sull’indipendenza rispetto alla schiavitù del lavoro. Iniziarono pertanto i piani quinquennali e il drenaggio delle risorse dalle campagne alle città, che non ebbero i risultati tanto sperati: di fronte alla prospettiva di una Cina che si modernizzava il popolo reagì con numerosi boicottaggi e soprattutto entrando in una drammatica carestia. Si iniziò a pensare che questa svolta così autoritaria dovesse essere repressa, e pertanto nacquero alcune contestazioni all’interno del partito stesso, che però vennero rigidamente represse attraverso processi di rieducazione o esecuzioni. 31. Parla della caduta del Fascismo in Italia I primi di luglio del 1943 la situazione in Italia precipitò: le truppe alleate sbarcarono in Sicilia, occupando rapidamente l’isola. Lo sbarco anglo-americano rappresentò il colpo di grazia per il regime Fascista che, screditato da un incredibile serie di insuccessi militari, vedeva già da tempo moltiplicarsi al suo interno i segni di malcontento e di crisi. Vi fu poi un diffuso disagio popolare che sfociò in proteste popolari. Il re Vittorio Emanuele III decise di abbandonare il duce e prese accordi con i membri del Gran Consiglio del Fascismo. Essi, il 25 luglio 1943, chiesero le dimissioni di Mussolini. Il giorno dopo, il Re lo fece arrestare e affidò l’incarico di formare un nuovo governo al maresciallo Pietro Badoglio determinando così la caduta del fascismo. 32. La Guerra dei 30 Anni: confronta gli elementi in comune tra i due scontri e descrivi il processo di entrata dell’Italia in entrambi Le due guerre mondiali che hanno sconvolto il Novecento sono tutt’oggi fonte di dibattito: se da un lato si possono presentare come due eventi ben distinti, esistono d’altra parte fattori comuni che sostengono l’ipotesi della cosiddetta “Guerra dei Trent’anni”. Il rapporto tra i due scontri, infatti, può portare a credere che l’una sia la continuazione dell’altra sulla base di alcune similitudini, quali, ad esempio: il ruolo della Germania di nazione scatenante, la presenza di una giustificazione di carattere ideologico (Democratica nella prima, Antitotalitaria e Antifascista nella seconda), l’essere guerra totale (Entrambe, in effetti, lasciano dissanguate ed economicamente sfinite le nazioni coinvolte, fossero queste vinte o sconfitte), l’incapacità di arrivare ad una pace negoziata. Ma non sono da tralasciare le differenze: in termini di dimensione del conflitto la Prima Guerra mondiale fu sostanzialmente europea, mentre la Seconda assunse dimensioni planetarie. La Prima, inizialmente concepita come una guerra lampo, divenne statica, a differenza della Seconda che invece fu principalmente di movimento. Per quanto riguarda l’entrata in guerra dell’Italia in entrambi i conflitti mondiali si può dire che: il Paese entrò nel primo scontro il 24 Maggio 1915 accanto alle forze dell’Intesa a seguito di dieci mesi di neutralità, nel corso dei quali vi fu un lungo dibattito tra la maggioranza neutralista e gli interventisti, che alla fine ebbero la meglio. Nella Seconda Guerra Mondiale, invece, l’Italia entrò il 1° Giugno 1940 con una serie di atti formali e diplomatici, ma soprattutto dopo nove mesi di incertezza operativa, durante i quali Mussolini, consapevole della debolezza militare italiana, andò oscillando tra l’amicizia con Hitler, l’impulso di rinnegarne l’alleanza, la voglia di indipendenza strategica e il desiderio di facili vittorie sul campo. 33. Cos’è il New Deal? Il New Deal si definisce come il programma di politica economica attuato da Roosevelt tra il 1933 ed il 1939 per porre rimedio ai disastrosi effetti della grande crisi del 1929. Le riforme rooseveltiane prevedevano il potenziamento dei lavori pubblici per favorire la diminuzione dell’occupazione, il sostentamento dei prezzi agricoli, lo sviluppo di attività assistenziali, il regolamento dei trasporti e l’incremento dei servizi pubblici. Inoltre, mirava al controllo governativo delle banche e degli istituti finanziari, oltre che il disciplinamento del rapporto tra capitale e lavoro. Roosevelt cercò di instaurare un nuovo legame tra lo Stato, gli industriali e le forze lavoratrici: chiese l’intervento del potere esecutivo, provò a rapportarsi con le masse attraverso dei discorsi radiofonici e operò una politica deflazionistica per ridurre la circolazione monetaria. 34. Cos’è il Maccartismo? Il Maccartismo si manifesta negli USA a seguito dei feroci scontri con il mondo comunista dell’Unione Sovietica. Si traduce, infatti, in una sorta di atteggiamento politico che riguarda un’esasperata opposizione nei confronti di persone, gruppi e comportamenti ritenuti filo-comunisti e dunque sovversivi. Spesso, l’infondatezza delle accuse arbitrarie, essenzialmente paranoiche, ha fatto sì che venissero coinvolte numerose personalità politiche e culturali di spicco e che il fenomeno venisse soprannominato “Caccia alle streghe”. Coloro che venivano sospettati di comunismo, a meno che non fossero spie, non finivano in carcere, ma perdevano i loro contatti sociali: venivano licenziati o allontanati dalla comunità in cui vivevano. 35. Descrivi quanto avviene negli Stati Uniti nel secondo dopoguerra A partire dal marzo 1947 gli Stati Uniti orientarono la propria politica estera sulla Dottrina Truman, che prevedeva che gli USA intervenissero ogni volta possibile per fermare l’avanzata comunista. Si diffuse il Maccartismo, una sorta di paranoia comunista e di caccia a chiunque potesse essere associato in un qualche modo al comunismo. Vennero condotte dall’FBI indagini e schedature di cittadini sospettati di comunismo fino a che la prepotenza di questo fenomeno non andò scemando intorno agli anni 50’. 36. Quali ideologie politiche si formano in Italia nel Secondo dopoguerra? Come si arriva alla Repubblica? L’Italia uscì dal secondo conflitto mondiale profondamente danneggiata. Tra le questioni più importanti da affrontare vi erano la scelta istituzionale fra monarchia e repubblica e l’avvio di una politica di ricostruzione del Paese sul versante economico, materiale e morale. Nelle elezioni amministrative del 1946 si affermò la democrazia cristiana di Alcide de Gasperi. Il referendum istituzionale del 1946 decretò la fine della monarchia e la vittoria della Repubblica. Venne quindi eletta un’Assemblea Costituente al fine di redigere la Costituzione del nuovo stato italiano. Al governo di De Gasperi aderirono anche comunisti, socialisti e repubblicani. 37. Parla della politica americana tra gli Anni ’50 e ‘60 Tra gli Anni Cinquanta e Sessanta la politica americana assiste al dominio del partito repubblicano e della presidenza di Eisenhower, il quale introdusse la televisione nell’arena politica. Essa arrivò nelle case di molti cittadini e iniziò a trasmettere i primi spot pubblicitari elettorali. I repubblicani si presentarono come un partito interclassista, interessato alla salvaguardia delle componenti sociali, tranne che degli afroamericani. In effetti, proprio in quegli anni, si fece spazio la questione razziale: Eisenhower assecondò un’America bianca, positiva e del modello capitalistico, trascurando e anzi reprimendo la popolazione afroamericana. Fu così che, in una situazione di segregazione e discriminazione, non si mossero i primi movimenti pacifici per l’affermazione dei diritti civili dei neri, guidati dal leader Martin Luther King. La reazione bianca fu violenta, ma le insurrezioni afroamericane per la rivendicazione dei propri diritti aprirono la strada ad una forte sensibilizzazione della società, fino all’elezione di Kennedy negli Anni Sessanta, che si concentrò sull’orizzonte della gioventù e della prosperità. 38. Come sale in carica il Presidente Kennedy? Cosa fa nel corso del suo mandato? Negli Stati uniti le elezioni del 1960 furono vinte dal giovane democratico John Fitzgerald Kennedy. La sua presidenza però durò poco, in quanto venne assassinato nel 1963, trovandosi a dover fronteggiare un Congresso particolarmente ostile ai suoi progetti. Egli riprese lo stile di Roosevelt. La "New Frontier" era il motto politico di Kennedy, il quale invitava gli Stati Uniti a ritrovare un nuovo spirito di intraprendenza che li aveva caratterizzati nel passato. La sua idea era di intervenire per tutelare i diritti degli afroamericani e fornire pieno sostegno a Martin Luther King e alle iniziative dei movimenti a difesa dei neri. In politica estera il Presidente americano tentò di continuare il dialogo con l’Unione Sovietica, mentre il suo maggior successo fu l’aver evitato lo scoppio della guerra in seguito alla crisi dei missili di Cuba. Sotto Kennedy iniziò anche l’invio degli armamenti a sostegno del Vietnam del sud e venne creato un corpo di volontari in aiuto delle popolazioni del Terzo Mondo. La presidenza Kennedy fu certamente un grande successo d’immagine in tutto il mondo, ma