Scarica Domande e Risposte esame Pedagogia speciale e didattica dell'inclusione 2023 UNIMORE e più Prove d'esame in PDF di Didattica generale e speciale solo su Docsity! 1) La pedagogia speciale: l’evoluzione della cultura della disabilità e la nascita della pedagogia speciale (excursus storico, definizione, oggetti e prospettive di studio) DEFINIZIONE E OGGETTO: La pedagogia speciale è una branca della pedagogia generale. Il suo campo di indagine, in ambito scolastico, riguarda la disabilità e i bisogni educativi speciali, le persone con “diversità” che necessitano di risposte ai loro bisogni educativi speciali. È importante costruire le risorse educative e didattiche. È necessario intervenire quando queste diversità creano una barriera per il soggetto o per il contesto. Questa pedagogia è sempre in dialogo con altre discipline, è interdisciplinare e transdisciplinare. Fondamentale è il concetto di EDUCABILITA’, ossia lo sguardo consapevole di poter cambiare le cose, il funzionamento della persona in termini di felicità, capacità e autodeterminazione; si tratta di dare le giuste attenzioni, di valorizzare la persona. Questo concetto trova le fondamenta nelle neuroscienze. L’educabilità non è solo una caratteristica del soggetto ma è anche una caratteristica del contesto. EXCURSUS STORICO: la pedagogia speciale è una scienza molto giovane, con le radici nel passato. Nel passato vi era un’ideologia di disabilità come caratteristica da sabotare nel genere umano. A Sparta, il padre affidava il figlio al volere dei saggi per decidere il loro destino. Nel mondo greco-romano, l’alto nr di soggetti con disabilità era dovuto a condizioni precarie di vita. Le «nascite mostruose» erano considerate segni dell’ira divina, preannuncio di catastrofi. Nel nuovo testamento la disabilità si vincolava alla colpa individuale. Esistono 5 diversi regimi di esclusione per descrivere il rapporto con la disabilità da parte della società: Eliminazione – Abbandono – Segregazione – Assistenza – Discriminazione. Dopo la pietas Cristiana nasce la prima presa in carico di natura religiosa. Nascono i primi ospedali, gestiti da personale clericale. Nasce una forma di spiegazione della malattia e della diversità. Alcune scuole vengono definite efficientiste, devono “sfornare” dei cittadini funzionali a far funzionare lo Stato. Alla base di molti percorsi formativi c’è il criterio del valore della persona come persona utile alla società. Con la nascita della scienza moderna si fanno domande più profonde: “perché sono diversi?”. Si inizia a studiare come funziona l’uomo. Nascono i primi ospedali di natura scientifica (vi sono dei medici) e le prime istituzioni per accogliere i diversi. Nel 700 La disabilità viene intesa come malattia da curare. Le persone con disabilità sono collocate in opportuni spazi: Esclusione, ma assistenza e cura. Nel 1770 nasce l’hopital general di Parigi, il criterio di educabilità inizia ad emergere, si ha l’urgenza di costruire una cultura per tutti. Nel 900 sono presenti scuole per normali e per anormali. Alla fine del 900 si va verso la direzione dell’inclusione, le strategie di inclusione: modello di inserimento, modello di integrazione e modello di inclusione. PROSPETTIVE DI STUDIO: la pedagogia speciale ha affrontato un lungo percorso di cambiamenti, a partire dalla pedagogia emendativa, fino alla pedagogia speciale moderna, ma il cammino prosegue verso la pedagogia dell’inclusione, perseguendo prospettive inter e transdisciplinari. 2) Di chi si occupa la pedagogia speciale? I soggetti della pedagogia speciale in ambito scolastico: dagli allievi con disabilità ai BES; riferimenti culturali e normativi e caratteristiche di funzionamento degli allievi con BES Alla fine del 900 si va verso la direzione dell’inclusione, le strategie di inclusione: modello di inserimento, modello di integrazione e modello di inclusione. Modello di inserimento: la legge 517 del 1977 elimina le scuole speciali e le classi differenziali; i bimbi tenuti separati vengono inseriti dentro le classi “normali”. Inserimento visto come un’invasione dei marziani. Nel 1977 si parla di formare gli insegnanti, nasce la figura dell’insegnante di sostegno. Modelli d’integrazione: la legge 104 del 1992 o legge quadro. Norma tutte le strategie e i dispositivi di integrazione della persona con disabilità in tutti gli ambiti. Grande rilevanza e un coinvolgimento sempre più attivo delle famiglie nella formulazione del Piano dinamico funzionale (PDF) e del Piano educativo individualizzato (PEI). Modello inclusione: cambia il concetto di disabilità. I pilastri su cui si fonda su: Costituzione italiana (art.3), Legge 104/1992, Dichiarazione di salamanca 1994, ICF 2001, Convenzione Onu 2006 : che sono il pilastri a livello normativo culturale. Dichiarazione salamanca = impegno nei confronti del principio dell’educazione per tutti e per ciascuno, riconoscendo la necessità di bambini, giovani e adulti con BES di frequentare percorsi di formazione e istruzione all’interno dei comuni sistemi educativi. Il raggiungimento di questo obiettivo richiede che le scuole predispongano percorsi educativi in grado di considerare i bisogni educativi di tutti gli allievi: sono i programmi scolastici che devono adattarsi ai bisogni dei bambini e non viceversa Convezione ONU = dà l’inquadramento sul modello di inclusione. Il modello scelto dalla Convenzione ONU è quello sociale (=la disabilità è un problema costruito dalla società). Segna un punto di svolta nelle relazioni verso le persone con disabilità. (La convenzione ONU si colloca a metà tra modello sociale e bio- psicosociale). Non più individui bisognosi di carità, cure mediche e protezione sociale ma “persone” capaci di rivendicare i propri diritti e prendere decisioni per la propria vita; si entra nel paradigma della autodeterminazione, cioè persone che vengono viste come capaci di scegliere per la propria vita. Il concetto chiave è l’accessibilità. Parole chiave: accomodamento ragionevole (= modificare il contesto- stato, società, famiglia- per garantire i diritti di tutti) e la progettazione universale (sin da subito accessibile a tutti). Si ha la necessità di un sistema d’istruzione inclusivo a tutti i livelli: a) al pieno sviluppo del potenziale umano b) allo sviluppo della propria personalità, talenti e creatività c) porre le persone con disabilità in condizione di partecipare effettivamente a una società libera Nel 2010 viene emanata la legge 170/2010 sugli studenti DSA e nel 2012 viene creata un’altra direttiva per gli studenti BES. BES racchiude al suo interno 3 categorie: - Disabilità: comprende tutte le situazioni riconosciute dalla legge 104, disabilità fisiche, psichiche, motorie - Disturbi evolutivi specifici: DSA, DCM, ADHD, DL, FIL. - Svantaggio socioculturale economico e linguistico: lo riconosce la scuola se non è ancora stata riconosciuta dagli assistenti sociali. È importante che l’insegnante sia specializzato sull’inclusione. BES non è una diagnosi ma è solo una norma che indica che c’è un Bisogno Educativo Speciale. BES è solo un concetto pedagogico che dice che un soggetto ha bisogno di attenzioni particolari. L’inclusione è un edificio che si costruisce giorno dopo giorno, esistono dei piani: piano dei principi, organizzativo, metodologico-didattico, evidenze. Importante è avere chiara la distinzione tra uguaglianza (rimarca le disparità, se noi diamo a tutti le stesse cose portiamo avanti l’ingiustizia) ed equità (porta avanti la giustizia, daremo aiuti a chi ne ha bisogno). Modelli per descrivere le persone con BES: 3 modelli scientifici e culturali tradizionalmente di riferimento - Modello medico o individuale – ICD - Modello sociale – presente nella Convenzione ONU - Modello biopsicosociale – ICF presente nella Convenzione ONU PIANO METODOLOGIE DELLA DIDATTICA INCLUSIVA 1.Bisogna predisporre una varietà di mezzi di coinvolgimento per tutte le persone; 2. Bisogna predisporre una varietà di mezzi per rappresentare gli oggetti da imparare e i contenuti di apprendimento; Nella convenzione ONU il modello di inclusione che viene esplicitato è un modello sociale, il quale afferma che la disabilità è causata dalla società. Il concetto chiave della convenzione ONU è accessibilità: creare condizioni affinché tutti possano partecipare, imparare, realizzare i propri sogni e le proprie aspettative. Come si può fare tutto ciò? Tramite l’accomodamento ragionevole, cioè andiamo a modificare i contesti tramite la progettazione universale, sin da subito bisogna fare una progettazione accessibile a tutti. Sono due strategie che permettono di far godere tutti dei propri diritti e di valorizzare le loro potenzialità. ● Accomodamento ragionevole: modifiche e adattamenti necessari ed appropriati che non impongano un carico sproporzionato o eccessivo per assicurare alle persone con disabilità uguaglianza, diritti umani e libertà. Il rifiuto dell’accomodamento ragionevole porta all’esclusione e accade quando la docente manda fuori il bambino con disabilità insieme alla sua insegnante di sostegno poiché altrimenti non riesce a fare lezione. Perciò è importante non mollare e rimodificare la didattica per avere una scuola inclusiva. ● Progettazione universale: prodotti, ambienti, programmi e servizi utilizzabili da tutte le persone senza il bisogno di adattamenti. I principi della Convenzione sono: 1. Rispetto per la dignità intrinseca, autonomia individuale. 2. Non discriminazione 3. Partecipazione ed inclusione nella società 4. Rispetto per la differenza e accettazione persone con disabilità 5. Parità di opportunità 6. Accessibilità 7. Parità umo e donna 8.rispetto sviluppo capacità e diritto dei minori con disabilità. 6) Il Capability Approach e le sue implicazioni per l’educazione (principi chiave e le 10 capacità fondamentali) Formulato a metà degli anni 80 dall’economista e filosofo Sen. Il concetto di riferimento è rappresentato da un’idea di qualità della vita, lo “star bene”, ossia l’insieme di traguardi potenzialmente raggiungibili o effettivamente realizzati che contribuisce a determinare il benessere e la qualità della vita delle persone. Viene posta al centro non tanto la condizione economica, ma la qualità di vita. Sen ha contrapposto al PIL il FIL (=felicità interna lorda). La persona con disabilità ha il diritto di scegliere come gestire a propria vita e sviluppare le proprie potenzialità. Il benessere dell’individuo e la sua partecipazione alla vita sociale diventano i pilastri di questo approccio. La prospettiva dell’approccio delle Capabilities riesce a tener conto dell’azione reciproca svolta dalle caratteristiche individuali e dalle restrizioni sociali e propone di misurare i risultati in termini di espansione delle opportunità di scelta e delle libertà delle persone. Il superamento della disabilità coincide con l’ampliamento delle possibilità di scelta per l’individuo, con la promozione della sua capacità di autodeterminazione. Uno dei punti di forza è la centralità attribuita all’individuo nella determinazione di quali sono le sue capabilities rilevanti. Sono le persone con disabilità stesse ad avere il diritto di determinare cosa ritengono importante e significativo per la loro vita. Nussbaum ha cercato di delineare un elenco di capabilities fondamentali, uguali per tutti: 1) capacità di vivere una vita ragionevolmente lunga e degna di essere vissuta; 2) Capacità di assicurarsi salute fisica; 3) capacità di garantirsi integrità fisica (libertà di movimento e vivere senza paura di violenze); 4) Capacità di utilizzare i sensi, l’immaginazione ed il pensiero; 5) capacità e libertà di provare ed esprimere emozioni, compreso l’amore; 6) capacità di ragion pratica, uso libero della ragione; 7) Capacità di sperimentare affiliazione, vivere con gli altri e provare rispetto; 8) Capacità di approcciarsi con altre specie (animali e piante) ed averne cura; 9) Capacità di giocare e divertirsi; 10) Capacità di controllo sul proprio ambiente, sia materiale che politico. I concetti chiave sono le Capacità Interne: i tratti personali, le capacità intellettuali ed emotive, le capacità di percezione e di movimento, acquisite grazie alle interazioni con l’ambiente; e le Capacità Combinate: somma delle capacità interne e delle condizioni socio-politiche ed economiche in cui possono determinarsi i funzionamenti. 7) Didattica inclusiva: l’approccio dell’Universal Design for Learning (UDL) UDL (Universal Design for Learning) nasce negli USA, nel secolo scorso, in ambito edilizio: viene inventato da un gruppo di architetti e ingegneri, nasce per eliminare le barriere architettoniche, si tratta di un approccio rivoluzionario. Pone l'obiettivo di creare da subito un edificio privo di barriere, che quindi fosse accessibile a tutte le persone, soprattutto a quelle con disabilità. Questo è il principio chiave dell’UDL: non si parla più di adattare ma di progettare sin dall’inizio senza barriere, una progettazione accessibile universale (per tutti). L’obiettivo è di andare verso un approccio sociale alla disabilità, superare l’idea del deficit e dello svantaggio di qualcuno, per andare verso l'idea che la diversità, la pluralità, l’unicità e le differenze appartengono a tutti. È un modello operativo, è un modello di progettazione (ci dice come si fa). La filosofia progettuale dell’Universal Design è riassunta in 7 principi, i quali presentano le caratteristiche che devono possedere gli spazi, gli strumenti, le informazioni e i servizi: Equità: la proposta didattica deve essere utile per tutti - Flessibilità: deve potersi adattare a ogni esigenza degli allievi - Semplicità: deve essere comprensibile e sostenibile - Percettibilità: deve essere molto chiara e riconoscibile a tutti - Tolleranza all’errore: è tanto più efficace quanto più è pensata per limitare l’insuccesso - Contenimento dello sforzo fisico: non deve essere particolarmente gravosa per gli allievi - Misure e spazi idonei: deve essere ideata per un ambiente di apprendimento preciso. Una cosa che ci dice l’UDL è di fare attenzione al linguaggio: spesso il linguaggio crea esclusione/descriminazione, crea categorie. Si deve cercare di superare le etichette ma, allo stesso tempo, ricorrere quando serve alle parole per indicare le differenze in modo da poter capire quali sono le differenze specifiche per predisporre i sostegni che servono ad un determinato bambino. - L’UDL recepisce il paradigma psicosociale ed è coerente con il modello ICF - L’UDL è coerente con la convenzione ONU, anzi si basa su di essa prendendola come modello di riferimento → nella convenzione ONU si parla di progettazione universale che significa progettare prodotti, programmi e servizi utilizzabili da tutte le persone, senza il bisogno di adattamenti o di progettazioni specializzate - UDL è un modello che tiene conto sia dei principi pedagogici che dei valori pedagogici inclusivi, ma anche delle scoperte scientifiche. Questi sono i tre capisaldi dell’UDL: ICF, convenzione ONU e SCOPERTE SCIENTIFICHE. 3 principi guida: FORNIRE MOLTEPLICI MEZZI DI COINVOLGIMENTO - quando pensiamo ad una progettazione educativa e didattica, utilizziamo una varietà di mezzi e strumenti di coinvolgimento, per coinvolgere gli studenti, non basta fare un’attività cooperativa, ma una varietà di cose. (il perché dell’apprendimento) FORNIRE MOLTEPLICI MEZZI DI RAPPRESENTAZIONE - non basta fare la lezione orale e l'esercitazione, ma serve una varietà di modi di rappresentare il cosa apprendere. (cosa) FORNIRE MOLTEPLICI MEZZI DI AZIONE ED ESPRESSIONE - una varietà di mezzi e modi per far apprendere e manifestare/esprimere questo apprendimento. (come) L’UDL usa i principi pedagogici agganciandosi alle conoscenze scientifiche che si hanno del cervello. L’UDL si basa proprio sul non fare un adattamento dopo, ma costruire da subito qualcosa che sia accessibile. Oltre alla barriera del linguaggio, altro punto sul quale lavorare è il curriculum didattico, deve essere riprogettato; la cosa interessante che gli autori mettono in luce è che la disabilità non è del bambino che non riesce ad imparare, ma del contesto che è disabilitante e in particolare del curriculum scolastiche che è disabile. I curriculum sono disabili e disabilitanti quando: - viene pensato solo per una popolazione media e non per tutti quegli studenti ai margini - è progettato per trasmettere informazioni e contenuti senza considerare le strategie di apprendimento di cui gli studenti hanno bisogno per apprendere quei contenuti - non è flessibile e non prevede strategie per favorire l’apprendimento di tutti gli studenti La realizzazione di una scuola inclusiva passa attraverso la progettazione di un curriculum accessibile. La scuola inclusiva dovrebbe cambiare il metodo di valutazione, non considerando più se lo studente ha fatto bene la verifica, ma se ha sviluppato le proprie capacità Nella scuola ci sono due fattori contestuali che possono creare inclusione o disabilità: ● l'insegnante che con la sua persona, il suo modo d'essere, di guardare o interpretare può essere disabilitante o inclusivo ● il curricolo Altri fattori secondari come lo spazio, le tecnologie, l’organizzazione oraria… 8) Didattica inclusiva: l’approccio basato sulle evidenze (EBE) Le strategie di insegnamento «basate sulle evidenze» si avvalgono di metodi didattici esplicitati con chiarezza che hanno dimostrato di produrre i risultati desiderati in una specifica popolazione di studenti con bisogni educativi speciali. L’Every Student Succeeds Act definisce un’attività, una strategia o un intervento che: 1. dimostra un effetto statisticamente significativo nel migliorare il rendimento scolastico o altri esiti rilevanti sulla base di: – evidenze forti, ricavate da almeno 1 studio sperimentale progettato e condotto bene; – evidenze moderate, ricavate da almeno 1 studio quasi sperimentale progettato e condotto bene; – evidenze promettenti, ricavate da almeno 1 studio correlazionale progettato e condotto bene con controlli statistici degli errori sistematici di assegnazione; 2. oppure che: – presenta premesse teoriche basate su risultati di ricerca di alta qualità o una valutazione positiva riguardo alla probabilità che quell’attività, strategia o intervento migliori gli esiti degli studenti; – prevede una prosecuzione del monitoraggio degli effetti di quell’attività, strategia o intervento. L’Every Student Succeeds Act valuta gli interventi in base: a) alla loro efficacia rispetto ad alcuni esiti, considerando la qualità della ricerca, la significatività statistica dei risultati, l’entità dei risultati e la loro coerenza tra i vari studi; Educazione basata sulle evidenze b) un indice di miglioramento, ovvero le dimensioni dell’effetto prodotto dalla loro implementazione» Strategia 1: analisi funzionale del comportamento e approcci comportamentali «Modificare i comportamenti problematici intervenendo su antecedenti e conseguenze» Strategia 2: ripassare e fare esercizio Strategia 3: Direct instruction Strategia 4: valutazione e feedback formativi Strategia 6: didattica in gruppi cooperativi «Aiutare gli studenti ad apprendere gli uni dagli altri» Strategia 7: peer tutoring e ruolo dei pari Strategia 10: coinvolgere e sostenere i genitori Strategia 15: insegnare strategie cognitive «Insegnare agli studenti come pensare» Strategia 21: terapia cognitivo-comportamentale «Aiutare gli studenti a modificare i loro pensieri negativi» Il più potente fattore ambientale evidence based: relazione alunno-insegnante 9) Nuove prospettive: l’approccio dell’Embodied Cognition e la formazione dei docenti inclusivi CAPITOLO 1. ECS CORRENTE DI PENSIERO, OGGETTO DI STUDIO Molte ricerche dimostrano che esiste una circolarità tra stimoli ambientali e adattamento del cervello; questa circolarità deve essere metabolizzata da coloro che operano nel mondo della formazione (docenti, educatori…). ECS è uno degli approcci scientifici che sta contaminando il campo di ricerca delle Neuroscienze Educative; è la corrente di pensiero che indaga sull’Embodied Cognition, focalizza l’attenzione sulla cognizione incarnata. Questa prospettiva di cognizione incarnata comprende un insieme di teorie che si basano sull’idea che i processi cognitivi e linguistici umani si radicano nelle interazioni percettive e fisiche del corpo umano ● una dinamica relazionale tra il docente, lo studente e i contenuti culturali; ● la realizzazione di un processo di apprendimento e di sviluppo che favorisca l’ autorealizzazione e l'autodeterminazione ● utilizzo di capacità di tipo embodied (emotive, etiche, empatiche, relazionali, di immaginazione) che se spesso vengono date per scontate. Il fattore cruciale per la scuola del futuro sarà il gioco. IL CONTRIBUTO DELL’ EMBODIED COGNITION ALLA DIDATTICA INCLUSIVA: secondo l’approccio Brain Based Learning (BBL), gli studenti usano storie e temi complessi per creare collegamenti tra le informazioni e per comprenderle. La BBL fonda sul principio secondo il quale il cervello è un parallelor processor che elabora funzioni e processi simultaneamente e per il quale l'azione del docente rappresenta una facilitazione. L’insegnante stimola la ricerca di relazioni e connessioni tra gli argomenti ma soprattutto tra argomenti e significati personali. In linea con questo approccio possiamo parlare del contributo dell’ECS ai processi formativi e didattici: costruisce relazioni tra mente e corpo, tra mente e menti, tra conoscenze, oggetti culturali e soggetti, tra persone e tra persone e contesti. Una didattica fondata sull'approccio ECS è una didattica arricchita, specializzata e inclusiva. CAPITOLO 3. L’ EMBODIED COGNITION PER LA FORMAZIONE DEL DOCENTE. LE COMPETENZE INTEGRATE PER L’INCLUSIONE L’insegnante è una figura chiave per il miglioramento dei sistemi educativi. si evidenzia una relazione fra la qualità professionale degli insegnanti e i risultati degli alunni. il focus sull’inclusione pone l'accento sull'educazione di qualità, equa e inclusiva. È necessario identificare i meccanismi che escludono e promuovono i cambiamenti strutturali, pedagogici ed organizzativi. Legge n. 107 del 2015, Italia → obbligatorietà e sistematicità della formazione insegnanti. Si amplia lo spettro delle capacità, dei saperi e degli atteggiamenti che ciascun docente deve mettere in campo. Si ha una crescente complessificazione e responsabilità del profilo docente. Inclusione, innovazione e qualità sono interconnesse e reciproche; qualità ed equità sono fondamentali per garantire l'educazione inclusiva. L'inclusione di qualità si realizza secondo: equità ed efficacia, le quali necessitano di solide conoscenze e valide esperienze. La conoscenza di pratiche didattiche efficaci deve orientare le scelte, Ma occorrono anche capacità di osservazione e di cura. Provare a costruire un ambiente di apprendimento in cui si diventa competenti insieme, la classe può diventare una comunità di apprendimento, animata da una forte leadership degli insegnanti. Progettare un ambiente educativo di apprendimento significa sia operare la connessione tra I saperi didattici e organizzativi, ma anche riscoprire la centralità della motivazione, del dare un senso all'esperienza della scuola. Il disagio relazionale viene descritto come fatica di costruire relazioni positive con gli alunni e fatica nel costruire relazioni positive con famiglie che sono assenti oppure assumono atteggiamenti difensivi o aggressivi. Ostacoli di tipo oggettivo: classi troppo numerose, varietà dei profili di funzionamento e dei bisogni formativi degli allievi; Ostacoli di tipo soggettivo: quali il possesso di adeguate capacità inclusive, empatiche e relazionali da parte dei docenti. Risultano indispensabili queste competenze. Formare la mente dei “docenti competenti”. Le Life Skills (capacità di relazione, osservazione, ascolto, comunicazione …) sono riconosciute come competenze trasversali fondamentali per lo sviluppo della persona, del cittadino e della società. L'approccio dell’ Embodied Cognition consente di descrivere la mente embodied come mente estesa, mente - corpo - ambiente, agendo in una prospettiva ecologico-relazionale. L'obiettivo formativo è di sostenere lo sviluppo di una mente relazionale adeguata dei docenti, in grado di stimolare né instaurarsi di relazioni educative e didattiche efficaci. il costrutto di mente relazionale mette in luce due qualità essenziali: ● ESTESA ed INCLUSIVA Occorre essere consapevoli che difficoltà personali di carattere emotivo, paura o invidia, appartengono a tutte le persone e sono aspetti mai completamente eliminabili. Colpisce la scarsità di azioni e interventi che vengono fatti per la formazione, il supporto e la consulenza. Il saper essere persone e docenti risulta la dimensione meno presidiata dai percorsi formativi e la più difficile da formare, modificare e verificare. Il contributo dell'azione corporea Il campo dell'insegnamento e di apprendimento sembra essere dominato dalle teorie cognitive che ignorano o minimizzano le esperienze corporeo-emotive. L'orientamento innovativo-inclusivo richiede il possesso di una competenza specifica che garantisca un'attenzione verso bisogni variegati e complessi. Competenze specchio e Competenze integrate Ci sono competenze di tipo trasversale, personali e interpersonali connesse all'esperienza del vivere, al saper stare al mondo. Le competenze devono avere una natura dinamica bidirezionale, costituiscono una sorta di dimensioni-ponte che si collocano trasversalmente tra esperienza dei docenti ed esperienze dei discenti. è necessario un buon clima affettivo e una buona relazionalità tra adulti e ragazzi e occorrono strategie didattiche che possono evitare la frustrazione dell'insuccesso dell'apprendimento. Un genitore empatico favorisce lo sviluppo di capacità empatiche nel proprio figlio. Questo tipo di competenze dinamiche e bidirezionali sono le competenze specchio e possono essere mobilitate soltanto all'interno di una relazione sociale. la buona didattica inclusiva è una didattica centrata sulla relazione educativa. Le Competenze Integrate sono definite: ● I livello → Sociali, comunitarie e inclusive. Sono definite superficiali. ● II livello → emotive, empatiche, percettive, cioè embodied. Sono definite di livello profondo e fondamentali. 1° livello sono richieste e attese nei docenti e devono essere oggetto di formazione professionale e di valutazione esterna. 2° livello sono sottostanti, basiche ed essenziali, spesso non sono riconosciute dai professionisti e dai quadri di riferimento e sono date per scontate. Sono entrambe necessarie, interconnesse e si alimentano a vicenda (integrate). Come funzionano? Quelle di primo livello, man mano che si aggiornano con l'evoluzione delle norme giuridiche che regolamentano la scuola e delle prassi del sistema scuola, determinano dei bisogni per rimodulare quelle di secondo livello si servono della formazione per attrezzare il docente affinché affronti con professionalità l'innovazione. Perché molti insegnanti si formano ma pochi acquisiscono competenze efficaci e cambiano il proprio modo di essere? Alcuni motivi sono: 1. Quando si fa altro o troppo: la logica quantitativa; 2. Quando non si fa: la formazione assente; 3. Dal bisogno formativo al desiderio tras-formativo. Nella maggior parte dei casi, la dimensione implicita e affettiva non è valorizzata nei curricoli scolastici tradizionali e nei percorsi di formazione di professionisti. Si trascura l’aspetto emotivo-relazionale in favore dell'apprendimento culturale e cognitivo. Il processo è questo: sapere → saper fare → voler essere → saper essere. Soltanto il desiderio potrà consentire di attivare processi di apprendimento e cambiamento profondi e radicali. Il comma 124 della legge 107/2015 sancisce che la formazione in servizio dei docenti di ruolo è obbligatoria, permanente e strutturale. La nostra proposta di un approccio alla didattica inclusiva ECS based non intende essere definitiva, né tantomeno prescrittiva, non può essre definita come un verto e proprio approccio. Ciò che intendiamo realizzare è offrire spunti per la progettazione di curricoli formativi maggiormente efficaci. Ciò che serve per un ambito può servire anche in ambiti affini e interconnessi e potenziare l'efficacia delle altre strategie specifiche già in uso nei singoli ambiti. Il principio chiave quindi per una didattica inclusiva è che si impara meglio facendo ed essendo. Altri metodi utilizzabili sono la narrazione e l'utilizzo del corpo. La narrazione attiva percorsi di consapevolezza che si fondono sulla riflessività per consentire un'esperienza di apprendimento o un apprendimento dall'esperienza. Il corpo deve entrare a far parte di questi percorsi, per realizzare un apprendimento esperienziale autentico, globale ed embodied. Bisogna essere consapevoli che non esiste un metodo unico ed unitario. Di seguito alcuni spunti per pensare: ● Il contesto esteso di cura relazionale mente-corpo-ambiente ○ Sguardi → capacità di osservare se stessi e gli altri con uno sguardo che si prende cura ○ Corpo e movimento → postura, atteggiamenti e comunicazione di cura di sé e dell’altro da sè. ○ Ambiente, spazi e materialità → favoriscono la cura relazionale, il senso del bello e del buono. ● Le modalità ○ Riflessività, sviluppo e potenziamento della consapevolezza di sé e degli altri. ○ Narrazione ○ Azione, vivere il processo. ○ Condivisione, confronto ed aiuto reciproco favoriscono la dimensione embodied. ○ Autovalutazione, mettersi in gioco. L’insegnante deve sostenere l’alunno, rinforzandolo. ● I principi chiave dei contenuti ○ Social learning: relazioni, emozioni e pensiero Mettere a fuoco e valorizzare la dimensione emotivo-cognitiva che si esplicita nella relazione con i maestri e con i pari. occorre favorire l'esperienza riflessiva sulle proprie emozioni e la narrazione delle proprie e emozioni altrui. ○ Arte e corporeità