Scarica DOMANDE E RISPOSTE PER ESAME "PEDAGOGIA SPECIALE" e più Prove d'esame in PDF di Pedagogia solo su Docsity! 1. Quali sono le dimensioni con cui la Pedagogia Speciale dialoga? Per comprendere quali siano le dimensioni con cui dialoga la Pedagogia Speciale bisogna sapere che il suo oggetto di studio riguarda nello specifico le disabilità inserite nei contesti di vita quotidiana, le difficoltà di apprendimento e le condizioni di vulnerabilità in seguito ad eventi traumatici. Per questo la Pedagogia Speciale dialoga con la dimensione della fragilità, della possibilità e del cambiamento. La FRAGILITà è intesa come possibilità di essere sottoposti a possibile rottura e di conseguenza, in tale condizione, ci sente estremamente vulnerabili, dunque attaccabili e danneggiabili. Si può far fronte a questo intanto riconoscendola, esplorando i contesti ed esaminando i rischi, andando ad indagare quali sono i fattori che portano alla marginalità e infine scoprire quali possono essere le inrconnessioni che si instaurano e le POSSIBILITà anche per chi ha delle disabilità. L’obiettivo è quello di accompagnare processi di emancipazione e di crescita attraverso la ricerca di potenzialità e risorse racchiuse dentro ogni individuo. Ecco quindi che l’avvio di nuove progettualità si determina attraverso il riconoscimento della nuova realtà con cui ci si confronta; la resilienza infatti non è semplice accettazione ma è anche riconoscere la realtà in modo attivo in modo da produrre un CAMBIAMENTO, il quale ha bisogno di tempo, di relazioni e di un’organizzazione per trovare un’orizzonte di senso all’interno del quale collocarsi. 2. Design for all È una prospettiva strettamente legata al concetto di inclusiqone. Si riferisce infatti alla progettazione di un design rivolto alla diversità umana, all’inclusione sociale e all’uguaglianza. L’obiettivo è quello di consentire la fruizione di spazi, oggetti o servizi al più ampio numero di persone, inevitabilmente diverse da un punto di vista motorio, cognitivo o percettivo. Non si tratta quindi di creare dei dispositivi che facilitino chi ha delle disabilità, poiché l’idea di base è che sin dall’inizio oggetti e ambienti devono essere progettati in modo accessibile e non solo per le persone disabili. L’accessibilità prevede anche un basso costo, se non la gratuità, con benefici per ogni età e con ogni forma di disabilità. 3. Dimmi la differenza tra integrazione e INCLUSIONE. Integrazione significa costruire progetti specifici all’interno dei nostri luoghi. Si tratta di un processo attivo che coinvolge tutti i componenti di un gruppo e tutti gli elementi di un contesto; l’integrazione comporta la focalizzazione dell'attenzione sul singolo. Inclusione è accessibilità ovvero costruire progetti che nascono per tutti i tipi di funzionamento. Formazione, partecipazione, uguaglianza di opportunità per tutti senza alcun tipo di discriminazione a partire dal sesso o dall’età, l’inclusione prevede un lavoro insieme, è la comunità che deve operare per lo stesso obiettivo Secondo Zundans-Fraser e Auhl l’inclusione implica il reale riconoscimento del valore positivo delle differenze che si deve realizzare concretamente nell’organizzazione dei contesti, delle metodologie, dei contenuti didattici e infine delle verifiche e valutazioni. 4. Quali fasi devo seguire per fare un progetto educativo secondo la prospettiva inclusiva? Per fare un progetto educativo secondo la prospettiva inclusiva devo seguire delle fasi che possono essere così sintetizzate: CONOSCERE E COMPRENDERE - PROGETTARE - DOCUMENTARE E VERIFICARE La prima implica il fatto che per costruire un progetto educativo devo individuare innanzitutto tutte le informazioni necessarie per comprendere sia il singolo che il gruppo nel quale è inserito e il contesto in cui vive. Per comprendere al meglio è necessaria una lettura libera dai pregiudizi. La progettazione poi prevede la ricerca di piste possibili, immaginando proposte operative volte al miglioramento della qualità della vita del singolo e dell’intero gruppo. Per ultimo, ma non per importanza, documentare e verificare in modo che la proposta possa essere compresa dal contesto e da chi è coinvolto in esso e, volendo, replicata. 5. Cosa significa secondo te promuovere l’Educazione Inclusiva? Innanzi tutto significa porre fine al concetto dell’”ineducabilità per alcuni” riconoscendo “l’educabilità per tutti e per ciascuno”VEDI PROGETTO EDUCATIVO DOMANDA 4 6. Che cos’è l’inclusione educativa? Fu Maria Montessori a porre le fondamenta per l’inclusione educativa in Italia che si tratta di un vero e proprio intreccio tra dimensione clinica, educativa, didattica e pedagogica. L’inclusione educativa significa infatti educare ad accogliere le diversità. Il metodo fondato da Maria Montessori pone molta cura all’organizzazione dell’ambiente scolastico, nell’inclusione educativa infatti, l’attenzione viene spostata dal singolo individuo alla trasformazione dei contesti. Il riconoscimento del valore positivo delle differenze si deve riflettere concretamente nell’organizzazione dei contesti, dei contenuti pedagogici, delle metodologie e anche degli strumenti di verifica e di valutazione.
Il costrutto di inclusione educativa viene definito anche attraverso il concetto di giustizia ed equità sociale. 7. Dal tuo punto di vista quali sono alcuni ostacoli alla realizzazione dell’educazione inclusiva? Essendo il contesto e l’ambiente aspetti fondamentali nell’educazione inclusiva, uno degli ostacoli principali che mi vengono in mente possono essere dati dalle strutture spesso decadenti o comunque con numerose barriere architettoniche, quali sono quelle scolastiche. Un altro aspetto importante è il coinvolgimento delle famiglie, anche questo potrebbe determinare un ostacolo poiché ci si potrebbe trovare di fronte a individui non disponibili al coinvolgimento. Nell’educazione inclusiva, ad essere inclusi infatti nel percorso educativo è determinante che lo siano anche i genitori. In generale, le maggiori cri.cità che si riscontano nella pra.ca di lavoro all’interno dei contes. educa.vi si individuano su qua9ro livelli: 1) Cornice di riferimento teorica, proge9uale, metodologico-dida@ca non sempre chiara ed esplicita; 2) Conoscenza non precisa di azioni e strumen. che perme9ano di monitorare gli effe@ di alcune pra.che dida@che messe in campo e di scegliere (capacità di decision making) quali azioni siano più efficaci per rispondere con puntualità a uno sviluppo posi.vo, alle reali risorse e ai reali bisogni anche dei bambini con disabilità; 3) Raccordo fra decisori poli.ci, gestori dei servizi educa.vi (pubblici o priva.) e servizi sociosanitari dei territori di riferimento; 4) Diffusione delle azioni e pianificazione congiunte con i servizi educa.vi e culturali dei territori di riferimento 8. Qual è il ruolo dell’educatrice che promuove l’inclusione educativa. L’educatrice mira a far esprimere le potenzialità del bambino e il raggiungimento di apprendimenti di base, si orienta verso l’assunzione di una visione positiva, multidimensionale e multiprospettica dell’infanzia e dei processi evolutivi. Per rientrare in questo ruolo il primo passaggio fondamentale è quello dell’osservazione che si effettua direttamente nel contesto e si può esplicitare all’interno di momenti strutturati. L’educatrice che 14. C’è un legame tra resilienza e differenze? Sì, c’è un legame poiché la resilienza è pluralità, ci aiuta ad indagare le differenze secondo una prospettiva ecologica e sociale. Questo perché essa va a fondo negli elementi di fragilità e di rottura, ma anche nelle risorse e nelle varie possibilità di risalita. La resilienza accompagna i processi evolutivi per ridurre le condizioni di disagio e di alta vulnerabilità. 15.Disabilità sanitarie 16. Esempio bimba down 17. Quali rischi può comportare una visione rigida dell’identità? Una visione rigida dell’identità può comportare il rischio di categorizzazione, come per esempio nel caso in cui si identifica una persona in base al suo deficit. Nel corso della storia della società e ancora oggi le identità delle persone disabili sono soggette a stereotipi, pregiudizi ed esclusioni. 18. Promuovere IECE per bambini con ADS La maggioranza dei bambini con ASD non è in grado di acquisire da sola degli apprendimenti che per gli altri sono del tutto intuitivi, come comprendere, ad esempio, quali attività si svolgeranno nella mattinata e dove o quando terminerà un determinato compito. Quindi, per esempio, per segnalare quando finisce un compito, lo si può fare insegnando che esso terminerà al suono di un timer, mostrando la foto di un orologio oppure l'immagine di un bambino che mette a posto il materiale scolastico. È importante sfruttare i processi maggiormente padroneggiati da questi bambini, ovvero quelli visuo-spaziali, e procedere dai loro interessi, per fornire informazioni utili a padroneggiare l'ambiente e a migliorare la comunicazione e l'interazione sociale. Per queste ragioni, il sussidio di natura visuo- spaziale è indispensabile. È auspicabile poi organizzare i contesti, predisponendo organizzazioni flessibili ma strutturate, capaci di rispettare le caratteristiche peculiari del bambino con ASD. L'insieme delle abilità - motorie, visuo-spaziali, cogni.ve, emo.ve, sociali, di acquisizione di simboli e di vocaboli - cos.tuiscono quelle che Swan Definisci come competenze di emergent literacy, le cui componen. fondamentali so9esi includono: Mo.vazioni alla le2eratura: Essere interessa., diver.. e incuriosi. dal libro Acquisizione di vocaboli: Nominare riconoscere gli ogge@ Consapevolezza dell'ogge2o e della Stampa: Comprendere l'ogge9o libro, riconoscerlo, nominarlo, costruirlo, seguire le immagini e le parole-frasi Abilità narra.ve: Forme delle le9ere, le differenze, il nome, il suono e saperle riconoscere in differen. contes. Consapevolezza fonologica: essere in grado di ascoltare e giocare con i suoni e con le parole riconoscendone significa.. La neuroscienziata americana esperta in dislessia, Maryanne Wolf, in uno studio dedicato alla le9ura, afferma che non vi sono geni specifici incarica. unicamente di me9ere in grado l'essere umano di leggere e scrivere. Per acquisire tale capacità, non sono naturale, i bambini hanno bisogno di ambien. educa.vi, che suppor.no al collegamento di tu@ quei circui. bisognosi di una acquisizione, che perme9e al cervello di leggere. Alcune ricerche condo9e sull'incremento della competenza linguis.co-simbolica nei bambini con bisogni comunica.vi complessi (BCC) sembrano convergere sull'importanza della le9ura come momento di condivisione e interazione con adul. e pari. Anche in Italia sta aumentando la produzione di libri (come Picture Communica.on Symbols) rivolta a questo genere di uten.. Ques. libri sono prodo@ in modo mirato per differen. .pologie di disabilità. Per esempio la collana "Comunicazione aumenta.va e alterna.va" di Erickson, la collana "Pesci parlan8" di Uovonero e i libri in simboli pubblica. da Sinnos. Gli in-book, a oggi, rappresentano la modalità principale per avvicinare per la prima volta il bambino e la sua famiglia ai simboli e alla CAA, consentono di recuperare un'a@vità così importante per la crescita come l'ascolto della le9ura a voce alta di raccon. da parte dell'adulto, altrimen. impossibile per la maggior parte dei bambini con disabilità della comunicazione. Gli in-book infa@ sono libri illustra. con testo integralmente scri9o in simboli, pensa. per essere ascolta. mentre qualcun altro legge ad alta voce. Gli strumenti da adoperare per supportare i bambini sono infiniti. Le pubblicazioni e le risorse che alcuni territori mettono a disposizione (centri di documentazione per l'inclusione, associazioni, fondazioni) e che possono guidare l'agire degli educatori e degli insegnanti, sono molteplici. Porre attenzione all'area della comunicazione, in presenza di disabilità complesse, come ad esempio l'ASD, è fondamentale. Strutturare l'ambiente educativo ha lo scopo di semplificare, in modo chiaro, la suddivisione dei materiali e degli oggetti a disposizione del bambino. Bisogna creare dei supporti anche visivi, utili per accrescere il livello di autonomia, favorendo e amplificando la comunicazione ricettiva ed espressiva e supportando la pianificazione e l'elaborazione dell'azione. Sono reperibili molti strumenti atti a migliorare, da questo punto di vista, il lavoro educativo. Gli ausili visivi sono molteplici e possono essere predisposti anche dalle educatrici, come ad esempio la realizzazione di: • agende visive della giornata, in cui inserire le attività e le routine, indicando dove e quando si svolgono e le azioni a cui esse corrispondono. Le agende visive possono essere anche tattili e sonori e avvalersi del supporto di immagini che possono essere attaccate e staccate dal bambino, quando inizia o finisce un'attività, durante le transizioni fra un'attività e un'altra o il passaggio verso una nuova routine. Le informazioni contenute in agenda aiutano a strutturare e rendere prevedibili le attività. L'agenda visiva è uno strumento che sfrutta il canale visivo del bambino (punto di forza dei bambini con ASD), è strutturata in sequenze dove le attività vengono posizionate sull'agenda, in modo verticale. • supporti visivi che facilitano la comprensione dell'organizzazione dell'ambiente • task analysis: si tratta di una sequenza di immagini che spiegano visivamente cosa si deve fare, fornendo elementi utili per promuovere l'autonomia. Lo scopo è quello di insegnare ai bambini esecuzione di compiti e di richieste provenienti dall'esterno senza il bisogno di sostegno individuali. Inizialmente Il bambino potrebbe aver bisogno di aiuti sia fisici sia verbali per realizzare le sequenze proposte. Forniti, gradualmente dovranno essere ridotti, poi eliminarli. • quaderno della comunicazione: è un altro strumento utile che può coadiuvare l'espressione dei propri bisogni e dei propri interessi attraverso il sistema di comunicazione diverso del linguaggio. È costituito da fogli plastificati rigidi dove vengono applicate strisce di velcro su cui attaccare e staccare immagini anche in sequenza. Esso può essere costruito facilmente utilizzando raccoglitore ad anelli con fogli plastificati sui quali attaccare strisce di velcro dove applicare immagini. Potrebbe essere utile attaccare una tracolla al quaderno in modo che il bambino possa portarlo sempre con sé. • token Economy: è un sistema di matrice comportamentale finalizzato a premiare il bambino quando esprime comportamenti positivi. Al bambino viene consegnato un gettone dopo che è stato capace di rispondere con un comportamento appropriato alla richiesta che gli è stata rivolta. La token Economy può essere utilizzata come uno strumento per incrementare i comportamenti adeguati. • storie sociali:corrispondono a sequenze di quattro cinque frasi che spiegano al bambino con ASD quella che è la situazione sociale in cui si trova, indicano dunque cosa sta succedendo, qual è il comportamento atteso in una determinata situazione, quindi quale sarà la conseguenza in caso di comportamento adattivo e non. La maggior parte delle persone con ASD non sanno come comportarsi in quella determinata situazione sociale poiché, per loro, è molto difficile organizzare gli stimoli e le comunicazioni che provengono dall'esterno. Questi supporti non devono essere utilizzati e pensati come strumenti solo per i bambini con ASD. Essi possono essere indispensabili per il bambino con ASD ma validi per tutti. La proge=azione si può declinare a9raverso tre fasi: conoscenza, pianificazione e documentazione, monitoraggio. Conoscenza: del bambino con disabilità, non solo delle cara9eris.che diagnos.che e della Diagnosi funzionale DF ma delle sue cara9eris.che globali in termini di interessi, preferenze, peculiarità, manifestazioni del comportamento nei vari contes.; della famiglia, delle re. esisten. o meno, degli interven. e programmi specifici, se avvia.; di tu@ i bambini che gravitano intorno a lui e delle relazioni che essi instaurano; delle risorse materiali e strumentali a disposizione e di quelle che potrebbero essere acquisite; delle risorse del territorio; delle organizzazioni del sistema di cura. Ideazione, pianificazione e documentazione: degli obie@vi, delle metodologie, delle a@vità, dell’organizzazione degli ambien., l’organizzazione di incontri con gli specialis. dei servizi sanitari e sociali e degli esi. dei confron. avvenu.. Monitoraggio: verifica, valutazione, comunicazione dei risulta. con le famiglie, con gli a9ori del territorio che cos.tuiscono la rete dei sostegni, con i