Scarica Donne Razza e Classe e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia solo su Docsity! Punto di partenza per ogni ricerca sulle vite delle donne Nere durante la schiavitù dovrebbe essere l’analisi del loro ruolo in quanto lavoratrici. Il sistema schiavistico classificava i Neri come beni mobili; nel momento in cui le donne venivano considerate come “entità lavorative”, dal punto di vista del padrone- schiavista potevano essere anche prive di genere. Infatti, la donna schiava era prima di tutto una lavoratrice a tempo pieno per il suo proprietario. Si dà spesso per scontato che la donna Nera ricoprisse solo mansioni di tipo domestico, ma questo è prima di tutto uno stereotipo che si è diffuso all’epoca e soprattutto, questo stereotipo viene in realtà incarnato maggiormente solo dopo la Guerra civile con l’abolizione della schiavitù e l’ “emancipazione” dei Neri. In realtà le donne schiave lavoravano tanto e quanto gli uomini Neri, mentre solo le schiave dei territori di confine tra unionisti e confederati ricoprivano mansioni di tipo domestico. Dal punto di vista del lavoro e dello sforzo fisico, l’oppressione della donna era uguale a quella dell’uomo. Le donne Nere però, a differenza degli uomini, subivano anche altri tipi di sofferenze quali gli abusi sessuali e altri maltrattamenti che potevano essere inflitti solo alle donne; infatti le schiave erano vulnerabili ad ogni forma di coercizione sessuale: mutilazioni, fustigazioni e stupro come eroicità espressione della supremazia economica del proprietario. Un esempio lampante ne derivò con l’abolizione della tratta internazionale di schiavi. Il business della schiavitù non solo ne avrebbe risentito ma avrebbe portato all’estinzione l’istituzione schiavista stessa, per questo motivo i proprietari di piantagioni decisero di incrementare la popolazione di schiavi attraverso la riproduzione naturale. Le donne Nere vennero da quel momento valutate sempre di più in base alla loro fertilità, dunque capacità di generare altri schiavi che si sarebbero potuti sfruttare nei campi, ma anche vendere. È importante specificare che agli occhi dei padroni le donne Nere erano un mero strumento di procreazione, tanto che anche in stato di gravidanza esse dovevano continuare il loro classico lavoro nei campi; l’esaltazione dell’ideologia della maternità non veniva applicato alle schiave. Le donne Nere venivano spesso abusate non solo per affermare il potere del padrone, ma anche per svilire l’uomo Nero. Il sistema schiavista scoraggia cosi la supremazia dei Neri sulle Nere, perché l’affermazione di tale supremazia avrebbe potuto rappresentare un pericolo per la catena di comando. Inoltre, dato che nella comunità schiava tutti contribuivano in egual modo al lavoro della piantagione e al sostentamento della comunità, non vi era né l’affermazione del “sesso debole” né del “capofamiglia”. La definizione della famiglia Nera di tipo matrilocale ( matriarcale) aveva molto a che vedere con l’istituzione schiavista. Infatti, gli stessi atti di nascita di molte piantagioni omettevano i nomi dei padri, anche perché spesso i padri erano gli schiavisti-padroni , per questo venivano elencate solo le madri. È per questo motivo che in tutto il sud le legislazioni statali adottarono il principio romano del partes sequitur ventrem: il bambino segue la condizione della madre. Gli studi di Herbert Gutman sottolineano come i nuclei familiari degli schiavi furono spesso distrutti con la forza. Questa separazione avveniva spesso a causa della vendita di membri della famiglia, tratto caratteristico della varietà dello schiavismo tipica degli Stati Uniti. Ciò nonostante, i legami di amore e affetto sopravvissero alla schiavitù. Proprio a causa della precaria vita familiare di cui potevano godere, la donna Nera, abituata al lavoro nei campi, non viveva le funzioni domestiche come uno svilimento di sé, anzi, era l’unico compito che non gli richiedeva l’oppressore e che era utile alla propria comunità, tanto che non era considerato come prettamente femminile, contrariamente alle donne bianche di classe media dopo lo sviluppo del Capitalismo industriale. Infatti, contrariamente alla loro controparte bianca le donne Nere non si potevano considerare solo “ donne di casa”. Sfortunatamente Gutman non ha poi approfondito la posizione della donna Nera nella famiglia di schiavi. L’aspetto rilevante che emerge dal lavoro domestico negli alloggi degli schiavi è quello dell’uguaglianza di genere. Le loro relazioni sociali e familiari erano caratterizzate dall’egualitarismo. Quella che è stata considerata una debilitante supremazia femminile, in realtà era un’approssimazione ad una salutare uguaglianza di genere nei rapporti familiari, migliore e più all’avanguardia anche di quelle delle famiglie bianche e nere del dopoguerra. Le donne difendevano se stesse dagli abusi, difendevano anche i loro uomini per il bene dei loro figli che avevano bisogno di forti modelli maschili, e per questo hanno anche rivendicato aggressivamente quell’uguaglianza sfidando la schiavitù, partecipando alle rivolte, effettuando atti di sabotaggio e unendosi a comunità maroon ( presenti nel sud tra il 1862/1864) di fuggiaschi, riuscendo spesso a scappare al nord. Un pensatore, scrittore, ex schiavo fondamentale a metà dell’800 su Frederick Douglass, che non solo contribuì alla presa di coscienza al nord e in Europa delle atrocità dell’istituzione della schiavitù (attraverso la narrazione delle vite di donne come Harriet Tubman ad esempio) ma fu anche uno strenuo sostenitore delle donne, in particolare nel dopoguerra sarà un grande sostenitore del suffragio femminile ma soprattutto del diritto di voto ai Neri. La resistenza spesso non consisteva in rivolte o sabotaggi, bensì nell’acquisizione clandestina e la condivisione con altri delle competenze di lettura e scrittura ( proibiti dal 1831, rivolta di Nat Turner, perché se indottrinati gli schiavi erano pericolosi perché tentavano la fuga per presa coscienza della loro non inferiorità). Queste venivano dette “ scuole di mezzanotte”. Un ruolo importante nella resistenza alla schiavitù va riconosciuto ad Harriet Tubman per le imprese con la Underground Railroad ( Ferrovia sotterranea), che salvò 300 schiavi fuggiaschi portandoli al nord. Lucretia Mott: pastore quacchero donna, una delle poche donne invitate all’American Anti- Slavery Society, che prese la parola contro ogni regola. Destinata a diventare una figura pubblica di rilievo, fu le ad organizzare l’assemblea inaugurale del Philadelphia Anti-Slavery Society. Le donne impararono ad affermare il proprio diritto ad opporsi alla schiavitù protestando contro la propria esclusione dall’arena politica. Il movimento abolizionista offriva alle donne bianche della classe media l’opportunità di mostrare il proprio valore al di fuori del ruolo di mogli e madri. Le abolizioniste accumularono un’esperienza politica inestimabile, e acquisirono delle competenze che sarebbero state utili a perorare anche le loro cause future. Sara e Angelina Grimke:nate da una famiglia di proprietari di schiavi del South Carolina, coltivarono una certa ripugnanza verso l’istituzione schiavista. Aderirono all’abolizionismo nel 1838 e iniziarono a tenere conferenze. Riuscirono a farsi ascoltare anche da un pubblico misto, senza essere derise. Chi le accusò furono i pastori protestanti. Spronavano le donne a resistere al destino di passività e dipendenza che la società aveva imposto loro. Spronarono le donne a partecipare alla lotta per l’abolizione della schiavitù, sapendo che la loro stessa oppressione era alimentata dalla permanenza del sistema schiavistico. Le sorelle erano consapevoli dell’inseparabilità della lotta per la liberazione dei Neri e per la liberazione delle donne. CAPITOLO 3. CLASSE E RAZZA NELLA LOTTA PER I DIRITTI DELLE DONNE. 1840, Londra: World Anti-Slavery Convention, segna l’inizio del movimento organizzato delle donne negli Stati Uniti. Il detonante fu che, a tale conferenza, le donne vennero escluse dal voto della maggioranza. Pochi uomini si schierarono a loro favore, William Lloyd Garrison e l’abolizionista nero Charles Remond. Non tutti gli uomini erano abolizionisti bigotti. Fu in questa circostanza che emersero figure di spicco per il movimento come Elizabeth Cady Stanton. Elizabeth Cady Stanton: inesperta come attivista politica all’epoca, scriverà History of Women Suffrage sostenendo di aver inaugurato in quell’occasione il lavoro missionario dell’emancipazione delle donne. Nonostante non avesse esperienze in merito, fin dalla giovane età condusse una lotta personale contro il sessismo. Fu l’unica ragazza a frequentare l’ultimo anno di diploma, e nel tempo libero si dedicava a studi in genere preclusi alle donne come la. Matematica e il greco. Nel. 1848 era una madre e una casalinga a tempo pieno. Il sua vita domestica la rendeva sensibile alla problematica situazione delle donne bianche della classe media. La sua vita rappresentava esattamente la vita modello della donna bianca di classe media: il matrimonio e la maternità le preclusero i traguardi a cui auspicava negli anni degli studi. Il suo impegno nella campagna abolizionista le insegnò che si poteva sfidare politicamente l’oppressione. Il congresso a Seneca Falls (1848) segnò per lei e per il movimento uno spartiacque: parlò dell’introduzione del suffragio femminile (unico argomento divisivo). L’unico appoggio lo ottenne da Frederick Douglass, uomo nero, abolizionista, ex schiavo nonché filosofo e scrittore, che introdusse il tema dei diritti delle donne al congresso del National Convention of Colored Freedmen di Cleveland. L’uguaglianza delle donne, il sostegno ai loro diritti aveva acquisito un tale seguito che non potè più essere taciuto. L’uguaglianza delle donne sostenuto dai Neri che lottavano per la libertà si affermò nella politica statunitense. La Dichiarazione di Seneca Falls si incentrava sul Matrimonio e i suoi effetti negativi sulla vita delle donne: • Privazione diritto di proprietà • Mogli dipendenti dal marito economicamente e moralmente • Il matrimonio dava ai mariti il diritto di punirle • Leggi di separazione e divorzio erano basate sulla supremazia maschile Conseguenza: condizione inferiorità femminile all’interno del matrimonio e disuguaglianza nelle professioni e istituzioni educative. La dipendenza economica e mentale dava loro anche mancanza di fiducia in sé. Problema della Dichiarazione: totale assenza di considerazione nei confronti delle donne Nere e delle donne bianche di classe operaia. Escludeva le donne che non facevano parte della classe sociale di chi aveva stilato il documento. Operaie bianche della working class: - turni di lavoro interminabili - salario da fame - atroci condizioni di lavoro - dormitori affollati e in condizioni terribili. Queste donne alla fine degli anni ‘20 dell’800 LOTTERANNO e SCIOPERERANNO per i loro diritti e contro la doppia oppressione che pativano in quanto donne e operaie. Già egli anni ’40 dell’800 le donne bianche operaie rappresenteranno la parte trainante della militanza lavoratrice degli Stati Uniti. 1843/1844: Lowell Female Labor Reform Association presentava petizioni per la riduzione della giornata lavorativa a 10 ore, dalle 16/14 che facevano di solito. Le donne di questa associazione ottenere per la prima volta un’inchiesta sulle condizioni di lavoro da parte di un organo governativo nella storia degli Stati Uniti. Di tutte le donne di Seneca Falls l’unica che visse abbastanza da poter votare fu Charlotte Woodward = lavorava a casa facendo guanti in quanto impiego non ancora industrializzato e riceveva un salario di cui avevano il controllo gli uomini della sua famiglia. Inoltre, la mancanza di considerazione delle donne Nere a lungo raggio si fece notare, infatti, nel Sud si ribellavano contro lo schiavismo e al Nord contro una libertà dubbia e razzista. Se tra i conferenzieri di Seneca Falls c’era l’appoggio di alcuni Uomini Neri, mancava totalmente la rappresentanza femminile Nera. Questo denota una totale indifferenza verso le schiave. Le sorelle Grimke, nel 1837, criticarono le associazioni antischiaviste femminili in quanto ignoravano totalmente le condizioni delle donne Nere e talvolta manifestarono pregiudizi razzisti nei loro confronti. La loro assenza era anche più evidente alla luce dei contributi che alcune personalità di colore avevano avuto precedentemente nella lotta per i diritti delle donne. Maria Stewart: donna Nera, prima conferenziera femmina nata negli Stati Uniti a rivolgersi ad un pubblico misto di uomini e donne. Il mancato riconoscimento del potenziale di un movimento abolizionista che integrasse donne bianche e Nere, soprattutto contro il sessismo nell’educazione, si rivelò palesemente in un episodio avvenuto durante l’estate del 1848 che coinvolse la figlia di Frederick Douglass. Dopo la sua ammissione ufficiale in un istituto di Rochester venne vietato alla figlia di Douglass di partecipare alle lezioni insieme alle ragazze bianche. E la preside era un’abolizionista. Quando i genitori della giovane protestarono, venne messo ai voti tra le compagne di classe per l’ammissione in classe e il voto fu unanime affinché la ragazza Nera potesse frequentare. La preside si rivolse ai genitori delle compagne e usò un voto contrario come motivo per escluderla. Questo episodio denota una debolezza importante nel movimento antischiavista: l’incapacità di promuovere una consapevolezza antirazzista. Infatti le stesse donne abolizioniste e contro la schiavitù detenevano atteggiamenti razzisti. Questo difetto venne ereditato dal movimento per i diritti delle donne successivo. Infatti, a dimostrazione di un diverso grado di consapevolezza del popolo Nero rispetto ai bianchi, nel 1848 a Philadelphia, un congresso di Neri invitò a partecipare non solo le donne Nere, ma anche le donne bianche riconoscendo così le loro rivendicazioni a Seneca Falls. Abolizione della schiavitù: - Abolizione solo nominale - Non erano un bene mobile del padrone, ma dovevano di fatto lavorare ancora per quelli che erano stati i loro padroni se volevano avere da vivere - Deprivazione economica - Violenza delle squadre razziste Frederick Douglass spiega molto bene perché il suffragio dei Neri, in quel periodo e contesto storico, era più importante della concessione del suffragio alle donne. Pur essendo egli stesso un sostenitore dei diritti delle donne. Douglass sostiene che il voto ai Neri abbia un’importanza strategica esche senza il voto il popolo Nero del Sud non avrebbe potuto raggiungere nessun progresso economico. Inoltre la violenza perpetrata, da chi voleva trarre profilo dal lavoro degli ex schiavi, sarebbe continuata fino a che i Neri non avessero conquistato il potere politico. Per Douglass, a ragione, il voto aveva importanza in quanto fatto di vita o di morte, contrariamente alle donne bianche che non erano fisicamente in pericolo. Il voro era un mezzo di sopravvivenza , uno strumento per garantire sopravvivenza del popolo Nero. 1866: rivolte di Memphis, New York e New Orleans. Furono uccisi Neri e bianchi progressisti, e stuprate le donne Nere. Poiché il partito Democratico era composto da filoschiavisti e ex schiavisti del Sud, non pare strano che potessero sostenere il suffragio femminile dopo la guerra per evitare che i Neri ottenessero il diritto di voto che avrebbe sicuramente avvantaggiato i repubblicani. Le leader del movimento suffragista delle donne si avvalsero soprattutto dell’appoggio di questi personaggi pur di ottenere ciò che volevano. 1869: ultimo meeting della Equal Rights Association prima dello scioglimento, Sojourner Truth riconobbe il razzismo che stava alla base dell’opposizione delle femministe al suffragio maschile dei Neri. Anche la celebre poetessa Nera Frances E. W. Harper sostenne che il voto ai neri era troppo importante per rischiare di perderlo. Le suffragiste di Stanton e Anthony erano troppe e troppo contrarie al voto dei Neri prima delle donne per poter trovare un punto di incontro. La ERA si sciolse decretando la fine del cammino comune per la liberazione dei Neri e delle donne, e il cammino delle donne bianche e delle donne Nere per l’ottenimento dei diritti verrà intrapreso separatamente per molto tempo Le suffragiste fondarono la National Women Suffrage Association. Sicuramente il popolo Nero necessitava del voto anche se il clima predominante avrebbe escuso le donne dall’ottenere lo stesso diritto; il decennio della Ricostruzione radicale del Sud, si basò sul diritto di voto ai Neri. Ciò nonostante, una volta che i Repubblicani capitalisti del nord imposero la propria egemonia nel sud, parteciparono sistematicamente alla privazione dei diritti civili e all’accesso al voto del popolo nero. CAPITOLO 5. SIGNIFICATO EMANCIPAZIONE DONNE NERE. Durante la schiavitù le donne Nere che lavoravano nell’agricoltura non erano meno oppresse degli uomini con cui faticavano nell’arco della giornata. Nel 1890, la libertà doveva sembrare ancora lontana nonostante l’abolizione della schiavitù. Infatti, dopo l’emancipazione i Neri si trovarono in uno stato di “vagabondaggio”: non avevano lavoro, né una casa, né un ingresso economico. Si ritrovarono così spesso a firmare contratti d’affitto disonesti per terreni coi proprietari terrieri che erano stati loro padroni, e che volevano replicare le condizioni anteguerra. Raramente avevano i soldi per saldare l’affitto a causa degli alti interessi richiesti dal proprietario, così si ritrovavano in una condizione di schiavitù per pagarli. Inoltre, uomini e donne venivano arrestati al minimo pretesto, cosi da mettere in moto un sistema di lavori forzati, basato sull’affitto dei detenuti ai proprietari terrieri, obbligando i Neri a stare dentro ruoli simili a quelli della schiavitù. Non c’era differenza tra lavori per uomini o donne, e spesso venivano incatenati insieme. Sia i latifondisti sia le autorità statali iniziarono a nutrire un forte interesse economico nei confronti della manodopera carceraria, e si interessarono ad aumentare la popolazione detenuta. Persecuzione del sistema della giustizia criminale: oppressione per gli ex schiavi uomini, ma per le donne era peggio in quanto sottoposte a violenze sessuali frequenti. Le donne Nere rimasero prede degli uomini bianchi anche al termine della schiavitù, e se si opponevano agli abusi venivano buttate in prigione. Nel periodo postguerra, molte Nere che non lavoravano nei campi furono obbligate a diventare domestiche; la verità è che la schiavitù ora veniva chiamata “istituzione domestica”. Mentre le donne Nere si occupavano di queste mansioni, le donne bianche del sud invece si rifiutavano di occuparsi di questi mestieri. Fuori dal sud, le donne bianche che lavoravano come domestiche erano immigrate europee che erano obbligate ad accettare qualsiasi lavoro. Uno degli aspetti più umilianti del servizio domestico nel sud era la temporanea revoca delle leggi di Jim Cross nel momento in cui un servitore Nero si trovava ad accompagnare un bianco: se da solo dove stare coi Neri, se con un bianco poteva stare tra i bianchi. Dalla Ricostruzione in poi le donne nere che lavoravano in casa potevano sempre aspettarsi l’abuso sessuale perpetuato dall’uomo di casa, Dalla schiavitù, la condizione vulnerabile delle lavoratrici domestiche ha continuato ad alimentare i persistenti miti sull’Immoralità delle donne Nere. Il lavoro domestico è considerato degradante perché svolto da donne nere considerate tendenzialmente inette e promiscue. Al Nord, uomini e donne Nere erano per lo più servitori domestici e l’atteggiamento non era molto diverso da quello dei precedenti proprietari. Razzismo e sessismo frequentemente convergono e la condizione delle donne lavoratrici bianche è spesso legata o simile allo status delle donne di colore. Le paghe ricevute dalle domestiche immigrate bianche, seppur basse, sono più alte di quelle delle domestiche nere perché fissate su criteri razzisti. Le donne Nere rimarranno incastrate in queste mansioni domestiche senza altra possibilità fino almeno alla Seconda Guerra Mondiale. Ancora negli anni’40 del ‘900 si potevano trovare in giro i “mercati delle schiave”: punto di raccolta per le donne alla ricerca di lavoro. Il lavoro domestico era anche il più difficile da sindacalizzare. Dora Jones fondò e diresse la New York Domestic Workers Union durante gli anni’30 del ‘900. Questo sindacato mise a nudo il ruolo delle casalinghe bianche di classe media nell’oppressione delle lavoratrici domestiche Nere. Le donne bianche hanno manifestato una certa riluttanza a riconoscere le lotte delle domestiche. Infatti, l’omissione interessata di questi problemi dal programma delle femministe bianche della classe media era solo una giustificazione per il trattamento vessatorio, razzista e classista che avevano nei confronti delle proprie domestiche. Alla vigilia della Guerra nel 1940, quasi il 60% delle assunte era una lavoratrice domestica. Quando gli Stati Uniti entrarono in guerra e il lavoro femminile fece girare l’economia bellica, più di 400000 donne Nere lasciarono i lavori domestici. All’apice della guerra il numero era più che raddoppiato. Alla fine degli anni ’60 però un terzo delle donne Nere era ancora legato ad impieghi domestici CAPITOLO 6.EDUCAZIONE E LIBERAZIONE: PROSPETTIVE DELLE DONNE NERE. Quando arrivò l’emancipazione uomini e donne Neri sapevano cosa volevano: - la terra - Diritto di voto - Diritto allo studio. Il desiderio di conoscenza era comune tra i Neri, che avevano sempre manifestato una certa passione per la cultura. I neri dopo secoli di privazione educativa, volevano studiare, un’istruzione. 1896: sentenza “Plessy vs Ferguson” sancisce il nuovo sistema di segregazione razziale nel Sud col “separati ma uguali”. L’ultimo decennio del XIX secolo fu un momento critico del razzismo moderno in quanto il razzismo ottenne sostegno istituzionale e vennero create giustificazioni ideologiche a sostegno di esso, è il periodo dell’espansionismo imperialista nelle Filippine, Hawaii, Cuba e Porto Rico; l’imperialismo stesso era alimentato dal razzismo. Es. Il massacro dei Neri di Wilmington, prova generale per il governo cubano. La posizione del suprematismo bianco venne supportata dalla NAWSA, tanto che la loro evasiva posizione sul razzismo, il loro restare “neutrali”, altro non era che restare a guardare di fronte a linciaggi e omicidi di intere popolazioni Nere. Ida B. Wells cercò di aprire gli occhi all’opzione pubblica, chiese addirittura l’intervento del presidente McKinley ma l’appello rimase non solo inascoltato ma il presidente non disse nulla neppure di fronte ad uno dei più famigerati linciaggi dell’epoca: il rogo di Sam Hose. Col nuovo secolo, razzismo e sessismo si legarono in un’unica sintesi ideologica. Il suprematismo bianco e il maschilismo consolidano il proprio legame. Durante i primi del ‘900, le idee razziste infettano anche il clima intellettuale: è l’epoca di nozioni irrazionali di superiorità della razza anglosassone, non troppo lontana da quella che porterà Hitler all’olocausto. La propaganda razzista era accompagnata dalla diffusione di idee di inferiorità delle donne. Mentre le persone di colore erano dipinte come barbari analfabeti, le donne bianche erano rappresentate come madri, la cui ragione di vita era allevare maschi bianchi della loro specie. Le donne bianche in quanto madri avevano una responsabilità nella salvaguardia della razza bianca e della supremazia dei bianchi. Il razzismo metteva radici anche dentro le organizzazioni femminili bianche, e così anche il culto sessista della maternità si infiltrava nel movimento che pretendeva di eliminare la supremazia maschilista. 1903: NAWSA fu testimone di argomentazioni razziste, propugnatrici della supremazia bianca che intendevano prendere le redini dell’associazione. Questa riunione si tenne infatti a New Orleans, nel sud, dunque non fuun caso il razzismo e il suprematismo bianco. Era il periodo in cui Booker T. Washington proponeva e otteneva sovvenzioni per la formazione di istituti professionali per Neri, per far si che potessero ascendere socialmente grazie al lavoro. Ma questo li avrebbe relegati sempre alle stesse mansioni senza mai farli ambire a posti più remunerativi o di potere. Le scuole per Neri avrebbero inevitabilmente portato i Neri a concorrere con i lavoratori bianchi per i lavori più duri, umili e peggio pagati. La lotta tra operai bianchi e Neri sarà inevitabile, e i capitalisti la vogliono provocare. Il conflitto razziale in realtà non era spontaneo bensì pianificato dai rappresentanti delle classi economiche in ascesa. Dovevano infatti, impedire l’unione delle classi lavoratrici in modo da facilitare la loro ambizione di sfruttamento. Le rivolte di Atlanta vennero fomentate per incrementare le tensioni e l’antagonismo sociale della working class multiculturale. A questo proposito Belle Kearney (donna), propose l’istruzione e la proprietà come elemento discriminante per ottenere il diritto di voto. Il suffragio per le donne ora, veniva proposto agli uomini come una scelta tattica per conquistare la supremazia razziale. Quel che doveva essere preservato non erano i diritti o l’uguaglianza politica delle donne, bensì la superiorità razziale dei bianchi. CAPITOLO 8. DONNE NERE E MOVIMENTO DEI CLUB. 1900: la General Federation of Women’s clubs escluse dalla valutazione delle candidature al Congresso la delegata Nera inviata dal Boston’s Women’s Era Club, frutto dei primi tentativi di organizzazione all’interno del movimento delle Donne Nere. 1868 = General Federation of Women’s Clubs delle donne bianche viene fondato nel dopoguerra , quando vennero escluse dal New York Press Club, e decisero di fondarne uno di sole donne. In seguito venne fondato il New England Women’s Club. Da lì iniziarono a proliferare fino alla creazione della federazione nazione nel 1890. Caso Ruffin = Josephine St.Pierre Ruffin era una donna acculturata, moglie del primo giudice Nero nello stato del Massachussetts. Sarebbe stata accolta solo se rappresentante di un club bianco del quale era partecipante. Fu l’esempio lampante della segregazione e dei pregiudizi razziali che vigevano anche all’interno dei club delle donne. 1895 = primo Congresso nazionale convocato dalle donne Nere. Le prime esperienze di organizzazione delle donne di colore iniziarono prima della Guerra Civile. Avevano preso parte a società letterarie e organizzazioni di beneficienza con le donne bianche. Prima dell’abolizione della schiavitù collaboravano con le donne bianche abolizioniste per la loro stessa esigenza di sopravvivenza e del loro popolo. Anni ’90 dell’800 = in seguito all’ondata di violenze sessuali indiscriminate e linciaggi a danno dei Neri, si sentirono in dovere di unirsi alla resistenza della loro gente e fu allora che venne fondato il primo club delle donne Nere. I club avevano un significato diverso per le donne bianche rispetto alle nere. Le donne bianche di classe media di mezza età vi si ritrovavano per svolgere attività ricreative esterne all’ambiente domestico ma pur sempre all’interno dei propri ruoli tradizionali; le donne Nere invece non dovevano affrontare il vuoto della vita domestica perché lavoravano tutte al di fuori delle loro case. Ciò nonostante, le leader dei club di donne Nere non erano operaie bensì donne di cultura. La loro consapevolezza della necessità di opporsi al razzismo e la loro esperienza di esse, le spinse ad appoggiare le sorelle della working class. Il primo incontro indipendente venne indetto a seguito dell’aggressione razzista della giornalista Ida B.Wells, dove il suo giornale venne dato alle fiamme portandola a trasferirsi. La creazione della Women’s Loyal Union, rappresentò la fondazione dei primi club fondati e guidati ESCLUSIVAMENTE da Nere. Ida B.Wells fu la fondatrice del primo club di Nere a Chicago, di cui lei ricoprì la carica di presidente. Dopo il primo tour internazionale contro i linciaggi, la Wells seguì Frederick Douglass nell’organizzazione della protesta contro l’Esposizione Universale del 1893. Nata in una famiglia di ex schiavi, a 22 anni intentò una causa contro la ferrovia per aver subito discriminazione razziale durante un viaggio. Dieci anni dopo fondava il suo giornale. In seguito al linciaggio di tre suoi amici, deciso di usare il giornale come arma contro il linciaggio. Fu costretta all’esilio quando fu minacciata dai razzisti. Nella sua lunga crociata contro il linciaggio divenne un’esperta in tattiche agitatorice e di conflitto. Il club delle donne Nere di Chicago era apertamente impegnato nella lotta di liberazione dei Neri. 1895 = First National Conference of Colored Women a Boston. I club delle donne Nere si erano riuniti per decidere una strategia comune di resistenza alle aggressioni propagandistiche contro le Nere e al dispotismo della legge sul linciaggio. Mary Church Terrell =figlia di unoschiavo che ebbe opportunità di studio eccezionali grazie all’emancipazione del padre e all’eredità lasciatogli dal suo padrone ( padre di suo padre). Fu la Terza donna Nera diplomata del Paese e proseguì la sua formazione all’estero. Fu la prima donna Nera a ricevere un incarico dal Board of Education del distretto di Columbia. Dedicò tutta la sua Le donne Nere erano state più disponibili a contribuire alla creazione di un movimento multirazziale per i diritti politici delle donne. Per le suffragiste invece come per le donne die club, le Nere erano entità sacrificabili quando arrivava l’ora di corteggiare le donne bianche del sud per avere il loro supporto alla causa, motivo per cui le Nere vennero spesso respinte e tradite. CAPITOLO 10. LE DONNE COMUNISTE. 1848 = moti rivoluzionari in tutta Europa. Josef Weydemeyer, stretto collaboratore di Marx ed Engels, emigrò negli USA e fondò la prima organizzazione marxista della storia del paese. La Proletaria League non aveva donne al suo interno. Sembra non abbiano fatto parte del movimento socialista marxista. Anche il Communist Club fu interamente dominato dagli uomini. 1900 = fondazione del Socialist Party. Da questo momento, a causa delle numerose rivendicazioni dei movimenti femministi, la sinistra marxista ha compreso l’importanza delle donne militanti. Principale fautore del marxismo, sostenne l’uguaglianza delle donne. Per molto tempo fu l’unica organizzazione politica a portare avanti la difesa del suffragio femminile. Grazie alle donne socialiste si costituì un movimento di classe operai per il diritto di voto alle donne. Nel 1908, il Socialist Party aveva creato una commissione nazionale delle donne. Il partito socialista non riconobbe mai l’oppressione specifica dei Neri, sostenevano che solo i proletari fossero rilevanti per il loro movimento. Obiettivo: organizzazione della classe lavoratrice e sviluppo coscienza di classe rivoluzionaria e socialista. Helene Holman = raro caso di socialista Nere nel partito socialista. Prima della Grande Guerra il numero di Nere nei settori industriali era talmente irrisorio, da esserne ignorata l’esistenza dai reclutato socialisti. 1919 = fondazione del Communist Party. Le prime dirigenti e attiviste donne furono ex socialiste. Il secondo fattore di influenza nella formazione del partito comunista furono gli Industrial Workers of the World. Non era un partito politico anzi, li osteggiava, erano conosciuti come i Wobblies , fondati nel 1905 come sindacato del settore industriale. Sostenevano che non ci sarebbero mai state relazioni serene tra capitalisti e lavoratori. Obiettivo: socialismo. Il loro strumento: lotta di classe senza tregua. Tra i leader c’erano due donne: “Mother” Mary Jones e Lucy Parsons. Sia il partito socialista si i Wobblies ammettevano le donne e le incoraggiavano a ricoprire ruoli di leadership, ma solo i Wobblies abbracciarono una politica di lotta contro il razzismo. Dedicarono un’attenzione specifica sui problemi delle perone di colore. Lucy Parsons = una delle militanti più attive nella campagna in difesa di Albert Parsons, suo marito dirigente operaio arrestato dalla polizia negli scontri, provocati dalla polizia stessa, del maggio del 1886 ad Haymarket Square. Ma la sua partecipazione delle lotte operaie ebbe inizio 10anni prima di quell’avvenimento. Passò da posizioni anarchiche in gioventù, al partito socialista nel 1877. A seguito della campagna per la liberazione dei manifestanti di Haymarket, divenne una nota leader del movimento operaio e sostenitrice dell’anarchismo. Benché fosse Nera e una donna, sostenne che il razzismo e il sessismo erano questioni secondarie rispetto allo sfruttamento capitalista della classe lavoratrice, per questo tutte le energie dovevano andare alla lotta di classe. Fu, insieme a Mother Mary Jones, una delle prime due donne ad unirsi all’organizzazione radicale degli Industrial Workers of the World. Negli anni’20 si sentì sempre più vicina al comunismo, rimase colpita dalla rivoluzione dei lavoratori russi del 1917, e quando venne fondato, nel 1925, l’International Labor Defence, in cui confluivano comunisti e altre forze progressiste, decise di aderire come lavoratrice a questa nuova organizzazione sindacale. Nel 1939 aderì ufficialmente al partito comunista. Elle Reeve Bloor = “Mother Bloor”, straordinaria sindacalista bianca, militante per i diritti delle donne, dei Neri, per la pace e per il socialismo. Divenne dirigente del partito socialista, e divenne il cuore di un numero di scioperi incalcolabile. Da socialista la sua coscienza di classe non teneva conto dell’oppressione specifica dei Neri. Da comunista invece lottò contro tante espressioni di razzismo. Organizzò la partecipazione di una delegazione statunitense a una conferenza internazionale delle donne a Parigi nel 1934 e portò con sé 3 donne. Fu alleata del movimento di liberazione dei Neri. Anita Whitney = aderì nel 1914 al partito socialista. Nonostante l’indifferenza di base del partito, lei appoggiò molte lotte antirazziste. Dopo aver aderito alla corrente di sinistra del partito socialista divenne nel 1919, una fondatrice del Communist Labor Party, che confluì nel partito comunista degli USA. Nel 1919, nonostante il divieto di tenere un discorso in un club lo tenne affrontando da donna bianca la questione del linciaggio dei Neri. Era molto raro che una bianca si esponesse con quelli della sua razza contro la piaga del linciaggio. La stessa propaganda razzista e il mito dello stupratore Nero avevano alimentato la segregazione e l’emarginazione, il linciaggio era giustificato in quanto reazione alle aggressioni sessuali dei Neri sulle bianche del sud. Si espose alle conseguenze del proprio antirazzismo. Venne denunciata per sindacalismo criminale. Fu una delle prime donne bianche del XX secolo a lottare contro il razzismo. Nel 1936 divenne presidente della sezione californiana del Partito comunista e fu eletta anche nel comitato nazionale del partito. Elizabeth Gurley Flynn = ha militato per la causa socialista e comunista. La sua carriera di agitatrice in difesa dei diritti della classe operaia iniziò in adolescenza. Dopo due anni di militanza nel partito socialista, divenne una militante dei Wobblies. Si dimise dal partito socialista convinta che fosse ormai sterile e settario in confronto a questo nuovo movimento radicato nelle masse popolari. Come agitatrice lavorò anche con Frank Little, celebre leader nativo americano, soprattutto per uno sciopero dei minatori in Montana; venne a sapere che era stato linciato da un gruppo di razzisti dopo aver promosso uno sciopero di minatori. Per quello sciopero vennero incriminate 168 persone, Elizabeth era l’unica donna tra gli accusati. Dalla sua autobiografia emergerà che era consapevole fin dal principio dell’oppressione specifica subita dalle persone Nere, ma i Wobblies erano un’organizzazione sindacale radicata tra i lavoratori del settore industriale e, a causa della discriminazione razzista, erano quasi tutti bianchi. Tra i pochi Neri presenti, le donne erano quasi del tutto assenti perché bandite dall’occupazione industriale ( prevalentemente occupazioni agricole o servizi domestici). Nel 1937 entra nel partito comunista; fu una collaboratrice molto vicina a comunisti Neri come Benjamin Davis e Claudia Jones, e sviluppò una nuova lettura della centralità della liberazione dei Neri nella battaglia per l’emancipazione della classe lavoratrice. Flynn ricordò ai suoi lettori che le donne Nere soffrivano più delle bianche perché soggiogate da una triplice oppressione: di classe, di razza e di sesso. Negli anni del Maccartismo fu arrestata insieme a Claudia Jones, donna Nera di Trinidad emigrata negli USA da piccola, Betty Gannet e Marian Bachrach (caso a parte). Flynn, Gannet e Jones furono condannate a scontare la pena al Riformatorio federale per le donne. Lì capirono che anche se la segregazione nella carceri era finita, in realtà la discriminazione non lo era: le donne Nere avevano i lavori più duri. Capì che la resistenza delle donne Nere non era sempre coscientemente politica, avevano un legame dato dalle esperienze vissute in quanto donne Nere. Claudia Jones = nata a Trinidad, da bambina si trasferisce agli USA. Da adulta si unì insieme ad altri Neri al movimento per liberare gli Scottsboro Nine e fu in quell’occasione che conobbe alcuni membri del partito comunista a cui decise poi di aderire. A 20 anni ricoprì un ruolo di responsabilità nella commissione nazionale femminile del partito. Rifiuta il classico stereotipo maschilista sul ruolo delle donne. Ritiene la centralità delle Nere indispensabile per la lotta per la libertà della sua gente. Es. scioperi 1930 promossi dalle Nere. Criticò i sindacalisti per non aver riconosciuto gli sforzi di organizzazione delle lavoratrici domestiche Nere; la maggioranza erano impiegato nel lavoro domestico. Era profondamente Studiosi come Calvin Herton dannosa colpa alla vittima per la punizione che le è stata inflitta. Nella storia di questo Paese le donne Nere hanno manifestato consapevolezza collettiva della propria condizione di vittime di violenza sessuale, e hanno anche compreso che non potevano resistere alle aggressioni sessuali senza attaccare la falsa accusa dello stupro come alibi per i linciaggi. Ricorso agli abusi come strumento di terrore fa parte del suprematismo bianco. Schiavitù: meno linciaggi perché i padroni non volevano “distruggere” le loro proprietà. Lo stupro era un metodo efficiente per tenere sotto controllo le donne Nere e gli uomini, svilendoli. Era un’arma ordinaria di repressione. I linciaggi prima della Guerra Civile furono a danno di abolizionisti bianchi. Con l’emancipazione gli schiavi persero valore di mercato e il linciaggio subì un grande cambiamento. Il mito dello stupratore Nero venne costruito proprio in relazione ai linciaggi, e l’ideologia razzista li legittimò. Durante la Guerra Civile i Neri non erano etichettati come stupratori e non un solo caso di stupro a donne bianche ci fu durante l’assenza degli uomini bianchi al fronte. Dopo la guerra i linciaggi si rivelarono però un’arma politica valida. Questa fu la circostanza che creò il mito. Lo stupro era il mezzo più efficace per giustificare il linciaggio dei Neri. Fu la strategia di terrore razzista postbellica. Venne utilizzata al principio come misura preventiva per dissuadere le masse Nere dal rivoltarsi. Misura di contro- insurrezione. Quando divenne evidente l’assenza di complotti e insurrezioni, come giustificazione dei linciaggi venne utilizzato “ misura preventiva atta ad evitare la supremazia Nera sulle persone bianche”, cioè per riaffermare la supremazia bianca. Dopo il tradimento della Ricostruzione e la privazione dei diritti civili ai Neri anche la supremazia Nera non era più credibile. Poiché il numero di linciaggi continuò ad aumentare , lo stupro emerse come principale giustificazione per i linciaggi. Ora il linciaggio è spiegato come metodo di difesa delle aggressioni da parte dei Neri alle donne bianche. L’ideologia razzista si è trasformata per andare incontro alle via via diverse condizioni storiche. Ripercussioni: indebolimento supporto dei bianchi alla causa dell’uguaglianza dei Neri. Confusione tra le fila del movimento progressista, infatti molti sostenitori dell’uguaglianza dei Neri iniziarono a preoccuparsi di essere associati alla lotta di liberazione dei Neri. Con la colonizzazione dell’economia del sud da parte dei capitalisti del nord ci fu un grosso impulso ai linciaggi. Infatti, i linciaggi vennero utilizzati come mezzo di sedazione delle ostilità dei lavoratori bianchi nei confronti dei loro datori di lavoro: i bianchi che partecipavano ad un linciaggio assumevano un atteggiamento di solidarietà razziale con gli altri bianchi che erano in realtà i loro oppressori. Chiunque sfidasse la gerarchia razziale era marchiato come potenziale vittima di linciaggio. Era una vera e propria aggressione ai Neri come gruppo sociale: gli uomini stupratori e le donne puttane. Percependo l’attacco alla comunità le donne Nere si misero presto alla guida del movimento contro il linciaggio. Leader: Ida B.Wells. 1922 = creazione dell’organizzazione Anti-Lynching Crusaders. Obiettivo: creare un movimento non segregazionista di donne contro il linciaggio. Le donne bianche non risposero agli appelli delle sorelle Nere fino al 1930, quando venne fondata l’Association of Southern Women for the Presentino of Lynching, il cui obiettivo era mettere in discussione il linciaggio come pratica necessaria a difendere le donne del Sud. Queste donne bianche subirono ostilità e minacce per ciò che facevano per la causa nera. CAPITOLO 12. RAZZISMO, CONTROLLO DELLE NASCITE E DIRITTI RIPRODUTTIVI.