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Economia e Gestione della Banca - Migliavacca, icatt, Appunti di Economia e gestione della banca

Appunti completi integrati con slide e dispensa

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 01/06/2024

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Scarica Economia e Gestione della Banca - Migliavacca, icatt e più Appunti in PDF di Economia e gestione della banca solo su Docsity! Il sistema finanziario e il sistema reale Il sistema finanziario è una delle due parti del sistema economico. Tale sistema si scinde in sistema reale (persone beni, forza lavoro) la quale si interroga sullo scambio di risorse beni servizi, i quali generano dei flussi finanziari, difatti per ogni contrattazione nell’economia reale, ci si aspetta in contropartita un flusso finanziario. L’insieme di tali flussi costituisce il sistema finanziario. Tale sistema deve essere in equilibrio, ed in particolare PQ= MV, ovvero i prezzi per le quantità devono essere uguali alla quantità di moneta e alla sua specifica velocità di circolazione. Tale equazione è molto difficile da mantenere, in quanto queste variabili non hanno la capacità di tornare in equilibrio, una volta alterato. Velocità circolazione moneta: velocità alla quale viene scambiata una unità di conto in un dato periodo di tempo. Quantità di moneta: quantità di moneta presente nel sistema finanziario I due sistemi sono simbiotici, dunque una crisi nell’economia reale avrà sempre ripercussioni nel sistema finanziario e viceversa Squilibrio che persiste  possibilità bolla speculativa (squilibrio persistente, da parte del sistema finanziario, con sottostanti reale) Economia reale  eccesso di domanda  aumento dei prezzi del bene si genera un’aspettativa di continua crescita dei prezzi  tutti investono in vista della possibilità di guadagno, entrano nel mercato anche non esperti  scollamento tra valore del bene e il prezzo  gli investimenti sono fatti anche con tassi alti, quindi ci si indebita ad alto prezzo  il debito esplode  il mercato è saturato  tutti vogliono vendere, c’è un eccesso di offerta  scoppio della bolla: a questo punto si aprono 3 scenari: 1. Prestatore di ultima istanza: ho il bene per cui ho investito ma non ho acquirenti, e le banche vogliono che saldi il debito  interviene il lander of last resource, che salda i miei debiti, sono BC, stati ecc 2. Approccio liberale: si svendono le azioni comprate a prezzo bassissimo, e si lascia che il mercato si aggiusti da solo 3. Chiusura del mercato: chiudo il mercato all’estero Il sistema finanziario Ha 2 profili:  Profilo strutturale: costituito dal complesso integrato di contratti, mercati finanziari, intermediari, autorità di autoregolamentazione, esistenti in un dato luogo in un dato momento  Profilo funzionale: infrastruttura cruciale per il funzionamento delle moderne economie in quanto svolge importanti funzioni core, quali: o Realizza il trasferimento di risorse dal risparmio agli investimenti (funzione creditizia) ovvero come i flussi finanziari vengono trasferiti tra i diversi operatori economici o Assicura l’efficiente funzionamento del sistema dei pagamenti (funzione monetaria chi come e come circola la moneta o Trasmette al sistema economico gli impulsi della politica monetaria (funzione di trasmissione della politica monetaria). Chi emana gli impulsi e cosa sono, quali sono gli strumenti sottostanti e cruciale, qual è il ruolo degli intermediari finanziari nel trasmettere da chi li genera a chi dovrebbe beneficiare La struttura del sistema finanziario cambia sotto la spinta di:  Fattori esogeni: la regolamentazione, l’innovazione tecnologica, la domanda..  Fattori endogeni: la concorrenza, l’innovazione finanziaria ecc.. Eventuali modifiche nella struttura del sistema finanziario incidono sulle condizioni di efficienza ed efficacia con cui vengono svolte le sue funzioni nel tempo. Possiamo definire il sistema finanziario come un complesso integrato composto da:  Intermediari: (chi): imprese la cui attività è basata sulla produzione e negoziazione di strumenti finanziari e dei servizi connessi alla loro circolazione  Strumenti: (cosa): particolare categoria di contratti aventi ad oggetto diritti e prestazioni di origine finanziaria  Mercati: (dove): luogo di scambio degli strumenti finanziari: mercato assicurativo e finanziario, che a sua volta è composto da mercato del credito, dei cambi e mobiliare  Autorità di vigilanza: (come): processi di regolamentazione dei mercati sia necessario che il sistema finanziario (intermediari) intervenga, in quanto non è scontato l’incontro tra i diversi soggetti e che le preferenze in termini dei crediti siano uguali. Standardizzazione (prima leva): garantisce la portabilità di questi contratti, stabilisce che se il datore di fondi prima della scadenza del contratto abbia necessità di liquidità prima della scadenza, lui può vendere il contratto a un’altra persona. Tale standardizzazione implica la presenza di un mercato dove vengono scambiati tali contratti, i quali diventano asset negoziabili ovvero asset facilmente vendibili sul mercato. Un asset liquido è facilmente trasformabile in moneta senza perdite. La negoziabilità ci assicura la vendita dell’asset Asset broker e Asset transformer: un intermediario non può essere solo broker come non può essere solo transformer Gli Asset Broker quali ad esempio SIM e società di gestione di fondi comuni mobiliari. Consigliano come usare i propri fondi nel mercato e hanno la capacità di sfruttare economie di scala, non trasformano i rischi di credito e liquidità, riducono solo i costi fissi Gli Asset transformer (intermediari creditizi) entrano negli scambi indiretti. Difatti loro trasformano le caratteristiche dei surplus per far renderli affini alle esigenze dei deficit. Le passività bancarie hanno due caratteristiche fondamentali:  Sono richiamabili a vista dal depositante (in qualsiasi momento) e vengono rimborsate al valore nominale  Spesso hanno natura monetaria, sono cioè accettate quale strumenti di pagamento Le passività bancarie annullano di fatto il rischio di prezzo e di liquidità. Non vi è certezza circa il prezzo di rimborso (che è sempre il valore nominale) e il profilo di liquidità dell’attività finanziaria (la banca rimborsa l’importo depositato nei tempi desiderati dal risparmiatore, salvo gravi crisi di liquidità). I depositanti hanno fiducia nelle promesse della banca di rimborsare i depositi a vista nominale in virtù di tre fattori:  La banca diversifica il proprio portafoglio impieghi  meno rischi  La banca impiega del capitale proprio a garanzia del credito  Presenza di schemi di assicurazione dei depositi e di un prestatore di ultima istanza: la banca è obbligata a depositare dei fondi (sovranazionali) a garanzia del buon fine Il ruolo delle banche Diversamente da quanto avviene negli scambi diretti, l’intervento dell’intermediario finanziario è in grado di minimizzare costi informativi, rischi di prezzo e di liquidità, assicurando pooling e sharing. Le banche agiscono contemporaneamente:  Come asset broker: servizi di negoziazione, custodia, portafoglio (gestioni patrimoniali) vengono sfruttare economie nei costi di transazione  Come asset transformer: riconciliazione delle preferenze di investimento/indebitamento di soggetti in surplus e deficit. Assunzione del rischio di prezzo (limitato attraverso diversificazione dell’attivo, capitale proprio) e di liquidità Trasformazione del rischio (seconda leva): si fa riferimento agli Asset transformer, che cambiano natura e caratteristiche dell’asset, e quindi del rischio. Esistono 2 rischi.  Puri: rischi che non possono essere diversificati (colpiscono la persona e indirettamente il lavoro, invalidità, morte, furto patrimonio). Non si può abbattere ma si può coprire (con polizze assicurative ad hoc, polizia vita ecc..) rischio asimmetrico, sempre sfavorevole. L’attività assicurativa ha per oggetto la negoziazione di rischi puri, i rischi cioè che si manifestano sotto forma di perdite o danni futuri e incerti nella frequenza e nella gravità. L’assicurato trasforma un evento incerto in un costo certo. La compagnia è in grado di far fronte ai suoi impegni di risarcimento attraverso processo di pooling, assumendo cioè un numero sufficientemente alto e diversificato di rischi, per il complesso dei quali è possibile prevedere con buona approssimazione il costo complessivo.  Speculativi (finanziari): rischi speculativi, come oscillazione dei prezzi, dei tassi di mercato… tale rischio può essere eliminato o ridotto con operazioni e strumenti di hedging, inoltre è un rischio simmetrico in quanto può essere a favore o a sfavore. Possono essere ridotti, in quanto il rischio si basa sul fatto che il valore del mio asset sia volatile nel tempo, ovvero che il valore finale del mio investimento si discosti dal valore atteso  il rischio si misura con la deviazione standard Gli atteggiamenti al rischio possono essere:  Avversione (quantità certa > quantità aleatoria)  Neutralità (quantità certa = quantità aleatoria)  Propensione (quantità certa < quantità aleatoria) La trasformazione del rischio permette dunque al datore di fondi di trovare forme di investimento che soddisfino la propria propensione al rischio e al prenditore di fondi di finanziarsi, nonostante presenti un rischio elevato. Come trasformare il rischio?  Utilizzo di un intermediario finanziario che si interpone tra datore e prenditore di fondi, assumendo sul proprio bilancio una parte del rischio del prenditore  Diversificazione del portafoglio: investo in mercati, attività, monete, con tempistiche, importi e persone completamente diversi, se un settore è in perdita spero ce ne sia uno che stia andando b8mikene Gestione delle informazioni (terza leva): Il rischio percepito dal potenziale datore di fondi è quello relativo al rimborso alla scadenza: quindi diventa fondamentale il controllo dell’informazione ex-ante (valutazione dell’affidabilità) ed ex-post (monitoraggio dell’utilizzo delle risorse). Gli intermediari finanziari e i mercati organizzati hanno la funzione di ridurre il gap informativo tra datore e prenditore e ciò avviene attraverso:  Misurazione del rischio ex-ante e ex-post  Funzione di “informazione di prezzo” (segnali di convenienza espressi attraverso la quotazione degli strumenti finanziari) Inoltre vi è anche la presenza di asimmetrie informative: un lato del mercato non è perfettamente informato sulla qualità e/o le caratteristiche del bene scambiato e ciò porta ad:  Adverse selection (informazione nascosta): manifestazione ex- ante dell’asimmetrica informativa, gap informativo tra richiedente e cedente di fondi, costi informativi  concessione di credito subottimale [se non riesco a valutare bene la qualità del mio prenditore, che ha informazioni nascoste, non ottimizzo la selezione di progetti da finanziare]  Moral hazard (azione nascosta): manifestazione ex-post dell’asimmetria informativa. Il prenditore di fondi cambia le caratteristiche del progetto che finanzia rendendolo più rischioso La banca distingue tra buoni e cattivi prenditori, perché sa che i buoni prenditori li investiranno e otterranno in entrambi i casi di investimento un profitto per ripagare il debito. I cattivi prenditori avranno un ritorno inferiore al debito o un ritorno molto superiore rispetto al valore atteso, e la volatilità definisce il rischio. La banca è consapevole che non tutti i prestiti andranno a buon fine, infatti sulla base del guadagno massimo di un buon prenditore imposta il tasso soglia: soglia oltre la quale la banca fa selezione avversa, entro cui riesce ad attirare buoni prenditori FUNZIONE MONETARIA La funzione monetaria si occupa essenzialmente della creazione e circolazione dei mezzi di pagamento e della gestione del sistema dei pagamenti. Tutti gli stati membri dell’ UE fanno parte dell’unione economica e monetaria (UEM) e coordinano le loro politiche economiche al fine di sostenere gli obiettivi economici dell’UE. Tuttavia, un certo numero di stati membri hanno compiuto un ulteriore passo avanti e sostituito le loro monete nazionali con l’euro, la Le riserve bancarie sono costituite dalle riserve libere più la riserva obbligatoria, dunque le banche devono detenere un certo ammontare di liquidità presso la banca centrale in qualità di riserva obbligatoria e poi possono detenere quantità di riserve libere a loro discrezione La BCE controlla direttamente le riserve, ma non può controllare i depositi, se non solo indirettamente  la BC quando immette euro o concede credito, incrementa il suo attivo e quindi “crea” base monetaria; quando drena euro o vengono estinti prestiti, riducendo l’attivo, distruggendo base monetaria. La base monetaria dunque è direttamente gestita dalla BCE, ma non rappresenta l’intera quantità di moneta a disposizione del pubblico, perché questa include anche i depositi bancari utilizzabili per effettuare pagamenti (attraverso assegni, carte, giroconti..) Gli aggregati dell’area euro: sono ordinati in funzione della loro capacità di trasformarsi in contante o depositi in c/c della loro capacità di consentire transazioni, nella UEM esistono:  M1 ristretto circolante + depositi  M2 intermedio M1+ depositi contiene i depositi monetari (scadenza 2 anni) o ritirabili con preavviso di 3 mesi (tali asset non sono liquidi)  M3 ampio M2 + obbligazioni con scadenza a 2 anni e quote di fondi comuni con un periodo consigliato sotto i 18 mesi La BCE monitora tutti e tre gli aggregati per l’attuazione della politica monetaria, ma da maggior importanza a M3 perché più stabile, anche se meno controllabile nel breve rispetto a M! Politica Monetaria: insieme delle azioni intraprese dalla Banca Centrale Europea per influenzare il costo e la disponibilità di denaro nell’economia. Definizione: processo a più stadi in cui si fa ricorso a diversi strumenti perseguendo target operativi, intermedi e finali per ottenere obiettivo primario e secondario  target operativi (riserve bancarie, tassi di mercato)  target intermedi (quantità di moneta, credito, tassi d’interesse)  target finali (prezzi, tasso di cambio, reddito, occupazione) ...per ottenere... OBIETTIVO PRIMARIO mantenere la stabilità dei prezzi e inflazione in media al 2% OBIETTIVO SECONDARIO sostenere politiche economiche di piena occupazione e crescita economica (SOLO se è stato compiuto l’obiettivo primario) Operazioni di mercato aperto: sono acquisti e vendite di titoli presso gli operatori di mercato che determinano rispettivamente l’aumento e la diminuzione di base monetaria e quindi di liquidità del sistema bancario. Sono effettuate dalla BCE e operativamente realizzate dalle BCN con le banche normali. Se la BCN vende titoli, tali titoli vengono acquistati e vi è una diminuzione di liquidità con conseguente riduzione di base monetaria. Sono operazioni fondamentali perché influenzano i tassi di interesse di mercato, segnalano l’orientamento di politica monetaria e gestiscono condizioni subottimali di liquidità sui mercati. A tali operazioni possono partecipare tutte le banche dell’eurosistema.  Operazioni di rifinanziamento principale: operazioni segnaletiche temporanee di immissione di liquidità. Indicano qual è la politica effettuata dalla BCE, e quanto è cara la vendita dei titoli (se le operazioni sono più care vuoldire che la BCE vuole meno liquidità nelle BC). Pronti contro termine effettuati ogni settimana (scadenza 7gg)  Operazioni di rifinanziamento a più lunga scadenza: non sono segnaletiche, il volume massimo è preannunciato, gli scostamenti del tasso non sono controllati dalla BCE (la BCE è rate – taker) ma dal ranking delle singole banche. Pronti contro termine a 3 mesi effettuati ogni mese.  Fine tuning: non hanno frequenza prestabilita, è un tuning con cui le BCN risolvono i problemi di liquidità delle banche normali  evitare tensioni di liquidità  Operazioni strutturali: Modificano la quantità di moneta nel sistema a lungo termine, è definita in base alla durata Operazioni segnaletiche: indicano qual è la politica della BCE, poiché segnaletico è il tasso di interesse. Operazioni attivabili su iniziativa delle controparti:  Operazioni di deposito presso la BCE: depositi overnight, in condizioni normali non sono previste limiti quantitativi. Il tasso di interesse è il limite minimo nel mercato overnight, quindi per le banche la BCE è la controparte peggiore nel mercato (perché la BCE non vorrebbe accogliere la liquidità, vorrebbe che le banche la investissero  fino a poco tempo fa erano le banche a pagare il deposito alla BCE) In un momento di crisi però le banche preferiscono pagare un tasso certo piuttosto che dare liquidità a possibili cattivi prenditori e perdere tutto Credit crunch: diminuzione dei crediti concessi, le banche diventano pro – cicliche, enfatizzano la situazione economica dell’economia  accentuano la gravità del ciclo  Operazioni di rifinanziamento marginale: finanziamenti overnight a fronte di garanzie (di qualità fondamentale, spesso titoli di stato). In condizioni normali non sono previsti limiti quantitativi. Il tasso di interesse è il massimo nel mercato overnight, infatti incentiva le banche a cercare un finanziamento nel mercato interbancario, dove il tasso è determinato dall’Euribor (medio) I tassi ufficiali delle operazioni dell’eurosistema sono fissati dal consiglio direttivo della BCE. Essi comprendono il tasso di interesse sulle operazioni di:  Rifinanziamento principale  Rifinanziamento marginale  Deposito overnight presso la BC Il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principale segnala, in condizioni normali, l’orientamento di politica monetaria. Gli altri due tassi si applicano alle operazioni attivabili su iniziativa delle controparti. Essi costituiscono di norma i limiti massimo e minimo per il tasso di interesse overnight. (Corridoio dei tassi) Tassi aumentano  la BCE vuole drenare liquidità Tassi scendono  la BCE vuole immettere liquidità Misure non convenzionali:  Quantitative easing: agevolazione straordinaria per supportare situazioni finanziarie precarie  acquisto in massa dei titoli di stato dalla BCE, sono titoli stabili e negoziabili facilmente, perché il tasso è basso e le garanzie richieste sono meno stringenti  Quantitative tightening: Politiche monetarie restrittive con le quali la BCE riduce le proprie riserve monetarie vendendo titoli di stato. Tali operazioni rimuovono liquidità dai mercati finanziari Riserva obbligatoria: Deposito liquido che la banca deve versare presso la BCN in proporzione alla consistenza della raccolta diretta (depositi della clientela) L’ammontare della riserva obbligatoria è calcolato dunque a partire dalle passività di bilancio a cui vengono applicate delle aliquote. Per soddisfare l’obbligo, le banche devono detenere, sul loro conto presso la banca centrale nazionale, l’ammontare risultante dal calcolo. La remunerazione della riserva obbligatoria è legata al tasso di interesse sulle operazioni di deposito overnight presso la banca centrale  tasso minimo Come calcolare la riserva obbligatoria: Identifico 3 aggregati:  Gruppo A: Depositi di durata < 2 anni, titoli di debito con scadenze < 2 anni, titoli del mercato monetario, è l’aggregato più liquido  Gruppo B: Depositi di durata > 2 anni, pronti/termine, titoli di debito > 2 anni  Gruppo C: Sono escluse le passività: Verso altra istituzione di credito soggetta al medesimo obbligo, Verso la BCE, Verso BCN area euro Reserve ratio: 1% sul gruppo A; 0% sul gruppo B. Franchigia 100.000 euro. Il regime di riserva obbligatoria dell’eurosistema si applica agli istituti di credito dell’area dell’euro e mira principalmente a:  Stabilizzare i tassi di interesse del mercato monetario: il rispetto dell’obbligo di riserva è determinato in base alla media dei saldi di fine giornata detenuti sui conti di riserva nell’arco di un periodo di 6 o 7 settimane, il cosiddetto periodo di mantenimento. Meccanismo di mobilizzazione della riserva: se l’ammontare della riserva obbligatoria è 1 milione, posso prelevarlo oggi e restituire 2 milioni dopodomani  la media dei 3 giorni è 1 milione, quindi posso farlo. Si stabilizzano i tassi perché non c’è squilibrio di domanda  le banche possono utilizzare questa riserva di liquidità ed evitare di prenderne a prestito dalla BCE L’azionista diventa socio quota parte dell’emittente dell’azione (se prendo 1/1000 di capitale allora avrò 1/1000 del potere decisionale), ci saranno quindi soci di maggioranza e minoranza, con il potere che è quota parte. Rinuncio però completamente a qualsiasi garanzia di remunerazione e restituzione del capitale. L’azione non ha scadenza, è perpetua. o Dividendi: surplus di liquidità che l’emittente distribuisce agli azionisti per remunerarli, ma i dividendi non sono obbligatori per l’emittente. Nel caso l’emittente fallisse l’azionista sarebbe l’ultimo ad essere rimborsato o Contratti di assicurazione: con il pagamento di un premio la società assicuratrice mi tutela dal manifestarsi di un evento avverso o Contratti derivati: di natura finanziaria, non hanno un valore intrinseco, il valore deriva da quello dell’attività sottostante (azione o obbligazione) oppure da uno strumento con natura reale (andamento del prezzo del caffè, delle arance ecc) o Contratti composti: combinazione delle 4 tipologie sopra, ad esempio obbligazioni perpetue o covered bond  Natura dell’emittente: l’emittente è l’attore finanziario che emette lo strumento (lo crea e lo vende) o Enti governativi: asset sovereign (BTP Italia) o Enti privati: asset corporate (azione Stellantis)  Valuta di denominazione: valuta locale o estera, è importante perché il tasso di cambio tra valute è importante per il tasso di rendimento effettivo (ci sono monete che si svalutano più di altre). Ogni volta che compro un’azione estera devo sperare che il cambio euro – altra valuta rimanga stabile, perché potrei avere guadagno come perdita  Durata del contratto: tutti gli strumenti finanziari sono contratti differiti nel tempo (più lunga è la durata maggiore è il tasso di rendimento richiesto: più tempo  più rischio) (breve termine < 18 mesi) (2 anni < medio termine < 10 anni) (lungo > 10 anni). Esistono anche obbligazioni perpetue, senza scadenza  Negoziabilità: quanto facilmente liquidabile è l’investimento, facilità in cui lo strumento diventa moneta contante  Trattamento fiscale: rendita derivante dai titoli governativi italiani: 12,5% Rendite da investimenti corporate 26%  Rischio del rendimento: ci sono misure che lo quantificano, e sono misure di rendimento aggiustate per il rischio. Il rendimento è il fine ultimo di un investimento finanziario, e deve essere proporzionale al rischio, che dipende dalla solidità dell’emittente, dalla natura del contratto e dalla durata dell’investimento Tasso di rendimento complessivo ≠ Tasso cedolare: un’obbligazione da una cedola del 2% non vuoldire che il tasso di rendimento sia del 2%, perché il tasso complessivo di rendimento comprende anche l’eventuale cambio di prezzo tra il prezzo di acquisto e il valore nominale consegnato in scadenza (es obbligazione quinquennale con cedola semestrale: acquisto obbligazione da 100€, ogni sei mesi mi danno una cedola del 5% (rendimento cedolare), ma non sono obbligato a tenerla in portafoglio per 5 anni, posso anche vendere l’obbligazione. Se la vendo dopo 2 anni a 102€ il mio rendimento non è solo derivante dalle cedole ma anche dallo spread del prezzo dell’obbligazione) Cedole  obbligazioni Dividendi  azioni  Inflazione: se il tasso di inflazione è superiore a quello del rendimento, sarà negativo Più è alto il rischio più è alto il rendimento atteso Obbligazioni:  Liquidità: è il conto corrente, non guadagno nulla se tengo i soldi fermi lì  Government Bond: sono le attività finanziarie meno rischiose  Corporate Bond: obbligazioni private  High Yield: alto rischio alto rendimento Azioni:  Listed Equity: azione quotata sui mercati  Private Equity: azione emessa da un privato non quotata  Venture Capital: cerco di finanziare un’impresa all’inizio del proprio sviluppo A parità di condizioni le obbligazioni sono meno rischiose delle azioni Azioni: Con l’acquisto di una azione si condivide il rischio imprenditoriale, la azione entra nel bilancio della emittente come capitale di rischio. Se l’attività va bene ci saranno sempre più persone che vorranno investire e il valore dell’azione crescerà. Le azioni non hanno scadenza, l’unica via per smobilizzare l’azione è rivenderla, se ho fretta di venderla devo solo sperare che il mercato accetti di comprarla a un prezzo più alto rispetto a quanto l’ho pagata. Le azioni hanno due fonti di rendimento: i dividendi, che non sono obbligatori e la vendita Obbligazioni: Un obbligazionista è semplicemente un creditore, che si aspetta il rimborso a scadenza e gli interessi. Nel bilancio dell’emittente entra capitale di debito, le obbligazioni generalmente hanno una scadenza, se voglio smobilizzarle ho due possibilità: o aspetto che scade e l’emittente mi rimborsa, oppure la vendo a un altro investitore. Le fonti di rendimento delle obbligazioni sono: restituzione del capitale a scadenza maggiorato del tasso di rendimento, e lo stacco delle cedole. Le cedole possono essere fisse (2% semestrale) o variabili (la cedola segue l’Euribor, e dipende dalla sua quota). Zero Coupon Bond (ZCB): obbligazioni senza cedole, a scadenza mi restituiscono il mio investimento maggiorato di un tasso di interesse, non ci sono stacchi intermedi (cedole). All’interno delle obbligazioni ci sono almeno 3 strumenti rimborsati con una priorità diversa: 1. Obbligazioni senior: sono i primi ad essere rimborsati in caso di fallimento dell’emittente 2. Obbligazionisti ordinari: se ci sono ancora risorse dopo aver rimborsato i senior 3. Obbligazionisti subordinati: gli ultimi ad essere rimborsati 4. Azionisti: sono gli ultimi, di solito non si arriva a pagarli Tasso di rendimento delle obbligazioni: copertura di quell’azione, il derivato aumenta di valore tanto quanto quell’azione, e viceversa con lo scendere del valore dell’azione)  Corti (“andare corto”): l’andamento del derivato è inversamente proporzionale al valore del sottostante (l’azione va bene  il derivato va male, l’azione va male  il derivato è performante) Il derivato deve coprire l’investitore da eventuali andamenti negativi del sottostante  compro i derivati corti. La copertura ha senso se il derivato è parziale, la copertura può essere totale ma non ha senso (in un’ottica di lungo termine)  lo compro soltanto quando serve. Il derivato è in copertura solo se è costruito su uno strumento che ho già in portafoglio. Se compro uno strumento con copertura perfetta ogni perdita sarà coperta dal derivato di copertura, ma ogni guadagno viene diminuito sempre dal guadagno di copertura. Se l’investimento non va come dovrebbe andare posso comprare una % di derivati su quello strumento, quindi mi compensa parzialmente la perdita. Se in portafoglio non ho lo strumento sottostante ma compro solo il derivato, quello ha natura speculativa  scommetto che quelle azioni andranno particolarmente bene, non compro le azioni ma compro uno strumento lungo che segue in modo passivo l’andamento di quelle azioni. Se prendo un derivato corto  scommetto che quelle azioni andranno male, quindi se lo faranno guadagnerò, ma il fine è sempre speculativo, non di copertura, perché non ho le azioni a cui si riferisce il derivato in portafoglio. Le azioni sottostanti possono riguardare qualsiasi cosa (valute, grano, società ecc) Il mercato dei derivati delle materie prime cambia tantissimo in funzione del meteo, l’incidenza delle mappe meteo nel mercato del gas naturale è fortissima, c’è chi scommette sul prezzo del gas naturale in base alla situazione meteorologica dell’inverno) Derivati a leva: amplificano di un fattore (leva) l’andamento del sottostante Derivato lungo leva 2  per ogni punto che guadagna il sottostante il derivato ne guadagna 2 Derivato corto leva 2  per ogni punto che guadagna il sottostante il derivato ne perde 2 Gli investimenti short guadagnano tramite le vendite allo scoperto: vendo senza avere il sottostante  oggi, non avendo l’azione in portafoglio, la vendo lo stesso, e mi pagano il controvalore. Il compratore che acquista si aspetta però lo strumento in cambio, io allora dopo un mese vado nel mercato, compro le azioni a un prezzo minore di un mese fa e lo rivendo  per questo si scommette a ribasso (se il prezzo si alzasse nel lasso di tempo perderei soldi  se dovessi comprare il titolo a 120€ ma ho solo 100€, io fallisco, se il compratore ha acquistato su un mercato regolamentato può andare alla cassa depositi/prestiti, se invece ha comprato su un mercato privato si tiene la perdita) Mark To Market: collegamento al valore di mercato, tutti i giorni le controparti fingono che la scadenza del contratto sia arrivata Tizio mi dà 100€ per avere le azioni a fine mese, io il giorno successivo alla vendita guardo come sono le azioni, se sono aumentate pago la differenza, se sono diminuite la paga Tizio, tutti i giorni del mese fino alla fine del contratto facciamo così. Questo non è possibile in tutti i contratti ma è come funzionano i future Opzioni: strumenti che danno il diritto di acquistare o vendere un’attività sottostante in una data futura e a un prezzo fissato. Diritti potenziali: di vendere o comprare a un dato prezzo Opzione Call: compro un’azione a 3 mesi  compro il diritto di comprare a un dato prezzo bloccato: sto bloccando il prezzo di acquisto a 3 mesi da oggi  mi aspetto che quell’azione salirà di valore. Oggi è 100, mi aspetto che tra 3 mesi sia a 150, quindi compro un’azione che blocca il prezzo a 110. Guadagno uno sconto Opzione Put: compro il diritto di vendere a un dato prezzo bloccato  scommetto che il valore del sotto stante scenda, oggi 100, mi aspetto 3 mesi a 80, mi compro il diritto di vedere tra 3 mesi a 150  se alla fine dei 3 mesi vale 80 la vendo a 150 come da contratto Future: contratto a termine: due controparti si impegnano a scambiare il sottostante a un prezzo definito in una data futura. Chi compra future ha una posizione lunga, scommette sul suo aumento di valore, chi vende il future scommette su una diminuzione del valore della sottostante. Il mercato dei future è un mercato a somma 0, se il compratore guadagna il venditore perde. È uno strumento scambiato nel mercato regolamentato dei derivati (IDEM), in caso di insolvenza c’è la cassa di compensazione e garanzia). Compro un future sul petrolio  blocco il prezzo di acquisto di un barile di petrolio tra un mese  blocco il prezzo di acquisto a 100: io scommetto che il suo prezzo si alzerà, mentre chi me lo vende scommette che il prezzo si abbasserà  ci si scambia il controvalore, non il barile in sé. Lo scambio del controvalore è fatto ogni giorno, per evitare che una differenza troppo elevata al termine induca la controparte in debito a non saldare il debito. Il future è scambiato sull’IDEM, mentre il forward è scambiato su mercati privati non regolamentati Forward: nettamente più rischioso, il future è uno strumento standardizzato e molto specifico riguardo alla forma e durata del sottostante, il forward si può personalizzare al 100% in base alle necessità del compratore (posso mettere la data a 43 giorni, il future ha date standard), è molto flessibile Fondi comuni di investimento: possono essere visti come strumenti ma sono anche degli intermediari (attori finanziari). Secondo il punto di vista degli strumenti finanziari i fondi sono dei portafogli che contengono vari strumenti. Se acquisto una parte di un fondo comune, il rendimento di quel fondo segue il rendimento di tutti gli strumenti che ne fanno parte. Comprando una quota del fondo, il fondo mi dà un rendimento identico a quello che dà a un investitore che ha comprato il 100% degli strumenti del fondo. Mi conviene prendere un pezzo di un fondo molto diversificato che contiene tantissimi titoli. È gestito da una società di gestione del risparmio che amministra il patrimonio nel fondo comune di investimento. Guadagno se il gestore del fondo guadagna, e perdo se il gestore fa brutti investimenti, il patrimonio è autonomo della SGR, se questa fallisce chi ha comprato le quote di quel fondo possono rifarsi su quel portafoglio, perché il fondo è autonomo rispetto al capitale del gestore, e viene rimborsato quota parte ad ognuno I fondi possono essere:  Flessibili: il gestore ha carta bianca su quali azioni, quante azioni, quanti derivati  Azionari: almeno il 70% del portafoglio deve essere investito in azioni, il resto anche in obbligazioni derivati ecc  Obbligazionari: o Puri: non possono investire in azioni  non esistono o Misti: ci possono essere azioni fino al 20%  Bilanciati: il gestore può investire in azioni dal 10% - 90%  Monetari: investono in strumenti del mercato monetario, ovvero con una scadenza al massimo di 18 mesi  brevissimo termine Dall’unione tra azioni e fondi comuni di investimento sono nati gli ETP: strumenti quotati come le azioni, il mercato ne valuta il prezzo ogni istante, il possessore li può comprare e vendere sul mercato a suo piacimento. Posso comprare e vendere a un valore certo, in ogni istante di mercato. Se decidessi di vendere un fondo dovrei aspettare 1 – 5 giorni, e la vendita avviene dopo 1 – 5 giorni a un NAV: valore degli asset in quel fondo tra 1 – 5 giorni. Si utilizzano degli strumenti derivati per seguire l’andamento del fondo  derivati long che seguono il fondo Se c’è un fondo come sottostante  ETF (replica passiva) Se il sottostante è un bene reale  ETC (caffè, petrolio, acciaio ecc) Se lo strumento segue l’andamento di un intero indice  ETN (nasdaq, futsee Mib ecc) Mercati: luoghi non fisici completamente informatici dove si scambiano gli strumenti appena visti. In Italia è gestito dalla borsa, in Europa (nelle piazze più importanti) dalla Euronext. I mercati sono suddivisi in base a:  Strumenti: mercato azionario, mercato obbligazionario, mercato valutario ecc  Funzioni: o Primari/secondari: mercato primario: mercato delle nuove emissioni, quando uno strumento viene emesso per la prima volta. La prima compravendita di un nuovo strumento avviene sul mercato primario. Tutte le compravendite successive alla prima avvengono sul mercato secondario. Nessuna liquidità scambiata sul mercato secondario entra nelle tasche dell’emittente. L’andamento di uno strumento sul secondario genera perdita o ricchezza per gli investitori. È fondamentale che uno strumento possa essere comprato e venduto anche dopo l’emissione  la qualità di uno strumento finanziario è anche determinata dalla sua negoziabilità. Il mercato secondario (azionario) prezza in ogni istante il valore dell’azione (il mercato prezza una quota parte di un emittente in ogni istante  prezza l’andamento dell’emittente in ogni momento:  Finanza sostenibile: in senso stretto, si cercano rendimenti, si minimizzano i rischi di sostenibilità e integra le opportunità ESG, si crea un impatto positivo investendo in sostenibilità sociale ambientale e organizzativa  Impact investing: il più vicino all’estremo della filantropia, si cerca un rendimento finanziario non competitivo, ovvero rendimenti finanziari sotto la media di mercato. È volto a creare un impatto ambientale e sociale La finanza sostenibile nasce con un nesso etico – religioso – morale a inizio 1900, ma oggi è completamente diverso dalla finanza sostenibile. Nel 1999 nasce il Global Compact: primo codice che cerca di tenere insieme i diritti umani, la cura ambientale e la lotta alla corruzione con 10 principi: La vera svolta avviene nel 2006, con i principi dell’investimento responsabile, come se il Global Compact incontrasse i mercati finanziari. I legislatori, e le aziende che adoperano queste strategie si focalizzano sull’impatto ambientale per misurare la sostenibilità, perché è più facilmente misurabile Se un’impresa non ha una governance (G) stabile, innovativa, aggiornata ed egualitaria non si può pensare che intraprendi politiche pro sociali e pro ambientali. Accordo di Parigi: primo accordo vincolante giuridicamente per i sottoscrittori:  Aumento massimo della temperatura inferiore a 1,5°  Fare in modo che le emissioni raggiungano il livello massimo il prima possibile  Conseguire rapide riduzioni delle emissioni successivamente 2015  Agenda 2030  17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile: SDG, non sono da sapere tutti, basta qualcuno 2018  Action Plan: unisce accordo di Parigi e SDG: ha 3 macro obiettivi:  Rendere più sostenibili strumenti e mercati finanziari, spostare il surplus dai mercati finanziari a quelli sostenibili  Aggiungere il rischio della sostenibilità (ambientali e sociali) tra i normali rischi di cui bisogna tenere conto  Trasparenza dei rischi e qual è la strategia per ridurre l’impatto sulla sostenibilità 2019  Green Deal: scandisce gli obiettivi per raggiungere entro il 2050 la neutralità climatica: Agenda 2050:  Non dovranno più essere generate emissioni nette di gas a effetto serra  Crescita economica dissociata dalle materie prime  economia circolare  Nessuna persona e nessun luogo deve essere trascurato PRB: 2019, principi per un’attività bancaria responsabile:  Allineamento: allineamento completo all’agenda 2030  Impact: perseguimento dell’impatto positivo e riduzione di quello negativo  Clients & customers: i clienti devono seguire pratiche e scelte di investimento sostenibili  Stakeholder: collaborazione proattiva per sodisfare gli SDGs  Governance: strutture e assetti di governance per perseguire gli SDGs  Transparency: sistema di monitoraggio e rendicontazione degli impatti positivi o negativi Sono principi con un impatto enorme sulla governance e l’attività bancaria, gli investitori sono pochi ma molto grandi, che possono permettersi investimenti ingenti Caratteristiche di uno strumento davvero sostenibile:  Orizzonte di lungo periodo  Compresenza di rendimento finanziario e non finanziario  Compresenza di fattori ambientali, sociali e di buon governo Un investimento deve contribuire attivamente a E o alla S, ma a prescindere da quello scelto non deve recare danno a nessuno delle 3, e le imprese che beneficiano di investimenti sostenibili devono rispettare buona governance (se non lo fanno lo strumento non è sostenibile). Quindi prima condizione fondamentale  non recare danno significativo, seconda condizione  gli emittenti devono rispettare prassi di buona governance. Un investimento sostenibile è definito in ogni pilastro:  Ambiente: si fa riferimento: o Impiego di energie rinnovabili o Utilizzo di materie prime e risorse idriche o Uso del suolo o Produzione di rifiuti o Emissioni di gas e impatto sulla biodiversità  Sociale: o Lotta contro la disuguaglianza o Integrazione e coesione o Relazioni industriali  Governance: o Strutture di gestione solide o Rispetto del fairplay fiscale o Remunerazione del personale o Rispetto obblighi fiscali Strumenti sostenibili: nel mercato obbligazionario: Può essere sostenibile o meno l’emittente di un’azione, ma di per sé l’azione non può essere considerata sostenibile. Con le obbligazioni invece è diverso: Obbligazioni sostenibili:  Green Bond: qualsiasi strumento obbligazionario che utilizza i proventi dell’obbligazione per finanziare progetti ambientali o di natura ambientale (per uno o più dei 6 principi che caratterizzano la tassonomia ambientale) Le linee guida sono ad adesione volontaria, quindi si presenta il fenomeno del Green Washing: l’emittente fa finta che il prodotto sia sostenibile dal punto di vista ambientale quando in realtà non lo è  Società di credito al consumo gestisce solo la parte di credito, non ha nulla a che fare con il capitale di rischio. Utilizza carte di credito, pagamenti rateizzati, prestiti personali, consolidamento di debiti ecc  Società di leasing: la società concedente mette a disposizione del cliente utilizzatore un bene mobile o immobile dietro al pagamento di un canone periodico  Società di factoring: forniscono a un’impresa servizi riguardanti: o Gestione e amministrazione dei crediti o Incasso crediti o Anticipazione crediti Dietro il pagamento di una commissione assume l’onere di riscuotere i crediti, e spesso fornisce finanziamenti sotto forma di anticipazione crediti non ancora esigibili Le SIM (società di intermediazione mobiliare) non sono finanziarie, non sono banche, sono autorizzate a gestire servizi di investimento tipo esecuzione di ordini per conto dei clienti  la SIM agisce solamente da broker, esegue ciecamente quello che l’investitore ha richiesto. I servizi di investimento permettono di:  Negoziare per conto proprio: si crea il proprio portafoglio  Gestire sistemi multilaterali di negoziazione: categoria intermedia tra mercati classici e OTC. Sono regolamentari meno pesantemente di quelli ufficiali, non hanno market specialist e hanno spessore inferiore. Hanno orari diversi da quelli dei mercati ufficiali (chiude 15 minuti dopo, quindi si possono fare OF sapendo a quanto hanno chiuso i mercati)  Ricevere e trasmettere gli ordini  Sottoscrizione e collocamento con o senza assunzione a fermo e di garanzia nei confronti dell’emittente:  Gestione dei portafogli  Consulenza per gli investimenti  Servizi accessori Gestione collettiva del risparmio: gestisce in modo accentrato i risparmi di più investitori. Passa tramite la promozione e organizzazione dei fondi comuni d’investimento Fondi comuni in generale: OICR  SICAV, SICAF, fondi comuni di investimento: c’è un gestore che gestisce il capitale degli investitori. L’investitore o investe in modo poco diversificato o investe in modo molto diversificato ( acquistando una quota di OICR) La società che gestisce un fondo non possiede il capitale che gestisce (non iscrive quel capitale nel proprio bilancio). Nel caso in cui la società fallisse i creditori possono attaccare il capitale del fondo, ma non il capitale della società che gestisce il fondo Chi gestisce un fondo di investimento è una figura molto professionale La gestione collettiva del risparmio permette di:  Diversificare i propri investimenti  Delegare a un operatore professionale e specializzato la scelta di strumenti finanziari  Permette un risparmio sui costi associati alle singole transazioni Gli ETP (e gli ETF) seguono nel loro andamento un OICR ma non sono un fondo comune perché non hanno un fondo comune. Sono come dei derivati long sul sottostante (OICR). Le quote dell’OICR sono gestite a monte, e le quote sono gestite dall’SGR. Spesso le SIM vengono promosse a SGR, quindi creare e gestire i propri fondi SICAV: società a fondo variabile (capitale aperto), in quanto ogni giorno i risparmiatori possono richiedere il rimborso delle azioni della SICAV. La vendita delle quote però non avviene in maniera istantanea e a un prezzo di mercato, avviene qualche giorno dopo e il prezzo segue il NAV. Calcolo del NAV: 100 titoli Differenza tra SICAV (capitale variabile ) e SICAF (capitale fisso) sta nella gestione del capitale. Non posso comprare/vendere quote di una SICAF tutti i giorni, ci sono delle finestre in cui posso smobilizzare l’investimento o comprare nuove quote. Il punto di forza delle SICAF è che non compro una quota, compro un’azione, divento azionista (socio quota parte) e quindi posso avere voce in capitolo nella gestione del mio capitale (nelle SICAV non posso farlo, sta al gestore il modo in cui utilizzare la quota)  posso fare ingerenza. Il capitale della SICAF è il capitale del gestore, non c’è la divisione capitale societario – capitale privato Chi gestisce gli OICR: gli SGR, sono gli unici operatori che possono farlo (le banche no). Le SGR devono essere iscritte all’albo della banca d’Italia, possono anche prestare servizi di consulenza (ma è raro). Fondi pensione: l’investimento è vincolato per periodi molto lunghi di tempo Le Banche:  Cosa devono fare: attività di raccolta del risparmio ed esercizio del credito  Cosa possono fare: le banche esercitano ogni altra attività finanziaria, secondo la disciplina propria di ciascuna, nonché attività connesse e strumentali Attività finanziarie:  Esecuzione di ordini per conto dei clienti: broker puro, agisce sui mercati regolamentati ma sottostà al regime di best “execution” (miglior prezzo e migliori condizioni) quindi se in mercati non regolamentati vi è una condizione migliore si compra da lì  Negoziazione per conto proprio: dealer (Spesso avviene per società non quotate, oppure mercato immobiliare molto attivo tipo UNICREDIT)  Gestione di sistemi multilaterali di negoziazione: via di mezzo tra mercati regolamentati e mercati “over the counter (OTC)” quindi sempre sotto il controllo di Consob ma meno stringente  Ricezione e trasmissione di ordini: la banca semplicemente trasmette ad un altro intermediario l’ordine di acquisto di un cliente  Sottoscrizione e/o collocamento di strumenti finanziari: due tipi di collocamento, privato e pubblico; privato: asta imperfetta tra emittenti e banche dove si raccolgono le volontà di acquisto (prezzo e quantità) 2 tipi: o Privato (Book building): avviene tramite un’asta imperfetta nel quale l’emittente raccoglie tutte le proposte di acquisto degli strumenti in emissione comunicando la Q e il P. Vince chi ha il miglior rapporto volume/prezzo o Pubblico: Gli operatori si riuniscono in consorzi di collocamento pronto ad agevolare il collocamento dei nuovi strumenti. 3 tipi di consorzio: 1. Consorzio Semplice di collocamento: Si impegnano ad esortare i propri clienti ad acquistare i nuovi strumenti (propongono un acquisto); 2. Consorzio di garanzia: Le parti che la banca non vende ai propri clienti le deve comprare la banca. La banca è molto incentivata a vendere ai propri clienti. L’emittente deve aspettare le settimane (4-6 settimane) di collocamento nelle quali la banca cerca di vendere ai propri clienti. 3. Consorzio di assunzione a fermo: La banca acquista immediatamente la quota di strumenti che si è impegnata ad acquistare. Sarà poi complito della banca vendere ai propri clienti. L’emittente preferisce perché gli vengono subito recapitate le disponibilità.  Gestione di portafogli: gestione del portafogli di un cliente, (il cliente rilascia alla banca le linee guida da seguire per la gestione del portafogli)  Consulenza in materia di investimenti: consigli di investimento verso un cliente (attività a pagamento) consiglio gratis = pacco napoletano; consiglio a pagamento = studiato. MIFID e gestione di portafoglio: “questionario di adeguatezza”: In questo caso le regole imposte all’intermediario sono molto rigide e nel caso in cui l’intermediario non ottenga dal cliente le informazioni richieste, egli non può effettuare il servizio. “Valutazione di appropriatezza”: relativo ai servizi di negoziazione per conto proprio, di esecuzione di ordini per conto dei clienti, assunzione a fermo di strumenti finanziari mentre non sussiste nessun obbligo per l’intermediario di effettuare una “valutazione di adeguatezza” o di “valutazione di appropriatezza” quando presta servizi di investimento che consistono unicamente nella ricezione e trasmissione di ordini del cliente  Servizi accessori: custodia e amministrazione di strumenti finanziari, locazione di cassette di sicurezza, consulenza e analisi finanziaria, concessione di finanziamenti ecc Requisiti di adeguatezza e appropriatezza: regole di condotta per gli intermediari, devono agire in maniera onesta, equa e professionale. Quando l’intermediario offre servizi di consulenza o gestione del portafoglio la conoscenza del cliente deve essere superiore rispetto ad altri servizi  la tutela dell’investitore è massima, infatti si pone il questionario di adeguatezza. maggiori. In America sono considerate banche vere e proprie. Raccolgono capitali da investire sui mercati finanziari, fanno da intermediari nelle operazioni di fusione e acquisizione, sottoscrivono e negoziano strumenti finanziari sui mercati secondari Modelli bancari: tassonomia:  Modelli di governance: o SPA pure o Società di capitale di natura cooperativa con scopo mutualistico (banche di credito cooperativo, BCC)  Modelli proprietari: o Banche private (capitale in mano ad azionisti privati) o Banche pubbliche (casse di risparmio e banche di sviluppo)  Modelli di specializzazione del business: o Banche generaliste: servono un pubblico diversificato con molti servizi o Banche specializzate: hanno un focus sull’offerta di servizi specifici La scelta di un modello organizzativo dipende da vari fattori:  Complessità organizzativa: modalità di divisione del lavoro tra i soggetti operanti in un’organizzazione e i relativi meccanismi di coordinamento  Ambiente: globalizzazione, virtual banking, decentramento, specializzazione ecc  Età e dimensione dell’organizzazione: formalizzazione o dinamismo  Vincoli normativi: interesse pubblico, framework nazionale e internazionale ecc La grande banca è caratterizzata da:  Responsabilità di politica economica e rapporti privilegiati con le autorità di vigilanza  Si suppone un miglior controllo dei rischi, miglior operatività con la clientela istituzionale e internazionale  Economie di scala La piccola banca è caratterizzata da:  Localismo bancario  Si avvantaggia della conoscenza del territorio e di un maggiore orientamento al relationship banking Principali modelli organizzativi tra cui può optare una banca:  Banca Universale : opera sia in breve che in medio lungo termine, offre una gamma completa di prodotti e servizi finanziari. Prevede un elevato livello di diversificazione. È caratterizzata da: o Estesa attività creditizia o Attività di capital market e ampia operatività in titoli o Partecipazione al capitale di rischio delle imprese non finanziarie o Organizzazione in forma divisionale o Grandi dimensioni o Eterogenee tipologie di clienti Vantaggi: economie di scala e scopo dal punto di vista informativo per effetto dell’esercizio congiunto di attività creditizia e finanziaria, che aumentano all’aumentare delle strategie di cross – selling. Diversificazione del rischio, potere di mercato (dovuto alle dimensioni) e vantaggi reputazionali Svantaggi: possibili conflitti di interesse (insider trading), difficoltà organizzative ed elevati costi di integrazione, costi di monitoraggio ed elevati investimenti inziali  Banche Specializzate : pura scelta strategica, si specializza in prodotti e servizi, fasce di clientela, canali distributivi e aree geografiche. Possono essere società finanziarie trasformate in banca, nuove banche (con tipica specializzazione geografica) e piccole banche Vantaggi: specificità delle competenze, economie di apprendimento e premium price Svantaggi: concentrazione dei rischi di controparte e dimensioni ridotte  Network : forma difensiva operata tra banche con forte vocazione territoriale per contrastare i processi di acquisizione e internazionalizzazione. Consiste in una omogeneità dimensionale e non sovrapposizione territoriale: gli accordi e le relazioni tra gli intermediari sono organizzati attorno a un organismo centrale. Questa holding tuttavia non assume partecipazioni di controllo, le banche locali mantengono interamente la loro autonomia  Gruppo Bancario : sistema di società specializzate in determinati servizi finanziari governate da una capogruppo che esercita anche funzioni di partecipazione strategica tra tutte le società. La banca assume partecipazioni in società specializzate, per costruire un’offerta ampia e diversificata di servizi finanziari. Il modello organizzativo comprende una capogruppo (holding) e le società che svolgono attività bancaria e finanziaria. Consente di abbinare un unico disegno imprenditoriale con le diverse economie di specializzazione delle società Capogruppo: holding: o Pura se non svolge attività operativa ma solo di coordinamento o Mista se non separa gestione operativa da gestione strategica Subholding: società finanziarie alle quali vengono imputate le partecipazioni nelle società controllate  le subholding non sono sempre presenti Società specializzate: svolgono le singole attività finanziarie Configurazioni del gruppo bancario: o Modello funzionale: ridotta complessità gestionale, strategia di processi di acquisizione, elevata autonomia, contenimento costi di struttura o Modello federale: aggregazione progressiva di banche locali, mantenimento di relationship locali o Modello divisionale: ridotta complessità gestionale, si hanno divisioni per prodotto, segmento di clientela e area geografica o Modello ibrido Vantaggi: economie di specializzazione, maggiore facilità nell’acquisizione di risorse finanziarie e alleanze, maggiore flessibilità operativa, isolamento della banca dai rischi, riduzione dei conflitti di interesse Svantaggi: organizzazione burocratica, minore efficienza rispetto alla banca universale, problemi di unità strategica e costi di trasferimento e coordinamento Conglomerati finanziari: gruppi di imprese assoggettate a controllo comune, attivi nei settori assicurativi, bancari, di investimento ecc. Soggetti a regolamentazioni cross border, necessitano inoltre un’autorità di vigilanza coordinatrice La banca moderna è attiva nei circuiti di intermediazione finanziaria diretti e indiretti. È diventata un intermediario multi business che offre: servizi di pagamento, investimento e finanziamento (ma anche altri servizi come cassette di sicurezza, e – commerce ecc) Classificazione di sistemi finanziari: Sistemi bank – based: basati sugli intermediari  Vantaggi: o Maggiore capacità di acquisizione informazioni o Allocazione più efficiente di risorse e relazioni di lungo periodo o Le banche sono migliori a monitorare le imprese e a ridurre il moral hazard post prestito o Rapporti una tantum: per singole operazioni o Joint ventures: modalità per attuare politiche di diversificazione in attività altamente specialistiche o nuove aree di business o Franchising: una banca cede segni distintivi Concentrazione: considerata il risultato di crescita per linee esterne (fusioni, acquisto partecipazioni di controllo, joint ventures ecc), principalmente tramite fusioni e acquisizioni cross border. All’inizio avevano l’obiettivo di aumentare l’efficienza, poi si è aggiunto quello di migliorare la posizione competitiva sul mercato internazionale Indici di concentrazione:  CR3/5: total asset dei primi 3/5 player bancari sul totale dell’industria bancaria  HHI: somma delle quote percentuali di mercato di ciascuna banca. Varia tra 0 e 1, il valore massimo corrisponde al completo monopolio, il valore minimo indica un mercato con un numero elevato di agenti, ciascuno con una piccola quota Interconnessione bancaria: relazioni tra gli agenti economici dovute alle transazioni finanziarie. Il grado di interconnessione aumenta con:  Dimensioni degli intermediari bancari e finanziari  Livello di concentrazione dei sistemi finanziari  Ampiezza dell’operatività internazionale degli operatori finanziari In un sistema finanziario molto interconnesso, l’insolvenza di un intermediario può essere velocemente trasmessa ad altre entità e all’economia reale Rischio Il rischio relativo a un'unica banca (rischio totale) può essere suddiviso in due componenti:  Rischio specifico (idiosincratico): può essere minimizzato all’interno di un portafoglio tramite la diversificazione  modificabile  Rischio sistematico: quella parte di rischio che non può essere minimizzata nemmeno grazie a una buona diversificazione  non modificabile Queste due componenti formano il rischio totale di un emittente Rapporto tra rischiosità di una banca e rischiosità di un’altra  rischio sistematico GSII  Global Systemically institutions, si dividono in:  GSIFI  SIFI: Global Systemically Important Financial Institutions  GSIB  Global Systemically Important Banks: banca il cui rischio non è solo intrinseco, ma anche un rischio nei confronti della stabilità dell’intero sistema finanziario (sono banche “too big to fail”: non troppo grandi per fallire, troppo grandi per lasciarle fallire) Si considera l’impatto del fallimento dell’istituzione finanziaria, non la probabilità di fallimento in sé (LGD, non PD) Lost Given Default (LGD)  una volta che una banca fallisce, qual è la perdita registrata dal sistema Probability of Default (PD)  probabilità che una banca fallisca Come vengono identificate le GSIB: Non chiede la ponderazione degli indicatori, solo la composizione  Operatività internazionale: deve essere elevata, guardo attività e passività transfrontaliere  Dimensioni: totale delle esposizioni calcolate secondo l’indice di Basilea 3  Interconnessione: comprende: o Attività e passività verso altre società finanziarie o Titoli in circolazione  Sostituibilità: le banche sono prestatrici di servizi che un tempo non erano erogati da un ente bancario (alto tasso di sostituibilità  la banca offre servizi che normalmente sono offerti da altri istituti  maggiore rischio sistematico). Comprende: o Attività in custodia o Operazioni di pagamento (sottoscrizioni mercati azionari e obbligazionari, attività detenute per negoziazione): portafoglio di negoziazione della banca  Fornitore di servizi complessi: non sono iscritti nel bilancio (off balance), come derivati complessi, cartolarizzazioni speciali ecc. Influenzano la solidità della banca pur non essendo a bilancio, perché se c’è un grande buco off balance dovrà essere coperto da una quantità di liquidità on balance Più si offrono servizi complessi  più aumenta l’attività off balance  più aumenta il rischio sistematico. Comprende: o Importo nazionale dei derivati OTC (i prezzi non sono di mercato, non sono il fair value) o Attività di terzo livello: attività delle quali è difficile determinare un prezzo, non ha prezzo di mercato o Attività detenute per la negoziazione e disponibili per la vendita (puri fini speculativi, non devono essere detenute in portafoglio) Come si calcola l’indicatore: è un indicatore relativo  prendo il controvalore di una voce (es dimensione, totale dell’esposizione) rispetto a tutti i totali della categoria (es totale delle esposizioni) di tutte le altre banche del sistema  ricavo la percentuale (la mia dimensione è il 3% rispetto alla grandezza totale delle dimensioni di tutte le altre banche). Una volta che ho tutti gli indicatori faccio la media aritmetica tra tutti  importanza media degli indicatori  ordino tutte le banche del sistema e determino quali sono i punteggi che determinano le banche too big to fail, banche con rilevanza sistemica, banche senza, banche GSIB ecc Determinazione dei prezzi:  Primo livello: esiste un prezzo di mercato trasparente e oggettivo  Secondo livello: non c’è un mercato per quel bene, prendo uno strumento simile e lo uso come metodo di valutazione  Terzo livello: non ci sono né prezzo né strumenti simili Conseguenze dello status di GSIB:  Detenzione aggiuntiva di capitale di vigilanza  T-LAC standard: total loss absorbing capacity  la banche deve avere degli asset con una negoziabilità elevatissima tanto che devono essere altamente liquidabili  Piani di risoluzione delle crisi periodicamente aggiornati e supportati  Aspettative di policy di previsione e supervisione accurate in termini di funzione risk management e risk governance, risk data aggregation capabilities e controlli interni Esempio  Gruppo Intesa San Paolo: forte impegno ESG, nella sua mission ha tra gli obiettivi principali l’impegno in termini di sostenibilità, evento unico per un gruppo bancario BILANCIO BANCARIO Cos’è e a chi è rivolto: è una rappresentazione chiara veritiera e corretta della salute economica della banca  rappresentazione dell’equilibrio patrimoniale, economico e finanziario Deve consentire una valutazione corretta sullo stato di salute della banca I documenti di bilancio servono di ultima istanza a fornire rappresentazione di:  Equilibrio patrimoniale: dotazione di capitale proprio  Equilibrio economico: Flussi finanziari in entrata ed uscita  Equilibrio finanziario: Liquidità della banca I prestatori di capitale di rischio sono i primi ad essere tenuti informati su questa situazione, ma anche tutto il mercato è diretto fruitore del bilancio, perché gli indici di bilancio sono utilizzati dagli investitori. Viene utilizzato come strumento di informazione e reporting per gli azionisti, il mercato, gli stakeholders ecc Il bilancio è rivolto a tutti i portatori di interesse, all’autorità di vigilanza, ai risparmiatori, dipendenti, fornitori, portatori di interesse che fanno parte del tessuto sociale intorno alla banca  la banca infatti è particolarmente soggetta al rischio sistemico Il bilancio quindi è sottoposto alla valutazione del collegio sindacale ma anche del collegio di sorveglianza (o società di revisione) e poi del consiglio di amministrazione (vagli interni ed esterni) PRINCIPI: il bilancio deve essere redatto in modo da dare una conoscenza periodica e attendibile del risultato economico e della situazione patrimoniale Rispetto delle norme  normativa Consob e Ivass  principi contabili internazionali IAS/IFRS Allineamento requisiti di:  significatività  comprensibilità  attendibilità  comparabilità: no variazione dei criteri (in caso: spiegazione degli effetti) Documenti principali:  stato patrimoniale  conto economico  prospetto della redditività complessiva  prospetto delle variazioni del patrimonio netto  rendiconto finanziario  nota integrativa  relazione sulla gestione 2. Livello 2: Se non c’è un mercato attivo devo valutare se nel mercato attivo ci sono strumenti simili, se trovo diversi match allora faccio una media tra i prezzi e il risultato diventa il fair value 3. Livello 3: Se ho uno strumento unico non quotato e senza diretti pari su un mercato attivo: devo trovare un valore diverso dalla quotazione  parametri qualitativi che non posso trovare sul mercato. È una valutazione difficile da difendere perché ha basi poco oggettive e trasparenti  per questo c’è la nota integrativa  Costo ammortizzato: attività finanziarie detenute fino a scadenza ,titoli in circolazione e crediti e debiti. Adegua di anno in anno il valore di iscrizione originario dell’attività o passività sulla base del valore attuale dei flussi futuri prodotti dalla stessa. Se acquisto un’attività decennale non mi interessa delle fluttuazioni che ci saranno nel prossimo anno o tra 2, 3, 4 anni, alla banca interessa valutarlo al costo ammortizzato. Le attività finanziarie iscritte in bilancio devono essere etichettate in stage 1, 2 o 3 Devo vedere se il tasso di sconto utilizzato è coerente, quindi se quell’asset è diventato più rischioso  tecnica dell’impairment: verifica le eventuali svalutazioni dei crediti, valuto che le condizioni di quel titolo siano stabili rispetto all’anno precedente. 1. Se le condizioni sono invariate allora quell’attività e di stage 1 (non vuol dire che è poco rischiosa, vuoldire che non ha cambiato rischiosità rispetto all’anno precedente). In questo caso contabilizzo le perdite attese da quell’attività considerando solo un orizzonte temporale di un anno 2. Se durante il processo di verifica della salute dell’attività finanziaria mi rendo conto che c’è stato un incremento del rischio non tanto grande da trasformarsi a breve in una perdita  attività di stage 2, il rischio è aumentato ma non al punto da farmi pensare che l’emittente possa andare in default 3. Se la perdita di valore peggiora al punto da fare presagire una perdita imminente  stage 3 Devo contabilizzare tutte le perdite attese, se sono in stage 3 e ho perdite su un mutuo, oltre che le perdite sul prossimo anno devo contabilizzare perdite per i prossimi 30 anni, e questo ha un impatto importante sul bilancio. Per questo è così importante non fare adverse selection e ridurre il rischio del moral hazard, per questo l’istruttoria è stringente e ci sono diversi tipi di garanzie richieste Su tutte le attività degli stage devo contabilizzare le perdite attese, ma in realtà se la contropartita di quello strumento è il patrimonio netto, non solo devo limitarmi La perdita attesa è composta da due componenti: una meccanica (da una formula, LGD e PD) e una meno oggettiva, che è determinata da misure, coperture, efficacia dell’attività di riscossione crediti (tutte le attività di copertura che posso mettere in atto per ridurre la perdita), sono considerazioni di natura qualitativa. In bilancio metterò la massima perdita attesa senza contare le attività che potrebbero ridurla  principio di prudenza Nessuno degli strumenti negoziati con i broker finiscono in bilancio, mentre quelli che la banca ha acquistato da dealer finiscono nel portafoglio titoli della banca SPA: la distinzione fondamentale è tra attività fruttifere e non fruttifere  Cassa e disponibilità liquide: cassa, banconote, attività liquidabili, non è iscritta la riserva obbligatoria (perché sono vincolate dal valore medio) ma sono iscritte le riserve libere  Crediti: attività finanziarie non quotate verso banche e clienti originati o acquistati, che prevedono pagamenti fissi o determinabili. Il costo storico ammortizzato valuta i crediti in base a un criterio di rischiosità. I criteri di ranking dei crediti in Italia sono più stringenti rispetto allo standard europeo. Rispetto allo stato di salute del credito vengono assegnati gli stage, ma non determinano il livello di rischiosità (uno stage 1 può avere un rischio elevatissimo e costante). I crediti possono essere: o Performing: crediti performanti o NPL, Non Performing Loans: hanno 3 sottocategorie  Sofferenza: crediti più deteriorati in assoluto, vengono iscritti a bilancio o sono lasciati off balance, e la controparte è insolvente o in una situazione di alta probabilità di insolvenza  Inadempienza probabile: medio gravi, la banca ritiene che è improbabile che il debitore adempia totalmente a propri obblighi a meno che non si intervenga con azioni di escussione del credito o azioni legali  Esposizioni scadute: crediti non performanti ma meno gravi, sono esposizioni in cui vengono varcati i confini del limite dell’affido per almeno 90 giorni e deve essere oltre una soglia determinata internamente dalla banca (una esposizione diventa scaduta se sconfina il fido per 3 mesi di oltre tot% sull’accordato) o Crediti forborne: Hanno subito una modifica delle condizioni contrattuali per scongiurare il fatto che diventi pro ciclico, quindi se una inadempienza probabile peggiora devo evitare che diventi una sofferenza, posso abbassare la rata mensile, far saltare il pagamento di una rata: applico un cambiamento delle condizioni contrattuali per far sì che la posizione non peggiori. Possono essere crediti già deteriorati o crediti ancora in bonis che non voglio far diventare crediti deteriorati o Crediti verso la clientela: verso clienti ma anche poste italiane e cassa depositi/prestiti  Altre attività finanziarie : o Attività detenute per negoziazione: strumento facilmente negoziabile, per fini più speculativi, non si pensa di tenerlo per il medio o per il lungo termine o Attività valutate al fair value: attività con un holding period più lungo delle attività per la negoziazione, ma più breve delle attività disponibili per la vendita  è una categoria residuale o Attività finanziarie disponibili per la vendita: non destinati a trading, non sono da vendere nell’immediato o Attività detenute fino a scadenza: l’intenzione deve essere dichiarata all’acquisto, perché è valutato al costo storico ammortizzato, non viene valutata al costo di mercato tutti gli anni, ma risente dell’ammortamento  unico caso in cui è possibile valutare un’attività al costo ammortizzato o Derivati di copertura: devo necessariamente dichiarare il sottostante. Sono strumenti off balance, producono effetti in conto economico ma non nello Stato Patrimoniale, perché non sono un grande indicatore di stabilità, perché gli strumenti collegati sono molto molto rischiosi  Partecipazioni: partecipazioni attive che la banca ha verso altri istituti, sono iscritte al costo storico. Il valore del costo si aggiusta negli anni a seconda delle variazioni di patrimonio della controllata o della collegata SPP: diviso in passività onerose (debiti che comportano costi) e altre passività Quello detto per i crediti vale per i debiti  Capitale sociale: è definito dal valore delle azioni  si intende il valore nominale, non il valore di mercato. Alla prima emissione le azioni hanno il valore di acquisto, dopo la prima emissione il valore nominale e il prezzo di emissione possono essere diversi. Il valore delle emissioni può essere quindi diverso nel corso del tempo ZCB: Obbligazioni senza Coupon, sono emissioni sotto la pari ed il rendimento è maggiorato CONTO ECONOMICO:  Interessi attivi e proventi assimilati  Dividendi e proventi simili: dividendi relativi ad azioni o quote  Interessi passivi e oneri generati da debiti, titoli, passività ecc  Commissioni nette: somma algebrica di proventi e oneri relativi ai servizi prestati e ricevuti dalla banca  Risultato netto dell’attività di negoziazione: saldo tra profitti e perdite delle operazioni classificate nelle attività finanziarie detenute per la negoziazione e nelle passività finanziarie di negoziazione  Risultato netto dell’attività di copertura: saldo delle valutazioni delle attività di copertura  Utili/perdite da cessione o riacquisto: somma algebrica dei componenti positivi e negativi di reddito  Risultato netto delle attività/passività finanziarie valutate al fair value: saldo tra utili e perdite delle attività e passività finanziarie valutate al fair value c  CONTRIBUTO della GESTIONE STRAORDINARIA  Reddito ante imposte / reddito di gestione (differenziati dal contributo straordinario) d  reddito netto / reddito ante imposte: evidenza il carico fiscale ROA dà indicazione di quanto è solida la gestione operativa, mentre quella straordinaria non è detto che si replichi con la stessa redditività = fondamentale che il ROE sia trainato dalle variabili sticky del ROA Se anche c è positiva, è comunque preferibile che il ROE sia costituito prevalentemente da variabili costanti/prevedibili  ROA: risultato della gestione totale dell’attivo  misura della redditività della gestione ordinaria a  rendimento della gestione operativa: dato tutto il totale dell’attivo, reddito estratto dall’attività pura caratteristica = il rendimento lordo di gestione è dato dal margine di interesse, dal MINTS, ecc al netto dei costi operativi b  incidenza delle rettifiche: componente netta, cambiamento di valore che gli asset in portafoglio hanno avuto di anno in anno → non parte attiva/non creato da vendita o movimentazioni ma esclusivamente frutto di strategia “buy and hold”/passiva  Rendimento gestione operativa: rendimento dell’attività bancaria x incidenze dei costi di gestione a  rendimento attività bancaria b  incidenza costi di gestione  Rendimento dell’attività bancaria : importanza relativa delle 3 aree/primi 3 margini (caratteristica/rendimento intermediazione/interessi attivi e passivi/MINT + MINTS/commissioni nette + MINTM/risultato operazioni finanziarie) (AF/TA = componente fruttifera sul totale dell’attivo) a  rendimento dell’intermediazione finanziaria → rapporto tra margine di interesse e parte attiva che produce interessi, ponderato per la componente effettiva fruttifera sul totale (è più fruttifera quella banca che arriva a un certo rendimento con meno componente fruttifera = lo fa fruttare di più) b  incidenza dei proventi da servizi → quanto rendono i servizi = commissioni nette c  risultato netto delle operazioni finanziarie → contributo che dà la gestione finanziaria al reddito di esercizio = rendimento attivo estratto da compravendita di strumenti Altri indicatori di bilancio:  Incidenza attività tradizionale: MINT / MINTM: indicatore di struttura (più che di efficienza) = indica l’incidenza dell’attività core sul totale dell’attività bancaria. Se è assolutamente commerciale, c’è alta incidenza del MINT su MINTM  Costo del credito: rettifiche di valore sui crediti / crediti verso la clientela  Cost-income-ratio: costi operativi / margine di intermediazione : indicatore di efficienza = spesa per ottenere il risultato  Price/book value: indica prezzo misurato su mercato e all’interno del bilancio (valore patrimoniale)  Price/earning: misura del rientro dell'investimento, dopo cui si inizia a guadagnare, ammesso che la politica dei dividendi non cambi Profili gestionali: insieme di aree che confluiscono nell’attività bancaria complessiva Macro attività bancaria: tutta la gestione prestiti, o tutta la gestione portafoglio ecc  mix che la singola banca ha intenzione di scegliere (mix tra attività caratteristica e attività che la banca può fare a scelta) È necessaria una forte connessione tra le aree La gestione della liquidità mantiene l’equilibrio finanziario, e impatta sia dal lato dell’attivo sia dal lato del passivo La gestione prestiti impatta solo sull’attivo, come il portafoglio titoli Gestione della liquidità: la cassa è il cuore, ma ci sono 2 tipologie di liquidità:  Liquidità primaria: comprende liquidità già disponibile (banconote nella cassa) ma anche quei crediti prontamente esigibili presso la banca centrale (come le riserve libere). La liquidità primaria è composta anche dalla riserva obbligatoria (si può utilizzare a patto che la media sia sempre uguale), ma anche crediti esigibili presso altre banche.  Liquidità secondaria: titoli altamente negoziabili, che possono essere trasformati in moneta in breve termine (es titoli di stato, possono essere sempre venduti). Comprende anche titoli emessi da privati, a patto che siano negoziabili Gestione dei prestiti: costituisce una delle due attività definitorie dell’attività bancaria. Compie due attività di valutazione: valutazione della posizione e valutazione del rischio connesso, sono due attività separate sulla carta ma sostanzialmente molto vicine. Si occupano dell’impatto di ciascun prestito sul bilancio, quanti flussi di cassa ci si aspetta, la tipologia di prestito (se la durata è coerente con il resto del portafoglio presiti, che deve essere diversificato) Duration: durata in anni alla fine della quale arrivo al BEP (la banca rientra nella quota capitale). Con l’aumento della concessione di credito al consumo la duration è diminuita molto Patrimonio: quantità finanziaria posseduta stabilmente nelle casse della banca Portafoglio prestiti: quanto presto alla mia clientela Rischio di controparte: rischio che la controparte non riesca in toto o in parte a restituire il proprio debito, una delle leve per arginare questo rischio è la gestione delle informazioni, meglio conosco la controparte meno sono scoperto al rischio di moral hazard o adverse selection La mancanza di cassa disponibile (perché prestata) genera un deflusso, e la gestione della liquidità deve far sì che ci sia un afflusso per mantenere l’equilibrio Peculiarità dei prestiti: sono prestazioni differite (rischio di controparte) dove si ha una forte rilevanza del patrimonio informativo (relationship banking) Gestione a livello micro:  Screening (ex ante): selezione dei progetti  Monitoring (ex post): monitoraggio del comportamento del debitore  Sanctioning: intervento in caso i termini contrattuali non siano rispettati A livello di portafoglio di prestiti la banca deve fare 2 scelte:  Volume del portafoglio: quanto ampia è l’attività creditizia in relazione al paniere delle attività offerte dalla banca (dipende anche da quanto costano i fondi)  Come voglio comporre il portafoglio: sulla base dei settori, delle aree geografiche, per scadenze ecc  la diversificazione abbatte la componente inattesa delle perdite (non copribile e da volatilità alla posizione). La concentrazione del portafoglio prestiti indica quante controparti sono all’interno del portafoglio Portafoglio titoli, gestione titoli e gestione prestiti definiscono il modello di business della banca. Una banca che impiega molte attività in prestiti è una banca commerciale, mentre se la parte più importante è la gestione titoli  la parte di investment banking è la più importante (maggiore è l’importanza del portafoglio titoli più la banca ha un’offerta diversificata) BCE, ma in realtà le autorità che si accertano il rispetto sono autorità nazionali (banca d’Italia). C’è un’eccezione: le banche minori sono sotto le autorità nazionali, mentre le banche significative (significative a livello europeo, non globale come le GSIB) sono sotto la diretta vigilanza della BCE. Guardare video sul meccanismo di vigilanza unico (probabile domanda esame). Il meccanismo unico di vigilanza da una parte permette di far sì che l’ambiente bancario europeo sia regolato dalle stesse leggi e la stessa pressione regolamentare (non c’è arbitraggio). Viene garantita anche la stabilità dell’industria bancaria, insieme alla trasmissione di impulsi di politica monetaria, il contesto quindi deve essere il più omogeneo possibile. Viene facilitata anche l’internazionalizzazione delle banche nell’unione, per renderle competitive a livello mondiale e interconnesse  Meccanismo unico di risoluzione delle crisi: se una banca europea entra in uno stato di dissesto questo viene gestito in modo univoco a prescindere dallo stato di provenienza della banca. L’obiettivo dei meccanismi è quello di risolvere la crisi nell’arco di un fine settimana (perché i mercati sono chiusi, quindi si possono bloccare speculatori), facendo sì che i costi riversati sui risparmiatori, contribuenti e l’economia reale siano minimizzati. La risoluzione in Italia è eseguita dalla Banca d’Italia. Viene aperta una procedura di crisi bancaria quando una banca è in stato di dissesto o anche solo in alto rischio di dissesto, e ciò avviene in presenza di: o Violazione dei requisiti autorizzativi o Attività non coprono le passività o Incapacità di rimborso dei debiti o Necessità dell’intervento straordinario pubblico (possibilità più remota di tutte, in Europa è difficilissimo). Come si salva una banca in crisi? Ci si appoggia alla Bank Recovery and Resolution Directive (BRRD), direttiva unificata europea che l’obiettivo di prevenire e gestire le crisi bancarie. Pianifica la gestione della crisi, e da tutti gli strumenti di early intervention (ex ante), quindi prima che il dissesto si manifesti completamente. Da inoltre gli strumenti all’autorità di vigilanza nazionale per gestire la fase di risoluzione, quindi la conclusione in un modo o nell’altro. I primi due punti riguardano lo stato di crisi del rischio di dissesto, l’ultimo gestisce una crisi di una banca già in dissesto. Ci sono due piani che la BRRD legifera: o Recovery plan: risanamento ex ante di una banca in difficoltà ma non in dissesto  si previene il dissesto. Gli strumenti sono:  Intervento della BCE come prestatore di ultima istanza, tramite rifinanziamento principale o rifinanziamento marginale  Ricapitalizzazione precauzionale: avviene con denaro pubblico, deve essere approvata dalla BCE e deve nascere come temporaneo: nel momento in cui i soldi pubblici entrano nelle casse della banca, deve esserci già un piano che indica come questi soldi pubblici rientreranno nelle casse dello Stato. Alla ricapitalizzazione tradizionale viene applicato il burden sharing, ovvero alla banca viene fornita la liquidità che necessita, ma solo se sono già state utilizzate tutte le risorse interne disponibili della banca (bail in) o Resolution plan: la crisi è già diventata dissesto, si è già manifestata, sono strumenti ex post. Bisogna scegliere se salvare o no una banca, quindi se aprire una procedura di risoluzione e o di liquidazione. Questa decisione viene presa in base alla rilevanza sistemica della banca e all’interesse pubblico della banca. Non esiste che una banca non sia di interesse pubblico. Il resolution plan ha l’obiettivo di risolvere la crisi bancaria e far sì che non ci siano interruzioni dell’attività della banca (il cliente retail medio non deve accorgersi che la banca è sottoposta a risoluzione, l’attività ordinaria rimane invariata). Altro obiettivo è quello di ripristinare la sostenibilità della banca, quindi vedere su quale dei 3 equilibri c’è il problema (o quali). Si cerca di suddividere la banca in parte salvabile (nel quale si ripristina la sostenibilità) e in parte non salvabile, che viene liquidata. Alla fine della procedura di risoluzione alla banca mancherà un pezzo, quello che è stato liquidato. Gli strumenti di risoluzione sono:  Mercato: metodo liberista, metto in vendita una parte della banca e cerco un acquirente che voglia acquistarla (di solito è un’altra banca). Questa parte di attivo non performante è svenduta a un valore molto inferiore rispetto a quello che effettivamente potrei avere. A volte la BCN impone forzatamente a delle banche in condizioni finanziarie molto buone di acquistare l’attivo non performante della banca in crisi  Bridge bank: banca ponte, è un passo intermedio rispetto alla vendita sul mercato, quando non si riesce a intercettare una crisi e si presenta a sorpresa  l’autorità di vigilanza crea una bridge bank (fittizia) dove vengono trasferiti attivo e passivo della banca in crisi, e si divide la parte salvabile da quella liquidabile, che verrà venduta sul mercato. Si ha una situazione di operatività interrotta, bisogna fare ordine, la bridge bank è un ponte tra la situazione di dissesto e la situazione di risoluzione della crisi  Bad bank: tutti gli attivi non performanti e i titoli tossici scaturiti dalla bridge bank vengono accolti nella bad bank. Non è preesistente, non è nemmeno una banca, è un veicolo che colloca sul mercato la parte non performante della banca in dissesto (si creano strumenti con l’attivo non performante come sottostante)  Bail in: la banca utilizza risorse interne per cercare di ristrutturare al meglio gli equilibri  deve utilizzare tutte le risorse al proprio interno per salvare il salvabile (una banca non può fare domanda di bail out, l’aiuto statale, se non riesce a trovare risorse che coprono almeno l’8% del passivo: MREL). Una banca in dissesto, se il capitale non copre le perdite, bisogna cercare nel passivo delle passività ammissibili al bail in, ovvero che possono essere utilizzate come capitale proprio della banca  l’equity (capitale azionario) è il primo ad essere azzerato, se ho un credito verso gli azionisti, questo non esiste più, perché è capitale di rischio quindi non garantito. In caso non bastasse per coprire le perdite si potrebbe ricorrere al capitale di prestito (obbligazionario) che viene trasformato forzatamente in capitale azionario (si trasformano le obbligazioni subordinate). Il passivo viene scritto in ordine di esigibilità, più il capitale è esigibile più è disponibile (le azioni sono ad alta esigibilità, ma anche gli strumenti di capitale, che non sono azioni ma hanno caratteristica di capitale di rischio) Normalmente si mette in atto un recovery plan e si passa molto rapidamente al resolution plan, negli ultimi anni secondo un principio di prudenza, appena l’equilibrio della banca inizia a vacillare si interviene direttamente con il resolution plan Stress test: test che la BCE sottopone alle banche tramite cui valuta le condizioni dei tre equilibri (patrimoniale, economico e finanziario), sottoponendole a un’analisi di scenari, dai migliori ai peggiori (es come impatterebbe nel bilancio della banca un aumento del 2% dei tassi?)  Sistema europeo di assicurazione dei depositi: gli obiettivi principali sono: o Uniformare la tutela di tutti i depositanti in UE o Impedire corse agli sportelli o Contribuire alla stabilità finanziaria globale I depositi fino a 100.000€ sono esclusi al bail in, mentre i depositi superiori possono essere utilizzati, questo perché esiste un sistema di assicurazione dei depositi: EDIS, uguale in tutti i paesi europei, che hanno caratteristiche comuni: o Coverage limit: 100.000€, limite di copertura o Contribuzione ex ante: questi fondi di assicurazione sono dei portafogli ai quali tutte le banche devono contribuire in modo ex ante, quindi anche se non c’è una banca che deve attingere a questo fondo le banche partecipano lo stesso (le banche di ogni stato al massimo devono immettere liquidità per coprire lo 0,8% dei depositi sotto i 100.000€) È necessaria una gestione integrata di tutte le fonti di rischio Approccio integrato di gestione: guardo la gravità di un evento e la probabilità che questo possa realizzarsi, e faccio un ranking: Intervento: Finanza di impatto: SGR che prova ad offrire prodotti finanziari che sposano l’impatto ambientale e sociale con il ritorno finanziario L’obiettivo è provare a raccogliere le sfide di questo secolo e utilizzare la finanza per perseguirle 50% degli utili sono destinati ad Impact che ha obiettivi filantropici  business circolare: gli utili generati dalla SGR sono impiegati concretamente in obiettivi sociali. Finanza sostenibile e finanza di impatto Si inseriscono altri elementi al focus principale Il ritorno è altrettanto finanziario quanto sociale ed ambientale, un investimento provoca diverse responsabilità, bisogna dare valore per generare valore Strategie SRI:  Esclusioni: criteri di esclusione per emittenti, settori o paesi in base a determinati principi e valori (armi, tabacchi, alcool)  Convenzioni internazionali: sono in parte frutto delle prime esclusioni, provano a creare delle alleanze tra società/investitori per raggiungere standard minimi  Engagement e azionariato attivo: dialogo tra investitore ed emittente su questioni di sostenibilità  Impact investing: non è una strategia, è un paradigma che unisce l’elemento finanziario con l’impatto sociale ed ambientale positivo. Il rischio di sostenibilità è ad esempio avere uno stabilimento agricolo in una zona soggetta a siccità, quindi la situazione ambientale ostacola l’attività. Si prova a misurare l’impatto, definendo obiettivi e target e capendo se l’azienda riesce a perseguirli e raggiungerli. Gli elementi sono: o Intenzionalità dell’impatto: sia finanziario che ESG o Misurabilità e gestione dell’impatto: si mappano gli impatti negativi e come poter passare da impatto negativo a impatto positivo (cambiare dal punto di vista organizzativo, strategico, dei fattori produttivi ecc) o Addizionalità: l’impact investing nasce con l’idea per aumentare qualità o quantità degli effetti positivi, sociali ed ambientali dell’impresa  si lavora spesso sui mercati non quotati, perché un’impresa in un mercato quotato è difficilmente modificabile. Lo spettro in cui si inserisce l’impact investing Il rischio sociale è un’esposizione maggiore ad esempio a rischi di sciopero, rischi di astensione, derivanti da politiche di trattamento del lavoratore non adeguate  Best in class: si prende un settore, mercato, area geografica ecc, e si prendono i migliori in base al rating ESG: permettono di capire se la società è pronta ad affrontare questi temi (se ha una policy sui diritti umani, se rispetta determinati criteri ecc) Chi gestisce un fondo di impact investing cerca di creare un portafoglio che prova a raggiungere degli obiettivi sostenibili che cambiano in base all’impresa. Gli strumenti utilizzati sono derivati, future Recuperare slide impact I rischi finanziari comprendono il rischio di credito: il rischio collegato al mancato ingresso totale o parziale dei flussi di cassa attesi dalle attività fruttifere in portafoglio (la controparte non riesce a restituire il capitale a scadenza e/o rimborsare il tasso di interesse, perché la salute finanziaria della controparte si è degradata: o è fallito oppure il suo merito creditizio è peggiorato ma non al punto di determinarne il default) Come si misura l’esposizione al rischio di credito? In primis si definiscono le due fattispecie: peggioramento del merito creditizio e default  le normative europee danno una definizione omogenea di default di una controparte bancaria: viene definita un po’ prima dalla fine di tutte le risorse bancarie, ci sono 3 condizioni che devono verificarsi per definire in default una controparte bancaria:  Esposizione assoluta: l’importo arretrato supera tot €?  Esposizione relativa: l’importo arretrato è inferiore all’1% del totale delle esposizioni verso il gruppo?  Vincolo temporale: i giorni di arretrato sono superiori a 90? Se tutti e 3 i vincoli sono confermati  default Se una controparte è in default il suo rischio di controparte è massimo Come quantifico l’esposizione al rischio di credito? Posso farlo con 2 tipologie:  Rating istantaneo: demandata ai rating creditizi e ai cds, questi metodi misurano istantaneamente il rischio di credito, perché leggo un numero o un’espressione. Il rating parte da una situazione di insolvenza fino ad arrivare alla AAA, quindi il titolo è di estrema qualità (tabella rating slide 6). C’è una linea immaginaria che distingue i titoli investment grade dai titoli non investment grade (tra la qualità media e la qualità discutibile). La BCE accetta solo titoli investment grade. Di quanto migliore è un emittente AAA rispetto a una BBB? Si misura con il rischio di default, un AAA ha un rischio di default dello 0,01% (rischio di credito), una BBB invece ha una possibilità di default dello 0,18%, che è basso ma è 18 volte più grande di una AAA  il consumatore potrebbe aspettarsi un rendimento 18 volte superiore ma non è così  CDS istantaneo: Credit Default Swap: fa parte dei derivati OTC Questo metodo ha diversi limiti: non è detto che si trovi una controparte che compri il credito (non esiste il mercato dei crediti, o dei mutui, è una stima), inoltre i portafogli (AAA, A, A ecc) che comprendono più crediti al loro interno, non è detto che tutti i crediti nella casella AAA abbiano lo stesso rating Esercizio: nel commento devo indicare l’esposizione per ogni termine nella moltiplicazione (componente che guida più di tutte la rischiosità), poi devo capire come potrebbe fare la banca per diminuire la perdita in caso di default Rischio di liquidità: agisce sull’equilibrio finanziario Definizione: rischio che un intermediario non sia in grado di far fronte tempestivamente e economicamente (ai prezzi di mercato) al rimborso delle proprie passività o alle richieste di utilizzo dei prestiti concessi È un rischio ampio sia dall’attivo che dal passivo:  Lato passivo: le fonti di finanziamento della banca sono una minaccia all’equilibrio finanziario (deflussi di liquidità inattesi, ad es corsa agli sportelli)  Lato attivo: non riesco a rispondere ai deflussi di liquidità in modo tempestivo ed economico (ho un bad timing, non ho sfruttato il momento opportuno, perché avevo bisogno di liquidità subito) Fattori aggravanti:  Caratteristiche dei prodotti  Fattori esogeni: cambia l’immagine della banca, a causa di scandali ecc Soluzioni immediate (quando ci si rende conto di una tensione di liquidità, i flussi attivi sono appena sufficienti per coprire i deflussi passivi):  Farsi prestare liquidità non a prezzi di mercato, chiedendolo al mercato interbancario (non sono le fonti più economiche), oppure al prestatore di ultima istanza (BCE, rifinanziamento marginale, con tasso massimo quindi diseconomica)  Smobilizzare parte del portafoglio titoli: vendo parte dei miei asset e ho liquidità immediati (pezza istantanea in CE ma potrebbero esserci forti ripercussioni sullo SP, perché potrei vendere in condizioni di mercato non ottimali) Mismatch delle scadenze: tra le scadenze medie del passivo (più corte, la banca si finanzia con depositi a vista) e le scadenze medie dell’attivo (a lungo termine), è un mismatch fisiologico. La banca deve trasformare le scadenze perché si forma un mismatch, le fonti scadono prima degli impieghi. Le caratteristiche intrinseche dello strumento cambiano la scadenza Funding Risk: rischio di liquidità che si genera dalle fonti di finanziamento Come misuro l’esposizione di una banca al funding risk?  Stock based: guardo gli asset al valore di mercato nel portafoglio smobilizzabile, e guardo se è sufficiente a colmare i miei deflussi di liquidità  Mismatch based: differenza tra flussi e deflussi di liquidità, ordinano il portafoglio titoli in funzione della scadenza degli investimenti, e dei flussi di cassa intermedi che assorbiranno o forniranno  Ibridi: i flussi di cassa attesi devono coprire i deflussi. Nella pratica vengono usati quasi esclusivamente modelli ibridi  si stimano i flussi di cassa attesi ma contano anche su quella parte di portafoglio pronta ad essere smobilizzata. Calcolo l’esposizione della banca calcolando la Cash Capital Position: differenza tra attività monetizzabili e passività volatili. Allineando tutte le poste che con la loro perdita potrebbero generare flussi positivi e tutte le poste che potrebbero generare deflussi  creo il liquidity gap: stimo su varie scadenze temporali la situazione in termini di copertura dei deflussi tramite flussi attesi. Se il LG è positivo allora i flussi positivi sono maggiori dei flussi negativi, viceversa se negativo. Market liquidity risk: sul lato dell’attivo mi concentro solo sulla negoziabilità delle mie poste in portafoglio. Questo approccio è completamente concentrato sull’attivo, collegato a caratteristiche endogene dello strumento (se offre tassi in linea con quelli di mercato allora è molto negoziabile). Ci sono anche caratteristiche esogene: non intrinseche dello strumento ma del mercato (proprietà del mercato, maggiori sono spessore, ampiezza, elasticità, maggiore è la negoziabilità) Bid – ask spread: è una differenza tra il prezzo che il venditore offre e il prezzo a cui i consumatori son disposti ad acquistarlo. È una misura della negoziabilità di uno strumento, se è molto piccolo vuoldire che la differenza tra i prezzi è minima, quindi lo strumento sarà negoziabile Rischio di mercato: rischio che un investimento perda valore in modo inatteso a causa di oscillazioni altrettanto inattese dei prezzi L’esposizione sono gli effetti che il rischio di mercato può produrre, e si può misurare, la volatilità è misurata come deviazione standard: Il tempo di riferimento del grafico è 1 anno Caso 1: Se sommo e sottraggo una volta il valore della deviazione dalla media ottengo un insieme di rendimenti che complessivamente hanno la probabilità del 68% di avverarsi Esposizione di una banca: cambiamento inatteso di valore che il portafoglio titoli ha a causa del rischio di mercato L’esposizione al rischio di mercato è misurata tramite la VaR: misura della massima perdita potenziale sul mercato in un determinato orizzonte temporale per un determinato intervallo di confidenza Minore è l’intervallo di confidenza più lascio fuori code della distribuzione, quindi sarà più difficile coprire le perdite. Bisogna guardare la metà sotto la media Quanto rischia la banca dal momento in cui il mercato al quale è esposta è rischioso? Approccio di simulazione: si parte da dati randomizzati (all’esame chiede solo il parametrico) Approccio parametrico: È importante usare il valore di mercato, deve essere il più aggiornato possibile La sensibilità degli strumenti obbligazionari è come un amplificatore, la duration modificata è la sensibilità dello strumento alle oscillazioni di mercato, e amplifica l’effetto dell’oscillazione sul prezzo. Per le azioni come coefficiente di sensibilità si usa il Beta, il portafoglio si muove insieme al mercato (se il mercato fa +1 il fondo fa +1, se Beta è > 1 allora amplifica le oscillazioni del mercato) Il modello di distribuzione ha dei limiti: la prima riguarda il fatto che la VaR riguarda solo il breve periodo, poi la VaR di un portafoglio non è linearmente dipendente dalla VaR degli asset che lo compongono, ci sono poi problemi di comparabilità e soprattutto la volatilità non è stazionaria in media  non Se i tassi hanno una diminuzione inattesa e le mie passività scadono prima dell’attivo fruttifero allora inizio a pagare di meno prima che gli altri mi paghino di meno (guadagno) PO: passività onerose AF: attività fruttifere Determinanti dell’esposizione al rischio di interesse:  Gap tra la scadenza del repricing di poste attive e passive  Gap tra l’ammontare dell’attivo fruttifero sensibile le passività onerose sensibili  Durata del disallineamento Gapping period: cadenza di sottoperiodi rilevanti per calcolare l’impatto delle oscillazioni inattese sul margine di interesse. In media il repricing avviene mensilmente, quindi non ha senso calcolare l’impatto giornalmente, perché il grosso delle poste ha un ripezzamento mensile (se mi accorgo che le mie poste hanno un repricing avvicinato sarebbe pericoloso misurarlo mensilmente, quindi lo misurerò più frequentemente)  devo decidere in base alla frequenza del repricing. Devo poi identificare le poste sensibili all’interno di AF e PO  rate sensitive assets e rate sensitive liabilities Gap marginale: quantitativamente quante poste sensibili ai tassi posseggo? Differenza tra attivo sensibile e passivo sensibile GAP: attivo – passivo L’impatto sul margine di interesse è dato dal GAP cumulato per lo scostamento dei tassi somma di tutti i gap marginali (gap/gapping period): La metodologia del pricing gap ha 3 limiti:  Ignora la data effettiva del repricing, presuppone che tutte scadano a un mese, o un anno  Presuppone che tutte le poste abbiano la stessa sensibilità, le presupponiamo tutte sensibili allo stesso modo ma non lo sono  Non considera l’impatto sul valore di mercato delle poste. Gli investimenti non creano solo flussi, sono anche un valore. Non c’è un sistema che prenda in considerazione tutti e 3 i limiti Il primo limite è normalizzato dalla maturity adjusted gap  tiene conto dell’effettivo momento del repricing di ogni posta all’interno di ogni gapping period Il secondo limite viene normalizzato dal metodo del gap standardizzato  ad ogni posta dentro al gapping period si associa il proprio beta, coefficiente di sensibilità Il terzo limite è normalizzato dal leverage adjusted duration gap  tiene conto della diversa sensibilità dell’attivo e del passivo sensibile e dell’impatto che gli scostamenti hanno dal punto di vista patrimoniale (il valore iscritto al bilancio quindi valore di mercato), mi sposto da una prospettiva di CE a una di SP. Il numeratore è il passivo e il denominatore è il passivo È la differenza tra la DM dell’attivo e la DM del passivo moltiplicata per la leva Può essere scomposta in 3 fattori:  (DMA – LEV × DMP)  differenza di sensibilità tra attivo e passivo ma aggiustata per quell’effetto volume (se la leva è > 1 allora passivo > attivo, e viceversa)  VMA  attività di intermediazione della banca  Δi  di quanto ho sbagliato la previsione Nelle colonne dell’esercizio il valore di bilancio non mi interessa, la duration nemmeno perché utilizzo solo quella modificata (che è la media ponderata) Prezzi e tassi sono inversamente proporzionali Dal commento bisogna capire se è prevalso l’effetto volume (attivo meno passivo) o l’effetto sensibilità (effetto tasso) Intervento Crypto Criptovaluta: valuta digitale da una rete pubblica, invece che da una banca centrale, che adotta la crittografia affinché le transazioni avvengano in sicurezza. Hash function: a partire da una stringa, se cambiassi una minima parte, l’output cambia completamente Proprietà della blockchain:  Collision free: se prendo due stringhe diverse, l’output finale sarà sempre diverso. È possibile che avvenga la collisione, ma la probabilità è microscopica  Hiding: non devo poter risalire tramite l’hash all’input inziale, il dominio è estremamente ampio. La sicurezza intrinseca della blockchain è data dal meccanismo dei blocchi susseguenti (le operazioni vengono riscritte su un codice preesistente)  Puzzle friendly:  Hash pointer: Caratteristiche cryptoassets:  Decentralizzazione:  Dematerializzazione:  Pseudoanonimità: l’indirizzo pubblico è come un IBAN, può essere condiviso  Basate sulla crittografia: la crittografia è asimmetrica, c’è una chiave pubblica (indirizzo pubblico) e una chiave privata, che è come una password per l’autenticazione, serve come chiave di accesso e non deve essere condivisa Mining di bitcoin: sono necessari computer particolarmente potenti, si raccolgono le transazioni non ancora state verificate (in megabyte) e si ricerca l’hash  si cerca un numero detto nonce minore di un certo valore z  si immettono numeri casuali fino a raggiungere il numero giusto Minare da soli non ha senso, si ha bisogno di diversi computer (mining pool, insieme di persone che minano, incrementando l’hash rate). Se un mining rate avesse più del 51% del totale potrebbe accadere il denial of service, o il double spending I miner hanno un dispendio di energia elettrica molto elevato, e sono coperti da un tasso di ricompensa di 6,25 btc per ogni blocco che viene minato (viene dimezzato ogni anno) Unità di conto (binance ecc): il valore è ancorato ad esempio al dollaro, si ha uno strumento di pagamento decentralizzato Ethereum: è nato perché ci si era resi conto che bitcoin era sempre più centralizzato (fear of missing out, sempre più persone compravano bitcoin per paura di perdere il costo opportunità)  in questo modo i costi di transazione erano arrivati a costare anche fino a 60 dollari. L’ethereum ha una EVM (ethereum virtual machine) SIA: una sorta di google drive dove le persone mettono a disposizione il proprio spazio di archiviazione (al posto di competenze professionali), e vengono pagate in SIA coin per il loro spazio DeFi: decentralized finance, si sta provando a creare società finanziatrici che finanziano in criptovalute: applicazioni:  Invio di moneta quasi istantaneo  Debito e credito: sono decentralizzati  Crowdfunding Nonostante esista un’autorità di vigilanza europea, ad oggi continuano a coesistere i modelli di vigilanza nazionali sotto quelli europei  moltiplicano i flussi informativi per le banche (perché si interfacciano con più autorità), questa complessità è inefficiente e fanno in modo che avvengano arbitraggi tra i vari paesi (in alcuni paesi le banche hanno una richiesta di trasparenza maggiore che in altri) Livellare il terreno di gioco: creare un modello di vigilanza unico europeo, che già c’è ma deve essere applicato, eliminando la serie di doppioni dei controlli nazionali (non l’intera autorità di vigilanza, solo alcuni aspetti) Vigilanza nazionale: modello ibrido  autorità pseudo decentrata, perché ha un ruolo strategico. Ci sono due tipi di vigilanza decentrata: quella per soggetti e quella per finalità:  Vigilanza per soggetti: ci sono organi di vigilanza per compagnie assicurative e fondi pensione, si occupano di questi a 360°, ma non di altri soggetti, solo di questi due, quindi non è qualificabile come decentrata pura  Vigilanza per finalità: Banca d’Italia si occupa di tutta la regolamentazione ma anche della vigilanza per garantire la stabilità dei singoli e del sistema (micro e macro). Viene tutelata anche la concorrenza (AGCM), la consob invece si occupa di garantire la trasparenza degli operatori di mercato (non necessariamente di banche, si occupa dei mercati finanziari) I due estremi della regolamentazione sono in TUB e il TUF, in particolare il TUF nella seconda e terza parte si occupa della trasparenze e disciplina dei mercati finanziari, e regola l’attività degli OICR. Il TUB è il testo regolamentare che legifera l’attività bancaria (in particolare quella creditizia) All’interno della normativa vengono indicati gli obiettivi macro (del sistema): Fonte primaria: articolo 47 (costituzione): la repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme, disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito Articolo 5 del TUB: identifica gli obiettivi delle autorità creditizie, ma sono troppi da svolgere contestualmente: non posso tenere un ambiente stabile e contemporaneamente aumentarne la competitività Articolo 5 del TUF: Organi di regolamentazione e vigilanza:  Organi politici: forniscono le linee guida, si occupano di regolamentazione  Organi tecnici: vigilanza vera e propria Da una parte ci sono autorità di vigilanza che si occupano delle banche (settore creditizio) e dall’altra autorità che si occupano dei mercati (consob, regolamentazione dei mercati) Consob è l’autorità di vigilanza dei mercati mobiliari, regolamenta la morfologia dei mercati ,cosa si compra, cosa si vende, quando i mercati aprono e chiudono, quali autorità devono operare per rendere i mercati spessi, quali soggetti possono entrare ecc. Si occupa anche della trasparenza degli emittenti degli strumenti finanziari CICR: organo politico per eccellenza, è un comitato interministeriale Il ministero dell’economia e delle finanze, oltre che fare parte del CICR, adotta i provvedimenti di sua competenza previsti dal TUB. Può inoltre sostituire in toto i membri del CICR Banca d’Italia: fa proposte per le deliberazioni di competenza del CICR, le delibere arrivano da banca d’Italia, quindi il comitato ministeriale approva o non approva le delibere di Banca d’Italia. Si occupa inoltre della regolamentazione prudenziale, quindi della gestione dei rischi  non crea le norme ma le fa applicare (è più vigilanza che regolamentazione). Esercita vigilanza ispettiva, regolamentare e informativa Conglomerati finanziari: intermediario che svolge con pari importanza sia attività bancaria sia attività o assicurativa o di intermediazione sui mercati (bancaria + una delle 2)  sono sottoposti a controllo congiunto delle autorità che si occupano di attività bancaria e attività o assicurativa o di intermediazione. Oltre a questi vigila anche l’autorità sovranazionale In Europa il fatto che si abbia sofferto così tanto della crisi del 2008 (nemmeno nata in Europa) ha messo in evidenza della mancanze sul sistema di vigilanza e regolamentazione vigente  la regolamentazione europea si è rinnovata Un grosso limite prima della crisi era la mancanza di coordinamento tra le varie autorità di vigilanza, e dopo la crisi si è studiato un modo più efficiente per lo scambio di informazioni tra le autorità (prima non c’era scambio informativo cross border, c’era più arbitraggio regolamentare) La cosa più importante messa in luce dalla crisi era la non esistenza di una vigilanza macroprudenziale (operavano come se il rischio sistemico non esistesse) L’architettura europea è stata revisionata, istituendo un’autorità di vigilanza ad hoc per il rischio sistemico, consiglio europeo per il rischio sistemico, e un sistema europeo delle autorità di vigilanza Core Principles for Effective Banking Supervision: (adozione dei principi di Basilea da parte delle autorità di vigilanza nazionali):  Vigilanza prudenziale, sia micro che macro  Analisi quantitativa dei rischi assunti  Inclusione del rischio di contagio  Implementazione dei sistemi di risoluzione e gestione delle crisi Schema che riassume le autorità di vigilanza alle quali un gruppo bancario ben diversificato deve rispondere: Viene divisa la vigilanza micro da quella macro, quelle macro sono dettate soltanto a livello europeo (consiglio europeo per il rischio sistemico), quella micro invece è svolta parallelamente sia a livello europeo (EBA, IOPA, ESMA) sia a livello nazionale Per quanto riguarda la vigilanza prudenziale, ogni banca deve sopportare il peso della vigilanza micro e macro europea, e quella micro nazionale La BCE vigila in modo diretto sulle banche significative a livello europeo. Per esserlo una banca deve soddisfare almeno uno di questi criteri:  Grandi dimensioni (attivo sopra i 30 miliardi)  Rilevanza all’interno del proprio paese o nei confini europei  Alta attività transfrontaliera  Il fatto di aver chiesto o ricevuto finanziamenti pubblici europei un aiuto economico sovranazionale (se è in crisi diventa importante, si passa sotto la vigilanza diretta della BCE) Regolamentazione prudenziale: a livello europeo è omogenea, sia a livello macro che micro La micro avviene in due fasi:  Fase interna alla banca , da parte della banca stessa (internal governance)  l’autorità di vigilanza non interviene, la fase è terminata dalla banca stessa. I controlli sono ICAAP (processo che valuta l’adeguatezza interna del capitale, se la banca è stabile dal punto di vista patrimoniale) e ILAAP (profilo reddituale, processo che valuta l’adeguatezza della liquidità interna)  La seconda fase è eseguita dall’autorità di vigilanza, tramite lo SREP, un controllo sulla prima fase (controlla che ICAAP e ILAAP sono veritieri e sono stati svolti correttamente). Con questo processo, l’autorità di  Metodi interni: più personalizzati, si dividono in base o advanced  ho già il metodo standard. Le RWA che risultano dai metodi interni sono inferiori da quelli standard (il modello standard sovrastima la mia esposizione, quindi creo un metodo interno più preciso) o Base: di tutta l’esposizione a rischio di controparte, la banca può stimare solo la probability of default (tutto il resto è standardizzato) o Advanced: posso stimare tutte le componenti dell’esposizione al rischio di credito Basilea 3: (domanda esame), le novità introdotte sono:  Rafforzamento qualitativo e quantitativo del patrimonio di vigilanza: il risk based capital ratio non cambia, è sempre l’8%, la formula della RWA non cambia, il coefficiente è sempre 12,5, ma cambia come calcolo il patrimonio di vigilanza e come calcolo tutte le esposizioni. Nel patrimonio di vigilanza ci sono voci di segno positivo e negativo Tutte le poste all’interno delle deduzioni vengono inserite con segno negativo (tutte le altre con segno positivo). T1: Il patrimonio di base si chiama going concern capital, è il patrimonio stimato in ottica di continuazione dell’attività di impresa  parte di patrimonio che assorbe le eventuali perdite e fa in modo che la banca continui ad essere attiva T1 deve essere almeno il 6% dell’attivo ponderato per il rischio (tutte le RWA) T1 ha due sottoinsiemi: o Common equity Tier 1: parte preponderante di T1, costituisce il 75% del patrimonio di base  capitale a cui la banca può accedere più facilmente (sono poste già versate “cash”). Deve coprire almeno il 4,5% di tutto l’attivo ponderato per il rischio (RWA)  Azioni ordinarie  Riserva sovrapprezzo azioni  Riserve di utili  Riserve versate o Tier 1 aggiuntivo: costituisce il 25% del T1, è sempre di alta qualità, ma la liquidità è minore rispetto al CET1:  Strumenti finanziari subordinati (non azioni, ma subordinati)  Strumenti privi di garanzie  Strumenti senza data di scadenza  Strumenti senza clausole  Strumenti con alta discrezionalità in materia dividendi T2: Patrimonio supplementare: gone concern capital  parte di patrimonio che assorbe le perdite delle esposizioni in caso di acclamata crisi bancaria Deve essere meno di 1/3 del T1. È un patrimonio di qualità inferiore del T1, ma sempre di qualità, sono strumenti finanziari “fissi” all’interno del portafoglio della banca: (a questo punto la banca è in crisi se utilizza i T2) o Strumenti subordinati a depositi e ai creditori chirografari o Strumenti non garantiti dalla banca o Strumenti con scadenza minima a 5 anni o Strumenti con rimborso dopo 5 anni solo a determinate condizioni o Accantonamenti per perdite su crediti Deduzioni: voci che devono essere sottratte al patrimonio di vigilanza o Tutte le perdite di esercizio o Tutto l’avviamento o Tutte le immobilizzazioni immateriali o Attività fiscali differite o Tutti gli investimenti in proprie azioni o Tutti i guadagni derivanti da operazioni di cartolarizzazione o Tutte le perdite e i profitti derivanti dall’applicazione del fair value È più semplice togliere delle voci al patrimonio di vigilanza piuttosto che aggiustare le esposizioni Cosa accumuna gli strumenti del patrimonio di vigilanza (T1 e T2)? Tutte le poste devono prevedere la clausola di bail in, solo i depositi sotto ai 100.000 sono esclusi dal bail in. L’autorità di vigilanza nei controlli che fa per lo SREP, controlla anche il calcolo del patrimonio di vigilanza, e anche se è stato calcolato correttamente l’autorità di vigilanza può imporre un patrimonio aggiuntivo alla banca (per questo deve essere >= 8%, BCE o BCN possono chiedere un aumento del capitale richiesto), rispettando sempre però il requisito della composizione (75% T1, 6% delle RWA ecc) Il calcolo del rischio di credito è più granulare, non è più 0%, 20%, 50% ecc Distingue tra esposizioni verso le banche, verso le imprese e verso il retail (non chiede le distinzioni). L’approccio è più specifico Esiste ancora la possibilità di creare uno schema di ponderazione interno, però ad oggi il metodo base ha parametri standard per le LGD e EAD, il metodo avanzato invece non potrà mai essere applicato ai crediti verso le banche, imprese e ai portafogli azionari (spendo di più ma posso abbassare il requisito patrimoniale) Il rischio di credito quindi può essere calcolato (tutt’ora): o Metodo standard o Metodo interno base o Metodo interno avanzato In nessun caso i requisiti patrimoniali risultanti dall’applicazione dei metodi interni possono essere inferiori al 72,5% dei requisiti patrimoniali che risulterebbero applicando il metodo standard Operation risk capital: coefficiente che esprime il rischio operativo: Utile (BIC) x Internal Loss Multiplier (non chiede altro) Misura del rischio operativo che deriva dal moltiplicatore delle perdite del rischio operativo per l’utile Coefficiente che esprime l’esposizione al rischio di mercato: Il coefficiente è il VAR del portafoglio con un 99,9% di intervallo di confidenza Basilea 3 ha aumentato dal punto di vista qualitativo il patrimonio di vigilanza, ma anche dal punto di vista quantitativo Quantitativo perché viene introdotto il coefficiente di leva: Il tier 1 deve coprire almeno il 3% dell’esposizione totale  l’esposizione totale è totale perché calcola non solo gli attivi on balance ma anche quelli off balance (derivati, operazioni di cartolarizzazione ecc) Quanti euro posseggo per ogni euro che ho investito  Introduzione di un’ottica macroprudenziale (e non solo microprudenziale): Basilea impone accantonamenti anticiclici (accantono mentre sono in espansione affinché potrò prendere la liquidità accantonata quando starò affrontando una recessione), sono come cuscinetti di liquidità: o Conservation buffer: almeno il 2,5% di tutto l’attivo ponderato per il rischio. Deve essere costituito solo da CET1, capitale di altissima qualità. È da detenere sempre o Counter cyclical buffer: non è fisso, può variare da 0 fino al 2,5% delle RWA, e deve essere detenuto in forma di CET1. È l’autorità di vigilanza che prevede di detenerlo o non detenerlo, è solo aggiuntivo o Systemic risk buffer: cuscinetto per il rischio sistemico, è la BCN che decide quali banche devono detenerlo, quanto detenerne e da quali asset deve essere composto (è aggiuntivo) o MREL: non è un cuscinetto aggiuntivo, è un requisito di composizione del passivo. Sempre e comunque bisogna detenere asset liquidi per almeno l’8% delle passività totali (almeno l’8% del passivo deve essere trasformabile in azioni) o G-SIB buffer: se una banca è una G-SIB deve detenere un cuscinetto aggiuntivo di CET1 in funzione del suo ranking (bucket) o TLAC: Total Absorbing Capacity, solo per le G-SDIB, la % di asset assoggettabili al bail in deve essere almeno pari al 18% di tutta la RWA  Inserimento della ponderazione del rischio di liquidità: nel denominatore del capital ratio non è presente il rischio di liquidità, perché il rischio di liquidità viene contemplato con due multipli a se stanti: o Liquidity covered ratio: determina che le attività altamente liquide (altamente negoziabili) possono essere convertite in contante nell’immediato con una perdita praticamente nulla: queste devono