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Educarsi in tempi di crisi. Resilienza, pedagogia speciale, processi inclusivi e intersezi, Sintesi del corso di Scienze dell'educazione

Riassunto libro "Educarsi in tempi di crisi. Resilienza, pedagogia speciale, processi inclusivi e intersezioni"

Tipologia: Sintesi del corso

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Scarica Educarsi in tempi di crisi. Resilienza, pedagogia speciale, processi inclusivi e intersezi e più Sintesi del corso in PDF di Scienze dell'educazione solo su Docsity! EDUCARSI IN TEMPI DI CRISI – RIASSUNTO (E. MALAGUTI) PREFAZIONE La resilienza necessita di una struttura mentale ed e collegata all’atto di rimbalzare. Chi promuove la resilienza, impara ad accettare il cambiamento e il rischio che comporta  educarsi alla resilienza educandoci al cambiamento. La crescita della nostra mente come esseri umani e legata molto strettamente al fatto di aver sviluppato la caccia, la raccolta de cibo e l’agricoltura. Metafora dell’agricoltura  richiede un collegamento con i passato (memoria), ma anche un’ipotesi di futuro (incognita). La mente dell’essere umano ha bisogno di un contesto situato per costruirsi la struttura mentale che permetta di lavorare con l’ambiente senza offenderlo, senza farlo diventare un oggetto di consumo  coscienza ambientale. Il rispetto dell’ambiente non e altro che costruire un rapporto con esso che ci permetta di leggervi le cose che bisogna fare, dar retta alle cose, capire che bisogna ascoltarle per comprendere quello che possono darci. Nel dar retta alle cose abitiamo quindi il presente ma con un progetto in cui consideriamo cio che ci circonda. Nella prospettiva dell’inclusione e dell’appartenenza ogni essere umano desidera essere stimato, nel caso della pratica della Pedagogia Speciale, dalle persone con disabilita . Ma questa stima dovrebbe essere reciproca e allargata, raggiungendo anche chi, nella comunita scientifica, puo così accorgersi che le persone con disabilita esistono e sono nella comunita umana. L’educazione non è un processo standardizzato, non lo e mai neanche quando si tratta di persone con disabilita o che vivono condizioni di vulnerabilita . Per questo ci serviamo dell’empatia  capacita di vedere la realta con gli occhi dell’altro, di calarsi nei panni dell’altro. INTRODUZIONE Oggi e possibile reperire un ricco patrimonio di ricerche e di riflessioni sulla resilienza, che permettono di orientare le pratiche di educatori, insegnanti e genitori affinche' esse possano realmente contribuire a migliorare la qualità dei processi educativi secondo la prospettiva dell’inclusione. La realta della resilienza e attestata non solo da ricerche, ma anche Dalle traiettorie esistenziali di molte storie di vita che evidenzia evoluzioni positive, nonostante gli eventi dolorosi. La sua diffusione e forse dovuta al desiderio di essere aiutati a comprenderla meglio, per imparare a gestire i cambiamenti che la vita impone. Uno dei fondamenti epistemologici della pedagogia speciale corrisponde a una tensione volta a costruire processi di umanizzazione. L’esperienza in campo educativo di chi lavora in riferimento a condizioni di marginalita , crisi, disabilita , esclusione, vulnerabilita umana permette di osservare i fenomeni da angolature a volte nascoste ai piu ma che possono divenire interessanti se si vogliono costruire percorsi utili per tutti. La sofferenza in colui che ha subito eventi ho un evento di natura traumatica probabilmente e la medesima, ma l’espressione del suo tormento, la rivisitazione emotiva dipende da quello che la cultura rende disponibile alla persona o alla comunita ferita. Si puo innescare una dinamica involutiva (desilience), di disinvestimento la dove si sono persi la cornice di riferimento all’interno del quale situare la propria esistenza. Quando si desidera accompagnare bambini e giovani durante la crescita e utile fermarsi e riflettere. Il verbo accompagnare va assunto come ricerca di una comprensione e di una sintonia che va aldila del momento del bisogno o del processo di insegnamento-apprendimento formale  ricerca reciproca e rispetto dei tempi dell’altro. Educarsi in tempi di crisi comporta un processo di conoscenza che riconosca la necessita di considerare l’esperienza delle persone in una dimensione piu ampia. In Italia l’Articolo 34 afferma che “la scuola è aperta tutti”, quando si utilizza il termine tutti si comprendono le diversita e le differenze. Le diversita si incontrano non solo fisicamente, ma soprattutto mentalmente, con la curiosita di capire gli uni le ragioni degli altri. Il primo capitolo del libro interroga la resilienza nel 21º secolo. L’obiettivo e  offrire un contributo sulle origini e i progressi della teoria e della ricerca sulla resilienza, il riferimento allo sviluppo umano. Si descrive l’evoluzione storica e la della teoria della resilienza in due direzioni:  La prima si riferisce allo studio della resilienza individuale in relazione ai processi di adattamento.  La seconda al suo studio in termini di processi co-evolutivi e trasformativi dei contesti di riferimento. Il secondo capitolo interroga l’educazione nel 21º secolo. L’obiettivo e  declinare il costrutto di resilienza in campo educativo, di definire le connessioni con la pedagogia speciale per contribuire all’innovazione dei sistemi educativi secondo l’ottica dell’inclusione educativa e sociale. Esistono una pluralita di mediatori che permettono di esprimere opinioni rispetto a eventi che si declinano in modo diverso e che riguardano la vita di ciascuno, con gradi di vulnerabilita e fragilita differenti. Cultura, Speranza e Pace rappresentano i desideri e i bisogni di molti uomini di comprendere come resistere e apprendere, per promuovere la resilienza prendendosi cura dell’ambiente e degli esseri umani. Cultura intesa quale processo di conoscenza volta a innalzare livelli di consapevolezza umana. Speranza come possibilita di trovare nuove spinte, sogni, immaginazioni, che possono dare un senso ai desideri. Pace quale istinto primordiale di trovare forme che garantiscano la libera espressione dei pensieri e delle emozioni. Pace quale ripudio di ogni forma di guerra, di violenza, di abuso, di negazione dei diritti umani. E6 importante comprendere il contributo che la resilienza in ambito educativo puo portare, per trovare modalita con cui accompagnare la vita e i processi di bambini, giovani, adulti e anziani, anche con disabilita o che vivono condizioni di marginalita . L’educazione e la promozione della resilienza possono costituire un aspetto centrale per contribuire alla formazione delle nuove generazioni e affrontare le sfide del 21º secolo. Si parla di residenza perche' mai come in questo periodo si vivono delle rotture, Dei momenti di grande fatica, di disuguaglianze che producono crisi e altissimi livelli di vulnerabilita  nessuno e escluso. Per queste ragioni forse sarebbe piu opportuno parlare di residenze. Secondo Morin attualmente stiamo attraversando una triplice crisi:  La crisi biologica di una pandemia che minaccia le nostre vite e travolge le capacita ospedaliere.  La crisi economica a seguito delle misure restrittive adottate contro la pandemia.  La crisi della civiltà poiche' si fa sempre improvvisamente da una civilta della mobilita a un obbligo di immobilita . L’importante secondo sociologo e mettere al centro principi quali l’amore, l’amicizia, la fraternita , la fioritura dell’io in un noi. La resilienza in passato esisteva sicuramente nella realta , ma non era presente nella rappresentazione verbale, sociale e culturale di tale realta . I bambini, gli adulti e le famiglie che vivevano condizioni di alta vulnerabilita si arrangiavano come potevano. Tutti soffrivano, molti restavano segnati e sono alcuni riuscivano a riprendersi, senza che nessuno cercasse di comprendere come avevano fatto. Tale atteggiamento ha dominato molta parte della ricerca scientifica internazionale, almeno fino agli anni ’80. Per molti anni ha regnato un forte scetticismo nella comunita scientifica internazionale nel voler approfondire lo studio della resilienza, non sembrava facilmente definibile richiedeva e di modificare il paradigma di riferimento alla presa in carico e cura. Molti ricercatori clinici sostenevano che il significato che veniva attribuito alla resilienza (capacita o qualita individuale), potesse indurre a ritenere che non fossero piu necessari sostegni e interventi di aiuto alle fasce considerate piu deboli. Si temeva che il costrutto potesse essere strumentalizzato poiche' , sovrastimando le risorse psicofisiche e le competenze delle persone, si sarebbe colta l’occasione per diminuire il sostegno sociale, invece di tendere verso una società solidale. La maggior parte delle ricerche riguardanti la resilienza, fino all’inizio degli anni 2000, si sono orientate allo studio della sua definizione e quasi esclusivamente alla conoscenza delle caratteristiche individuali e familiari. Esse sono state concettualizzate principalmente in termini di rischio per la salute, attraverso l'identificazione di esiti negativi. Questi approcci sottendevano l’idea che chi gode di buona salute (ha una bella famiglia e possiede una solida cultura) ha tutte le carte in regola per svilupparsi positivamente e ritenersi fortunato. Chi invece e malato, debole, disabile, orfano o privo di un ambiente educativo e culturale positivo non ha la possibilita di evolversi in modo favorevole e, di conseguenza, ha un destino segnato. Quindi –> nei confronti di chi ha vissuto una tragedia o vive una condizione di vulnerabilita o di disabilita si puo solo offrire qualche parola di consolazione e fornire qualche aiuto sociale, educativo e materiale. L’interesse per lo studio della resilienza umana trova le sue radici nel XX secolo, nelle testimonianze di coloro che sono sopravvissuti a contesti di estremo pericolo, in particolare la Grande depressione, la Seconda Guerra Mondiale e i campi di concentramento della Germania nazista. Queste prime riflessioni, sulla persistenza dello spirito umano nonostante le esperienze di vita in condizioni estreme, hanno spinto verso la comprensione di fattori che avrebbero potuto spiegare come fosse stato possibile resistere, sopravvivere ed evolversi. Le preoccupazioni globali sui cambiamenti climatici, i distri naturali, la guerra, il terrorismo, le emergenze sanitarie hanno stimolato una maggiore attenzione alla resilienza. La speranza di affrontare queste sfide dipende dai processi co-evolutivi e trasformativi, dalla capacita di riorganizzazione di molti sistemi tra loro interconnessi. E6 necessario attivarla, promuoverla e diffonderla (la resilienza). Lo studio della resilienza e delle sue evoluzioni non solo puo essere utile per comprendere come ridurre i danni, i rischi, gli effetti nocivi degli eventi di natura traumatica ma anche per conoscere i fattori individuali, familiari e sociali (endogeni ed esogeni) che possono promuovere uno sviluppo positivo anche in termini di sostenibilita umana e ambientale. Quando parliamo di processi di resilienza, abbiamo fondamentalmente due approcci contemporanei e interconnessi: ➢ Resilienza come capacità e adattamento del singolo al contesto di riferimento. Approccio di matrice americana che focalizza l’attenzione soprattutto sugli individui e non considera le interconnessioni con i contesti. L’interesse si dirige verso la comprensione delle azioni che permettono di riprendersi dopo aver subito un vento traumatico –> richiama i concetti di controllo, costanza e predittibilità. ➢ Resilienza come processo evolutivo che si determina dall’interconnessione di fattori di protezione e di rischio (endogeni ed esogeni) che possono variare in funzione delle culture, delle organizzazioni delle polis, dei contesti di riferimento. Approccio multidimensionale e multifattoriale che si collega alle teorie ecologiche e sociali traendo origine dal modello ecologico sullo sviluppo umano di Urie Brofenbrenner (1979) e da prospettiva di matrice umanistica. Studio della resilienza rispetto alla dimensione persone e familiare, ma anche a quella organizzativa, sociale e ambientale attraverso il coinvolgimento di molteplici ambiti disciplinari e prospettive culturali. Un denominatore comune e relativo all’intenzione di trovare sistemi per l’implementazione di modelli evolutivi sostenibili (da un punto di vista educativo, sociale, economico, culturale, giuridico, ambientale e della salute). 1.2.1 DALL’EGORESILIENCY ALLA RESILIENZA PERSONALE nell’ultimo decennio le ricerche sulla resilienza personale e familiare sono decisamente aumentate. Le prime teorie sono emerse intorno al 1970, dopo decenni di osservazioni, ricerche e pratiche riguardanti l’impatto dei traumi e i livelli di stress correlati allo sviluppo individuale e familiare. Le teorie sulle modalita di adattamento all’esperienza traumatica, sono state profondamente influenzate dalla idee di Darwin e Freud –> sulla selezione naturale e sulle personalita . Importanza di indagare i fattori che promuovono l’adattamento positivo o mitigano gli effetti del rischio e delle avversità. Il significato della parola resilienza nella maggior parte degli studi iniziali nel campo delle scienze umane, veniva collegato alle scienze dei materiali e al linguaggio dell’edilizia. Esse lo utilizzano per riferirsi a proprieta meccaniche di un corpo, alla capacita che un certo materiale ha di riprendere la sua struttura dopo aver subito delle deformazioni o comunque dopo aver perso la sua forma originaria. Così come i materiali devono essere robusti, duttili e flessibili al fine di sopportare le forze che gli vengono applicate, anche le persone per analogia devono manifestare le medesime caratteristiche per sopravvivere, resistere, sopportare e rispondere alle pressioni a cui sono sottoposti. Metafora della palla che rimbalza o della boccia di vetro che se cade si rompe –> tale metafora e stata utilizzata durante gli anni ‘80 per descrivere le caratteristiche di certi bambini rispetto ad altri, di resistere e far fronte alle prove della vita. La resilienza veniva descritta come un tratto –> la resilienza dell’ego (ego resiliency). Ego resiliency = capacita individuale di adattarsi a circostanze variabili. Modello teso ad indagare non solo le caratteristiche neurobiologiche della persona, ma anche quelle emotive e relazionali. Per chiarificare il concetto di di rischio e vulnerabilita in relazione alla resilienza e disconfermare il concetto di resilienza come tratto (egoresiliency) Anthony utilizza la metafora delle tre bambole: fatte di vetro, plastica e acciaio. Sono tutte e tre esposte esposte al medesimo rischio ricevendo un colpo di martello di uguale entita . La prima bambola si rompe, sulla seconda appare una cicatrice indelebile, la terza resiste –> pero se il contesto si pone come mediatore il destino di queste bambole puo essere diverso. Inoltre la metafora con i materiali non e sempre pertinente –> un materiale non puo essere comparato ad un essere umano, poiche' occorre considerare le probabilita genetiche, le differenze di costituzione, gli eventi traumatici, le naturali crisi evolutive e la tipologia di aiuti. Manciaux (1999) utilizza la metafora della bambola spezzata –> se si lascia cadere una bambola essa si rompera piu o meno facilmente a seconda della natura del suolo, della forza con cui e stata gettata e secondo il materiale con il quale e stata fabbricata. Il suolo = l’ambiente. Il lancio = l’evento. La resistenza del materiale = il livello di vulnerabilita . La valutazione della vulnerabilita viene correlata sia con le caratteristiche individuali, sia con i fattori di rischio. La persona secondo questa prospettiva possiede delle caratteristiche individuali neurobiologiche che vengono, di fronte ad eventi di natura traumatica, accentuate o meno da fattori di protezione derivanti dal contesto e che possono aiutare a –> resistere alle pressioni, promuovere le risorse latenti per favorire l’adattamento dell’ambiente. Un modello centrato sullo sviluppo dell'individuo e sul suo possibile adattamento a un contesto che puo aiutare il singolo a costruire la sua personale resilienza. Werner e Smith (1982) mostrano il ruolo del sostegno sociale e l'importanza cruciale di un approccio temporale basato sul ciclo della vita. Garmezy dagli anni ‘70 in poi e stato uno dei primi che ha cercato di concettualizzare lo studio della resilienza intesa come resistenza al rischio. Garmezy e stato spinto dallo studio di Bleuler(1978) sui figli di madri con schizofrenia, che mostrava come numerosi individui mostravano modelli adattivi positivi. Garmezy dimostra con il suo studio che l’alto rischio dipendeva sia da una variabile genetica, ma allo stesso modo, da condizioni culturali e ambientali. Le ricerche condotte da Garmezy e dalla sua equipe all’universita di Minneapolis –> sono giunte alla definizione di un modello. I modelli possono aiutare a orientare l’agire dei professionisti per comprendere indicazioni generali ed essenziali che sono al processo, in modo particolare quando si studia la resilienza nei diversi individui. L’idea della modellizzazione della resilienza (piu precisamente della “resistenza allo stress”) appare nel 1984 nell’articolo in cui Garmezy, Masten e Tellegen presentarono una ricerca condotta su 205 bambini americani esposti a diverse situazioni di vita stressanti. Gli avvenimenti di vita stressanti vissuti da questi bambini sono stati registrati tramite un questionario e attraverso interviste in profondita con i bambini e con le loro madri. Il gruppo di ricerca ha considerato anche il livello socio-economico delle famiglie, poiche' ha il ruolo di mediatore nell’impatto con i fattori di stress sulla famiglia. La competenza dei bambini e stata valutata tenendo conto di alcuni indicatori: • il rendimento scolastico • il comportamento in classe • la competenza • la consapevolezza sociale • la capacita intellettiva • le conoscenze • il pensiero creativo • il senso dell’umorismo di vista educativo, clinico e del diritto hanno bisogno di analisi approfondite –> per individuare reali percorsi di aiuto verso la costruzione di societa solidali. L'emergere della psicologia positiva (Seligman) si inserisce nel paradigma del rischio solo che si concentra sugli aspetti positivi, omettendo di considerare la condizione globale e la dimensione della vulnerabilita , della malattia o della disabilita . Pone al centro dell'attenzione solo la ricerca del benessere. In questo modo non si pone attenzione alla definizione di politiche che sostengano coloro che vivono condizioni congiunturali o strutturali di vulnerabilita –> es. come se appellarsi ad un’energia positiva permetta di risolvere condizioni di esclusione o di disuguaglianza sociale. Secondo Rutter la resilienza si differenzia dal modello proposto dalla psicologia positiva e dal concetto di competenza proposto dall’approccio alle capacita (capability approach). Esso non nega la dimensione del benessere o delle competenze e della loro realizzazione attraverso interventi mirati. Non si puo presupporre che la maggior parte degli individui risponda allo stress e alle avversita piu o meno nello stesso modo e nella stessa misura o che la prevenzione possa essere realizzata agendo su questo presupposto. Masten e Powell hanno sostenuto che i fattori di protezione (sviluppo di capacita cognitive, emotive, sociali, la qualita degli stili genitoriali e un sistema educativo di qualita ) tendono a operare nella stesso modo in tutte le popolazioni e quindi che la resilienza possa essere promossa concentrandosi sullo sviluppo delle competenze (capability approach), omettendo la dimensione sociale, relazionale e contestuale. Secondo Rutter tali argomentazioni possono essere utili come organizzatori di base, ma non si concentrano sulle influenze e sulle interconnessioni fra i sistemi. La resilienza viene definita considerando l'intreccio fra elementi di rischio e di protezione, di fragilita e di forza, di contesti sociali e culturali. Secondo Cyrulnik la resilienza non opera secondo schemi lineari, ma in maniera sistematica e dinamica. Se ci si abitua a ragionare in questo modo –> rappresentandoci una psiche in corso di “sviluppo permanente”, che continua a incontrare persone che possono modificare o rafforzare la sua evoluzione, si riuscira a definire la residenza. 1.2.2 RESILIENZA PERSONALE E FAMILIARE Dall’inizio del XXI secolo gli studi sulla resilienza si sono focalizzati sulla comprensione delle interazioni tra bambini e contesto di vita –> resilienza come un processo evolutivo complesso o come un fenomeno che deriva da molteplici fattori. Secondo Waller (2001) la resilienza e : • Multidimensionale, ovvero occorre considerare l'ambiente (fattori di protezione e ostacoli). • Multifattoriale dal momento che sia la resilienza che la vulnerabilita costituiscono l’effetto dell’interazione di diversi fattori –> predisposizioni genetiche (intelligenza, temperamento, caratteristiche personali, diversa suscettibilita ai possibili eventi ambientali), nelle qualità personali (abilita sociali e autostima) e nei fattori ambientali (legami familiari, aspettative, apprendimento, tipologia e quantita di eventi ambientali stressanti). La resilienza dunque e un processo biologico, psicoaffettivo, sociale, educativo, culturalmente determinato, che permette la ripresa di un nuovo sviluppo dopo aver subito un evento di natura traumatica. In sintesi, seguendo una prospettiva multidimensionale e multifattoriale, la resilienza e da intendersi come un processo interdipendente tra l’individuo e il suo contesto e si sviluppa secondo quattro dimensioni: ➔ Intra-soggettiva come qualita del funzionamento intrapsichico. ➔ Inter-soggettiva come qualita dei legami e delle relazioni con uno o piu tutori di riferimento (genitori, amici, educatori, insegnanti). La narrazione e il significato che la persona attribuisce alla sua esperienza. ➔ Sociale e culturale (opinioni, rappresentazioni sociali e culturali, stereotipi e pregiudizi, credenze, idee di famiglia). Le risorse esterne (associazioni, scuole, servizi educativi, vicinato). L’organizzazione del contesto socio-politico di riferimento (istituzioni pubbliche o private, leggi). ➔ Educativa (programmi educativi mirati, progetti di inclusione scolastica e sociale) –> PEI = progetto di vita nei e con i contesti educativi sociali/sanitari/riabilitativi. La resilienza non e una caratteristica individuale, non e il risultato dell’incontro tra una persona e un avvenimento potenzialmente traumatico o un’avversita cronica, che si caratterizza in un adattamento considerato positivo. Costituisce un processo complesso che implica una moltitudine di variabili: l’intreccio fra fattori di rischio e di protezione e l’interazione di molteplici sistemi complessi che permettono, a una persona o a un sistema, di riorganizzarsi con il minor numero di danni possibili. I sistemi complessi si compongono di interazioni non lineari e sono sottoposti a influenze esterne. Secondo Ionescu numerosi fattori interagiscono: ➢ A livello cellulare si considera la resilienza cellulare/neuronale. ➢ A livello del funzionamento psicologico intervengono i meccanismi di difesa, le strategie di coping, le emozioni positive/negative. ➢ A livello sociale giocano un ruolo le interazioni con gli altri e il sostegno sociale. ➢ A livello culturale possono essere menzionati i valori, i rituali per affrontare il dolore e le pratiche religiose. Le variabili che entrano in gioco nel processo di resilienza si classificano in fattori di rischio e di protezione. Queste due categoria si dividono in fattori individuali, familiari e ambientali –> appartengono a molteplici sistemi complessi in interazione tra loro e che costituiscono un continuum. Prospettiva eco-sistemica –> per tutta la durata della vita la resilienza puo essere costruita e puo essere smontata. Buona parte degli elementi che intervengono nel processo di costruzione della resilienza si costruiscono durante l’ontogenesi (processi mediante i quali si compie lo sviluppo biologico di un organismo) –> in questo modo i fattori di protezione individuali appaiono e si rinforzano con il passare del tempo nell’interazione con l’ambiente –> durante lo sviluppo. Una persona che abbia mostrato un processo di resilienza efficace in un periodo della sua vita, puo presentare disturbi psicologici se si imbatte in una serie di avvenimenti negativi che esauriscono le use risorse. Nel contesto dell’esposizione ad avversita significative sia psicologiche che ambientali, la resilienza puo essere definita come un processo che consiste sia nell’acquisizione di competenze che permettono di intraprendere un percorso di sviluppo e di miglioramento della qualita della propria vita; sia come una condizione della famiglia e dell’ambiente culturale e sociale che forniscono le risorse e le esperienze positive adeguate a promuovere un processo di sviluppo positivo. Per quanto riguarda la resilienza familiare le teorie e le ricerche si sono concentrate sullo studio dei fattori familiare e ambientali che potessero influenzare al resilienza personale attenzione posta su –> indicatori che contribuivano a migliorare la qualita di vita di bambini che vivono in contesti familiari con alti livelli di vulnerabilita . La maggior parte delle ricerche ha indagato le risorse extra-familiari e il ruolo positivo svolto da tutori quali allenatori, insegnanti ed educatori. Werner & Smith (2001) –> nonostante le condizioni di alto rischio presenti nelle famiglie, il ruolo dei nonni o di parenti e la presenza di un’ampia rete relazionale , influiva positivamente sulla qualita di vita dell’intero nucleo familiare. Walsh (2016) –> Secondo questo approccio la resilienza familiare si definisce come la capacita sviluppata da una famiglia colpita da un evento traumatico di sostenere e aiutare uno o piu dei propri membri rimasti vittima di circostanze difficili, ovvero di costruire e offrire una vita ricca e gratificante a ciascuno di essi, malgrado gli avvenimenti o l'ambiente critico ai quali e stata esposta. Secondo Delage (2001) –> i rapporti tra famiglia e eventi traumatici possono essere analizzati sulla base di due diversi aspetti: • la famiglia puo configurarsi come vittima indiretta per i vincoli che la legano al membro che sta sperimentando la sofferenza. Pur non essendo direttamente esposta, tende a essere sopraffatta dall'intensita degli affetti ai quali partecipa e cerca spesso di mettere in atto dei meccanismi di difesa inappropriati o insufficienti. • Il gruppo familiare nel suo insieme si configura come vittima diretta e in questo caso non e piu una famiglia che porta al suo interno una vittima, ma e essa stessa una famiglia vittima (es. Incidente, lutto, catastrofe). Per questo motivo il nucleo familiare si trova nella necessita di dover riorganizzare il proprio funzionamento, procedendo a delle redistribuzioni dei ruoli e alla definizione di nuove regole. I rituali svolgono il ruolo di organizzatori dei rapporti interpersonali e costituiscono un potente fattore di coesione familiare –> sono essenziali per la costruzione dei legami e nel mantenimento dell’unita e dell’identita della famiglia. Il mantenimento della dimensione di riutilizzazione sostiene la resilienza familiare, poiche' di fronte alla necessita di cambiamento i rituali sedano l’angoscia e bilanciano l’impatto del trauma. E6 importante distinguere tra: • Rituali della quotidianita –> determinano le modalita secondo cui i membri della famiglia si alzano, vanno a dormire, consumano i pasti, ecc. • Rituali che scandiscono gli appuntamenti chiave della vita familiare –> i compleanni, le ricorrenze, gli avvenimenti importanti e le festivita di carattere sociale (Natale, Pasqua). • Rituali che si mettono in atto in relazione all’evento traumatico e alle sua conseguenze. Nel quotidiano devono essere create nuove abitudini e nuovi rituali, che spesso sono intrecciati piu o meno direttamente a quelli vecchi. Nell’ottica della resilienza e importante che i rituali siano orientati verso la ricerca dell’ottimale adattamento al cambiamento e non verso l’eccessivo ripiegamento difensivo. La famiglia molto provata da una catastrofe rischia di rifiutare qualsiasi ritualizzazione. In questi casi e importante aiutarle a preservare i propri rituali e nel breve periodo e utile addirittura prescriverne di nuovi, nella prospettiva di favorire l’avviamento di un lavoro di elaborazione del lutto. Al contrario capita spesso che i rituali assumano un carattere invasivo e tutta la vita quotidiana risulti come paralizzata attorno ad una scomparsa. Allo stesso modo, si possono osservare dei rituali di isolamento in famiglia e l’evocazione del trauma diventa un tabu . In questi casi alcuni studiosi propongono di opporre al rituale di isolamento un rituale di comunicazione. • La seconda comporta la promozione intenzionale e consapevole di processi di resilienza e la sua costruzione e accompagnata anche da professionisti. Porre attenzione agli indicatori che possono guidare gli operatori verso la costruzione della resilienza diviene fondamentale per accompagnare i processi di presa in carico. Attualmente esistono molti strumenti di misura, ma non esiste uno standard unico per la misurazione della resilienza. Questo problema di misurazione e un riflesso diretto dell’ambiguita nella definizione del costrutto . Inoltre le variazioni negli approcci teorici ed empirici portano all’uso e all’adattamento di piu scale. Gli strumenti di misura includono la valutazione delle capacita individuali, come la capacita di affrontare le difficolta , l’agency, l’empowerment, l’autodeterminazione e le competenze, o caratteristiche individuali o interpersonali. Gli strumenti utilizzati per valutare la resilienza variano notevolmente a seconda del campione di riferimento, dell’oggetto di studio, delle fasce d’eta , dell’esposizione ai traumi e delle culture di riferimento. Secondo Liu, Reed e Girard (2017) un indicatore che molte delle misure condividono e porre attenzione sulla resilienza psicologica individuale. Sebbene questa sia importante e anche un limite, poiche' questo approccio presuppone che la resilienza sia annidata all’interno di un individuo, con poca considerazione per le altre variabili che possono influenzare il risultato. Inoltre il quadro di riferimento per la comprensione della resilienza e il contesto per il quale viene studiata variano ampiamente tra le misure. Infine alcune di esse sono specifiche per una determinata popolazione, rendendo difficile la loro applicabilita e la generalizzazione. Tra le domande fondamentali ancora da risolvere vi sono la scoperta di quali siano i costrutti di riferimento e se e probabile determinarne uno in assoluto. Anche se dagli esiti delle ricerche sembra che la resilienza sia un costrutto prettamente psicologico, c’e ancora una certa variabilita negli strumenti utilizzati per misurarla. Per queste ragioni la ricerca contemporanea si sta orientando verso un approccio multidimensionale. Tale visione ha permesso di evidenziare una diversita di caratteristiche interpersonali che le perone resilienti possono incarnare in contesti e momenti diversi della loro vita. Se esaminati in modo indipendente, gli approcci solo individuali non riescono a catturare la resilienza puo essere considerata sia un risultato positivo che in modo neutrale, ovvero quale semplice superamento di un ostacolo. Tuttavia spesso non esiste una valutazione che indichi se lo stesso livello di resilienza esistesse prima o dopo il momento della misurazione. Cio che viene osservato o misurato come resiliente negli individui puo essere semplicemente un’istantanea del funzionamento in un momento specifico che non e necessariamente correlato a un evento o a un trauma specifico. Una singola misurazione della resilienza non e sufficiente –> misurare come si affronta un evento non corrisponde alla resilienza, in quanto non prende in considerazione le interconnessioni fra la persona, l’ecosistema e la variabile tempo. Inoltre le persone e le comunita possono essere impegnati in processi di resilienza, ma non interpretarli come tali. Il modo in cui un individuo interagisce con la sua comunita o con il suo ambiente, influenza il processo di resilienza personale e familiare –> ne determina i risultati in modi diversi. Liu, Reed e Girard (2017) hanno messo a punto un modello multi-sistemico di analisi della resilienza (MSMR – Multy System Model of Resilience) con l’obiettivo di esaminare la natura dinamica del processo di resilienza come interazione tra gli individui e il loro piu ampio contesto socio-ecologico. L’obiettivo e quello di affrontare le limitazioni presenti nei modelli esistenti, di chiarire l’ambiguita causata da definizioni eterogenee di resilienza e di proporre una definizione di resilienza come un processo che si declina nell’arco della vita –> include variabili intra-individuali, interpersonali e socio-ecologiche. L’MSMR rappresenta la resilienza come un sistema a piu livelli proveniente da dimensioni multiple, simile a quello biopsicosociale che si riferisce al recupero del trauma. Il modello comprende un'analisi ecologica e sistematica della resilienza. Questo modello permette di comprendere e di valutare la resilienza sia con uno sguardo contestuale e mirato sia globale, non procede dal rischio ma si basa sull’esperienza dell’evento traumatico. Il modello interconnette fattori interni (intra-individuali e interpersonali) e fattori esterni, al fine di contestualizzare le circostanze uniche di ogni individuo in riferimento ad un ambiente socio-ecologico. Fattori individuali = caratteristiche interne individuate dalle ricerche nelle persone resilienti. Fattori interpersonali = individuati dai risultati della correlazione fra i processi di trasformazioni personali acquisiti nel tempo attraverso le interazioni sociali. Fattori socio-ecologici = sono costituiti da organizzazioni (servizi, associazioni) formali e informali che possono facilitare la resilienza individuale e comunitaria. Resilienza Cellulare –> si tratta delle caratteristiche individuali, dei sistemi stress-reattivi in risposta a traumi e avversita , a indicatori biologici chiave relativi allo studio del profilo della resilienza cellulare. Viene studiata nel campo delle neuroscienze e della neurobiologia e viene correlata a fattori individuali e interpersonali. Affrontare le avversita giorno per giorno non equivale alla resilienza. Gli indicatori di salute sono elementi essenziali per la comprensione della resilienza su base fisiologica. Secondo Kim, Hershner, Strecher (2015) considerare le caratteristiche peculiari del funzionamento biologico e i comportamenti legati alla salute costituiscono un elemento chiave per la definizione della teoria della resilienza cellulare. Tutto cio necessita di un cambiamento concettuale che consiste nel passaggio da un approccio orientato solo all’analisi dei deficit ad uno che considera anche gli indicatori di salute. I ricercatori sottolineano l’importanza di definire profili demografici e biologici individuali (compresi il genere e la cultura di provenienza). I fattori individuali consistono in indicatori che possono essere promossi, sviluppati o acquisiti nel tempo da fonti interpersonali (famiglia, amici, esperienze e incontri). I fattori esterni si riferiscono ai contesti. Le esperienze di dolore riguardano processi interattivi, fra le caratteristiche intrea-individuali dell’individuo, i fattori interpersonali e i contesti. Questi sistemi interni prevengono, promuovono e sostengono il processo di resilienza nei momenti critici. Il modello che sembra condiviso dalla comunita internazionale identifica la teoria della resilienza come un costrutto che puo essere compreso solo attraverso lo studio dell’interazione fra i sistemi umani secondo una prospettiva olistica e globale. Secondo Ungar l’idea che la resilienza sia scarsamente teorizzata o identificabile nasce dalla mancanza di studi interdisciplinari sul medesimo oggetto di studio. Basandosi sul modello di sviluppo umano di Brofenbrenner (2005) la resilienza di piu sistemi puo essere compresa attraverso l’immagine delle bambole russe incastrate una dentro l’altra –> ogni sistema e un insieme distinto di parti componenti che sono subordinate. Secondo l’approccio ecologico sociale umano la resilienza puo essere compresa e studiata solo attraverso la definizione di modelli che tengano in considerazione fattori intra-individuali (caratteristiche neurobiologiche di ogni essere umano), individuali (le relazioni interpersonali), familiari (legami primari e secondari) e ambientali (societa , cultura, educazione). La ricerca ha messo in luce le correlazioni fra i disturbi legati alla salute mentale, come siansia e depressione, e l’infiammazione del sistema immunitario. Le ricerche che studiano la resilienza cellulare, insistono anche sulle ricadute che l’analisi di un sistema ha sugli esseri umani e la presenza di correlazioni con le politiche culturali, educative, sociali e ambientali. La resilienza e preferibile studiarla rispetto a oggetti di studio specifici in modo interdisciplinare al fine di poter tutti i sistemi e gli elementi –> condurre analisi contestuali e mirate (ciascun dei sistemi e correlato all’altro). La dimensione neurobiologica e fondamentale e puo influire anche sulle determinanti psicologiche e sociali. Secondo un approccio multidimensionale e multideterminato la costruzione della resilienza, in riferimento a uno specifico oggetto di studio, viene inquadrata come l’intreccio di sistemi interconnessi e le priorita sono stabilite in base ai principi di riferimento che una societa esprime. 1.2.3.1 COSTRUZIONE DELLA RESILIENZA PERSONALE: INDICATORI DI ANALISI In riferimento alla costruzione della resilienza personale si propone una classificazione suddivisa in fattori interni ed esterni, che puo orientare la costruzione di progetti volti a promuovere la resilienza personale. Essa non tiene conto delle caratteristiche individuali. La classificazione in quanto tale non permette di descrivere l’originalita di ciascuna persona e specificita in relazione ai contesti –> si presenta dunque solo come uno strumento di riferimento secondo un modello ecologico e sociale ai processi di sviluppo. I fattori indicati (interni ed esterni) sono da intendersi in modo flessibile e interconnessi. Un elemento fondamentale e dimensione del tempo –> quando una persona si trova improvvisamente coinvolto in una evento di natura traumatica ha bisogno di tempo per comprendere, sentire, rielaborare l’esperienza e di persone vicine capaci di accogliere il dolore, la sofferenza, la condizione nella quale la persona o il gruppo si trova, e creare spazi e momenti per permettere di riprendere la propria vita. In generale gli uomini non hanno bisogno di tutti questi fattori per essere resilienti, ma uno solo non basta. La resilienza personale presuppone l’interazione di fattori interni ed esterni Questi fattori chiave per la famiglia e l’efficacia complessiva del funzionamento dei sistemi familiari, tendono a rafforzare le avversita . Gli indicatori non corrispondono a tratti che distinguono le famiglie resilienti da quelle che non lo sono. Si tratta piuttosto di fattori e indicazioni riferite a processi dinamici, interattivi che coinvolgono punti di forza e risorse che i membri della famiglia possono mobilitare all’interno del loro sistema familiare e il relazione al loro ambiente sociale. Le famiglie creano percorsi di resilienza diversi a seconda delle loro risorse, delle sfide, dei valori e degli obiettivi. Secondo Walsh, l’orientamento della resilienza familiare puo essere applicato in modo utile con un ampia gamma di situazioni di crisi, transizioni e condizioni di multistress nei servizi di presa in carico presenti sul territorio. Per mettere in pratica una visione ecologica –> gli interventi possono comportare la collaborazione con la scuola, il posto di lavoro, i servizi sociali, la giustizia o i sistemi sanitari. Con interventi mirati le famiglie diventano anche piu intraprendenti nell’affrontare le sfide future. Anche in questo caso e proposta una mappa flessibile, suddivisa in fattori interni ed esterni, che puo orientare la costruzione di progetti volti a promuovere la resilienza familiare. Rimangono notevoli le criticita , quando si considera l’applicazione reale, clinica ed educativa, di servizi di sostegno alla genitorialita . Nello specifico sono ancora rari i progetti di promozione della resilienza familiare secondo una prospettiva ecologica sociale e globale dello sviluppo umano. 1.2.4 RESILIENZA ORGANIZZATIVA O DELLE ORGANIZZAZIONI Il cambiamento e una caratteristica inevitabile della vita di un’organizzazione. A volte il cambiamento e imposto da potenti agenti esterni. A volte e la naturale conseguenza dell’interdipendenza e dell’interazione. Indipendentemente dalla causa scatenante, le organizzazioni devono essere in grado di modificare in modo efficiente ed efficace le proprie risorse, le proprie competenze e i propri modelli di business per prosperare in condizioni mutevoli. La letteratura offre diverse prospettive sul significato di resilienza organizzativa: • La capacita di reagire a situazioni inaspettate, stressanti e di riprende-re l’equilibrio di prima. E6 questo un approccio simile a quello che compara la resilienza con i materiali, e sostiene che le organizzazioni possono riprendere una forma dopo essere state sottoposte a forti pressioni. I cambiamenti globali influenzano le dinamiche locali e gli eventi locali hanno conseguenze globali. • Al di là della sostenibilità: pace, riduzione della poverta e sostenibilita ambientale e globale sono dimensioni inseparabili, così come gli esseri umani e il pianeta. E6 necessario un quadro olistico e sistemico per comprendere che le diverse crisi possono essere interdipendenti. Per promuovere la pace, lo sviluppo si deve concentrare sulla protezione della Terra, sulla tutela della biodiversita e aiutare l’umanita a gestire le future crisi e cambiamenti. • Al di là della persistenza: migliorare il benessere umano per tutti richiedera un cambiamento radicale e trasformativo. Dal punto di vista della resilienza, le azioni di costruzione della pace e di sviluppo dovrebbero la popolazione a considerare il cambiamento come parte costitutiva della vita, imparando a gestire l'incertezza e rivalutando continuamente i biosgni e i comportamenti. Nell’Antropocene gli approcci basati sulla biosfera(tengono conto dell’interazione tra la dimensione umana e il sistema ecologico globale) sono un prerequisito per indirizzare lo sviluppo verso la sostenibilita . Cambia il modo in cui dobbiamo pensare al nostro mondo e al pianeta in cui viviamo. Secondo il GRAID prove recenti hanno evidenziato tre nuove sfide che il concetto di Antropocene introduce: 1. Complessità: qualsiasi analisi deve tenere conto che i sistemi sociali ed ecologici sono interconnessi, inseparabili e si influenzano reciprocamente. 2. Tecnologia: le persone sono sempre piu collegate dalla scala locale a quella globale. 3. Consapevolezza e sorpresa: un movimento costante, diffuso, rapido e spesso brusco domina il pianeta. 4. Questa fase rappresenta un periodo dove i cambiamenti in una parte del mondo hanno ricadute vicine e lontane. Il GRAID definisce questa situazione effetto Antropocene e ritiene che ignorare le interconnessioni tra locale e globale sia una delle ragioni per cui molti progetti di sviluppo falliscono. L’Antropocene sara sempre caratterizzata da sorprese e turbolenze –> queste dinamiche sono legate a rapidi mutamenti. Gli ecosistemi della Terra hanno iniziato a mostrare segni di stanchezza non solo a livello locale, ma anche regionale e globale. Diviene fondamentale interrompere le catene dei molteplici sfruttamenti e disuguaglianze, attuare scelte giuste al fine di vivere a lungo e in equilibrio con la natura. Ricercatori comunicano che si e giunti alle porte di una profonda trasformazione, la cui intensita si situa su un continuum che a un estremo potrebbe condurre alla distruzione della Terra, all’altro a una nuova evoluzione umana. Avviando un processo di resilienza inteso come agente per il cambiamento culturale, economico, educativo, sociale, politico, sanitario, ambientale per trovare forme pacifiche di coesistenza fra esseri umani e ambiente. ➔ Promozione di percorsi di formazione, in campo educativo, che favoriscano una coscienza ambientale. ➔ Avvio di percorsi educativi che permettano di imparare ad operare con e nell’ambiente senza consumarlo e offenderlo, ma rispettandolo. L’ambiente diviene il luogo nel quale vivere esperienze significative attraverso la progettazione di contesti che permettano di costruirsi una struttura mentale relazionale e interconnessa. L’uso consapevole dell'ambiente puo divenire un ottimo mediatore per la promozione di competenze trasversali e innalzare i livelli di coscienza ambientatale. CAP. 2 LA RESILIENZA IN EDUCAZIONE: RIGENERAZIONE E RINNOVATO UMANESIMO 2.1. OLTRE LA VULNERABILITÀ LA CRISI: EDUCAZIONE E CRESCITA I processi educativi e di insegnamento-apprendimento hanno bisogno di contesti progettati tenendo conto delle differenze, delle diversita umane e del rispetto dell’ambiente naturale o artificiale all’interno del quale si vive. L’essere umano vive in un rapporto di interazione con se stesso, con il mondo e con gli altri. Quando una persona e lasciata libera di esprimersi e quindi di fare esperienza di se' , in accordo con i propri sentimenti e bisogni, si sviluppera una personalita matura e autonoma. L'esperienza del vivere e composta da bisogni e desideri. Quando questi vengono soddisfatti producono un'esperienza positiva –> il soggetto percepisce emozioni gratificanti che consentono di sviluppare fiducia nel mondo e una stima verso se stesso. In caso contrario le esperienze di frustrazione, l'impossibilita di essere se' stessi , lasceranno segni che determineranno disadattamenti e insoddisfazioni. Gli esseri umani mettono in atto comportamenti che tendono a soddisfare desideri e bisogni che sono alla base dell'esistenza. L’esperienza, ovvero tutto quello che e potenzialmente disponibile alla nostra consapevolezza, e il fondamento su cui si basa la personalita . Secondo Bosio si sviluppa il se' che fornisce all’organismo una struttura di riferimento per le sue azioni e stabilisce quello che puo diventare cosciente e accettabile. La tendenza a formarsi durante la crescita puo essere bloccata , accompagnata o distorta nel suo procedere da una o piu ferite, da eventi di natura traumatica, causate da comportamenti, sentimenti e fattori responsabili di queste ferite. Il perdurare e l’intensita delle esperienze dolorose rischiano di non essere utili e di allontanare dal contatto con le parti autentiche dell’uomo e del suo essere nel mondo. La vita psichica secondo Cyrulnik (2009) non potrebbe evolvere in mezzo al caos –> perche' la confusione disorganizzata impedirebbe di dare un ordine al mondo interno ed esterno. Inoltre le rappresentazioni (il modo in cui si percepiscono, osservano e comprendono le esperienze quotidiane) non prenderebbero una forma coerente nelle routine di tutti i giorni se l’informazione fosse sempre uguale a se stessa –> non si trarrebbe alcun vantaggio. Di fronte ad una ferita il caos e le pressioni corrispondono alla lacerazione traumatica e la resilienza alla riorganizzazione del sistema. La transizione fra gli ordini, come gia richiamato nel primo capitolo nel concetto di panarchia, non e un processo banale e immediato da compiere. Sono fondamentali riti di passaggio perche' offrono la possibilita di stabilire dei rituali e avere dei luoghi dove poter attivare le narrazioni. Un elemento comune che supporta un processo di resilienza e l'incontrare persone con buone competenze relazioni ed emotive, capaci di accompagnare le persone le persone che hanno subito un evento di natura traumatica, nel riprendere la loro vita e dare un senso alla propria storia di vita. Interrogare e interrogarsi non implica lasciare la realta com’e ma assumere un atteggiamento di responsabilita , analisi, curiosita , scoperta e impegno per trovare strade possibili e sostenibili di fronte a eventi che lasciano segni e provocano limitazioni che, in alcune circostanze, sono molto serie e con le quali si deve fare i conti. A volte le esperienze sono così dolorose e faticose che solo nella condivisione e nella vicinanza e possibile padroneggiarle. Da questo punto di vista e fondamentale non confondere la dimensione della fragilita o la disabilita con la malattia o il disturbo mentale o la patologia. La ripresa evolutiva e possibile offrendo spazi e opportunita per riorganizzarsi ed evolvere. La possibilita di rendere sostenibile l’esperienza di dolore o di fatica non e il risultato di una virtu , qualita tratto individuale e naturale, ma piuttosto attribuibile alla costruzione di contesti solidali, alla presenza di persone consapevoli e competenti. Le persone che impiegano molto tempo a riprendersi da un trauma sono proprio coloro che sono state abbandonate dal gruppo. Puo accadere che le circostanze sociali del dopo evento traumatico inibiscano l’efficacia di cio che puo tutelare il processo di resilienza umana. Si puo dunque innescare una dinamica involutiva, di desilience (contrario della resilienza), quando si perdono i riferimenti spirituali, culturali, sociali, politici ed economici. La resilienza non e una certezza, e una scommessa sul futuro –> e fondamentale favorirla ma non vi sara mai la completa sicurezza di determinarla. Un processo di desilienza lede tutte le prospettive di sviluppo e di emancipazione. Se non la si invoca mai, ovvero la si nega, la si deride o la si percepisce come un qualcosa di passeggero –> si commette l’errore di leggere solo un aspetto della realta , di chiudersi solo ed esclusivamente nella condizione di vittime, lasciando che il dolore, la rabbia, l’odio prendano il sopravvento, generando una spirale involutiva. La crisi, dal greco krisis, che significa “scelta”, rappresenta un momento di passaggio, di transizione da uno stato a un altro. Le crisi comportano sempre un mutamento che genera una trasformazione del percorso identitario: non si e piu quelli di prima, ma cosa di diventera ancora non e dato saperlo. La rottura deve essere riconosciuta e non negata. Montuschi (2004) spinge la pedagogia speciale a una lettura analitica delle situazioni complesse liberandola dall’ansia di dover trovare soluzioni affrettate (presa d’atto di un evento imprevisto). Secondo l’autore l’accettazione non e l’esito ne' di un giudizio negativo ne' di un sentimento, ma e fondamentale prendere una decisione. Le crisi possono essere assunte come dei momenti di passaggio –> due tipologie di passaggio che a volte si interconnettono: • i naturali passaggi di crescita che sono caratterizzanti della vita di ognuno e si registrano in presenza di situazioni di passaggio (nascita di un figlio, adolescenza, vecchiaia) • le crisi accidentali sono parzialmente prevedibili e si osservano in corrispondenza di eventi che rompono il normale andamento dell’esistenza mostrandone la vulnerabilita . Le situazioni di crisi possono avere un andamento naturale, che implica il loro superamento anche grazie alle risorse biologiche, personali, sociali, educative, spirituali o di solidarieta che si attivano o si incontrano, o anche il rischio di una rottura definitiva e impedire il processo di trasformazione evolutivo. Essere fragili e vulnerabili non vuol dire solo fare i conti con la modificazione dell'immagine di se' che ci si e costruiti, ma anche con le rappresentazioni sociali e culturali sulla fragilita e sulla vulnerabilita . 2.2 PEDAGOGIA SPECIALE, RESILIENZA E PROCESSI DI INCLUSIONE La vita e piena di incontri e perdite, anche la dimensione della disabilita e caratterizzata da incontri e perdite. Il processo di riorganizzazione e adattamento e inevitabile, incessante perche' gli esseri umani sono interconnessi e vivono all’interno di un pianeta che e in movimento. L'esperienza della morta di una persona cara e forse quella che maggiormente mette di fronte alla precarieta e fragilita umana. La pedagogia speciale fin dalle sue origini dialoga con molteplici dimensioni –> fragilità, possibilità e cambiamento. La radice di fragile richiama il verbo latino frangere ovvero “rompere” e il termine fragmentum “frammento”, “pezzo”. Constatare che siamo fragili, nessuno escluso, comporta ammettere che abbiamo dei limiti. Vi e ancora un lungo percorso da compiere per comprendere che la disabilita non deriva esclusivamente dalla menomazione o dalla persona stessa e dalla sua famiglia, ma anche dal modo in cui i luoghi educativi, sociali, la cultura, il lavoro e la societa la rappresentano. Lo sviluppo e la partecipazione alla vita educativa e sociale delle persone disabili, e influenzato da fattori biologici, culturali e sociali, educativi e organizzativi. Secondo Gardou, anche se sono stati fatti notevoli progressi, le persone con disabilita sono ancora percepite come esseri “separati” nelle societa . Per promuovere emancipazione e necessario favorire un processo evolutivo e di un approccio etico e non solo medico. I Disability Studies e i Critical Disability Studies condividono un approccio che mira al perseguimento: • dell’emancipazione e dell'autodeterminazione nella prospettiva dei diritti • a una visione critica del modello biomedico individuale • al linguaggio normativo e sociale del deficit Il passaggio da una visione lineare e omogenea della disabilita a una complessa, che non assimila l'identita della persona disabile con il suo profilo di funzionamento –> e un presupposto fondante. Il processo della resilienza, ovvero il percorso evolutivo di riorganizzazione positiva della propria storia personale, scaturisce proprio dall’aver constatato traiettorie differenti da quelle che le premesse scientifiche ed educative avrebbero ipotizzato. Il costrutto della resilienza si discosta da un paradigma medico-centrico proprio in luce della constatazione di come persone o gruppi umani fossero riusciti, a fronte della violenza vissuta, a trasformare la loro vita e ad affermare identita plurime e globali. Questo processo evolutivo ha condotto alla ratifica della Convenzione Internazionale dei Diritti delle Persone con Disabilita (ONU 2006) nella quale si riconosce spazio di parola e di partecipazione a un gruppo umano storicamente lasciato ai margini. L’essere riusciti a rappresentarsi non come persone malate o inabili, ma attive e capaci, a costruire processi educativi in contesti eterogenei e comuni, ha corrisposto non solo ad un processo di emancipazione di autodeterminazione ma anche di resilienza individuale, organizzativa e comunitaria. Il termine disabilità, secondo il punto di vista della pedagogia speciale, assume un significato multidimensionale e multi-prospettico. Racchiude un’analisi volta a rilevare le interconnessioni fra le persona, il suo processo evolutivo, le peculiarita relative al profilo di funzionamento globale, in relazione al suo contesto di riferimento, all’organizzazione delle politiche, delle pratiche, delle rappresentazioni sociali e culturali. ➔ Rappresenta una prospettiva che coglie un visione globale dello sviluppo di umano. Tale approccio invita ad ampliare la sua definizione considerando il temine disabilita quale costrutto che comprende molteplici fattori e cause. 2.4. NARRAZIONI E STRUTTURE DEL POSSIBILE Hellen Keller e una persona che oggi chiameremmo resiliente –> rimase priva della vista e dell’udito e visse quasi abbandonata a se' stessa fino all’eta di 7 anni, quando divenne sua educatrice Anna Mansfield Sullivan. Hellen Keller oltre all’inglese conosceva il altino, il francese, il tedesco e un po' di italiano. La sua curiosita intellettuale la porto a impegnarsi nel mondo sociale e letterario. L’esperienza di Hellen conduce ad un nodo centrale della resilienza –> il rapporto fra condizioni di salute e risorse, debolezza e forza. Il male fa di noi degli uomini e delle donne forti, pazienti e disponibili all'aiuto reciproco, inoltre ci insegna che il mondo e pieno di dolore ma anche di vittorie sul dolore. La storia di Hellen Keller viene citata anche da Vygotskij per spiegare la nozione di compensazione. Secondo Vygotskij il sentimento o complesso di inferiorita che si sviluppa nell’individuo, inseguito dal difetto, e costituito dalla stima della propria posizione sociale, che diventera la forza principale dello sviluppo psichico. Vede nella storia di Hellen Keller un tentativo riuscito di compensazione del “difetto”che si attua grazie a condizioni sociali favorevoli. Per Vygotskij il difetto di Hellen e stato socialmente utile e non ha creato un sentimento di inferiorita . Paradossalmente il deficit nella sua storia ha assicurato il suo sviluppo e portato ad una realizzazione positiva. Emerge da cio l’idea di come sia possibile organizzare le proprie conoscenze, gli apprendimenti a partire da risorse limitate. La realizzazione di questa idea si attua attraverso il proprio riconoscimento di risorse e limiti, valorizzando le differenze a partire da un principio di comunione e di uguaglianza che accomuna tutti in quanto esseri umani. Vygotskij puo essere considerato precursore delle ricerche sulla resilienza. Gli attuali studi sulla resilienza, in particolare quelli collegati all’ecologica sociale e umana, rilevano l’importanza di una lettura multifattoriale attraverso la quale e possibile affermare che anche in circostanze sfavorevoli la resilienza umana e sociale e possibile. Occorre evitare letture superficiali colme di pregiudizi e stereotipi che etichettano prima di avere intrapreso un percorso multifattoriale e multidisciplinare e una presa a carico complessiva. La presunzione di poter definire, catalogare, quantificare le esperienze ha impedito di accorgersi che le narrazioni si definiscono all’interno di relazioni e di contesti. Le identita necessitano di riconoscimento, agnizione –> consiste nell'improvviso e inaspettato riconoscimento dell’identita di un personaggio. Tale processo e descritto in modo adeguato da Alexandre Jollien –> racconta il tema delle identita e delle differenze sostenendo che ciascuno e piu grande dei suoi limiti, delle proprie malattie, delle proprie disabilita , che la persona non e riconducibile alla menomazione che la caratterizza. Il tema delle differenze e delle identita plurimi e originali richiama un presupposto fondante della pedagogia speciale. L’aver constatato che i bambini che hanno subito delle profonde deformazioni, delle rotture identitarie potessero riprendere una struttura del possibile, ha permesso di modificare lo sguardo dei professionisti sulla persona, per non circoscriverla all’interno di un categoria rigida, fissa e prestabilita ma di porre l’attenzione anche sull’opportunita di educare e di costruire societa che offrissero occasioni di apprendimento anche a coloro che storicamente erano ai margini e non potevano accedere alla vita della societa . ➔ Apertura, rivisitazione e riorganizzazione in relazione all’evento che si e subito. Il processo della resilienza non coincide con il superamento dell’ostacolo, esso corrisponde ad un percorso di ripensamento e di rivisitazione delle proprie identita . In Italia fino a quando l’educazione era collegata a una prospettiva medico-centrica le persone disabili venivano internate a vita negli istituti, togliendo loro qualsiasi speranza e diritto. Si e intrapreso un processo di riconoscimento delle risorse, delle capacita , delle caratteristiche della loro personalita nonostante la presenza di limitazioni, esse hanno potuto accedere ai processi di partecipazione sociale e accedere all’educazione. ➔ Elemento fondamentale per il processo di riorganizzazione e il sostegno affettivo che i familiari potevano dare loro. Tutti questi sforzi si sono coordinati per favorire una ripresa evolutiva considerata possibile nonostante l’evento traumatico o la presenza di disabilita . La difficolta irreversibile e accompagnata da molti elementi che rendono invece possibile l’intervento. Dall’analisi dei percorsi di resilienza compiuti dalle persone con disabilita e dalle loro famiglie, secondo un’ottica ecologica e sociale allo sviluppo umano, il processo di riorganizzazione positiva si determina quando l'incontro con un'esperienza di dolore, di difficolta e la sua accettazione diventa l’elemento che permette la trasformazione e la possibilita di trovare nuove forme evolutive. Il processo di resilienza personale e reso possibile tramite l’incontro di fattori esogeni (culturali, sociali, educativi) ed endogeni (individuali, personali, intersoggettivi). L’evento di natura traumatica, la condizione di disabilita genetica o acquisita –> diventa l’organizzatore di una nuova evoluzione e co-evoluzione che si realizza attraverso l’intreccio di fattori di protezione personale, familiare, educativa e sociale –> si realizza attraverso percorsi che permettano alla persona e alla famiglia di accrescere le proprie competenze personali, mediante un processo di empowerment e di innalzamento delle capabilities, di autodeterminare le proprie scelte e di un’attiva partecipazione nei contesti sociali ed educativi. Wehmeyer e colleghi hanno cercato di specificare in modo operativo il costrutto di autodeterminazione, proponendo uno specifico modello di riferimento. In esso sono considerate sia la dimensione individuale (competenze necessarie all’autodeterminazione) che quella ambientale (corrisponde alle opportunita fornite dal contesto). L’autodeterminazione dipende da tre elementi tra loro correlati: • il desiderio di controllo • il grado di controllo effettivamente esercitato • l’importanza data ai vari eventi Le componenti dell'autodeterminazione, insieme alla promozione delle competenze, sono elementi fondamentali per la costruzione di percorsi di resilienza personale e familiare. La resilienza personale e familiare secondo alcuni autori che si occupano di disabilita –> caratterizza un processo di apprendimento, empowerment e autodeterminazione, attraverso il quale la persona reinterpreta il significato della sua identita , orientando positivamente il significato della propria storia. Un altro aspetto di fondamentale importanza che la teoria della resilienza, secondo un approccio ecologico sociale, mette in luce e la dimensione relazionale. La resilienza personale o familiare non si realizza in solitudine, ma attraverso l'intreccio e un processi di coevoluzione reciproco nell’apprendimento e nella costruzione del Progetto di Vita. La teoria della resilienza evidenzia il ruolo decisivo della dimensione educativa e dei processi di insegnamento apprendimento che possono realmente supportare la vita delle persone con disabilita e delle loro famiglie. L’approccio ecologico e sociale in riferimento alla disabilita tiene conto della dimensione del limite, della vulnerabilita dell’evento di natura traumatica, della sua accettazione e analizza i differenti profili di funzionamento individuali –> opera rispetto alle dimensioni della risorsa e della possibilità. Studia l'intreccio dei fattori di rischio e di protezione per permettere alla persona di esprimersi, contribuendo così allo sviluppo di un processo di resilienza che si realizza anche attraverso l’empowerment, l’autodeterminazione, l’aumento delle capacita e processi emancipativi. 2.5. PEDAGOGIA SPECIALE E COEVOLUZIONE: RESILIENZA ECOLOGICA E SOCIALE ALLO SVILUPPO UMANO Il campo di indagine principale della pedagogia speciale –> analisi delle traiettorie esistenziali delle persone con disabilita e delle interconnessioni esistenti con l’organizzazione delle citta , delle culture e delle pratiche. Si deve soprattutto ad Andrea Canevaro l’impegno a porre l’attenzione sul riconoscimento delle differenze, delle pluralita nelle identita e non solo sul deficit (impairment), per attuare un processo che in Italia ha permesso di raggiungere l’attuale concetto di educabilità per tutti. Nel decennio fra il 1960-1970 le comunita locali hanno inteso l’esperienza educativa come un investimento in solidarieta –> le scuole con impegno hanno accolto allievi disabili e avviato un processo educativo che comprendeva anche la risposta ai loro problemi e alle loro difficolta . Si discosta da uno sguardo solo medico o sociale per analizzare le traiettorie personali e collettive secondo un approccio globale che tiene conto delle dimensioni neurobiologiche personali, familiari, oragnizzative ì, relazionali, ed educative. La pedagogia speciale si muove nella dinamica di non rinunciare a dare risposte speciali (da qui il suo nome) a problemi specifici in contesti ampi e non in contesti separati. Una delle finalita proprie della pedagogia speciale e quella di promuovere l’educazione inclusiva e l’inclusione sociale. Opera per ridurre le disuguaglianze occupandosi di differenze, fragilita e vulnerabilita . Lo sguardo della pedagogia speciale procede con l’analisi che colgono il punto di vista di coloro che solitamente sono ritenuti inutili. Orienta i discorsi pedagogici ed educativi verso la tutela dei diritti umani fondamentali proponendo l’idea che se si riesce a sostenere processi emancipativi di coloro che sono considerati ultimi, anche quelli che vengono pensati come i migliori saranno meglio. L’educazione inclusiva e la prospettiva della resilienza, secondo un modello ecologico e sociale allo sviluppo umano, possono diventare organizzatori di significato che delineino percorsi di crescita offrendo della possibilita concrete. Il ruolo dell’educazione, quale atto formale e rispettoso e fondamentale per congiungere i sistemi umani e ambientali e per promuovere lo sviluppo. La qualita dell’educazione e dell’organizzazione dei contesti educativi e scolastici, l’innovazione dei dispositivi pedagogici e didattici e strettamente correlata alla possibilita di promuovere resilienza. Offrire dimensioni ordinarie (andare a scuola, avere amici, andare a lavorare, partecipare a eventi culturali, progettare il futuro, acquisire competenze e conoscenze) permette a chi ha subito un trauma di non chiudersi solo nella dimensione di vittima, ma di esplorare in modo attivo le altre dimensioni della sua personalita . L’educazione inclusiva interviene in condizioni peculiari, per rispondere con competenza, attraverso l’ausilio di mediatori specifici che si promuovono nella logica della progettazione universale dell’apprendimento (Universal Design for Learning). La pedagogia speciale ha contribuito nel XXI secolo puo aiutare a padroneggiare in modo efficace l’incertezza e i cambiamenti che caratterizzano la vita di ciascuno, non solo delle persone con disabilita . Essa non e speciale perche' i occupa di individui o di gruppi distaccati dai contesti o dalla vita ordinaria –> il termine speciale e attribuito perche' si occupa di condizioni e situazioni che riguardano la vita di tutti, ma che in alcune circostanze (in riferimento ai particolari profili di funzionamento, agli eventi di natura traumatica) possono generare livelli di vulnerabilita tali da ostacolare i processi di crescita. ➢ Operare per evolvere la figura dell'insegnante specializzato o dell’educatore scolastico. ➢ Definizione di processi formativi attraverso i quali la responsabilita formativa diventi una realta presente nei contesti educativi e scolastici. ➢ Diffondere le competenze specifiche della pedagogia speciale affinche' possano essere condivise e padroneggiate da tutti i professionisti dell’educazione. ➢ Promuovere azioni di partecipazione, di assunzione di responsabilita reciproche e processi di coeducazione fra gli allievi. Scambi e intrecci interdisciplinari possono divenire un’occasione sia per far riconoscere la specificita della pedagogia speciale quale ambito utile per la promozione dell’inclusione educativa e sociale, sia quale motore per rigenerare gli assetti pedagogici, didattici ed educativi. CAP. 3 LA COSTRUZIONE DELLA RESILIENZA E L’EDUCAZIONE INCLUSIVA: DIREZIONI INTENZIONALI E SFIDE FUTURE 3.1. Future Resilience Innovation Lab and Education: MODELLI IMPLICITI E INTENZIOANLITÀ NELLE RELAZIONI EDUCATIVE Lo studio dei processi di resilienza e la sua costruzione in campo educativo si esplicita secondo due piano interconnessi: • Il primo fa riferimento alla ricerca e analisi dei fattori (endogeni ed esogeni) che generano percorsi evolutivi di fronte a condizione anche strutturalmente di vulnerabilita . Il fine e quello di contrastare illegalita , disparita , emarginazione, esclusione, poverta educativa e abbandono scolastico, e promuovere resilienza come concetto organizzatore per la costruzione di servizi educativi e sociali piu inclusivi, solidali, coesi e simili alle sfide che le societa si propongono di raggiungere. I processi e i percorsi che mirano a costruire la resilienza si avviano, non solo durante e dopo l’evento di natura traumatica, ma anche prima. Principi, valori, approcci pedagogici, modelli di mediazione didattica e strumenti –> prerequisiti fondamentali validi per tutti, migliorano la qualita dei processi educativi e sono da adottare durante tutta la vita. • Il secondo piano si riferisce alla resilienza assistita –> riguarda i differenti approcci, metodologie e indicatori (endogeni ed esogeni) utilizzati dai professionisti che caratterizzano il processo che accompagna la riorganizzazione dell'esperienza di vita. I due piani non sono separati o separabili, ma sempre interconnessi perche' si alimentano a vicenda. Accompagnano a scoprire la vera natura e autenticita dentro ad ogni essere umano e allo stesso tempo sostengono un processo di crescita nel caso di condizioni di fragilita o vulnerabilita . Le due direzioni si intrecciano perche' l’evoluzione e in continuo movimento. Il processo di resilienza puo essere naturale –> quando i sistemi e le relazioni fra di essi si determinano grazie ad una serie di fattori protettivi che si manifestano a fronte di crisi o rotture legate a eventi della crescita. Il processo ha bisogno di aiuti mirati –> questi si riferiscono sia agli interventi e ai programmi individuali mirati per accompagnare la persona o la sua famiglia attraverso l’intervento di esterni, sia all’organizzazione dei servizi educativi e delle risorse economiche che i territori attivano. Cyrulnik e Pourtois in un trattato sulla resilienza e la scuola, propongono di considerare la dimensione educativa quale elemento cardine che puo essere anche fattore protettivo grazie alle diverse opportunita che offre per accompagnare la formazione di nuove generazioni. Un altro elemento centrale e la funzione e il ruolo che l’insegnante o l’educatore puo svolgere quale tutore di resilienza –> proporre esperienze ai bambini e ai giovani che permettano di riconnettersi con altre dimensioni della propria personalita . La resilienza organizzativa dei sistemi educativi e sociali –> si riferisce ad un sistema che sappia esprimere professionalita , attenzione, responsabilita , modelli e interventi educativi contemporanei. In ambito educativo la resilienza organizzativa si desume dall’intreccio di conoscenze e competenze individuali che vengono raggiunte dai bambini/giovani, dalle famiglie e dalla forma organizzativa che l?ente decide di assumere. Il modello alla resilienza organizzativa e multi-dimensionale e multi-determinato. La dimensione socio-affettiva, la gestione delle emozioni insieme alla capacita di rielaborazione critica e un elemento fondamentale per il processo di resilienza organizzativa. La resilienza organizzativa si determina attraverso: • obiettivi condivisi • definizione delle priorita • pianificazione e progettazione di azioni a breve/medio/lungo termine • condivisione di un orizzonte di senso • creazione di legami interpersonali caratterizzati da stima, rispetto e fiducia reciproca in campo educativo diviene fondamentale sostenere e promuovere negli educatori e insegnanti la dimensione del gruppo, della partecipazione, dell’ascolto attivo, della creatività, della flessibilità e dell’utilizzo di mediatori didattici. Strategico e il ruolo degli amministratori e dei dirigenti che a volte schiacciati da competenze burocratiche perdono di vista il fine ultimo dei servizi –> la dimensione poietica (comunicativa e simbolica della realta personale come sistema dinamico nella sua realta storica). Sarebbe interessante muovere in campo educativo e in forma interdisciplinare, dei momenti che si potrebbero nominare Future Resilience Innovation Lab and Education –> corrispondono a laboratori, spazi creativi e flessibili di riflessione per l’innovazione e la rigenerazione dei sistemi educativi e scolastici. Secondo Zubiri la realta personale e un realta relativa che si realizza in un continuo scambio dell’approvazione di possibilita e creazione di capacita dove si costruisce l’attivita personale. Il momento extatico (di contatto esterno) della realta personale e essenziale per la costruzione del momento ens-tatico (di contatto interno) nel sistema che costituisce la realta personale. Un altro elemento centrale che caratterizza la resilienza organizzativa e il processo di apertura dell’organizzazione all’esterno, intraprendendo collaborazioni con il territorio. A tal fine le comunita educative (scuola, servizi) si pongono l’obiettivo di dialogare con il mondo prevedendo contenuti e strategie didattiche innovative, per permettere ai giovani di comprender come far fronte e rispondere con intelligenza, curiosita , spirito critico, amore, coraggio alle sfide che la societa contemporanea pone loro. Un altro elemento fondamentale in campo educativo corrisponde a una comunicazione chiara, aperta e diretta con le famiglie da parte degli enti locali o delle scuole. E6 fondamentale avere chiare le aspettative reciproche, trovare punti di mediazione strategica. Un ultimo aspetto relativo alla resilienza organizzativa e il processo di monitoraggio e di ascolto “leggero” delle parti non solo quale strumento di acquisizione di informazioni ma di avvio di un processo di ripensamento e innovazione attraverso esperienze di tipo partecipativo. 3.2. PROMUOVERE LA RESILIENZA PERSONALE E FAMILIARE: IL RUOLO DELL’ADULTO-EDUCATORE, INSEGNANTE-TUTORE DI RESILIENZA L’intenzionalita del gesto educativo corrisponde a quella dimensione che permette di trovare dei sentieri per accompagnare i bambini che hanno subito profonde deformazioni a riprendere una struttura, una nuova forma –> si raggiunge con il tempo attraverso piccole o grandi conquiste, insieme agli altri. L’adulto (educatore, insegnante) considera l’aspetto della frantumazione, della discontinuita quale elemento fondamentale da tener presente nella costruzione non solo di relazioni educative cariche di significato, ma anche nel processo di insegnamento e apprendimento. Gli eventi di natura traumatica, le deformazioni, possono determinare un processo capace di bloccare e paralizzare il bambino nella dimensione dell’impotenza, della paura. Per superare una deformazione occorre trovare uno spazio, sia fisico che mentale, che offra al bambino possibilita di recupero e opportunita di sviluppo. Un bambino che ha vissuto una deformazione ha bisogno ha bisogno di tempo per elaborare una nuova traiettoria esistenziale, di trovare adulti e amici capaci di aiutarlo a riconoscerei traguardi, le conquiste che caratterizzano il suo processo di crescita. Quando la vita riprende dopo un trauma non si tratta di una nuova vita o un’altra vita come si e spesso soliti pensare e affermare –> la vita e la stessa ma le aspettative, le motivazioni, le emozioni, i significati, il modo in cui si leggono gli eventi si trasforma e cambia. Una prima direzione di ricerca riflette sul ruolo dell’educazione rispetto al sostegno che essa puo dare nel costruire processi di resilienza personale e familiare. Primi risultati interessanti sono evidenziati dal PISA (Programme For International Student) promossa dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. PISA ha l’obiettivo di verificare se e in che misura i quindicenni scolarizzati abbiano acquisito alcune competenze ritenute essenziali per svolgere un ruolo consapevole e attivo nella societa e per continuare ad apprendere per tutta la vita (lifelong learning). Il divario di risorse disponibili tra Nord e Sud puo accentuare, anziche' ridurre, le differenze in termini di equita . Inoltre la presenza di attivita extra-curricolari in maggiore quantita e qualita e positivamente correlata con la probabilita di uno studente di essere resiliente. Una conclusione a cui arrivano Agasisti e Longobardi e che tra i fattori che incidono sulla probabilita di divenire “studenti resilienti” non vi sono solo caratteristiche individuali, seppur considerate importanti, ma anche fattori ambientali legati all’organizzazione della scuola, al modello utilizzato, alle strategie metodologiche didattiche. Le scuole possono fare la differenza e occorre metterle nella condizione di poter svolgere al meglio quelle attivita . Rispetto alla scuola le variabili che concorrono alla riuscita o meno del successo scolastico sono interdipendenti alle opportunita e ai vincoli che sono modificabili dagli studenti, poiche' dipendono da principi, dalla risorse disponibili, dalle metodologie didattiche utilizzate e dal modello organizzativo. E6 fondamentale inoltre implementare ricerche che focalizzano l’attenzione sulle traiettorie evolutive degli studenti e sui fattori che permettono di conseguire maggiori o minori risultati in riferimento ai contesti territoriali. Osservare le dinamiche relative agli studenti con disabilita e in situazioni di vulnerabilita , utilizzando un modello ecologico e sociale, potrebbe essere molto promettente per migliorare le qualita dei processi di insegnamento-apprendimento, la ricerca e le politiche educative. L’applicabilita della resilienza, quale dimensione di riferimento, come occasione di innovare i sistemi educativi della prima infanzia, extra scolastici e scolastici. Presupposto di riferimento –> il principio di interdipendenza e interconnessione fra i sistemi. Il fine e quello di orientare le politiche, le culture le prassi verso un un futuro sostenibile capace di promuovere principi fondamentali per la sopravvivenza dell’umanita quali –> pace, giustizia, solidarieta , etica, rispetto per gli esseri umani e per gli ecosistemi che li abitano. Indicazioni fondanti sono fornite da linee di indirizzo, europee e internazionali, che si pongono l’obiettivo di accompagnare processi di trasformazione delle organizzazioni e far acquisire agli studenti competenze utili a saper leggere, padroneggiare e immaginare la realta contemporanea, con azioni creative e trasformative che possano contribuire a migliorare l’attuale condizione. Gli studenti oltre alle competenze tradizionali avranno bisogno anche di competenze completamente nuove, ampie e interconnettibili. Conoscenze disciplinari unitamente a competenze che aiutino i giovani ad affrontare le sfide sociali, professionali e umane. Competenze incluse quelle –> meta-cognitive (pensiero critico, pensiero creativo, imparare attraverso l’esperienza e l’autoregolazione), sociali ed emotive (empatia, fiducia, motivazione, rispetto per la diversita ), abilità pratiche e fisiche (uso di nuovi dispositivi di informazione e comunicazione). La dimensione del futuro e un aspetto centrale dell’educazione per gli insegnanti, per gli studenti e per i sistemi educativi. Ragionare in termini di futuro comporta l’introduzione strutturata di competenze future, da acquisire nel presente. Inoltre il sistema educativo opera per il miglioramento dei processi di apprendimento, quando realizza azioni congiunte, promosse dalla famiglia, dai professionisti (educatori, insegnanti, dirigenti) da agenzie del territorio, attraverso l’intreccio interdisciplinare, l’utilizzo di metodologie attive, partecipative e laboratoriali. La previsione strategica (strategic fosesigh) e un campo in rapido scientifico in rapido sviluppo –> modo strutturato e sistematico di utilizzare le idee sul futuro per anticipare e preparare meglio il cambiamento. Ideare, pianificare e organizzare pratiche didattiche attente alle diverse richieste di educazione possibile, in grado di migliorare i processi di apprendimento di tutti, risultano poco praticabili, senza anche l’apporto di una progettazione e pianificazione, un processo di resilienza anche organizzativa che superi la logica del solo intervento individualizzato. Universal Design for Learning e i tre fondamentali principi di intervento: 1. fornire molteplici mezzi di apprendimento 2. fornire molteplici mezzi di azione e espressione 3. fornire molteplici mezzi di coinvolgimento La visione di un sistema educativo inclusivo, pone la centralita sugli studenti e sulle famiglie, si pone l’obiettivo di enfatizzare il valore delle differenze e delle singole specificita , garantendo il diritto di ciascuno alla partecipazione attiva e alle pari opportunita . I programmi di studio devono garantire qualita , equita e anche saper innovare le metodologie didattiche. Il curriculum dovrebbe essere progettato al fine di motivare i giovani, aiutandoli a riconoscere le loro conoscenze, abilita , attitudini e valori di riferimento per metterli al servizio del territorio di appartenenza e migliorare la condizione nella quale si trova il pianeta. I Service Learning Lab (SLB) –> si pongono l’obiettivo di rafforzare le competenze civili e democratiche degli studenti. E6 un approccio pedagogico che integra in modo significativo, il servizio o l'impegno educativo all’interno del curriculum accademico e offre agli studenti dei crediti accademici per certificare l’apprendimento che deriva dal coinvolgimento attivo all’interno della comunita –> esperienza educativa e didattica pratica. A essi si potrebbero accostare i Future Resilience Innovation Lab (FRIL) in un’ottica interdisciplinare. Miller, pluralismo epistemologico –> qualsiasi contesto di ricerca porta modelli e metodologie molto utili e se interconnessi possono produrre maggiori esiti positivi. Il pluralismo epistemologico e molto efficace nello studio della teoria della resilienza e nella sua applicazione, in modo particolare nello studio dei sistemi sociali e ambientali. Tra le funzioni specifiche che una piattaforma online potrebbero avere per sostenere gli sforzi di insegnamento-apprendimento vi sono le seguenti: • Lezioni e materiale accessibile anche agli studenti con disabilita , inserendo metodologie attive per l’apprendimento per imparare a porre domande, ricercare strategie per la soluzione dei problemi, condurre studi di caso. • Ogni corso, realizzato in forma interdisciplinare, attraverso la collaborazione delle agenzie del territorio e delle universita . • Un forum dove temi e questioni specifiche possono essere discusse dai partecipanti in modo attivo. • Predisposizione di materiale e metodologie per costruire le lezioni da parte degli studenti (flipped classroom). L’insegnamento della resilienza ambientale e sostenibilita (temi emergenti e multidimensionali) puo essere una sfida perche' essi integrano molteplici prospettive disciplinari, interdisciplinari e metodologie di apprendimento in un momento in cui il modello educativo dominante si esplicita attraverso modelli orientati sulle singole discipline. Gli insegnanti dovrebbero essere in grado di fare collegamenti tra i diversi campi del sapere. L'apprendimento basato su problemi e progetti, ad esempio, attraverso lo studio di casi offre molte premesse per coinvolgere pienamente gli studenti. In futuro, sara importante introdurre modalita per coinvolgere con successo anche gli studenti con disabilita . APERTURE POSSIBILI – CONCLUSIONI • Sara fondamentale intraprendere un ulteriore approfondimento sull’applicabilita della resilienza, intesa secondo un approccio ecologico e sociale allo sviluppo umano, e sull’interdipendenza di sguardi, approcci e metodologie in atto che possono concorre alla sua declinazione in campo pratico, per affrontare i problemi e le opportunita offerte da una societa complessa. • Il cambiamento di paradigma e di approccio che le teorie della resilienza delineano. Il passaggio suggerisce di non identificare la resilienza con una capacita a cui far corrispondere percorsi compensativi, di adattamento ma in termini di processo interconnesso e interdipendente. Tale direzione e fondamentale per gestire momenti di crisi e fasi di transizione. • Lo studio della resilienza conduce verso la consapevolezza che vi sono vincoli, ostacoli e situazioni che non dipendono dai bambini o dai giovani e nemmeno dagli adulti che li accompagnano. Occorre creare le occasioni e le opportunita per aprire il confronto che puo interconnettere le radici storiche con il futuro per rifondare le societa secondo un modello ecologico, sociale e sostenibile allo sviluppo umano trovando soluzioni rispettose anche nei confronti delle persone con disabilita e del Pianeta sul quale si vive.