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ELABORATO TEORICO FINALE PER TFA SOSTEGNO, Tesi di laurea di TFA Sostegno

ELABORATO TEORICO FINALE PER TFA SOSTEGNO

Tipologia: Tesi di laurea

2023/2024

In vendita dal 02/10/2024

elisabetta-mondini
elisabetta-mondini 🇮🇹

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Scarica ELABORATO TEORICO FINALE PER TFA SOSTEGNO e più Tesi di laurea in PDF di TFA Sostegno solo su Docsity! 1 La gestione della classe per l’inclusione INDICE ABSTRACT 1. PRESENTAZIONE E DEFINIZIONE DEL TEMA………………………...p. 3 1.1 Alcuni chiarimenti……………………………………………………...p. 4 1.2 Una possibile soluzione………………………………………………...p. 5 2. LA PAROLA AGLI ESPERTI………………………………………………..p. 7 2.1 Jacob Kounin……………………………………………………………...p. 7 2.2 William Glasser……………………………………………………………p. 8 2.3 Lee Canter…………………………………………………………………p. 9 2.4 Fredric Jones………………………………………………………………p. 9 2.5 Alfie Kohn………………………………………………………………….p. 9 2.6 Robert J. Marzano………………………………………………………..p. 10 3 UNA STRATEGIA INTERESSANTE PER GESTIRE LE CRISI IN CLASSE…………………………………………………………………….p. 12 La proposta di Nicholas J. Long………………………………………………p. 12 4 GESTIRE LA CLASSE CON IL MODELLO DEL LAYERED CURRICULUM……………………………………………………………….p. 14 4.1 Prima Fase………………………………………………………………..p. 14 4.2 Seconda Fase……………………………………………………………..p. 15 4.3 Terza Fase………………………………………………………………..p. 15 4.4 Quarta Fase………………………………………………………………p. 15 4.5 Quinta Fase………………………………………………………………p. 15 CONCLUSIONI………………………………………………………………p. 17 BIBLIOGRAFIA……………………………………………………………...p. 18 2 ABSTRACT L'articolo analizza la sfida moderna degli insegnanti nel preparare gli studenti ad una società sempre più complessa, ponendo l'accento sulla necessità di lavorare sull’inclusione e sulla gestione di classi eterogenee. Riflette sulle sfide nel soddisfare le esigenze specifiche degli studenti ed esplora strategie di gestione della classe basate sulla ricerca di diversi esperti come D'Alonzo, Kounin, Glasser, Canter, Jones, Kohn e Marzano, sottolineando l'importanza di creare ambienti positivi e organizzarsi. Infine, si propone il modello del Layered Curriculum di Nunley, che enfatizza l'individualizzazione dell'insegnamento e l'utilizzo di metodi diversi per soddisfare i diversi interessi di apprendimento degli studenti. 5 Da più di 40 anni il nostro Paese dispone di un modello educativo che garantisce “ad ogni allievo in età evolutiva di accedere al servizio scolastico senza preclusioni di età, di sesso e di deficit”. (D’Alonzo, 2020, p. 25) Grazie a questo sviluppo si riscontra ora, il bisogno di fare un salto di qualità sul piano inclusivo. Il modello educativo sperimentato in questi anni con alcuni studenti deve diventare il modello universale di riferimento per operare all’interno delle classi. Oramai quando si parla di inclusione ci si riferisce alle esigenze educative di tutto il gruppo classe. 1.2 Una possibile soluzione: la gestione della classe Una risposta valida a questa grande sfida sembra provenire dal lavoro dei fratelli Jones, i quali hanno dimostrato come “la conduzione della classe sia il fattore che più influenza l'apprendimento e la maturazione personale degli allievi”.3 Dunque, che la classe sia un sistema aperto e sovradeterminato, lo spiegava benissimo Urie Bronfenbrenner nel suo Metodo Ecologico. Infatti, la classe, posta subito dopo la famiglia, è il microsistema che più di tutti gli studenti frequentano ogni giorno e inevitabilmente il clima della classe gioca un’influenza importantissima sul loro sviluppo. Con ciò si vuole asserire che alla luce degli studi condotti dai fratelli Jones, oggi agli insegnanti, è richiesto di essere abili nel promuovere e gestire un ambiente scolastico che sia favorevole, inclusivo all’apprendimento di ogni studente. In una società come quella contemporanea, in cui la “confusione valoriale” e la “mancanza di punti di riferimento solidi” rendono ogni cosa “liquida”, la scuola deve diventare un punto di riferimento solido (D’Alonzo, 2017, p. 252). Il direttore dell’area Dipendenze dell’Ulss 9 Scaligera, Camillo Smacchia, dichiara che: “C’è una crisi di adultità, la prevenzione parte in famiglia e spesso i genitori faticano a prendersi la responsabilità. Occorre sciogliere questo nodo per scardinare il disagio giovanile” (Messetti, 2022/2023, slide n. 8). Si vuole dunque iniziare tale analisi dalle definizioni fornite gli studiosi in merito alla “conduzione della classe”. Ve ne sono diverse e tutte convergono nel ritenere che con bisogni educativi speciali (BES) sono ben inseriti nel sistema scolastico. Un numero non indifferente, che dimostra i passi da gigante fatti dall’inclusività. Da: https://bit.ly/450Db5e 3 Jones-Jones. 2001, p.4 6 “gestione della classe” sia l’opposto di “disciplina”. Per troppo tempo, infatti, i due concetti sono stati confusi. Mentre per disciplina si definisce: “il controllo del comportamento inadeguato, nei suoi vari aspetti concernenti la nascita del problema in classe, la sua manifestazione sociale con gli atteggiamenti e comportamenti non conformi espressi, e le azioni educative conseguenti a tali manifestazioni atte a correggere modificare simili condotte” (D’Alonzo, 2020, p.129). Il concetto di gestione della classe è ben diverso. “Esso include tutte le cose che un'insegnante deve fare per promuovere il coinvolgimento e la cooperazione dell'allievo nelle attività di classe e stabilire un produttivo ambiente di lavoro” (Sandord, Emmer, Clement, 2001, p. 3). 7 2. LA PAROLA AGLI ESPERTI 2.1 Jacob Kounin Anche altri autori si sono espressi in merito al significato di gestione della classe, come Freiberg, che nel 1999, ha definito l'ambiente di classe “un insieme di cinque principi fondamentali a cui gli insegnanti devono prestare attenzione: prevenzione, interesse per la materia, cooperazione, organizzazione e comunità”. In tal modo, egli ha ripreso alcuni capisaldi individuati da Jacob Kounin, vero pioniere negli studi sulla conduzione della classe. Durante le sue ricerche, Kounin ha registrato con delle telecamere una mole di video sulle attività svolte in classe, e dopo averle visionate ciascuna è giunto a formulare la teoria della gestione della classe. In tal modo, ha messo in luce l’importanza di saper creare un ambiente che sia positivo e ben organizzato, all’interno del quale gli insegnanti possano cercare di prevenire i problemi disciplinari piuttosto che reagire ad essi quando si presentano. Ciò suggerisce che una buona gestione della classe richiede una comunicazione chiara, un’ottima programmazione, l’abilità di formare un ambiente stimolante e coinvolgente nelle fasi dell’apprendimento e idonei livelli di autorevolezza. Tra le strategie che Kounin elabora vi è il concetto di «withitness», letteralmente l’essere addentro. Con tale termine egli intende l’abilità dell’insegnante di sapere in ogni momento che cosa succede in aula, al fine di saper intervenire immediatamente. Anche perché può essere pericoloso comunicare alla classe una scarsa consapevolezza degli accadimenti (Messetti, 2022/2023, slide n. 4). Vi è poi un altro concetto interessante, quello che lui chiama “effetto onda” riferendosi all'impatto che l'efficace gestione della classe da parte dell'insegnante può avere sulla qualità dell’apprendimento. Quando un'insegnante gestisce bene la classe, crea una serie di effetti positivi che si espandono come un’onda. 10 2.4 Alfie Kohn Intervento singolare è invece quello di Alfie Kohn, che critica le idee dei colleghi Kounin, Carter, Jones e Glasser sostenendo che non siano ancora in grado di rispondere veramente alle esigenze degli educandi. Critica anche i metodi coercitivi, asserendo che il vero problema di tutti i sistemi scolastici è l’essere ideati per rendere i nostri studenti obbedienti. Infatti, Kohn afferma fortemente che: “Se li vogliamo uomini liberi, in grado di inserirsi nel mondo con ruolo e capacità, persone di pensiero dotate di una grande forza creativa non li possiamo sollecitare a vivere momenti scolastici secondo direttive e regole funzionali solo alle nostre esigenze. […] Se vogliamo aiutare gli allievi ad apprendere meglio, ad acquisire contenuti importanti per la loro vita individuale e sociale, è necessario che essi possano avere l'opportunità di riflettere su sé stessi, di capire cosa è importante per la loro esistenza, di prendere in mano la vita scegliendo ciò che la propria condizione, di decidere autonomamente di impegnare le potenzialità in attività idonee e significative” (D’Alonzo, 2020, pp. 70-71). Ecco allora che nella sua proposta ribadisce l’importanza per gli studenti di apprendere in un ambiente educativo in cui vengono rispettati e valorizzati, nel quale l’educatore mostra di aver fiducia nei loro confronti. Solo così potranno maturare l'autocontrollo e la responsabilità. Il suo pensiero si compone di tre pilastri: contenuto, comunità e scelte. Con contenuto si riferisce al fatto che i programmi devono partire dagli interessi reali degli studenti; in relazione alla comunità si intende la necessità di creare un clima educativo scolastico inclusivo per tutti, mentre con scelte Kohn, intende la capacità del creare un sistema educativo che permetta agli studenti di esprimere la propria libertà e creatività (D’Alonzo, 2020, pp. 70-71). 2.5 Robert J. Marzano Questa breve panoramica si conclude con la riflessione di uno dei più affermati ricercatori nel campo della gestione della classe: Robert J. Marzano, il quale dichiara che: “Le nostre ricerche indicano che, in media, gli insegnanti che sono in grado di ottenere un’alta qualità nelle relazioni interpersonali con i loro studenti hanno, durante un anno scolastico il 31% 11 in meno di problemi disciplinari, di regole violate e di questioni ad esse collegate, rispetto agli insegnanti meno capaci di instaurare efficaci relazioni con i propri studenti” (Marzano, 2003, p. 7). Marzano ribadisce anche l’importanza della relazione affermando che le relazioni efficaci sono caratterizzate da comportamenti specifici messi in atto dall’insegnante nello svolgimento della loro attività didattica, trasmettendo sicurezza, autorevolezza, capacità decisionale consapevole e capacità di leadership. 12 3. UNA STRATEGIA INTERESSANTE PER GESTIRE LE CRISI 3.1 La proposta di Nicholas J. Long Raccontata attraverso le parole di D'Alonzo, quella di Nicholas J. Long appare davvero una strategia interessante. Nicholas J. Long, direttore del “Live Space Crisis Intervention Institute”, da sempre si è occupato delle problematiche e delle difficoltà di comportamento. Le sue osservazioni si basano sulla premessa che non c’è niente di più preoccupante per gli insegnanti e gli educatori americani, al giorno d’oggi, della gestione della classe, soprattutto perché il comportamento degli studenti diventa sempre più difficile. Long sottolinea che nelle scuole cresce sempre più chiaramente il numero degli studenti in età evolutiva che hanno difficoltà ad affrontare i problemi socio-emotivi. Spiega che si tratta di studenti con esperienze familiari negative, spesso lasciati a vivere da soli, senza rapporti profondi con i genitori. Pertanto, grazie alla sua esperienza ha elaborato alcune strategie che ogni buon insegnante dovrebbe avere nella propria cassetta degli attrezzi. Esse sono: -Ignorare intenzionalmente: in molti casi, il comportamento inappropriato scompare da solo se ignorato. -Controllo di prossimità: l'approccio di un insegnante a una persona che si comporta in modo inappropriato è un modo per ridurre il comportamento inappropriato. -Rimuovere oggetti che favoriscono la disattenzione. -Raggiro antisettico: è un metodo per prevenire comportamenti potenzialmente pericolosi in modo che gli insegnanti possano utilizzare scuse realistiche per allontanare gli studenti dalla classe. -Ridurre la tensione attraverso l'umorismo: usare battute per disinnescare la situazione. Quando avviene una crisi, sia essa violenta o solo disattenta, è importante comprenderne la situazione. D’Alonzo scrive: “Gli stati di crisi, infatti hanno origine e si innestano sull’autostima dello studente e sulle sue convinzioni inconsce, non cadono dall'alto ma sono completamente condizionati dallo stato emotivo personale dell'allievo, dal suo particolare momento di vita, dalla visione che ha di sé stesso. L'evento di tensione, scatenante la ‘crisi’ in classe, può solo apparentemente avere origine esternamente alla 15 l'insegnante vuole realizzare. In questo modo il coinvolgimento è molto elevato e i ragazzi sono informati dei vari compiti. 4.2 Seconda fase In questa fase, l'unità didattica è divisa in tre “strati”, ossia A, B, C. Ogni livello contiene un certo grado di complessità e profondità di studio dell'argomento per quel periodo. Il livello C è il livello più basso, in cui gli studenti vengono esposti agli aspetti fondamentali degli argomenti del programma ed è strutturato per raggiungere gli obiettivi attesi da tutti gli studenti. 4.3 Terza fase Nella terza fase si crea il secondo livello, il layer B. In questo secondo stadio gli studenti devono elaborare o applicare ciò che hanno appreso nello stadio C. 4.4 Quarta fase Si raggiunge lo strato finale, A. Qui, gli studenti devono avere capacità cognitive e di pensiero più avanzate, in particolare capacità critiche. Sono invitati a condurre una ricerca le cui conclusioni riflettano profonde connessioni a livello etico, morale e sociale. 4.5 Quinta fase Questa è la fase finale in cui il lavoro degli studenti viene valutato attraverso il confronto verbale diretto con il docente. Il ragazzo dovrà presentare il proprio compito e dimostrare di comprendere gli obiettivi del programma discutendone con l'insegnante. Queste fasi sono progettate per soddisfare le esigenze di ogni studente e promuovere il successo dell'apprendimento per tutti. Per raggiungere questo obiettivo, le aule devono essere progettate in modo che ognuno abbia l’opportunità di apprendere secondo le proprie individuali predisposizioni. Pertanto, ha senso dividere l’ambiente della classe in diverse aree su cui concentrarsi per l’insegnamento: la stazione audio, la stazione video, la stazione informatica e la stazione video-ripresa. Questa gestione della classe si fonda sulla consapevolezza che i risultati si raggiungono se ogni studente è in grado di soddisfare il suo bisogno di autodeterminazione. 16 CONCLUSIONI Se di dovesse creare un ricettario delle abilità che un docente deve possedere oggi, vi sarebbe sicuramente l’abilità di gestione della classe. D’Alonzo evidenzia che la condizione essenziale per l'inclusione è la convinzione nella sua fattibilità: se l'insegnante non crede nell'inclusione, nulla sarà possibile. L'autore sottolinea anche l'importanza del ruolo dell'insegnante di sostegno, visto come colui che può davvero promuovere un cambiamento all'interno dell'istituzione scolastica. E ribadisce ancora una volta che egli non è il solo docente dell'alunno con certificazione ma all'articolo 13 comma 6, della Legge 104/92 si dichiara che gli insegnanti di sostegno assumono la contitolarità delle sezioni e delle classi in cui operano. Tra i requisiti necessari, D’Alonzo include anche il lavoro unitario del Consiglio di classe, il ruolo del dirigente scolastico e infine, la competenza degli insegnanti nell'affrontare le problematiche speciali, ovvero saper rispondere ai bisogni speciali di tutta la classe. Nelle pagine precedenti si è cercato di offrire soluzioni alle grandi sfide che oggi le scuole si trovano ad affrontare. Ossia essere, in un orizzonte sempre più nebuloso, un saldo punto di riferimento. Protagonisti di tale azione solo gli insegnanti che per poter svolgere appieno il loro compito devono vantare nel loro cassetto degli attrezzi anche l’abilità di gestione della classe. Gestire una classe, però, non significa mantenere regole ferree o discipline imposte, non significa obbligare gli studenti a rispettare ciecamente le regole, non significa mantenere un insieme di valori, significa progettare la promozione di attività educative e didattiche che stimolino gli studenti. Il concetto di gestione della classe è più ampio di quello di disciplina. “Esso include tutte le cose che l'insegnante mette in atto per promuovere l'interesse e la partecipazione dell'allievo per le attività di classe e per stabilire un produttivo ambiente di lavoro” (Sandord, Emmer, Clement, 2001, p. 3). Per concludere si vuole ricorre ancora una volta alle parole di D’Alonzo, il quale afferma: “per includere occorre saper gestire la classe, occorre progettare azioni didattiche valide e interessanti, occorre promuovere per prevenire azioni di disturbo, comportamenti 17 inadeguati degli allievi: questa è la direttiva che deve essere assunta pienamente nei nostri contesti educativi” (D’Alonzo, 2020, p. 254). Blandino nel 2008, aggiunge che: “i diversi stili di gestione della classe (leadership) da parte del docente dipendono in grande misura dal suo modo di osservare il comportamento di un gruppo, che dà origine ad un modo di decodificare i fenomeni ed è alla base delle sue azioni didattiche” (Messetti, 2022/2023, slide n. 4) Pertanto “la classe considerata come un sistema va vista, studiata e gestita non come composta di individui singoli, ma come composta di individui interconnessi e interagenti tra loro. E per comprendere il funzionamento dei fenomeni che lì si verificano, dobbiamo concentrare la nostra attenzione e le nostre osservazioni non sui singoli studenti ma sulle relazioni tra loro e con insegnanti sulle loro interdipendenze” (Messetti, 2022/2023, slide n. 8) “Questo sostanziale cambiamento è particolarmente utile per comprendere a fondo nella scuola (e in ogni rapporto sociale e di lavoro) le possibili «cause» dei comportamenti che vengono messi in atto: è proprio questa comprensione che aiuta a trovare le giuste vie d’uscita ai problemi e il vantaggio di poter promuovere l’inclusione e la collaborazione” (Messetti, 2022/2023, slide n. 11).