Scarica elaborato teorico finale tfa sostegno e più Tesi di laurea in PDF di Ricerca-Azione di Cooperazione Allo Sviluppo solo su Docsity! Università degli Studi Suor Orsola Benincasa DIPARTIMENTO DI SCIENZE FORMATIVE, PSICOLOGICHE E DELLA COMUNICAZIONE CORSI DI FORMAZIONE PER IL CONSEGUIMENTO DELLA SPECIALIZZAZIONE PER LE ATTIVITÀ DI SOSTEGNO DIDATTICO AGLI ALUNNI CON DISABILITÀ SCUOLA SECONDARIA SECONDO GRADO ELABORATO DI APPROFONDIMENTO TEORICO SU [PEDAGOGIA SPECIALE DELLA GESTIONE INTEGRATA DEL GRUPPO CLASSE] Il COOPERATIVE LEARNING A SOSTEGNO DELL’INCLUSIONE Candidato MARRA ALESSANDRA Matricola AD3002781 Anno Accademico 2021–2022 1 Indice Introduzione p.2 Capitolo 1 Bisogni Educativi Speciali ed inclusione p.4 Capitolo 2 Riferimenti teorici del Cooperative Learning p.5 2.1 Alcune definizioni del Cooperative Learning p.7 2.2 Modelli di Cooperative Learning p.8 2.3 Le caratteristiche del Cooperative Learning p.12 Capitolo 3 Cooperative Learning come metodologia inclusiva p.15 3.1 L’azione del docente p.16 3.2 La risorsa dei compagni di classe p.18 Conclusione p.19 Bibliografia p.20 4 Capitolo 1 Bisogni Educativi Speciali ed inclusione La scuola, in questi ultimi anni, si va caratterizzando per una costante crescita di variegate richieste da parte degli studenti. Gli insegnanti, dal canto loro, non possono che cercare di rispondere a queste emergenti esigenze in maniera efficace, per garantire a tutti il massimo livello di crescita possibile. Se fino a qualche anno fa, la riflessione dei docenti era rivolta ai soli alunni con disabilità, adesso si aggiunge anche una profonda considerazione verso la necessità di tutti gli studenti che mostrano qualche tipo di difficoltà o di bisogno specifico. Si tratta dei cosiddetti alunni BES (Bisogni Educativi Speciali). Questa definizione è stata introdotta per la prima volta nel Regno Unito, alla fine degli anni ’70 fino ad arrivare, in tempi più recenti, a due documenti chiave elaborati dalla legge italiana: la Direttiva ministeriale del 27/12/20122 e la Circolare ministeriale n.8 del 06/03/2013. La novità più importante che caratterizza queste normative risiede nell’ulteriore ampliamento del paradigma inclusivo. Considerata la vastità delle situazioni che rientrano nell’ampia categoria dei BES, l’impegno dei docenti dovrebbe essere quello di modificare le proprie pratiche per rispondere alle molteplici necessità. Gli insegnanti, attraverso l’adozione di precise metodologie, possono migliorare la partecipazione di alunni con specifici bisogni. La partecipazione di tutti gli studenti nelle attività e nelle esperienze quotidiane è una condizione necessaria per l’attivazione di un percorso di inclusione. Un secondo elemento caratterizzante la didattica inclusiva è la valorizzazione delle differenze individuali: esse devono essere lette come un valore aggiunto alla pratica quotidiana, un’opportunità per incrementare le capacità di tutti ed evidenziare le competenze di ognuno.3 Una conseguenza inevitabile di quanto detto è una proposta didattica più ampia, come l’attivazione di laboratori, attività di scaffolding o di peer tutoring, l’utilizzo di nuove tecnologie, l’adozione di un approccio meta cognitivo e infine la proposta del Cooperative Learning. Si tratta di metodologie collaborative, strategie didattiche che coinvolgono attivamente allievi nella costruzione del sapere. Infatti, se caratteristica peculiare 2 Direttiva Ministeriale 27 dicembre 2012 (https://miur.gov.it ) 3 Ianes D. e Camerotti S., (a cura di), Alunni con BES, Bisogni educativi speciali, Trento, Erickson, 2013 5 delle azioni inclusive è “la promozione in senso esteso della partecipazione degli alunni, occorre pensare allo sviluppo di metodi che assicurino la possibilità di un intervento effettivo nei processi decisionali anche alle persone con difficoltà di apprendimento”4: tra questi il Cooperative Learning sembra quello maggiormente adatto. Gli innumerevoli vantaggi della collaborazione coinvolgono non solo lo sviluppo cognitivo e quello relazionale, ma soprattutto il processo inclusivo degli studenti con più difficoltà. Capitolo 2 Riferimenti teorici del Cooperative Learning Il Cooperative Learning come strategia per promuovere la capacità delle persone con attitudini differenti all’apprendimento e a ritrovarsi insieme a imparare, ha le sue radici in numerose fonti, talvolta antichissime. I fratelli Johnson, da annoverare tra i più prolifici e importanti teorici dell’apprendimento cooperativo, individuano i primi sostenitori della collaborazione in Talmud (I millennio a.C.), Seneca, Quintiliano e, i tempi più recenti, Comenio5. L’idea di applicare questa tipologia di lavoro anche all’ambito educativo si fa strada tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento in India con A. Bell e, soprattutto, in Inghilterra con J. Lancaster. Essa approdò poi negli Stati Uniti con l’apertura di una scuola lancasteriana a New York nel 1806. Tra i principali sostenitori di questa metodologia va ricordato il colonnello F. Parker, il quale, una volta divenuto direttore della scuola pubblica di Quicy, nel Massachussetts, diede ampia risonanza all’apprendimento basato sul lavoro di gruppo. In seguito, le profonde modificazioni verificatesi negli Stati Uniti a causa della crisi economica degli anni Trenta, determinarono la diffusione di una cultura di competizione che si ripercosse anche in ambito scolastico, portando a prediligere modelli di apprendimento competitivo e individualistico. Ciò nonostante, si svilupparono due 4 F. Dovigo, Fare differenze. Indicatori per l’inclusione scolastica degli alunni con Bisogni Educativi Speciali, Trento, Erickson, 2007, p.46 5 Johnson D. W., Johnson R. T., “Stato attuale dell’apprendimento cooperativo: apprendere insieme e da soli”, in G. Chiari (a cura di), Atti della conferenza Cooperative Learning: ricerca e formazione nella scuola e nel mondo economico, Regione Autonoma Trentino Alto-Adige e Università degli Studi di Trento, 1988 6 linee di pensiero opposte che promuovevano l’impiego di metodi di apprendimento cooperativo nella scuola. Esse facevano rispettivamente capo la prima a J. Dewey e la seconda a K. Lewin, R. Lippit e M. Deutch. Anche se Dewey e Lewin non ebbero mai modo di incontrarsi e mettere a confronto le loro idee, entrambi rimarcarono la valenza e l’utilità di una metodologia basata sull’interazione e la cooperazione, non soltanto ai fini dell’apprendimento, ma anche in vista dell’acquisizione di abilità sociali. In particolare fu proprio Dewey, in contrapposizione ai metodi educativi basati sulla semplice trasmissione di un testo, a promuovere l’uso di gruppi in Cooperative Learning come parte del suo metodo basato sui laboratori. Egli sostiene che il pensiero dell’individuo nasce dall’esperienza; pertanto l’educazione deve spianare la strada al potenziamento di tutte le opportunità, in vista di un ulteriore sviluppo dell’individuo. Le esperienze non devono essere imposte dall’insegnante, ma nascono da impulsi naturali degli apprendenti; compito dell’educatore è favorire tali impulsi. A scuola il bambino deve poter trovare un ambiente adatto alla sperimentazione, così da essere agevolato nella scoperta del significato delle cose. Per Dewey ne derivano delle precise modalità alla base dell’idea del laboratorio: la sperimentazione costante; l’investigazione sul significato degli avvenimenti; l’operare su materiali che siano principalmente connessi ad attività reali; la costruttività della conoscenza; l’espressione artistica come valore dell’apprendimento. Le ricerche di quest’ultimo, oltre a quelle di Lewin sulle dinamiche di gruppo, furono determinanti per il proliferare di studi sui metodi scientifici volti ad analizzare i processi che si attivano attraverso la cooperazione di gruppo. Le prime esperienze di Cooperative Learning risalgono agli anni Sessanta del Novecento e sono state realizzate nelle scuole primarie americane dai fratelli Johnson, che hanno creato nel corso degli anni un programma di studio fondato su basi teoriche e di ricerca costantemente perfezionato e ancora in fase di miglioramento. Attualmente c’è un grande interesse per lo studio del metodo cooperativo, la cui teoria è in continua evoluzione. 9 raggiungimento dell’obiettivo. La forma dell'interazione del gruppo è decisa dall'insegnante. Gli studenti riceveranno lodi e riconoscimenti per il lavoro da loro svolto in modo soddisfacente. La modalità del Learning Together prende in considerazione tre modi di strutturare il lavoro di gruppo: 1) La forma cooperativa : i gruppi sono composti da tre o cinque persone; l’aula è disposta in maniera circolare in modo che i componenti possano interagire tra loro senza disturbare gli altri; a ogni gruppo è affidata una copia del materiale, costringendo così i membri a lavorare insieme; viene fornita una spiegazione chiara del compito rispetto a: obiettivi, contenuti, attività, criteri di valutazione, consapevolezza degli studenti nel sentirsi corresponsabili della riuscita del compito; c’è una suddivisione chiara dei ruoli (una persona prende nota di ciò che viene detto, una legge l'elaborato finale, etc.); 2) La forma individualistica: ogni ragazzo lavora da solo; i banchi sono sistemati l’uno lontano dall’altro distribuiti lungo il perimetro dell’aula; viene data una spiegazione chiara del compito rispetto a: contenuti, attività, obiettivi richiesti a ogni singolo componente, consapevolezza che il lavoro svolto da ciascuno non ha relazioni con quello dei compagni; 3) La forma competitiva: la formazione dei gruppi avviene in seguito a una graduatoria di merito; gli studenti sono sistemati in gruppi eterogenei in modo che in ognuno ve ne sia uno che compete con compagni di uguali capacità provenienti da altri gruppi; la gara si svolge tra componenti con uguali capacità appartenenti a gruppi diversi, in modo che la valutazione finale derivi dalla somma dei punteggi conseguiti da tutti i membri appartenenti ai gruppi iniziali; i gruppi sono sistemati in modo da essere separati l’uno dall'altro; il materiale è strutturato in forma cooperativa quando i diversi gruppi lavorano separatamente, in forma competitiva quando i vari membri dei diversi gruppi sono in competizione; viene data una spiegazione chiara del compito rispetto a: lavoro in gruppo e lavoro per la prova di 10 competizione, consapevolezza che l'altro gruppo è un rivale da superare per cui, se ogni persona riuscirà a esser la migliore in ciascun gruppo competitivo, anche il gruppo di appartenenza risulterà il migliore, perché i punteggi conseguiti saranno sommati tra di loro. La modalità del Learning Together prende in considerazione tre modi di strutturare il lavoro di gruppo: 1) Il Cooperative Learning di tipo formale : gli studenti lavorano insieme, da un'ora ad alcune settimane, per raggiungere obiettivi di apprendimento condivisi e assicurandosi che ognuno dei componenti del gruppo porti a termine con successo i compiti assegnati. In questo tipo di gruppi gli insegnanti prendono decisioni prima della lezione, specificano gli obiettivi della stessa, spiegano i compiti da svolgere e il tipo di interdipendenza utilizzata, controllano l'apprendimento degli studenti e intervengono all'interno dei gruppi per fornire assistenza ai compiti o per migliorare le abilità interpersonali e di gruppo, valutano l'apprendimento degli studenti e li aiutano nel processo di revisione. 2) Il Cooperative Learning di tipo informale : un qualunque stimolo può essere usato efficacemente affinché gli studenti lavorino insieme per raggiungere un obiettivo di apprendimento temporaneo sia a livello disciplinare sia sociale. I gruppi sono formati ad hoc e hanno una durata che varia da qualche minuto a una lezione; i gruppi informali aiutano l'insegnante ad assicurarsi che gli studenti sappiano concepire l'organizzazione del lavoro, spiegare, riassumere e integrare il materiale riconducendolo all'interno di strutture concettuali già in loro possesso o apprese durante l'insegnamento diretto. 3) I gruppi di base cooperativi: sono sempre eterogenei, con una composizione stabile dei membri che può anche rimanere la stessa per un intero anno scolastico. Questi gruppi danno agli studenti la possibilità di impegnarsi con continuità nelle relazioni, fornendo ai membri supporto e aiuto per lavorare più efficacemente nei compiti, fare progressi nelle discipline, apprendere modi adeguati per sviluppare abilità socialmente utili. I gruppi base si incontrano ogni giorno nelle scuole elementari e circa 11 due volte la settimana nelle altre scuole. Informalmente, i membri interagiscono tutti i giorni all'interno e attraverso la classe, discutendo gli incarichi e aiutando chi ha bisogno nei compiti a casa. L'uso del gruppo base tende a migliorare la frequenza, a personalizzare il lavoro richiesto a scuola e a migliorare la qualità dell'apprendimento. • Lo Student Team Learning10 : ideato da Robert Slavin, tale metodo pone l’accento sulla necessità di motivare gli studenti a questo tipo di lavoro collaborativo; egli propone di utilizzare un sistema di ricompense che stimolino sia il singolo allievo sia il gruppo, facendo leva sulla motivazione e sull’organizzazione di classifiche di gruppo per promuovere il raggiungimento degli obiettivi. L'insegnante organizza i gruppi in modo eterogeneo, presenta delle ricompense stimolanti, compila e approva le classifiche di gruppo. L'enfasi è posta sul conseguimento degli obiettivi del gruppo, ma è anche importante la responsabilità individuale in termini di miglioramento del proprio rendimento, di conseguenza anche gli studenti meno bravi vengono sfidati a migliorare le loro prestazioni. Tre sono dunque le componenti principali di questo approccio: la premiazione di gruppo; la responsabilità individuale; le pari opportunità di successo. In base a questi principi generali, il lavoro può essere impostato in modo diverso; esistono tre tecniche che possono essere applicate a qualsiasi materia o livello di scuola: STAD (Student Team Achievement Divisions); TGT (Teams- Games-Tournaments); JISGAW. Esistono poi altri modelli specifici per materia, quali il TAI (Team Assisted Individualization) per la matematica e il CIRC (Cooperative Integrated Reading and Composition) per la lettura e la scrittura. • Il Group Investigation : fa leva sul desiderio di conoscenza dei singoli e del gruppo. Gli studenti lavorano in piccoli gruppi per esaminare, fare esperienza e capire l’argomento di studio. Il comportamento cooperativo visto in tal senso è stimolante sia dal punto di vista cognitivo sia da quello 10 David W. Johnson, Edythe Johnson Holubec e Roger T. Johnson, op.cit. 14 l’interazione di gruppo, intervenire quando sia necessario e aiutare gli studenti a elaborare l’apprendimento che acquisiscono)14. Slavin enfatizza molto, per l’efficacia del Cooperative Learning, il ruolo dei riconoscimenti attribuiti ai gruppi. Essi possono consistere in piccoli gadget, in benefits, al fine di incoraggiare l’interazione e l’aiuto per l’apprendimento. Altri fattori che contribuiscono all’efficacia del metodo sono: fare un buon lavoro di preparazione prima che gli studenti comincino a lavorare in gruppi; fare una lista dei comportamenti di gruppo efficaci ed esprimere approvazione nei confronti dei gruppi che si impegnano in tali comportamenti; mantenere i gruppi insieme per un tempo sufficiente a sviluppare una certa coesione; premiare gli studenti per aver fatto meglio che in precedenza, in modo tale che tutti possano dare un contributo sostanziale al successo del gruppo15. Cohen pone particolare attenzione al ruolo dell’insegnante, che deve possedere numerose abilità, fra le quali anche quella di saper utilizzare modalità diverse per aiutare ogni studente a imparare secondo i propri sistemi di apprendimento. Egli individua ulteriori fattori che possono contribuire al successo del Cooperative Learning, ossia l’impegno e il coinvolgimento in esperienze di costruzione di competenze (come ascolto, spiegazione, dimostrazione) e una serie di responsabilità di gruppo e individuali16. L’opera di Strother è stata molto importante per riassumere le componenti essenziali del Cooperative Learning, dal momento che ha messo insieme i contributi dei più importanti studiosi attuali di questo metodo. Il suo lavoro sottolinea che gli elementi che garantiscono l’efficacia di tale metodo, vengono comunemente riconosciuti nell’interdipendenza positiva, nella competenza comunicativa dei membri che partecipano al gruppo, nella valutazione individuale e di gruppo e nei gruppi costituiti in modo eterogeneo. 14 Comoglio M., Cardoso M.A., op.cit., p.29 15 Comoglio M., Cardoso M.A., op.cit., p.30 16 Strother D. B., Cooperative Learning: fad or foundation for learning?, Phi Delta Kappan, 1990, p. 159, cit. in Comoglio M., Cardoso M. A., Insegnare e apprendere in gruppo, op. cit., pp. 29-30. 15 Capitolo 3 Cooperative Learning come metodologia inclusiva Le riflessioni sul tema dei Bisogni Educativi Speciali hanno portato all’introduzione del paradigma di inclusione, per sottolineare l’importanza della valorizzazione delle differenze personali e della partecipazione attiva di tutti gli studenti nelle attività in classe. La didattica deve, da un lato, indirizzarsi verso metodologie collaborative e, dall’altro lato, offrire agli studenti con specifici bisogni di esprimere pienamente le loro potenzialità. Infatti, “ è stato dimostrato che l’apprendimento cooperativo in un contesto scolastico, dove la relazione docente-discente si modifica attraverso la valorizzazione di entrambi nel processo di insegnamento-apprendimento, fa sì che l’alunno divenga <<protagonista in modo dinamico, assumendo compiti e responsabilità, grazie a strategie acquisite man mano che le attività vengono svolte>>”17. Per creare, quindi, un clima di apprendimento “accogliente” per tutti i Bisogni Educativi Speciali ci si dovrebbe indirizzare verso la collaborazione: infatti, come afferma la psicologa e psicoterapeuta Anna La Prova, “in un ambiente di apprendimento cooperativo ciascuno ha qualcosa da dare agli altri e qualcosa da ricevere, e questo permette di creare un apprendimento paritario e realmente inclusivo”18. Ciò che congiunge la pratica cooperativa e l’inclusione degli alunni con BES nel gruppo classe è sicuramente la partecipazione, un concetto che non è solamente legato ad una dimensione operativa, ma richiama in parte anche il concetto di empatia. Come afferma A. La Prova, il lavoro cooperativo “ garantisce sia aiuto che accettazione e completamento per le difficoltà”19. Un secondo elemento importante è l’autonomia. Gli studenti sono gli attori principali del processo di apprendimento e agiscono autonomamente rispetto l’insegnante ma in una condizione di interdipendenza reciproca con i compagni. 17 M. Laganà (2009). L’apprendimento cooperativo per la gestione dei conflitti. Pedagogia più didattica, n.2, Aprile, p.132 18 A.La Prova, L’apprendimento cooperativo come strategia compensativa per i BES, in D. Janes, S. Cramerotti (a cura di), Alunni con BES, Trento, 2013, p.273 19 A. La Prova, op.cit., p.282 16 Il Cooperative Learning permette di incrementare anche le competenze cognitive, che, se maturate in un contesto collaborativo, accrescono più velocemente ed efficacemente. L’incremento di tali competenze, è indice di un’importante percorso di inclusione: riuscendo a migliorare le loro prestazioni, infatti, gli studenti con speciali bisogni avranno positive ricadute non solo a livello di rendimento scolastico ma anche sul piano degli scambi relazionali con gli altri. Per quanto riguarda la sfera sociale, il Cooperative Learning risulta essere “uno strumento utile a favorire negli allievi lo sviluppo intenzionale delle competenze interpersonali”20. All’interno del clima inclusivo ognuno viene quindi rispettato per le sue specificità, e questo porta non solo ad un riconoscimento e un’accettazione delle differenze ma anche ad un abbattimento delle barriere culturali e sociali riferite alla diversità.21 In conclusione, il Cooperative Learning, oltre ad avere positive influenze sulla dimensione cognitiva e relazionale di bambini e ragazzi, incrementa anche il benessere psicologico degli alunni: grazie al confronto con gli altri, essi si sentono più consapevoli dei propri margini di miglioramento e orgogliosi dei cambiamenti realizzati. Questa situazione, unita ad un contesto attento a rispondere alle necessità di tutti, conduce la didattica verso una direzione chiaramente inclusiva: ognuno si sente protagonista del processo di apprendimento e parte attiva del gruppo. 3.1 L’azione del docente L’insegnante deve far maturare nei discenti la consapevolezza che il Cooperative Learning è una metodologia trasversale adatta a qualsiasi tipo di contesto e soprattutto rispondente alle necessità della società contemporanea. La funzione del docente è definita da un insieme di attività fondamentali che definiscono il metodo. Tali attività sono: 1) la formazione dei gruppi 2) l’insegnamento delle competenze sociali 3) la scelta dei compiti e l’osservazione del lavoro di gruppo 20 P. Ellerani (2008). Elementi innovativi del Cooperative Learning: fiducia e gestione del conflitto. Pedagogia più didattica, n.1, Gennaio, p. 108 21 L.Cottini (2008), Integrare a scuola allievi con bisogni educativi speciali: la risorsa compagni. Pedagogia più didattica, n.1, Gennaio, pp. 97-103 19 Conclusioni Ho inteso affrontare un’argomentazione sul Cooperative Learning dal momento in cui in letteratura si è potuto dimostrare che esso è una strategia di lavoro didattico altamente inclusiva in quanto “le strutture di gruppo cooperativo possono favorire il coinvolgimento attivo di ogni studente e l’espressione di tutte le individualità; allo stesso tempo, la presenza dei compagni può realmente compensare dei deficit specifici anche in assenza di particolari strumenti e/o tecnologie”.23 L’apprendimento cooperativo può rappresentare una risposta ai nuovi bisogni educativi e di formazione, aiutando a sviluppare le abilità relazionali, a migliorare il clima di classe e riconoscere il gruppo come strumento di crescita. I benefici derivanti dall’utilizzo del Cooperative Learning sono diversificati: essi riguardano il miglioramento delle competenze cognitive e metacognitive, lo sviluppo delle abilità relazionali e un arricchimento della dimensione affettivo- emozionale24. Un ulteriore vantaggio su cui si è posta l’attenzione è stato il legame di questa metodologia con l’inclusione: il confronto con l’altro, lo scambio di idee ed opinioni, il riconoscimento delle diversità e una loro profonda accettazione conducono ad un’attenzione verso i bisogni specifici di ogni studente.25 23 A.La Prova, L’apprendimento cooperativo come strategia compensativa per i BES, in D. Janes, S. Cramerotti (a cura di), op.cit. 24 L.Cottini, op.cit. 25 Ianes D. e Camerotti S., (a cura di), Alunni con BES, Bisogni educativi speciali, Trento, Erickson, 2013 20 Bibliografia Comoglio Mario, Cardoso Miguel A., Insegnare e apprendere in gruppo. Il Cooperative Learning, LAS, Roma 1996 Comoglio Mario, “Verso una definizione del Cooperative Learning”, in Animazione Sociale, n. 4, 1996 Cottini L. (2008), Integrare a scuola allievi con bisogni educativi speciali: la risorsa compagni. Pedagogia più didattica, n.1, Gennaio Direttiva Ministeriale 27 dicembre 2012, https://miur.gov.it Dovigo F., Fare differenze. Indicatori per l’inclusione scolastica degli alunni con Bisogni Educativi Speciali, Trento, Erickson, 2007 Ellerani P. (2008), Elementi innovativi del Cooperative Learning: fiducia e gestione del conflitto. Pedagogia più didattica, n.1, Gennaio Ianes D. e Camerotti S., (a cura di), Alunni con BES, Bisogni educativi speciali, Trento, Erickson, 2013 Johnson David W., Johnson Roger T., Edythe J. Holubec, Apprendimento cooperativo in classe. Migliorare il clima emotivo e il rendimento, (trad. it. a cura di) L. Marinelli, Erikson, Trento, 2015 Johnson D. W., Johnson R. T., “Stato attuale dell’apprendimento cooperativo: apprendere insieme e da soli”, in G. Chiari (a cura di), Atti della conferenza Cooperative Learning: ricerca e formazione nella scuola e nel mondo economico, Regione Autonoma Trentino Alto-Adige e Università degli Studi di Trento, 1988 Laganà M. (2009). L’apprendimento cooperativo per la gestione dei conflitti. Pedagogia più didattica, n.2, Aprile 21 La Prova A., L’apprendimento cooperativo come strategia compensativa per i BES, in D. Janes, S. Cramerotti (a cura di), Alunni con BES, Trento, 2013 La Prova A., Apprendimento cooperativo in pratica. Proposte operative per attività di gruppo in classe, Erickson, Marzo 2015 Kaye, A.R., “Apprendimento cooperativo basato sul computer” in TD – Tecnologie didattiche, n. 4, 1994, pp. 9-21, https://www.centriausili.it Sharan Y.,Sharan S., Gli alunni fanno ricerca. L’apprendimento in gruppi cooperativi, Erickson, Trento, 1998