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F. BENIGNO, "L’età moderna. Dalla scoperta dell’America alla Restaurazione", Dispense di Storia Moderna

Riassunto completo del testo di Storia Moderna di F. BENIGNO, "L’età moderna. Dalla scoperta dell’America alla Restaurazione".

Tipologia: Dispense

2020/2021

Caricato il 23/02/2023

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Scarica F. BENIGNO, "L’età moderna. Dalla scoperta dell’America alla Restaurazione" e più Dispense in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! 1 L’ETA’ MODERNA Dalla scoperta dell’America alla Restaurazione di Francesco Benigno 1. Il sogno dell’impero, la realtà di monarchie e repubbliche L’analisi delle vicende storiche dell’Europa all’inizio della prima età moderna non può prescindere da una attenta valutazione dei principali attori politici e dai quadri di riferimento ideali in cui si muovono. Occorre partire dal ruolo dell’impero e dall’idea della monarchia universale per comprendere una situazione politico/territoriale complessa. All’inizio del XVI secolo, Carlo V d’Asburgo, in seguito a varie eredità, riunisce sotto di se un enorme insieme di possedimenti (domini d’Asburgo – attuale Austria -, Franca Contea, Paesi Bassi, Castiglia, Aragona, regno di Sicilia Napoli e Sardegna, gran parte dell’attuale Germania e Boemia). Dal padre Filippo, detto il Bello, ha ereditato i tradizionali domini della casa d'Asburgo, concentrati nell'attuale Austria, e l'eredità borgognona della nonna, formata da Franca Contea e Paesi Bassi.Dalla madre, Giovanna, detta la Pazza, Carlo ha ricevuto le corone di Castiglia e Aragona, che includono i regni di Sardegna, Sicilia e Napoli, nonché le nuove colonie americane. Nel 1519, Carlo succede al nonno Massimiliano I d'Asburgo nel titolo elettivo di imperatore del Sacro romano impero della nazione germanica. Inoltre, in teoria, nella sua qualità di imperatore, Carlo V controlla indirettamente gran parte dell'attuale Germania e la Boemia, suddivise in principati, vescovati e città indipendenti. Carlo V viene incoronato due volte: nel 1519 ad Aquisgrana dall’arcivescovo di Colonia e nel 1530 a Bologna da papa Clemente VII. Un sogno sembra materializzarsi, quello della restauratio imperii, la rinascita dell'impero. La parola "impero" richiama antiche e importanti tradizioni; nella sua fase tarda l'impero romano era stato un impero cristiano e l'imperatore aveva rappresentato una sorta di onnipotente esecutore della volontà divina in terra. La memoria di questo unico, sconfinato potere terreno costruito a imitazione del potere spirituale dell'unico Dio non aveva da allora più abbandonato l'Europa. Una volta dissolto l'impero romano, il regno dei franchi, il più forte dei regni creati nell'Europa romanizzata in seguito alle cosiddette invasioni barbariche, non a caso aveva di nuovo guardato all'impero romano come un modello da imitare. Tra l'VIII e il IX secolo il sovrano franco Carlo Magno, con l'appoggio del papato, aveva tentato di fare rinascere quell'antica istituzione universale, adattandola alla nuova realtà dell'Europa medievale: il giorno di Natale dell'anno 800, papa Leone III aveva incoronato Carlo Magno, attribuendogli il titolo di imperatore del Sacro romano impero. Nel corso del basso Medioevo (secoli XII-XIV) gli imperatori tedeschi come Federico I detto 2 il Barbarossa o Federico II di Svevia si erano duramente scontrati con il papato che temeva lo strapotere dell'autorità imperiale. Se per il papato la rinascita dell'impero aveva finito per costituire una minaccia, viceversa, per tutti coloro che ritenevano pericolose e sbagliate le pretese papali di costituire la massima autorità religiosa e politica, il sogno dell'impero, una monarchia universale in grado di garantire nella realtà terrena la realizzazione dei valori cristiani, rimase a lungo vivo. Per quanto decaduto e ormai circoscritto alla realtà germanico - boema, a cavallo tra Medioevo ed età moderna, l'impero conferisce ancora la teorica superiorità rispetto agli altri sovrani e costituisce una fondamentale risorsa di legittimazione giuridica e politica dei poteri. Finché tuttavia a tale autorità universale non corrisponde un'intrinseca forza politico-militare del detentore del titolo imperiale, nessuno ritiene praticabile la prospettiva di una nuova rinascita imperiale. Ciò fino a quando la corona imperiale non si posa sul capo di un sovrano come Carlo V d'Asburgo. Anche in questa straordinaria e irripetibile congiuntura, tuttavia, il sogno della rinascita dell’impero si dimostra irrealizzabile. Carlo V, quale nuovo Carlo Magno, possiede teoricamente risorse economiche e forze in grado di far rinascere quel progetto, ma ben presto la complessità politica europea dimostra che quel sogno è irrealizzabile. Infatti, lo stesso Carlo V deve riconoscere, alla fine della propria vita, l’incapacità di superare le enormi difficoltà legate alla complessità della politica europea. Questa ammissione traspare chiaramente dalla sua decisione di dividere l’eredità asburgica in due: • lascia al figlio Filippo II le corone di Castiglia e di Aragona, • garantisce al fratello Ferdinando la successione sul trono imperiale, sostenuta dai tradizionali possedimenti asburgici in Austria, cui si sommano le corone recentemente acquisite di Boemia e d’Ungheria. Ciò significa la nascita di due rami dinastici distinti, alleati e imparentati, ma guidati da differenti interessi dinastico - territoriali, e sancisce così apertamente il tramonto della prospettiva di un unico impero cristiano europeo. E con questa divisione muore il progetto di un unico impero cristiano europeo. 1.1 Le nuove monarchie… All’inizio dell’età moderna le monarchie dispiegano la loro autorità su territori di ampie dimensioni attraverso strutture burocratiche incaricate del controllo della vita civile e religiosa, dell’amministrazione della giustizia e della riscossione delle tasse. Precedentemente i sovrani erano visti come severi detentori della virtù della giustizia che, a somiglianza di Dio, punivano e premiavano raddrizzando torti e ricompensando meriti, unica autorità terrena in grado di riportare un’armonia sociale. Tra i Quattro e Cinquecento i sovrani aumentano le loro capacità di controllo di vasti possedimenti territoriali con conseguente aumento della capacità di prelievo fiscale. Con queste maggiori entrate le corone riescono a finanziare apparati burocratici stabili e soprattutto eserciti e flotte sempre più potenti. Questo accresciuto potere dei sovrani permetterà loro di liberarsi di ogni struttura di potere che li minacci; 5 A Costantinopoli, ribattezzata Istanbul si sono insediati sultani ottomani che governano sul mediterraneo orientale e sui Balcani; l’impero ottomano è di fede mussulmana, ma tollera sudditi di religioni diversa. Però sia l’impero ottomano, sia quello russo, hanno grande difficoltà a governare grandi estensioni territoriali molto diversificate, istituzioni e tradizioni differenti, lingue, culture e fedi religiose diverse. Molti regni, nell’Europa orientale e settentrionale, continuano a mantenere caratteristiche diverse dalle «nuove monarchie». In Polonia la monarchia non riesce a divenire ereditaria, rimanendo elettiva e quindi più debole e condizionata. Molti signori europei, alla guida di Stati medio/piccoli, non possono manco fregiarsi del titolo di re. In Italia vi sono una varietà di entità politiche diverse: città indipendenti che si reggono in forma di repubbliche eredi dei liberi comuni medievali. Le più importanti repubbliche sono: Venezia che ha costruito un ampio impero commerciale e si è espansa territorialmente in parte del Veneto, della Lombardia e del Friuli; Firenze che aveva dato vita ad uno Stato di dimensioni regionali. Genova che aveva creato una serie di basi commerciali sparse nel mediterraneo. In Svizzera i cantoni – piccole repubbliche – si sono unite in una confederazione -1499 – che si occupa essenzialmente della politica estera comune. Però la repubblica viene considerata una forma di governo adatta solo a comunità cittadine o Stati di piccole dimensioni in quando esempio di democrazia diretta difficilmente applicabile in governi di grandi Stati. 1.3 Le guerre d’Italia Dal 1494 al 1554, l’Italia divenne un vero e proprio campo di battaglia dimostrando quanto fosse più potente ed attuale il modello delle «nuove monarchie» rispetto alle precedenti istituzioni statali. Questo momento è stato definito come lo sciagurato periodo del dominio straniero, della perdita della cosiddetta «libertà d’Italia». In realtà queste possono essere considerate le prime vere guerre europee perché l’Italia non era solo una delle nazioni più colte e ricche dell’epoca, ma era anche la sede della massima autorità spirituale del mondo cristiano: il papa. Chi avesse dominato la penisola avrebbe di conseguenza avuto l’egemonia sull’intero continente. Alla fine del Quattrocento l’Italia risulta divisa in numerosi stati medio/piccoli, incapaci di assoggettarne altri, ma capaci di opporsi ad essere assorbiti dagli altri. -Il ducato di Savoia, la repubblica di Genova, il ducato di Milano, la repubblica di Venezia, la signoria di Firenze, lo Stato della Chiesa, il Regno di Napoli. - Con la pace di Lodi (1454) i maggiori stati della penisola aveva siglato un accordo che mirava al rispetto del principio di equilibrio, dello status quo esistente. Nondimeno nel 1494, il re di Francia, Carlo VIII, scende in Italia con l’intento di acquisire il regno di Napoli che egli rivendica in quanto erede della estinta casata degli Angiò. Nel 1495 Napoli viene occupata senza che vi sia alcuna resistenza contro il potente esercito francese, 6 successivamente il pontefice Alessandro VI promuove un’alleanza antifrancese Venezia/Milano/Imperatore/Re cattolici- che costringe Carlo VIII a ritirarsi. La spedizione francese evidenza comunque l’instabilità e debolezza della realtà italiana dovuti ai contrasti fra i potentati locali accentuata anche dallo spregiudicato papa Alessandro VI il quale mira ad istituire nella Stato della Chiesa una vera e propria dinastia a favore del figlio Cesare. A Firenze intanto dopo la morte di Lorenzo il Magnifico, il potere dei Medici viene rovesciato da una rivolta di impronta repubblicana. Successivamente Girolamo Savonarola, predicando un ritorno allo spirito del vangelo e alla purificazione dai peccati della Chiesa corrotta, riesce ad influenzare il governo repubblicano della città spingendola ad allearsi con la Francia. Alessandro VI scomunica Savonarola che privo di appoggi viene condannato al rogo nel 1498. In un secondo tempo, nel 1512, le forze ispano-pontifice travolgono la repubblica fiorentina e ristabiliscono la signoria dei Medici. Nel 1499, il nuovo re di Francia, Luigi XII, si accorda con Ferdinando il Cattolico per spartirsi il Regno di Napoli; ma poi scoppia di nuovo la guerra fra i due che viene vinta dagli spagnoli. Intanto il papa Giulio II tenta di salvaguardare il potere temporale della Santa Sede minacciato dalla repubblica di Venezia in Romagna; dapprima con l’imperatore Massimiliano e Ferdinando il Cattolico da vita alla lega di Cambrai, ma poi con la cosiddetta Lega Santa costituisce una alleanza per scacciare i francesi dell’Italia. Nel 1513 Luigi XII è costretto ad abbandonare la penisola. Nel 1515, il nuovo re francese, Francesco I, torna in Italia per conquistare Milano; con il trattato di Noyon, Milano viene assegnato alla Francia e Napoli alla Spagna. Nel 1521 Carlo d’Asburgo, divenuto imperatore con il nome d Carlo V, muove nuovamente guerra alla Francia sconfiggendola nella battaglia di Pavia, 1525, il re francese, Francesco I, rinuncia ad ogni pretesa sull’Italia. A questo punto papa Clemente VII (1523/34) opera un rovesciamento delle alleanze e da vita ad una lega anti ispanica con Francia/Venezia/Milano /Genova/Firenze. L’esercito di Carlo V torna in Italia e riesce ad occupare Roma; i suoi mercenari tedeschi -lanzichenecchi- saccheggiano la città eterna. L’orrore e lo sconcerto per il sacco di Roma alimenta ansie apocalittiche e di fatto suggella l’egemonia spagnola sull’Italia. L’egemonia spagnola è sancita da Pace di Cambrai (1529). Ma il conflitto franco-asburgico per il controllo della penisola non è ancora concluso – nuove campagne militari nel 1535-37 e 1542/44. – solo nel 1559 i francesi vengono definitivamente espulsi dall’Italia che finisce sotto l’egemonia politica spagnola. 1.4 Il sogno infranto Solo nel 1530, con la trionfale incoronazione da parte di Clemente VII, Carlo V, eletto imperatore nel 1519, ottiene il decisivo riconoscimento del suo ruolo solo grazie alla potenza dei suoi eserciti temuti in tutta Europa. Egli era riuscito a farsi nominare elargendo ai grandi elettori una somma maggiore di quella di Francesco. Ma governare su così vasti ed eterogenei territori risulta un’impresa molto ardua. In Spagna la sua ascesa suscita timori e resistenze e viene contrastata sino a dar vita ad una divisione 7 politica che degenera in una guerra civile vinta però dai lealisti. A questo punto Carlo V sembra in grado di dar vita ad un impero europeo che si richiami al modello della Roma imperiale e all’impero carolingio medioevale. Tuttavia diversi fattori minano alla base questo sogno. - Il primo: l’espansionismo ottomano nel mediterraneo che grazie all’abile ed intraprendente sultano Solimano II porta le truppe mussulmane all’assedio di Vienna 1529, e a conquistare Rodi nel 1522. Le truppe di Carlo V, pur ottenendo significative vittorie contro gli ottomani e contro i corsari arabi loro alleati, non riescono mai a raggiungere successi decisivi. - Di fatto Solimano II non viene mai definitivamente sconfitto. - Il secondo: le continue guerre contro la Francia, il vero bastione contro cui si infrange il sogno di egemonia continentale degli Asburgo. - il terzo: la nascita a la diffusione della Riforma protestante in Germania che da vita ad una dura conflittualità religiosa e politica in ampi territori del suo impero. Anche l’ipotesi di proseguire nel suo progetto - instaurare un ordine imperiale europeo –affidando al proprio figlio, Filippo, unico erede, l’insieme dei propri domini, viene osteggiata da suo fratello Ferdinando che pretende la successione. Carlo V abdica e il regno viene diviso: • al figlio, a Filippo II: Castiglia ed Aragona, Paesi Bassi, domini italiani; • al fratello Ferdinando: Austria, Boemia ed Ungheria. E con questa divisione muore il progetto di un unico impero europeo. 10 individuo può avere una voce pubblica ed essere tutelato. Una società in cui la legge non è uguale per tutti, ma è diversa a seconda dell’appartenenza ad un determinato ceto, che gode di determinati privilegi. Il clero e la nobiltà sono considerati i grandi i ceti privilegiati per eccellenza. Vi sono privilegi giurisdizionali: diritto di essere giudicati con particolari e specifiche modalità da tribunali speciali; privilegi economici: non pagare certe imposte e godere di particolari beni. I privilegi contribuiscono a determinare il rango di un gruppo sociale, ovvero la posizione sociale in rapporto con gli altri gruppi. La conflittualità dell’antico regime è originata dalla tendenza dei vari ceti a difendere la propria posizione e le proprie preminenze. Nell’ordine nobiliare, forte del proprio ruolo militare, le questioni di precedenza sfocia spesso in duelli perché i nobili si sentono obbligati a difendere il loro status – noblesse oblige: l’essere nobili obbliga- Il processo di inflazione dei ranghi nobiliari, dovuto alla vendita dei titoli da parte dei sovrani, a partire dal XVI secolo, portò ad una distinzione tra antica e nuova nobiltà. Questa funzione di distinzione dai folti ranghi della nobiltà minore viene svolta dagli antichi ordini militari e cavallereschi. I più prestigiosi e antichi: Ordine di San Giovanni di Gerusalemme (XII sec) che stabilitosi a Malta diventa Ordine di Malta; Ordine di Toson d’oro (1430); ordini casigliani: Santiago, Calatrava, Alcantare. Quelli nuovi: Ordine di Santo Stefano (1562); Ordine San Maurizio e Lazzaro (1572). 2.4 Le forme di rappresentanza politica In questa società che pensa a se stessa come parte di un ordine dato, immutabile in quanto divino, un individuo partecipa alla vita politica non quanto tale, come persona, ma in quanto parte di un ordine o ceto. La società politica nasce perciò dalla composizione di questi corpi sociali funzionalmente legati l’uno all’altro in modo da comporre un organismo unitario. Il re è affiancato da un’assemblea dei rappresentati del regno; non è una assemblea elettiva, ma composta da rappresentati di ciascun ordine. Il sovrano decide sulle più importanti questioni – pace/guerra/imposizioni tasse – dopo aver ascoltato il parere dei rappresentanti degli ordini del regno. Queste assemblee si chiamano palamenti. In Inghilterra, in Scozia, a Napoli e in Sicilia questa assemblea si chiama Parlamento; in Francia e nei Paesi Bassi questa assemblea si chiama “Stati generali”; in Castiglia le riunioni dei rappresentanti del regno sono chiamate Cortes; nei territori del Sacro romano impero infine, esiste un’assemblea cui spetta l’approvazione delle leggi, il Reichstag, cui partecipano i 7 principi elettori, principi e signori di vario grado e i rappresentanti delle 85 città imperiali. Parlamento inglese: - Camera dei Lord – Camera alta – composta da nobiltà e clero. - Camera dei Comuni: i rappresentati sono abitanti delle città e terre non infeudate. In Francia e Paesi Bassi questa assemblea, riunita molto di rado, si chiama «Stati Generali»; questo 11 perché è composta dai tre Stati che rappresentano i tre ordini sociali. In Spagna questa assemblea si chiama Cortes. Queste assemblee non sono permanenti, ma periodiche e in genere si riuniscono solo all’occorrenza: per richieste o rimostranze dei vari rappresentanti o per approvare nuovi tributi per il re. In cambio della approvazione di nuove imposte i rappresentanti chiedono al sovrano un contraccambio. Spesso queste procedure comportano un defaticante lavorio di mediazione che fa si che le sedute parlamentari si prolunghino anche per mesi. Viste queste difficoltà di gestione il re tende a convocarle solo in caso di necessità. 2.5 I due carpi del re Durante le assemblee il sovrano usa stare seduto sul trono per sottolineare la sua superiorità in quanto designato da Dio a governare il regno. Anche in assenza del re, il trono rimane, vuoto, a legittimare il proprio potere superiore, che essendo legato a Dio, può giustamente essere tramandato ai suoi successori. Di fatto il re è l’incarnazione della respublica, ; cioè l’incarnazione della cosa pubblica. L’innalzamento sacrale della monarchia regnante ha lo scopo preciso di allontanare lo spettro della monarchia elettiva – un re eletto da rappresentanti di nobili e magnati -; il sistema elettivo esisteva solo per l’imperatore e per il papa. Il regno del sovrano viene inteso come parte di una missione affidatagli direttamente da Dio, e la sua sovranità è ammantata da tratti soprannaturali: credenza che i re guarivano con tocco della mano Teoria della monarchia sacrale: sdoppiamento della figura del sovrano, ad imitazione delle due nature di Cristo,: - una figura umana: corpo fisico e mortale del re; - una figura spirituale: corpo immateriale ed immortale che cinge tutto il suo regno. Questo secondo corpo abbraccia e raccoglie, con continuità, in se la comunità politica. 12 3. La scoperta dell’America e gli imperi coloniali 3.1 Commerci extraeuropei, rotte atlantiche e tecniche della navigazione Nel corso del XV secolo l’intensificarsi dei traffici marittimi fra i maggiori centri mercantili del tempo: Venezia e Genova - navigazione di tipo costiero - favorisce lo sviluppo di alcune città iberiche affacciate sull’oceano atlantico: Cadice, Lisbona. Mentre dalla penisola iberica e dalla Francia si raggiunge Londra, Bruges ed Anversa. Barcellona diventa un importante snodo commerciale del mediterraneo; anche Genova e Venezia percorrono rotte costiere atlantiche. Già da anni i navigatori genovesi e catalani hanno cercato di circumnavigare l’Africa per sottrarsi ai controlli dei veneziani ed alle tensioni politiche fra i regni mussulmani. I mercanti arabi dell’Africa settentrionale gestiscono il commercio dell’oro dalle miniere del Senegal e del Niger verso l’Europa. Tra il 1346e 1341 navigatori genovesi al servizio della corona portoghese scoprono le Canarie. Di rivelante importanza sono sia lo sviluppo delle tecniche navali, - per affrontare le onde dell’atlantico occorrono navi più grosse e con un sistema di vele più complesso-; sia degli strumenti di navigazione – la bussola per individuare il nord e l’astrolabio per misurare, attraverso triangolazioni e calcoli, in cui si trovano le navi la latitudine. Anche la cartografia - partendo da mappe rudimentali e poco attendibili- si sviluppa notevolmente. 3.2 Alla conquista dell’oriente: il Portogallo fra il Quattro e Cinquecento In Portogallo, nella seconda metà del Trecento, la dinastia degli Aviz favorisce l’ascesa dei ceti mercantili a danno dell’aristocrazia feudale. Il principe Enrico il Navigatore investe molto in attività marittime commerciali e esplorative. Nel 1415 i portoghesi occupano Ceuta, in Africa settentrionale, di fronte a Gibilterra. Vengono poi colonizzate le isole di Madera, Azzorre e Porto Santo. Successivamente le navi portoghesi si spingono più a sud approdando alle isole di Capo Verde, Sierra Leone e nel golfo di Guinea, fondando nuove basi commerciali costiere. Queste esperienze nautiche e geografiche permetteranno a Bartolomeo Diaz (1487) di doppiare il Capo di Buona Speranza. Nel 1497 Vasco de Gama, raggiunge l’India. Ma il commercio delle mercanzie indiane rimane comunque problematico a causa del monopolio che i mercanti arabo/mussulmani continuano ad esercitare sulla regione. Per imporre i loro commerci e fondare basi commerciali, i portoghesi finiscono con l’entrare in guerra con i sovrani locali riuscendo a controllare le rotte commerciali. Il sultanato d’Egitto cerca di tutelare gli interessi dei mercanti arabi ma negli scontri militari 15 dall’America arrivano oro, perle, zucchero, legnami pregiati e cuoio. Successivamente la tipologia delle merci cambia perché le Colonie sono sempre più indipendenti per derrate e merci normali, mentre, grazie alla loro crescente ricchezza, richiedono tessuti di lusso, vini e alimentari pregiati, calzature, orologi e quando le manifatture castigliane non sono in grado di far fronte alla domanda di tali merci si rivolgono a mercanti portoghesi, francesi e inglesi che violano il monopolio castigliano ricevendo in pagamento argento. 16 4. Umanesimo e Rinascimento 4.1 Lo studio dei classici e la filologia Umanesimo e rinascimento possono essere considerati momenti successivi di un medesimo processo culturale che nasce e si sviluppa in Italia fra il Tre e Quattrocento e che assume dimensioni europee nel secolo successivo. Umanesimo: movimento intellettuale caratterizzato da un atteggiamento nuovo nei confronti del mondo antico, cioè della Grecia e di Roma. Il poeta Francesco Petrarca (1304/74) invita allo studio ed analisi dei testi latini. Nelle biblioteche monastiche in tutt’Europa si riscoprono opere di autori dell’antichità da tempo dimenticati. Si cerca anche di restituire purezza al latino. Altro aspetto essenziale dell’umanesimo è il ritorno della cultura della Grecia antica in Europa; autori come Aristotele vengono studiati in greco e non in traduzioni latine. Nel 1438/42, a Ferrara si tiene un concilio per superare lo scisma fra la chiesa Cattolica e quella Ortodossa, questo dà modo a molti studiosi greci di stabilirsi in Italia contribuendo alla diffusione della conoscenza del greco antico. Lorenzo Valla (1405/57) da uno studio filologico – uso di diverse espressioni linguistiche – del documento che tradizionalmente segna la nascita dello Stato della Chiesa – cessione di Roma e del Lazio fatta dall’imperatore Costantino a papa Silvestro I (315/314) - dimostra che si tratta di un falso redatto successivamente. Erasmo da Rotterdam (1466/1536), rilevante figura nella cultura umanistica europea, si impegna a conciliare le istanze della fede con il rigore intellettuale. Si dedica ad elaborare una edizione critica del testo greco del Nuovo Testamento, con traduzione latina a fronte. 4.2 La nascita e la diffusione di un mezzo rivoluzionario: la stampa L’invenzione della stampa a caratteri mobili ebbe un ruolo fondamentale nella diffusione e circolazione delle idee umanistiche e rinascimentale in tutta Europa. Precedentemente i testi erano realizzati a mano da amanuensi, trascritti da copisti, prima su pergamena e poi su carta. Dapprima la diffusione in Europa di cartiere e poi l’invenzione dei caratteri mobili, tradizionalmente attribuita a Gutenberg (1400/68), consenti di abbassare notevolmente il prezzo dei libri favorendone la diffusione. Fra il 1445 e 1455, a Magonza, sono stampati il Messale e la Bibbia di Gutenberg. In Italia le prime tipografie nascono a Venezia, Roma, Subiaco, Foligno; in poche ore vengono stampati testi che prima richiedevano la fatica di mesi di lavoro. «La fioritura della cultura alto-rinascimentale nell’Italia del Cinquecento dovette molto ai primi stampatori.». L’editore veneziano A. Manunzio (1447/1516) ebbe una notevole importanza nella diffusione in Europa dei 17 classici: Aristotele, Aristofane, Erodoto, Platone, Virginio, Orazio, Ovidio Giovenale. 4.3 Tra fortuna ed eccellenza: come cambiano le figure di intellettuali e artisti La riflessione dei testi antichi porta ad elaborare una visione diversa del mondo. Nel medioevo, la centralità della figura di Dio aveva portato all’ideale ascetico, alla vita contemplativa, alla rinuncia dei beni, al distacco dalle passioni. L’esempio dei classici sottolineava invece l’importanza dell’individuo e delle sue azioni nel mondo per il raggiungimento della gloria. La cultura umanistica elabora un nuovo ideale; mettendo in risalto la dimensione pubblica, politica e sociale dell’individuo. L’uomo con il contatto dei propri simili, svolgendo le sue attività politiche/militari/ culturali, sviluppa le qualità della propria natura, diventa artefice del proprio destino. Leonardo da Vinci (1452/1519) – pittore/scultore/architetto/ingegnere/scrittore - uno dei maggiori protagonisti dell’epoca rinascimentale, è l’esempio di questo nuovo ideale. Egli nutre grande fiducia nelle capacità dell’uomo ed è spinto da una curiosità insaziabile verso ogni aspetto della realtà che lo circonda; per lui l’uomo deve perseguire la conoscenza attraverso l’osservazione diretta della natura. Nel mondo rinascimentale l’artista conquista rispetto e prestigio all’interno della società. Precedentemente, il professare un’arte manuale era considerato avvilente. A partire dal XVI secolo si afferma il concetto che l’artista debba lavorare in solitudine, seguendo non solo i desideri del committente ma anche la propria ispirazione. Il suo lavoro assume un alto valore intellettuale. Ai giovani promettenti apprendisti, oltre ai rudimenti dell’arte a cui vuole dedicarsi, viene impartita una educazione umanistica e liberale. Agli artisti serve anche maggior qualificazione per realizzare le grandi opere desiderate dai grandi mecenati dell’epoca. Grandi esempi di artisti rinascimentali: - Filippo Brunelleschi (1377/1446), architetto, ingegnere, scultore; - Michelangelo Buonarroti (1475/1564), pittore, scultore, architetto, ingegnere, poeta → impersona in maniera compiuta la figura dell’artista rinascimentale, dotato di grandi risorse intellettuali e irriducibile alla disciplina dettata dal committente. 4.4 La politica come scienza: Machiavelli e Guicciardini Il quadro politico del rinascimento italiano è caratterizza da notevoli tensioni e conflitti; grande il contrasto tra valori politici dell’antichità e realtà contemporanea. Nicolò Machiavelli (1469/1527), medita sugli scritti storici dell’antichità classica riflettendo sulle modalità che consentono ai governati di conquistare e conservare uno Stato. Fondamentale è lo studio del passato perché può fornire soluzioni ai problemi che si presentano. Tutte le forme di Stato vanno incontro a processi di trasformazione decadimento; Monarchia/Tirannia -Aristocrazia/Oligarchia -Democrazia/Demagogia. 20 mercimonio di un bene divino, la grazia. La critica radicale di Lutero mette in discussione il ruolo stesso della Chiesa, è una vera è propria rivoluzione nella Chiesa. 5.2 Nascita del movimento protestante Grazie alla stampa gli scritti di Lutero hanno una sorprendente circolazione in Germania. La straordinaria diffusione delle idee luterane evidenzia il fatto che esse interpretano bisogni largamente diffusi nella società del tempo, un desiderio di critica ed esigenze di mutamento rispetto all’ordinamento sociale ed ecclesiale. Vi è una profonda necessità di rinnovamento degli ordinamenti ecclesiali, inoltre il rapporto diretto fra Dio e l’uomo, proprio della teologia luterana, è un passo importante verso una religiosità popolare più comprensibile, meno magico/misterica. In secondo luogo alcuni sovrani trovano nelle idee luterane la possibilità di ridurre l’influenza della Chiesa non solo in campo religioso, ma anche politico e mirano, attraverso il controllo delle strutture ecclesiastiche, ad impadronirsi degli ingenti beni della Chiesa. Infine le dottrine di Lutero appaiono a molti come lo strumento per ottenere maggiore libertà per tutti. Egli, dichiarando che solo la Sacra Scrittura è l’unica autorità legittima a cui il cristiano deve fare riferimento nella sfera religiosa, nega qualunque valore al ruolo sacro del sacerdozio e del papato. Nel 1518, Lutero viene citato a comparire a Roma per essere processato, ma viene difeso dal principe di Sassonia, Federico il Saggio (1486/1525). Nel 1520, il papa Leone X condanna esplicitamente la dottrina di Lutero. Lutero prosegue con la sua predicazione asserendo che ogni cristiano è chiamato ad un rapporto diretto con Dio e conseguentemente tutti i fedeli possono amministrare i sacramenti e predicare la parola di divina. Gli unici sacramenti riconosciuti da Lutero sono il battesimo e l’eucarestia. Siccome egli continua a attaccare l’autorità del papa, l’avidità della Chiesa e la sua ingerenza nel potere terreno viene scomunicato quale eretico. Ma le sue idee si diffondono, con grande successo in tutta la Germania. L’imperatore Carlo V si adopera per raggiungere un compromesso fra la Santa Sede e Lutero, il quale però si rifiuta di rinnegare la propria dottrina e trova rifugio presso Federico il Saggio che continua a sostenerlo. Lutero traduce in tedesco il Nuovo Testamento con l’intento di renderne disponibile a tutti la lettura. Questo suo lavoro ottiene una straordinaria diffusione ed accoglienza in tutta la Germania. In molte città i fedeli esigono l’applicazione della Riforma non esitando a ricorrere all’uso della forza contro chi si oppone. Principi a governati aderiscono alla riforma luterana incamerando e vendendo i beni della Chiesa. I numerosi violenti disordini – condannati dallo stesso Lutero - vengono duramente repressi. Anche nelle campagne esplodono numerose rivolte dei contadi che, in nome del vangelo, invocano la comunanza dei beni e la ridistribuzione del potere su base egualitaria. Le agitazioni si diffondono in tutta la Germania, in 21 Svizzera e Tirolo; ancora Lutero condanna questi tumulti -stroncati nel sangue- preoccupato che il suo pensiero sia travisato 5.3 Dai tentativi di conciliazione al conflitto Grazie alla presa di distanze delle interpretazioni radicali del suo pensiero Lutero mantiene la solida alleanza con i principi tedeschi, mentre si va strutturando una vera e propria Chiesa luterana. L’imperatore Carlo V, contemporaneamente impegnato nella guerra con la Francia e con l’impero ottomano, tenta ripetutamente la mediazione. Ma il suo tentativo fallisce e si chiude la fase del dialogo per ritrovare l’unità; quattordici città rifiutano di sottomettersi all’imperatore e stilano un documento di «protesta», - da qui il nome di «protestanti» - . I principi protestanti si riuniscono in una lega della di Smalcalda, che, nonostante sia sconfitta dall’esercito imperiale, ottiene, nella pace di Augusta (1555), il riconoscimento dell’esistenza della confessione luterana nel loro territorio. Viene sancito il principio: «cuius regio eius religio» ; i sudditi devono praticare la religione scelta dal proprio sovrano, o emigrare. 5.4 Protestantesimi La diffusione dello spirito protestante nella Svizzera e Alsazia porta alla nascita di forme di organizzazione confessionali diverse. A Zurigo gli anabattisti che sostengono il battesimo come scelta adulta e consapevole. A Basilea prima e poi a Ginevra opera il riformatore Giovanni Calvino che accentua l’idea della predestinazione: solo il Signore conosce quali anime saranno salvate, però gli uomini sono chiamati ad operare con zelo nella società in quanto verranno giudicati in base al buon esito delle loro azioni. I calvinisti non tollerano il dibattito delle loro idee e si chiudono nel recinto delle proprie certezze teologiche, i dissenzienti sono espulsi e condannati al rogo. Accade così che le Chiese riformate riproducano l’intolleranza contro la quale avevano originariamente protestato. In tutta Europa centro-settentrionale la diffusione del movimento protestante procede con grande rapidità; i luterani in Svezia, Danimarca, Norvegia, Islanda; i calvinisti in Francia –vengono chiamati ugonotti - , nei Paesi Bassi, in Polonia, in Italia, in alcune valli piemontesi, si fondono con i valdesi - seguaci di Valdo di Lione (1140/1207) già perseguitati. - 5.5 L’anglicanesimo 22 Inizialmente il sovrano d’Inghilterra si schiera apertamente contro le idee luterane e viene insignito dal papa Leone X del titolo di defensor fidei. Ma ben presto Enrico VIII avverte l’importanza dell’occasione che la diffusione delle idee protestanti gli offre: ridurre l’influenza del papato sulla politica e sulla società inglese. Nel caso specifico dell’annullamento del matrimonio di Enrico VIII con Caterina d’Aragona, di fatto il papa controllava la politica dinastica. Vista l’atteggiamento attendista sulla sua richiesta di divorzio da parte di Clemente VII, il sovrano inglese ne approfitta per spezzare il legame di sudditanza spirituale alla Chiesa romana. Nel 1534 con l’Atto di supremazia, egli si proclama unico e supremo capo della Chiesa d’Inghilterra affidando all’arcivescovo di Canterbury il governo degli affari ecclesiastici. Mentre viene introdotta la Bibbia in inglese, il re procede ad incamerare e vendere le ingenti proprietà degli ordini religiosi della Chiesa Romana rimpinguando le sue casse e dando vita ad un ceto di piccoli/medi nobili proprietari terrieri. Il movimento protestante diffusosi in Europa a partire da istanze dal basso, si afferma in uno dei più importanti regni del continente sulla base di una decisione presa dall’alto, dal sovrano, per ragioni politiche ed economiche. La sfera religiosa diventa un ambito aperto allo scontro politico. 25 7. La Chiesa in armi: l’Europa delle Controriforma 7.1 Il Concilio di Trento Una delle vie per risolvere il problema protestante sarebbe stata la convocazione di un concilio ecumenico, la riunione straordinaria di tutti i vescovi eletti dalle singole comunità, l’unica istanza in grado di porre rimedio alla frattura della cristianità. Ma né Leone X, né Clemente VII, nonostante la richiesta di Carlo V, si muovono in questa direzione, soprattutto per la decisa opposizione degli ambienti curiali, preoccupati di essere i primi bersagli delle istanze riformatrici. Solo papa Paolo III convoca il concilio, prima a Mantova, poi a Trento (1544). Durata del concilio: 1545- 1563. La vicinanza di Trento ai paesi di lingua tedesca costituisce un segnale di apertura verso il mondo protestante. Con il concilio il Papa vuole imporre l’autorità della Chiesa ed intraprendere la lotta contro gli eretici; l’imperatore punta ad una soluzione di compromesso che gli consenta di salvaguardare la sua autorità in Germania. Ma vi è anche chi spera in una vera ricucitura della frattura della Chiesa. A causa della complicata situazione politica, il Concilio si svolge senza continuità, lentamente. Il concilio si apre sotto lo stretto controllo del Papa che, in contrasto con Carlo V, è contrario a qualunque concessione ai protestanti. A causa di guerre tra il Papa e l’imperatore il concilio viene più volte sospeso; di fatto la maggioranza dell’’episcopato italiano non vuole rinunciare ai propri privilegi tradizionali legati alla carica di vescovi che permette grandi entrate e carriere politiche. Sul piano dottrinale sono riconfermati: i sette sacramenti, l’esistenza del Purgatorio, il culto dei santi e delle reliquie, la capacità della Chiesa di ridurre le pene ultraterrene tramite le indulgenze. In seguito viene diffuso un nuovo catechismo che, con una ristrutturazione delle Chiesa stessa, avvia una sorta di ricristallizzazione del mondo cattolico che si chiude in difesa delle proprie idee. La struttura della Chiesa viene ricondotta strettamente sotto il controllo dell’autorità papale. Anche la struttura della Chiesa viene ripensata. Il concilio rivolge grande attenzione al clero, stabilendo l’esigenza di una rigida separazione per aspetto (attraverso l’obbligo di indossare l’abito) e per comportamento (mediante una moralità che prevede l’obbligo inderogabile alla castità e al celibato) rispetto al resto della società. Viene sancito l’obbligo di residenza di vescovi e sacerdoti con cura d’anime. I vescovi sono ora tenuti a indire periodiche assemblee del clero e a partecipare alle assemblee dei vescovi della provincia ecclesiastica di cui le loro diocesi fanno parte, e anche a effettuare visite pastorali per verificare le condizioni morali e materiali delle persone e delle istituzioni ecclesiastiche poste sotto la loro guida, anche allo scopo di promuovere l’applicazione dei decreti tridentini. Poiché il clero secolare è spesso ignorante, viene deciso di creare in ogni diocesi un seminario, un centro di istruzione in cui sarebbero stati formati gli aspiranti sacerdoti. In generale si rafforza la struttura gerarchica della Chiesa, sottoposta ad una più rigida prassi disciplinare e ricondotta strettamente sotto il controllo dell’autorità papale e degli organismi della Curia. I membri del clero regolare, pur mantenendo le proprie esenzioni, sono sottoposti a maggiori controlli e obbligati, in 26 materia di confessione e predicazione, a ottenere l’avvallo dei vescovi delle diocesi a cui appartengono. Alla sua conclusione il concilio di Trento si dimostrerà essere stato un’assise esclusivamente cattolica volta a riformare per rafforzare le strutture della Chiesa di Roma. Questa imponente reazione della Chiesa cattolica alla Riforma protestante, denominata Controriforma, influirà enormemente sulla fisionomia dell’Europa nei secoli successivi. 7.2 Apparati e pratiche repressivi Con una bolla papale, nel 1542, Paolo III riorganizza il tribunale dell’inquisizione, istituzione medievale, per la lotta all’eresia in tutta la cristianità. Una vera e propria rete di tribunali per la repressione dell’eresia ed il controllo dei comportamenti opera in tutta l’Italia ed eccezione della Sardegna e della Sicilia sottoposte all’inquisizione spagnola; viene edificato un solido impianto istituzionale poliziesco e giudiziario che decide in materia di fede. Nel mirino dell’inquisizione entrano anche le persone che, seppur cattoliche, sono disponibili ad un dialogo coi protestanti. Anche Ignazio di Loyola, prima che la Compagnia di Gesù divenga uno dei più potenti strumenti della Chiesa, finisce sotto inchiesta da parte dell’Inquisizione. Di norma vengono raccolte denuncie anonime e si opera nell’assoluto segreto, si usano violenze psicologiche e fisiche contro che è considerato eretico. Nei primi decenni si opera con estrema spietatezza contro singoli individui o intere comunità – la comunità valdese della Calabria viene completamente sterminata (1561). - Per controllare e reprimere la circolazione delle idee viene istituito l’Indice dei libri proibiti: dove finiscono anche libri di Erasmo da Rotterdam; mentre Galileo Galilei viere processato e costretto all’abiura per aver aderito alla teoria eliocentrica copernicana – la terra rotonda gira attorno al sole-. Tommaso Campanella, filosofo, incarcerato per molti anni e Giordano Bruno condannato al rogo. La censura e l’azione violenta dell’inquisizione hanno un effetto depressivo sulla vita intellettuale, vengono anche colpite tutte le pratiche, le idee, e le feste che si rifanno a riti di origine pagane. 7.3 L’attuazione dei decreti tridentini e i nuovi Ordini religiosi L’applicazione delle riforme tridentine incontra all’interno delle varie nazioni europee notevoli resistenze perché tende a mutare comportamenti e pratiche ben radicate nelle società cattoliche europee che devono subire un crescente rafforzamento del potere della Chiesa. Anche i sovrani temono la crescente ingerenza del papato nelle Chiese locali dovuto alle rigide normative tridentine applicate come un vero e proprio strumento di affermazione del potere pontificio a scapito di quello dei vescovi locali. Una nuova generazione di vescovi, sostenuti dai papi, inizia a modellare la vita religiosa delle diocesi sulla base dei decreti della Controriforma. Carlo Borromeo incarna un nuovo modello di vescovo, rigido sostenitore dell’ortodossia, fermo interprete dei dettami tridentini, attuando con zelo la 27 riforma dei costumi del clero, di tutti gli abusi e le incrostazioni profane nella vita religiosa. Egli però si scontra con il potere politico che governa Milano. Gran parte dell’azione più influente e innovativa svolta dalla Chiesa nel suo intento di controllo della vita religiosa e di riforma dei comportamenti collettivi, una sorta di nuova cristianizzazione, è svolta non dal clero secolare, ma da quello regolare (organizzato in Ordini religiosi maschili o femminili). Già nel corso del Medioevo, gli Ordini religiosi mendicanti – domenicani, francescani, carmelitani, agostiniani – sono venuti sostituendosi ad un clero secolare ignorante ed impreparato nella funzione cruciale della predicazione. Essi rappresentano, grazie un’imponente rete di conventi, una presenza molto radicata soprattutto in virtù delle opere caritatevoli ed esistenziali che svolgono a favore delle popolazioni locali. La Compagnia di Gesù – i gesuiti – fondata dal nobile spagnolo Ignazio di Loyola, è il più importante tra i nuovi Ordini; la forte struttura gerarchica e l’elevato livello di istruzione fanno dei gesuiti il più importante Ordine missionario nelle nuove terre dell’America Latina e Estremo Oriente. Cristianesimo lacerato: l’età delle guerre di religione. 30 per gli oltranzisti cattolici, un eretico convertitosi per ragioni opportunistiche e verrà assassinato nel 1610 da un estremista cattolico. 8.4 Monarcomachi e «politiques» Durante il periodo delle guerre di religione due sovrani francesi vengono assassinati. Una pratica estrema di lotta politica dovuta alla contrapposizione della spaccatura tra cattolici e protestanti. Cade l’idea della sacralità dei sovrani considerati come rappresentati di Dio in terra, anzi un sovrano nemico della vera fede viene ritenuto un pericolo e può essere combattuto ed ucciso. Si afferma il tema della liceità dell’uccisione di un sovrano eretico; dottrine «monarcomache» . Si tratta del recupero della teoria politica greco romana della tirannia: la monarchia tende naturalmente a degenerare in regime tirannico; Cesare finisce per trasformarsi in Nerone. I primi ad elaborare queste idee sono gli ugonotti francesi; si deve obbedienza al sovrano solo se è un re di grazia e di giustizia. Egli deve mettere d’accordo le diverse parti del suo regno, ma se si schiera con una delle parti, cessa di essere re e diventa un tiranno a cui non si deve obbedienza. Successivamente queste tesi vengono teorizzate da entrambi le parti in lotta, cattolici/protestanti. Queste idee minano il fondamento sacro dell’autorità regia, il ruolo di rappresentate di Cristo. Conseguentemente, in Francia, si elabora un teoria politica che consente di sottrarre l’autorità sovrana allo scontro religioso; i portatori di queste idee vengono definiti politiques . Loro sostengono un rafforzamento dell’autorità regia e della concessione di una certa libertà di culto come unico rimedio alla divisione religiosa. Nel 1576, Jean Bodin sostiene la sovranità unitaria, indivisibile e perpetua dello Stato, conseguentemente al principe detentore della sovranità spetta la pienezza del potere legislativo senza alcun vincolo. Si apre così la strada alla teorizzazione del potere «assoluto» del re; non è ammesso il diritto di resistenza, ne di reazione contro i sovrani. La radicalizzazione promossa dallo scontro religioso tende a spingere sia il papa, che i capi delle sette protestanti a pretendere di intervenire nelle questioni religiose degli Stati. -Santa Sede contro repub. di Venezia: problema del patrimonio ecclesiastico nel territorio della repubblica veneziana. 31 9. La rivolta dei Paesi Bassi e la nascita delle Province Unite 9.1 Un’area fiorente tra crescita e crisi Prima dell’ascesa di Carlo al trono i Paesi Bassi sono terre fiorenti e popolate; una agricoltura ricca si accompagna ad un florido artigianato tessile. Il fulcro della ricchezza risiede nelle Fiandre e Anversa importante piazza commerciale e finanziaria. Dopo l’Italia, i Paesi Bassi sono un centro nevralgico dello sviluppo europeo non solo economica, ma anche culturale: -pittura fiamminga e realistica –Rembrandt, Bruegel; pensatori e teologi quali Erasmo da Rotterdam - L’inserimento nella monarchia di Carlo V giova grandemente ai Paesi Bassi; sviluppo delle industrie tessili di Liegi e di Bruges, Borsa commerciale e finanziari di Anversa. Però a partire dalla seconda metà del Cinquecento cresce la concorrenza inglese sia nel tessile, sia nei commerci internazionali; pure gli olandesi aumentano la concorrenza dei traffici marini. Anche su piano politico sorgono difficoltà perché ogni provincia ha proprie leggi e ordinamenti. Ulteriore elemento di tensione è dato dai problemi religiosi perché la normativa contro i protestanti era stata inasprita e la persecuzione contro i luterani e gli anabattisti era stata brutale. 9.2 Le ragioni del conflitto con la Spagna Negli anni sessanta il calvinismo penetra in questi territori facendo breccia nei settori artigianali, fra i mercanti e gli uomini d’affari delle città. Contemporaneamente la guerra commerciale con l’Inghilterra crea sacche di disoccupazione e di malcontento popolare. Anche le relazioni tra la corte di Filippo II e l’aristocrazia locale, che chiede una diminuzione delle imposte, diventano critiche. Infine, Filippo II rifiuta di mitigare la repressione dell’eresia calvinista. La crisi esplode. 9.3 Repressione e rivolta Nel 1565 l’opposizione alla politica religiosa della corona si fa intensa. Un gruppo della nobiltà minore chiede l’espulsione dai Paesi Bassi dell’Inquisizione e di rivedere la politica religiosa. Margherita di Parma, governatrice in nome dell’imperatore, cede e con un editto invita le autorità ad una minor rigidità ad attuare la repressione, con conseguente aumento dei calvinisti. Le tensioni sociali si fa preoccupante; i calvinisti attaccano le chiese cattoliche. Alla corte spagnole prevale la linea dura dei falchi che chiedono l’invio di un esercito guidato dal duca d’Alba per una dura repressione. Il duca d’Alba agendo duramente proprio contro la classe dirigente locale alla quale si appoggiava Margherita per ottenere il consenso al proprio governo; Margherita si dimette ed il duca diventa il governatore generale. Il governo di Alba è rimasto tristemente famoso per la violenza della repressione: vengono eseguite oltre mille sentenze capitali, molte anche fra la nobiltà locale. Inoltre per il 32 mantenimento del suo esercito il duca impone nuove tasse che fa crescere l’opposizione. Si giunge alla ribellione aperta motivata con il diritto alla resistenza al sovrano che compie azioni tiranniche. Guglielmo d’Orange, detto il Taciturno, costituisce un punto di contatto tra calvinisti olandesi e ugonotti francesi, diventando poi il punto di riferimento di una rivoluzione condotta in nome della difesa della libertà costituzionale e religiosa. 9.4 La nascita delle Provincie Unite L’incapacità del duca di Alba a sconfiggere i ribelli, «i pezzenti del mare», spinge Filippo II a sostituirlo. Il successore pone fine alla politica del terrore e cerca un accordo con le province ribelli. Si ripropone il grave problema del finanziamento della guerra; nel 1575, mentre Filippo II dichiara bancarotta, muore i nuovo governatore dei Paesi Bassi a cui segue l’ammutinamento dell’esercito che compie saccheggi ed eccessi di ogni tipo contro la popolazione. I dirigenti delle provincie leali prendono in mano la situazione e avviano trattative con le province ribelli d’Olanda e con il principe di Orange per espellere le truppe straniere e congelare la questione religiosa. - Gand 1576- Filippo II invia come governatore il fratellastro Giovanni d’Austria, vincitore di Lepanto, il quale in cambio del ritiro delle truppe e del rispetto delle leggi delle province, ottiene i riconoscimento della propria autorità e il ripristino del cattolicesimo come religione ufficiale. Ovviamente le provincie a maggioranza calvinista, Olanda e Zelanda, reagiscono e riprende la guerra: esplodono rivolte guidate dai calvinisti che si uniscono sotto Guglielmo d’Orange. Le province cattoliche offrono il posto di governatore al nipote di Filippo II, Mattia d’Asburgo. ma anche questa soluzione fallisce. I Paesi Bassi sono ormai divisi in due aree: quelle delle Provincie Unite ribelli, a egemonia olandese e calvinista; la seconda, quelle delle provincie lealiste, vallone e cattoliche. Le provincie ribelli dichiarano Filippo II spergiuro e tiranno, e cercano un nuovo sovrano nel fratello del re di Francia, duca d’Angiò, che però non si dimostra all’altezza. Alla morte del principe d’Orange, assassinato da un fanatico cattolico, il vuoto di potere viene occupato dal conte di Leicester, fiduciario di Elisabetta d’Inghilterra con cui esisteva un’alleanza antispagnola. Alla fine gli stati generali delle provincie ribelli decidono di evocare a se la piena sovranità proclamandosi autorità suprema della nuova entità statale delle Province Unite. (1589). 9.5 La stabilizzazione della repubblica delle Province Unite Negli anni successivi, nelle Province Unite prende una forma più definita il regime di tipo repubblicano con un’ampia assemblea in cui ogni provincia gode di un solo voto. Si afferma l’egemonia dell’Olanda, la provincia più ricca e popolosa; alla famiglia Orange viene riconosciuto il comando dell’esercito; e per motivi commerciali viene siglata una tregua con la corona spagnola. Nei primi anni del Seicento si ripresentano gli scontri fra i fautori di una versione più tollerante della fede calvinista e i sostenitori intransigenti del 35 -sia alla crescita dei prezzi, necessità di adeguare le entrate all’inflazione; - sia alla voce principale della spesa pubblica: la guerra; nuovi armamenti, introduzioni delle armi da fuoco, aumento del numero degli eserciti con conseguente necessità di pagare, armare ed equipaggiare molti mercenari. I governi incrementano la tassazione straordinaria pur incontrando notevoli resistenza da parte della popolazione e dei ceti privilegiati, vi sono difficoltà anche nel riuscire ad accertare la vera ricchezza I governi -monarchici o repubblicani- appaltano le riscossione delle imposte a compagnie bancarie. Contemporaneamente i sovrani ricorrono all’indebitamento a breve; i banchieri senesi e fiorentini sono specializzati nel trasferire il denaro nelle regioni scelte dai clienti. Gli interessi sono elevati. In Germania e nelle Fiandre nasce il debito consolidato: emissione di titoli pubblici con rendita fissa – 7/10%- sottoscritto da mercanti, imprenditori, enti ecclesiastici, aristocratici; gli interessi provengono da tasse le quali gravano sulle spalle dei ceti umili che vivono di salari. In Italia, Genova, Venezia, Firenze sono i primi comuni ad istituzionalizzare questo debito pubblico La corona di Castiglia, Carlo V e suo figlio Filippo II, ricorrono massicciamente a gruppi bancari tedeschi/genovesi/portoghesi- che forniscono denaro ai suoi eserciti nei luoghi desiderati. Vista l’enorme somma raggiunta -8 milioni di ducati- dal debito della sua corona, nel 1557, Filippo II converte in modo forzoso il debito in titoli pubblici al 5%; a causa della crescita continua del debito questa operazione verrà più volte ripetuta sino ad arrivare alla sospensione dei pagamenti Anche in Francia l’indebitamento della corona è in continuo aumento e viene finanziato con titoli pubblici i cui interessi gravano sul gettito delle imposte sui consumi. Ma anche in Francia si finisce col consolidare il debito, sospendere i pagamenti e Enrico IV -1599- cancella d’autorità i debiti. Solo lo Stato della Chiesa, caso atipico, pur consolidando il suo debito, riesce a mantenere la fiducia degli investitori continuando a pagare regolarmente gli interessi. Altro modo per finanziare le loro esigenze usato dai sovrani è la vendita di incarichi militari, amministrativi e finanziari al miglior offerente; l’acquirente ottiene la remunerazione e i diritti legati a quell’incarico. In Francia, nel 1604, sotto Enrico IV, queste vendite crescono sempre più e nel caso di uffici tradizionalmente appannaggio di nobili, l’acquisto conferisce anche titolo di nobiltà. Questo tipo di nobiltà –noblesse de robe- rimane distinta dalla nobiltà militare o di spada. 10.5 Il commercio del denaro La venalità degli uffici, l’attività creditizie con prestiti ai monarchi, e gli appalti delle imposte ottenuti in cambio, consentono a molti finanzieri di acquistare feudi e titoli nobiliari. I finanzieri, grazie alla credibilità e capacità, raccolgono denaro liquido da molti soggetti, e poi lo trasferiscono laddove sia richiesto. Con un accordo, chi versa una determinata somma di denaro ad un banchiere ottiene l’impegno –lettera di cambio- a farsi pagare tale somma nella moneta della località straniera da lui indicata da parte di un altro banchiere. In questo modo si evita il trasporto materiale del denaro contante lungo itinerari allora assai pericolosi in tutta Europa. 36 Sin dal Quattrocento grandi compagnie bancarie – i Medici a Firenze, i Fugger ad Augusta – hanno creato una rete di agenzie in tutt’Europa. Grazie a Fugger Carlo d’Asburgo riesce a «comprarsi» il titolo di Sacro Romano Imperatore -1519-. Le lettere di cambio dei vari banchieri vengono scambiate in apposite fiere quali quella di Lione prima, poi di Genova –dove operano i banchieri Centurione, Pallavicino, Grimaldi – che danno vita anche la fiera di Besancon in Francia. Successivamente però il ruolo dei banchieri genovesi diminuisce per la loro esposizione nei confronti delle corone sempre più indebitate ed a rischio di insolvenza. 10.6 La questione dei prezzi L’afflusso di metalli preziosi americani nella seconda metà del Cinquecento è un fatto rilevante per la storia dell’economia europea. Dapprima si tratta di oro, poi a partire dal 1570, soprattutto di argento che viene estratto in ricchi giacimenti del Perù e del Messico. Dalla Castiglia l’oro e l’argento americano defluiscono verso altre aree dell’europea per poter importare manufatti da inviare nelle colonie e per finanziare la politica e gli eserciti di Carlo V e dei suoi successori. Alla grande diffusione dell’argento americano in Europa viene attribuito il deprezzamento della moneta e l’aumento dei prezzi soprattutto del grano e altri cereali; una «rivoluzione dei prezzi». Ma una più attenta analisi mette in evidenza che la tendenza inflazionistica in Europa era già in atto prima della scoperta dell’America ed era da ricondurre alla crescita demografica che aumentava la richiesta di derrate agricole. L’afflusso di metalli preziosi accentuò solo la crescita dell’inflazione. Sono soprattutto i salariati a subire gli effetti più pesanti degli aumenti dei prezzi; braccianti agricoli, operai manifatturieri ed edili. Sono colpiti anche i proprietari fondiari che hanno stipulato contratti di enfiteusi, affitto perpetuo o a lunghissima scadenza, non potendo rinegoziare i canoni. Ad essere avvantaggiati sono i commercianti e gli imprenditori manifatturieri i quali posso contare su una notevole disponibilità di manodopera a basso costo, e contemporaneamente possono aumentare i prezzi di merci e prodotti che essi vendono. Anche i proprietari fondiari che hanno affittato le loro terre con contratti a breve scadenza possono aumentare gli affitti ad ogni scadenza. 37 11. L’affermazione del barocco 11.1 Ingegno e meraviglia L’etimologia della parola «barocco» è controversa; secondo alcuni definisce una figura atipica del sillogismo aristotelico, secondo altri deriva dalla parola portoghese barocco, che indica una perla difettosa, dalla forma irregolare. In entrambi i casi col termine barocco si può intendere una strutturale infrazione a regole date. L’irregolarità, la ricerca dell’insolito, la volontà di stupire sono i tratti che definiscono il gusto barocco che si diffonde in Europa fra il 1580 e il 1680. Il barocco non investe solo le arti visive, la letteratura e la musica, ma anche la religiosità, la politica, il costume. Quasi per reazione alle forme di controllo e coercizione che la Chiesa contro-riformista e gli Stati esercitano sugli individui, gli artisti cercano l’originalità. La loro ricerca di quanto è trasgressivo, capriccioso, strano, alternativo, è tollerato e a volte incoraggiato, in ambito artistico e letterario, sia dai sovrani e dall’aristocrazia, sia dalla Chiesa cattolica, soggetti che sono soliti combattere ogni tentativo di eversione in campo religioso, politico, filosofico e scientifico. Grazie al suo ingegno l’artista deve avvicinare oggetti fra loro distanti ed inconciliabili, creando nessi inediti che li apparentino. L’obbiettivo dell’artista è quello di stupire chi fruisce della sua opera. Gianbattista Marino (1569/1625) «… è del poeta il fin la meraviglia…». Il dovere dell’artista è di proporre, utilizzando materiali rari/pregiati, è creando paragoni inconsueti recepiti solo da chi ha una cultura raffinata ed esclusiva, di creare l’effetto della meraviglia nello spettatore. Gli artisti elaborano un linguaggio iniziatico e misterioso, costellato di simboli ed emblemi. La Chiesa controriformista cerca di operare un controllo sulla produzione artistica con la censura. Paradossalmente, mentre si sviluppa un movimento culturale che sembra rifiutate ogni regola, cresce il tentativo di arginare e ricondurre entro certi limiti le libertà artistiche che si diffondono. Questo governo delle arti evidenzia come in un’epoca in cui vengono messi in discussioni valori religiosi/politici/scientifici/filosofici ritenuti intangibili via sia bisogno di nuovi punti di riferimento 11.2 Lo spettacolo del mondo L’intervento del potere politico nella sfera della cultura è finalizzato ad ottenere il consenso dei sudditi. Per questo, pontefici e sovrani, quando si tratta di arricchire le proprie collezioni personali si mostrano estremamente raffinati; mentre, quando l’opera è destinata alla fruizione pubblica, prediligono oggetti artistici che impressionino per la loro magnificenza. Il teatro, in particolare è il frutto dell’armonica sinergia fra molteplici arti: pittura, scultura, letteratura, musica. La spettacolarità del teatro diviene un elemento anche della vita pubblica. Nel Rinascimento lo spettacolo teatrale era una festa riservata alle corti signorili, nell’epoca barocca 40 12. Un mondo di numeri: la nascita della scienza moderna 12.1 La rivoluzione celeste All’inizio del XVI secolo la visione del cosmo è quella fondata sulla centralità della terra -geocentrismo- immobile al centro dell’universo. Essa deriva dal filosofo greco Aristotele e dal matematico Tolomeo di Alessandria; grazie a Tommaso d’Aquino e dottrina ufficiale della Chiesa. Ogni cosa ha il proprio luogo naturale in base alla minore/maggiore perfezione della sua essenza. Ma Niccolò Copernico (1463/1543) formulò una nuova ipotesi, ispirata da Pitagora, in cui il sole era al centro dell’universo e la terra ruotava circolarmente attorno. La teoria eliocentrica proposta da Copernico innesca nelle scienze fisiche ed astronomiche un processo rivoluzionario che si concluderà solo con l’opera dello scienziato inglese Isaac Newton. Ma la rivoluzione copernicana, a causa delle sue potenzialità eversive viene osteggiata dalla Chiesa, sia Cattolica, sia Protestante. Le idee di Copernico trovano ulteriore sviluppo nelle teorie di Giovanni Keplero sulle orbite celesti. 12.2 Il metodo sperimentale: Galileo Galilei In Italia, Galileo Galilei (1564/1642), matematico dell’università di Pisa, si muove sulle orme di Copernico e Keplero. Egli, convinto che per studiare la natura sia necessario osservarne le caratteristiche primarie e reali, che sono quantificabili, basa il suo metodo di ricerca sulla formulazione di un’ipotesi e nella sua verifica sperimentale. - esperimenti sul moto dei gravi, ; scoperta della legge delle piccole oscillazioni del pendolo ( isocronia ). Per poter verificare le sue ipotesi egli fabbrica anche nuovi strumenti: il più straordinario è il telescopio; con questo strumento può osservare e studiare vari satelliti - Giove, Venere, Saturno - e anche le mari della Luna. Questi suoi studi consolidano la teoria eliocentrica a scapito di quella geocentrica sostenuta dalla Chiesa. Galileo à molto considerato dagli altri studiosi per le sue scoperte astronomiche che però si scontrano con l’interpretazione ufficiale della Bibbia da parte della Chiesa. Nel 1616 l’Inquisizione condanna le teorie copernicane in quanto contrarie alla verità bibliche, anche Galileo è ammonito. Egli cerca di convincere gli studiosi della fondatezza delle sue teorie, però senza riuscirci. Nel 1633, viene processato dall’Inquisizione e condannato alla pubblica abiura, ritrattazione dell’eliocentrismo, e alla carcerazione a vita che sconterà presso Firenze ; dove peraltro continuerà la sua opera di ricerca e scrittura gettando le fondamenta di una scienza del moto. 12.3 Una nuova medicina Anche in campo medico, tra Cinque e Seicento, si registrano scoperte che modificano l’idea del corpo 41 umano che si è sviluppata nella cultura europea. Partendo dalla rilettura dei testi del greco Galeno (129/201), Andrea Vesalio (1514/64) docente dell’università di Padova, elabora un testo che attraverso le tavole allegate, dimostra di voler studiare direttamente i corpi, senza pregiudizi. Anche Girolamo Fabrici (1533/1619), combinando lezioni teoriche con ricerca pratica, crea il primo teatro anatomico nel quale si operano le dissezione dei cadaveri sotto gli occhi degli studenti. Fabrici si concentra sulle valvole venose che fanno affluire il sangue venoso al muscolo cardiaco. Un suo studente inglese, William Harvey si dedica allo studio del cuore giungendo ad illustrare i meccanismi della circolazione, e la centralità del cuore nel sistema circolatorio. Harvey compie una serrata opera di sperimentazione attraverso la dissezione dei cadaveri e la vivisezione di animali. 12.4 L’universo come macchina Le esperienze compiute in campo fisico, astronomico e medico concorrono alla nascita del «meccanicismo»; una concezione del mondo contraria sia all’aristotelismo, sia al naturalismo. Thomas Hobbes, Martin Mersenne, Pierre Gassendi, sono i principali intellettuali secondo i quali la conoscenza delle leggi del moto è sufficiente a spiegare l’intero universo. L’universo è composto da corpi che si muovono continuamente, conoscere le leggi matematiche del moto consente di far comprendere nella sua realtà la struttura cosmologica. Il filosofo Cartesio (1596/1650) afferma che il mondo naturale è composto essenzialmente da materia in movimento, l’universo è uno spazio dove i corpi si urtano in un continuo movimento di traslazione; le sue idee non derivano dall’osservazione delle realtà, ma da una deduzione logica. Egli invita lo scienziato a chiedersi come i corpi danno vita agli avvenimenti in natura e non perché. L’universo è un’enorme macchina i cui ingranaggi sono tutti ugualmente importanti e necessari. Il pensiero meccanicistico conduce al materialismo di Hobbes per il quale i concetti morali di bene e male non derivano dai comandamenti divini, ma dal movimenti dei corpuscoli materiali che incontrandosi col corpo umano generano le passioni del piacere (bene) e del dolore (male). Il vero punto di svolta nel pensiero filosofico/politico europeo è dato dall’opera di Isaac Newton (1642/1727): per lui non è importante studiare la causa ultima del moto, ma analizzare il modo in cui una forza opera e descriverla in termini di legge matematica. Egli giunge ad elaborare e dimostrare la legge di gravitazione universale. A questo punto l’universo può essere concepito come del tutto indipendente dall’ordine divino; solo la perfezione dell’universo prova l’esistenza di Dio. 12.5 I lunghi del sapere: università e accademie Sin dal basso Medioevo l’università è il principale luogo di trasmissione dell’alta cultura. Nel cinquecento il loro numero cresce; le principali sono:Bologna/Padova/Parigi/Oxford/Salamanca Si studia Diritto, Filosofia, Medicina; la lingua di comunicazione del sapere resta il latino. 42 Gli studenti devono apprendere mnemonicamente conoscenze, spesso obsolete, nozionistiche. L’università non è un luogo di ricerca, i docenti stessi spesso non lo amano,considerandolo un posto dove ci si guadagna da vivere; anche Galileo, docente all’università di Padova, conduce altrove i suoi studi e le sue ricerche private sull’eliocentrismo. Il luogo del vero confronto intellettuale è l’accademia, una struttura informale dove si incontrano periodicamente appassionati di una determinata disciplina per discutere di singole questioni. In Italia: Accademia dei Lincei, a cui si affilia anche Galileo; Accademia del Cimento; Accademia degli Investiganti a Napoli. Questi sodalizi però sono a volte minati dagli attacchi dell’Inquisizione. In Francia: Academie Royale des Sciences, fondata per volere di Luigi XIV, nel 1666, i cui componenti percepiscono un salario dalla corona per dedicarsi alla sperimentazione delle scienze. In Inghilterra: Royal Society of London , fondata come sodalizio privato nel 1660. 45 riconoscimento. Questa prassi viene per la prima volta modificata da Filippo III (1578/1621) che concede al suo favorito Francisco Gomez, duca di Lerma, un enorme potere, in pratica governa al suo posto. Introduce nelle monarchie europee la prassi del governo tramite un favorito. L’esempio spagnolo viene imitato in Inghilterra - a fianco di Giacomo I / George Villiers; in Francia Maria dei Medici, vedova di Enrico IV, reggente per il figlio Luigi XIII / Concino Concini -Il potere autocratico dei sovrani va diminuendo, contemporaneamente il controllo delle decisioni politiche da parte di una sola persona che non è il re polarizza il sistema politico in due fronti. Gli esclusi tendo a coalizzarsi per dimostrare di essere in grado di sostituire validamente il favorito, l’opposizione attua una resistenza o renitenza che rende problematica l’attuazione di certe politiche. Per il sovrano diventa necessaria una mutazione di governo. 13.3 Il governo straordinario e la guerra All’ascesa al trono di Filippo IV -critico nei confronti del padre- vi è un nuovo cambiamento nella corte spagnola; il nuovo sovrano si circonda di uomini intenzionati a difendere la monarchia cattolica dal declino. Nella nuova classe dirigente emerge il conte di Olivares, detto poi conte-duca. La spagna riprende la guerra nei Paesi Bassi e interviene militarmente a sostegno degli Asburgo d’Austria. Olivares, il valido , cerca di imporre tributi anche fuori dalla Castiglia, agli altri territori. Ma sono gli stessi aristocratici della Castiglia che ostacolano questo progetto, temendo di perdere potere; una condivisione degli oneri avrebbe portato anche quella degli onori. Il Conte - Duca, per evitare che l’opposizione della classe dirigente esistente, ricorre a mezzi straordinari cercando di creare nuovi luoghi decisionali: giunte speciali di ministri, e per assicurare la concreta esecuzione di quanto deciso, colloca suoi uomini di fiducia nei punti strategici dell’amministrazione. Non si tratta più della tradizionale fedeltà al sovrano, ma di una fedeltà al suo Valido ed alle sue direttive. Il favorito, alter ego del sovrano di cui ha plagiato la volontà, dispone, di un potere dispotico. Questo stile di governo straordinario e di guerra: un favorito dotato di tutti i poteri, pur essendo bollato dai contemporanei come arbitrario e illegittimo, diventa comune alle grandi monarchie. In Inghilterra, il duca di Buckingham, il favorito di Carlo I, viene accusato di essere un usurpatore. In Francia, Maria dei Medici si affida al duca e cardinale Richelieu che contemporaneamente combatte gli ugonotti in Francia e all’estero, finanzia i protestanti nella guerra dei Trent’anni. Per consolidare il suo potere il cardinale crea una potente rete di legami personali familiari e pone suoi uomini di fiducia a sorvegliare i governatori per contrastarne la lentezza e l’opposizione. Egli afferma che in circostantze speciali può agire in violazione dei normali vincoli, potere assoluto. Tali teorie legittimano una serie di misure straordinarie, notevole incremento della pressione fiscale, usando anche l’esercito per reprime le rivolte nelle campagne e ridurre al silenzio le voci critiche. 46 Francia è cattolica, ma con Richelieu decide di attaccare l’impero cattolico e entra nella guerra dei trent’anni → evento più grande per l’Europa centrale prima della Prima Guerra Mondiale. 13.4 Tempi di rivolta Le profonde innovazioni nel rapporto tra il sovrano e i sui sudditi e nella distribuzione del potere provocano resistenze da chi non approva i nuovi metodi, e non di rado la ribellione popolare. Nei territori iberici, l’ostilità nei confronti di Olivares induce l’aristocrazia a progettare congiure; nel 1640, Catalogna e Portogallo si ribellano, accusando Olivares di continue violazioni delle proprie libertà e privilegi; i catalani dichiarano rotto il vincolo di fedeltà agli Asburgo cercando aiuto presso il sovrano francese. Solo dopo una lunga guerra Filippo IV pone fine alla ribellione. I ribelli portoghesi si richiamano alla tradizione dinastica autoctona, prima della conquista del Portogallo da parte di Filippo II; la nobiltà decide di affidare il trono a Giovanni IV di Braganza. A seguito di queste ribellioni, Filippo IV allontana Olivares ed allarga la cerchia del governo alle famiglie aristocratiche contrarie al Duca - Conte. Ma la pressione fiscale continua a crescere e causa la rivolta di Palermo; inizialmente a Napoli il popolo si scaglia contro la nobiltà accusata di essere filo francese; poi il popolo, dapprima guidato dal pescivendolo Masaniello, accusa i ministri spagnoli di aver violato un contratto implicito tra governati e governati garantito da Carlo V. Quando Masaniello viene ucciso dai suoi stessi compagni, la rivolta si estende alle campagne. La flotta spagnola bombarda Napoli che, rotta la fedeltà alla corona, proclama la repubblica che; però cade nei mesi successivi, a causa di rivalità interne alla repubblica, e di azioni militari spagnole In Francia: il nuovo ministro-favorito della regina madre Anna d’Austria è il cardinale Mazzarino che incontra la resistenza dalle corti riunite del Parlamento di Parigi appoggiato dal popolo cittadino Il Parlamento decide l’abolizione di norme ritenute inique: arresto arbitrario, aumento del prelievo fiscale, invio di commissari straordinari, creazione di giunte speciali di governo. I rivoltosi vengono definiti con disprezzo frondeurs, quelli che scagliano pietre con la fionda; essi però vanno orgogliosi di questo epidoto perché richiama l’immagine biblica di Davide che uccide Golia. Mazzarino, fuggito da Parigi nel 1648, invia l’esercito contro i rivoltosi della capitale; ne deriva una lunga e sanguinosa guerra civile, tutti coloro che hanno subito il regime straordinario si oppongono. Alla fine, la maggior potenza finanziaria di Mazzarino, unita all’incapacità dei rivoluzionari di ottenere la convocazione degli Stati Generali, portano alla conclusione della rivolta (1653). Resta, in un paese devastato, la lezione che l’uso del potere arbitrario esercitato da una autorità ritenuta illegittima ha un preciso limite, oltre il quale provoca inevitabilmente la rivolta dei sudditi. 47 14. La rivoluzione inglese Nel 1603, alla morte di Elisabetta I, si estingue la dinastia dei Tudor; la corona passa al nipote Giacomo Stuart (1566/1625) re di Scozia. Giacomo - IV di Scozia e I d’Inghilterra - era figlio di Maria Stuart - la regina cattolica di Scozia fatta imprigionare e poi giustiziare da Elisabetta I. Giacomo si trova a governare sia sulla Scozia, - paese convertito al calvinismo, dedito all’allevamento e governato dal una forte nobiltà, da un Parlamento e dalla chiesa calvinista - ; sia sull’Inghilterra, - paese con una ricca agricoltura, un artigianato attivo e un commercio marittimo in espansione, governato da un Parlamento in cui la camera dei Lord rappresenta la nobiltà e l’alto clero; la camera dei Comuni il resto della popolazione; la religione è anglicana. - la situazione religiosa ed ecclesiastica è particolarmente complessa: Elisabetta I aveva cercato di non radicalizzare la differenza tra anglicani e cattolici ancora molto presenti in Irlanda, in cui nelle regioni del nord -Ulster - si erano insidiate comunità presbiteriane; come in Scozia il calvinisti. 14.1 L’Inghilterra di Giacomo I Stuart Introdurre un’uniformità religiosa appare un dovere imprescindibile perché la compresenza di diverse fedi potrebbe condurre alla sedizione ed alla distruzione dei regni - Inghilterra e Scozia. -. Di fatto Giacomo I, pur cercando di aumentare il suo controllo nel campo religioso, evita di aprire gravi contenziosi su questo terreno tollerando la coesistenza di religioni diverse, anche la cattolica. Anche il progetto di fondere la due corone, unendone le istituzioni, viene respinto dal Parlamento. Innegabile la profonda differenza tra il mondo scozzese e la grande metropoli di Londra; il re stesso e la sua corte di giovani dediti alla caccia ed ai bagordi suscita diffidenza nell’aristocrazia inglese; solo la riconferma di Robert Cecil, ministro prediletto di Elisabetta, è una garanzia per l’aristocrazia Pure in Inghilterra si impone lo stile suntuoso e economicamente caro delle altre corti europee. Le entrate finanziare della corona sono: rendite di terre regie, tariffe doganali, proventi feudali. Solo in caso di guerra il Parlamento può autorizzare nuove tasse. Ma sia l’inflazione, sia la propensione alle spese di Giacomo rendono le entrate statali insufficienti. Si ricorre alla vendita di uffici e di titoli nobiliari, riuscendo però a sanare solo parzialmente la grave situazione finanziaria. Il sovrano è obbligato chiede nuove tasse al Parlamento, sempre molto restio a concederle. Sotto Elisabetta, l’Inghilterra era stata il principale alfiere della lotta antiasburgica e il sostenitore della resistenza anticattolica in tutt’Europa. Giacomo I preferisce il ruolo di mediatore e pacificatore La Francia, pur rimanendo in paese cattolico, uscita dalle guerre di religione appariva più tollerante. Contemporaneamente in Francia con la stabilizzazione politica, risorge lo spirito di rivalità nei confronti con la Spagna; questo atteggiamento e ben visto da Giacomo che spera di sfruttarlo Il Parlamento inglese è però più propenso ad un netto impegno anticattolico in politica estera. 50 Il Paese si spacca in due: le regioni del Nord e del Sud-Ovest con il sovrano; Londra, l’Est ed il Sud-Est con il Parlamento. Da un punto di vista sociale, la maggioranza dei Lord e della piccola nobiltà rurale rimane fedele al re; gli artigiani e i ceti professionali sostengono il Parlamento. Gli scontri militari tra le forze realiste e quelle parlamentari, alleate con gli scozzesi, hanno un esito incerto: le seconde, a nord, grazie all’aiuto scozzese, controllano le province settentrionali; mentre le truppe regie guadagnano terreno a Sud-Ovest. 14.5 La sconfitta di Carlo I e la proclamazione del Commonwealth Nel 1645, l’esercito regio viene sbaragliato a Naseby, dall’esercito avversario che nel frattempo è stato riorganizzato e messo sotto il comando di Oliver Cromwell (1599/1658); i re si arrende alle truppe scozzesi che, nel 1647, lo consegnano al vittorioso schieramento parlamentare. Il panorama politico appare ora ben diverso dall’inizio della guerra civile. Vi è una partecipazione alla vita politica da parte di forze e soggetti che ne erano tradizionalmente esclusi. Anche l’esercito, attraversato da forti correnti radicali, è una di questi nuovi soggetti politici con cui confrontarsi. Tra i soldati, come tra gli artigiani, si discute liberamente della forma di governo e dei rapporti Stato/Chiesa; delle radici e della legittimità dell’autorità. Per quanto riguarda la Chiesa si confrontano tre posizioni: - la prima, propone una purificazione da riti cattolici; -la seconda, presbiteriana, sostiene l’omologazione della chiesa inglese a quella scozzese; - la terza, propone di lasciare spazio alle autonomia delle libere assemblea, pur nel quadro di una Chiesa nazionalista. Nascono gruppi religiosi antitetici come quaccheri o battisti, un variegato universo di idee anticonformiste. Il dibattito religioso arriva ai limiti della tolleranza religiosa. A Londra, gruppi radicali, come i livellatori, non solo propongono tolleranza religiosa, ma anche l’elezione di un nuovo Parlamento a suffragio generale maschile, sull’esempio olandese, con una evoluzione in senso democratico ed antiautoritario, propugnano radicali riforme economiche/sociali Un movimento radicale, detto degli indipendenti, chiede lo scioglimento del Parlamento, la sua totale riforma ed il mantenimento della linea di fermezza nelle trattative con il re. La maggioranza parlamentare è invece favorevole a una conciliazione con Carlo I, che intanto cerca di prendere tempo nel tentativo di riorganizzarsi militarmente anche alleandosi con gli scozzesi. Nel 1647, la decisione parlamentare di sciogliere l’esercito suscita l’ammutinamento delle truppe; la protesta è guidata da Oliver Cromwell; nell’infuocato dibattito che ne segue vengono avanzate idee che ancor oggi sorprendono per la loro modernità: tutti i cittadini hanno uguali diritti politici e la conseguente facoltà di eleggere i loro rappresentanti, la sovranità risiede nel popolo, il potere della corona va molto limitato e la Camera dei Lord addirittura abolita. Nel 1647, Carlo I riesce a fuggire; mentre il parlamento soffoca le insubordinazioni nell’esercito e limita molto il potere dei livellatori. Nel 1648, un esercito scozzese invade l’Inghilterra, ma viene sconfitto dalle 51 forze parlamentare che hanno ritrovato una temporanea unità di intenti. Però subito dopo questa vittoria, lo schieramento inglese torna a dividersi: l’esercito vuole processare il sovrano, mentre il Parlamento cerca nuovamente una possibile mediazione. Un reggimento dell’esercito «purga» il Parlamento espellendone gli elementi più conservatori; il sovrano viene processato, condannato a morte e decapitato, in nome del popolo il 30 gen.1649. Tre mesi dopo, la Camera dei Lord è abolita e proclamata la repubblica, il Commonwealth. Inizia così la “dittatura” di Cromwell che diventa Lord Protettore del Commonwealth di Inghilterra, Scozia e Irlanda nel 1653. 1649 - 1660 Commonweath > dopo 1660 trona monarchia con Carlo II → 1640-1660: ventennio rivoluzionario per Inghilterra. 52 15. Il Seicento fra crisi e trasformazione 15.1 Gli aspetti demografici Sul finire del Cinquecento una serie di cattivi raccolti causa una gravissima carestia che sfocia in un aumento del tasso di mortalità ed una diminuzione del tasso di natalità. Anche le epidemie di peste mietono numerose vittime, soprattutto nelle varie città europee. - Genova, Barcellona, Londra - Nel 1618, lo scoppi della guerra dei Trent’anni, che interessa Germania, Boemia, Danimarca, Francia e Italia, con il suo seguito di devastazioni ed epidemie aggrava la crisi demografica. Per tutto il Seicento vi è un calo demografico in tutto il continente ad eccezione delle isole britanniche, paesi scandinavi e Province Unite. Anche in Italia si registra una notevole diminuzione. 15.2 I problemi del mondo rurale Per analizzare la stagnazione/diminuzione della popolazione nel Seicento bisogna partire dalle vicende dell’agricoltura europea. Secondo l’economista inglese Robert Malthus (1766/1834), la scarsità dei raccolti è da imputare all’arretratezza delle conoscenze tecniche e alla scarsezza di terra di buone qualità; si estendeva l’estensione dei terreni coltivati, ma si trattava di terre povere. Secondo altri studiosi bisogna piuttosto guardare ad altri fattori di natura sociale e culturale come la polarizzazione della ricchezza, la sua concentrazione nelle mani di alcuni gruppi sociali. Le popolazioni urbane e rurali costrette a spendere per alimentarsi buona parte del loro reddito a causa dell’inflazione che ha fatto lievitare il prezzo delle derrate agricole. In campagna alla diminuzione dei redditi reali si aggiunge un aumento dei canoni di affitto dei terreni. Ad arricchirsi sono i medi e grandi proprietari terrieri i quali però non investono per aumentare la produzione. I ceti aristocratici, preoccupati di salvaguardare la propria preminenza sociali, cercano di mantenere integri i loro patrimoni; - fedecommesso: stabilisce la linea successoria, con divieto di vendita - I nobili sono più impegnati ad edificare palazzi e chiese e a costituire doti per le figlie. La scarsa diversificazione delle colture - la diversità avrebbe potuto produrre una compensazione tra colture colpite da eventi atmosferici e altre meno colpite - e la riduzione dell’allevamento che diminuisce la disponibilità di concime per i campi impoveriscono il suolo = meno raccolto. Inoltre, il raffreddamento del clima iniziato alla fine del Cinquecento, e che si protrarrà sino a metà dell’Ottocento, - una piccola era glaciale - rende più frequenti le cattive annate agricole. Le rese agricole restano stazionarie o diminuiscono per tutto il Seicento. Si innesca un circolo vizioso: caduta della domanda / diminuzione dei prezzi delle derrate invendute, si torna anche all’allevamento, i pascoli, i boschi ed anche i terreni incolti aumentano. 55 Nel 1660 viene ripristinato il parlamento sciolto nel 1653 e si apre la trattativa con la corona inglese: Carlo II torna sul trono. Questo compromesso porta alla restaurazione della monarchia, della camera dei Lord, e della Chiesa anglicana, ma garantisce anche la sopravvivenza di molte conquiste repubblicane. Rimane in vigore parte della legislazione del 1641/42; ma soprattutto il Parlamento vede riconosciuto il proprio ruolo di garanzia e di controllo, nonché la competenza in materia fiscale. Sul piano religioso, con l’Atto di uniformità, si cerca di riportare omogeneità di culto entro la Chiesa d’Inghilterra; si approvano leggi contro sette radicali, che restringono la libertà religiosa. L’idea di un ‘unica Chiesa inglese, che raccolga tutti i sudditi, è comunque ormai tramontata. 16.2 I punti di forza di un’economia all’avanguardia A partire dal 1600 la crescita economica delle Province Unite è notevole. La repubblica diviene la maggior potenza marittima e commerciale, alla borsa di Amsterdam vengono valutati i prodotti che giungono da tutti gli scali mondiali. Il territorio delle Province Unite comprende il delta di tre importanti fiumi dell’Europa nord-occidentale - Schelda -Mosa Reno - arterie di comunicazioni e di traffici fra territori tedeschi, francesi, fiamminghi ed il Mare del Nord e Mar Baltico. Prende vita una grande cantieristica navale all’avanguardia in Europa. Gli olandesi realizzano una vera egemonia nei commerci nei Mar del Nord e Baltico; esportano verso nord pesce, vino, sale e i prodotti coloniali provenienti dalla penisola iberica, dal baltico importano legname e grano che poi rivendono nell’Europa occidentale e meridionale. La fortuna dei mercanti olandesi sta nella loro capacità di riesportare, dopo aver riconfezionato, quanto avevano importato dagli angoli del globo. Il sistema finanziario e creditizio costituisce, grazie anche ad un elevato livello di monetizzazione, un altro punto di forza del primato economico delle Province Unite. Nella capitale olandese sorge la Banca dei Cambi - monete/banconote -, e la Borsa dove sono quotate merci di ogni genere e luogo. Nel settore manifatturiero si sviluppa la produzione di tessuti di lana e di seta; sorgono saponifici, fabbriche di mattoni, segherie, cartiere tutte alimentate dall’energia eolica fornita da molti mulini. La crescita demografica è alimentata anche dall’immigrazione di protestanti di terre occupate dagli spagnoli, di puritani inglesi e ugonotti francesi; questo grazie al clima di relativa tolleranza che vige nella repubblica olandese e che consente un afflusso di manodopera qualificata ed intraprendente. 16.3 L’egemonia nei commerci internazionali e l’esperienza coloniale Dopo aver cominciato spingersi nel Mediterraneo esportando il grano polacco in Italia, gli olandesi diventano protagonisti di una rapita penetrazione economia nel Levante. Ma la vera svolta mercantile è il commercio delle spezie orientali. Nel 1591, Filippo II aveva stipulato un contratto di esclusiva coi mercanti tedeschi, spagnoli e italiani che gli assicurava l’esclusiva sulla commercializzazione del pepe importato a Lisbona. Quindi, gli olandesi cercano contatti diretti con le terre di produzione di questa preziosa spezia, in 56 Asia. Nel 1596, fondano la loro prima base commerciale a Giava , in Indonesia; negli anni successivi sorge la Compagnia Unita delle Indie Orientali, - VOC - che ottiene dal governo olandese non solo il monopolio dei commerci nell’area fra Africa ed Asia, ma anche una propria autonomia politico/militare per difendere i propri interessi La VOC stabilisce un saldo controllo non solo sul commercio, ma anche sulla produzione delle spezie imponendo nei suoi vari insediamenti coloniali monocultura specializzate e obbligando le popolazioni indigene a lavorarvi in schiavitù. Dopo aver insediato numerose basi commerciali e militari la VOC stipula accordi con vari Stati - Persia, Giappone - che le assicurano il monopolio. Prima 1602: viaggi finanziati da compagnie private > dopo 1602: governo promuove la creazione di unica compagnia per commerci con oriente: VOC. Nel 1621, viene fondata la Compagnia delle Indie Occidentali - WIC - che ha come scopo quello di condurre un’aggressiva politica commerciale e coloniale ai danni della monarchia spagnola in Africa occidentale ed in America. Le navi della WIC danno luogo ad una autentica guerra di corsa contro i galeoni spagnoli che trasportano l’argento americano; poi conquistano buona parte delle colonie portoghesi in Brasile. Però con il distacco del Portogallo dalla corona spagnola (1640) i portoghesi riconquistano tutte e le loro colonie e la WIC inizia la sua parabola discendente. 16.4 L’imbarazzo dei ricchi, l’orgoglio dei pezzenti Alla base del successo economico delle Province Unite vi è una società con caratteristiche particolari, insolite per quei tempi. Accanto all’aristocrazia locale che non costituisce più il fulcro della vita sociale, crescono ricche borghesie cittadine che cominciano a prosperare. All’interno della società predomina il metodo degli accordi tra soggetti autonomi che si riconoscono reciprocamente di pari livello, non vi sono subordinati o vassalli. La società appare aperta e tollerante, la classe dirigente - i reggenti - integra tra le proprie file gruppi professionali, impiegati pubblici, gruppi di artigiani, ma anche la nobiltà rurale che finisce per aprirsi, con matrimoni, alla ricca borghesia. La classe dirigente ha saputo contemperare particolarismi e privilegi con la necessaria apertura al mercato. In questa repubblica si contestano le pretese spagnole e portoghesi del monopolio della navigazione e si rivendica la libertà di navigazione, di pesca e di commercio gettando le basi di un diritto originario e naturale delle nazioni. Anche gli inglesi guardano alle Province Unite con un misto di gelosa ammirazione e irritata invidia. Nel campo della cultura e dell’arte, l’attenzione per la vita di tutti i giorni rappresentata dai quadri famosi di Rembrandt o di Vermeer esprime i gusti della ricca borghesia mercantile, mentre l’uso della matematica e della geometria sostiene la diffusione della scienza e delle tecniche. L’evoluzione di telescopi e microscopi consentono all’astronomia ed all’anatomia nuove scoperte, la fiorente industria della stampa contribuisce alla diffusione della cultura e delle notizie. 57 16.5 Competizione e conflitto: il declino delle Province Unite e l’ascesa dell’Inghilterra Nella seconda metà del Seicento le Province Unite cominciano a risentire la presenza di un serio competitore economico: l’Inghilterra che ha accresciuto le proprie capacita commerciali/ industriali A Londra sono nate: la Compagnia del Levante (1581) e la Compagnie inglese delle Indie (1600) a cui la corona ha concesso il monopolio commerciale in determinate aree del globo. Nel 1651, il Parlamento promulga una legge -Navigation Act - allo scopo di favorire e proteggere lo sviluppo della marina e i traffici inglesi che sono ancora deboli a confronto con quelli olandesi. In questo periodo storico si parla di mercantilismo. Le misure volte a proteggere gli spazi interni dalla concorrenza estera e quelle volte a promuovere lo sviluppo economico cercano di coniugare politica di potenza e benessere della comunità. Le politiche mercantilistiche di Francia ed Inghilterra mettono in difficoltà l’economia olandese; tutti i settori economici- finanziario, commerciale e manifatturiero - subiscono una contrazione. Anche la piccola repubblica finisce coll’adeguarsi alla politica protezionistica europea. In ultimo, la politica espansionistica del re di Francia Luigi XIV verso i Paesi Bassi spagnoli, spinge le Provincie Unite ad allearsi con Svezia ed Inghilterra (1668). Quando la Francia invade la Repubblica esplodono rivolte contro il governo, un terremoto politico interno. 16.6 Gentiluomini, mercanti e scienziati. La struttura sociale inglese si presenta, alla metà del XVII secolo, più complessa di quella olandese. Al vertice una articolata nobiltà - titolati, cavalieri, scudieri - divide una ricchezza che permette loro di dedicare il tempo allo svago o al servizio della comunità; nella campagne proprietari non nobili e piccoli proprietari terrieri, poi i lavoratori agricoli ed i servi. Nella città, Londra, comunità mercantili, uomini di professione ed un complesso e combattivo universo artigianale. Nel tardo Seicento incomincia a delinearsi una distinzione di interessi terrieri e rurali e quelli commerciali ed urbani. La vendita delle terre della Chiesa anglicana e dei possedimenti della corona aveva dato vita ad una disponibilità fondiaria che finì per favorire il ceto dei possidenti medio - alti, danneggiando invece i piccoli proprietari e affittuari. Inoltre una pesante tassazione sulla terra svolge un ruolo di selezione dell’investimento terriero a favore delle terre ben coltivate. Con l’espansione navale cresce la ricchezza di chi ha interessi commerciali e manifatturieri. Cresce l’importanza dei porti e delle comunità mercantili di Londra, Glasgow, Bristol, Liverpool. I proprietari terrieri chiedono di spostare la tassazione sulle nuove ricchezze mobili. Il ventennio rivoluzionario 1640/60, costituisce per la società inglese uno spartiacque: la rottura degli schemi autoritari e delle rigidità sociali. L’affermarsi della lingua inglese al posto di quella latina, 60 monito per rendere palese a Repubblica Genovese che supportare la Spagna ha conseguenze. Re Sole costringe così Genova a dichiarare neutralità e ad accettare la protezione francese. Nel 1685, si forma un’alleanza antifrancese: la Lega di Augusta, a cui aderiscono: l’Impero, la monarchia spagnola, la Svezia, le Province Unite, l’Inghilterra e il ducato di Savoia. Dopo una lunga guerra la Francia deve cedere i territori annessi/ e conquistati, mantenendo solo Strasburgo. Nel 1700, alla morte di Carlo II d’Asburgo Luigi XIV cercherà di imporre al trono spagnolo il nipote Filippo Borbone duca d’Angiò - Filippo V (1700/46) -. La politica di espansione francese con le conseguenti guerre, aggrava la situazione del debito finanziario dello stato a cui si cerca di porre rimedio riorganizzando il sistema di riscossione delle imposte e aumentandole contemporaneamente; tuttavia l’indebitamento statale non diminuisce. Jean-Baptiste Colbert (1619/83), controllore generale delle finanze, - periodo del colbertismo - sostiene la pratica mercantilistica concedendo monopoli ai privati per rafforzare settori ritenuti strategici per l’economia; tassa i costosi prodotti lavorati provenienti dall’estero, nel contempo riduce i dazi doganali sulle materie prime importante per favorire le lavorazioni interne. Con questa sua politica protezionistica egli vuole scoraggiare l’acquisto di prodotti esteri; a tal fine sostiene anche la creazione di numerose manifatture interne che portino al Francia all’autosufficienza. Ma spesso queste manifatture hanno vita stentata e non corrispondono alle aspettative di Colbert, le uniche manifatture che prosperano producono armamenti per l’esercito e materiale per la marina. Il settore navale è fortemente sostenuto perché solo la creazione di una marina in grado di competere con quella inglese e olandese può imporre la Francia nei traffici internazionali. Nel 1664, vengono costituite la Compagnia delle Indie Orientali e quella delle Indie Occidentali che ottengono il monopolio dei commerci nelle rispettive zone di competenza. Queste compagnie sono autorizzate dal sovrano a concludere accordi diplomatici ed azioni militari. A differenza però delle altre simili compagnie europee formate esclusivamente da mercanti, fra gli azionisti di quelle francesi ci sono il sovrano, membri della famiglia reale, ministri, aristocratici, cortigiani. Sono in sostanza sotto il diretto controllo della corona francese. 17.2 Il controllo del sacro Luigi XIV si propone come un re guerriero circonfuso da un’aura di vittoria; ma Re Sole vuole anche essere un re cattolico la cui azione è volta a restaurare una identificazione tra potere politico e potere religioso, aspirando a diventare, nei fatti, il capo della Chiesa francese. Riscoprire la tradizione sacra dei sovrani di Francia, significa restituire al trono una fonte di legittimazione. Questa sua posizione, non accettare alcuna subordinazione al papato, provoca durissimi contrasti con la Curia papale. Nel 1681, convoca un sinodo gallico che approva i Quattro articoli: - il sovrano e i governanti laici non sono soggetti all’autorità ecclesiastica negli affari temporali; 61 - la superiorità dei concili sui pontefici, - come era stato stabilito del Concilio di Costanza - ; - il sovrano deve esercitare la sua autorità in conformità delle tradizioni galliche; - le decisioni del Papa possono esser considerate definitive solo se approvata dalla Chiesa tutta. Gallicanesimo = dottrina religiosa della Chiesa cattolica di Francia (=Chiesa Gallica). Due aspetti importanti: 1. Autorità di Papa viene ridimensionata. No potere assoluto per Papa. 2. Concili vescovili sono più importanti di Papa → controllo stretto del sovrano su nomine e decisioni dei vescovi. Nel 1688, Luigi XIV viene, in segreto, scomunicato; e solo nel 1692 viene raggiunto ad un compromesso fra il sovrano ed il nuovo papa, Innocenzo XII (1691/1700). Negli anni precedenti, a partire dal 1679, Luigi XIV aveva anche incoraggiato soprusi e danni alle comunità protestanti: espulsione degli ugonotti dagli uffici pubblici, demolizione degli edifici di culto e divieto di cerimonie pubbliche e private degli ugonotti. Tutto ciò causerà l’esilio di circa 200.000 ugonotti verso l’Olanda, la Svizzera, l’Inghilterra e la Germania; però questo priverà la Francia di intelligenze/capacità professionali essendo la maggior parte degli espulsi ottimi artigiani. L’intransigenza del sovrano francese nel riaffermare l’ortodossia cattolica lo porterà anche a cercare di reprimere una corrente interna alla Chiesa cattolica francese: il giansenismo che predicava il ritorno ad una spiritualità personale ed austera, ad un più puro ritorna al cattolicesimo delle origini. Contro i giansenisti, il Re Sole si mostrerà più intransigente del Papa, il quale comunque scomunicherà poi il movimento giansenista come eretico, - 1713 -. 17.3 Un nuovo equilibrio politico Luigi XIV è molto attento a eliminare quei poteri che possono essere concorrenti all’autorità sovrana. Stabilito il ritorno al governo diretto del sovrano, egli cerca di integrare l’aristocrazia offrendole maggiori occasioni di servizio nell’esercito, nella marina e nell’amministrazione. La reggia di Versailles diviene un notevole polo di attrazione per tutti i nobili; -una gabbia dorata -; ma il sovrano più che costringere cerca di convincere la nobiltà ad assecondare la sua politica. Luigi XIV favorisce famiglie dedite da generazioni al servizio della corona valutate più affidabili. Con Bretagna e Linguadoca, territori che conservano ampia autonomia amministrativa, il re mantiene una politica di trattativa mirando ad ottenere il massimo di contributo finanziario. Nei confronti del Parlamento parigino, il sovrano si mostra inflessibile nell’impedire forme di ingerenza nelle sue scelte politiche, su altre questioni adotta una strategia duttile, di mediazione. Però di fronte a atti di insubordinazione vengono presi provvedimenti molto severi, esemplari. Il modello di monarchia realizzato in Francia viene presto adottato anche da altri sovrani. Nel ducato Brandeburgo Prussia, sotto Federico Guglielmo, la nobiltà terriera viene strettamente coinvolta nella creazione di un esercito permanente e nel rafforzamento degli apparati statali. Anche in Russia, sotto Pietro I detto il Grande , si assiste al rafforzamento ed ammodernamento 62 dell’esercito e della marina e sul piano interno, lo zar cerca di coinvolgere, seppur con scarso successo, l’aristocrazia sia nel nuovo esercito sia nell’apparato statale per renderlo efficiente. Anche il controllo della monarchia sulla Chiesa ortodossa rimane ferreo arrivando all’allontanamento e persecuzione dei religiosi che non voglio sottomettersi all’autorità dello zar. Infine, grazie all’intervento diretto dello Stato, viene dato un forte impulso all’attività estrattiva e metallurgica nella regione degli Urali. 65 dell’individuo: libertà di stampa, di parola, di religione; diritto alla proprietà ed eguaglianza di tutti di fronte alla legge. La ribellione contro l’assolutismo è giustificata e per evitare questo occorre che i poteri siano separati - legislativo, esecutivo, giudiziario - e posti in mani diverse che si contrappongano e si bilancino a vicenda. Anche la religione non sfugge a questa ondata razionalistica e la Bibbia stessa viene sottoposta ad una nuova severa analisi che porta ad accettarne delle parti, a criticarne o rifiutarne delle altre. Nel XVIII secolo, il Regno Unito, unico Stato in cui esista una simile dialettica politica, diventa uno Stato a cui guardare con ammirazione, sia per il suo sistema di poteri divisi, sia per le libertà garantite, sia per la rappresentatività bicamerale. Quando, nel Regno Unito, al particolare sistema politico si unirà anche il fascino della grande potenza commerciale, marittima e militare, l’anglomania dilagherà in Europa. Nel continente sono sempre più in disuso le antiche istituzioni rappresentative dei ceti, la pressione dell’opinione pubblica incomincia a farsi sentire attraverso i libri, le gazzette; mentre la discussione politica avviene in luoghi informali quali i caffè ed i salotti in cui si confrontano le opinioni di gruppi sociali Prendono vita anche società segrete tra cui si distingue la Massoneria, - nata a Londra nel 1717 - che si richiama alla tradizione delle corporazioni di mestieri del Medioevo. Si tratta di una associazione di eletti dello spirito, che rifiuta discriminazioni di nascita, si ispira ad idee di pace, fratellanza, tolleranza e pratica una mutua solidarietà tra i propri membri. Risulta divisa in varie sette con ideologie diverse, ma accumunate da rituali di stampo religioso. La massoneria si diffonde ampiamente in tutta l’Europa con l’apertura di varie logge; poi raggiunge l’America. Dove non esiste la libertà di stampa e di associazione la sua attività si svolge nascostamente, venendo a volte tollerata, a volte repressa e qualche volta utilizzata dalle autorità per i suoi fini. 66 19. Il gioco delle dinastie: i nuovi assetti politici europei nella prima metà del Settecento Il XVIII secolo si apre con una lunga e quasi interrotta serie di conflitti politici. Lo scopo non era più quello di difendere «la vera fede», ma mantenere l’equilibrio fra i diversi attori politici europei. Queste guerre rispondono all’esigenza di mantenere o stabilire interessi territoriali e dinastici. Nel teatro continentale la presenza della Francia va a sostituire quella della Spagna, che non è più la potenza di riferimento, ma un paese in declino sociale e politico, il grande malato dell’Europa. Appaiono anche altre aggressive potenze: Inghilterra, Province Unite, Russia, Svezia, Prussia. L’instabilità politica di quegli anni è alimentata anche dal conflitto tra il principio di legittimità dinastica, della potenza assoluta, e la resistenza dei poteri territoriali. Da un lato i sovrani tendono ad intervenire maggiormente sui propri complessi dinastici, sulle forme istituzionali; dall’altro i vari territori esigono che vengano rispettate le proprie esigenze e prerogative. L’idea che un sovrano, anche se non nato in quello Stato, deve rispettare le tradizioni, i costumi le tradizioni del territorio. Inizia un periodo di Guerre di Successione: 1702 -1748. Sono diversi i fattori che portano alle guerre di successione della prima metà del ‘700: • Espansionismo di Luigi XIV, • Principio dinastico, • Principio d’equilibrio, • Interessi coloniali. 19.1 La guerra di successione spagnola (1702-1714) Essendo Carlo II d’Asburgo privo di discendenza vengono siglati accorti per la spartizione del suo regno tra gli Asburgo d’Austria e la Francia di Luigi XIV. Ad Inghilterra e Province Unite interessano i mercati delle colonie americane della Spagna. Quando però, nel 1700, Carlo II designa proprio erede Filippo d’Angiò, - Filippo V di Spagna, nipote di Luigi XIV, si realizza un asse franco-spagnolo; contro questo schieramento Leopoldo I d’Asburgo, che rivendica la corona di Spagna, convince Inghilterra e Province Unite a formare con lui una coalizione a cui aderiranno anche Prussia, Portogallo, ducato di Savoia e principi tedeschi. Le operazioni belliche, iniziate nel 1702, volgono a favore dello schieramento antifrancese. In Catalogna scoppia una ribellione contro Filippo V; in Italia gli austriaci sconfiggono le truppe franco- spagnole; la flotta inglese occupa Gibilterra. Quando però muore Giuseppe I , -1711- e sale al trono Carlo VI , candidato anche al trono spagnolo, la coalizione che combatte i Borbone si sfalda perché molti sono contrari al ruolo egemone che Carlo VI potrebbe assumere in Europa. Con i trattati di Utrecht e di Rastadt -1713/14- , la Spagna, e le sue colonie americane, viene assegnata a 67 Filippo V Borbone che si impegna a non riunire i territori spagnoli alla corona francese, l’Inghilterra ottiene Gibilterra, importanti territori nell’America settentrionale - Terranova, Nuova Scozia, Canada - oltre al lucroso asiento : appalto del commercio degli schiavi nelle Americhe. All’impero austriaco vanno i Paesi Bassi meridionali, il regno di Napoli, il regno di Sardegna, lo stato di Milano; inizia il periodo dell’egemonia austriaca in Italia, finisce quella spagnola. Il duca di Savoia ottiene il regno di Sicilia, e può quindi ora fregiarsi del titolo regio. Ma questa radicale nuova spartizione dell’Europa, viene poco dopo rimessa in discussione; Filippo V tenta la riconquista dell’Italia, cercando di occupare sardigna e Sicilia. Una violenta reazione internazionale stronca questo tentativo spagnolo e tutto viene riconfermato; tranne l’assegnazione della Sardegna - più vicina al Piemonte e quindi più difendibile- ai Savoia che cedono la Sicilia. 19.2 Unioni e conquiste Il caso della rivolta in Catalogna mostra bene come esistano possibilità di resistenza dei territori; d’altra parte in uno Stato conquistato con la forza, il principe dispone di una maggior libertà di intervento perché il così detto diritto di conquista lo esime dal rispettare i privilegi e i contratti stipulati dai suoi predecessori. Tutto può essere rinegoziato premiando chi lo ha sostenuto. In Spagna, Filippo V avvia un processo di unificazione politico amministrativa delle corone di Castiglia e d’Aragona riducendo il grado di autonomia dei due singoli regni cattolici; questo favorirà il sorgere di due schieramenti: l’uno che sostiene il modello di Stato centralizzato, - élites castigliane - l’altro - gruppi dirigenti provinciali - che cerca di tutelare le autonomie locali. Anche in Inghilterra, Anna Stuart avvia un processo di integrazione di Scozia e Inghilterra, dall’unione dei due regni nascerà la Gran Bretagna. Di fatto si tratterà di una annessione della Scozia che perderà la propria autonomia giuridico amministrativa -anche il Parlamento, con adesione al quello britannico; per molti scozzesi questa apparirà come un sopruso inaccettabile. La Scozia si ribellerà due volte - 1714 e 1745 - in nome dei propri diritti e di una identità separata. Anche in Irlanda si verificano episodi di ribellione contro il dominio inglese, che getterà le basi necessarie a dar vita al movimento indipendentista irlandese del XIX secolo. 19.3 Le guerre del nord e la successione polacca (1733-1738) Anche per il controllo del Mar Baltico, un’area importante per i traffici commerciali marini dell’Europa nord-orientale, si susseguono guerre. Dal 1655 al 1660 l’egemonia in quest’area era stata assunta dalla Svezia sotto la dinastia Vasa. Ma la nobiltà della Levonia - Estonia/Lettonia - mal sopportava la corona svedese e chiese aiuto allo Zar, Pietro il Grande, il quale, alleandosi con Danimarca e Polonia, attacca la Svezia. A sorpresa, il giovane sovrano svedese Carlo XII, con il sostegno di Gran Bretagna e Province Unite, riesce a 70 20. L’espansione europea e le nuove gerarchie economiche internazionali Negli ultimi due decenni del XVII e per tutto il XVIII secolo sulla scia delle Provincie Unite due nuove potenze Inghilterra e Francia si presentano sullo scenario dei traffici internazionali. Le compagnie commerciali europee tessono una tela d’interessi e scambi su scala mondiale. Comincia una agguerrita concorrenza fra inglesi, francesi e olandesi, tutti impegnati a scardinare il monopolio esercitato da Spagna e Portogallo sulle economie dei rispettivi imperi coloniali. Nella seconda metà del Settecento questa concorrenza in India ed in America settentrionale si trasforma in vera guerra - la guerra dei Sette anni (1756/63): primo conflitto bellico mondiale - per il primato commerciale mondiale. A uscire vittoriosa è la Gran Bretagna: dominatrice dei mari grazie alla maggior marina mondiale. Inizia il dominio politico-commerciale delle compagnie commerciali europee; aumentano gli insediamenti coloniali, soprattutto in America settentrionale; si intensificano le relazioni economiche fra paesi europei ed il resto del mondo; non si tratta però di rapporti paritetici perché la gerarchia mondiale dei rapporti commerciali, politici ed umani ha al proprio centro l’Europa. Tutto ciò sfocerà nel colonialismo del XIX secolo. 20.1 I cambiamenti negli imperi coloniali del Portogallo e della Spagna Nella seconda metà del Seicento gli imperi coloniali del Portogallo e della Spagna risentono del declino delle rispettive corone nella scena politica europea. Nel 1662, i portoghesi cedono agli inglesi l’importante basa indiana di Bombay -come dote alla principessa lusitana che sposa Carlo II Stuart -; però riprendono il controllo del Brasile cominciando a colonizzarlo ed a sfruttarne gli ampi spazi coltivando la canna da zucchero. Per lavorare queste ampie piantagioni si ricorre all’importazione degli schiavi dall’Africa. Successivamente vengono scoperti grandi giacimenti d’oro (1697) e di diamanti (1729) spostando verso sud - Rio de Janeiro - l’asse economico della colonia e causando un afflusso sempre più numeroso di coloni - alla fine del Settecento risiedono in Brasile 2 milioni di portoghesi, tanti quanti vivono nella madrepatria. L’oro e le derrate agricole brasiliane alimentano i traffici con la Gran Bretagna, - maggior alleato politico, ma anche principale partner commerciale -, da cui giungono tessuti, manufatti, grano. L’impero coloniale della Spagna si concentra in America centrale e meridionale dove continua il monopolio dei traffici con quelle sue terre. Di fatto le grandi distanze con il Nuovo Mondo e gli attacchi corsari dei nemici inglesi corrodono questo monopolio spagnolo. A questo si aggiunge l’incapacità delle manifatture spagnole a soddisfare la domanda di prodotti delle sue colonie. Si sviluppa il contrabbando dei mercanti olandesi, francesi ed inglesi che inviano prodotti europei. Per quanto riguarda la tratta degli schiavi africani verso le sue colonie la Spagna ricorre ad una sorta di 71 appalto con monopolio, -«l’asiento de negros » - che nel 1700 viene aggiudicato alla Francia. Il trattato di Utrecht (1713) attribuisce però alla Gran Bretagna l’esclusiva della fornitura degli schiavi africani alle colonie spagnole ed un primo permesso di inviare anche carichi di merci inglesi A poco a poco la Gran Bretagna espande la sua influenza commerciale sulle colonie americane. 20.2 La Gran Bretagna alla conquista dell’impero Nel corso del XVIII secolo l’Inghilterra diventa la prima potenza commerciale del globo. Grazie allo sviluppo dell’industria navale e al formarsi di una potente marina le compagnie commerciali inglesi tolgono agli olandesi il primato nell’intermediazione e commercio conto terzi. Anche la Francia conosce una notevole crescita dei traffici commerciali, soppiantando gli olandesi nei traffici con le Americhe; ma subisce la supremazia navale e commerciale della Gran Bretagna. Inizialmente, in Gran Bretagna, nel ventennio 1721/42, la classe dirigente dei Wigh, guidata da Walpole, ritiene che la politica economia britannica sia meglio tutelata dalla pace e si astiene dai conflitti politici continentali. Successivamente, sotto la guida di William Pitt il governo ritiene di doversi impegnare nella difesa e nell’espansione dei possedimenti coloniali. Nella guerra dei sette anni(1756/63) la Gran Bretagna si allea con la Prussia contro Francia, Austria e Russia. Per gli inglesi si tratta di sconfiggere la concorrenza francese nell’espansione coloniale in America e India. I francesi, alleati con tribù indigene locali, si sono spesso scontrati con gli inglesi per il controllo dei territori canadesi. Dopo una serie di alterne vicende le truppe inglesi conquistano importanti roccaforti francesi - Quebec, Montreal -; si giunge alla pace di Parigi (1763) che assegna alla Gran Bretagna sia il Canada e i territori a est del Mississippi, sia la Florida, sottratta alla Spagna. Il continente americano è diventato un importante mercato per le merci europee essendo aumentata la domanda di manufatti da parte di una popolazione in continua crescita - emigrati e schiavi -. Grazie al commercio di tessuti di cotone e lino provenienti dall’India, la Gran Bretagna assume una incontrastata posizione di primo piano nei traffici marittimi fra le varie colonie del mondo. Di fatto, le compagnie commerciali britanniche pagano le merci acquistate con merci provenienti da altri territori; un sistema di scambi multilaterali con ben quattro continenti, ma che ha il proprio cuore finanziario a Londra. I manufatti di cotone provengono dall’India; gli schiavi, l’avorio e l’oro dall’Africa; zucchero, legnami, tabacco e cotone grezzo dalle Americhe; seta, the, caffè e spezie dall’Estremo Oriente, tutte queste merci vengono commercializzate in tutto il mondo da Londra. Va sottolineato il particolare ruolo del commercio degli schiavi dall’Africa orientale alle varie colonie europee nel continente americano: tra il 1701 e il 1800, vengono comprati e commercializzati in America oltre 6 milioni di schiavi per opera di mercanti europei. Le compagnie britanniche occupano il primo posto nella classifica del commercio degli schiavi; solo nel 1808, il Parlamento di Londra decreterà l’abolizione di questa tratta nelle colonie inglesi, aprendo una 72 campagna internazionale a tale scopo. 20.3 Nuove egemonie e nuovi commerci con l’Asia Nel tardo Seicento e nel Settecento i rapporti coi mercati asiatici conoscono significativi cambiamenti. In primo luogo si riduce il valore delle importazioni di spezie ed aumenta quello dei manufatti tessili -cotone indiano / seta cinese -; il cotone viene scoperto dalla moda europea, anche i piantatori delle colonie del Centro/Sud America richiedono di tessuti leggeri ed economici. Il principale produttore di manufatti di cotone è il Bengala - India nord/orientale- dove sono sorte basi commerciali inglesi e francesi. Nel 1690 viene fondata a Calcutta l’agenzia EIC che di fatto controlla l’esportazione dei tessuti indiani verso l’Europa con accordi coi mediatori locali. L’invasione del mercato britannico di tessuti di cotone a basso prezzo fa si che vengano adottati provvedimenti a favore delle manifatture inglesi col risultato di aumentare la produzione interna di tessuti di bassa qualità, ma con prezzi competitivi, che vengono riesportati in Europa ed in America. Conseguentemente cresce l’importazione di cotone grezzo da lavorare in Inghilterra. Altro importante prodotto che i mercanti britannici introducono in Europa è il the cinese. Si inizia a pagare questo prodotto con una merce illegale assai richiesta sul mercato cinese: l’oppio. Grazie alla produzione di quest’ultimo in Bengala, regione dove hanno instaurato ottimi rapporti, gli inglesi riescono ad assumere il controllo del redditizio commercio del the dalla Cina. I manufatti tessili e il the favoriscono lo spostamento delle attività della compagnia inglese sulla costa orientale dell’India: sede principale Calcutta da dove inizia una progressiva penetrazione nella vita politica indiana per tutelare i consistenti interessi commerciali. Nel 1744, la rivalità economica tra Francia e Gran Bretagna si trasforma in scontro aperto nel quale sono coinvolti anche i principi indiani; gli accordi finali mirano a rendere neutrali tutti i territori al di la del Capo di Buona Speranza. Di fatto però la supremazia navale inglese rimane incontrastata. Anche nel corso della guerra dei Sette anni, le forze britanniche sconfiggono quelle francesi. Il trattato di pace afferma l’egemonia britannica in India con il controllo dei territori del Bengala. La Compagnia francese delle Indi orientali comincia a declinare; sarà soppressa nel 1790. Gli inglesi assumono il monopolio del salnitro necessario per fabbricare la polvere da sparo che finiscono per pagare con merci europee di cui loro stessi fissano i prezzi con enormi guadagni. Giungono infine a fornire prestiti in denaro ai principi indiani e ad assumere il controllo della riscossione delle imposte e dell’amministrazione delle finanze di territori sempre più vasti. L’intermediazione dei mercanti indiani viene superata con una trattativa diretta coi produttori; inoltre avendo ottenuto il controllo sulle entrate pubbliche del ricco Bengala possono servirsi dell’attivo di bilancio per acquistare the e seta in Cina e coprire le proprie spese amministrative. Dal 1757 al 1780, Londra preleva in Bengala e trasferisce in Inghilterra oltre 38 milioni di sterline. Nel 1773 il Parlamento inglese, viste le rimostranze contro il monopolio commerciale della EIC, nomina il primo 75 21.2 Le «enclosures» e la rivoluzione agricola in Inghilterra L’Inghilterra adotta le nuove tecniche agricole dei Paesi Bassi sviluppandole ulteriormente. I terreni vengono divisi in quattro parti in cui si alterna la coltivazione di: grano/rape /orzo/ trifoglio; in questo modo. - scompare il maggese; - si ricostruisce la fertilità dei campi con piante - rape, trifoglio, leguminose - capaci di fissare elementi azotati al terreno e che forniscono nutrimento al bestiame dal quale si ricava letame per concimare e latticini da commercializzare. Questa rivoluzione agricola porta ad una crescita dei rendimenti grazie all’integrazione tra allevamento e agricoltura; l’Inghilterra diventa esportatrice di cereali, reinvestendo poi i profitti. Prende il via il processo della recinzione dei terreni (enclosures) che sempre più limita i diritti comunitari - raccolta di legna ed altri prodotti - sui terreni aperti - open fields -. I grandi proprietari terrieri per massimizzare i guadagni riescono ad ottenere leggi che permettono l’accorpamento e la recinzione delle proprietà danneggiando sia piccoli proprietari, sia le comunità. Nel nome dell’affermazione dei diritti di proprietà privata della terra, favorito da nuove leggi, il processo di recinzione assume ritmi vertiginosi. Dal punto di vista economico le enclosures portano a condizione ottimali per coltivare grandi estensioni di terreni che produco per la vendita dei prodotti e non più per l’autoconsumo. Gli incrementi della produzione sono in parte dovuti anche all’introduzioni di strumenti agricoli migliorati: - aratro più leggere e invenzione della seminatrice. - Dal punto di vista sociale la recinzione dei terreni causa gravi sconvolgimenti: - riduzione dei piccoli proprietari terrieri che sono anche coltivatori diretti; - drammatiche condizioni di vita di chi viveva sulle terre delle comunità, queste persone diventano semplici braccianti o migrano verso le città; in ogni caso le loro condizioni di vita peggiorano notevolmente sino alla povertà. 21.3 Le nuove colture: verso il mutamento delle abitudini alimentari europee L’abbandono della cerealicoltura verso l’introduzione di nuove colture provenienti dall’America - mais, patata, peperone, fagiolo - avviene in modo lento, ma costante in diverse zone europee. → Rivoluzione dei consumi. La coltivazione del mais, iniziata in Spagna, si estende in Provenza, Italia, Slovenia, Ungheria; in Italia questa coltivazione ha il vantaggio di adattarsi a condizioni diverse: in alcune regioni viene utilizzato per l’autoconsumo dei produttori permettendo a questi di vendere il grano più ricercato; il mais diventa la base alimentare della popolazione contadina e di quella più povera delle città. Più lenta è l’introduzione della patata, dapprima considera solo una curiosità botanica, poi utilizzata come mangime per l’allevamento degli animali, e solo nell’Ottocento coltivata intensamente. Anche altri alimenti coloniali - cacao, caffè, the - incominciano ad essere consumati in Europa. Cresce 76 anche il consumo di alimenti europei: burro, olio, carne e pesce: soprattutto arringhe e merluzzo pescati nell’Oceano Atlantico che - baccalà o stoccafisso - arriva a nuove regioni europee. 21.4 Le forme della produzione europea Gli studiosi individuano tre forme di produzione manifatturiera presenti sin dal basso Medioevo: -1) produzione domestica: manufatti destinati all’autoconsumo familiare; nelle campagne; -2) produzione artigianale: lavoratori specializzati producono oggetti destinati alla vendita; questo tipo di produzione che richiede investimenti di capitali per l’acquisto di materi prime, di attrezzi, si svolge nelle città dove esistite la possibilità di commercializzare questi beni. Esistono diversi livelli di questo tipo di produzione: dai piccoli artigiani - fabbri/calzolai - alle grandi officine con salariati. A volte la produzione artigianale evolve in lavorazioni a domicilio: un mercante imprenditore, che ha provveduto ad acquistare la materia prima, gestisce le varie fasi di lavorazione non in una sua struttura, ma nella case dei lavoratori stipendiati, vendendo alla fine del ciclo produttivo la merce. Inizialmente questo tipo di produzione è urbana, successivamente si sviluppa anche nelle campagne dove i contadini possono dedicarsi a questa attività nei periodi di minor occupazione nel lavoro dei campi, riuscendo così ad integrare i loro magri redditi. In alcune regioni europee questo tipo di produzione finisce col divenire l’attività principale delle popolazioni. Alcuni studiosi a proposito di questo evento parlano di un fenomeno di proto industrializzazione che avrebbe preparato la rivoluzione industriale addestrando i lavoratori all’ attività manifatturiera. L’argomento è discusso perché alcune di queste aree cadranno in crisi con la rivoluzione industriale - 3) produzione accentrata: la manodopera salariata si concentra in un solo luogo sotto un’unica direzione. Si tratta del settore edilizio, cantieristico, estrattivo o di complessi procedimenti produttivi. Spesso questo tipo di produzione sono promosse dal potere politico per produrre navi o armamenti. 77 22. Famiglia, genere, individuo La prima area di socialità di un individuo è costituita dalla famiglia. Con il termine famiglia si può intendere sia: - gruppo di persone che risiedono sotto lo stesso tetto; sia: - gruppo di persone legate da relazioni di parentele, anche se non vivono insieme. La famiglia è il luogo dove si strutturano le prime differenze dell’identità individuale. L’identità sessuale, maschi o femmine, è inserita in un contesto culturale che porta a ruoli diversi e in parte contrapposti. Queste due identità diverse, identità di genere, sono alla base di ruoli sociali distinti. Inoltre la famiglia riproduce i valori gerarchici che fondano le strutture sociali. In essa si trovano insieme individui adulti già formati e bambini/adolescenti da formare alla vita sociale. Attraverso il processo chiamato educativo, ragazze e ragazzi apprendono le regole fondamentali del gioco sociale Contemporaneamente essi imparano le differenze legate al loro esser maschi o femmine. Le varie Chiese hanno svolto un controllo sulle norme fondamentali di comportamento delle famiglie. 22.1 Conviventi e parenti Le forme di famiglia, intese come forme di co-residenza, sono varie; - nucleare: una copia con figli; - allargata: mamma-papà - figlio+ uno o più famigliari (nipote / zio / ecc.); - multipla: coppia di nonni + famiglia di uno dei figli; oppure nuclei familiari di due fratelli, (frequente dove un patrimonio indiviso, come un gregge, richiede la collaborazione di entrambi). Nell’Ottocento la famiglia tradizionale europea era quella allargata e patriarcale -figura dominante: maschio adulto anziano -; successivamente la famiglia evolve verso quella di tipo nucleare. Secondo alcune teorie, con l’inizio dell’industrializzazione viene meno la necessità tipica della società contadina di un grande gruppo famigliare convivente disciplinato da regole precise e adibito all’attività agricole. Conseguentemente il modello di famiglia varia col variare dei contesti culturali. Anche le forme di famiglia, intesa come gruppi di parenti, varia passando da una struttura parentale strettamente coesa, ad una struttura più semplificata debolmente legata a reti parentali esterne. Tra le famiglie nobili esisteva la consuetudine di coltivare il mito delle origini famigliari antiche. Questa passione per le origini famigliari - accertate o inventate - spiega la supremazia assegnata a ciò che dura nel tempo (fermezza, stabilità, valore di Dio) rispetto a ciò che muta nel tempo (volubilità, fragilità, deviazione da un ordine stabilito). La centralità del matrimonio, soprattutto per le famiglie nobili, è legato al fatto che con esso si tendeva ad affermare una relazione di alleanza, da rinsaldare o creare, con un’altra famiglia. 80 23 Diradare le tenebre: il mondo al lume della ragione Il Settecento europeo appare segnato da un fermento intellettuale nuovo e dirompente a cui viene dato il nome di Illuminismo; dove prima imperavano le tenebre della superstizione, dell’ignoranza, del fanatismo ideologico occorre introdurre il lume della ragione. Si viene imponendo una diversa atmosfera intellettuale; più libera, ostile al sapere concezionale, al dogmatismo clericale; nemica del principio di autorità. Questo mutamento prende il via in Inghilterra e nelle Province Unite dove esiste una relativa tolleranza religiosa, si incoraggiano la ricerca scientifica, il dibattito fra tesi diverse e si promuove la circolazione di libri e giornali. Le esperienze politico-sociali di questi Paesi basate sulla divisione dei poteri, in contrasto con la legittimazione sacrale assolutistica e dispotica delle monarchie europee settecentesche, consente di pensare ad una perfettibilità dei sistemi sociali sia sul piano politico, sia su quello economico, con crescita della ricchezza collettiva Due i filoni intellettuali fondamentali su cui basi si è venuta costruendo la stagione illuministica: • il giusnaturalismo olandese di Grozio, Altusio, Spinosa, con la critica del fondamento biblico dell’autorità politica e l’introduzione di un diritto naturale e razionale alla base dei sistemi sociali. Si giungerà, con John Locke, non solo alla critica della commistione del potere sacrale e di quello statale, all’affermazione del principio della libertà di coscienza, ma anche a considerare lo Stato come quella istituzione sociale che riconosce e garantisce i diritti naturali propri di ogni uomo. • il deismo: si tratta della contestazione del concetto di religione rivelata, e perciò imposta dall’alto, a favore dell’idea di una religione naturale che va scoperta ed analizzata alla luce della ragione. La verità, non più rivelata, va perciò cercata con gli strumenti di cui l’uomo si dota. La ragione deve prendere il posto della rivelazione; i nuovi filosofi devono sostituire i vecchi teologi. 23.1 La crisi della coscienza europea «Crisi della coscienza europea»: in questo modo lo studioso francese Paul Hazard, nel 1935, definisce il periodo - ultimo ventennio del XVII secolo/fine regno di Luigi XIV (1715) - in cui identificare la fase di trasformazione della vita intellettuale e sociale europea. Ad una società basata sul principio di autorità e sulla deferenza verso il potere politico e religioso si sostituirà una società basata sul diritto, la tolleranza, l’indipendenza della molare dalla religione, la libertà di ricerca. Nasce un nuovo atteggiamento critico e scettico verso le autorità costituite, accompagnato dalla curiosità per i viaggi, le popolazioni, i cibi e le bevande delle nazioni extraeuropee. Fin dall’Umanesimo e dal Rinascimento il mondo classico aveva rappresentato per la cultura europea una fonte di autorità preziosissima e alternativa alla Bibbia. Non era mai stata posta in discussione la superiorità del mondo antico, una sorta di età dell’oro in cui la cultura e le arti avevano raggiunto livelli di perfezione altissimo. Ora però si incomincia a pensare che le realizzazioni dell’età classica devono cedere il passo a 81 quelle dell’età attuale «moderna». Gli autori moderni anche se inferiori ai grandi pensatori ed artisti classici hanno il vantaggio di conoscerne i testi e le opere; nani sulle spalle di giganti, sono in condizione di vedere più lontano. Grazie alla conoscenza del passato, la società moderna può superare i confini classici precedenti. Fino ad allora la vicenda dell’umanità era stata immaginata e letta sulla base di uno schema ciclico; ora si fa strada una concezione evolutiva di tipo lineare e cumulativo della storia umana, un processo di tipo qualitativo e quantitativo senza fine e senza limiti chiamato progresso. La questione della ricerca morale individuale, svincolata dalla religione tradizionale, caratterizza il filone intellettuale noto come libertinismo. Nato all’interno della Riforma protestante, il libertinismo originariamente identifica un atteggiamento alieno dall’ubbidienza ad ogni Chiesa, soggetto solo alla devozione allo Spirito Santo. Questo libertinismo religioso, combattuto da Calvino, si estingue per dar luogo ad un atteggiamento più complesso degli spiriti liberi - spiriti forti, sostanzialmente atei-, che ritengono la saggezza un cibo prelibato adatto solo a palati raffinati capaci di giovarsene; la disprezzata superstizione rimane il pasto ineluttabile del volgo. Questo atteggiamento di superiorità conduce alla teorizzazione dell’assoluta libertà del pensiero in contrasto con i vincoli intellettuali imposti dalle autorità civili e religiose. Successivamente il libertinismo, inteso come individuale ricerca di libertà interiore, finisce per influenzare i costumi di vita nella ricerca di un piacere svincolato dalle norme religiose e di costume sociale. Per questo il termine «libertino» finisce per identificare un individuo dai comportamenti licenziosi, amorale. 23.2 L’illuminismo francese Con la morte di Luigi XIV (1715), inizia per la Francia un’epoca di allargamento degli orizzonti culturali. A Parigi si respira una nuova atmosfera resa possibile dagli intensi rapporti con la Gran Bretagna e da una maggior libertà di stampa che consente la diffusione di idee eterodosse. Giungono testi di libertini, a volte provocatori, come quello di Bernard de Mandeville: La favola delle api - un alveare prospera finché i suoi membri mantengono costumi viziosi, mentre va in rovina quando essi assumono comportamenti virtuosi; morale: comportamenti eticamente criticabili, diventano utili al benessere economico collettivo; vizi privati diventano pubbliche virtù - L’attrazione per l’Inghilterra, testimonia l’insoddisfazione degli intellettuali francesi per le condizioni del regno. Nel 1721, Montesquieu nel libro Lettere persiane, evidenzia le condizioni di arretratezza in cui si trova la Francia. Con vena polemica antidispotica si denuncia la superstizione, il dogmatismo religioso, a cui si contrappone la libertà di pensiero e la tolleranza religiosa. Anche nelle successive opere di Montesquieu, ed in particolare nel Lo spirito delle leggi (1748), pietra miliare del pensiero Illuministico europeo, aleggia lo spirito liberale. Tre sono gli universi politico-sociali descritti: la monarchia, la repubblica, il dispotismo. 82 L’autore, pessimista sulla natura profonda delle passioni umane, propone la divisione dei poteri come strumento per la conservazione della libertà. La monarchia parlamentare/costituzionale «all’inglese» viene considerato il miglior sistema politico per la conservazione delle libere istituzioni. Nel 1734, con la pubblicazione delle Lettere inglesi di Voltaire, la Gran Bretagna diviene per i francesi il modello alternativo a quello francese ed al suo dispotismo, intolleranza, arretratezza. Per Voltaire, l’Inghilterra rappresenta ciò che la Francia non è: libera e aperta alle discussioni filosofiche ed alle teorie newtoniane, lontana dalla rigidità dell’antico regime. La pubblicazione delle Lettere inglesi procurò all’autore problemi con la giustizia a causa delle teorie esposte, ma anche un’enorme notorietà in tutt’Europa. Con Voltaire l’Illuminismo diventa un movimento intellettuale, caratterizzato dalla volontà di esercitare un’influenza sulle scelte dei governi, che si batte in ogni parte del continente per il progresso civile. Lo stesso Voltaire diventa per alcuni anni il consigliere di Federico II di Prussia; poi, disilluso da Federico II, si ritira a Ginevra dove, oltre a celebri romanzi, scrive due opere storiche fondamentali: Saggio sui costumi e lo spirito delle nazioni, - ricostruzione della storia europea da Carlo Magno a Carlo V d’Asburgo -, e Il secolo di Luigi XIV - storia della Francia dall’avvento di Luigi XIII alla morte di Re Sole -. In questi testi Voltaire non si sofferma solo sugli avvenimenti bellici e vicende dinastiche, ma cerca di analizzare i fenomeni sociali complessi per coglierne i tratti essenziali. Includendo anche vicende extraeuropee. Vengono illustrati i vizi del fanatismo religioso, dell’intolleranza ideologica per indicare la strada di un futuro migliore. Il secolo di Luigi XIV appare a Voltaire un’epoca di splendore nazionale con realizzazione culturali ed artistiche, progresso economico e civile, stabilizzazione politica. Delineando gli splendori del secolo passato, appaiono più evidenti i mali presenti, e cioè la povertà materiale e morale della nazione. 23.3 L’«Encycplopédie» L’Illuminismo appare come un movimento intellettuale coeso grazie al fatto che un gruppo di philosophes riesce nella difficile impresa di raccogliere il nuovo sapere in un’opera a stampa aperta al contributo dei più originali pensatori del tempo. Il filosofo/scrittore Denis Diderot (1713/84), e il matematico Jean-Baptiste Le Rond D’Alembert (1717/83) sono gli ideatori dell’Encyclopédie, progenitrice delle moderne enciclopedie, che raccoglie subito un grande consenso arrivando ad una tiratura per l’epoca elevatissima: oltre 4.000 copie. Un’impresa editoriale senza precedenti: - 60.000 voci distribuite in 17 volumi e 11 tavole illustrate -, che può giovarsi del lavoro di opere antecedenti quali il Dizionario filosofico di Voltaire. La pubblicazione di quest’opera, iniziata nel 1751, subisce interruzioni a causa di attacchi e condanne dal mondo conservatore e clericale; solo nel 1772 la gigantesca impresa è compiuta. Caratteristica saliente dell’Encyclopédie è l’attenzione riservata alla scienza ed alle tecniche; alla luce della ragione il pensiero scientifico-matematico porta alla scoperta delle leggi che regolano la vita Nel XVIII secolo vi è una veloce 85 24. Il dispotismo riformatore Nella seconda metà del XVIII secolo si registra una tendenza dei sovrani a modificare gli assetti giuridici, economici e politico-sociali dei loro regni. Questa riforma delle regole amministrative ed economiche rappresenta una novità. Per secoli il sovrano è stato il difensore degli equilibri stabiliti, a lui è stata riconosciuta una funzione restaurativa, non riformatrice, intervenendo per ripristinare l’antico ordinamento voluto da Dio che la corruzione della vita sociale ha guastato. La nuova tendenza riformatrice mira a migliorare l’efficienza della macchina statale a fini bellici. Per ingrandire i propri domini a spese delle dinastie concorrenti occorrono forti eserciti che, essendo formati da mercenari, comportano notevoli spese; da qui l’esigenza di nuovi introiti fiscali. Bisogna quindi: vincere la resistenza dei popoli ottenendo l’assenso delle assemblee rappresentative a nuove tassazioni; eliminare esenzioni concesse negli anni precedenti a città e regioni privilegiate. Vista la difficoltà ad ottenere il consenso delle assemblee a nuove tasse i sovrani iniziarono a governare senza convocare i vari tipi di rappresentanza dei sudditi. Essi cercano di aumentare le imposte legittime, di ridurre le esenzioni, e di ottimizzare i redditi dei loro patrimoni personali. In questo periodo prendono il via gli studi di quelle che oggi sono la scienza delle finanze e scienza dell’amministrazione che si connettono con la politica economica, fiscale e monetaria. Nel corso del Seicento cresce la consapevolezza che la potenza politica e militare è legata alla forza economica degli Stati: derrate alimentari sufficienti a sfamare i sudditi, attività manifatturiere e commerciali in crescita capaci di attrarre investimenti anche dall’estero, aumento della popolazione. 24.1 Il ruolo crescente della sfera pubblica Le rivoluzioni di metà Seicento danno il via ad un dibattito sulle questioni fondamentali della vita pubblica;- in particolare al ruolo della Chiesa e della religione-, anche in strati sociali diversi dai gruppi dirigenti. Successivamente vi sarà però un ridimensionamento di questa tendenza di apertura. La diffusione delle gazzette - progenitori dei giornali - aumenta; questi fogli raccontano i principali avvenimenti politici/bellici/ carattere sociale, dando il via ad una riflessione sui difetti della società. Anche i sovrani, che sempre più tendono ad usare una podestà straordinaria, si trovano obbligati a spiegare ai propri sudditi come mai utilizzino una prerogativa così speciale. In mancanza di tali chiarimenti essi potrebbero apparire come tiranni. Il loro operare non è solo più giustificato dalla presunzione che sia Dio a volerli sul trono, ma anche dalla necessità di darsi da fare per il bene della comunità, per alleviare le sofferenze degli oppressi e dei poveri. Si apre una contraddizione fra queste nuove dottrine volte a legittimare il fondamento della sovranità e il concetto di diritto divino. Inizia anche un’analisi dei risultati ottenuti dalle politiche dei Paesi stranieri confrontandoli. 86 Nasce anche la figura dell’intellettuale come consigliere del principe. Concorrono a dar forma a questa nuova figura personaggi di diversi ceti: sacerdoti, funzionari, professionisti; persone culturalmente influenti che tendono con le loro proposte a scardinare l’ordinamento esistente. 24.2 La guerra dei Sette anni (1756/63) La così detta guerra dei Sette anni, - il primo conflitto bellico planetario - muta i rapporti di forza tra le potenze europee. Nei due secoli precedenti la rivalità era stata tra gli Asburgo titolari della corona imperiale- spagnoli e austriaci -, e i sovrani di Francia - Valois/Borboni -. Con la guerra dei Sette anni la Francia si allea con gli Asburgo per fronteggiare la crescente potenza della Gran Bretagna alleata alla Prussia. All’origine del conflitto vi sono le rivalità fra Francia e Gran Bretagna per i possedimenti coloniali in America e India; e l’occupazione della Slesia da parte della Prussia in contrasto con gli Asburgo. Nel 1756, gli schieramenti sono: Francia, Russia, Svezia e impero asburgico, contro Prussia e Gran Bretagna. Dopo alterne vicende la preponderanza dello schieramento Francese/Asburgico finisce per prevalere. Però nel 1762, Russia e Svezia si ritirano e la Prussia sconfigge l’esercito imperiale. Anche nei territori coloniali, dopo gli iniziali insuccessi, la Gran Bretagna riesce a vincere. Con la pace di Parigi del 1763, la Gran Bretagna ottiene consistenti territori in India e America settentrionale - Canada/Florida -; la Slesia rimane alla Prussia. Si affermano così due modelli politici diversi: da una parte la Gran Bretagna, - retta da una monarchia/parlamentare - prima potenza navale e coloniale europea in cui la preponderanza militare si unisce al successo commerciale; dall’altra la Prussia - sistema di governo assolutistico/dispotico - prima potenza militare continentale grazie alla forza del suo esercito terrestre. 24.3 Sovrani illuminati? Federico II di Prussia, il Grande, rappresenta il modello di sovrano assolutistico sensibile alla cultura illuministica, ha propensione per le lettere e la musica, si circonda di intellettuali illuminato, (sarà amico personale di Voltaire); però continua le tradizioni assolutistiche e la politica di potenza. Il suo esercito, rafforzato e migliorato, diverrà uno dei più potenti d’Europa anche perché riuscirà a coinvolgere la nobiltà sostituendo al vecchio concetto di fedeltà personale al sovrano, una nuova devozione nei confronti dello Stato di cui lui stesso si dice «il primo servitore». Abile propagandista di se stesso, Federico II costruisce la sua leggenda di sovrano tollerante e permissivo; contemporaneamente con misure protezionistiche migliora la vita economica proteggendo la produzione agricola. Rafforza inoltre gli apparati statali, strumenti di ordini centrali. La sua politica di allargamento lo porta a concordare con la Russia il nuovo sovrano polacco, poi alla spartizione della Polonia: Bielorussia e 87 Lituania alla Russia, Prussia occidentale alla Prussia. Federico II verrà ricordato per la sua azione tendente a costruire il senso di appartenenza nazionale. Anche Caterina II, zarina di Russia, verrà detta la Grande. Di origini tedesche ella sposa l’erede al trono russo, Pietro III, e poi grazie ad un colpo di stato assume il potere. La zarina guarda alle esperienze dei paesi sviluppati dell’occidente per copiarne le riforme economiche e sociali. Caterina II si impossessa di buona parte del potere e della ricchezza della Chiesa ortodossa, - sopprime 500 dei 900 conventi esistenti - trasformando i sacerdoti in stipendiati dallo Stato. Tuttavia le condizioni delle popolazioni contadine rimangono miserevoli. Il malcontento causato dallo sfruttamento senza scrupoli dei proprietari terrieri causa, nel 1773, una ribellione contadina guidata dal mitico Pugacev; inviando il proprio esercito Caterina stroncherà del sangue la rivolta. Negli anni successivi la zarina introduce l’istruzione elementare statale gratuita, solo nelle città; una relativa libertà di stampa e regole di autogoverno locale. Ma contemporaneamente con la Carta della nobiltà vengono stabilite esenzioni fiscali e garanzie a favore del privilegiato ceto nobiliare. Questa politica di riforme ha però vita breve perché, col sopravvenire della rivoluzione francese, la zarina torna ad una politica culturale di segno tradizionalistico. Nel contempo prende vita il progetto imperiale diplomatico-militare con la spartizione della Polonia e le guerre contro l’impero ottomano; il tutto cercando di restaurate l’impero romano d’Oriente con Mosca nuova capitale. 24.4 Le riforme dell’Impero Asburgico Maria Teresa d’Austria, moglie dell’Imperatore Francesco I, si serve della spinta all’efficienza del prelievo fiscale e del miglioramento della macchina statale per stimolare la crescita economica. Tenta di uniformare gli ordinamenti dei domini diretti della corona asburgica - Austria e Boemia - per assoggettare la nobiltà al pagamento delle tasse. Rende obbligatoria l’istruzione e pone sotto il controllo statale scuole superiori ed università. Fondamentale è lo smantellamento dell’universo ecclesiastico tradizionale: vengono soppressi ordini religiosi, incamerati i beni ecclesiastici per ripianare l’enorme debito statale, stipendiati sacerdoti e vescovi come è avvenuto in Russia. Con l’associazione al trono del figlio Giuseppe II, (1741/90), agli ebrei viene concesso il godimento di tutti i diritti civili concessi agli altri cittadini, accordata anche la libertà di culto delle professioni cristiane non cattoliche; abolita la tortura. La libertà di stampa rimane però assai limitata. Il sovrano decide di limitare la propria autorità assoluta, ma la corona tende a definire e regolamentare in modo autocratico dei propri diritti intangibili, senza alcun controllo della società. Peraltro Giuseppe II è affascinato dal modello statale prussiano, ma non riesce ad imitarlo perché il suo potere in parte dipende dai principi su cui governa e che egli cerca di assoggettare di più. In campo economico vengono adottati provvedimenti protezionistici per l’agricoltura e la manifattura; nelle campagne viene abolita la servitù della gleba e l’obbligo per i contadini di fornire prestazioni lavorative 90 25. Niente tasse senza rappresentanza: la nascita degli Stati Uniti d’America La rivolta delle colonie americane contro il dominio britannico (1775/83), da cui nacquero gli Stati Uniti d’America, è un evento centrale della storia mondiale. Come già era successo nei Paesi Bassi che si ribellarono alla corona spagnola dando vita alle Province Unite, una popolazione conduce una guerra vincente per l’autodeterminazione scegliendo poi il proprio sistema di governo. Questa rivolta si basa su principi repubblicani, sull’idea che l’origine della sovranità risieda nel popolo. L’assetto politico/istituzionale che deriva dal questa rivoluzione è di stampo liberal-democratico. Una Costituzione scritta (1787/89) riconosce una serie di diritti individuali ed afferma il principio di eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, regolando anche l’equilibrio fra i vari Stati nati dalle ex colonie in un nuovo governo federale di tipo presidenziale. Questo assetto socio-politico è molto diverso da quelli degli Stati settecenteschi europei dove primeggiano monarchie, ceti e privilegi, retaggi feudali, assenza di libertà. Agli osservatori europei in questa nuova società la ricchezza è molto più livellata, la giustizia meglio distribuita, le libertà individuali garantite. Da questa rivoluzione nascerà una nazione che assumerà un ruolo di primo piano sulla scena mondiale. 25.1 Il mondo coloniale nord-americano In America settentrionale la penetrazione inglese comporta la creazione di una serie di basi commerciali lungo la costa atlantica per scambi con le popolazioni indigene. Questi insediamenti sono formati da artigiani e commercianti a cui si aggiungono deportati ed indesiderati in madrepatria. Una popolazione giovane in costante crescita spinta dal desiderio di benessere. Le colonie americane sono una società meno portata ad attribuire valore alle tradizioni e gerarchie. Gli abitanti sono accomunati dal professare un credo riformista di tipo calvinista che ritiene inadeguata la Chiesa anglicana considerata troppo vicina all’aborrito papato romano. Nelle città prevalgono comportamenti più liberi, nelle campagne le comunità religiose controllano la vita. Le colonie godono di ampi margini di autonomia amministrativa, incentrati sulle assemblee rappresentative elettive; il controllo del governo inglese è di natura economica. Le colonie sono obbligate a commerciare con la madrepatria la quale assoggetta le diverse merci a tassazione varie. I governatori, inviati dalla corona, nelle varie colonie adottando una pragmatica politica di compromesso con le assemblee rappresentative degli abitanti, evitando scontri. 91 25.2 Niente tasse senza rappresentanza: le ragioni del conflitto All’origine dei dissidi fra le colonie e la Gran Bretagna vi sono contrastanti interessi economici e fiscali. • Oltre a tassare le merci il governo di Londra pone dei vincoli allo sviluppo economico delle colonie; la disparità di trattamento fra le imprese della madrepatria e quelle coloniali alimenta il malcontento dei coloni. • Un altro punto di contrasto è di natura politica: la partecipazione popolare alle scelte governative e i limiti del potere sovrano. Mentre nella madrepatria chi paga le tasse può eleggere proprie rappresentati in Parlamento, questo diritto e negato ai coloni americani; inoltre nelle colonie possono essere imposte misura di natura giuridica/ fiscale senza contattare l’assemblee. Vittoriosa nella guerra dei Sette anni, la Gran Bretagna si trova a governare su territori molto estesi, ma le colonie sono consapevoli di avere interessi propri, a volte distinti da quelli della madrepatria. Il governo di Londra, volendosi rifare degli enormi costi della guerra appena vinta, vara una serie di provvedimenti miranti ad esercitare un maggior controllo economico su quei vasti territori. Oltre ad un accresciuto prelievo fiscale, Londra introduce un’apposita tassa - Stamp Act - per finanziare i costi amministrativi in America. Il fatto che questa tassa - votata dal Parlamento inglese in cui i coloni non sono rappresentati - sia stata imposta senza approvazione delle assemblee locali viene considerato un atto di dispotismo che attacca la libertà e la proprietà dei sudditi. Alcune assemblee coloniali dichiarano illegali le tasse imposte senza il loro consenso. Si reclama un netto legame tra cittadinanza e pagamento delle imposte: - no taxation without rapresentation -; niente tassazione senza rappresentanza. Negli anni 1760/70, esplodono tensioni per nuove imposizioni fiscali nelle colonie. Inoltre nel 1773, il governo britannico assegna il monopolio del commercio del tè nelle colonie americane alla Compagnia inglese delle indie orientali. Contro questa nuova imposizione scoppia la protesta nel porto di Boston che viene ricordata come Boston Tea Party , un gruppo di coloni gettano in mare il carico di tè di una nave della Compagnia. 25.3 La guerra d’indipendenza La reazione di Londra è durissima; il porto di Boston viene chiuso e un governatore assume ampi poteri. Nel 1774, una nuova legge - Quebec Act - istituisce nell’ex colonia francese un governo senza rappresentanza legale, procedure giudiziarie senza la giuria e libertà di culto ai cattolici. La risposta dei coloni fu la convocazione di un congresso dei rappresentati delle tredici colonie a Philadelphia che assunse una linea moderata e di conciliazione cercando un compromesso. Re Giorgio III decide però di reagire con la forza a quella che considera una ribellione. Nel 1775, inizia la guerra di indipendenza. Le 13 colonie organizzano un esercito comune sotto il comando 92 di George Washington. Inizialmente il più esperto esercito inglese ha la meglio sulle mal equipaggiate milizie coloniali. In Europa Benjamin Franklin, inviato delle colonie ribelli, sensibilizza l’opinione pubblica che si schiera a fianco degli insorti americani; partono anche numerosi volontari. Nel 1776, il Congresso americano approva la Dichiarazione d’indipendenza di Thomas Jefferson in cui sono definite le ragioni della ribellione: diritto naturale dei popoli alla vita, alla libertà ed alla ricerca della felicità. Questi diritti sono inalienabili; un governo che li ostacoli deve essere abbattuto Nel 1777 l’esercito americano consegue la prima vittoria a Saratoga. Negli anni successivi, aiuti militari e rifornimenti arrivano dalla Francia e Spagna che sono entrati in guerra contro Londra. Dopo tre anni (1781) l’esercito britannico viene sconfitto definitivamente a Yorktown. Con il trattato di Versailles (1783), la Gran Bretagna riconosce l’indipendenza delle sue ex colonie, che hanno assunto il nome di Stati Uniti d’America, cui cede la sovranità sui territori compresi tra grandi laghi, Florida, fiume Mississipi. 25.4 La costituzione degli Sati Uniti Sotto la spinta delle esigenze belliche nel 1781. le ex colonie britanniche avevano ceduto parte della loro sovranità ad un governo centrale di tipo confederale. Gli Articoli di confederazione costituiscono la prima Costituzione degli Stati Uniti e si configura come un trattato fra Stati sovrani ognuno dei quali è rappresentato da un delegato al Congresso federale, in pratica si tratta di un coordinamento fra i vari Stati senza alcuna autonomia in materia finanziaria. Successivamente si afferma l’idea di dotare gli Stati Uniti di una vera e propria costituzione scritta che regoli il costituendo potere centrale. Nel 1787, si redige la costituzione che delinea una repubblica di tipo federale, con un forte potere federale dotato di una propria sovranità, parallela a quella dei singoli Stati. Si dà vita ad un Congresso formato da due Camere: Camera dei Rappresentati eletti direttamente dai cittadini americani sulla base di una ripartizione proporzionale; Senato composto da due rappresentati nominati dai singoli Stati. L’equilibrio e la separazione dei poteri - secondo la lezione di Montesquieu - sono parte fondante del nuovo sistema istituzionale. Potere legislativo: Congresso. Potere esecutivo: Presidente. Potere giudiziario indipendente: Corti di giustizia dei singoli Stati e quelle Federali. Viene anche istruita una apposita Corte Suprema incaricata di interpretare il testo costituzionale, proteggere i diritti dei cittadini e dirimere i conflitti fra le diverse istituzioni federali e statali. Nel 1791, a completamento della costituzione viene approvato il Bill of Rights, atto che ribadisce i diritti individuali alla vita, alla libertà di pensiero, parola e culto, alla proprietà, alla ricerca della felicità. Purtroppo indigeni/pellerossa, schiavi/africani e donne restano esclusi dai diritti di cittadinanza del nuovo Stato. 95 26.3 L’irruzione della piazza (1789/91) Nei giorni successivi alla nascita dell’Assemblea nazionale truppe militari furono ammassate dal sovrano attorno a Parigi nel tentativo di stroncare il nascente regime rappresentativo. Il 14 luglio 1789, il popolo della capitale insorse attaccando la Bastiglia, odiato carcere, simbolo del dispotismo. Si manifesta così quello che sarà uno degli aspetti più caratteristici della rivoluzione: il protagonismo popolare. Le discussioni dell’Assemblea vengono rese pubbliche e ampie quote della popolazione prendono, per la prima volta, parte alle vicende politiche. Il confronto si radicalizza, gli esponenti della nobiltà reazionaria fuggono da Parigi -conte Artois -; il sovrano, tentennante ed incerto, è accusato di voler stroncare il nascente regime costituzionale. A Parigi si insedia un nuovo governo municipale, espressione del movimento rivoluzionario, dotato di una milizia armata, - la guardia nazionale - guidata dal marchese La Fayette, eroe Rivoluzione Americana. Nelle campagne i contadini per sventare la reazione aristocratica, assaltano castelli bruciando archivi e documentazione relativi ai diritti signorili, distruggono tutti i simboli del potere feudale. L’Assemblea nazionale, sotto la spinta degli avvenimenti, proclama l’abolizione del potere feudale. Le decisioni dell’Assemblea nazionale sono condizionate da ciò che succede nel paese e viceversa, l’azione delle masse popolari, spesso violenta, diventa il terzo soggetto politico - sempre più autonomo - che si affianca all’assemblea ed alla corte. A Parigi questo movimento popolare è rappresentato dai sanculotti (sans-culottes). Mentre l’Assemblea, a livello legislativo, smonta le fondamenta dell’antico regime cercando di dar vita ad un nuovo regime costituzionale, la corte rimane tentata di dar vita ad un colpo di Stato militare per ritornare all’antico regime. Il 29 agosto 1789, viene proclamata la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino che - analogamente alla dichiarazione dei diritti della rivoluzione americana- riconosce come naturali e imprescrittibili i diritti individuali - libertà/proprietà/sicurezza/ uguaglianza di tutti i cittadini e diritto alla resistenza all’oppressione -. Nell’ottobre del 1789, la piazza interviene duramente, più volte, per difendere la rivoluzione e accelerare il mutamento istituzionale; il popolo marcia si Versailles costringendo poi il sovrano e l’Assemblea nazionale a trasferirsi a Parigi. Successivamente l’Assemblea, che aveva sin a quel momento operato in un clima di sostanziale concordia, comincia a dividersi su proposte di più drastiche riforme riguardanti il ruolo del sovrano nella nuova costituzione e il provvedimento della confisca dei beni del clero per risanare la grave situazione finanziaria dello Stato; si vorrebbe anche dar vita ad una Chiesa nazionale francese. Altri aristocratici e religiosi che decidono di non prestare il giuramento richiesto dal nuovo regime vanno ad ingrossare le file degli oppositori all’estero. Anche Luigi XVI, sentendosi sotto scacco, decide di abbandonare la Francia per ritornarvi in armi. Nel giugno 1791 fugge da Parigi, ma viene intercettato e ricondotto nella capitale con la sua famiglia. Nonostante questo l’Assemblea nazionale decide il 96 mantenimento della forma di governo monarchico-costituzionale. Il 17 luglio una manifestazione repubblicana presso Campo di Marte viene brutalmente repressa nel sangue dalla Guardia Nazionale, provocando divisioni in Assemblea. Nel mese di settembre viene proclamata la Costituzione; la Francia diventa una monarchia costituzionale: al sovrano spetta il potere esecutivo attraverso la nomina dei ministri, il potere legislativo tocca a una Camera eletta con sistema elettorale a doppio livello: gli aventi diritto al voto - maschi adulti che pagano le tasse - eleggono dei rappresentati ai quali spetta di designare i deputati. 26.4 La Prima Repubblica (1792/94) I primi due anni della rivoluzione videro importanti mutamenti del sistema politico segnati da eventi tumultuosi. Il sovrano si vede sempre più isolato e spera in un intervento delle potenze straniere; il fratello del re, conte di Artois, cerca di convincere l’imperatore Leopoldo II ed il re di Prussia, Federico Guglielmo II, ad intervenire per soffocare la rivoluzione e ripristinare l’antico regime. In Francia l’Assemblea legislativa è dominata dal gruppo politico delle nobiltà liberale detto dai «giacobini» -così chiamati perché si riuniscono in un ex convento dei frati giacobini - . I giacobini assumono via via posizioni più rigide arrivando all’emarginazione dei più moderati guidati da La Fayette i quali danno vita al gruppo dei foglianti - si riuniscono in un ex monastero dei foglianti. Accade così che in una Assemblea in cui vi è una maggiorana di orientamento moderato, sono le componenti repubblicane guidate dai deputati girondini, provenienti dalla Gironda, ad emergere. Nell’aprile del 1792, l’assemblea dichiara guerra al nuovo imperatore Francesco II d’Asburgo sperando di rafforzare il nuovo regime. Ma gli eserciti imperiale e prussiano invadono la Francia, la rivoluzione sembra sul punto di essere spazzata via. A questo punto ancora una volta è la piazza a determinare una accelerazione al processo rivoluzionario; la folla assale il palazzo reale costringendo l’Assemblea ad ordinare la deposizione e l’arreso di Luigi XVI accusato di tradimento Un Comitato esecutivo guidato da Danton, chiede una nuova assemblea - chiamata Convenzione - con il compito di dare alla Francia una nuova costituzione repubblicana. Vengono emarginati i componenti originari del gruppo che ha dato vita alla rivoluzione ed emergono Robespierre, leader dei giacobini e Brissot capo dei girondini. Questo nuovo gruppo dirigente riesce a galvanizzare il paese riorganizzando l’esercito, fronteggiando la penuria alimentare, confiscando i beni degli emigrati. Contemporaneamente. in un clima di enormi tensioni, vengono istituiti dei tribunali straordinari per processare quelli che si crede abbiano tramato o tramino contro la rivoluzione. Anche grazie alla leva obbligatoria di massa l’esercito francese sconfigge gli imperiali/prussiani. La Convenzione proclama la prima Repubblica Francese, settembre 1792; poi condanna Luigi XVI a morte. Il sovrano verrà giustiziato il 21 gennaio 1793. 97 26.5 La guerra civile e il «Terrore» (1793/94). La morte di Luigi XVI spinge le potenze europee a formare una vasta coalizione antifrancese A Parigi le masse popolari dominano la Convenzione tramite i sanculotti; nella regione della Vandea sotto la guida della nobiltà locale e del clero prende vita una rivolta di stampo monarchico cattolico. Nella Convenzione la maggioranza girondina viene pressata dai gruppi più radicali, la fazione detta della Montagna e dalle agitazioni di piazza dei sanculotti; - deputati girondini arrestati- Il sopravvento dei montagnardi porta all’approvazione della Costituzione detta dell’anno I, assai avanzata in senso democratico - divisione dei poteri, suffragio universale maschile, riconoscimento del diritto al lavoro e all’assistenza -; però questa costituzione non entrerà mai in vigore. A questo punto mentre le forze della coalizione antifrancese invadono il paese, in diverse province esplodono sollevazioni girondine contro il soffocante potere dei giacobini e di Parigi. Il potere viene assunto dal Comitato di salute pubblica, organo straordinario di 12 membri fra i quali emergono Robespierre e Saint-Just; questo Comitato, dichiarando di voler arginare la guerra civile che sta minando la repubblica, decide l’eliminazione fisica e sistematica di tutti gli avversari politici Inizia la fase del Terrore: dopo processi sommari cadono sotto i colpi della ghigliottina magliaia di veri o presunti avversari del nuovo regime; fra i tanti la regina Maria Antonietta, il duca d’Orleans, intellettuali e studiosi, e anche famosi leader della rivoluzione stessa come Brissot, Danton, Hebert. Il nuovo regime rivoluzionario adotta un nuovo calendario, lancia campagne di scristianizzazione, con la creazione del culto della Ragione, cerca di fronteggiare la pesante situazione economica calmierando i prezzi e controllando la produzione dei beni. Però lo strapotere arbitrario e repressivo del Comitato di salute pubblica finisce per causare una reazione da parte dei sopravvissuti della Convenzione che, appoggiata da un’opinione pubblica scandalizzata e terrorizzata dagli eccidi, organizza un colpo di Stato. Nella notte tra il 26 e 27 luglio 1794 vengono arrestati Robespierre e Saint-Just che vengono subito ghigliottinati. Vengono poi abrogate le leggi speciali e aboliti i tribunali rivoluzionari. L’eliminazione della classe politica radicale riporta sulla scena i filo monarchici che si abbandonano a vendette cruente contro gli esponenti giacobini e sanculotti; questo periodo è ricordato come «Terrore bianco». Successivamente lo smantellamento di norme di protezione sociale, come il calmiere dei prezzi, accompagnate da un inverno assai rigido aumentano le difficoltà economiche della popolazione facendo esplodere una rivolta a Parigi nel maggio 1795 che però viene repressa nel sangue. La Convenzione vara una nuova Costituzione, detta dell’anno III, improntata all’esigenza sia di sottrarre l’attività legislativa alle pressioni delle masse popolari, sia una restaurazione realista. Questa Costituzione è di orientamento assai moderato: limita la libertà di stampa e di associazione, prevede l’istituzione di un Parlamento bicamerale, tende a restituire sicurezza al potere legislativo.