Scarica Gli iperoggetti: una nuova prospettiva sulla realtà e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia Dei Media solo su Docsity! UN TERREMOTO NELL'ESSERE: INTRODUZIONE AGLI IPEROGGETTI Con il termine iperoggetti si indica, entità diffusamente distribuite nello spazio e nel tempo. Un iperoggetto può essere un buco nero. Un iperoggetto può essere la biosfera o il sistema solare. Un iperoggetto può essere al somma complessiva di tutto il materiale nucleare presente sulla Terra, o semplicemente il plutonio o l'uranio. Un iperoggetto può essere il prodotto stesso, incredibilmente longevo, della produzione umana: il polistirolo o le buste di plastica. Gli iperoggetti, dunque, sono <<iper>> in relazione a qualche altra entità, siano essi costruiti direttamente dagli esseri umani oppure no. Gli iperoggetti hanno numerose proprietà in comune. Sono viscosi, ovvero si <<attaccano>> alle entità con le quali sono in relazione. L'iperoggetto non esiste in funzione della nostra conoscenza: è iper in relazione a vermi, limoni e raggi ultravioletti tanto quanto per gli esseri umani. Gli iperoggetti hanno già avuto un impatto significativo sullo spazio umano, sia psichico che sociale. Sono direttamente responsabili di quella che definisco <<la fine del mondo>> e rendono obsoleti tanto il negazionismo ecologico quanto l'ambientalismo apocalittico. Gli iperoggetti stanno modificando anche l'arte e l'esperienza degli esseri umani (la cosiddetta dimensione estetica). Siamo entrati in quella che chiamo Età dell'Asimmetria. Gli iperoggetti non sono semplici assortimenti, sistemi o assemblaggi di oggetti. Sono oggetti a pieno titolo. Il termine che si attribuisce al termine <<oggetto>> proviene dalla Object Oriented Ontology od OOO (<<ontologia orientata all'oggetto>>). Sarebbe sbagliato affermare che gli iperoggetti sono frutto dell'immaginazione (umana). Gli iperoggetti sono reali, al di là del fatto che qualcuno li contempli o meno. PRIMA PARTE COSA SONO GLI IPEROGGETTI? VISCOSITA' L'accesso agli iperoggetti non avviene percorrendo una distanza, attraverso un RIASSUNTO IPEROGGETTI qualche mezzo trasparente: gli iperoggetti sono qui, proprio qui, nel mio spazio sociale. Dal centro della galassia, un buco nero super massiccio colpisce la mia attenzione - come fosse al mio fianco, fermo al semaforo nella macchina accanto alla mia. Ogni giorno il riscaldamento globale brucia la pelle della mia nuca provocandomi prurito, fastidio. Sullo specchietto retrovisore di tutte le macchine americane campeggia uno slogan molto appropriato per i tempi in cui viviamo: GLI OGGETTI NELLO SPECCHIO SONO PIU' VICINI DI QUANTO APPAIANO. Il fatto che gli iperoggetti ci siano vicini non li rende per questo meno inquietanti. A volte il riscaldamento globale non scalda: al contrario, si manifesta stranamente come freddo pungente o sotto forma di violente tempeste. La mia sensazione di calore sulla nuca è solo una rappresentazione distorta della mano calda del riscaldamento globale. IPEROGGETTI SONORI: un suono da cui non posso fuggire, una pellicola fluida e viscosa. Prima del bello, deve già esistere un reticolo appiccicoso e viscoso nel quale trovo l'accordo perfetto con un oggetto. L'arte degli iperoggetti rende visibile, udibile e decifrabile quell'esperienza che Sartre detestava, l'<<aderenza molle>> tra le cose: <<il vischioso è me>>. Il vischioso, per Sartre, è la qualità percepita da una mano che, immersa in un barattolo di miele, è come se iniziasse a dissolversi: <<la morte zuccherata del per-sé (la vespa che affonda nella marmellata e vi annega)>>. Le vecchie torie estetiche che tenevano separate dolcezza e potenza non significano più nulla perché la dolcezza - è chiaro a tutti - è potenza. Forse è la cosa più potente che esista. È possibile immaginare un suono così penetrante da riorganizzare la nostra struttura interiore e provocare la nostra morte? Senza dubbio il Pentagono sta sviluppando - e forse addirittura testando - armi soniche basate su un principio simile. Quando l'interno di una cosa coincide perfettamente con il suo esterno, si parla di dissoluzione o di morte. Dato un iperoggetto abbastanza grande (per esempio, l'entropia dell'intero universo), tutti gli esseri esistono nelle fauci di una qualche forma di morte: è il motivo per cui i Thangka buddisti della Ruota della Vita raffigurano i sei regni dell'esistenza tra i denti di Yama, il Signore della Morte. Un bambino rigurgita latte coagulato. Impara a distinguere tra vomito e non- vomito e arriva a conoscere il non-vomito in quanto tale. Ogni soggetto si forma a discapito di una sostanza viscosa e avvelenata, piena di batteri, infestata di acidi gastrici. Il genitore raccoglie il latte rigurgitato in un fazzoletto di carta e lo getta nel water. Ora sappiamo dove va a finire. Ci ha sempre fatto comodo pensare che la forma a U dello scarico fosse una comoda curvatura dello spazio ontologico capace di portare qualsiasi cosa si gettasse in una dimensione completamente diversa, in un Altrove, lasciando tutto pulito qui in superficie. Ora sappiamo come vanno davvero le cose: invece che nella terra dell'Altrove, i rifiuti vanno a finire nell'Oceano Pacifico o in un impianto di trattamento delle acque reflue. La conoscenza dell'iperoggetto-Terra e uccelli non percepiscono un pezzo di materia tradizionale, ma solo una forma estetica. Gli oggetti quantici sono distribuiti diffusamente sia in un senso convenzionale (sebbene straordinario), sia in un senso del tutto non convenzionale. Partiamo da quello convenzionale. Stando all'ipotesi di De Broglie, un pacchetto d'onde è una massa che contiene qualcosa di simile a una particella distribuita su una scala di localizzazioni determinata probabilisticamente. Si può dire che il pacchetto d'onda è distribuito in un'area piuttosto vasta dello spaziotempo. Alcuni fisici fanno riferimento al sistema solare: per quanto sfuggente, un elettrone è comunque destinato a essere trovato da qualche parte nel sistema solare. Sembra uno scherzo, ma non lo è: anzi, è proprio in questo modo che Bohm spiega come trovare la posizione di una particella nel suo manuale sulla teoria dei quanti. uo manuale sulla teoria dei quanti. Passiamo ora alla spiegazione non convenzionale. Il principio di non-località ci costringe quantomeno a rivedere le nostre idee sulla materia e sul materialismo. La non-località è l’equivalente di una teoria della testualità a livello quantistico: l’informazione si disperde tra particelle che sembrano occupare diverse regioni dello spaziotempo. Se dico che la realtà esiste solo per me o per te e che questo saggio non esiste davvero, verrò allora bollato come un postmoderno nichilista o come un pensatore new age imboscato nell’accademia? Eppure qualsiasi mio collega del dipartimento di fisica può affermare in tutta tranquillità che l’universo è un ologramma proiettato da una superficie inscritta in un buco nero – il che non è poi troppo diverso dall’ologramma che campeggia sulla mia carta di credito. Bohm si serve dell’analogia con l’ologramma per descrivere «l’immenso oceano di energia cosmica» da cui hanno origine le particelle elementari. Le immagini «catturate» da una lente fanno sembrare le cose solide e apparentemente isolate. Un ologramma non può essere visto direttamente, ma è una trama di pattern di interferenza creati da onde luminose che rimbalzano sull’oggetto e di raggi luce divisi da un beam splitter. Quando la luce passa attraverso un pattern di interferenza, un rendering tridimensionale dell’oggetto appare davanti al pattern stesso. Se si taglia un piccolo pezzo di ologramma o si lascia passare la luce attraverso un suo frammento, si vedrà ancora una versione (leggermente più sfocata) dell’oggetto intero, poiché ogni singolo frammento dell’ologramma contiene informazioni sull’intero oggetto. Un ologramma è una forma di scrittura. Un universo olografico spiega i principi della non-località. I rivelatori di onde gravitazionali mostrano gli schemi sospettosamente regolari emanati dalla radiazione cosmica di fondo; è come se a qualche livello la realtà fosse fatta di pixel, di microscopici <<punti>> di informazioni: è la regolarità che ci aspetteremmo se la realtà fosse davvero la proiezione di un ologramma. Un universo olografico sarebbe un iperoggetto distribuito diffusamente nel tempo e nello spazio caratterizzato da effetti non- locali che sfidano lo spazio e il tempo; scomponibile in numerose parti, non smetterebbe però di essere un oggetto coeso. Il principio di non-località ci dice proprio questo: al livello più profondo della realtà non esiste nulla che possa essere detto locale. Lo località è un'astrazione. Metaforicamente possiamo applicare lo stesso concetto alla teoria degli iperoggetti. La pioggia che mi ha bagnato in California a inizio 2011 probabilmente è stata causata dallo tsunami che intanto la Nina aveva sollevato nell'Oceano Pacifico, essendo la Nina una manifestazione del riscaldamento globale. Anche il terremoto che ha colpito il Giappone nel 2011 potrebbe essere stata una manifestazione del riscaldamento globale le forti piogge sono semplicemente una manifestazione locale di un'entità più vasta che non posso vedere direttamente gli intellettuali di destra fanno bene a temere riscaldamento globale dato che incombe in maniera spaventosa minacciando il nostro mondo. Siamo di fronte alla spaventosa mia e siamo di fronte alla dimostrazione del fatto che tutto è connesso. Il riscaldamento globale come tutti i progetti e non locale distribuito diffusamente nel tempo e nello spazio cosa significa? Significa che la mia esperienza del tempo che fa è in realtà ho una falsa esperienza non si dà mai il caso che le gocce di pioggia cadono solo nella mia testa sono sempre una manifestazione del riscaldamento globale. se guardi attentamente un'immagine dei libri della serie occhio magico, ti renderai conto che quei che credevi fossero solo scarabocchi sono in realtà parte di un oggetto di ordine superiore che compare solo se incroci gli occhi: occhi: La tazza del fiore raffigurati sono in realtà entità distribuite nella trama delle piccole chiazze sfocate delle immagini. L'oggetto è già lì prima che tu lo guardi. Il riscaldamento globale non è una funzione dei nostri strumenti di misurazione. Essendo distribuito nella biosfera, è difficile percepirlo come entità unica. Eppure ecco. Piove su di noi, brucia la nostra pelle, fa tremare la terra causa uragani devastanti. Il riscaldamento globale è un oggetto fatto da tanti pezzi diffusamente distribuiti. Delle gocce di pioggia mi bagnano in California, lo tsunami che distrugge le città giapponesi. Proprio meglio oggetti figurati nei libri di occhio magico, il riscaldamento globale e reale e solo che per vederlo serve un radicale cambio di prospettiva. Il concetto di non-località Evaporare la specificità delle cose. Facendo le smanie nella nebbia astratta del generale, del non locale. Quello di non località è un concetto ben strano. Quando si parla di progetti non località significa che rigenerare finisce in secondo piano rispetto a particolare. Non troverò da nessuna parte l'iperoggetto petrolio, ma solo gocce, flussi, fiumi e chiazze di esso. ONDULAZIONE TEMPORALE Quando ti avvicini a un oggetto infiniti altri ne spuntano fuori. Iper oggetti ci avvolgono: eppure sono distribuiti così diffusamente nel tempo, che paiono restringersi come una di quelle lunghe strade che si perdono nell'orizzonte. Sono inquietanti proprio perché non possiamo scorgerne la fine. Le Everglades, Una regione paludosa della Florida meridionale, esistono da circa 5000 anni. Alcuni per abitudini le considerano natura, in realtà sono iperogetti così diffusamente distribuiti nel tempo e nello spazio da sconcertare gli umani e rendere l'interazione con essa affascinante allo stesso tempo perturbante e complessa. Joel Trexler è un ecologista che alle Everglades si sente a casa. Questo sentirsi a casa si manifesta nel modo in cui raccoglie una pianta carnivora o nel suo entusiasmo per il berone (un fossile vivente): molte cose sono difficili da contemplare o da fotografare, eppure ci attraggono irresistibilmente. Trexler sostiene che è possibile riportare le Everglades alla condizione in cui erano 50, 100, 1000 anni fa. Non esiste nulla di incontaminato, non esiste natura, ma solo storia. Faccio partire il motore della mia auto: ossa liquefatte di dinosauro vanno in fiamme. Respiro: l'inquinamento batterico di qualche cataclisma archeano mi riempie gli alveoli (lo chiamiamo ossigeno). Accendo la televisione e sento che ha nevicato: in un mucchietto di neve c'è la traccia della radiazione del Big Bang. Il petrolio è il risultato di una qualche oscura segreta collisione tra rocce, alghe e plancton avvenuta milioni e milioni di anni fa: quando vedi il petrolio vedi il passato. Gli iperoggetti si allungano nel tempo fino a raggiungere un'estensione così vasta che diventano quasi impossibili da cogliere concettualmente. Esamino la tabella delle temperature ricavata dall'Istituto Godard per gli Studi Spaziali, che mi mostra un secolo di riscaldamento globale su una linea scendente frastagliata. Scopro che il 75% degli effetti del riscaldamento globale persisteranno da qui fino ai prossimi 500 anni. Tra 30.000 anni le correnti degli oceani avranno assorbito la maggior parte dei composti di carbonio, ma il 25% di essi resterà nell'atmosfera. Parliamo di lassi temporali lunghi quanto l'intera esistenza dell'uomo sulla terra. Il 7% degli effetti del riscaldamento globale persisterà ancora per 100.000 anni. Chiameremo queste tre ere la raccapricciante, la terrificante e la pietrificante. L'ultimo termine è particolarmente appropriato, dato che ciò che resterà degli esseri umani tra centomila anni saranno proprio i fossili; e che i nuovi <<minerali>> (come il cemento) creati con estrema dagli umani, tengono in piedi strutture (grattacieli, cavalcavia, mattoni) che al punto non saranno altro che uno degli strati geologici. La scala del tempo è una medusa che ci pietrifica. Ora lo sappiamo, così come sappiamo che abbiamo alterato i futuri fossili della Terra. Il futuro scava il presente. Sono scale temporali smisurate, che ci umiliano, che ci obbligano a prendere coscienza di quanto siamo simili alla Terra. Da questo punto di vista il concetto di infinito è molto più facile da gestire. L'ide di infinito ci riconduce pur sempre alle nostre facoltà cognitive: è per questo che Kant (matematico) conferma il fatto che l'infinito sia una grandezza incalcolabilmente vasta, assolutamente grande. Ma gli iperoggetti non durano per sempre: piuttosto, ci mettono al cospetto di un finitudine molto grande. Posso concepire l'infinito, ma non posso contare fino a centomila. Centomila anni è una quantità di tempo che va al di là di ogni immaginazione. Eppure eccolo qui, davanti a me, questo Il fenomeno del phasing si verifica quando un oggetto ne traduce un altro, una caratteristica del modo in cui gli oggetti si influenzano a vicenda in generale. INTEROGGETIVITA' L’interoggettività costituisce uno spazio ontologicamente «frontale» rispetto agli oggetti, nel quale possono darsi fenomeni come quello che chiamiamo mente. A prendere atto di questo ci costringono gli iperoggetti, con la loro distribuzione e pervasività. Gli iperoggetti forniscono buoni esempi di interoggettività. Vediamo l’impronta che un dinosauro ha lasciato su una roccia che un tempo era una pozza di fango. La realtà del dinosauro esiste in senso interoggettivo: c’è una qualche forma di spazio condiviso tra noi, la roccia e il dinosauro, anche se il dinosauro non è più lì. L’impronta del dinosauro nel fango è visibile agli esseri umani sessantacinque milioni di anni più tardi sotto forma di solco in una roccia. Un'impronta di dinosauro nel fango fossilizzato non è un dinosauro. L'impronta è piuttosto una traccia dell'iperoggetto-evoluzione che unisce me, il dinosauro, il fango e il mio atto intenzionale che li tiene insieme nella mia mente. Gli iperoggetti lasciano impronte in ogni dove. SECONDA PARTE L'EPOCA DEGLI IPEROGGETTI LA FINE DEL MONDO È come se gli umani stessero perdendo in un colpo solo sia il loro mondo sia la loro idea di mondo (inclusa l'dea di mondo che hanno sempre avuto), un fatto sicuramente disorientante. In questo momento storico è importante lavorare per oltrepassare la nostra idea di mondo. Il riscaldamento globale ha esasperato la nostra idea di mondo portandola a un punto di rottura. Agli esseri umani manca un mondo per una ragione molto semplice: perché nessuna entità ha un mondo. Il <<mondo>>, inteso come totalità significante di tutto ciò che è, è impossibile da immaginare: e questo semplicemente perché non esiste. Cosa resta se non siamo mondo? L'intimità. Abbiamo perso il mondo ma abbiamo guadagnato un'anima: le entità con cui coesistiamo si impongono alla nostra consapevolezza con un'urgenza sempre maggiore. Nel 2002 lo studio di architettura R&Sie ha progettato a Bangkok il Dusty Relief, un edificio elettrostatico che raccoglierebbe le impurità tutto intorno, anziché scaricarle altrove. Alla fine del processo, l'intero palazzo viene rivestito da un gigantesco manto di sporcizia. essun «altrove». Il capitalismo ha liquidato miti feudali e prefeudali come la gerarchia divina tra classi. Li ha però sostituiti con un altro mito smisurato: quello di Natura. La Natura è proprio la massa informe che precede il processo di lavorazione capitalista. Heidegger ha trovato il termine migliore per designarla: Bestand (fondo). Il termine Bestand sta a indicare il generico «cose», in inglese «stuff». Vi ricordate la pubblicità che negli anni Novanta recitava «Drink Pepsi: Get stuff» («Bevi Pepsi: colleziona cose»)? La produzione capitalistica si regge su un’ontologia implicita: il materialismo nella sua declinazione aristotelica, vale a dire una forma di materialismo che non si fa incantare dagli oggetti materiali nella loro molteplice specificità, ma solo dal loro generico essere-cose. Riguardo al capitale, Marx dice esattamente la stessa cosa. Finché c'è Natura c'è materia. Cos’altro si intende per Bestand? Il Bestand è deposito. Schiere e schiere di villette prefabbricate che aspettano di essere abitate, terabyte su terabyte di memoria che aspettano di essere riempiti. Il deposito è l’arte dello zeugma – il modo in cui le cose sono collegate in espressioni come «onda su onda» o «mattone su mattone». Depositare è la moda dominante dell’esistenza sociale: parcheggi sterminati e deserti, nei ristoranti tavoli così agghindati che non ci si può tenere per mano, prati enormi e desolati. La Natura è deposito. Catene e catene montuose che si succedono all’infinito. La Natura è il deposito dei depositi. Si pensi di nuovo al film Manufactured Landscapes: un oceano di tasti di telefono a perdita d'occhio in qualche località sperduta della Cina. La ragione profonda per cui il concetto di sostenibilità è fallimentare dipende dal fatto che non viviamo più in un mondo. Il termine stesso «ecologia», giacché ecologia è, alla lettera, riflessione sulla casa e dunque sul mondo (oikos più logos). In una realtà priva di casa, priva di mondo, la realtà è costituita solo da quelli che ho definito oggetti. Gli oggetti sono unici. Gli oggetti non possono essere ridotti a oggetti più piccoli o dissolti in oggetti più grandi. Gli oggetti si ritraggono l’uno dall’altro e da se stessi. Gli oggetti sono come il TARDIS: più grandi all’interno che al loro esterno. Non esiste un oggetto di ordine superiore che conferisce valore e significato a tutti gli altri, né uno di ordine inferiore a cui possano essere ridotti. Se non esiste un oggetto di ordine superiore né un oggetto di ordine inferiore, ci troviamo dunque nell’assai strana situazione in cui ci sono più parti che interi: 24 il che rende qualsiasi tipo di olismo impraticabile. È simile a quello che succede con un magnete. Se lo si taglia, le due metà continueranno ad avere un polo positivo e un polo negativo. Non esiste la «metà» di un magnete rispetto a un magnete «intero». Nell’epoca degli iperoggetti ci riscopriamo all’interno di altri grandi oggetti (e quindi più grandi di noi): la Terra, il riscaldamento globale, l’evoluzione. Ecco per cosa sta eco in ecologia: oikos, casa. L'iperoggetto-radiazione nucleare è come una prigione al cui interno ci sono due prigionieri: uno sono io, l'altro è una persona che vivrà nel futuro. L’enormità di una finitudine molto estesa scava dal di dentro ogni mia decisione. Persino quando cambio una maledetta lampadina, ora, mi tocca pensare al riscaldamento globale. È la fine del mondo, perché posso vedere appena al di là dell’orizzonte dell’umano mondeggiare. Il riscaldamento globale invade «il mio mondo» e al posto delle normali lampadine mi costringe a usare i LED. Le scelte etiche e politiche diventano molto più chiare e meno controverse se concepiamo l’inquinamento, il riscaldamento globale e le radiazioni come effetti di iperoggetti, piuttosto che come flussi o processi che possono essere direzionati. Non si sa come, ma i flussi vanno a finire sempre nel giardino dei gruppi sociali meno influenti: una tribù di nativi americani deve vedersela con i rifiuti radioattivi; una famiglia di afroamericani deve vedersela con i deflussi di sostanze tossiche; un villaggio nigeriano deve vedersela con le chiazze di petrolio. Potrebbe essere utile immaginare il riscaldamento globale come una bomba nucleare alla moviola. Gli effetti incrementali restano praticamente invisibili fino a quando un’isola non scompare sott’acqua. La popolazione povera – attualmente la maggioranza sul pianeta – percepisce l’emergenza ecologica come un accumulo di violenza che le sta alle calcagna. C’è un’immagine del mondo che deve essere distrutta. Che si tratti della Contea o delle giungle di Avatar, dei parchi nazionali o delle riserve naturali, che si tratti dei campi coltivati, tutto è un’immagine del mondo. Non sto dicendo che dobbiamo estirpare gli alberi: sto dicendo che dobbiamo distruggere il processo di estetizzazione: in caso di emergenza ecologica, rompere il vetro. Immaginiamo un ipotetico pianeta, distante oltre Plutone. Non possiamo osservarlo direttamente, ma abbiamo numerosi indizi sulla sua possibile esistenza. I pianeti sono iperoggetti in senso stretto: sono caratterizzati da una geometria di tipo gaussiano e da una distorsione dello spaziotempo misurabile proprio perché sono così estesi. Producono effetti su tutto ciò che esiste sulla loro superficie e al loro interno. Sono «dappertutto e in nessun luogo». Sono incredibilmente antichi e di enormi dimensioni, se paragonati agli esseri umani. C’è qualcosa di inquietante riguardo all’esistenza di un pianeta così lontano, che forse non appartiene neppure al «nostro» sistema solare tradizionale, ma che è abbastanza vicino da essere preoccupante. È invisibile tranne che per la sua ipotetica influenza su oggetti come le comete. Il momento storico in cui gli iperoggetti diventano visibili agli esseri umani è arrivato. Questa visibilità cambia tutto. Gli esseri umani fanno il loro ingresso in un’era di sincerità, caratterizzata da un’intrinseca ironia che è ben altro rispetto all’ironia estetizzante e un po’ forzata tipica del postmoderno. Siamo circondati da iperoggetti come il riscaldamento globale e le radiazioni nucleari, non certo da entità astratte come la Natura, l’ambiente o il mondo. La a lungo termine degli iperoggetti, non possiamo più liberarci di questa consapevolezza, che dunque finisce per deteriorare la nostra capacità di prendere decisioni sicure nel presente. Gli umani sono entrati in un'era di ipocrisia. È qui che posso finalmente affermare che l'epoca degli iperoggetti è epoca di ipocrisia, di debolezza e inadeguatezza. L'ipocrisia è una <<condanna segreta>>: convenzionalmente, saremmo portati a credere che qualcuno stia nascondendo qualcosa, fingendo. L'ipocrisia è una finizione, un atto, un messaggio in un certo senso segreto: criptato. Il riscaldamento globale esisteva molto prima che gli strumenti umani iniziassero a rivelarlo. Per milioni di anni il petrolio è defluito in profondità sotto l'oceano. Stando all'OOO, gli oggetti sono, in un certo senso aristotelici. Che cos'è un oggetto aristotelico? Innanzitutto, non è un'entità materiale. Abbiamo visto il legno, abbiamo visto fotografie di atomi, certo, ma abbiamo mai visto la materia in quanto tale? Inizio a pensare che quella cosa chiamata <<materia>> sia in fin dei conti come quella cosa chiamata Natura o quella cosa chiamata Babbo Natale: devi far finta di crederci per non turbare i bambini. Secondo l'OOO, gli oggetti sono caratterizzati da una proprietà molto interessante: vediamo solo le loro qualità sensuali nelle interazioni che generano spontaneamente nuovi oggetti. Questo oggetto ha anche proprietà molto particolari. Quali sono? Come tutti gli altri oggetti, gli iperoggetti si ritraggono: in un certo senso sono inaccessibili. Nessun altro oggetto, nessun dito, fotone o supercomputer, puo fare esperienza di tutti gli aspetti di un oggetto. Prendiamo una moneta: non potrai mai vederne il rovescio in quanto rovescio. Quando la capovolgi, il rovescio diventa questo lato. Tutti gli oggetti sono fatti in questo modo. L'iperoggetto è un mentitore. Non lo vediamo mai direttamente, possiamo inferirlo attraverso grafici, strumenti, scottature solari, malattie da radiazioni, nascite. Vediamo solo ombre di iperoggetti. Vediamo ombre di uomini impresse su un muro in Giappone. Vediamo nuvole di pioggia, funghi atomici. Vediamo frammenti della condanna. Svegliarsi all'ombra di dell'invisibile potere degli iperoggetti è come trovarsi in un film di David Lynch in cui diventa sempre più difficile distinguere il sonno dalla veglia. Il vero motivo per cui davanti agli iperoggetti abbiamo sempre torto, è perché non incontriamo mai l'iperoggetto direttamente, e dato che siamo più piccoli in confronto a esso, non siamo capaci di coglierlo interamente. Gli iperoggetti ci si appiccicano addosso, come specchi liquefatti. Si attaccano ovunque, colando spaziotempo tutto intorno. I marxisti sosterranno che sono le grandi multinazionali le responsabili del disastro ecologico, e che è autolesionista ritenere che noi tutti ne siamo responsabili. Il marxismo liquida la risposta <<etica>> all'emergenza ecologica come ipocrisia. Secondo molti ambientalisti e alcuni anarchici, i marxisti privano gli uomini della propria responsabilità. Il cinismo viene praticato molto spesso dalla sinistra: «poiché non sarà l’azione di una persona a risolvere il problema del riscaldamento globale, è meglio non fare nulla, o magari aspettare che arrivi la rivoluzione». Come ho già sostenuto, i vegetariani, chi guida una Prius e gli entusiasti del fotovoltaico spesso si scontrano con questa logica. Non succede niente. Il risultato? Il riscaldamento globale continua. L'ETA' DELL'ASIMMETRIA La vita moderna ci mette davanti alla scelta tra due opzioni: L’essenza delle cose è altrove (nella struttura profonda del Capitale, nell’inconscio, negli atomi, nell’evoluzione, e così via). 1. Non c’è alcuna essenza. Le filosofie, proprio come le elezioni, hanno conseguenze. Il fatto che si possa scegliere solo tra queste due opzioni è uno dei motivi per cui la Terra è attualmente in pericolo. È quasi come dover scegliere tra un marrone tendente al grigio e un grigio tendente al marrone. 2. Ma c’è una terza opzione: C’è un’essenza, ed è proprio qui, nell’oggetto che, pur ritraendosi, risplende con le sue qualità sensuali. 3. Stiamo entrando in una nuova era del sapere. La stranezza risiede negli oggetti stessi, non nell’interpretazione che ne facciamo. Gli iperoggetti hanno trascinato esseri umani scalcianti e urlanti nell’Età dell’Asimmetria, dove le facoltà cognitive umane sono diventate forze autodistruttive. Più conoscenze accumuliamo su radiazioni, riscaldamento globale, più ci rendiamo conto di quanto vi siamo invischiati. Pensiamo a Hegel. La storia dell’arte delineata da Hegel è piuttosto informativa riguardo a cosa abbia contribuito a farci accedere nell’era dell’Antropocene. Hegel concepisce l’arte come una dialettica tra ciò che si pensa di sapere e i materiali che si hanno effettivamente a disposizione. Poiché quello che si pensa di sapere è in continua espansione, l’arte si muove senza retromarcia, poiché non è possibile ignorare quello che già si sa. Hegel delinea una storia dell’arte interamente teleologica: il progredire della conoscenza umana determina un superamento dei materiali artistici, fino ad arrivare al superamento dell’arte stessa. Per «materiali», intende il «soggetto materiale» dell’arte: la pittura, la pietra e l’inchiostro. Hegel individua tre epoche dell’arte: Simbolica, Classica e Romantica. Nell’epoca simbolica, per esempio, un intelletto debole è sopraffatto dai materiali. In questa fase, migliaia di immagini (per Hegel inadeguate) dello Spirito proliferano sotto forma di dei indù, di Buddha: Hegel sta pensando perlopiù all’arte «orientale». 3 Secondo questa concezione, una cattedrale gotica racchiude in sé anche la fase simbolica: diventa un’enorme massa di pietra e di vetro che non ha compreso che il Dio dell’«al di là» è morto in croce e si è incarnato negli esseri umani (lo Spirito Santo). Questa spinta teleologica è di grande interesse: è un sintomo di modernità. Oltre a farcela intuire, nasconde una quarta possibilità perfettamente plausibile, stando alla logica interna alla storia dell’arte hegeliana: è davvero possibile entrare in un’era post-romantica o, potremmo dire, genuinamente post-moderna. Ed è quella che definisco l’Età dell’Asimmetria. In che modo quindi vi facciamo ingresso? L’epoca simbolica dell’arte è instabile perché, stando a Hegel, tutte le posizioni sono instabili: c’è un divario tra l’idea e la posizione che questa determina. La posizione è l’inconscio dell’idea. Quando comprendi una posizione, questa è ricapitolata nella fase successiva del pensiero. È nata una nuova idea, una fusione tra l’idea originaria e la posizione che la accompagna. Un incremento della conoscenza conduce lo Spirito a un incremento della comprensione dei suoi materiali: questo si riflette a sua volta sullo Spirito, che affina la sua idea di sé. L’epoca simbolica si ricapitola in quella classica. L’epoca classica è un’età dell’oro in cui si realizza una perfetta simmetria tra spirito e materiali. Umani e non-umani si incontrano a metà strada dando vita a una serie di meravigliose combinazioni. La musica di Mozart suona così squisitamente neoclassica perché incarna il fatto che il non- umano non soverchia più l’umano, anche se l’uomo continua a non comprendere a pieno le profondità della propria interiorità. Dunque, l’epoca classica si ricapitola in quella romantica. A questo punto, l’autocomprensione dello Spirito ha superato di gran lunga i materiali. Cambio al volante: arriva la filosofia. In questa epoca gli esseri umani sono in grado per la prima volta di riconoscere le profondità della loro interiorità: diventa impossibile incarnarla in un’entità non-umana. 6 L’arte romantica deve esprimersi sul fallimento cui è destinato ogni tentativo di incarnarla in oggetti esteriori. E però – ironia della sorte – è proprio prendendo atto di questo fallimento che l’arte riesce a parlare dell’interiorità. Ma non si tratta proprio di ciò che non può essere incarnato? Il compito dell’arte, allora, consisterà nel fallire meglio, o meglio in modo sublime. Paradossalmente, le cattedrali gotiche sono meno cristiane di un quartetto di Beethoven. Da qui in avanti, l’arte può esprimersi solo sull’incapacità dei materiali di incarnare pienamente lo Spirito, e questo proprio perché lo Spirito non è riducibile a quei materiali.