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Gli Yuppies, evoluzione del dandy degli anni '80, Tesine universitarie di Sociologia Della Moda

Saggio breve sulla figura sociologica degli yuppies nella cultura contemporanea

Tipologia: Tesine universitarie

2016/2017
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Caricato il 04/09/2017

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Scarica Gli Yuppies, evoluzione del dandy degli anni '80 e più Tesine universitarie in PDF di Sociologia Della Moda solo su Docsity! Nuove modalità del dandy: gli yuppies Professionalità, individualismo ed edonismo negli anni '80 All'indomani della fine della seconda crisi petrolifera di metà anni '70 del Novecento, il mondo Occidentale (e gli USA in particolare) ha vissuto l'esplosione di un benessere diffuso, un ritorno agli investimenti finanziari che assumono adesso più che mai una connotazione globalizzata. Sono gli anni in cui la speculazione finanziaria raggiunge livelli vertiginosi e, con essa, si affacciano stili di vita nuovi ed inediti. Sono gli anni in cui inizia a sgretolarsi l'ideologizzazione delle masse, il comunismo è ormai alla fine dei suoi giorni e nel mondo occidentale non è più visto come uno spauracchio, ma come un sistema decrepito e decotto che non potrà mai reggere il passo dello sviluppo economico-sociale delle società capitaliste. Wall Street ritorna ad essere il cuore dell'economia mondiale, in un'America in cui, col sorgere dell'era repubblicana di Ronald Reagan e di quella che verrà chiamata a posteriori “Reaganomics”, si assiste ad una massiccia deregolamentazione del mercato interno, ad una politica liberale tesa ad un drastico abbassamento delle aliquote fiscali e delle tasse sul lavoro, ad un netto taglio del deficit e a politiche monetarie finalizzate alla riduzione dell'inflazione. Sono gli anni in cui iniziano a comparire le nuove company pioniere nei campi dell'informatica e della tecnologia. I loro dispositivi iniziano a far breccia nel mercato e fanno ingresso nelle case del ceto medio e alto; rivoluzioneranno da quel momento in poi le società, le abitudini e le vite di tutti. Si afferma, insomma, una nuova idea di libertà che porta con sé anche l'abbandono da parte delle giovani generazioni di vecchi schemi socio-relazionali; ma è anche, come già accennato, l'epoca in cui inizia a delinearsi il paradigma post-moderno della globalizzazione, non intesa più soltanto in senso economico-politico, ma anche culturale: grazie a questi nuovi meccanismi di rimpicciolimento dei confini del mondo, le nuove mode e i nuovi stili di vita sviluppatisi in certi angoli del pianeta si diffonderanno e si affermeranno in contesti geografici molto lontani. In questi anni si autoproclama una nuova declinazione di quella che potremmo definire l'uomo dandy, che veste alla moda, che gode di un tenore di vita piuttosto elevato, che partecipa ad eventi mondani e fa sfoggio di un certo prestigio sociale acquisito con le sue abilità personali e le sue conoscenze. Una nuova tipologia di individuo che col suo look ed il suo stile di vita spregiudicato, desidera primeggiare in società, segnare col suo ego una rottura delle convenzioni socio-culturali borghesi e affermare un nuovo modello di autorealizzazione e di pienezza di vita. Gli anni '80, per tutte le novità e le possibilità che hanno portato con sé e reso disponibili per molti soggetti, nei contesti dell'Occidente economicamente avanzato e in cui era possibile una certa mobilità sociale, hanno costituito il terreno fertile per l'affermazione di nuove figure del genere, per certi versi non troppo dissimili dai modelli del dandy classico, ma con nuove peculiarità. Quella che in questa sede esamineremo è la moda-stile di vita del nuovo ceto degli intermediari finanziari, quello dei broker, attivi per lo più nella borsa di Wall Street, i quali si contraddistinguono per tutta una serie di caratteristiche che ne fanno un emblema degli anni '80 e in generale della classe alto-borghese, in primo luogo statunitense. Contemporaneamente alla loro diffusione (tra il 1979 ed il 1980), essi vennero gergalmente denominati yuppies, termine che costituisce la crasi delle espressioni più estese "young urban professional" or "young upwardly-mobile professional"; e già da queste possiamo ricavare immediatamente quali erano alcune delle principali caratteristiche personali, ma anche “morfologiche”, di questa tendenza: in primo luogo la giovinezza. In genere si trattava di giovani uomini, di età variabile dai 25 ai 35 anni, usciti dalle migliori business school statunitensi, come Harvard, Yale, Princeton, che, vuoi per la capacità di tessere ottime ed influenti reti relazionali, vuoi per un retaggio familiare socio-economico elevato, vuoi per ingegno, carisma e brillantissime abilità personali, riuscivano ad ottenere un notevole successo in ambito professionale, dedicarsi alla speculazione finanziaria o possibilmente mettere in piedi un'attività imprenditoriale ad alta redditività, o anche svolgere una professione altolocata non necessariamente legata, com'è stato agli albori del fenomeno, all'ambito della finanza. Da ciò si evince che la loro posizione sociale era incentrata essenzialmente sulla base del prestigio e dell'alta redditività del loro lavoro. Guadagnare molti soldi e spenderne altrettanti era sostanzialmente una loro necessità esistenziale. Sostenitore della politica economica di Reagan (o di Margaret Thatcher nel Regno Unito, o di Bettino Craxi in Italia), ma liberal nel modo di pensare, lo yuppie era il self-made man per eccellenza, dal fare deciso e ambizioso, il quale però non si accontentava di vivere agiatamente; intrecciare relazioni sociali molto influenti e, in questo modo, scalare le vette della società bene, consentivano a questo tipo di individuo di accedere ad una serie di possibilità precluse al ceto medio e basso. A tal proposito è necessario sottolineare quale fosse il contesto ambientale in cui questi individui conducevano le loro attività professionali e le loro vite: la grande città metropolitana, i centri finanziari del capitalismo occidentale, che quindi permettevano l'accesso a tutte le opportunità culturali, gli eventi e le frequentazioni più esclusive, i lussi, i piaceri e, con essi, i vizi che si superficiale, in cui l'infedeltà è la prassi, e che ha il solo scopo di costruire e preservare un'immagine sociale composta e “tradizionale”. In American Psycho, peraltro, si nota come non siano infrequenti le esperienze sessuali di gruppo, senza alcun senso del pudore, solo all'insegna del perseguimento del massimo piacere e della massima licenziosità. Il totale disinteresse per un “ordine” nella vita sentimentale e per l'idea di metter su una famiglia è, dunque, uno dei tratti distintivi dello yuppie, che preferisce rimanere slegato da vincoli coniugali e vivere esperienze sessuo-affettivo del tutto evanescenti, che possano lasciare solo il temporaneo appagamento di un bisogno psicologico e fisiologico. Il libertinismo sessuale, tuttavia, non è l'unico vizio che contraddistingue la vita dello yuppie: soprattutto nel film di Scorsese è chiaramente percepibile come il massiccio e continuo uso di sostanze stupefacenti (cocaina su tutte) sia la normalità per queste tipologie di soggetti, con una duplice funzione: massimizzare le performance professionali da un lato, e accentuare le possibilità di divertimento e disinibizione durante le serate e nottate mondane dall'altro, il tutto riassunto nella necessità di mantenere sempre attiva un'alta percezione di sé, e di conseguenza trasmetterla all'esterno. La disinibizione nell'assunzione di queste sostanze è percepibile quando in alcune scene dei film, i protagonisti ne impiegano dosi anche nelle toilette dei locali in cui trascorrono le loro serate, o alle feste cui prendono parte, senza il minimo senso del rischio (e con la certezza che non ci sarà la ben che minima sanzione). La sete continua di denaro, il bisogno di successo e il desiderio irresistibile di apparire e di godere di standard di vita elevati, trasformano tuttavia lo yuppie in un individuo cinico, avido, emotivamente distaccato e materialista (e questa è la critica sociale addotta da Bret Easton Ellis nel suo romanzo), generalmente disinteressato al dibattito culturale e alle difficoltà economiche delle fasce più basse della popolazione. Inizialmente legata agli ambiti e agli ambienti della finanza, la figura dello yuppie diventa col tempo meno vincolata a queste sfere: addentrandoci negli anni '80, anche avvocati, ingegneri, medici, divennero anch'essi parte di questa fetta di società, per il semplice fatto di vestirsi bene, guadagnare molto, guidare belle auto, frequentare certi ristoranti, avere una vita mondana particolarmente attiva e permettersi piaceri ed oggetti di un certo costo. Anche in Italia, a causa della globalizzazione culturale, delle mode e dei consumi, si afferma un modello di yuppie sui generis, che ricalca l'immaginario di quello americano, ma sicuramente meno capace di scalare le vette della società con eguale facilità, a causa della pervasività dello statalismo nell'economia e nella finanza italiana. È un individuo comunque legato a certi vezzi da consumatore del lusso e dei piaceri, che possedeva apparecchi tecnologici di ultimissima novità (il televisore a colori, il videoregistratore), che vive in ambienti dal design ultramoderno e minimale, che usa le carte di credito (ancora molto poco diffuse all'epoca), con le stesse abitudini mondane dello yuppie americano, ma con guadagni molto minori rispetto al suo omologo oltreoceano; che si ritrova a lavorare presso banche, imprese, nel settore terziario, privi di quell'aspirazione all'internazionalità e molto meno coinvolti nelle dinamiche della finanza globalizzata. Più legato alle consuetudini socio- culturali italiane (come il familismo o il legame con la cerchia di amici), era estraneo all'individualismo e al cinismo sfrenato del modello americano. Ottenere altissime performance nell'ambito lavorativo, riuscire ad ottenere il massimo successo possibile – da intendersi nel senso più ampio del termine, sia come successo economico-professionale e accumulazione di ricchezza nel minor tempo possibile, sia come successo sociale –, costituivano gli obblighi morali per degli individui che hanno saputo sfruttare appieno tutte le opportunità fornite da un contesto politico- economico estremamente favorevole. I due termini chiave dalla cui relazione esce fuori la figura dello yuppie sono senz'altro “individualismo” ed “edonismo”; concetti legati a un tipo di individuo e di stile di vita degli anni '80 del Novecento, ma che hanno, in realtà, dato inizio ad una nuova maniera di vivere nella contemporaneità: la deregolamentazione dei costumi, degli schemi relazionali e comportamentali, unita a una rigida disciplina finalizzata all'autoaffermazione (professionale e della propria immagine generale), segnano l'inizio di un'epoca in cui le logiche della competitività capitalista, con i suoi rischi e le sue libertà estreme, si inseriscono nelle modalità di vita di intere generazioni da allora in poi. Il fenomeno dello yuppie in America termina alla fine degli anni '80, quando, a seguito del lunedì nero del 1987 (ovvero il crollo delle principali borse mondiali), lo sgomento e la depressione si impadronì delle vite di migliaia di speculatori (molti dei quali suicidatisi), che fino a quel momento avevano goduto di grandi fortune; nei primi anni '90, la crisi finanziaria che li colpì fu anche una crisi politica e sociale. Da allora il termine perse la sua connotazione positiva in ambito politico-economico e divenne un termine dispregiativo, salvo poi essere reinventato (con termini nuovi, come gli yetties, i bobos e i creatives) nei decenni successivi, adeguandosi alle nuove tecnologie e alle istanze sociali e culturali del terzo millennio. Bibliografia di riferimento: John Algeo, Fifty Years Among the New Words: A Dictionary of Neologisms. Cambridge University Press, 1990, p. 220. Marco Gervasoni, Storia d'Italia degli anni '80, Marsilio, Venezia, 2010, pp. 115-119. Giovanni Sabbatucci, Vittorio Vidotto, Il mondo contemporaneo. Dal 1848 ad oggi, Editori Laterza, Roma-Bari, 2007, p. 544; pp. 548-553. Victor Davis Hanson, “Obama: Fighting the Yuppie Factor”, National Review, 13/08/2010. Dress Code: High Fashion, “Fashion history: The 80s/90s Yuppie”, 03/10/2010, http://bohemenoir.blogspot.it/2010/10/fashion-history-80s90s-yuppie.html. The MoodPost, “Yuppies: il simbolo degli anni '80”, 19/04/2015, http://www.themoodpost.it/moods/lost/yuppies-il-simbolo-degli-anni-80/3416/#. Antonella Scutiero, “Yuppies, l'evoluzione del fighetto”, Lettera 43, 20/10/2013, http://www.lettera43.it/stili-vita/yuppies-l-evoluzione-del-fighetto_43675111437.htm. Enciclopedia online Merriam-Webster, lemma “yuppie”, http://www.merriam- webster.com/dictionary/yuppie. Enciclopedia online Sapere.it, lemma: “yuppie o yuppy”, http://www.sapere.it/enciclopedia/yuppie+o+yuppy.html.