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Homaranismo. Un credo "neutrale-umano" per il mondo., Schemi e mappe concettuali di Linguistica

Riassunto del libro del professore Davide Astori

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2021/2022

Caricato il 09/05/2023

Federicaaa__41
Federicaaa__41 🇮🇹

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Scarica Homaranismo. Un credo "neutrale-umano" per il mondo. e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Linguistica solo su Docsity! HOMARANISMO 1. Homaranismo. Un Credo “neutrale-umano” per il mondo. Il padre dell’utopia esperantista è Ludwik Zamenhof, il quale tenne nascosto il progetto fino al 1901, nel timore che potesse ostacolare il nascente movimento. Era il 1906 quando, nella rivista Ruslanda Esperantisto, comparvero i Dogmoj de la Homaranismo. Lo Homaranismo è stato così definito da Emile Boirac, lo psicologo e filosofo francese che presiedette all’organizzazione del primo congresso universale esperantista: dottrina politico-religiosa, iniziata da Zamenhof per servire come ponte fra i liberi pensatori di tutte le comunità. Gaston Waringhien, fra i più importanti scrittori esperantisti la definisce: dottrina che esige che ognuno consideri e ami gli uomini di ogni nazione come propri fratelli. Si tratta di una dottrina che intende porre su un piano di assoluta parità le credenze di tutti gli uomini, nella speranza di raggiungere un universalismo che garantisca pace, prosperità e benessere per l’intera umanità. Homarano significa etimologicamente “membro dell’umanità” e, secondo Zamenhof, è un equivalente contenutistico di “membro della famiglia umana”; e Homaranismo, ‘neoumanesimo’ si potrebbe rendere in italiano, è una “visione del mondo”, prima di essere una filosofia o una religione. 2. La proposta esperantista. Al volgere del XIX secolo il Vecchio Continente stava vivendo un momento di grande fermento: nel 1900 veniva fondata l’Association internationale des Académies, il telefono e il telegrafo avviavano una sorta di prima globalizzazione, all’Esposizione Universale di Parigi si celebrò l’elettricità come indice del trionfo illuminista sulla luce delle tenebre etc. È in questo contesto che si inserisce la visione socio-politica e filosofica di Zamenhof, il quale vede nei suoi intenti dei profondi contatti con le riflessioni di Carlo Cattaneo relativamente agli “Stati Uniti d’Europa”. Il programma zamenhofiano si presenta tuttavia molto più articolato e complesso di quanto si potrebbe credere. L’idea di uno strumento privilegiato di comunicazione per l’umanità sarebbe dovuto essere solo il primo passo di una riflessione ben più ambiziosa: l’esperanto sarebbe stato solo un viatico per il contributo alla creazione di una cultura e di un sentire comuni. Alla base del movimento era un motivo etico: come una lingua-ponte, pur nella tutela delle native, avrebbe contribuito al miglioramento della comunicazione nel mondo, così una religione-ponte, avrebbe aiutato il progresso umano da un punto di vista spirituale. Dunque per creare un “mondo nuovo” è necessaria una “lingua nuova”, intesa in prima istanza come strumento per veicolare un nuovo sistema valoriale condiviso. Emblematico a tal proposito è il discorso tenuto dallo stesso Zamenhof durante l’apertura del primo Congresso Universale tenutosi nel 1905. L’esperanto è da lui presentato come l’antidoto al frazionamento del consorzio umano operato ai tempi di Babele: l’unità dell’umanità sarebbe ristabilita in un atto che, prima che linguistico-culturale, è religioso-sacrale. Si noti ad esempio l’alta frequenza di parole quali ‘fratello’, ‘famiglia’, ‘uomo’, ‘idea’, ‘santo’. Molto importante è anche la Prego sub la verda stendardo [Preghiera sotto il vessillo verde]. Si tratta di un inno religioso i cui tratti inequivocabili sono: invocazione diretta alla Forza creatrice, la sacralità della bandiera e la supplica in chiusa alla strofa 3 (Redonu la pacon al la infanaro / de l’granda homaro! = Restituisci la pace ai figli della grande umanità!). Tema fondante è la riunificazione dell’Umanità, sotto la luce del Bene, del Bello, dell’Amore e della Verità, dopo aver preso consapevolezza del fatto che gli uomini sono tutti fratelli. Della preghiera tuttavia non fu letta la sesta e ultima strofa, considerata rischiosa nel frangente temporale di inizio secolo. Di seguito la sesta strofa: Si uniscano i fratelli, si intreccino le mani, avanti con armi di pace! Cristiani, ebrei o maomettiani noi tutti siamo figli di Dio. Ricordiamoci sempre del bene dell’umanità, e malgrado gli ostacoli, senza soste e stasi indirizziamoci ostinati al fine fraterno avanti, senza fine! Ne “La Espero”, scritta da Zamenhof tra il 1889 e il 1890, e musicata prima da Claes Adelskjold e Felecien Menu de Ménil dopo, il Movimento si riconobbe da subito, eleggendola a inno ufficiale durante il primo Congresso Universale del 1905. Fin dalla prima strofa emerge un clima di stampo religioso: al mondo presente si oppone il nova sento, il nuovo sentire alla base dell’idea della possibilità di un mondo nuovo, agevolato dalla diffusione degli ideali culturali e umani che caratterizzano la concezione esperantista. 3. Una introduzione ai Dogmoj. Lo Homaranismo si pone come fine un’umanità pura e un’assoluta giustizia e uguaglianza fra le genti. L’idea dello Homaranismo nacque da quella precedentemente esistente di Hilelismo, dalla quale si distingue per il fatto che l’Hilelismo era relativo a un solo gruppo umano, mentre l’Homaranismo comprende tutti i popoli e le religioni. L’Homaranismo è un insegnamento che, non strappando l’uomo alla sua Patria naturale, né alla sua lingua, né al suo mondo religioso, gli dà la possibilità di evitare qualsiasi tipo di falsità e di contraddizione nei suoi principi religioso-nazionali e di comunicare con gli uomini di ogni lingua e religione su un fondamento neutrale-umano, su principi di reciproche fratellanza, uguaglianza e giustizia. Gli homaranoj sperano che, per mezzo di una comunicazione costante e reciproca sulla base di una lingua neutrale e di principi e costumi religiosi-neutrali, gli uomini un giorno si fonderanno in un solo popolo neutrale-umano. […] Noi, homaranoj, non imponiamo ad alcuno i nostri ideali e le nostre speranze, desideriamo solo che il mondo sappia di essi, perché quelle o altre nostre azioni od opinioni non sembrino al mondo strane […] Pubblichiamo i nostri dogmi affinché possano servirci come stendardo palese e perché, agendo nell’una o nell’altra maniera, non siamo costretti a continuare a dare, riguardo questo aspetto, chiarimenti senza fine, ma possiamo semplicemente mostrare il nostro stendardo e dire “mi comporto così, perché sono un homarano”. 4. Qualche parallelo con il Noachidismo. Risalendo all’antichità, secondo il racconto ebraico, è Dio stesso a tranquillizzare la nuova umanità sopravvissuta al Diluvio. Provenendo dall’Arca, l’umanità era un corpo solo: Noè, in quanto nuovo Adamo, è il progenitore da cui sono discesi tutti gli esseri umani. Dal punto di vista ebraico, il Noachidismo è un sistema etico dato in uso all’intera umanità: l’espressione “Figli/Discendenti di Noè” indica chiunque appartenga al genere umano, evidenziando il concetto di umanità come discendenza da un unico progenitore, appunto. Il noachismo è, dunque, non una religione, ma un messaggio universale indirizzato all’umanità nella sua globalità. I sette principi noachidi rimasero sconosciuti per secoli, per poi divenire oggetto di studio dopo il Medioevo. Esempio significativo negli ultimi due secoli è Aimé Pallière, il cosiddetto “noachita del diciannovesimo secolo”. Egli, riconoscendo che, nell’approccio noachide, la molteplicità di credi e fedi porrebbe le basi per un’unità organica di religione universale, aprirà la strada all’interpretazione di una “religione dell’umanità” come pienezza delle diverse religioni, in uno spazio che le metta in dialogo, rendendo possibile una loro progressiva purificazione. Nella seconda metà del Novecento il teologo Hans Kung giunge a queste conclusioni: Nessuno oggi potrebbe ancora contestare seriamente il fatto che un’epoca del mondo, caratterizzata rispetto a ogni altra epoca precedente da una politica, da una tecnologia, da un’economia e da una civiltà di dimensioni mondiali, abbia bisogno di un’etica mondiale. Cioè di un consenso di fondo circa valori vincolanti, criteri immutabili e comportamenti personali. Senza un consenso di fondo nell’etica, ogni comunità è prima o poi minacciata dal caos o da una dittatura. […] Per etica mondiale poi non si intende un’ideologia mondiale né una religione mondiale unitaria al di là di tutte le religioni esistenti […] Un’etica mondiale si propone di dare risalto a quello che già ora, nonostante tutte le divergenze, è comune alle religioni del mondo, e precisamente per quanto riguarda il comportamento umano, i valori e le convinzioni