Scarica I sette sacramenti. Nozioni generali e più Dispense in PDF di Sociologia Della Religione solo su Docsity! S O M M A R I O NOZIONI GENERALI Sezione Prima I SACRAMENTI DELL’INIZIAZIONE CRISTIANA IL BATTESIMO LA CRESIMA L’EUCARISTIA Sezione Seconda I SACRAMENTI DI GUARIGIONE LA PENITENZA L’UNZIONE DEGLI INFERMI Sezione Terza I SACRAMENTI DEL SERVIZIO L’ORDINE SACRO IL MATRIMONIO APPENDICE LEGENDA Abbreviazioni Bibliche Ap Apocalisse Ger Geremia At Atti degli Apostoli Gs Giosuè 1 2 CorLettere ai Corinti Gv Giovanni Col Lettera ai Colossesi 1Gv Lettera di Giovanni Ct Cantico dei Cantici Is Isaia Dan Daniele Lc Luca Dt Deuteronomio Lev Levitico Eb Lettera agli Ebrei Mal Malachia Ef Lettera agli Efesini Mc Marco Es Esodo Mt Matteo Ez Ezechiele 1 2 Pt Lettere di Pietro Fil Lettera ai Filippesi 1 2 Re Libri dei Re Gal Lettera ai Galati Rm Lettera ai Romani Gc Lettera di Giacomo Sal Salmi Gdc Giudici Sap Sapienza Gen Genesi 1 2 Ts Lettere ai Tessalonicesi Os Osea 1 2 Sam Libri di Samuele Nm Numeri 1 2 Tm Lettere a Timoteo Sof Sofonia Zc Zaccaria Documenti Magisteriali AG Ad Gentes CFL Christifideles Laici LG Lumen Gentium PO Presbyterorum Ordinis OE Orientalium Ecclesiarum SC Sacrosantum Concilium CCC Catechismo della Chiesa Cattolica CJC Codex Juris Canonici 2 c)le verità della fede cristiana sono “misteri”; d) i gesti rituali dell’eucaristia e del battesimo sono “misteri”- (cf Ignazio di Antiochia) e)le celebrazioni cristiane sono “misteri” – (III sec.). Quindi ciò che produce realmente la salvezza è MYSTERION cioè SACRAMENTUM. Un po’ alla volta, poi, si preciserà e si capirà che il: Più in là a partire da Innocenzo III († 1216) e poi nel II° Concilio di Lione (1274), nel Concilio di Firenze (1439) e, in ultimo, nel Concilio di Trento (1547), si definirà il numero 7. Sono i nostri 7 sacramenti (B,C,E,P,U,O,M)3, mezzi, fatti di realtà sensibile4 che però significano un’altra cosa, attraverso i quali si realizza la salvezza per ciascuno. Così E. Schillebeecks in Cristo, Sacramento dell’incontro con Dio, : “Sacramento è dono divino di salvezza, in e attraverso una forma 3 Battesimo, Cresima, Eucaristia, Penitenza, Unzione degli Infermi, Ordine, Matrimonio. 4 S. Agostino parla del sacramento come risultante dell’unione e del rapporto reciproco di 2 componenti essenziali: l’Elementum, cioè una realtà materiale, una cosa, un gesto, come acqua o l’abluzione nel battesimo e il Verbum, cioè la parola della fede, la parola che viene da Dio e che nel gesto rituale specifica e determina il senso dell’elementum. “Togli la parola, che cosa altro è l’acqua se non acqua? Si aggiunge la parola all’elemento e si ha il sacramento” (Agostino, Commento al vangelo di Giovanni, 80,3). 5 SACRAMENTO è un SEGNO EFFICACE di Grazia Realtà sensibile e visibile Produce realmente qualcosa di invisibile Materia, forma e ministro esteriormente tangibile, constatabile, che concreta il dono; un dono di salvezza in forma storica visibile”. Quindi i Sacramenti sono per salvare l’uomo e non si comprendono se non in ordine alla salvezza che “consiste essenzialmente nella cancellazione del peccato di origine e nella reintegrazione nello stato di figlio di Dio, che prende di nuovo parte alla vita divina nella comunione col Padre, col Figlio e con lo Spirito Santo” (cf. H. Luthe, Incontrare Cristo nei sacramenti, p. 24). La salvezza allora Dio ce la fa arrivare attraverso realtà sensibili, cose concrete, doni concreti e non può essere diversamente perché Dio- Spirito non avrebbe altro modo per mostrarci il suo “volto” che attraverso cose concrete e noi, fatti di corporeità, non avremmo altro modo di accostarci a Dio e vedere la sua “faccia”. In senso stretto: il segno più grande, unico e insostituibile della salvezza è Cristo stesso, sacramento di Dio, che oggi opera nei 7 segni che sono i Sacramenti; ma in senso lato, però anche il Creato5 è sacramento di Dio; anche Israele è Sacramento perché Dio lo fa strumento di salvezza per sua scelta6 e così Israele è già una parte realizzata del mistero di Cristo, il fatto del Cristo in divenire. Come già detto però, in senso strettissimo, Cristo è Sacramento, anzi il Sacramento primordiale, fontale, “perché quest’uomo, Figlio di Dio, è voluto dal Padre, come l’unica via d’accesso alla realtà della salvezza” (E. Schhillebeecks, o.c., p. 28). 5 “Il Creato è sacramento di Dio perché il mondo creato diviene un elemento (certo ancora anonimo) del dialogo interiore con Dio…La stessa vita del mondo appartiene al contenuto della parola interiore di Dio. Essa traduce in maniera vaga qualcosa di ciò che il Dio vivente suggerisce personalmente all’orecchio del nostro cuore con la grazia che ci attira. Benché in maniera vaga, noi abbiamo in ciò una vera rivelazione esteriore soprannaturale, in cui la creatura ci parla il linguaggio della salvezza, diviene segno di realtà superiori” (Schillebeecks, o.c., p. 22) 6 “Così parla il Signore Jahvé a Gerusalemme: per la tua origine e per la tua nascita tu sei del paese di Canaan. Tuo padre era Amorreo e tua madre Ittita (cioè pagani). Alla tua nascita, nel giorno in cui venivi al mondo, nessuno ti tagliò il cordone, nessuno ti lavò nell’acqua per pulirti, nessuno ti strofinò col sale, nessuno ti avvolse in lini. Nessuno si è curvato su di te per renderti uno di questi servizi, per testimoniarti la sua pietà. Sei stato esposta nella campagna come oggetto d’orrore nel giorno della tua nascita. Allora venni io (Jahvé), ti vidi agitarti nel tuo sangue, ti parlai mentre eri ancora coperta di sangue, ti dissi: vivi! … Ti bagnai nell’acqua, lavai il sangue che ti copriva e ti unsi di olio; ti resi bella come il fiore dei campi” (Ezechiele 16, 3-13). 6 È quanto diceva già S. Paolo in 1Tim 2,5: “uno solo, infatti, è Dio e uno solo il mediatore tra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo-Gesù”. Poiché dunque solo Cristo salva, Lui è il Sacramento di Dio, cioè il segno-strumento della Salvezza di Dio per l’uomo, però una volta morto, risorto, glorificato Cristo è scomparso dal nostro orizzonte visibile. E allora come lo incontriamo, e come Egli continua ad operare la salvezza nella storia dell’umanità? La risposta è: attraverso una realtà tangibile e visibile che è la CHIESA7, prolungamento di Cristo nella storia, quindi sacramento di Cristo (cf LG 1). In definitiva nella Chiesa ci sono le stesse azioni salvifiche di Cristo, che sono i Sacramenti. I 7 Sacramenti allora, non sono altro che le azioni salvifiche di Cristo8, oggi, per l’uomo di oggi e per l’uomo di sempre. RIASSUMENDO: 1. Cristo continua ad operare nella storia la salvezza dell’umanità. Egli è il SACRAMENTO di DIO; 2. Lo fa attraverso la Chiesa che è prolungamento di Cristo nella storia cioè SACRAMENTO di CRISTO, 3. Nella Chiesa ci sono le stesse azioni salvifiche di Cristo per l’uomo di oggi, per l’uomo di sempre. 4. Queste (azioni salvifiche) sono i 7 sacramenti che vanno accolti ma soprattutto vanno vissuti. 7 Alcune immagini della Chiesa, corpo di Cristo, tratte da E. Schillebeecks nell’ o.c., p. 59: “Contemporaneità di Cristo con noi”; Sacramento terrestre del Cristo celeste”. 8 “Cristo è sempre presente nella sua Chiesa … è presente nel sacrificio della Messa … è presente con la sua virtù nei Sacramenti, di modo che quando uno battezza è Cristo stesso che battezza …” (Sc 7). 7 SACRAMENTI sono segni (gesti e parole) efficaci Producono la salvezza del mistero di salvezza del Cristo sono istituiti da Cristo (7) sono efficaci ex opere operato cioè producono l’effetto per il fatto che il segno è posto validamente e non già per la condizione di coloro che celebrano il sacramento stesso. SACRAMENTALI sono segni (gesti e parole, e come tali hanno una certa somiglianza con i Sacramenti) impetrare-pregare Dio sono istituiti dalla Chiesa (mov. ascensionale) hanno lo scopo di ottenere benefici soprattutto di ordine spirituale (mov. discensionale) sono efficaci ex opere operantis ecclesiae: l’efficacia dipende da chi li fa e chi li riceve Definizione di SACRAMENTALE “La Santa Madre Chiesa ha inoltre istituito i Sacramentali. Questi sono segni sacri per mezzo dei quali, ad imitazione dei Sacramenti, sono significati e vengono ottenuti, per intercessione della Chiesa, 10 effetti soprattutto spirituali. Per mezzo di essi gli uomini vengono disposti a ricevere l’effetto principale dei sacramenti e vengono santificate le varie circostanze della vita”. (SC n. 60). “Sono segni sacri per mezzo dei quali, ad imitazione in qualche modo dei sacramenti, sono significati e, per interpretazione della Chiesa, vengono ottenuti effetti soprattutto spirituali”. (CJC c. 1166). Esistono SACRAMENTALI: 1. COSE: acqua benedetta, candele benedette, rami di ulivo, ceneri, ecc. 2. AZIONI: professione religiosa, benedizione dell’abito, consacrazione delle vergini, dedicazione di una chiesa, benedizione di acqua, campi, bambini, esorcismi, ecc. 4.PERCHÉ 7 e QUESTI 7 SACRAMENTI? Comunicando la vita del Risorto, i sacramenti assumono e santificano tutta l’esistenza umana, inserendosi nei momenti fondamentali della vita dell’uomo. Così dalla nascita, alla crescita, all’incontro con gli altri e alle responsabilità sociali, fino alla malattia e alla morte, i sacramenti comunicano, di volta in volta, la grazia del Redentore. Ciò premesso questi 7 abbracciano effettivamente i momenti decisivi della vita individuale e comunitaria di fede, in una certa analogia con le date più importanti della vita naturale dell’uomo. Consideriamo che per l’individuo c’è: e nascita battesimo crescita confermazione 11 una vita biologica una vita di fede bisogno di cibo eucaristia malattia unzione degli infermi morte penitenza L’uomo però non è un’isola, perciò per la vita comunitaria c’è: la famiglia matrimonio la guida per la comunità ordine sacro 5.FONDAMENTO BIBLICO dei SACRAMENTI I Padri della Chiesa e le varie tradizioni ci attestano che nelle comunità cristiane delle origini, c’erano più azioni sacre che, oltre a indicare la presenza di Cristo, venivano celebrate come segni della Grazia e della Fede. Le Chiese le compiono alla luce del dato delle Scritture, cioè sul fatto che esse sono fondate su quel Cristo della fede che gli Apostoli e gli autori sacri del Nuovo Testamento hanno trasmesso e testimoniato. Questo vuol dire che i Sacramenti hanno nella Scrittura il loro fondamento, sono voluti direttamente ed esplicitamente da Cristo Gesù o esistono come espressione chiara della sua volontà salvifica. È utile, a questo punto, indicare i passi biblici di riferimento dei singoli sacramenti. BATTESIMO Mt 28, 16-20 Missione della Chiesa: 1) proclamare il Vangelo a tutte le genti Mc 16, 15-20 2) battezzare nel nome del Padre, Figlio e 12 interiore (remissione dei peccati) e anche di sollievo fisico, e tutto è fatto nel nome del Signore20. ORDINE SACRO La lettera agli Ebrei parla di Cristo Sacerdote. Il passo di Luca 10,17: “I settantadue discepoli tornarono dalla loro missione molto lieti dicendo: <<Signore, anche i demoni ci ubbidiscono quando noi invochiamo il tuo nome>>”, esprime chiaramente la volontà di Cristo di adunare attorno a sé una comunità di discepoli per farne dei MANDATI (sono i 72). Tra i 72 discepoli però Gesù ne sceglie DODICI21 che hanno dapprima lo stesso compito dell’annuncio, ma la sera della Pasqua nel cenacolo22 hanno il compito di perpetuare “in suo memoria” ciò che Egli ha fatto. È questa l’istituzione del Sacerdozio da parte di Cristo. I Dodici allora sono qualcosa in più dei semplici discepoli, ciò è attestato anche da: 1Cor 15,5 : hanno un posto particolare nella comunità di Corinto Mc 3, 13-15 : “ne costituì Dodici … chiamò a sé quelli che volle …” (vocazione). I Dodici hanno poteri particolari nella comunità: 1. Annunciare il Vangelo in tutto il mondo (Mt 28, 19; Mc 16, 15); 2. Battezzare (Mt 28, 19; Mc 16, 16); 3. Celebrare il memoriale (Lc 22, 19; 1Cor 11, 24); 4. Rimettere i peccati (Gv 20, 23); 20 “Se qualcuno di voi è malato, chiami i responsabili della comunità. Essi preghino per lui e lo ungano con olio, pregando il Signore. Questa preghiera, fatta con fede, salverà il malato, e il Signore gli darà sollievo. Inoltre, se il malato avesse commesso dei peccati, gli saranno perdonati”. (Gc 5, 14-15) (cf anche Gc 1,21; 2,14; 4,12; 5,20). 21 “Quando fu giorno, radunò i suoi discepoli: ne scelse dodici e diede loro il nome di apostoli” (Lc 6, 13; cf Mc 3, 14-15). 22 “Poi prese il pane, fece la preghiera di ringraziamento, spezzò il pane, lo diede ai suoi discepoli e disse: <<Questo è il mio corpo, che viene offerto per voi. Fate questo in memoria di me>>” (Lc 22, 19). 15 5. Trasmettere la missione che Lui ha ricevuto dal Padre (Gv 17, 18); 6. Insegnare e governare (Mt 16, 18ss.; 18, 18); 7. Hanno la stessa autorità data a Lui dal Padre (Mt 10, 40; Lc 20, 16). MATRIMOMIO Il fondamento in Cristo del matrimonio va ricercato non in una sua specifica affermazione, ma nel suo modo di porsi nei confronti della realtà matrimoniale. Il matrimonio è da Dio23, si impoverisce nella storia a causa della poligamia (Gen 16, 14; Deut 21, 15-17; 1Sam 1, 6), delle offese alla donna (Gen 29, 16-28; 21, 10-11; Es 21, 7-11), del divorzio e ripudio (Deut 24, 1-4). Gesù invita però a tornare alle origini, al matrimonio come voluto da Dio : Mt 19, 3-9; 19, 4-6; 19, 7-9; Mc 10, 1-12. Vi è dunque da parte di Gesù non solo il riconoscimento a favore della grandezza del matrimonio, ma Egli lo vuole senza compromessi, come fu voluto da Dio “sin dal principio”. Tale volontà di Cristo è stata ben recepita dalla Comunità post- pasquale come fanno fede 1 Cor 7, 1-16 ed Ef 5, 21-33. Quindi tutti e 7 i sacramenti sono istituiti da Gesù. 6.ORDINE di IMPORTANZA dei SACRAMENTI Esiste, forse, un ordine di importanza dei Sacramenti? Cioè, c’è qualche sacramento più importante degli altri? Trascrivo, a questo proposito, quanto si legge in Luthe, Incontrare Cristo nei Sacramenti, EP 1988: 23 “Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre, si unirà alla sua donna e i due saranno una cosa sola” (Gen 2, 24) 16 “Il battesimo, la “porta” dei sacramenti, per mezzo del quale si diventa cristiani e si riceve il dono della fede, è indubbiamente più importante della confermazione che solo rafforza la fede. L’Eucaristia a sua volta è il centro e il vertice dei sacramenti: in essa si fa veramente presente l’evento redentore della croce, ma non solo: sotto le forme fenomeniche del pane e del vino diventa qui presente in una maniera singolare, quale non si verifica negli altri sacramenti, lo stesso Redentore Gesù Cristo. Il dono tipico dell’Eucaristia è l’amore, la perfezione della vita cristiana. Pertanto battesimo ed eucaristia godono di una chiara preminenza sugli altri cinque sacramenti. E tra i due l’eucaristia, il sacramento per antonomasia, eccelle sul battesimo. Unitamente al suo “sacramento complementare”, l’unzione degli infermi, essa ci porta il dono della speranza. Ma anche all’ordine sacro e al matrimonio, da un altro punto di vista, compete una particolare preminenza”. Tutto ciò vuol dire che tutti e 7 i Sacramenti sono importanti! 7.CONCETTO di “INIZIAZIONE CRISTIANA” I 7 Sacramenti sono stati classificati e distribuiti in gruppi; ne ricordiamo la classica distinzione del Catechismo di Pio X che li distingue in: Sacramenti dei vivi (da ricevere in grazia di Dio quando e solo se si è vivi dentro) Cresima Eucaristia Unzione degli infermi Quindi far precedere la Penitenza Ordine sacro Matrimonio Sacramenti dei morti (tolgono il peccato che è la morte dell’anima) Battesimo 17 SEZIONE PRIMA I SACRAMENTI DELL’INIZIAZIONE CRISTIANA I L B A T T E S I M O 20 Precisazione Terminologica Il termine BATTESIMO deriva dal verbo greco Βαπτω, Βαπτίξω, che significa: Primariamente : “immergere”, quindi bagno di immersione; In senso derivato : “lavare”, come effetto dell’immersione. Nel mondo greco non cristiano, raramente il verbo viene usato con il significato di “fare un bagno”, “lavarsi”; suggerisce invece l’idea dell’ “andare in rovina”, di una nave che affonda. Nell’Antico Testamento il termine Battesimo (come verbo o sostantivo), lo troviamo in: 2Re 5,14: Naam si immerge nel Giordano “Bagnati e sarai purificato” 21 Num 19,2-10 Deut 23, 10s con significato di purificazione legale o rituale Lev 20, 26s Is 1, 16-17 Ez 36, 22-29:bagno escatologico di vera purificazione nell’acqua e nello spirito26. Nella comunità di Qumran27 era conosciuto il termine Battesimo, infatti si praticava un bagno rituale (Battesimo dei proseliti), non solo come purificazione (questa si trova anche presso alcune religioni pagane ed elleniste), ma anche come iniziazione alla vita di comunità. Nel Nuovo Testamento il termine Βαπτω si trova 4 volte con l’esclusivo significato di immergere: Lc 16, 24 : “…manda Lazzaro ad intingere (ινα βαψη) nell’acqua la punta del dito…” Gv 13, 26: “…è quello a cui porgerò il boccone che sto per intingere (ω εγω βαφω)…” Ap 19, 13: “…il mantello che indossa è intriso di sangue (βεβαμμενον αιματι); il suo nome è il Verbo di Dio” Più frequente è l’uso di βαπτίξω per indicare sia il battesimo di Giovanni (di preferenza), sia il battesimo cristiano. Il sostantivo βαπτίσμος si trova solo in: Mc 7,4: “e tornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le abluzioni, (βαπτίσμος)…”; Eb 9,10: “trattandosi solo di cibi, di bevande e di varie abluzioni,… (βαπτίσμος)”. Il Battesimo di Giovanni 26 “Vi aspergerò di acque pure e sarete purificati da tutte le vostre iniquità e da tutti gli idoli con cui vi macchiate” (Ez 36, 25). 27 Qumran è una località sulla riva nord-occidentale del Mar Morto, 15 km a sud di Gerico. Nel 1947 furono ritrovati rotoli della S. Scrittura. Dal II secolo a. C. c’era a Qumran una comunità religiosa giudaica, come risulta dalle testimonianze di Filone di Alessandria (13-45 a. C.), Plinio il Vecchio (23-79 a. C.) e Flavio Giuseppe (37-100 d. C.). 22 Ciò premesso non c’è alcun dubbio che Gesù abbia istituito il Battesimo. Il testo biblico che fonda tale istituzione è quello di Matteo 28,18-20: “E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Obbedendo a questo comando del suo Signore, la Chiesa battezza fin dall’inizio. Ciò risulta chiaramente scorrendo il libro degli Atti degli Apostoli, At 2,38-41: “E Pietro disse: «Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo. Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro». Con molte altre parole li scongiurava e li esortava: «Salvatevi da questa generazione perversa». Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno si unirono a loro circa tremila persone.” Atti 8, 12-38: “Ma quando cominciarono a credere a Filippo, che recava la buona novella del regno di Dio e del nome di Gesù Cristo, uomini e donne si facevano battezzare. Anche Simone credette, fu battezzato e non si staccava più da Filippo. … non era infatti ancora sceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. … Proseguendo lungo la strada, giunsero a un luogo dove c'era acqua e l'eunuco disse: «Ecco qui c'è acqua; che cosa mi impedisce di essere battezzato?». Fece fermare il carro e discesero tutti e due nell'acqua, Filippo e l'eunuco, ed egli lo battezzò.” Gli Apostoli amministrano il Battesimo “nel nome di Gesù” e questo vuol dire essere posti in una relazione diretta con la persona di Gesù (appartenenza, adesione, passaggio alla sua signoria) con la sua opera salvifica. Ancora: 25 Atti 2,38 : Pietro dichiara la necessità del Battesimo per il perdono dei peccati e il dono dello Spirito; Atti 2,41 : il Battesimo è annunciato agli Ebrei; Atti 8, 12-13 : il Battesimo è annunciato a Samaria (Filippo l’apostolo); Atti 16, 15-33 : il Battesimo è annunciato ai pagani (battesimo di Lidia) Atti 16, 31-33 : Famiglie intere (quindi adulti e bambini35) sono battezzati nel nome di Gesù. La Chiesa primitiva non avrebbe impartito il battesimo, non lo avrebbe esigito, se non avesse avuto un ordine esplicito di Gesù (cf Atti 2,38; 8,16; 10,47; 19,5; 22,16). Quindi il Battesimo è certamente istituito, voluto da Gesù. Ma come è inteso, il Battesimo, nel Nuovo Testamento? Cosa rappresenta e cosa produce nell’uomo che lo riceve? Una vera e propria elaborazione teologica sul Battesimo, su come anche era considerato nella prassi delle primitive comunità cristiane, ci viene fornita dalle lettere di San Paolo che usa una grandissima varietà d’immagini: 35 È attestata l’esistenza del “Pedobattesimo” (battesimo dei bambini). 26 36 1. evento che pone in intima relazione con Cristo in virtù di una partecipazione reale (e non soltanto spirituale) alla sua morte e alla sua resurrezione (Rm 6,4-11)37 per cui si viene realmente conformati alla morte e alla resurrezione di Cristo. 2. Inizio-dono di una vita nuova nello Spirito (Rm 8,2)38; vivere in Cristo attraverso il Battesimo comporta l’essere “nuova creatura” che: Vive secondo lo Spirito e non secondo la carne Porta frutti dello Spirito e non frutti della carne (Gal 5,13-26)39 36 San Gregorio il Teologo (Oratio 40, 3-4): “Il Battesimo è il più bello e magnifico tra i doni di Dio … Lo chiamiamo dono, grazia, unzione, illuminazione, veste di incorruttibilità, bagno di rigenerazione …” 37 “… fummo dunque sepolti con lui per il battesimo per unirci alla sua morte, in modo che come Cristo è risorto dai morti per la gloria del Padre, così anche noi abbiamo un comportamento di vita del tutto nuovo …”. 38 “Poiché la legge dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte.” 39 “Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri. … camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne; la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; … Ora quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri….” 27 È quanto afferma chiaramente Paolo in Rom 6, 1-1143 e si ritrova anche in Gv 3,544 dove si parla del battesimo come “nuova nascita”. Col Battesimo in realtà muore qualcosa in noi! Muore l’uomo vecchio e questa morte si esprime poi: nella decisione di lottare contro il peccato (che è morte); nella mortificazione dell’orgoglio (che è morte); nell’impegno di lottare contro l’ingiustizia, la violenza, l’odio, lo sfruttamento di qualsiasi ordine (che sono morte). Nel Battesimo nasce l’uomo nuovo Con il Battesimo però, che ci fa anche partecipare alla risurrezione di Cristo, nasce qualcosa in noi! Nasce l’uomo nuovo. Questa “novità di vita” derivante dal battesimo è attestata dalla Scrittura in modo molto chiaro: Gal 6,15: Il cristiano battezzato è una “nuova creatura”; 2Cor 5,17: “è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco, ne sono nate di nuove”; Gal 4,6: nasce l’uomo nuovo che si rivolge a Dio con familiarità: “Abbà”; Rom 8,17: nasce il Figlio di Dio e quindi anche erede “se siamo figli di Dio, siamo anche eredi”; 43 “Che diremo dunque? Continuiamo a restare nel peccato perché abbondi la grazia? E' assurdo! Noi che già siamo morti al peccato, come potremo ancora vivere nel peccato? O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione. Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. Infatti chi è morto, è ormai libero dal peccato. Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Per quanto riguarda la sua morte, egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù”. 44 “Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio”. 30 2Pt 1,4: nasce l’uomo che partecipa della vita divina “Ci ha donato beni grandissimi … perché diventaste per loro mezzo partecipi della natura divina”. E l’uomo nuovo è quello che produce i frutti dello Spirito (cf Gal 5, 22): amore gioia pace longanimità bontà benevolenza fiducia mitezza padronanza di sé è quello che, perché appartiene al Cristo Gesù, “crocifisse la carne e le sue passioni” (Gal 5, 24). Ora questo MORIRE e RINASCERE con Cristo avviene realmente nel Battesimo, lo esprime bene simbolicamente il “passaggio” attraverso l’acqua (meglio immergersi e riemergere dall’acqua) ma deve poi continuare per tutta la vita, per tutta la vita; il cristiano deve far MORIRE l’uomo vecchio (che purtroppo riemerge sempre) e deve CAMMINARE in novità di vita. Solo allora e solo così si vive il BATTESIMO! Il Battesimo concede il perdono dei peccati - sia il peccato di origine - sia i peccati personali (nel caso che degli adulti battezzati)45 - sia le pene contratte con il peccato Il peccato è mancanza di comunione con Dio, un dire “no” a Dio. Si nasce col peccato originale, cioè all’interno di una storia segnata dal no detto a Dio. Col Battesimo si ritorna, in Cristo,alla comunione con Dio che si rivolge nuovamente all’uomo, gli concede di nuovo la sua grazia, il suo favore, la sua vicinanza. L’uomo non è più peccatore, ma Santo, ma il suo impegno è mantenersi in stato di santità per tutta la vita, comportandosi da “figlio della luce”46. 45 “Saulo, alzati, ricevi il battesimo e lavati dai tuoi peccati, invocando il suo nome” (Atti 22, 16). 46 Figli della luce: cf Lc 16,8; Gv 12,36; Ef 5,8; 1Tess 5,5. 31 Non sarà né semplice, né facile perché la fede della Chiesa ci dice che non tutto viene eliminato dalla colpa originale: tentazione, sofferenza, morte continuano a caratterizzare la vita del battezzato. Ma dal Battesimo ci viene anche la forza interiore di affrontare tali prove. Certo, solo permanendo nello stato di grazia – santità, aspirando alla santità, si vive il Battesimo (cf. CFL nn. 16-17). Il Battesimo incorpora nella Chiesa Il Battesimo rende l’uomo membro del corpo che è la Chiesa di Cristo : “è anche il capo del corpo. Cioè della Chiesa” (Col 1,18). Farsi battezzare significa essere “incorporati” alla Chiesa (cfr. Atti 2, 41.47) che è: 1. un solo corpo 2. una sola famiglia 3. un solo popolo 4. una nazione santa, stirpe eletta, un sacerdozio regale (cfr. 1Pt 2, 9-10) all’interno della quale 5. sono molte le membra e molti i carismi 6. non tutti possiedono il medesimo spirito 7. non ci sono stranieri, ma “membri della casa di Dio” impegnati alla “costruzione della Chiesa” che non è mai terminata (cfr. Ef 2, 19). Tale “INCORPORAZIONE”, comporta per i battezzati, come bene espresso nell’Esortazione Apostolica Postsinodale (30.12.1988) “Christifideles Laici”47 su Vocazione e Missione dei laici nella Chiesa e nel mondo: 1. edificare la Chiesa per la propria parte nell’Annuncio del Vangelo (cfr CFL 33); 2. condividere la missione della Chiesa (cfr. CFL 30; 32-44); 3. scoprire e vivere la propria vocazione nella Chiesa (cfr CFL 45-56); 4. professare davanti agli uomini la fede; 47 I numeri della CFL sono riportati in Appendice. 32 La seconda tappa dell’iniziazione cristiana è costituita dal sacramento della CRESIMA, chiamato anche sacramento della CONFERMAZIONE. La diversa denominazione ha una sua spiegazione: CRESIMA: fa riferimento all’unzione col CRISMA48 che si fa durante la celebrazione del Sacramento; CONFERMAZIONE: perché la cresima in definitiva non fa che confermare e perfezionare il battesimo e disporre alla piena partecipazione dell’Eucaristia. Solitamente si dice che la Cresima conferma, completa e perfeziona il Battesimo, non è allora un Sacramento a sé stante? Può essere, indicata una certa differenza tra i due sacramenti? Perché in realtà comunemente diciamo che nella Cresima riceviamo il dono dello Spirito Santo, promesso da Cristo e da Lui effuso sulla Chiesa nel giorno di Pentecoste. Ma lo Spirito Santo non ci è già stato donato nel Battesimo? Non siamo battezzati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo? In che cosa allora si distingue la ricezione dello Spirito Santo in dono nella Confermazione, dalla ricezione dello stesso Spirito nel Battesimo? Potremmo rispondere così a questi interrogativi: - Nel Battesimo i neofiti (=nuove piante) ricevono il perdono dei peccati, l’adozione a figli di Dio nonché il carattere di Cristo, per cui vengono aggregati alla Chiesa e diventano inizialmente, partecipi del sacerdozio del Salvatore (cf 1 Pt 2, 5.9) cioè lo Spirito dà l’ESSERE CRISTIANO, l’identità dei Figli di Dio. - Con il sacramento della Confermazione, coloro che sono rimasti nel Battesimo, ricevono il dono ineffabile, lo Spirito Santo stesso, per cui “sono arricchiti di una forza speciale, sono collegati più perfettamente alla Chiesa, mentre sono più strettamente obbligati a diffondere e a difendere, con la parola e con le opere, la loro fede, come autentici testimoni di Cristo” (cf LG 11) e sono anche segnati 48 Crisma, parola derivante dal verbo greco “crio” che significa ungere da cui deriva anche Cristo = l’Unto. Anche “Messia” deriva dal verbo ebraico Mashach che significa ungere. 35 dal carattere del medesimo sacramento, cioè lo Spirito49 ci viene nuovamente dato in vista dell’AGIRE CRISTIANO, vale a dire della Testimonianza e della Missione. Si può quindi dire che la Cresima evidenzia in modo più chiaro ed esplicito l’essere del cristiano, per la testimonianza e per la missione. Si è e si diventa cristiani non solo per sé, per la salvezza personale, ma anche per gli altri, per permettere a Cristo di essere il Salvatore di tutti e continuare nella storia di sempre degli uomini la sua opera di salvezza. LA CRESIMA NELLA SCRITTURA Esiste un fondamento biblico anche per la confermazione, cioè possiamo essere certi che Gesù abbia istituito, voluto questo Sacramento? Prima di tutto va detto che è certo che nella Chiesa delle origini ci fosse un rito post-battesimale, consistente nella “imposizione delle mani”, attraverso il quale veniva comunicato ai battezzati il dono dello Spirito Santo. Ne fanno fede 2 passi degli Atti degli Apostoli: Atti 8, 14-1750 e Atti 19, 1-751. La Tradizione ha sempre ravvisato in questi due testi il fondamento scritturistico per un rito distinto e separato dal Battesimo, anche se in stretto rapporto con esso, per il dono dello Spirito Santo. Se gli Apostoli lo hanno fatto è perché questa era stata ed era la volontà del Signore. 49 Questa irruzione speciale allora dello Spirito è perché il cristiano agisca, faccia propria e compia la missione della Chiesa. 50 Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samaria aveva accolto la parola di Dio e vi inviarono Pietro e Giovanni. Essi discesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora sceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo. 51 Mentre Apollo era a Corinto, Paolo, attraversate le regioni dell'altopiano, giunse a Efeso. Qui trovò alcuni discepoli e disse loro: «Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?». Gli risposero: «Non abbiamo nemmeno sentito dire che ci sia uno Spirito Santo». Ed egli disse: «Quale battesimo avete ricevuto?». «Il battesimo di Giovanni», risposero. Disse allora Paolo: «Giovanni ha amministrato un battesimo di penitenza, dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù». Dopo aver udito questo, si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù le, non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, scese su di loro lo Spirito Santo e parlavano in lingue e profetavano. Erano in tutto circa dodici uomini. 36 La Cresima però va collegata anche al Battesimo di Gesù presso il Giordano (Mc 1, 9-11; Mt 3, 13-17; Lc 3, 21-22)52 e al fatto di Pentecoste (Atti 2, 1-13)53. Al Giordano lo Spirito Santo scende e “si posa”, in modo straordinario e visibile, su Gesù. Dopo questa “discesa” Gesù inizia la sua missione tra gli uomini. Lo Spirito Santo subito dopo lo conduce nel deserto, lo stesso Spirito lo fa parlare nella sinagoga di Nazareth quando dice di essere stato mandato per annunziare la buona novella ai poveri (cf Lc 4,16)54. Quindi, anche nel caso di Gesù, lo Spirito è per la Missione. Quello che è avvenuto per Gesù al Giordano, si verifica per tutta la Chiesa nel giorno di Pentecoste. In questo giorno la Chiesa riceve il Battesimo nello Spirito e l’investitura apostolica e missionaria, gli Apostoli (la prima Chiesa) diventano “profeti” di Dio e testimoni di Cristo. Ebbene quello che si è operato per la Chiesa nel giorno di Pentecoste, si compie per ogni battezzato nel Sacramento della Confermazione, che è il Sacramento che abilita alla Missione. LA CRESIMA NELLA STORIA DELLA CHIESA A parte gli episodi degli Atti degli Apostoli citati in cui si vede che c’è un momento successivo e distinto dal Battesimo (imposizione delle mani) per la comunicazione dello Spirito Santo, all’inizio della Storia della Chiesa non si distingue chiaramente la Cresima dal Battesimo. Il Sacramento della Confermazione era implicitamente incluso nell’amministrazione del Battesimo, che aveva luogo unitamente alle unzioni. 52 Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: «Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto». 53 Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi. […..]. 54 Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, …. 37 La conseguenza di questa unzione è bene espressa dalla preghiera del Vescovo nella “Messa Crismale” del Giovedì Santo: quelli che verranno unti con questo santo crisma: “consacrati tempio della tua gloria, spandano il profumo di una vita santa; si compia in essi il disegno del tuo amore e la loro vita integra e pura sia in tutto conforme alla grande dignità che li riveste come re, sacerdoti e profeti,; quest’olio sia crisma di salvezza per tutti i rinati dall’acqua e dallo Spirito Santo; li renda partecipi della vita eterna e commensali al banchetto della tua gloria”. IMPOSIZIONE DELLA MANO Nell’ Antico Testamento l’imposizione della mano indica consacrazione per un incarico e l’invocazione dei doni divini su una persona: così Mosé su Giosué (Deut 34,9)61. Nel Nuovo Testamento : GESÙ impone le mani: sui bambini e li benedice (Mt 19,13-16)62; per guarire (Mc 16,18; Lc 4,40)63; sulla figlia di Giairo (Mc 5,23)64; sul cieco di Betsaida (Mc 8, 20-25)65. Gli Apostoli impongono le mani per il dono dello Spirito (Atti 8,17; Atti 19,6)66; 61 “Giosuè, figlio di Nun, era pieno dello spirito di saggezza, perché Mosè aveva imposto le mani su di lui; gli Israeliti gli obbedirono e fecero quello che il Signore aveva comandato a Mosè”. 62 “Allora gli furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li sgridavano. Gesù però disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli». E dopo avere imposto loro le mani, se ne partì.” 63 “Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi colpiti da mali di ogni genere li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva”. 64 “…e lo pregava con insistenza: «La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva».” 65 “Giunsero a Betsàida, dove gli condussero un cieco pregandolo di toccarlo. Allora preso il cieco per mano, lo condusse fuori del villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?». Quegli, alzando gli occhi, disse: «Vedo gli uomini, poiché vedo come degli alberi che camminano». Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente e fu sanato e vedeva a distanza ogni cosa.” 40 in vista di una missione (Atti 6,6)67; per la diaconia dei sette (Atti 13,3)68; per la missione di Paolo e Barnaba (1Tim 4,14)69; per l’ordinazione di Timoteo (2Tim 1,6)70. Quindi l’imposizione delle mani è segno di benedizione e di consacrazione, presa di possesso da parte di Dio, di una persona che rimane ripiena dello Spirito Santo. Con la Cresima si appartiene pienamente a Dio e vengono affidati A. un compito : TESTIMONIARE CRISTO B. una missione : continuare, nella CHIESA, l’OPERA DI SALVEZZA di Gesù. SIGILLO “Ricevi il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono”. Nella tradizione biblica il “sigillo”: 1. rappresenta la persona stessa che lo possiede (Gen 38,18; Cant. 8,6)71; 2. è segno di autorità (Gen 41,42)72; 3. è segno di proprietà su un oggetto (Dt 32,34)73; (perciò “si marchiavano” i soldati col sigillo del capo; gli schiavi, il bestiame col sigillo del padrone); 4. è autentica di un atto giuridico (1Re 21,8)74; 5. è documento (Ger 32,10)75; 66 “Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.” (Atti 8,17). “e, non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, scese su di loro lo Spirito Santo e parlavano in lingue e profetavano.” (Atti 19,6). 67 “Li presentarono quindi agli apostoli i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani.” 68 “Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li accomiatarono.” 69 “Non trascurare il dono spirituale che è in te e che ti è stato conferito, per indicazioni di profeti, con l'imposizione delle mani da parte del collegio dei presbiteri.” 70 “Per questo motivo ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te per l'imposizione delle mie mani.” 71 “ Egli disse: <<Qual è il pegno che ti devo dare?>> Rispose: <<Il tuo sigillo, il tuo cordone e il bastone che hai in mano>>” (Gen 38,18). “Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio …” (Cant 8,6). 72 “Il Faraone si tolse di mano il proprio anello e lo pose sulla mano di Giuseppe …” 73 “Non è questo conservato presso di me, sigillato nei miei tesori?” 74 “Scrisse delle lettere a nome di Acab, le sigillò con il sigillo regale e le spedì agli anziani e ai notabili che abitavano a Nabot”. 75 “Scrissi l’atto nel libro e lo sigillai …” 41 6. è qualcosa che rende segreto un documento (Is 29,11)76. Gesù dichiara di aver avuto un sigillo dal Padre suo (Gv 6,27)77. Anche il cristiano è segnato con un sigillo: “Dio stesso ci ha conferito l’unzione e ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori” (2Cor 1,22; Ef 1,13; 14,30)78. Quindi ricevere il “sigillo” dello Spirito Santo significa: appartenenza totale a Cristo sottomissione al suo servizio promessa della protezione divina nella grande prova escatologica (Ap 7,2-4; 9,4)79. Effetti della Confermazione Cosa produce la Cresima in chi la riceve? Nel Catechismo di S. Pio X° si diceva: “La cresima o confermazione è il sacramento che ci fa perfetti cristiani, soldati di Gesù Cristo e ce ne imprime il carattere”. Si tratta di una definizione giusta, ma incompleta perché considera il sacramento solo in funzione del battezzato e non tiene conto del suo rapporto con la Chiesa e con l’intera storia della salvezza. Molto più ricca e completa la descrizione che ci dà il Vaticano II° nella LG al n. 11: “Col sacramento della Cresima i fedeli vengono più perfettamente vincolati alla Chiesa, sono arricchiti di una speciale forza dello Spirito Santo, e in questo modo sono più strettamente obbligati a diffondere e a difendere, con la parola e le opere, la fede come veri testimoni di Cristo”. Analizziamo questa descrizione per comprendere a fondo cosa è la CRESIMA e quindi come dobbiamo viverla ogni giorno. Sì, perché, non 76 “Ogni visione sarà per voi come le parole di un libro sigillato”. 77 “… perché su di lui Dio Padre pose il suo sigillo …” 78 “… ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito Santo nei nostri cuori.” (2Cor 1,22); “In lui anche voi, dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza e avere in esso creduto, avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo che era stato promesso, …” (Ef 1,13); “E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, col quale foste segnati per il giorno della redenzione.” (Ef 4,30). 79 “… Poi vidi un altro angelo salire dall’Oriente, con il sigillo del Dio vivente …” (Ap 7, 2-4); “E fu detto loro di non danneggiare né erba né arbusti né alberi, ma soltanto gli uomini che non avessero il sigillo di Dio sulla fronte.” (Ap 9,4). 42 PER DIFFONDERE E DIFENDERE LA FEDE COME AUTENTICI TESTIMONI DI CRISTO L’appello profetico operato dallo Spirito nella Confermazione conferisce al battezzato una missione in seno alla Chiesa: quella di testimoniare in perfetta fedeltà Cristo e di essere araldo del Vangelo. Questo concetto è bene espresso e sottolineato nel Rito della Cresima: “Voi che siete già consacrati a Dio nel battesimo, ricevete ora la potenza dello Spirito Santo e sarete segnati in fronte con il sigillo della croce … Porterete così nel mondo la buona testimonianza del Signore crocifisso e risorto che, perpetua sull’altare la sua Pasqua; la vostra vita, come dice San Paolo, diffonderà il profumo di Cristo, per la crescita spirituale della Chiesa, popolo di Dio … Siate dunque membra vive della Chiesa, e guidati dallo Spirito di Dio, impegnatevi a servire i vostri fratelli come ha fatto Cristo, che non è venuto per essere servito, ma per servire”. A maggiore esplicitazione aggiungo: “La vita in Cristo che abbiamo ricevuto nel Battesimo viene consacrata nella confermazione per una testimonianza quasi ufficiale, dal momento che in questo sacramento otteniamo la piena partecipazione al sacerdozio universale dei fedeli”88. “Come membri della Chiesa in senso pieno noi diventiamo in un certo modo rappresentanti ufficiali della Chiesa nella nostra vita quotidiana in famiglia, nel vicinato, sul posto di lavoro, nel campo della politica e della cultura: ora non possiamo più vivere come cristiani “privati”; siamo sempre, volenti o nolenti, pubblici testimoni”89. “La Confermazione dunque trasforma interiormente il cristiano, crea in lui una nuova condizione, gli conferisce un nuovo “stato” nella chiesa. Egli deve corrispondere a tutto ciò confermando Cristo davanti al mondo con tutta la propria persona e tutta la propria vita, quindi non solo con singoli atti. Ma il cresimato deve essere pronto a 88 Cfr. H. LUTHE, Incontrare Cristo nei Sacramenti, EP, 1988, pp. 196-197. 89 Ibidem 45 confessare pubblicamente la propria fede specialmente con la parola, in particolare là dove la fede è attaccata e perseguitata. La vasta portata della missione affidatagli nella confermazione diventa chiara allorchè la testimonianza che egli rende alla fede si traduce nella piena conformità a Cristo il “testimone fedele” (Ap 1,5; 3,14)90, che non va ricercato, ma quando è esplicito rappresenta l’ultima prova che il confermato, il cristiano adulto, è pieno di Spirito Santo”91. L’ E U C A R I S T I A 90 “e da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il principe dei re della terra.” (Ap 1,5); “All'angelo della Chiesa di Laodicèa scrivi: Così parla l'Amen, il Testimone fedele e verace, il Principio della creazione di Dio:…” (Ap3,14). 91 H. Luthe, o. c., pp.96-197. 46 47 l’Eucaristia nel contesto della Cena Pasquale. (Cfr Mt 26,2694; 1Cor 11,2495; Mt 14,19; 15,36;96 Mc 8, 6.1997). Appunto con questo nome Frazione del pane i primi cristiani designarono le loro assemblee eucaristiche (cfr Atti 2, 42-4698; 20, 7.1199). CENA DEL SIGNORE È il nome propriamente cristiano. Ne dà testimonianza 1Cor 11,20100. Fu fatto proprio dalla Riforma Protestante (“Santa Cena”) ed è rientrato nel linguaggio cattolico con il Concilio Vaticano II e la Riforma Liturgica. EUCARISTIA È nome di origine greca (Lc 22,19; 1Cor 11,24101: eucharistein – Ευχαριστειν). Inizialmente il termine designò la preghiera eucaristica (eucaristia = rendimento di grazie) propria del rito, poi passerà ad indicare l’intera celebrazione e infine i doni del pane e del vino sui 94 “Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: «Prendete e mangiate; questo è il mio corpo».” (Mt 26,26). 95 “e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».” (1Cor 11,24). 96 “E dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli li distribuirono alla folla.”(Mt 14,19); “Gesù prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò, li dava ai discepoli, e i discepoli li distribuivano alla folla.” (Mt 15,36). 97 “Gesù ordinò alla folla di sedersi per terra. Presi allora quei sette pani, rese grazie, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla.” (Mc 8,6); “quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici».” (Mc 8,19). 98 “Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.” (At 2, 42-46). 99 “Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a spezzare il pane e Paolo conversava con loro; e poiché doveva partire il giorno dopo, prolungò la conversazione fino a mezzanotte.” (A7 20,7); “Poi risalì, spezzò il pane e ne mangiò e dopo aver parlato ancora molto fino all'alba, partì.” (At 20,11). 100 “Quando dunque vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore.” 101 “Poi, preso un pane, rese grazie, …” (Lc 22,19); “e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: …” (1Cor 11,24). 50 quali è stata pronunziata la preghiera. Oggi con il termine eucaristia si intende l’intera celebrazione. Testimonianze circa questa denominazione le troviamo in Didachè, Atti di Tommaso, Didascalia Siriaca, Ignazio di Antiochia, Giustino, Ireneo, Tertulliano, Ippolito. MESSA È il nome più insignificante ed esteriore eppure è prevalso su tutti gli altri. Deriva dall’uso (MISSA da MITTERE) di “rimandare i catecumeni” dopo la liturgia della Parola e poi tutti i fedeli al termine della Celebrazione. Però dal V secolo è diventato il più comune. SACRIFICIO Insieme all’aggettivo “Santo”, eucaristico, divino, è il termine prevalso nel mondo cattolico in seguito soprattutto alla controversia protestante. SINASSI Termine greco, tradotto talvolta in latino con COLLETTA e indica l’adunanza, la riunione liturgica, l’assemblea, naturalmente quella eucaristica. DIVINA LITURGIA (λειτουργία) Soprattutto nella Chiesa d’Oriente, perché la Messa è opera per eccellenza di culto pubblico. ANAFORA (αναφορά) In Oriente. Preghiera eucaristica propriamente detta. DOMINICUM (κυριακή) L’Eucaristia nella Scrittura 51 È un dato universalmente ammesso da tutti che la nostra Eucaristia abbia il suo inizio e derivi le sue linee essenziali da quello che Gesù ha detto e fatto durante l’Ultima Cena. È Gesù che ha istituito l’Eucaristia. I testi del Nuovo Testamento che ci riportano il racconto dell’Ultima Cena e quindi dell’Istituzione dell’Eucaristia sono quattro: 1. Mt 26, 20-21.26-29; 2. Mc 14,17-18.22-25; 3. Lc 22, 14-20; 4. 1Cor 11, 23-26. Matteo Marco Luca 1 Cor 26, 20. 26-29 14, 17. 22-25 22, 14,20 11, 23-26 Venuta la sera Venuta la sera E quando era a tavola con i giunse con i venne l’ora si Dodici (discepoli). Dodici. mise a tavola e E mentre essi E mentre essi gli apostoli erano mangiavano … erano a tavola e con lui. mangiavano … E disse loro: “Ho desiderato di un grande desiderio mangiare con voi questa pasqua prima di soffrire. E mentre essi E mentre essi Perché vi dico Nella notte in cui fu mangiavano Gesù mangiavano preso che non lo mangerò tradito, il Signore prese del pane e del pane detta la più finché non sia Gesù prese del pane detta la benedizio- benedizione (lo) compiuta nel e avendo reso grazie ne (lo) spezzò e spezzò e (lo) die- regno di Dio”. (lo) spezzò e disse: dandolo ai disce- de loro e disse: E ricevuto un “Questo è il mio cor- 52 È quanto afferma con molta chiarezza il Concilio di Trento (1545 – 1563)102 particolarmente contro i Riformatori protestanti che tendevano a dare alle parole di Gesù che istituisce l’Eucaristia un significato solo indicativo o figurativo, arrivando a negare la presenza reale di Cristo nell’Eucaristia. Ma come intendiamo tale presenza? Come è presente Gesù nell’Eucaristia? 1. È presenza personale espressa e realizzata dai segni sacramentali del pane e del vino consacrati. Le parole dell’istituzione sono: “Prendete, mangiate: questo è il mio corpo … Prendete, bevete: questo è il mio sangue”. Nel linguaggio semitico, le locuzioni “corpo” o “carne” e “sangue” indicano tutta la persona. Quindi siamo di fronte ad una presenza personale di Gesù. Se così non fosse Gesù non avrebbe usato questo modo di parlare. 2. È presenza sacramentale (non fisica)103; vuol dire che il corpo glorioso del Cristo Risorto non è legato alle categorie del tempo e dello spazio (come noi!), ma che nei segni consacrati del pane e del vino con riferimento alla potenza di Dio conserva “in modo nuovo” (“sacramentale”) la sua individualità umana. Certamente questo è un mistero della fede. 3. È presenza sostanziale: cioè tutta la sostanza del pane diviene Corpo di Cristo. Così Paolo VI°: “Ogni spiegazione teologica, che tenti di penetrare in qualche modo in questo mistero, per essere in accordo con la fede cattolica deve mantenere fermo che nella realtà obiettiva, indipendentemente dal nostro spirito, il pane e il vino hanno cessato di esistere dopo la consacrazione, sicché 102 “Nel Santissimo Sacramento dell’Eucaristia si contiene veramente, realmente, sostanzialmente il corpo e il sangue, insieme con l’anima e la divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, e perciò tutto Cristo” (Concilio Tridentino, Sessione XIII, 11.X.1551). 103 “E’ ovvio che la presenza reale di Cristo non deve essere intesa in senso fisico-chimico, ma a livello ontologico-sacramentale, tipico di ogni manifestazione divina nel mondo. Il mistero eucaristico dice mutamento non del complesso delle proprietà fisico-chimica del pane e del vino, ma della sostanza – in senso metafisico – del pane e del vino nella sostanza del corpo e del sangue di Cristo; gli elementi del pane e del vino, con la consacrazione, divengono segno sacramentale della presenza reale del Cristo risorto fra i suoi, in virtù di un’azione propriamente divina paragonabile ad un atto di “nuova creazione”. (H. LUTHE, p. 245). 55 da quel momento sono il corpo e il sangue adorabili del Signore Gesù ad essere realmente dinanzi a noi sotto le specie sacramentali del pane e del vino, proprio come il Signore ha voluto, per donarsi a noi in nutrimento e per associarci all’unità del suo Corpo Mistico” (Paolo VI°, 30.06.1968). Tuttavia permangono le specie del pane e del vino, cioè tutto ciò che viene percepito dai sensi come grandezza, estensione, peso, forma, gusto, odore, colore ecc. …104 La conversione di tutta la sostanza del pane e del vino in corpo – sangue del Signore Gesù Cristo è chiamata dalla Chiesa: TRANSUSTANZIAZIONE (cfr Conc. Trid. 1545-1563, Sessione XIII). 4. È presenza permanente : cioè la presenza di Cristo nel pane e nel vino non è limitata al solo atto dell’azione celebrativa, ma dura finché durano le specie che costituiscono il segno sacramentale istituito da Cristo. Perciò lungo tutta la storia i fedeli della Chiesa hanno conservato il pane eucaristico dopo la Messa per la comunione dei malati, per il viatico dei morenti, per l’adorazione pubblica e personale e per le diverse forme di culto eucaristico espresse dalle varie epoche105. Per tornare ai 4 testi del Nuovo Testamento relativi alla istituzione dell’Eucaristia da parte di Gesù, va detto al di là delle analisi e delle discussioni circa il rapporto tra questi racconti e una cena pasquale tipicamente giudaica, a noi interessa capire il significato dei gesti di Gesù e delle parole da Lui pronunziate. Dall’insieme emergono essenzialmente 3 momenti significativi: Gesti profetici e parole interpretative : Gesù è consapevole di essere alla fine perciò compie un’”azione profetica” pane spezzato = (è) corpo immolato versa il vino = (è) versamento del suo sangue 104 “Ciò che vedete è il pane e il calice; cose che cadono sotto i vostri occhi; ma ciò che la vostra fede esige eccolo: il pane è il corpo di Cristo, il calice sangue di Cristo” (Agostino, Sermo 272). 105 “Dopo il Sacrificio, tale esistenza rimane presente nel Santo Sacramento, che è, nel tabernacolo, il cuore vivente di ciascuna delle nostre Chiese” (Paolo VI, 30.06.1968). 56 Egli cioè anticipa e si compromette con gesti e parole nella realtà che sta per vivere, si consegna volontariamente alla morte in croce, dandone anche un significato preciso: liberamente sta per morire per i suoi discepoli e per tutti gli uomini. Il pane allora, in questo contesto, è realmente il suo corpo “che è per voi”, il calice la Nuova ed Eterna alleanza nel suo sangue. Invito al pasto : “prendete e mangiate, prendete e bevete”. L’invito a mangiare e bere equivale ad associare i commensali alla sua morte salvifica, a farli entrare nella nuova alleanza. Partecipando al convito dell’Eucaristia, i cristiani si uniscono a Cristo in modo personale e partecipano all’evento salvifico per eccellenza, alla liberazione dalla schiavitù del peccato e l’alleanza con Dio. Ordine alla reiterazione : “fate questo in memoria di me”. Gesù ordina la ripetizione del suo gesto che diventa, in questo modo, un’istituzione, un atto di culto da ripetersi in futuro da parte degli Apostoli e della Chiesa. Però il significato di questo ricordo “memoriale”, non è quello di un ricordo psicologico o interiore, ma oggettivo, concreto, reale, vero – Veramente RI – ACCADE. Ciò che Gesù ha fatto è reso attuale, presente nell’atto liturgico perché tutti possano esserne partecipi in vista del compimento pieno nel futuro, in attesa del suo ritorno. Ciò viene affermato tenendo presente il significato autentico di MEMORIALE. MEMORIALE Il Memoriale (ebraico: ZIKKARON; greco: Ανάμνεσις) non è, nella Bibbia, un semplice ricordo mentale o solo soggettivo. È invece rivelazione e attualizzazione dell’evento che si ricorda. Cioè avviene di nuovo. Il comando di Gesù: “fate questo in memoria di me” si inserisce in questo ambito e questo vuol dire che ogni volta che la Chiesa pone in atto la “memoria” eucaristica, rende presente l’evento 57 Sulla croce è Cristo che si offre al Padre in rappresentanza vicaria di tutta l’umanità, sull’altare Cristo unisce alla sua offerta la Chiesa, anzi attraverso l’atto posto dalla Chiesa egli rende presente il suo mistero pasquale nello spazio e nel tempo. Presenza Reale di Cristo È presenza personale. Cristo è presente, in modo eminente e particolare, nel sacrificio della Messa mediante l’azione sacramentale e i segni del pane e del vino consacrati (transustanziazione). Mensa di comunione Se l’Eucaristia è memoriale del sacrificio di Cristo sulla croce e presenza reale di lui tra i suoi, essa è anche mensa di comunione. Spezzare il pane e bere all’unico calice sono i segni di questa comunione di mensa. Nutrendoci dell’unico pane diventiamo un unico corpo nell’unico Spirito che ci è stato donato (cfr 1Cor 12,14)107. Questa verità è bene espressa nell’assioma teologico: “la Chiesa FA l’Eucaristia, l’Eucaristia FA la Chiesa”. “Già” e “Non Ancora” del Regno di Dio Se l’Eucaristia è “memoria” del passato e “Presenza” del Signore glorioso nella Chiesa, essa è anche “Profezia” del futuro escatologico. Vuol dire che è pegno-anticipazione del banchetto escatologico atteso. Lo stesso “ricordo” del passato è finalizzato essenzialmente al futuro che dovrà manifestarsi con la seconda venuta di Cristo. Il fatto che la Chiesa celebri l’Eucaristia tra l’ascensione e la parusia del Signore non è un semplice dato cronologico; indica la natura stessa della Chiesa, popolo in cammino nella storia verso il pieno compimento del Regno, e mostra l’Eucaristia come il convito dei pellegrini: un banchetto 107 “Ora il corpo non risulta di un membro solo, ma di molte membra …”. 60 pasquale in cui si annuncia e si partecipa in anticipo al banchetto escatologico. EFFETTI DELL’EUCARISTIA. Nelle pagine precedenti gli effetti dell’Eucaristia sono stati già qua e là indicati. Ora intendo metterli in ordine e precisarli e, sintetizzarli specificatamente in due: (a) Accresce la nostra unione a Cristo; (b) Fa l’unità del corpo mistico di Cristo. A. ACCRESCE LA NOSTRA UNIONE A CRISTO 1. Rende partecipi della comunione con Cristo e in lui della comunione trinitaria. Così il Concilio Vaticano II°: “nella frazione del Pane eucaristico partecipando noi realmente nel Corpo del Signore, siamo elevati alla comunione con Lui e tra di noi: <<perché c’è un solo pane, un solo corpo siamo noi, quantunque molti, partecipando noi tutti di uno stesso pane>> (1Cor 10,17). Così noi tutti diventiamo membri di quel corpo (cfr 1Cor 12,27)108, e <<individualmente siamo membri gli uni degli altri>> (Rom 12,5).” S. Leone Magno: “La partecipazione al corpo e al sangue di Cristo non fa altro che trasformarci in ciò che mangiamo” (Sermo 7). Agostino: “noi siamo ciò che riceviamo …” 2. Ci fa partecipare ai frutti del sacrificio pasquale 3. Anticipa il banchetto escatologico 4. Ci fa partecipare al banchetto dell’alleanza nuova nel suo sangue (cfr Lc 22,10)109 108 “Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte.” 109 “Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi».” 61 B. FA L’UNITÀ DEL CORPO MISTICO 1. Rinnova, fortifica, approfondisce l’incorporazione alla Chiesa già realizzata dal Battesimo; 2. Costruisce la Chiesa e la costruisce come autentica comunità del popolo di Dio, come assemblea dei fedeli, contrassegnata dal carattere di unità. Cioè come la Chiesa “fa l’Eucaristia”, così l’Eucaristia “fa la Chiesa”. A questo proposito sono molto eloquenti alcune affermazioni dei Padri della Chiesa: Agostino: “Per non disgregare il vincolo che vi tiene uniti, mangiate nell’eucaristia il vincolo che vi tiene uniti” (Sermo 3,3). “La virtù propria di questo cibo è l’unità, in quanto, riuniti nel suo corpo e divenuti sue membra, noi siamo ciò che riceviamo… Perciò bisogna vedere in questo cibo e in questa bevanda la società del suo corpo e delle sue membra, cioè la Santa Chiesa” (Sermo 57). Giovanni Crisostomo: “Egli si mescola a noi, perché diventiamo una sola cosa, come un corpo congiunto alla testa” (Hom. in Jo.). 3. Esprime e produce l’unità del popolo di Dio (1Cor 10, 16-17110; LG 11); ogni Eucaristia deve essere aperta alla Chiesa universale, è celebrata per tutta la Chiesa ed ha presente misticamente tutta la Chiesa; non tollera preferenze di persone, individualismi, chiusure di gruppo (cfr SC 26-27.32) Perciò si deve fare attenzione all’eccessivo numero di messe che rischia di frammentare troppo la comunità; la domenica non è il giorno adatto per la celebrazione di messe per gruppi particolari. 4. Esprime e realizza la fraternità e la riconciliazione; il pane non deve essere solo mangiato, ma anche condiviso; è il sacramento della carità e della pace (cfr 1Cor 11, 17-26)111. 110 “il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane.” 111 “E mentre vi do queste istruzioni, non posso lodarvi per il fatto che le vostre riunioni non si svolgono per il meglio, ma per il peggio. Innanzi tutto sento dire che, quando vi radunate in assemblea, vi sono divisioni tra voi, e in parte lo credo. E' necessario infatti che avvengano divisioni tra voi, perché si manifestino quelli che sono i veri credenti in mezzo a voi. Quando dunque vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore. Ciascuno infatti, 62 Nella classificazione data in precedenza dei 7 Sacramenti, fatta propria anche dal Catechismo della Chiesa Cattolica ai nn. 1113-1666, il sacramento della Penitenza o Riconciliazione fa parte, insieme al sacramento dell’Unzione degli infermi, dei SACRAMENTI di GUARIGIONE. Nella prassi ecclesiale attuale è inserito, almeno la prima volta, nel ciclo sacramentale detto “iniziazione cristiana”, cioè di quell’evento di salvezza per cui l’uomo cristiano si “converte” e diventa “nuova creatura in Cristo”. Per tale motivo ne trattiamo in questo contesto. I nomi del Sacramento Questo Sacramento lo si può chiamare in tanti modi: Sacramento della conversione, della penitenza, della Confessione, del Perdono, della 65 Riconciliazione; e in realtà nella storia cristiana ha preso vari nomi che esprimono i suoi diversi aspetti. 1. Penitenza (da penitus = totalmente, intimamente) È un termine consacrato dal Concilio di Trento per indicare sia il suo legame con il Battesimo, chiamato Prima Penitenza, sia la conversione del cuore (totalmente convertito). Per inciso si può dire che in relazione al Battesimo il Sacramento è detto: “Paenitentia secunda” “Baptismus loboriosus” “Secunda post naufragium tabula” (Tertulliano, De Paenitentia 4,2) 2. Confessione è un termine che accentua l’aspetto dell’ “accusa dei peccati”. È un vocabolo molto antico che traduce la parola greca “exomologesi” 117, usata a volte anche dai latini (cfr Tertulliano, o.c. , XII, 1247B., Cipriano, Epistolae 191….). 3. Riconciliazione Termine già molto usato nella liturgia romana è stato rimesso in uso dalla riforma del Rito della Confessione (07.03.1974). Mette in evidenza la ripresa dei rapporti vitali tra il peccatore, Dio e la Chiesa: è una rivalutazione dell’aspetto individuale e sociale del Sacramento. Il Peccato Il sacramento della Penitenza è in relazione ad una situazione antropologica molto concreta: lo stato di colpa e di peccato del cristiano. Se non esiste il PECCATO118, non ha senso parlare di PENITENZA. 117 Exomologesi dal verbo greco εξομολογέω = consento, prometto, confesso, riconosco. 118 « Il peccato è una mancanza contro la ragione, la verità, la retta coscienza; è una trasgressione in ordine all'amore vero, verso Dio e verso il prossimo, a causa di un perverso attaccamento a certi beni. Esso ferisce la natura dell'uomo e attenta alla solidarietà umana. » (Catechismo della Chiesa Cattolica) Nella Scrittura il verbo greco ἀμαρτάνω (amartáno), usato per “peccare”, significa “sbagliare Strada”, “mancare il bersaglio”. “venire meno”, “disobbedire”. 66 Pare opportuno perciò prima di affrontare direttamente la riflessione sul Sacramento, fare alcune considerazioni sulla realtà del PECCATO e precisamente su: 1. La coscienza odierna del peccato che appare sempre più una realtà negata; 2. l’essenza del peccato; 3. le conseguenze del peccato; 4. la guarigione dal peccato. Peccato – realtà negata Va innanzitutto detto che oggi parlare di peccato e di colpa è molto difficile, proprio perché nell’uomo, in questi ultimi anni, per diverse ragioni, è venuto sempre meno il vero senso del peccato e il carattere personale della colpa. Intanto c’è una serie innumerevole di “peccati” che sono sotto gli occhi di tutti: guerre grandi e piccole, omicidi, sfruttamenti, menzogne, odi, infedeltà, inimicizie, tensioni, violenze, grossolanità, ecc. Da una inchiesta emergono questi risultati: il90,5% ritiene peccato mortale l’omicidio il61,4% ritiene peccato mortale il furto il51,9% ritiene peccato veniale l’invidia il 49,9% ritiene peccato veniale la falsità il 48,3% ritiene peccato veniale l’egoismo il34,6% ritiene peccato veniale la libertà sessuale Il Catechismo degli Adulti (CdA) parla di triste elenco di esperienze negative della nostra epoca al n. 927: “genocidio, terrorismo, traffico delle armi, aborto, eutanasia, tortura, carcerazione arbitraria, deportazione, razzismo, sfruttamento dei paesi poveri, condizioni indegne di vita e di lavoro, violenza sui minori, mercato delle donne, commercio pornografico, traffico di droga, 67 Gen 11,4) e rifiuta di riconoscere il Dio vivo e di obbedirgli (Rom 1,21ss; 5,19)122. Va anzi precisato che nel Nuovo Testamento aumenta la volontà di grazia da parte di Dio, perciò anche la resistenza alla chiamata divina di Gesù Cristo è un peccato più grave. Così in Gv 15,22ss: “Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero alcun peccato. Ora invece non hanno scusa per il loro peccato. Chi mi odia, odia anche il Padre mio. Se in mezzo a loro non avessi fatto le opere che nessun altro ha fatto, non avrebbero alcun peccato. Ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Padre”. Questo passo mostra che il peccato in fondo non è solo leggerezza e spensieratezza, ma autoaffermazione orgogliosa e dispotica da parte dell’uomo, tale da condurre all’opposizione contro Dio e addirittura all’odio di Dio. È vero che non ogni peccato è espressione di odio e di opposizione consapevole contro Dio, perché ci sono peccati derivanti da leggerezza e superficialità, (non per nulla parliamo di peccato mortale e peccato veniale), ma anche in questi casi l’uomo dispone di sé in maniera orgogliosa e autonoma: di fronte alla chiamata di Dio che lo sollecita a prendere una decisione per il bene, egli si ribella123 e decide di testa sua. Ogni peccato, anche la trasgressione dei comandamenti della seconda tavola del decalogo (4° - 10°), è un’offesa a Dio. Anzi si può affermare che la perdita di comunione con Dio (questo è il peccato) porta l’uomo a rapportarsi in modo deformato agli altri e alle cose e quindi a peccare. 121 E’ il superbo (dal lat. superbus, da un più antico superbhos, da super ed un secondo elemento, il tema bho, dalla radice indoeuropea bhewe (= germogliare, crescere), quindi = Colui che sta sopra coloro che devono crescere. 122 Rom 1,21ss: “… avendo conosciuto Dio non lo glorificano come Dio …”; 5, 19: “… a causa della disobbedienza di un solo uomo …”. 123 Qualsiasi peccato è sempre contro Dio anche quando ci si rivolta contro altri uomini. 70 Chiaramente la Scrittura attesta che il peccato è sempre offesa a Dio (2Sam 12,13-14124; Mt 24, 34ss125; 1Gv 3,10.17126). 2. La realtà del peccato. Si può sintetizzare in questo modo: il peccato implica fondamentalmente una disattenzione nell’ascoltare, un fraintendimento che porta a un non voler più capire, rispettare la propria condizione creaturale. L’uomo, che ha ricevuto da Dio l’esistenza, mediante il peccato si mette al posto di Dio, vuole diventare lui stesso creatore. È questo in fondo il peccato originale, come dice Paolo in Rom 1,18- 3,20; 5,12-21 che ha accecato tutti giudei e pagani, e che ha scatenato nel mondo e nella storia quella forza di peccato che spinge tutti a peccare. L’umanità, invece di riconoscersi debitrice di Dio, di lodare e di ringraziare il suo Creatore, volge altrove lo sguardo, fa un’ “avversione” nei confronti di Dio e una “conversione” verso altre cose, facendo diventare queste altre cose divinità (peccato di idolatria). In questa situazione di peccato potrebbe anche venire a trovarsi un cristiano, quell’uomo cioè che mediante il battesimo ha ricevuto il dono della vita nuova in Cristo. 124 “Allora Davide disse a Natan: «Ho peccato contro il Signore!». Natan rispose a Davide: «Il Signore ha perdonato il tuo peccato; tu non morirai. Tuttavia, poiché in questa cosa tu hai insultato il Signore (l’insulto sia sui nemici suoi), il figlio che ti è nato dovrà morire». Natan tornò a casa.” 125 “Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, [ … ] Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; [ … ] In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna».” 126 “Da questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, né lo è chi non ama il suo fratello.” (3,10) “Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come dimora in lui l’amore di Dio?” (3,17). 71 In questo caso, il peccato del cristiano è qualcosa di contraddittorio con il suo nuovo essere, ma anche un recar danno alla Chiesa, in quanto “comunità di santi, di battezzati”. Un ulteriore sprazzo di luce per capire la realtà del peccato ci viene anche dal Catechismo degli Adulti “La Verità vi farà liberi” ai nn. 928 e 929, in parte citato in precedenza. “Il peccato è infedeltà all’alleanza, rifiuto dell’amore di Dio, ingratitudine, idolatria. Gli uomini non accolgono la propria esistenza come un dono, non rendono grazie al loro Creatore e Padre. A Dio preferiscono un valore parziale, assolutizzato, una qualche figura del potere, dell’avere, del sapere, del piacere. Fanno a meno di lui, come fossero autosufficienti. E dire che ogni energia viene da lui, anche quella che occorre per ribellarsi! “Hanno abbandonato me, sorgente di acqua viva, per scavarsi cisterne screpolate, che non tengono l’acqua” (Ger 2, 13). Il danno ricade sui peccatori: “Forse costoro offendono me – oracolo del Signore – o non piuttosto se stessi?” (Ger 7,19). Perdendo la comunione con Dio, l’uomo si mette in contraddizione con la propria tendenza originaria al bene, subisce la ribellione delle passioni e l’oscuramento della coscienza, deforma il modo di rapportarsi agli altri e alle cose, produce conflittualità sociale e strutture di peccato, che a loro volta opprimono le persone e ostacolano il loro sviluppo. Se lo stato di separazione da Dio non viene ritrattato con la conversione, conduce alla perdizione eterna. Devastando l’uomo, il peccato ferisce anche Dio: “Dio viene offeso da noi in quanto operiamo contro il nostro proprio bene” (S. Tommaso d’Aquino, Somma contro i gentili, III, 122). Per una così grave malizia si caratterizza il “peccato mortale”, che distrugge la vita di comunione con Dio: un atto di ribellione alla volontà di Dio, in qualche suo contenuto importante, con piena avvertenza e deliberato consenso. Esso produce o conferma uno stato di peccato, cioè un atteggiamento fondamentale di chiusura nei confronti di Dio.” (CdA, 928). 72 Accertata l’esistenza del peccato, come ci risulta essere perdonato nella Scrittura? IL PERDONO DEL PECCATO NELLA SCRITTURA Antico Testamento 1. L’invito alla Penitenza è un richiamo insistente in tutto l’Antico Testamento, soprattutto nei profeti, ciò perché il peccato è realtà costante nella vita dell’uomo. I Profeti indicano continuamente l’esigenza di cambiare strada, di ritornare, di invertire il cammino, volgere le spalle a ciò che è male, ri- orientarsi verso Dio. Tutto l’uomo deve pentirsi e convertirsi. Le parole usate nella versione greca sono : metànoia = pentimento interiore ee epistréphein = mutamento della condotta pratica. 2. Come si chiede il PERDONO? Nelle epoche più antiche il perdono di Dio è impetrato mediante digiuni, elemosine, suppliche e riti espiatori (cfr Num 16, 6-15). Con i profeti si insiste piuttosto sulla conversione del cuore. Osea 6,1-6: stigmatizza le conversioni superficiali, invitando alla conversione del cuore ispirata dall’amore (hesed) e dalla conoscenza di Dio. Isaia 1,11-15 e Sof 3, 12ss: il culto da solo non conta nulla senza una sottomissione a Dio nella pratica della giustizia, della pietà e della sincerità. Ger 31,33: la conversione del cuore e il perdono sono soprattutto una grazia liberamente offerta da Dio al popolo della nuova alleanza, quando Egli “scriverà la sua Legge nei cuori”. Nuovo Testamento Gesù rende concreto il volto misericordioso del Padre. È la misericordia di Dio fatta persona perciò perdona Lui stesso. 75 1. Si fa uomo e vive tra gli uomini per liberarli dalla schiavitù del peccato (Gv 8, 34-36)129; 2. comincia la sua missione predicando la penitenza (Mc 1,15)130; 3. esorta gli uomini alla penitenza; 4. accoglie i peccatori e li riconcilia con il Padre (Lc 5, 20; 7,48)131; 5. guarisce gli infermi per dare un segno del suo potere di rimettere i peccati (Mt 9, 2.8)132; 6. muore per i peccati dell’uomo (Rom 4,25)133; 7. istituisce il Sacrificio della Nuova Alleanza per la remissione di peccati (Mt 26,28)134; 8. manda sugli Apostoli lo Spirito Santo perché avessero il potere di rimettere i peccati o ritenerli (Gv 20, 19-23)135 e ricevessero la missione di predicare nel suo nome a tutte le nazioni, la penitenza e la remissione dei peccati (Lc 24,47)136. 129 “Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre; se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero>>.” 130 “«Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo».” 131 “Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo.” (5,20). “Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco” (7,48)”. 132 “Ed ecco, gli portarono un paralitico steso su un letto. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati». Allora alcuni scribi cominciarono a pensare: «Costui bestemmia». Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché mai pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa dunque è più facile, dire: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati: alzati, disse allora il paralitico, prendi il tuo letto e và a casa tua». Ed egli si alzò e andò a casa sua. A quella vista, la folla fu presa da timore e rese gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.” 133 “il quale è stato messo a morte per i nostri peccati ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione.” 134 “perché questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati”. 135 “La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi». Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».” 136 “E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.” 76 FONDAMENTO BIBLICO DEL SACRAMENTO DELLA PENITENZA. Ma Gesù, ha istituito questo Sacramento? Ci poniamo a questo punto la domanda ormai classica: quale certezza abbiamo, quali sono i passi della Scrittura che ci attestano che Gesù ha istituito questo Sacramento? Facendo riferimento, come è ovvio, al Nuovo Testamento sono tre gli insegnamenti fondamentali sul perdono dei peccati: 1. Gesù si presenta come colui che ha il potere di perdonare i peccati e lo fa concretamente: - chiama alla conversione e all’abbandono dei peccati (Mt 4,17137; Mc 1,15138); - è venuto per i peccatori, non per i giusti (Mc 2,17139; Lc 14,16-24140;15141) - nella guarigione del paralitico, rivela esplicitamente, scandalizzando i presenti, di possedere il potere di perdonare i peccati. Compie il miracolo proprio per mostrare che ha questo potere (Mt 9,1-8)142. 137 “Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino” 138 “«Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo».” 139 “Avendo udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori.” 140 “Gesù rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto. Ma tutti, all'unanimità, cominciarono a scusarsi. Il primo disse: Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego, considerami giustificato. Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego, considerami giustificato. Un altro disse: Ho preso moglie e perciò non posso venire. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al padrone. Allora il padrone di casa, irritato, disse al servo: Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi. Il servo disse: Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto. Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia. Perché vi dico: Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena”. 141 Le tre parabole della misericordia: la pecora perduta, la dramma perduta, il figlio perduto e il figlio fedele: il figlio prodigo. 142 “Salito su una barca, Gesù passò all'altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portarono un paralitico steso su un letto. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati». Allora alcuni scribi cominciarono a pensare: «Costui bestemmia». Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché mai pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa dunque è più facile, dire: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati: alzati, disse allora il paralitico, prendi il tuo letto e và a casa tua». Ed egli si alzò e andò a casa sua. A quella vista, la folla fu presa da timore e rese gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.” 77 b) Presenta i peccati da evitare; c) dà disposizioni da adottare da parte della comunità nei confronti dei peccatori fino alla esclusione dalla comunità stessa (cfr 1Cor 5,9-11)144. d) Tutti i peccati sono perdonabili, tranne quello contro lo Spirito Santo, “peccato che conduce alla morte” (Mt 12,31; 1Gv 5,16)145 in quanto libera scelta di non volersi assolutamente convertire e di chiudersi all’azione della grazia. La Chiesa ha perdonato dall’inizio, ha celebrato dall’inizio il Sacramento della Riconciliazione, ma il “modo di farlo” si è evoluto nella Storia della Chiesa. Il Sacramento della Penitenza nella Storia (vedi Appendice) Il Sacramento della Penitenza e le sue parti essenziali. Nel Sacramento della Penitenza i fedeli ricevono dalla misericordia di Dio il perdono delle offese fatte a Lui, e insieme la riconciliazione con la Chiesa, che è stata ferita dal loro peccato (cfr LG 11). la morte. Ecco, infatti, quanta sollecitudine ha prodotto in voi proprio questo rattristarvi secondo Dio; anzi quante scuse, quanta indignazione, quale timore, quale desiderio, quale affetto, quale punizione! Vi siete dimostrati innocenti sotto ogni riguardo in questa faccenda.” (2 Cor 7, 8-11); “Vi ordiniamo pertanto, fratelli, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, di tenervi lontani da ogni fratello che si comporta in maniera indisciplinata e non secondo la tradizione che ha ricevuto da noi.” (2 Tess 3,6); “Un servo del Signore non dev'essere litigioso, ma mite con tutti, atto a insegnare, paziente nelle offese subite,” (2Tim 2,24); “Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi.” (1Gv 1,8); “Confessate perciò i vostri peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti. Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza.” (Gc 5,16). 144 “Vi ho scritto nella lettera precedente di non mescolarvi con gli impudichi. Non mi riferivo però agli impudichi di questo mondo o agli avari, ai ladri o agli idolàtri: altrimenti dovreste uscire dal mondo! Vi ho scritto di non mescolarvi con chi si dice fratello, ed è impudico o avaro o idolàtra o maldicente o ubriacone o ladro; con questi tali non dovete neanche mangiare insieme.” 145 “Perciò io vi dico: Qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. A chiunque parlerà male del Figlio dell'uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro.” (Mt 12,31); “Se uno vede il proprio fratello commettere un peccato che non conduce alla morte, preghi, e Dio gli darà la vita; s'intende a coloro che commettono un peccato che non conduce alla morte: c'è infatti un peccato che conduce alla morte; per questo dico di non pregare.” (1Gv 5,16). 80 Per celebrarlo nel modo debito bisogna compiere un cammino comprendente le seguenti tappe essenziali: Esame di coscienza non tormentato e angoscioso, ma accurato, autocritico, attento a smascherare le varie tecniche di rimozione, di scusa, di minimizzazione. Dolore dei peccati Non solo quello puramente naturale, interessato ed egoista che deplora il peccato solo per le sue conseguenze spiacevoli in questa vita (punizione, vergogna, disprezzo, danni inflitti agli altri), ma soprannaturale cioè quello che nasce: - dalla consapevolezza di aver disprezzato con il peccato l’amore di Dio (dolore perfetto: questo può rimettere i peccati veniali e anche quelli mortali. Qualora si abbia le ferma risoluzione di ricorrere, appena possibile, alla confessione sacramentale (cfr CCC n. 1452)146; - dalla considerazione della bruttura del peccato o dal timore della dannazione eterna o dalla paura delle pene (dolore imperfetto: da solo non ottiene il perdono dei peccati gravi, ma dispone a riceverlo nel Sacramento della Penitenza). Proposito È il prefiggersi di evitare in futuro tutti i peccati specialmente quelli finora commessi e deplorati. Ci si deve prefiggere di operare quella che la Bibbia chiama con il termine “metànoia” che significa il cambiamento intimo e radicale della persona per cui si torna a pensare, a giudicare, a riordinare la propria vita 146 “Quando proviene dall’amore di Dio amato sopra ogni cosa, la contrizione è detta”perfetta” (contrizione di carità). Tale contrizione rimette le colpe veniali; ottiene il perdono dei peccati mortali, qualora comporti la ferma risoluzione di ricorrere, appena possibile, alla confessione sacramentale”. 81 secondo lo spirito del Vangelo, mossi dalla santità e dalla bontà di Dio. Confessione (accusa) Non basta l’ammissione di aver peccato. La confessione deve essere individuale e dettagliata, abbracciare perlomeno tutti e singoli i peccati mortali, con l’indicazione del loro numero e delle circostanze aggravanti. Dei peccati veniali, dal momento che è impossibile confessarli tutti, è opportuno concentrarsi su un atteggiamento fondamentale e sulle mancanze più frequenti. Soddisfazione (penitenza) È l’emendamento della vita e la riparazione dei danni arrecati. Si tratta di soddisfare con degni frutti di penitenza le colpe commesse o le omissioni; si deve reintegrare il patrimonio dei beni diminuiti o distrutti col peccato; si deve recuperare la piena salute spirituale. In altre parole si tratta di fare “opere degne della conversione” (Lc 3,8). Il genere e la portata della soddisfazione o espiazione sia commisurata ad ogni singolo penitente, alla gravità e alla natura dei peccati commessi in modo che egli possa riparare nel settore in cui ha mancato e curare il suo male con una medicina appropriata ed efficace. La penitenza da fare sia davvero un rimedio del peccato e trasformi in qualche modo la vita: può essere una preghiera, un’elemosina, un’opera di misericordia. Assoluzione Quando si raggiunge il “dolore perfetto” l’assoluzione suggella il perdono dei peccati in realtà già avvenuto. Qualora si sia avuto solo il “dolore imperfetto” l’assoluzione concede, al momento, il perdono dei peccati. Dalla formula dell’assoluzione traspare l’opera trinitaria del mistero della riconciliazione: il Padre accoglie il Figlio cha fa ritorno a Lui; il Figlio si pone sulle spalle la pecora smarrita per riportarla all’ovile; lo Spirito Santo santifica nuovamente il suo 82 grave necessità (numero dei penitenti, scarsità dei confessori, rischio di rimanere a lungo privi della grazia sacramentale). È chiaro che la prima forma è quella più ricorrente e secondo il nuovo Rito deve essere vera e propria celebrazione; all’interno di essa possono indicarsi le seguenti parti per la cui comprensione si rimanda direttamente al Rito: 1. Preparazione 2. Accoglienza 3. Lettura della Parola di Dio 4. Confessione dei peccati e accettazione della soddisfazione 5. Preghiera del penitente e assoluzione del sacerdote 6. Rendimento di grazie e congedo del penitente. L’ U N Z I O N E D E G L I I N F E R M I 85 L’Unzione degli Infermi, insieme alla Confessione è, secondo una classificazione ormai da tutti acquisita, Sacramento di Guarigione. Ha a che fare con quella particolare condizione umana che è la malattia e la sofferenza che accompagna la vita dell’uomo e l’accompagna tanto che si può tranquillamente affermare che il problema del male e della sofferenza, ha posto interrogativi angosciosi a tutte le religioni e a tutte le filosofie anche alla fede semplice della gente che ogni tanto fa dire: “Che cosa ho fatto di male perché Dio debba castigarmi così”. 86 E qui si risente quel particolare modo di pensare che guarda alla malattia come ad un castigo di Dio per il male commesso. Ovviamente il Sacramento dell’Unzione degli Infermi si rapporta ad una malattia seria e grave secondo un principio richiamato espressamente dal Concilio Vaticano II in SC 73 e LG 11. Vedremo in seguito tutti i casi nei quali si può amministrare il Sacramento, facendo riferimento all’ Ordo Unctionis Infirmorum (OUI) del 30.11.1972. Considerazioni generali Anche questo è un Sacramento che si fa fatica a far comprendere in tutta la sua valenza salvifica, in quanto tutti i Sacramenti sono per la salvezza. Lo si celebra in maniera precaria (non sempre, non a tutti, non facilmente, di nascosto, in fretta, furtivamente) e ciò per una serie di cause socio-culturali, ma anche religioso-pastorali., qualcuna certamente addebitabile anche a noi operatori pastorali. Ne indico solo alcune, le più importanti: 1. si è affievolito e qualche volta perso del tutto il senso di Dio, quindi a Lui non si ricorre mai, né in vita, né quando la vita è messa in pericolo dalla malattia; 2. forse non è poi così forte la fede nella vita oltre la morte. Ci si crede veramente nell’aldilà? La mancanza di fede esclude il ricorso ai Sacramenti mezzi di salvezza; 3. ritenendo il Sacramento precursore della morte e la morte fa paura, si chiama il sacerdote il più tardi possibile, quando il malato non è più cosciente, perché non si impressioni. Tale modo di pensare rende complicato amministrare sempre e a tutti il Sacramento; 4. è certamente difficile la cura pastorale dei malati e allora ci si impegna poco in essa. Tante cose messe insieme fanno sì che la pastorale del Sacramento dell’Unzione sembra essere oggi quella più precaria, più stanca e più rassegnata rispetto agli altri sacramenti. 87 Il male c’è, Dio c’è156; la loro coesistenza è un mistero, ma chi vuole evitare questo mistero corre verso l’assurdo: gli resterà la scelta o della negazione del male o della negazione di Dio. 4. Contro la malattia siamo chiamati a lottare . Non si deve tralasciare nulla di quanto può essere fatto, tentato, sperimentato per recare sollievo al corpo e allo spirito di chi soffre; così facendo si mettono in pratica quelle parole del Vangelo in cui Gesù raccomanda di visitare i malati. Però riferendosi al malato, Cristo intende l’uomo nell’integralità del suo essere umano: chi quindi visita il malato, deve recargli sollievo nel fisico e conforto nello spirito (cfr OUI 4). In questa essenza si innesta il Sacramento dell’Unzione degli Infermi. Questo fa il Sacramento degli Infermi. La sollecitudine di Gesù per i malati, riattualizzata nel Sacramento dell’Unzione. Gesù non si è preoccupato solo dei bisogni spirituali dell’uomo e della sua salvezza eterna, ma di tutto l’uomo quindi anche della sua sofferenza fisica “esteriore” che può precipitare l’uomo nell’angoscia, nella disperazione, nell’isolamento, anche nella ribellione contro Dio. La malattia infatti turba tutta l’esistenza umana, sia in se stessa, sia nei confronti di Dio e dell’ambiente circostante. E Gesù ha voluto che nella Chiesa ci fosse un “mezzo salvifico”, un rimedio di grandissimo valore per i malati che è il Sacramento dell’Unzione degli Infermi che non è altro che il continuare nel tempo della Storia la sollecitudine di Gesù per i malati. Ma quale è il rapporto di Gesù con i malati? I Vangeli parlano continuamente dell’amore e delle attenzioni di Gesù verso i malati. 156 Come possano stare insieme è un MISTERO che dobbiamo accettare perché non si possono negare né l’uno né l’altro. 90 Mt 10, 46: Gesù si ferma accanto al cieco nato, gli presta attenzione e lo guarisce. Le guarigioni caratterizzano fin dall’inizio la sua vita pubblica. Mc 1, 32ss: “Venuta la sera, quando il sole fu tramontato, gli conducevano ogni sorta di malati e di indemoniati. Tutta la città si era raccolta davanti alla porta! Egli guarì molti malati di varie malattie”. Mt 4, 23ss: “Percorrendo tutta la Galilea, Gesù insegnava nelle loro sinagoghe, annunciando il Vangelo del regno e guarendo fra il popolo ogni malattia e infermità. Si sparse la sua fama per tutta la Siria e così condussero a lui malati di ogni genere: sofferenti di infermità e dolori vari, indemoniati, paralitici ed egli li guarì”. Anche i discepoli sono inviati con questo compito. Mc 6, 13: “E partiti, predicavano che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano.” Il Risorto promette ai credenti: “Imporranno le mani agli infermi e questi guariranno” (Mc 16, 18); però leggendo bene il Vangelo risulta che Gesù non mira solo al ristabilimento della salute fisica; le guarigioni non sono fine a se stesse, ma “segni” (Mc 16, 17)157 del fatto che nella persona di Gesù sono giunti al regno di Dio (Lc 11, 20)158 e il tempo messianico finale annunciato dal profeta Isaia (Is 35, 5; 61, 1)159. Perciò alla domanda di Giovanni Battista, che chiede se Egli è il Messia, Gesù risponde con le parole di Isaia: “I ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono mondati, i sordi odono, i morti risorgono, ai poveri viene annunziata la buona novella”. ( Lc 7, 22). 157 “Questi sono i segni che accompagneranno i credenti: … imporranno le mani agli infermi e questi guariranno”. 158 “Se, al contrario, io scaccio i demoni con il dito di Dio, è dunque arrivato per voi il Regno di Dio”. 159 “Allora si schiuderanno gli occhi dei ciechi e le orecchie dei sordi si apriranno” (Is 35,5); “Lo spirito del Signore è su di me, perché il Signore mi unse …” (Is61,1). 91 Il carattere delle guarigioni operate da Gesù come annuncio dell’avvento del Regno risulta particolarmente chiaro dal comportamento di Gesù verso il paralitico di Mc 2,1ss160. Quando questi viene calato attraverso il tetto, in un primo momento Gesù lo delude, perché non opera subito la guarigione miracolosa desiderata, ma parla anzitutto dell’aspirazione più profonda alla salvezza umana integrale, che trova in lui il suo compimento (v. 5). La guarigione ha lo scopo di dimostrare il potere di Gesù di rimettere anche i peccati, un potere che appartiene solo a Dio: “Affinché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di rimettere i peccati sulla terra, dice al paralitico: Alzati, prendi il tuo lettuccio e vattene a casa”. La missione di Gesù in definitiva non si limita affatto alle guarigioni miracolose, ma mira in primo luogo a predicare il messaggio salvifico. L’Unzione degli Infermi continua nell’oggi della Chiesa la sollecitudine di Gesù per i malati. Attraverso questo sacramento egli, dona la salvezza, oggi come allora, o concedendo la guarigione agli infermi (non si esclude un effetto positivo e benefico) o chiamandoli alla sequela della croce nella forma della sopportazione della malattia, facendo però sperimentare la “forza” e la “sufficienza della grazia” nella debolezza e rendendo feconda tale sopportazione (con lui, per il suo corpo) della sofferenza, che tanto sembra assurda e induce alla disperazione. L’UNZIONE DEGLI INFERMI NELLA SCRITTURA: Fondamento biblico del Sacramento. 160 “Ed entrò di nuovo a Cafarnao dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola. Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov'egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati». Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?». Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate così nei vostri cuori? Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e và a casa tua». Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!». 92 3. Riti dell’unzione: - preghiera litanica che esprime in forma di supplica i principali effetti del Sacramento - imposizione delle mani sul capo dell’infermo - rendimento di grazie sull’olio già benedetto dal vescovo, oppure, benedizione dell’olio “preparato per il conforto e il sollievo di chi soffre” con la formula che è quella romana EMITTE (di cui nel sacramentarlo gelasiano del V secolo) con una parte iniziale nuova - unzione sulla fornte e sulle mani dell’infermo con la formula: “Per questa santa unzione e la piissima misericordia ti aiuti il Signore con la grazia dello Spirito Santo. Amen. E, liberandoti dai peccati, ti salvi e nella sua bontà ti sollevi. Amen.” - orazione che specifica ulteriormente gli effetti del Sacramento 4. Riti di conclusione: - Che comprendono il Padre nostro e la benedizione del Sacerdote. L’ORDO prevede altri tipi di celebrazione, fuori o durante la Messa, che sottolineano l’indole comunitaria del Sacramento. A chi si deve dare l’Unzione degli Infermi? Va innanzitutto riaffermato il principio di SC 73 e LG 11 che il Sacramento non deve essere concepito come una “estrema” unzione, ma come una unzione da dare ai malati nel contesto di una malattia seria. Ciò vuol dire che deve essere dato con ogni premura e diligenza a quei fedeli il cui stato di salute risulta seriamente compromesso per malattia o vecchiaia. La serietà risulta da difficoltà di ordine fisico, ma anche di ordine psicologico perché in verità la stessa ansietà di una malattia non grave può essere occasione per conferire l’unzione. Per esemplificazione: 95 1. si può dare prima di un’operazione chirurgica che suscita preoccupazione o apprensione 2. si può dare agli anziani anche se non risultano affetti da alcuna grave malattia, a motivo dell’indebolimento accentuato delle loro forze. Cicerone diceva: “Senectus ipsa morbus”165 3. si può ripetere anche nel corso della stessa malattia se c’è un aggravamento 4. si può dare anche ai bambini malati, purché abbiano raggiunto un uso di ragione sufficiente a far loro sentire il conforto di questo sacramento (OUI 12) 5. si può dare a chi ha perso l’uso di ragione o è in stato di incoscienza (coma) se si è certi che in stato cosciente avrebbero chiesto il sacramento. La stessa richiesta dei familiari può essere un valido motivo di giudizio positivo. 6. Non si dà quando l’infermo è già morto, a meno che ci sia un dubbio sulla morte, allora (OUI 15) con la formula solita preceduta però dalle parole: “SE VIVI …” Effetti del Sacramento dell’Unzione La malattia è certamente un momento di crisi corporale e spirituale che genera isolamento ed emarginazione. Il Sacramento, allora, diventa la prima espressione di solidarietà della famiglia e della comunità cristiana che prega per il malato, spera insieme a lui per la guarigione, che soffre insieme a lui. Non è da sottovalutare questo aspetto che pur non essendo un vero e proprio effetto del Sacramento ha certamente una grande importanza. Effetti veri e propri del Sacramento sono: Conforto nello spirito: con la grazia dello Spirito donata dal Sacramento, il malato si sente rinfrancato dalla fiducia in Dio e ottiene forze nuove contro le tentazioni del maligno, l’ansietà della morte. Gli fa 165 “La stessa vecchiaia è una malattia”. 96 sopportare cristianamente la malattia e quindi viverla in Cristo e con Cristo. Sollievo nel fisico: la grazia del Sacramento raggiunge anche la sfera fisica della persona umana e quindi aiuta a sopportare validamente il male, anzi a combatterlo, e con seguire anche la salute, qualora ne derivasse un vantaggio per la salvezza spirituale. Remissione dei peccati: i peccati gravi sono perdonati solo attraverso il sacramento della penitenza o, qualcosa risulti impossibile riceverlo pienamente, mediante un atto di contrizione perfetto che include il desiderio del Sacramento. Perciò prima di dare il sacramento dell’unzione è necessario sollecitare in qualche modo il pentimento dell’infermo se può farlo, confessarlo. Certo è però che l’unzione degli infermi è il Sacramento che completa la penitenza iniziata nel Sacramento omonimo perchè niente purifica dal peccato, dall’egoismo, dalla superbia e dall’attaccamento agli idoli meglio di una sofferenza accettata per amore di Dio e per la salvezza degli uomini. Una assimilazione a Cristo include sempre un superamento della lontananza peccaminosa da lui. L’unzione può avere un senso di preparazione alla morte quando questa si manifesta come evento vicino: aiuta a guardarla nella speranza della resurrezione. Per concludere: all’inizio abbiamo evidenziato le difficoltà che si hanno nel far ricevere questo sacramento, ma in tutta la pastorale dei malati in genere. Va detto che difficilmente si potrà recuperare l’importanza di questo sacramento e si potrà superare la pessima abitudine di rinviarne la ricezione, senza una adeguata catechesi sia individuale che pubblica, rivolta non solo alle persone interessate (malati e anziani), ma a tutta 97