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Il Cristiano nel mondo, Sintesi del corso di Teologia

Riassunto del libro “Il Cristiano nel mondo. Introduzione alla teologia morale” di A. Fumagalli

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019
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Caricato il 14/09/2019

gabriele-polastri
gabriele-polastri 🇮🇹

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Scarica Il Cristiano nel mondo e più Sintesi del corso in PDF di Teologia solo su Docsity! IL CRISTIANO NEL MONDO (Introduzione alla teologia morale -A. Fumagalli) PARTE PRIMA: FEDE CRISTIANA E AGIRE MORALE Capitolo I: I legami della libertà 1. Morale ed etica Il nome “etica” di derivazione greca e il nome “morale” di derivazione latina sono usati a volte con diverso significato: 
 - ETICA indica la riflessione di taglio filosofico, lo studio fondamentale del problema; 
 - MORALE indica la riflessione di materia religiosa, si riferisce alle norme concrete del comportamento umano. 
 Rimane affermato l’uso sinonimo dei due termini. 
 Potremmo definire l’etica/morale come “ciò che caratterizza” l’agire umano. 
 In base all’accezione arcaica di dimora, l’etica/morale può essere intesa come la “dimora propria dell’uomo”. 
 Cosa caratterizza il modo umano di comportarsi? La libertà: l’agire umano è libero. Ragione e volontà sono gli ingredienti dell’agire libero. 
 L’etica si propone anche come riferimento per l’agire umano. Di conseguenza, l’etica/morale presenta non solo un’accezione interpretativa, ma anche normativa. 2. La presunta libertà Per lungo tempo l’etica è stata concepita in stretta dipendenza dall’Essere divino. 
 Con l’avvento dell’epoca moderna la sfida è quella di reperire un fondamento per l’agire umano come se Dio non esistesse. 
 Lo sforzo di dare alla morale una fondazione autonoma raggiunge il vertice con Immanuel Kant: la sua etica si qualifica come autonoma, indipendente da qualsiasi autorità che non sia la ragione dell’uomo. Disancorato dal divino, l’agire morale appare però in balìa di altre correnti. L’io attorno al quale gravitava l’etica moderna entra in crisi: l’etica si qualifica come post-moderna. 
 Tra i principali maestri che caratterizzano la nascita dell’etica post-moderna spicca Nietzsche. Superando il laicismo del periodo moderno, toglie di mezzo quel Dio che avrebbe inibito l’apparire del superuomo: “Dio è morto”. La libertà individuale, per quanto bella, risulta impossibile. Costretta a fare il bene o il male, costretta comunque a fare, alla libertà sfugge ciò che la renderebbe totale: la scelta iniziale di esistere. 
 Ci sono altre presenze nel campo d’azione della libertà, come il corpo, il mondo, gli altri. Etica laica e teologia morale 
 Aveva ragione Dostoevskij quando osservava che se Dio non esiste tutto è permesso, o si deve riconoscere la possibilità di un’etica atea? 
 L’etica laica della sola libertas e la morale religiosa della sola veritas soffrono dello stesso difetto: entrambe riducono l’equazione ad una sola variabile. Lo smarrimento di una delle due variabili impedisce di riconoscere la loro collaborazione e il peculiare apporto di ciascuna all’agire morale: “verità e libertà o si coniugano o periscono”. Capitolo II: La legge della libertà 1. I dinamismi pasquali della morale cristiana 1 I racconti evangelici della pasqua di Gesù lasciano trasparire i dinamismi essenziali della morale cristiana. A) L’attrazione dello Spirito. La pasqua di Gesù è un evento trinitario: morendo sulla croce egli si consegna nelle mani del Padre che lo attrae nella comunione dello Spirito santo. Il dono dello Spirito. Il Figlio Gesù attira tutta l’umanità nell’amore trinitario, rendendola partecipe dello Spirito che offre gratuitamente agli uomini dalla croce. La (ri)creazione della libertà. Mediante il dono dello Spirito santo, il Padre riplasma gli uomini peccatori immagine del Figlio affinché scelgano in piena libertà di lasciarsi attirare nella comunione trinitaria. B) L’azione della libertà. Lo Spirito santo effuso da Gesù include tutti. La resistenza della libertà. La libertà umana, che non può non agire, può però resistere all’attrazione dello Spirito santo, rifiutando di essere ricreata in Cristo e indurendosi nel peccato. La resa della libertà. La libertà umana, obbligata all’azione, può altrimenti affidarsi all’attrazione dello Spirito, lasciandosi riconciliare con Dio. 2. La gradualità della morale cristiana Il disegno salvifico di Dio, che culmina in Cristo, è unitario, ma si è realizzato progressivamente attraverso il tempo. L’aspetto unitario e l’aspetto graduale sono entrambi importanti. 
 Nella Bibbia possiamo riconoscere quattro gradi del dono divino a fondamento e orientamento della risposta morale dell’uomo, dai quali scaturiscono le implicazioni morali per l’uomo. 1) Il dono iniziale e fondamentale della creazione, narrato in Genesi e in alcuni Salmi à responsabilità dell’uomo sia nei confronti di Dio, a cui deve l’origine della sua vita, sia nei confronti di ogni realtà creata, del cui uso e trattamento l’uomo è chiamato a rispondere a Dio. La morale cristiana non è una morale autonoma, ma responsoriale e religiosa; 2) Il dono dell’alleanza con il popolo di Israele, con epicentro nell’alleanza al Sinai à deriva l’obbligo di osservare la Legge, emblematicamente espressa nel testo del Decalogo: il Decalogo insegna a concepire la Legge come dono liberante di Dio; 3) Il per-dono della nuova alleanza in Cristo, definitivamente compiuta nella sua pasqua à l’incondizionata offerta di alleanza configura la morale cristiana non anzitutto come l’adempienza alla Legge, ma primariamente come l’accoglienza di una Grazia. L’agire morale non nasce come iniziativa dell’uomo, ma deriva dalla fede in Cristo. La morale cristiana ha la sua dimora nell’alleanza in Cristo; 4) Il dono escatologico della vita eterna in Lui, già efficace nel presente, ma in attesa del compimento nel futuro à inserisce l’uomo nell’orizzonte della vita eterna. 3. L’amore come legge La legge nuova 
 L’attrazione esercitata dallo Spirito santo sulla libertà invita ad una rinnovata interpretazione della legge morale, che trova appoggio nel trattato della Summa Theologiae dedicato da Tommaso d’Aquino alla legge e culminante nella figura di legge nuova, nuova perché della nuova alleanza. 
 Identificando la grazia dello Spirito santo con la legge nuova, Tommaso introduce una concezione inedita di legge che, pur giungendo all’uomo dall’esterno, agisce dal suo interno. Ciò impedisce di considerarla come codice esteriore di precetti ed esige di intenderla come un dinamismo interiore. La legge nuova principalmente è una legge infusa, secondariamente è una legge scritta. La traccia scritta è rinvenibile nel Nuovo testamento, specie nei Vangeli e nel Discorso della montagna. L’intero Discorso illustra la via graduale e ascendente sulla quale la libertà è attirata dallo Spirito 2 giudizio concreto su atti che sono stati o non ancora compiuti (a cui nel medioevo si riservava la parola conscientia). 
 A fronte del rischio di censura della voce di Dio nell’interpretazione della coscienza, il Magistero insiste sulla necessità di concepire la coscienza come testimonianza di Dio stesso. 
 La coscienza non è più una voce solo divina o semplicemente umana, ma è un fenomeno relazionale, derivante dalla relazione che la libertà umana intrattiene con lo spirito divino, è una voce sinfonica che attesta e giudica le azioni. 3. Storia dell’atto Quando la scelta è di ordine morale, riguarda cioè il bene da fare, succede che l’uomo compiendolo ne entra in possesso, diviene cioè più buono, mentre omettendolo se ne priva e diventa più cattivo. La bontà di cui l’uomo entra in possesso o si priva attraverso le sue scelte diviene condizione/ condizionamento del suo agire, un habitus che si specifica in virtù, storia buona della libertà, o vizio, storia cattiva della libertà. Entrambi appartengono alla libertà: la virtù entra a determinare il bene fatto dalla libertà, il vizio il male. Virtù 
 Aristotele insegna che la virtù è acquisibile dall’uomo mediante l’esercizio ripetuto e costante di un’azione buona ed è quindi il prodotto dell’attività dell’uomo. La genesi antropocentrica della virtù è il motivo per cui non compare nella Bibbia.
 La successiva riflessione teologica, incrociando la filosofia greco-classica, ha assunto il concetto di virtù. Ciò nel Medioevo specialmente con Tommaso d’Aquino, che ha integrato la concezione filosofica di Aristotele con quella di Agostino, per il quale la virtù è una qualità buona della mente umana con la quale rettamente si vive e che Dio produce in noi senza di noi. L’articolazione delle virtù 
 Tommaso provvede all’integrazione del quartetto delle virtù morali di prudenza, giustizia, fortezza e temperanza, mutuate dalla tradizione filosofica e introdotte nel cristianesimo col nome di virtù cardinali da Ambrogio da Milano, con la triade delle virtù teologali di fede, speranza e carità. 
 Le virtù teologali non si aggiungono alle morali per addizione, ma si infondono in esse. 
 In particolare è Paolo che formula la triade fede, speranza e carità. Possiamo definire: 
 - la carità come l’attrazione dell’amore di Dio; 
 - la fede come l’affidamento all’amore di Dio; 
 - la speranza come il movimento nell’amore di Dio. 
 Paolo parla dell’agape, la carità, come delle più grandi virtù teologali (“Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!”). Essa è l’origine, il senso, il movimento e anche il fine della vita cristiana. 4. Lo sviluppo morale Poiché l’infusione della virtù nell’uomo è opera dello Spirito santo, la virtù può essere descritta come la forma spirituale della libertà, la configurazione che la libertà assume quando è abitata dallo Spirito. 
 Tale forma è realizzata durante l’intera storia dell’uomo. La visione dinamica dell’agire morale può avvalersi della legge della gradualità di cui si parla nell’Esortazione apostolica Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II. In essa si evidenzia la storicità dell’uomo: “l’uomo chiamato a vivere responsabilmente il disegno di Dio è un essere storico, che si costruisce giorno per giorno con le sue scelte libere”. Capitolo IV: Le scelte della libertà La libertà si trova impegnata nell’alternativa tra due possibili scelte: la scelta del male, definibile peccato, e la scelta del bene, definibile conversione. 5 1. Il peccato L’iniziativa dello Spirito santo obbliga la libertà a reagire, impedendo spazio di astensione rispetto all’amore di Cristo: “Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde”. L’unico peccato imperdonabile è quello contro lo Spirito santo. 
 In analogia col rigor mortis che caratterizza la morte biologica, il peccato, in quanto indurimento della libertà, viene definito mortale. Il peccato come disamore 
 Considerando che lo Spirito instilli l’amore di Cristo nell’intimo dell’uomo, il peccato può essere definito come disamore: è la maligna opposizione all’amore.
 Il disamore peccaminoso è la distrazione dall’amore integrale di Cristo e la deviazione verso forme di pseudo-amore: commettere peccato significa omettere di amare integralmente. 
 Le forme principali di disamore potrebbero essere descritte attingendo alla tradizione dei vizi capitali. La distinzione dei peccati 
 Peccato mortale à coincide con l’interruzione della relazione con Dio e il prossimo. Non si restringe a un atto puntuale, ma comporta il protrarsi di una relazione interrotta. Ciò non compromette la possibilità che si realizzi con un solo atto; 
 Peccato veniale à crea le premesse per la rottura della relazione amorosa con Dio e il prossimo. Può essere riconosciuto come la preistoria del peccato mortale. Le condizioni del peccato 
 Tre elementi la cui compresenza comporta il peccato mortale e l’assenza di uno dei quali comporta il peccato veniale: 
 - piena avvertenza e deliberato consenso à fanno riferimento alla percezione del bene del prossimo e alla disposizione a realizzarlo; 
 - materia grave à è precisata dai Dieci comandamenti. Si deve tener conto delle qualità delle persone lese. 2. La conversione Rispetto all’attrazione dello Spirito, la libertà può arrendersi e lasciarsi plasmare affinché ami come Cristo: ciò avviene nel corso del tempo. La meta è l’uomo perfetto, che raggiunga la misura della pienezza di Cristo. La storia della conversione non conosce solo il progresso lineare, ma anche arresti, cadute, regressi. La conversione iniziale 
 La conversione ha il suo momento iniziale nell’atto di fede. Il momento sacramentale è quello del battesimo, il quale però benché tolga il peccato lascia la concupiscenza. L’inizio della conversione morale si caratterizza come liberazione dal dominio della concupiscenza in modo tale che la libertà non assecondi la sua inclinazione al peccato. Strumento necessario è il sacramento della riconciliazione. La conversione progressiva 
 Impegno a far sì che nessuna azione sia senza amore, è una lotta contro il peccato veniale.
 Bisogna riconoscere e combattere il peccato fin dal suo comparire come tentazione, che come atto sulla libertà richiede di reagire. 
 La tradizione cristiana distingue la tentazione tra diavolo, mondo e concupiscenza. La tentazione diabolica agisce sulle altre due. 
 Tentazione mondana à detta occasione di peccato, si intende una circostanza che costituisce occasione esteriore di tentazione. Secondo la gravità del peccato si distingue in occasione prossima o remota; secondo la possibilità di evitarla si parla di occasione necessaria o volontaria di peccato. 
 Concupiscenza à è la tentazione interiore e sorge come deformazione della coscienza. Il racconto di Genesi 3 (serpente e mela) mette in luce come il peccato sia nato nella tentazione interiore, che 6 mira a falsificare la realtà: l’immagine del mondo viene distorta. Bisogna quindi vigilare sulla propria immaginazione. La conversione perfetta 
 Fin dal suo sorgere, la conversione è orientata a Dio attraverso l’imitazione di Cristo. PARTE SECONDA: NATURA E TECNICA Capitolo I: Bioetica: una nuova scienza? La bioetica risulta come la scienza morale – rivolta quindi alla spiegazione, giustificazione e valutazione dell’agire morale – specificata dalla considerazione dell’intreccio di natura e tecnica che descrive il vivere dell’uomo nei suoi momenti più significativi (nascere, morire, guarire…). Il disagio nei confronti di una disciplina recente quale la bioetica ha mosso la ricerca attorno la sua identità a partire dal XX secolo (ex: processo di Norimberga), tutto è stato mosso dal disagio avvertito nei confronti di uno squilibrio tra le dimensioni fondamentali del vivere, definite con i termini di natura e tecnica. Tentando una definizione, si può sintetizzare nel riconoscimento del rapporto tra i due termini come espressione dell’agire umano chiamato a interpretare il suo riceversi nelle forme concrete e culturalmente mediate del suo darsi: la natura indica il carattere antecedente che l’uomo sperimenta nel suo vivere, ed è chiamato ad agire, ad interpretare col suo agire quella natura attraverso delle modalità, prima tra tutte la tecnica. 
 La funzione della bioetica si configura quindi come sostegno all’esperienza etica della persona. Capitolo II: Un nuovo modo di generare? La procreazione medicalmente assistita (PMA) può essere in vivo o intracorporea, in cui spermatozoo e ovulo si incontrano all’interno del corpo della donna, e in vitro o extracorporea, dove la penetrazione dello spermatozoo avviene in provetta per procedere poi al trasferimento dell’embrione nella donna. A livello bio-fisico la generazione è un processo complesso che coinvolge tutto l’organismo. Tre aspetti significativi del carattere totalitario sono: il legame tra processo di maturazione dei gameti maschili e femminili e la totalità della struttura corporea (pubertà), la gestazione e la fecondazione. All’embrione nelle sue primissime fasi si deve riconoscere che siamo di fronte ad un essere umano inserito in un processo che necessariamente porta, se non interrotto da ulteriori fattori, al suo sviluppo personale. 
 Psicologicamente, il processo di genitorializzazione è estremamente complesso ed è un intreccio tra desiderio e bisogno. 
 L’atto del generare mantiene forte valenza sociale. Assistiamo a tre paradossi: lo sviluppo di istituti civili quali adozione o affidamento opposti alla concentrazione sull’avere un figlio proprio come necessario alla realizzazione della coppia, il differimento del momento in cui generare in un’età sempre più tarda e infine l’insistenza nella richiesta di tecniche generative, anche invasive, in un contesto dove sono presenti bambini già nati e bisognosi. In sintesi
 Grave disordine etico si riscontra in tutte le tecniche che non appaiono rispettose della dignità dell’embrione, come le procedure di selezione e soppressione embrionale o di sperimentazione su essi, la produzione soprannumeraria di essi e la loro crioconservazione. La generica diffusione delle pratiche di PMA rischia di portare a una deriva culturale che consideri l’embrione come semplice prodotto a disposizione. 
 La dignità della procreazione sembra poi escludere le tecniche eterologhe e le pratiche di maternità surrogata o ogni procedura che provochi una frammentazione dei ruoli genitoriali. 
 7 La dimensione affettiva del legame di coppia (la dinamica dell’innamoramento, la crescita dell’amore che diventa coniugale..), non era oggetto della riflessione morale. E’ solo con la Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II che si prospetta una concezione “personalistica” della sessualità. Giovanni Paolo II, nella Familiaris Consortio, scrive che, poichè il disegno di Dio riguarda l’uomo e la donna nella concretezza, la Chiesa, per compiere il suo servizio, deve conoscere le situazioni sociali e culturali in cui il matrimonio e la famiglia si realizzano. Ecco dunque l’importanza di discipline come la sociologia e la psicologia, oltre che un’attenta analisi fenomenologica della vita di coppia. Ad esempio, non possiamo non tenere presente l’importanza della dimensione sessuale nelle relazioni affettive; il fatto che oggi l’istituto del matrimonio e l’esercizio della sessualità percorrono strade differenti; che una relazione amorosa, oggi più che nel passato, è frutto di una decisione libera dei due soggetti (x es non più condizionata dall’appartenenza a classi sociali, appartenenze religiose, etc); che l’evoluzione di una storia affettiva verso il matrimonio è meno dipendente da regole sociali e lasciata più al sentire dei due; il fatto che oggi la realizzazione personale viene prima di tutto... Sulla base di questa realizzazione si può anche decidere di liberarsi da questo legame, quando diventa opprimente, attraverso vie d’uscita legali (divorzio). Capitolo II: Il sacramento dell’amore Per parlare del sacramento partiamo dal rito, perchè il dono della grazia sacramentale si dà proprio nella celebrazione del rito. Nel 2004 è stato introdotto nella Chiesa italiana l’uso della seconda edizione del rito del matrimonio. Rispetto alla precedente, nel rito è maggiormente esplicitato il senso cristiano del matrimonio e, tra le altre cose, c’è un arricchimento del Lezionario. Il Lezionario presenta parecchi passi tratti dalle Scritture, divisi in 3 filoni: 1. Passi che annunciano il disegno di Dio sull’amore coniugale: 2. Le vicende di coppie che esemplificano questo amore; alcune indicazioni di tipo morale circa i modi concreti in cui stare in questa relazione coniugale. Tra i principali luoghi biblici in cui appare il disegno di Dio sull’amore tra uomo e donna sono i versetti di Gen 1: Dio crea l’uomo e per rispondere alla sensazione di smarrimento dell’uomo, crea la donna: qualcosa diversa da lui, ma simile (non è un altro animale). La specificazione sessuale della persona umana inscrive nell’essere umano l’alterità e nello stesso tempo il desiderio della piena comunione; per questo il rapporto fra uomo e donna apre alla comunione con Dio. Nella Lettera agli Efesini, 5, Paolo presenta una serie di ammonimenti concreti ai vari componenti della famiglia, alla luce della situazione socio culturale di quella comunità. Essere sottomessi gli uni agli altri è una declinazione del camminare nell’amore. Nelle coppie cristiane della comunità di Efeso vede l’amore di Cristo per la Chiesa sua Sposa. Capitolo III: Le caratteristiche dell’amore Le caratteristiche dell’amore coniugale rispecchiamo le caratteristiche dell’amore di Cristo per la Chiesa: - l’amore di Cristo è totale: Cristo ha amato con tutto se stesso fino all’offerta della propria vita; - l’amore di Cristo è fedele: non è venuto meno anche quando i suoi lo hanno tradito; - l’amore di Cristo è indissolubile: Cristo ha amato i suoi fino alla fine della sua vita terrena e assicurando la sua presenza oltre la morte; - l’amore di Cristo è fecondo: Cristo ha dato la sua vita affinché i suoi l’avessero in abbondanza. Per cui il matrimonio è: 10 - sacramento dell’amore totale: ben descritto dal passo della Genesi: “l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne”. Nel matrimonio gli sposi sono una carne sola sia dal punto di vista fisico, nella gestualità erotica e nella capacità procreativa; sia dal punto di vista psichico, come pensieri e sentimenti; sia dal punto di vista spirituale, come certa libera di uno verso l’altro; - sacramento dell’amore fedele: fedeltà che va oltre il non avere un’altra relazione di tipo coniugale, ma è riscoperta quotidiana dei motivi della relazione, attraversamento dei peccati e messa a disposizione di nuove energie. - sacramento dell’amore indissolubile: la totalità del dono reciproco si raggiunge solo nel tempo. L’amore coniugale, che tende ad essere totale e fedele, viene espresso e sostenuto attraverso la decisione di assumere un vincolo che non è più scioglibile. La Chiesa segue un’esplicita indicazione di Gesù: “non divida l’uomo quello che Dio ha congiunto” (Mt ); - sacramento dell’amore fecondo: sta proprio nella fecondità biologica. Il figlio realizza ciò che i due amanti, in modo parziale e temporaneo, diventano: una sola carne. Nella liturgia del Sacramento del matrimonio tutto questo è ben espresso ( leggere p.187). Capitolo IV: I sentieri dell’amore Il vero significato della morale cristiana non deve essere confusa con il moralismo o il legalismo (semplice osservanza esterna di una legge), ma come impegno della libertà e della coscienza a ricercare il bene. Pertanto le norme e le regole vanno interpretate come un dono che ci viene fatto da Dio, per aiutarci a cogliere più facilmente la verità di noi stessi, così da potervi aderire in piena libertà. Questo comportamento non è solo frutto di uno sforo umano, ma è reso possibile dal dono dello Spirito, diffuso nei cuori con la celebrazione del sacramento del matrimonio. - La regola morale della totalità: richiede di disporsi verso l’altro in modo da poter stabilire una comunione amorosa, accogliendolo in tutte le sue dimensioni, senza che il dominio (tipicamente maschile) o la seduzione (tipicamente femminile), impediscano all’altro di essere se stesso. - La regola morale della fedeltà: la relazione amorosa nel sacramento del matrimonio ha il carattere di esclusività: ecco perchè la morale vieta l’adulterio, la poligamia e anche l’”adulterio biologico”, costituito dalle varie forme di procreazione assistita dove interviene un terza persona estranea ai due coniugi (fecondazione artificiale eterologa e maternità sostitutiva o utero in affitto). - La regola morale dell’indissolubilità: l’io e il tu diventano una carne sola non istantaneamente ma nel tempo, mettendo in gioco tutta la propria vita (passato, presente e futuro) e mettendo in atto tutto ciò che può favorire l’unione in ogni stagione dell’esistenza. Da qui il divieto del divorzio. - La regola morale della fecondità: c’è una fecondità interpersonale, il cui primo frutto è la coppia stessa; una fecondità sociale, che si esprime nell’accoglienza, nell’ospitalità, nella relazione con altre famiglie; una fecondità spirituale che, anche se più nascosta, avviene quando due persone si aiutano a rinascere come persone nuove; poi c’è l’espressione più emblematica della fecondità che è quella procreativa. Da qui la regola morale della procreazione biologia (dove padre e madre sono i due coniugi e la procreazione responsabile (esclusa la contraccezione, permessi i metodi naturali). Poi ci sono i casi dei matrimoni irregolari: divorziati sposati, sposati solo civilmente, conviventi. Non sono in “piena” comunione con il corpo ecclesiale, quindi non sono ammessi ai sacramenti della riconciliazione e della comunione eucaristica. Possono partecipare alla vita della Chiesa,ma con delle esclusioni da quei servizi che esigono una pienezza di testimonianza cristiana: i servizi liturgici ( lettore, catechista, padrino di cresima), consigli pastorali; possono fare da testimoni di nozze, (anche se l’indicazione è che sarebbe meglio evitare). La partecipazione ai sacramenti è 11 possibile, ma condizionata da: astensione dagli atti coniugali; evitare di arrecare ostacolo alla fede altrui. Negli ultimi tempi la Chiesa sta sviluppando un percorso pastorale di accoglienza di queste coppie, operando anche un discernimento capace di distinguere i vari casi (es il caso di chi arriva ad una seconda unione avendo fatto di tutto per salvare il primo matrimoni, o di chi è stato lasciato, o chi è giunto ad una seconda unione in vista dell’educazione dei figli..). PARTE QUARTA: PERSONA E SOCIETA’ Capitolo I: Un’etica sociale cristiana 
 La tensione fondamentale oggi sussistente sembra essere quella tra individuo e società. C’è uno scarto sempre più marcato tra il cittadino, o più semplicemente l’uomo che pensa se stesso come un io isolato, e la società, intesa come realtà periferica e sganciata dal vissuto personale. In realtà la persona è sempre un “essere in relazione”. A fronte di tale approccio individualista al sociale, apprezzate sono le relazioni comunitarie o primarie in cui prevalgono i tratti del riconoscimento dell’altro e dell’attivo coinvolgimento. 
 La libertà dell’uomo si rende afferrabile almeno in tre dimensioni: personale, comunitaria, istituzionale. Capitolo II: un’economia a servizio dell’uomo 
 La domanda sui rapporti tra etica ed economia concerne la questione macroeconomica fondamentale: quale sistema economico per l’oggi? La Dottrina Sociale della Chiesa è per una particolare modalità di sistema economico, alla quale possono corrispondere in concreto differenti modelli, tuttavia ispirati a precisi criteri etici:
 - un’economia in cui Stato, mercato e corpi intermedi abbiano ciascuno un compito riconosciuto e apprezzato al servizio del bene comune; 
 - un’economia in cui al mercato sia riconosciuto un ruolo positivo, ma sempre da orientarsi al bene comune;
 - un’economia articolata basata su una pluralità di interventi e soggetti; 
 L’odierna globalizzazione è intesa nella sua ambivalenza: da un lato capace di alimentare nuove speranze, dall’altro anche inquietanti interrogativi. Rappresenta sia un’occasione di incontro e di crescita per l’umanità, sia una realtà da sottoporre a costante vigilanza e responsabilità, dal momento che a livello internazionale i rapporti economici e di conseguenza politico-economici possono condurre a squilibri enormi, come pure se ben governati divenire strumento di solidarietà. Capitolo III: una politica per il bene di tutti 
 Il progetto etico-politico derivante dalla Dottrina Sociale della Chiesa non prospetta un ideale, ma un orientamento per la libertà inclusa in ogni azione politica. I tre cardini della prospettiva etica sono i principi, i valori, le virtù. 
 Sei sono i princìpi – di cui quattro basilari – che di fatto tutelano le grandi dimensioni del rapporto sociale, in grado di disegnare la trama di fondo del progetto della Dottrina Sociale della Chiesa. Devono essere apprezzati nella loro unitarietà, connessione e articolazione e sono: 1) Principio personalista; 2) Bene comune e 3) destinazione universale dei beni, sua stretta implicazione per la vita economico-sociale; 4) sussidiarietà e 5) partecipazione, sua conseguenza per definire l’apporto della società civile a tutti i livelli; 
 6) solidarietà, nella sua duplice veste di principio e di virtù morale. Pur essendo un disegno unitario, il suo svolgimento deve essere elaborato a partire dai singoli principi. 12