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Il cristiano nel mondo - Introduzione alla teologia morale, Sintesi del corso di Teologia

Riassunto di alcuni capitoli del libro per l'esame di Teologia III di Macchi

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020
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Scarica Il cristiano nel mondo - Introduzione alla teologia morale e più Sintesi del corso in PDF di Teologia solo su Docsity! Il cristiano nel mondo Introduzione alla teologia morale Capitolo primo - I legami della libertà ‘’Io sono la vite, voi i tralci’’ (Giovanni, 15,15) In questa allegoria sta la morale cristiana, che consiste nel legame tra Gesù e gli uomini, un'ottima guida per illustrare i nodi essenziali della morale cristiana. 1. Morale ed etica Il vocabolo morale, usato in italiano anche come sostantivo, deriva da un aggettivo latino che significa abitudinario, legato all’usanza (mos.moris). Il sostantivo etica deriva dal greco e indica sia l’abitudine, l’usanza, sia il carattere. In italiano si usano come sinonimi, mentre il concetto di etica morale indica ciò che caratterizza l’agire umano. Che cosa caratterizza il modo umano di comportarsi? Il raffronto con le altre specie viventi rinvia alla libertà: l'agire umano è agire libero. Non solo l'uomo compie delle azioni, ma le compie sapendo e volendo agire. Ragione e volontà sono gli ingredienti dell'agire libero, per il quale l'uomo è padrone (dominus) dei propri atti. 2. La presunta libertà 《Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me》(Gv 15,4) 2.1. L'orizzonte postmoderno Nella civiltà classica l’etica si è sempre fatta dipendere da Dio, il comportamento dell’uomo era strettamente legato al volere divino, come un tralcio non può dare frutti se non è collegato alla vite. La filosofia moderna ha cercato di dare un valore autonomo all’etica (o morale); il massimo si è raggiunto con il filosofo Immanuel Kant: la sua etica dipende solo dalla ragione dell’uomo. Il filosofo Nietzsche ha tolto di mezzo Dio, e i filosofi postmoderni accentuano la liberazione da ogni dovere morale. La metafora più adatta per rappresentare l’uomo postmoderno è quella del turista, che vaga a piacimento e non prende dimora da nessuna parte, ma rimane in ogni posto fino a che ne ha voglia. Tuttavia, In questo modo la vera libertà individuale sarà sempre qualche cosa di rincorso, ma mai raggiunto. Svincolato da ogni forma di eteronomia. Il pensiero di kant, se per un verso sembra realizzare il voto dalla modernità di dare autonomia all'agire morale, per altro verso acuisce il problema della fondazione morale. Con l'acquisizione dell'autonomia, la morale si è liberata dalla ancora divina che le impediva di navigare da sola, ma sembra anche aver smarrito la Stella Polare sulla quale stabilire la rotta. Nietzsche afferma superando in sfrontatezza è perentorio il laicismo del periodo moderno, Dio è morto. I Paladini del postmoderno inneggiano alla liberazione del peso degli ideali e dei precetti morali, invitando a trasgredire i tradizionali confini, ad andare al di là del bene e del male per entrare nell'era del vuoto e nell'impero dell’effimero. Le buone e le cattive azioni umane, che la morale sosteneva pesassero sul destino di un uomo, appaiono all'uomo postmoderno del tutto relative e leggere. 2.2. Il miraggio della libertà Identifichiamo la libertà con il non avere nulla da fare, ma è impossibile non fare nulla. Perciò passiamo a identificarla col poter fare ciò che si ha voglia, ma anche questo è un concetto impreciso, perché spesso non coincide con ciò che si vuole che non è fatto di voglie passeggere, ma di qualche cosa di duraturo. Quindi sapere bene ciò che si vuole è importante, ma il volere non ha tregua, perché ciò che si vuole non corrisponde a ciò che si ottiene: resta sempre qualche desiderio in più. Si ha libertà di scelta, ma si sceglie comunque sempre qualche cosa da fare. Perciò la libertà, se è libertà di volere, non finisce mai. La libertà è azione. Quando Infatti non abbiamo niente da fare, veramente ci si affolla di tante cose che potremmo fare. Il vuoto non esiste. E così la libertà più che il nulla da fare, sembra essere il poter fare ciò che si vuole. Nella migliore delle ipotesi, quando si ottiene ciò che si vuole, non si smette di volere e si comincia a volere qualcos'altro. Questa questa insaziabile tensione non è solo sintomo di ingordigia da evitare: non concede tregua. La libertà, non potendo evitare di scegliere, cerca di tenersi sempre aperta una via d'uscita per evitare una scelta che sia per sempre. È innegabile, infatti che sceglierà rischioso. Per quanto la libertà abbia le sue buone ragioni per tenere d'occhio l'uscita di sicurezza, nondimeno le è possibile imboccarla. C'è un elemento che glielo impedisce: il tempo. Il tempo passa e impedisce di fare la scelta che non sia fatta in passato. La libertà no. La libertà è sempre costretta a fare qualcosa, è sempre in azione. 1 La libertà è azione. Alla libertà ma manca la cosa più fondamentale, la scelta iniziale di esistere. L'uomo si trova libero nel gioco della vita senza averlo voluto. La persona è libertà. 3. La libertà legata La libertà è condizionata da tre fattori: il corpo, il mondo, gli altri. 3.1. La libertà e il corpo La libertà è ciò che fa di un corpo una persona umana: un corpo senza la libertà potrebbe al massimo aspirare ad essere un animale. Compromettere il corpo significa compromettere la propria libertà. Il dolore è il piacere percepito attraverso i sensi spingono l'uomo a evitare i pericoli e a ricercare il benessere. Il corpo non è solo la sede che muove la libertà a operare, e anche il modo mediante il quale la libertà si esprime. Il legame della Libertà col corpo si esprime Inoltre nelle emozioni: Rimanda al sensibile influsso che esercita sulla libertà. Può arrivare a paralizzarsi, C'è poi un livello biologico del corpo che condiziona la libertà in modo pressoché assoluto: nascita, la crescita, la morte sono realtà indisponibili all'uomo. Per quanto sia libera una persona, non può prescindere da questi condizionamenti che le sfuggono. 3.2. La libertà e il mondo La libertà non è rinchiusa nel corpo, l'ambiente che lo circonda è parte integrante della sua vita. Là dove l'uomo vive, la natura è già cultura. La cultura, e ciò che scaturisce dalla libertà che operano alla natura: l'ultima frontiera dello sviluppo tecnologico, sta riconfigurando il mondo dell'uomo: il mondo virtuale con tende in privato a quello reale. Virtuale o reale, il mondo è legato indissolubilmente all uomo. Non è possibile vivere senza stare al mondo. 3.3. La libertà e gli altri il mondo dell'uomo non è solo un mondo di cose. Essere popolato da altri simili a lui, la cui presenza non è certo secondaria. Sono gli altri, che consentono all'uomo di venire al mondo: è lampante nei primi anni di vita quando, Stiamo al mondo perché qualcuno si prende cura di noi. Il legame con gli altri, può essere più o meno stretto. Il legame, coi genitori che ci portiamo inscritto finnair patrimonio cromosomico. È normalmente associato un profondo legame affettivo che diventa vincolante, nel bene e nel male, per tutta la vita. Tra i legami più intimi c'è legame con colui/ colei di cui innamorato, gli altri, per quanto ci consentono di vivere, sono comunque dei limiti alla libertà personale. La libertà dell'individuo finisce dove comincia quella degli altri. Gli altri, possono favorire od ostacolare la mia libertà. 4. La libertà trasgressiva Per quanto legata a qualcos'altro, la libertà non è totalmente schiava. Si può legare una persona fino a renderla immobile, Ma non si può pretendere che sia contenta. La libertà personale, pur minacciata o sedotta, conserva sempre un margine di indipendenza, la libertà comincia a sentire i legami col corpo, col mondo con gli altri come il prigioniero sente le mani legate dietro la schiena. Fin dall'origine, l'uomo e la donna, pur circondati da ogni ben di dio, sono sedotti dalla tentazione dell'autonomia totale. L'io umano vorrebbe essere come dio, senza leggi da osservare che non siano quelle da lui stesso stabilite. Non potendo negare di avere a che fare con altro da sé, la libertà si ribella e tenta di farsi valere come la più forte. Trasgredire il i legami che le sono imposti, a servire a proprio piacere ciò a cui si trova legata: trasgressione e dominio sono il motto dell'io che vuole fare di se stesso il proprio dio. Trasgressione e violenza esplodono oggi, amplificati dai Mass-media. La libertà sembra scorrazzare in quest'ambito senz'altro limite che quello di superare ogni limite. Il corpo sessuato viene ricreato dalla libera scelta personale. Il comportamento sessuale, maschile o femminile non è riconosciuto a partire dal corpo che si ha, ma anche a prescindere da esso. Oggi la trasgressione giovanile non è più ideologica, motivata cioè da un ideale sociale che intenda rivoluzionare lo status quo. 5. L’inevitabile oltre della libertà Il corpo, il mondo e gli altri sono inevitabili legami con cui la libertà gioca la sua partita. Le grandi religioni ebraismo, islamico, cristianesimo propongono una risposta religiosa per loro: L'origine dell'uomo e dunque il senso della sua vita stanno oltre l'umano, risiedono in ciò che la gente comune chiama Dio. Il senso religioso, sembra tornato prepotentemente alla ribalta e in forme, che sembrano relegate alle sole colture primitive. 2 ● Il dono iniziale e fondamentale della creazione; ● Il dono dell'alleanza con il popolo di Israele; ● Il per-dono della nuova alleanza in Cristo compiuta nella sua Pasqua; ● Il dono escatologico della vita eterna in lui. Da ciascuno di questi gradi, scaturiscono le implicazioni morali per l'uomo. ● Al primo grado della creazione dell'uomo a immagine di Dio corrisponde la responsabilità dell'uomo sia nei confronti dello stesso dio, sia nei confronti di ogni realtà creata. La morale Cristiana non è una morale autonoma, ma una morale responsoriale e una morale religiosa. ● Dal secondo grado dell'Alleanza con il popolo d'israele, e attraverso Israele con tutta l'umanità, deriva l'obbligo di osservare la legge espressa nel testo del decalogo. Il decalogo insegna concepire la legge stessa come dono liberante di dio. ● Con la nuova ed eterna alleanza in Gesù cristo, il dono Divino giunge al suo grado supremo e definitivo. Assumendo la condizione umana, il figlio Gesù manifesta la potenza iperbolica del dono di Dio che giunge sino al per-dono. In ottica cristiana, l'agire morale non nasce come iniziativa dell'uomo, ma deriva dalla fede in cristo. La morale Cristiana ha la sua dimora nell'alleanza in cristo. ● L'iper-dono della nuova ed eterna alleanza, inserisce l'uomo nell'orizzonte della vita eterna. Per mezzo dello spirito santo, la promessa di Gesù di attirare tutti e se si realizza fino agli estremi confini della terra e in ogni epoca della storia. 3. L’amore come legge La rivelazione biblica dei dinamismi rilevanti della morale Cristiana fornisce l'infrastruttura per lo sviluppo della teologia morale. 3.1. La legge nuova 《Io quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me》: le anticipazioni di Gesù ai discepoli circa il suo imminente innalzamento sulla croce. La promessa di attirare tutti e se annunciata da gesù, si realizza per mezzo dello spirito santo, il quale è effuso nella Pasqua allo scopo di condurre gli uomini "a tutta la verità", verità è che è Cristo stesso. 3.1.1. La grazia dello Spirito santo 《 la legge nuova principalmente è la stessa Grazia dello spirito santo, concessa a coloro che credono in Cristo》. Identificando la grazia dello Spirito Santo con la legge nuova, Tommaso D'Aquino introduce una concezione inedita di legge. La legge nuova è posta da Dio nell'intimo dell'uomo, secondo la promessa riferita dal profeta Geremia, 《Oracolo del Signore: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore》. 3.1.2. L’amore sino alla fine Benché infusa nell'intimo dell'uomo, la legge nuova non è posta nel suo cuore come un tesoro sepolto in un terreno. Essa è destinata innervare la libertà umana, affinché delle radici più profonde dell'identità morale risalga Alimentando il disposizioni ed agire, sino a produrre gli atti. L'intero discorso della montagna illustra la via e graduale ed ascendente sulla quale la libertà umana è attirata dallo spirito santo sino a raggiungere la piena conformazione a cristo, amando Come lui ha amato. Il vertice della morale Cristiana trova formulazione nel suo comandamento nuovo: 《che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi così amatevi anche voi gli uni gli altri》. Il nuovo comandamento dell'amore, giunge sino a comprendere persino i nemici. 3.2. La legge naturale Figura integrale della legge morale non si esaurisce nella legge nuova, ma deve essere integrata considerando "la legge naturale", così detta perché è proprio della natura umana. 3.2.1. Legge posta nell’intimo La relazione tra legge naturale e legge nuova, può essere stabilito rispetto alla loro intima presenza nell'uomo. La somiglianza nella legge della legge naturale con la legge nuova è dovuto al fatto che entrambe sono leggi infuse, la legge nuova è infusa nei cuori, ma infusa è anche la legge naturale. La dissomiglianza della legge naturale rispetto alla legge nuova riguardo al fatto che quest'ultima oltre che esigere il bene, è la risorsa per compierlo. 5 3.2.2. L’amore del prossimo Come nel discorso della montagna, si esprime la legge nuova, così la legge naturale trova espressione scritta nei comandamenti del decalogo. Il decalogo è il testo della legge antica. I comandamenti del decalogo convergono nel unico comandamento dell'amore del prossimo. L'amore dei nemici, paradigma straordinario dell'amore, eleva l'amore umano sino all'altezza dell'amore divino. L'amore dei nemici, illustrato nel discorso della montagna, imita da vicino all'amore di Cristo più di quanto non faccia l'amore del prossimo descritto nel testo del decalogo. I precetti del decalogo, vietando ciò che compromette gravemente la vista del prossimo, indicano il livello minimo della vita amorosa, al di sotto del quale si apre l'abisso della violenza mortale. 3.3. Caratteristiche della legge morale L'interpretazione proposta dalla legge morale in chiave amorosa, dell'amore come legge, può essere continuata con l'indicazione delle sue principali caratteristiche. 3.3.1. Interpersonalità In quanto amore, la legge morale è essenzialmente interpersonale, riguarda cioè la relazione amorosa tra almeno due persone. Questa concezione, critica e supera una concezione "legalistica" della morale, nella quale legami in gioco è quello dell' individuo con un precetto impersonale. In questa visione il ben non è comune, non è il noi, ma privato, di un io senza tu. L'altro è amato in nome della legge non per amore. 3.3.2. Obbligatorietà Se la legge morale consiste essenzialmente nel legame amoroso con l'altro, se ho già la domanda circa la sua obbligatorietà. L'antagonismo tra imperativo della legge e libertà dell'amore è più apparente che reale. Esso sussiste nella misura in cui la legge è intesa come ordine impersonale cui il soggetto deve adeguarsi. Nella misura in cui l'amore è legame con l'altro, dall'altro proviene imperativo: "Amami!" che significa e "non uccidermi". La forza imperativa dell'amore è debole. 3.3.3. Universalità e immutabilità L'interpretazione in chiave amorosa della legge morale si prolunga in una rinnovata comprensione di due caratteri riconosciuti dalla tradizione teologico-morale alla legge naturale: l'universalità e l'immutabilità. In negativo, universalità e immutabilità della legge morale dichiarano che non esiste alcun luogo e alcun momento in cui gli uomini possono vivere all'altezza della loro natura interpersonale prescindendo dall'amore. L'universalità e l'immutabilità della legge naturale non sono sinonimo di fissità. Esse fissano sì come condizione imprescindibile l'essenziale natura amorosa dell'uomo, ma non precludono la possibilità che essa si evolva. 3.3.4. Gradualità Tracciando il limite al di sotto del quale l'amore scompare, la legge naturale non lo delimita superiormente. Al di sopra, è indicato il vertice supremo e insuperabile dell'amore. La considerevole estensione che intercorre tra i due livelli amorosi rende ragione di come l'amore possa essere conosciuto e vissuto a diversi gradi e possa trovare diverse espressioni nello spazio e nel tempo. Diversamente da una gradualità della legge che pretendesse abbassare il comandamento dell'amore a grado arbitrariamente deciso da ciascuno, la legge della gradualità amorosa fissa nell'amore sino alla fine, il livello da perseguire, e nei precetti, il livello imprescindibile. La declinazione graduale dell'amore potrebbe essere espressa dicendo che la legge morale è, allo stesso tempo, uguale e non uguale per tutti. ● Uguale per tutti, non solo perché tutti devono amare il prossimo, ma anche perché l'amore del prossimo deve essere perfezionato fino alla fine. ● Non uguale per tutti, perché a ciascuno è comandato di amare al grado che la progressiva integrazione dei doni di Dio e delle esigenze del suo amore definitivo e assoluto. Il fatto che la legge naturale segnali il gradino basilare dell'amore non autorizza a sedercisi sopra. Il decalogo stabilisce il limite oggettivo alle sotto del quale l'amore scompare. 6 7 della libertà umana con lo Spirito divino che attesta (in quanto dipende dalla libertà) e giudica (in quanto dovuta allo Spirito) le azioni. 3. Storia dell’atto Quando l’uomo agisce secondo coscienza opta pro/contro Dio. Quando fa una scelta di ordine morale riguardo il bene da fare, ne entra in possesso e diventa buono, mentre se se ne priva diviene più cattivo: da qui deriva la sua virtù (opposta del vizio come appassire del mare opposto al fiorire della personalità morale del ben), definita come storia buona della libertà buona. 3.1. Virtù Il significato di tale termine, derivante da “virtus” cioè forza e valore (da “vir” maschio), dipende da un termine greco per cui la vita secondo virtù (prodotto dell’attività umana) è la migliore che l’uomo possa condurre quindi virtuoso è l’agente buono che agisce stabilmente bene tramite un esercizio ascetico. Per S.Agostino la virtù è “qualità buona della mente umana con cui si vive rettamente e che Dio produce in noi senza di noi” quindi è donata a noi da Dio per pura grazia e non per mera volontà umana dunque l’uomo ha la virtù perché Dio gliela infonde. Ci sono tre virtù teologali, cioè rivolte a Dio nell’affidarci a Lui: fede (credere), speranza (nel conseguimento della meta del proprio cammino), carità (amore “Agapè” su cui si fondano le scelte del cammino: è la più grande essendo origine, senso, movimento e fine della vita cristiana). E anche quattro virtù cardinali, cioè basilari: prudenza (saggezza), giustizia (da eseguire nei confronti del prossimo e da attenderci da Dio), fortezza ( coraggio della scelta verso il bene), temperanza (moderazione al momento di qualunque scelta). 3.2. L’articolazione delle virtù La virtù come la coscienza è inserita nell’uomo dallo Spirito, essendo forma spirituale della libertà che fa agire sempre verso il bene: mediante le sue singole scelte, che si concretizzano nei singoli atti, l’uomo costruisce la propria coscienza/cammino morale e la propria storia umana; vi è un processo graduale, che porta alla conquista della meta, consistente nella felicità eterna, che si potrà compiere solo travalicando la vita. Dunque possiamo definire: carità come attrazione dell’amore di dio, fede come affidamento all’amore di Dio e speranza come movimento nell’amore di Dio. 4. Lo sviluppo morale Poiché l’infusione della virtù nell’uomo è opera dello Spirito santo la virtù in sé è “forma spirituale della libertà” con i tratti amorosi della libertà di Gesù ovvero configurazione che essa assume quando abitata dallo Spirito non in un attimo ma durante l’intera storia umana con le sue singole scelte. Così l’uomo è “essere storico” e da qui deriva il carattere dinamico della vita morale che richiede una conversione continua e permanente nel distacco da ogni male concretizzandosi in passi che vi conducono sempre oltre (“gradualità della legge”: vari gradi e dorme di precetto della legge divina per uomini e situazioni differenti) in riferimento al bene non ancora raggiunto e all’impegno di porre condizioni necessarie per acquisirlo. Capitolo quarto - Le scelte della libertà 1. Il peccato La libertà si trova continuamente di fronte a una scelta tra bene/conversione e male/peccato senza possibilità di astenersi rispetto all’amore di Cristo. Gesù è come la vite e i discepoli i tralci: il male è impedire alla linfa (Spirito) di scorrere nei tralci e il peccato mortale (come il rigor mortis dei corpi è indurirsi fino alla rigidità della frattura) è la frattura definitiva del tralcio. 1.1. Il peccato come disamore Il peccato è disamore, rifiuto maligno dell’amore nonostante lo Spirito (vuol dar libertà nella verità) operi nell’intimo. Le forme principali del disamore sono riassunte nei vizi capitali: superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia (competizione) e accidia (disgusto verso Dio). Il peccato non è un atto a sé stante, ma risalta la sua natura di omissione e commissione poiché è omettere di amare integralmente. 1.2. La distinzione dei peccati Il peccato (stabilizzarsi della durezza del cuore) mortale è atto contro l’amore per il prossimo: se è opposizione all’attrazione dello Spirito, il ritorno ad affidarsi a questa attrazione è pentimento o conversione: in seguito a essa, il primo atto da compiere è evitare le occasioni di peccato, cioè tentazioni diaboliche, che operano tramite le cose del mondo con concupiscenza, cioè accettazione della tentazione del demonio. L’indurimento è processo graduale e comincia col peccato veniale che crea premesse per la rottura della relazione amorosa con Dio/prossimo arrivando all’”improvviso” al peccato mortale (alcuni sono più gravi anche rispetto alla qualità delle persone lese: un furto è meno grave di un omicidio verso uno sconosciuto che è “meno grave” a livello di violenza di quello verso un genitore) come protrarsi di una relazione interrotta: si tratta quindi di un processo graduale ma anche un solo atto può dar origine alla stabile propensione viziosa. 10 1.3. Le condizioni del peccato Piena avvertenza, deliberato consenso (su questi due agiscono pure dinamismi inconsci relativi a percezione e realizzazione del bene altrui) e materia grave (centralità della relazione): se ci sono tutti e tre è peccato mortale (andare contro i 10 Comandamenti), altrimenti veniale. L’oggettività del peccato è connessa all’altro con cui si è in relazione più che a un valore impersonale perché ha come centro l’umanità ferita e quindi la sua gravità è più o meno grave a seconda delle intenzioni dei soggetti in gioco (variabili del che cosa si fa e del come si agisce). In conclusione, è nella relazione con gli altri che mi rendo conto più che guardando dentro di me della qualità consapevole e volontaria delle proprie azioni. 2. La conversione Nella Genesi (peccato originale) si dimostra come la tentazione faccia vedere in modo alterato la realtà del mondo e sia seguita dalla concupiscenza, cioè dalla decisione dell’uomo di comportarsi secondo tentazione che ascolta il demonio, agendo in piena libertà la quale permette di scegliere tra bene e male. Tuttavia, può accadere che la differenza tra bene e male non sia chiara, quando ci sono valori sullo stesso piano (sono omogenei, sono entrambi urgenti, la realizzazione dell’uno significa l’esclusione o la perdita dell’altro): in questi casi è difficile capire quale sia il bene perché l’uomo sulla terra è ancora vincolato da limiti e non si è ancora compiuto l’avvento del Regno dei Cieli. Inoltre, la libertà dovrebbe lasciarsi gradualmente (3 livelli diacronici non cronologici perché possono esserci pure degli arresti: iniziale, progressiva, perfetta) plasmare affinché ami come Cristo allontanandosi dal peccato per avere come meta della conversione il raggiungimento della pienezza di Cristo 2.1. La conversione iniziale La conversione da peccato a carità ha inizio nell’atto di fede del peccatore che si apre all’iniziativa della grazia: momento sacramentale del battesimo che toglie il peccato originale ma lascia la concupiscenza (non è vero peccato ma ha origine da esso). Quindi il tratto iniziale è liberazione dal dominio di essa abbandonando comportamenti contrari alla carità cristiana con lo strumento della grazia della riconciliazione accompagnato dalle “opere di penitenza” di preghiera, digiuno e elemosina. 2.2. La conversione progressiva La conversione suscitata dalla grazia e assecondata dalla libertà apre al seguente progresso per cui nessuna azione umana deve essere senza amore quindi è una lotta contro il peccato veniale necessaria per una “conversione di devozione” raccomandata dalla Chiesa. La tentazione (“occasione di peccato”: occasione prossima o remota evitabile con una necessaria o volontaria di peccato) essendo azione sulla libertà richiede di re-agire a diavolo, mondo o concupiscenza (tentazione interiore) di carne/occhi/superbia di vita con sacramenti accompagnati da preghiera, digiuno e elemosina: tutte traggono origine da quello originale come deformazione della coscienza (Comandamenti non negativi). Quindi, la strategia migliore per non cadere in tentazione è vigilare sulla propria immaginazione senza perdere contatto con la realtà pena il cadere nella menzogna. In conclusione, la morale non può limitarsi alla censura di immagini e immaginazione ma deve indurre all’immaginazione del bello dunque la morale ha bisogno dell’arte. 2.3. La conversione perfetta Fin dal suo sorgere la conversione è orientata a Dio (conversione “a Dio” è meglio che senza questa specifica) e trova compimento nell’imitazione/sequela di Cristo possibile solo per opera dello Spirito Santo che con la sua azione creativa accoglie ogni atto nella fede: nel livello più maturo, quindi conversione come fede nella grazia dello Spirito santo. 3. Il discernimento morale La teologia morale cerca di dare un indirizzo da seguire, cioè di istruire la libertà, formando e sviluppando in ciascuno la coscienza che risente dei limiti umani e quindi indurrà l’uomo ad agire in modo diverso secondo le circostanze. Lo Spirito santo serve ad istruire l’uomo perché sappia in ogni occasione fare la scelta giusta, pure nella sua libertà: è dunque il propulsore del rapporto tra uomo e Dio e si manifesta in luoghi e modi diversi. In particolare, oltre a manifestarsi nella lettura delle Scritture, si rivela nei Sacramenti: ciascuno di essi serve alla formazione della coscienza: Papa e Vescovo sono preposti all’insegnamento della dottrina, cioè ad aiutare la comunità cristiana a comprendere il dono dello Spirito santo. Ma la storia della libertà conosce l’alternativa peccato/conversione come processo dinamico quindi se la vita morale è marcia verso una delle radicali alternative nè una nè l’altra sono fissate a priori perché l’uomo non è dal punto di vista morale definitivamente santo o diavolo ma solo prossimo a uno o l’altro. Per tal motivo la storia della libertà umana è da intendere riferita a un conflitto sofferto e riconciliato. 3.1. Le situazioni conflittuali Il conflitto di coscienza della libertà umana non riguarda scelta bene/male ma i singoli beni, modalità storica con cui l’uomo decide rispetto al Bene divino anche se possono variare i valori di riferimento e quindi nascere un conflitto dovuto al fatto che non si realizza il bene assoluto ma quello possibile nel qui e ora soprattutto se i valori sono omogenei (stesso piano nella gerarchia di 11 valori), entrambi urgenti e la scelta dell’uno comporta inevitabilmente la violazione degli altri. Ma la libertà storica non è escatologica poiché patisce per sua struttura ancora il conflitto bene (da fare)/male (di cui farsi carico), cuore stesso della questione morale, non godendo dell’avvento definitivo del Regno dei cieli. Dunque la scienza morale è insegnamento a assumersi responsabilità e la morale è itinerario con cui l’uomo si fa carico del male che per natura compie: così la nostra coscienza è tesa tra male di cui si libera e bene da compiere ma si deve arrendere alla grazia di Cristo per non cadere nella tentazione dell’arbitrio. 3.2. La formazione della coscienza La teologia morale deve “formare moralmente la coscienza” e rende intellegibile l’agire umano: si premura di istruire la libertà in modo che conosca l’alternativa in cui è impegnata e scelga bene da fare/male evitabile. 3.2.1. Anamnesi Attualmente la coscienza morale è in crisi (“Dio è morto, l’uomo è morto e io non mi sento molto bene”: W. Allen) asservita a emozioni pure virtuali (sesso, droga …) come esito di due rivoluzioni della civiltà occidentale: ● implosione della coscienza: fino al Medioevo coscienza come sorta di antenna parabolica verso il cielo che riceve e trasmette onde dal satellite a cui si associa un decoder che traduce il segnale in immagini. Così la coscienza è ricettacolo terreno delle leggi divine da applicare alla vita concreta: oggi tale modo di vedere è criticato poiché la coscienza smette di ascoltare l’improbabile voce di Dio per sentire le profondità dell’Io quindi ai fini della coscienza Dio è morto; ● esplosione della coscienza: se interrogassimo l’uomo chiedendo “dove sei?” non ci sarebbe risposta univoca ma ognuno rivela solo un aspetto che parla di loro senza dire la verità con un conflitto delle interpretazione quindi dopo Dio pure l’uomo è morto e la coscienza morale esplode in frammenti di singole coscienze che risultano mutevoli a seconda di situazione/momento (sfera pubblica/privata: valvola di evasione da contesto lavorativo che richiede costante e rapida crescita), facendo nascere la figura dello “specialista di settore. Ciò avviene pure per il cristiano che entra in un ruolo per assicurarsi l’appartenenza alla Chiesa ma gestisce in privato le scelte personali (anche se meno pratica religiosa, molti scelgono ancora di ricevere sacramenti o hanno crisi religiose). 3.2.2. Cure palliative Anche se frammentata, la coscienza umana contemporanea ragiona su cosa sia bene/male senza possibilità di astenersi dal giudizio (è lecito ciò che è tecnicamente possibile) ma si disperde presto, come si vede da fenomeni tipo clonazione o violenze senza limiti. Rimedi possibili sono trattenere la coscienza vincolandola alla Legge oggettiva (formazione imposta: coscienza come meccanismo automatico che deduce i comportamenti concreti di ogni circostanza col pericolo di idealismo visto che quanto più conta è essere all’altezza di legge/ideali con conseguente frustrazione se non si riesce), scommettere sulla sufficiente capacità della coscienza di autovincolarsi (formazione spontanea: giudizio di coscienza diviene opinione personale poiché ognuno decide da sè bene/male col rischio di cadere in relativismo - tutto è opinabile - e arbitrarietà - si è arbitri della scelta a priori da ogni riscontro oggettivo -) e suggerirle di ritardare/affrettare tempo delle scelte (formazione affrettata/rimandata: tempo come tiranno col rischio di non decidere mai o cambiare sempre scelta vivendo tra pigro fatalismo e inquieto sperimentalismo): legge, coscienza e tempo sono le coordinate del discernimento morale ma c’è il rischio di assumerne una a scapito delle altre finendo per farla divenire semplice cura palliativa al problema. 3.2.3. Terapia La relazione uomo/Dio è tessuta dallo Spirito Santo che Gesù ha “soffiato” dalla Croce sull’umanità (“Io sono la vite, voi i tralci”: Spirito come linfa che permette di far frutto) dando la possibilità alla coscienza morale, creandola come disponibilità dell’uomo verso lo Spirito (“lasciarsi fare da Dio”), di riconoscere bene/male (discernimento morale) - amore/egoismo. Molti sono i luoghi ove la coscienza morale e lo Spirito prendono forma: - Sacra Scrittura: misura del discernimento non la legge ma l’amore (“Ama e fa ciò che vuoi”, S.Agostino) con cui timore di sbagliare/scelta giusta divengono questioni meno assillanti (come nella parabola del Padre misericordioso che accoglie tutti i suoi figli senza essere padre-padrone per partecipare tutti alle sue sostanze); - sacramenti: tutti provvedono a formare la coscienza ma è nella riconciliazione che è più facile percepire l’azione dello Spirito grazie alla sua ampia personalizzazione (si impara a vivere meglio e conoscersi di più) e all’imparare il linguaggio con cui si esprime la coscienza, cioè pensieri, parole, opere e omissioni; - comunità cristiana: formare la coscienza personale in un contesto relazionale saldo (impegno reciproco e legame imprescindibile tra coscienze: preoccuparsi del prossimo per trarne/donarne beneficio). Ivi è essenziale la relazione con Magistero gerarchico di Papa e vescovi che ha il carisma dell’insegnamento per opera dello Spirito Santo anche se oggi c’è crisi (dettami diversi) nel rapporto libertà/autorità pure a questi livelli anche se Magistero e coscienza personale non sono alternative ma il primo è servizio alle seconde per aiutarle nel discernimento morale senza tentare di eliminare il rapporto del singolo con Dio. 12