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Il cristiano nel mondo. Invito alla teologia morale - Fumagalli, Dispense di Teologia

riassunto esaustivo, creato per il ripasso per esame de libro.

Tipologia: Dispense

2016/2017

In vendita dal 30/01/2017

Bereniz
Bereniz 🇮🇹

4.5

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Scarica Il cristiano nel mondo. Invito alla teologia morale - Fumagalli e più Dispense in PDF di Teologia solo su Docsity! IL CRISTIANO NEL MONDO Invito alla teologia morale Introduzione, "maestro, che cosa devo fare di buono...?" (Mt 19,16): Nella prima enciclica della storia interamente dedicata a question fondamentali dell'insegnamento morale della Chiesa, la "veritas splendor", Giovanni Paolo II proponeva il dialogo di Gesù con il giovane ricco come utile traccia per riascoltare il messaggio morale cristiano. Tale dialogo fornisce la chiave di lettura e le note essenziali della morale cristiana. "Ed ecco, un tale gli si avvicinò e gli disse: 1. Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna? 2. Gli rispose: perché mi interroghi su ciò che è buono? Buono è uno solo. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti. Gli chiese: quali?. Gesù rispose: non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non testimonierai il falso, onora il padre e la madre e amerai il prossimo come te stesso. Il giovane gli disse: tutte queste cose le ho osservate; che altro mi manca? 3. Gli disse Gesù: se vuoi essere perfetto, và, e vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo. E vieni, seguimi! Udita questa parola, il giovane se ne and, triste. Possedeva infatti molte ricchezze." La storia è imperniata su 3 fondamentali concetti: vita eterna, comandamenti, sequela di Gesù. Seguendo questi 3 concetti potremmo apprezzare l'articolazione fondamentale della morale cristiana. La morale cristiana lunghi dall'essere un interpersonale codice di leggi, è dia-logo, ossia discorso che scorre tra due interlocutori. Commento: L'anonimato del "tale" universalizza la sua identità, rappresenta ogni uomo che si interroga sul bene e sulla felicità. La domanda non riguarda solo il fine della felicità, ma anche i mezzi per raggiungerla: "che cosa devo fare di buono". Il giovane sa già che per essere felice dovrà obbligatoriamente fare il bene. Fare il bene e non il male è una legge naturale intrinseca cioè alla natura umana. La risposta di Gesù gli fornisce le indicazioni essenziali per orientarsi nel cammino verso la felicità. Il buono "uno solo" cui si riferisce non è altri che Dio. Interrogarsi sul bene da fare è già mettersi sulle tracce di Dio. La vita buona è la condizione affinché l'uomo gode della vita stessa di Dio. Indicando l'intreccio che stringe insieme l'agire buono e il bene divino, Gesù svela al giovane che la vita pienamente felice è niente meno che una vita divina. Gesù invita il giovane a osservare i comandamenti della seconda tavola del decalogo. I comandamenti del decalogo si distinguono tra quelli contenuti nella prima tavola, riguardanti la relazione con Dio, e quelli contenuti nella seconda tavola, riguardanti il prossimo. Tutti i comandamenti si riassumono nella amare il prossimo. I comandamenti rappresentano una sorta di bordo della pista sul quale il cammino dell'amore può avanzare senza smarrirsi. Questi sono una condizione necessaria ma non sufficiente per essere felici. Cosa manca? La sequela di Gesù: "Vieni, seguimi!", imitazione dell'amore di Gesù. La strada della perfezione morale consiste nella compassione del prossimo, scegliendo di preferenza i poveri: vendere le ricchezze. Vendere ciò che si possiede dandolo ai poveri è la condizione per eliminare quei lacci che trattengono l'uomo ai suoi fragili beni e fare del legame con Gesù il bene della propria vita. Nella enciclica si dice che Gesù diventa lui stesso legge vivente e personale. Il divenire legge vivente e personale consente di riformulare i comandamenti morali raccogliendoli nell'unico comandamento di imitare il suo amore. Nella rinuncia del giovane alla sequela di Gesù si potrebbe riconoscere un sintomo dell'attuale condizione giovanile spesso irretita nel godimento immediato, e comunque incerta e rinunciataria in tema di scelte radicali e definitive di vita. 1 Parte prima: fede cristiana e agire morale Capitolo I: i legami della libertà La morale cristiana su racchiude nel legame che intercorre tra cristo e gli uomini. Facendo una allegoria "io sono la vita, voi i tralci", così come dall'innesto della vite dipendono vitalità e fruttuosità dei tralci. Morale è ciò che caratterizza l'agire umano, e come tale anche ciò che si propone come riferimento per l'agire umano. La libertà, come un miraggio, tanto affascinante quanto irraggiungibile, sembra sfuggire ad ogni presa. La libertà non coincide con il non aver niente da fare, ma sembra coincidere piuttosto il poter fare ciò che si vuole. Ma che cosa si vuole? Ciò che si vuole non corrisponde mai a ciò che si ottiene, esiste una insaziabile tensione. Il volere non concede tregua. La libertà è sempre costretta a volere, a scegliere. La libertà è azione. L'uomo non può disfarsene. La libertà è vincolata da: 1. corpo: il fisico umano consente solo determinati movimenti, non tutti quelli che la libertà potrebbe volere. Il legame col corpo si esprime anche nelle emozioni, che possono arrivare a paralizzarci, come agli esami. La libertà è condizionata anche dalle abitudini che non le consentono di cambiare le proprie scelte con fermezza e rapidità, es. caffè sigarette. C'è poi un limite biologico del corpo, nascita crescita e morte sono realtà indisponibili. 2. mondo: facendo un paragone Marino, l'uomo sulla terra è paragonabile al pesce nell'acqua: ciò che gli sta intorno è parte integrante della sua vita. Non è possibile vivere senza stare al mondo. 3. gli altri: sono gli altri che consentono all'uomo di venire al mondo, e ci consentono di stare al mondo, es. neonato. L'essere umano è essere-con-gli-altri. Gli altri, per quanto ci consentano di vivere, sono comunque dei limiti alla libertà personale. Gli altri possono favorire od ostacolare la mia libertà, ma sempre, in un modo o nell'altro, la legano. Per quanto legata, la libertà non è totalmente schiava: c'è uno spazio che non le può essere tolto. Essa conserva sempre un margine di indipendenza sufficiente perché si accenda in essa il sogno della indipendenza totale. Trasgressione e dominio sono il motto dell'io che vuole fare di se stesso il proprio Dio. Questi due esplodono oggi, amplificati dai Mass media, in modo talvolta drammatico. Corpo mondo e gli altri sono gli inevitabili legami con cui la libertà gioca la sua partita. La partita tuttavia è imposta, non si può scegliere. Ma chi o che cosa l'ha imposta? Torniamo al problema dell'origine della libertà. L'uomo ha dei limiti, dei confini alla libertà come abbiamo detto. Ma è proprio quarta consepovolezza del confine che lo interroga su cosa ci sia oltre. L'uomo non scorge ciò che eventualmente sta oltre, e tuttavia riconoscendo l'esistenza di un confine, solleva la questione dell'oltre. Questo oltre è Dio. Capitolo II: la legge della libertà La fede cristiana riconosce la pienezza della manifestazione divina in Gesù Cristo. E poiché Cristo ha compiuto la manifestazione divina specialmente con la sua morte e resurrezione, l'interpretazione cristiana della sacra scrittura troverà in tali eventi la sua chiave di volta. Nella Pasqua di Cristo e giunge a perdonare oltre che i suoi discepoli, anche i suoi avversari. Gesù dimostra che Dio offre il perdono ai peccatori ancora prima che abbiano deciso di convertirsi. Il perdono di Gesù dalla croce raggiunge l'umanità in ogni tempo ed in ogni spazio, grazie allo spirito santo da lui donato alla chiesa. Raggiunta dagli effetti della Pasqua di Cristo, la libertà degli uomini può irrigidirsi in un rifiuto. Davanti alla croce però la libertà umana viene sollecitata dallo spirito Santo ad arrendersi all'azione salvifica di Dio padre. La donazione della propria vita a favore degli altri, il suo senso, è anticipato 2 Presupposto di un atto moralmente buono è la bontà di tutte e tre le sue fonti. Gli atti intrinsecamente cattivi - bestemmia, spergiuro, omicidio, adulterio - sono atti che indipendentemente dalle circostanze e dalle intenzioni, sono sempre gravemente illeciti a motivi del loro oggetto. La più recente teologia morale ha recuperato l'importanza del soggetto agente, il quale decide anzitutto su di sè, se stare pro o contro Dio. Tale scelta viene denominate opzione fondamentale, e si intreccia costantemente con le scelte particolari. Coscienza morale: dal latino cum - scientia. Consapevolezza di essere in relazione con qualcosa o con qualcuno e che risponde alle relazioni che inevitabilmente intrattiene. La coscienza morale è un fenomeno relazionale, derivante cioè dalla relazione che la libertà umana intrattiene con lo Spirito divino, la voce sinfonica che attesta e giudica le azioni. Virtù: acquisibile dall'uomo mediante il continuo e costante esercizio di una azione buona, ma ciò è possibile solo per dono di Dio. L'uomo ha la virtù perché dio gliela infonde. Virtù teologali: 1. fede: affidamento all'amore di dio 2. speranza: movimento nell'amore di dio 3. carità: attrazione dell'amore di dio Capitolo IV: le scelte della libertà Libertà di scegliere il male e quindi il peccato, o libertà di scegliere il bene, quindi la conversione. Peccato: =disamore, distrazione dall'amore di cristo e distrazione su forme parziali di pseudo amore. Commettere peccato significa omettere di amare integralmente. Peccato mortale: interruzione stabile della relazione con Dio e il prossimo. Peccato veniale: preistoria del peccato mortale Condizioni del peccato mortale: 1) piena avvertenza 2) deliberato consenso 3) materia grave quale definita dal decalogo. Conversione: Ci sono tre livelli di conversione: 1. Conversione iniziale: atto di fede mediante il quale il peccatore si apre all'iniziativa della grazia. Battesimo. 2. Conversione progressiva: impegno a far sì che nessuna azione dell'uomo sia senza amore. Lotta contro il peccato veniale. 3. Conversione perfetta: conversione a dio. La teologia morale si premura di istruire la libertà in modo tale che essa non conosca solo l'alternativa, ma anche scelga il bene da fare e rinunci al male evitabile. La coscienza morale prende forma per opera dello spirito santo il quale abilita l'uomo a distinguere e scegliere il bene da fare e ad evitare il male. Luoghi in cui lo spirito santo può essere percepito: Sacra scrittura, sacramenti e comunità cristiana. 5 Parte seconda: natura e tecnica Capitolo I: bioetica, una nuova scienza? Ha origine nella seconda metà del XX secolo, dopo la seconda guerra mondiale. Processo e codice di Norimberga 1946-1947, c.d. Processo dei medici: Il Tribunale per i crimini di guerra perpetrati dal Reich giudica 23 tra medici, chirurghi e scienziati accusati di essere coinvolti in piani implicanti esperimenti medici senza il consenso dei pazienti coinvolti. Il mondo scientifico si rende conto che quelle pratiche sono espressione delle idee condivise e delle procedura normalmente utilizzate. Emerge la necessità di inserire alcune indicazioni deontologiche che regolamentino la sperimentazione medica. Su questa scia nacque il codice di Norimberga, Che in 10 punti afferma la legittimità di sperimentazioni solo se socialmente utili e rispettose di indicazioni etiche e legali, è il primo di una lunga serie di regolamenti deontologici. Lo sforzo di formulazioni deontologiche porta alla riscoperta della tradizionale etica medica quale fonte di ispirazione. Essa raccoglie le esigenze etiche e professionali che il medico deve rispettare nella sua attività. Espressione classica è il giuramento di Ippocrate, caratterizzato dalla ricerca del bene del paziente accessibile al medico in nome di un'autorita quasi sacrale della natura. Sorgono su questa scia i concetti di diritto dell'uomo e di crimine contro l'umanità. Concilio Vaticano II: si trovano qui i tratti che caratterizzano il contributo della teologia alla bioetica, ossia l'attenzione all'elemento del fatto morale nell'assunzione di un paradigma personalista e la sottolineatura del carattere propriamente teologico del discorso morale. La contemporanea pratica medico scientifica ha aperto una crisi dell'esperienza del vivere umano tra i due termini che lo caratterizzano: natura e tecnica. Bisogna evitare forme di riduzionismo dei due termini. La natura diviene l'insieme dei significati storicamente e culturalmente interpretati, accessibili al soggetto. Es. carezza non solo fisiologia del movimento muscolare. Natura e tecnica sono aspetti, in tensione feconda, della medesima dinamica: la vita. La natura indica allora il carattere antecedente che l'uomo sperimenta nel suo vivere. L'uomo è chiamato ad agire, ad interpretare con il suo agire, quella natura che lo precede. La tecnica è una delle modalità dell'agire dell'uomo in risposta all'appello dato. La bioetica si definisce come attività speculativa chiamata a rendere ragione dell'agire morale dell'uomo. Si tratta quindi di spiegare il movimento morale della persona e di custodirlo nel suo reale e non arbitrario orientamento al bene. La bioetica sorge in risposta alla mutata esperienza del rapporto tra natura e tecnica all'interno dell'agire. In definitiva la bioetica si definisce come la scienza morale del rapporto tra natura e tecnica. Capitolo II: un nuovo modo di generare? Nel '78 nasce Luise Brown, la prima bambina ed essere generata in provetta. Si passa dal generare un bambino al "farlo". Tecniche di procreazione medicalmente assistita: - a seconda del luogo fisico in cui avviene l'unione dei gameti, si distingue tra fecondazione intra corporea (es. inseminazione artificiale) e fecondazione in vitro. - A seconda dei genitori, si distingue tra PMA omologa, quando i gameti appartengono a coloro che svolgeranno il ruolo di genitori sociali, e PMA eterologa, quando i gameti provengono da donatori esterni alla coppia. Il processo di generazione non può essere ridotto alla fecondazione, ma coinvolge la globalità della corporeità dell'uomo e della donna e influisce profondamente sui livelli psichici e culturali in cui si gioca l'identità soggettiva. 6 Mettere al mondo una nuova creatura non è solo generare un figlio, ma anche generazione di un padre e di una madre. Emerge qui l'intreccio tra desiderio e biosgno. L'atto generativo costituisce una responsabilità sociale. Un figlio è generato inoltre al servizio del mondo, perché possa garantire un futuro e un progresso attraverso la propria singolare individualità. Bisogna guardarsi dal rischio di una privatizzazione del figlio. Il fine che guida l'accesso alle tecniche di PMA è il desiderio di un figlio insieme al superamento di una condizione di sterilità. Sembra necessario accompagnare la coppia in un serio discernimento attorno alla qualità di ciò che muove la loro richiesta. Procreazione responsabile: indica la necessità di uscire dalla spontaneità del sentire, dalla necessità del bisogno o dalla fatalità del caso. Criteri di verifica per il ricorso ad una tecnica di PMA: reale situazione di sterilità, consapevolezza delle modalità di procedura delle varie tecniche (invasivita, percentuali di riuscita ecc.), presenza di un vissuto di coppia che di fatto realizzi una reale disposizione di apertura alla vita. Non basta un fine legittimo -un figlio- per giustificare i mezzi per il suo conseguimento. Serve un' ulteriore valutazione morale e occorrono dei criteri per svolgerla, ossia: 1. rispetto per l'embrione: a riguardo ci sono 3 diverse categorie di posizioni: - Personalizzazione immediata: il feto è portatore di diritti dal momento in cui avviene l'incontro dei gameti - Tutela al l'embrione a partire dal suo annidamento in utero intorno al 14º giorno dalla fecondazione. - Tutela differita: sviluppo delle strutture fetali tipiche dell'uomo, o comparsa autocoscienza dopo la nascita Tecniche non rispettose della dignità dell'embrione sono ad esempio tutte le procedure di soppressione e selezione embrionale o di sperimentazioni su di essi e la crioconservazione. 2. Rispetto della dignità della procreazione umana: esclude le tecniche eterologhe e le pratiche di maternità surrogata 3. Consapevolezza ed esercizio di tale responsabilità nei confronti della famiglia umana. L'insegnamento morale della chiesa è intervenuto in diverse occasioni su questo tema. In particolare due documenti della congregazione della dottrina della fede appaiono rilevanti: 1. La dichiarazione sul rispetto della vita umana nascente e la dignità della procreazione del 1987. 2. Istruzione dignitas personae su alcune questioni di bioetica del 2008. L'intenzione è quella di offrire delle risposte specifiche. Capitolo III: un nuovo modo di curare? Per la prima volta l'uomo può leggere il codice genetico, il DNA, che regola tutto il processo organico del suo vivere attraverso una lunga sequenza di sole quattro lettere. questo passaggio epocale rappresenta un punto di svolta in quella che è stata definita la terza rivoluzione: la rivoluzione genomica. Il rischio è la diffusione culturale di una visione essenzialista che, nell'espressione di una accoglienza entusiasta o di un rifiuto assoluto, riconosca nella informazione genetica l'identità dell'uomo e della natura. Il progresso genetico, non introduce una nuova medicina, ma è occasione per una pratica ed una riflessione che riscoprano alcuni caratteri propri dell'agire umano. L'espressione di un consenso libero e consapevole da parte della paziente che accetti di sottoporsi a cure sperimentali è certo necessario al retto agire del medico, ma non basta. Criterio fondamentale dovrà essere l'orientamento autentico del progresso scientifico al bene comune riconosciuto alla luce della carità. I Test genetici prenatali posseggono un certo grado di invasività con il rischio di danni al feto fino alla possibilità di aborto, es. amniocentesi. Ad una diagnosi di malattia inoltre può far seguito una 7 Capitolo II: il sacramento dell'amore La chiesa si presenta con una realtà che ha una sua visibilità: il rito. Il linguaggio comune traduce questa consapevolezza con una espressione semplice: ci si sposa in chiesa. In questo luogo la comunità cristiana propone alle coppie di compiere un rito particolare, con alcune dinamiche peculiari, parole e gesti, nella convinzione che le modalità in cui si celebra veicolano e consentono l'accesso ai significati e alle realtà che sono invocati. Il dono della grazia sacramentale per sua natura non si dà a prescindere dalla sua celebrazione in un rito. Con l'inizio dell'avvento del 2004 è stato introdotto l'uso nella Chiesa italiana della seconda edizione del rito del matrimonio. Tra le principali motivazioni che hanno reso necessario l'adattamento si segnala una nuova situazione pastorale che rende necessario tenere presente il caso di coppie che pur non avendo maturato un chiaro orientamento cristiano e non vivendo una piena appartenenza alla Chiesa chiedono di celebrare cristianamente il matrimonio, in quanto non rifiutano esplicitamente la fede. Risultati: Varietà e ricchezza di testi eucologici al fine di adattarsi alla diversità di situazioni; introduzione di nuove sequenze rituali; arricchimento del Lezionario. La Scrittura ci presenta il fare di Dio nell'opera creatrice come un separare, es. la luce è definita differenziandosi dalle tenebre. Nell stessa Bibbia si dice che tutte le cose sono a due a due, una di fronte all'altra, egli non ha fatto nulla di incompleto. La dinamica creativa a coppie pare venir meno in occasione della creazione, viene infatti prima annunciata la creazione dell'uomo, e solo alla fine del versetto si introduce la menzione di maschio e femmina, "li creò". Nei primi capitoli della genesi l'uomo viene indicato come adam, da intendersi nel significato di persona umana, quindi come riferito alla coppia di maschio e femmina. Oggi più che mai la grande nemica che la nostra cultura tenta di fuggire è la solitudine. L'uomo sperimenta la tragica solitudine del suo vivere senza reale possibilità di riconoscersi e comprendersi. Ciò finché Dio stesso non si fa carico di offrire all'uomo una compagna che nella similitudine dell'essere carne della tua carne, gli manifesta la sua concreta somiglianza con Dio. Questa ricerca del simile che sta di fronte nasce da un insopprimibile desiderio, definibile con la parola eros: grazie ad esso l'uomo è portato ad abbandonare la presunzione di essere autosufficiente, del tutto completo, cioè capace da solo di realizzare la propria vocazione di creatura in relazione al suo creatore ed alle altre creature. La specificazione sessuale della persona umana inscrive radicalmente nell'essere umano l'alterità e nello stesso tempo il desiderio della piena comunione. La relazione interpersonale è la dimensione più profonda del mistero di Dio. La sessualità umana deve conformarsi a questo modello: essa va cioè vissuta nel segno di una totale reciprocità interpersonale ispirata ad un atteggiamento di assoluta gratuità. Il matrimonio è il sacramento primordiale, sorge con le origini stesse della creazione, è prototipo, è un sono dell'amore coniugale di Cristo che suscita e richiede l'adesione integrale della sua Chiesa. Annunciare fin dalle prime righe della rivelazione scritta l'amore tra uomo e donna significa dichiarare subito che la storia che seguirà ovvero l'intera opera della salvezza, sarà descrivibile nei termini di un'alleanza nuziale: Dio si disporrà verso il suo popolo con la stessa intensità di uno sposo appassionato, fedele, disposto al perdono, capace di pagare di persona per il bene dell'amata. Il matrimonio può essere definito sacramento delle origini, ovvero segno visibile ed efficace che lunga la storia ripresenta il senso con cui è stato attuato il piano della salvezza, ovvero l'alleanza d'amore tra il Dio trinità e le sue creature. Dire "sì lo voglio", significa lasciare che si compia l'opera di dio in questo segno sacro del nostro impegno reciproco. 10 Nella sua pienezza, il matrimonio sacramento è una manifestazione culturale, è simbolo reale. Manifesta l'auto partecipazione di Dio all'uomo attraverso la grazia. Manifesta l'essenza della Chiesa la quale è in Cristo il sacramento fondamentale. Capitolo III: le caratteristiche dell'amore Per sapere cosa è amore dobbiamo guardare a come Cristo amò la Chiesa. 4 tratti essenziali: 1. L'amore di Cristo è totale: Cristo ha amato con tutto se stesso. 2. L'amore di Cristo è fedele: anche quando i suoi lo hanno tradito vendendolo come Giuda rinnegando come Pietro o fuggendo Cristo ha vissuto fedelmente l'amore senza mai ritirarlo. 3. L'amore di Cristo è indissolubile: Cristo ha amato i suoi sino alla fine della sua vita terrena e addirittura assicurando la sua presenza oltre la morte. 4. L'amore di Cristo è fecondo: Cristo ha dato la sua intera vita affinché i suoi avessero la vita e l'avessero in abbondanza. Totale: " io accolgo te come mio sposo". La caratteristica della totalità può essere descritta in modo vitale con l'espressione sintetica di genesi: l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne, "uno caro". L'uno caro a cui si aspira l'amore può essere descritta in diverse gradazioni: 1. Unione dei corpi 2. Unione degli animi 3. Unione delle persone 4. Unione nel generare la vita 5. Unione nella vocazione 6. Unione nel futuro 7. Unione nell'eternità. Fedeltà: "è prometto di esserti fedele". La fedeltà va ben oltre il non avere un'altra relazione di tipo coniugale: significa riscoperta quotidiana dei motivi della relazione, continua risurrezione del volto amato e amabile del coniuge, attraversamento dei peccati reciproci sulla barca del perdono, messa a disposizione di energie nuove una caro con la persona che si è sposata. L'altro è colui che non si avrà mai finito di scoprire avvicinare sostenere aiutare allietare, c'è in lui una sorgente di vita invisibile e misteriosa che fa sì che egli non si esaurisca in alcuno dei suoi profili. Amore indissolubile: "sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia". La totalità del dono reciproco si raggiunge solo nel tempo. Implica tutta la vita di cui si dispone, richiede l'indissolubilità della storia personale dei due. Il vincolo non è scioglibile. Amore fecondo: prima del consenso ahli sposi viene domandato se sono disposti "ad accogliere con amore i figli che dio vorrà". Il figlio realizza in modo insuperabile e permanente ciò che i due amanti, in modo parziale e temporanea, divengono nell'unione dei corpi: una sola carne. La vita che nasce non è solo la conseguenza biologica dell'amore: è anzitutto il modo in cui l'amore si manifesta e vive. L'amore coniugale è il luogo per eccellenza del concepimento, della nascita e della crescita della vita umana. Il figlio è l'amore dei coniugi che prende vita. 11 Capitolo IV: i sentieri dell'amore La morale cristiana non deve essere confusa con il moralismo o il legalismo, ma va vista come unimpegno della propria libertà e della propria coscienza a ricercare il bene e a dargli attuazione, nel riconoscimento della verità di se stessi. L'esortazione apostolica Familiaris consortio identifica tre fasi della preparazione al matrimonio: una preparazione remota, una prossima ed una immediata, in un processo graduale e continuo che va dall'infanzia alla vigilia delle nozze, coinvolgendo i genitori, gli operatori pastorali, i pastori della comunità, gli stessi giovani. Quando due credenti si aprono all'amore, il compito di prendersi cura reciprocamente l'uno dell'altra diventa un dovere morale della coppia, nuovo soggetto dell'agire. Il fidanzamento si presenta come un tempo di grazia che, se anche non può dirsi sacramentale, trae forza dal battesimo e dalla stessa vocazione coniugale che attende di essere concretizzata. È un tempo di formazione caratterizzato da una propria spiritualità. Unirsi al matrimonio sacramentale significa coinvolgere Dio nella propria vita, volere che l'amore che lui ha vissuto diventi lo stile della propria vita di coppia. Amandosi l'un l'altro, gli sposi amano di Dio. Le varie regole dell'etica matrimoniale sono i sentieri lungo i quali l'amore sessuale diviene comunione integrale. La comunione amorosa integrale giungendo fino alla intimità sessuale, assegna alla relazione amorosa il carattere di esclusività. Volere appartenere totalmente all'altro comporta il non essere di altri. La totalità del dono reciproco si raggiunge inoltre solo nel tempo. Situazioni difficili sono definite il divorzio la separazione. Situazioni irregolari sono invece i divorziati risposati e gli sposati solo civilmente, nonché i conviventi. Per indicare che coloro che si trovano in una situazione matrimoniale irregolare non sono in piena comunione con il corpo echle sale, la Chiesa ritiene di non poterli ammettere alla riconciliazione sacramentale e alla comunione eucaristica. Ribadita l'appartenenza ecclesiale anche di quei fedeli che vivono in situazioni matrimoniali irregolari, alla chiesa non resta che verificare, rinnovare, rinvigorire le forme della vicinanza materna a questi figli che attraversano spesso territori di sofferenza, smarrimento, confusione affettiva e relazionale. 12 Il progetto etico politico derivante dalla dottrina sociale della Chiesa prospetta un orientamento per la libertà inclusa in ogni azione politica. I tre cardini della prospettiva etica sono i principi, i valori e le virtù. I principi permanenti della dottrina sociale della Chiesa costituiscono i veri e propri cardini dell'insegnamento sociale cattolico. I principi sono: 1. principio personalista: indica il centro e il senso ultimo della vita sociale. La persona è soggetto, fondamento e fine della vita sociale. Esso tutela la dignità dell'uomo, i diritti umani e la partecipazione del cittadino alla vita sociale. 2. Principio del bene comune: determina il fine al quale deve mirare l'intera azione politica. 3. Principio della sussidiarietà e della partecipazione: 4. Principio della solidarietà: tendere alla condivisione ed alla redistribuzione corretta dei beni ed oneri, alla pace sociale, al riconoscimento pratico delle pari dignità e della uguaglianza di tutti di fronte alla legge. Nell'insegnamento sociale della Chiesa l'opzione preferenziale è per la democrazia. Le origini di tale orientamento sono rinvenibili nell'enciclica libertas di Leone XVIII. Capitolo IV: un diritto per la vera giustizia Legge e giustizia nell'antico testamento: la legge è espressione dell'alleanza tra Dio e il suo popolo, guida di un cammino di fede che insegna all'uomo a custodire le due relazioni fondamentali con Dio e il fratello. In negativo il significato è quella di delimitare il male, favorendo la corretta percezione del bene ed educare la volontà dell'uomo a proseguire oltre i beni che immediatamente si presentano come tali al suo giudizio, in vista del bene autentico. L'autentica giustizia, annunciata nella scrittura come prerogativa esclusiva del Dio di Gesù Cristo, non può attestarsi alla semplice livello dell'osservanza di procedure o delle tradizioni. Essa impone piuttosto di mettersi in gioco, anche radicalmente, nei confronti della verità. Nell'epoca romana il diritto è portatore di giustizia, il suo fondamento è considerato essere la natura dell'uomo, ragione per cui i principi generali del diritto sono applicabile a chiunque, in ogni situazione. Nel medioevo si verifica la massima vicinanza tra diritto e giustizia. La giustizia considerata virtù contempla tre forme: generale o legale, distributiva, commutativa. Il diritto costituisce il contenuto obiettivo della giustizia, esprime l'esigenza di quanto la giustizia già pratica. La correzione della giustizia è realizzata tramite l'equità, e la dimenticanza di questa comporta una giustizia senza pietà, una rigida applicazione della legge. Il perfezionamento della giustizia è opera della carità. Nell'epoca moderna diritto è ciò che è comandato dal sovrano. Accanto alla legge naturale si afferma la legge positiva. La giustizia ne esce attenuata: è giusto infatti solo il comportamento conforme alle leggi dello Stato. Oggi sono presenti alcune forme nuove di giustizia sociale. Emerge la teoria della giustizia come equità prospettata da Rawls, dove si esige il crearsi di una parità di condizioni per tutti quale premessa necessaria al costituirsi di una nuova società, più giusta che equa. Il diritto è un linguaggio a servizio della giustizia e della verità quindi del bene di ciascuno e di tutti. Il compito del legislatore si colloca nella linea della buona interpretazione dell'etica vigente. Il compito del legislatore non è solo di indicare i comportamenti, ma è anche di promuovere orientare correggere il buon agire di tutti. Ciò implica un agire responsabile e responsabilizzante. Il criterio è quello della migliore bene comune realizzabile, al fine di perseguire le finalità che uno Stato si è data a livello di carta costituzionale. A livello personale è richiesta anzitutto la lealtà nel rispetto delle leggi. La regola suprema resta in ogni caso la carità, che suppone preventivamente si sia percorsa fino in fondo la via della giustizia, a sua volta eventualmente da migliorarsi ricorrendo all'equità. 15 Solo mediante una educazione diffusa, appropriata, ad ogni livello, è possibile rifuggire dagli opposti atteggiamenti dell'eccesso di legislazione o, all'opposto, dell'illegalità. A tale riguardo risulta valida la nota pastorale della conferenza episcopale italiana, "educare alla legalità". Il rispetto della legalità non è un semplice atto formale, ma un gesto personale che trova nell'ordine morale la sua anima e la sua giustificazione. L'obiezione di coscienza si radica nella coerente fedeltà alla stessa fondazione morale della legge civile. L'obiezione di coscienza infatti di fronte ad una legge dello Stato attesta il valore prioritario della persona e della sua giusta libertà, afferma la necessità che ogni norma civile sia coerente con il valore morale e richiama a tutti, in primo luogo ad ogni cristiano, che bisogna ubbidire a dio piuttosto che agli uomini. Viene riconosciuta così la possibilità di sottrarsi ad alcuni dettati della legge qualora la coscienza del singolo cittadino, non per semplice personale capriccio, ma per un giustificato motivo etico, ritenga di obbedire a scelte diverse. Il senso della legalità esige un lungo e costante processo educativo. Coinvolge la famiglia, la scuola, i mezzi di comunicazione sociale, le istituzioni pubbliche… Il principio ispiratore è la carità: questa contiene in sé l'esigenza della giustizia, si traduce in una appassionata difesa dei diritti di ciascuno ed è chiamata a verificare la giustizia, immettendo una impronta di gratuità e di rapporto interpersonale nelle varie relazioni tutelate dal diritto. 16