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Il cristiano nel mondo - Teologia III - Michele Pischedda, Sintesi del corso di Teologia

Riassunto completo del libro "Il cristiano nel mondo". Corso di Teologia III. Prof. Michele Pischedda. Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia.

Tipologia: Sintesi del corso

2024/2025

In vendita dal 13/09/2024

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Scarica Il cristiano nel mondo - Teologia III - Michele Pischedda e più Sintesi del corso in PDF di Teologia solo su Docsity! IL CRISTIANO NEL MONDO Introduzione alla teologia morale PARTE PRIMA: FEDE CRISTIANA E AGIRE MORALE CAPITOLO PRIMO: LA MORALE DELL’AMORE 1. INGRESSO ETIMOLOGICO L’etimologia di “teologia”, “morale” e “fondamentale”, risale alla lingua greca e latina 1.1. TEOLOGIA Deriva dal greco, da Theos (=Dio) e dal termine logos (=discorso). La teologia allude a un duplice significato: ⁃ discorso di dio (discorso fatto da dio all’uomo) ⁃ Discorso su dio (discorso fatto dall’uomo su dio) La teologia, in quanto discorso, esprime un contenuto comprensibile: logos significa anche ragione. La teologia dunque può essere definita come un discorso logico tra dio e l’uomo. 1.2. MORALE Il termine morale deriva dalla lingua latina, ed è accostato al termine etica, proveniente dalla lingua greca. Il significato comune dei due termini affonda le radici nel vocabolo greco ethos, che significa carattere o costume. La morale , dunque, è cio che caratterizza l’agire umano. 1.3. FONDAMENTALE Deriva dal latino, fundus. Rimanda a cio che costituisce la forza- base della realtà. Rimanda sia al processo mediante il quale si va alla ricerca di cio che sta all’origine e regge la realtà, sia al processo che prende il nome di “fondazione”, sia a cio che propriamente è all’origine e regge, ovvero il fondamento. 1.4. TEOLOGIA MORALE FONDAMENTALE La teologia morale fondamentale è l’intelligenza, derivante dalla fede, del fondamento e delle strutture fondamentali dell’agire umano. 2. L’ORIZZONTE PROBLEMATICO L’attuale teologia morale si colloca all’interno della cosiddetta “epoca postmoderna”, sorta a seguito della tesi di Nietzsche “Dio è morto”. 2.1. IL TRAMONTO DI DIO L’epoca moderna ha eliminato l’attesa della salvezza da parte di dio, ritenendo che l’uomo potesse raggiungerla da se, mediante la tecnica e la politica. Ora non solo è tramontato dio, ma è svanita anche l’attesa di salvezza. Gli uomini non sentono più il bisogno di essere salvati. Cercano di stare al mondo il meglio possibile. 2.2. IL CREPUSCOLO DELLA MORALE Il tramonto di dio porta al crepuscolo di ogni morale. Gli uomini si liberano dal peso dei precetti morali, invitando a trasgredisre i confini tradizionali, di andare al di la del bene e del male. Le buone e le cattive azioni all’uomo postmoderno appaiono relative. La vita è pesante solo a chi la prende troppo sul serio. Si preferisce la leggerezza dell’estetica. 2.3. L’ANSIA E LA PAURA L’uomo postmoderno senza più leggi e senza più dio deve fare i conti con la realtà. Senza riferimento e regole l’uomo possiede un miraggio che non può mai raggiungere. La libertà individuale deve fare i conti con quella degli altri. Oggigiorno siamo caratterizzati sempre più da criminalità e violenza. l’uomo postmoderno si trova stretto in una situazione paradossale: da un lato non possiede altra regola se non la propria libertà, dall’altro possiede ansia per le regole che lo sormontano. Oggi siamo caratterizzati da ansia e paura per il futuro: il futuro è presentato come una minaccia. Essa è una crisi di speranza. Senza futuro, non è infatti presente alcuna speranza per rimediare l’ansia del presente. Un fenomeno tipicamente contemporaneo è la depressione. 2.4. IL DESIDERIO DI SALVEZZA L’ansia del presente e la paura del futuro conducono verso la ricerca di un desiderio di salvezza. L’uomo contemporaneo, caratterizzato da sofferenza, si trova in una situazione in cui potrebbe propriziare un ritorno di dio. 3. LA VISIONE CRISTIANA 3.1. IL PARADIGMA BIBLICO Un paradigma per descrivere la morale cristiana è narrato nel libro biblico dell’esodo. Fondamento teologico della morale biblica: è il signore che consente il cammino, la punto che il popolo si sente come sollevato in volo. 3.3. UNA METAFORA TEOLOGICA Se l’altro è Amore, il legame che stringiamo con lui non è catena, ma alleanza. La morale cristiana è l’alleanza di dio con l’uomo. Il paradosso cristiano consiste nel credere che la dipendenza da dio non sia la negazione, ma la possibilità stessa della libertà di esistere e di agire. 3.4. ETICA POSTMODERNA E MORALE CRISTIANA La promessa di attirare tutti a se annunciata da Gesù, si realizza per mezzo dello spirito santo, il cui compito è quello di diffondere presso tutti gli uomini la verità. 1.1. LA GRAZIA DELLO SPIRITO SANTO La legge nuova è posta da dio nell’intimo dell’uomo. È una legge infusa. Non è un codice esteriore di precetti. Deve essere intesa come un dinamismo interiore. La grazia dello spirito non è una norma estrinseca rispetto alla libertà, ma una sua intima potenzialità. 1.2. L’AMORE SINO ALLA FINE La nuova legge principalmente è una legge infusa, secondariamente è una legge scritta. La traccia di questa legge è presente nel Nuovo testamento, soprattutto nei vangeli e nel discorso della montagna. Il discorso della montagna illustra la viaa graduale ed ascendente sulla quale la libertà umana è attirata dallo spirito santo sino a raggiungere la piena conformazione a cristo, amando come lui ha amato. La gradualità ascendente della vita cristiana è scandita da 7 beatitudini, poste in apertura al discorso della montagna e culminati nell’8 beatitudine. Il vertice della morale Cristiana chiede di amare anche il persecutore di Gesù: chiede di amarsi gli uni con gli altri. 2. LA LEGGE NATURALE La legge naturale è cosiddetta in quanto è propria della natura umana. 2.1. LEGGE POSTA NELL’INTIMO La somiglianza della legge naturale con la legge nuova è dovuta al fatto che entrambe sono leggi infuse: non solo la legge nuova è infusa nei cuori, ma infusa è anche la legge naturale, la quale +è scritta nel cuore dell’uomo. Esiste però anche una dissomiglianza tra le due leggi: la legge nuova è infusa nell’uomo non solo come indicazione di ciò che deve essere fatto, anche anche come aiutarlo a compierlo. La legge nuove è la risorsa per compiere il bene. 2.2. L’AMORE DEL PROSSIMO Nel Decalogo trovano compendio e formulazione tutti i dettami della legge naturale. 1. Non avrai altro di fuori di me 2. Non nominare il nome di dio invano 3. Ricordati di santificare le feste 4. Onora tuo padre e tua madre 5. Non uccidere 6. Non commettere atti impuri 7. Non rubare 8. Non dire falsa testimonianza 9. Non desiderare la donna d’altri 10.Non desiderare la roba d’altri La somiglianza tra la legge nuova e quella del decalogo è presente nell’amore verso il prossimo. Sono caratterizzate dal rispetto verso la vita altrui. 3. LE CARATTERISTICHE DELLA LEGGE DELL’AMORE 3.1. INTERPERSONALITA’ La legge morale, in quanto amore, è essenzialmente interpersonale, riguarda cioè la relazione amorosa tra (almeno due) persone. Il legame presente non è quello della relazione amorosa con l’altro, ma quello dell’individuo con un precetto impersonale. Il bene non è comune, non è il noi della comunione amorosa, ma il bene privato di un io senza tu. L’amore per gli altri a questo punto non è più la sostanza della legge morale, ma l’obbligo che essa impone. L’altro è amato in nome della legge e non per amore. 3.2. OBBLIGATORIETA’ Se la legge morale consiste nel legame amoroso con l’altro, sorge la domanda circa la sua obbligatorietà. L’amore sembrerebbe escludere ogni obbligo. Se definiamo la legge nel quadro di un legame amoroso, essa perde la sua incompatibilità con la libertà personale, arrivando a suscitarla. Nella misura in cui l’amore è legame con l’altro, dall’altro proviene l’imperativo di amare. L’amore obbliga facendo appello alla propria responsabilità per l’altro. 3.3. UNIVERSALITA’ E IMMUTABILITA’ Essi esprimono in ogni circostanza spaziale e temporale la validità del comandamento dell’amore, l’ovunque e il sempre dell’esigenza di amare. Essi dichiarano che non esiste alcun luogo e alcun momento in cui gli uomini possano vivere all’altezza della loro natura interpersonale prescindendo dall’amore: ⁃ universalità: amare in ongi dove ⁃ Immutabilità: invariabilità del comandamento dell’amore 3.4. GRADUALITA’ L’amore può essere conosciuto e vissuto a diversi gradi e dunque trovare diversa espressione nello spazio e nel tempo a seconda che sia più vicino al livello basilare dell’amore del prossimo o al livello superiore dell’amore dei nemici. Le legge morale è allo stesso tempo uguale per tutti e non uguale per tutti: ⁃ uguale per tutti: tutti devono amare il prossimo al grado basilare ⁃ Non uguale per tutti: a ciascuno è data la possibilità di amare al grado che gli è consentito 4. I LUOGHI DELLO SPIRITO 4.1. SACRA SCRITTURA L’amore di Gesù prende posto all’intern della sacra scrittura. La narrazione biblica performa l’agire dell’uditore tramite l’immaginazione affettiva. 4.2. I SACRAMENTI Al vertice della liturgia vi sono i sacramenti. Essi sono il luogo concreto dove l’agire morale trova la sua origine e il suo orientamento: l’agire morale cristiano può essere dunque inteso come agire sacramentale. Essi sono celebrati affinché avvenga il regno di dio. 4.3. LA CHIESA Lo spirito opera nella Chiesa sia a livello dei carismi soggettivi che delle istituzioni oggettive (scritture, sacramenti, tradizione, magistero). Magistero l’autorità del Magistero deriva dal carisma apostolico. La competenza morale che il Magistero è chiamato a esercitare nella Chiesa p al servizio del popolo di dio. Il Magistero propone l’insegnamento della Chiesa affinché i fedeli siano aiutati nel viver la fede operando il discernimento morale. La normativa morale La normativa prescrive l’agire in termini generali. Genesi delle norme: l’agire è il grembo generativo della norma. La genesi della norma mostra come essa sia estratta dall’agire stesso. La normativa è tratta dall’agire mediante il costume morale della società. La genesi della normativa da un lato spiega la possibile patologia, dovuta al distacco dalla morsale, dall’altro ne delinea la fisiologia, dovuta al radicarsi della morale. La normativa entra in dialogo con la coscienza personale. Il linguaggio normativo. La normativa morale della Chiesa traduce in linguaggio comunicabile la legge dell’amore, che la libertà è chiamata a corrispondere. Il linguaggio morale conosce diversi generi, che in modo diverso presentano il messaggio all’uditore. I principi generali. Si pongono come riferimenti imprescindibili per qualsiasi proposizione morale. I principi sono universali e immutabili. Il bene va sempre fatto, il male va sempre evitato. I principi generali dunque sono un primo quadro entro il quale valutare l’agire morale concreto. Norme particolari. Alla norma sono richieste alcune qualità: trasparenza, funzionalità, praticabilità concreta. La normativa morale consiste nell’indicare il passo successivo che spinga il soggetto verso il bene, senza sfiancarlo. CAPITOLO TERZO: LA RESPONSABILITA’ DELL’AMORE La legge dell’amore consiste nella stessa grazia dello spirito santo che raggiunge l’uomo nell’intimo, comunicandogli l’amore di dio. L’amore di dio non si impone all’uomo, ma si propone alla sua libera scelta. Senza libertà l’amore sarebbe un’imposizione violenta. 1.LA STRUTTURA DELLA LIBERTA’ La libertà corrispondente allo spirito si attua nelle opere di carità, le quali irradiano l’amore di dio rivelato in cristo e versato nei cuori dallo spirito. L’opera di carità nei confronti del prossimo veicola la carità e l’amore nei confronti di dio. La bellezza delle opere di carità dipende da loro essere frutto dello spirito, il quale le sovrasta. Gli altri di cui bisogna prendersi cura con le opere di carità non sono solo coloro che incontriamo. La carità nei confronti del prossimo si manifesta in opere concrete: le opere di misericordia corporale: ⁃ dar da mangiare agli affamati ⁃ Dar da bere agli assetati ⁃ Vestire gli ignudi ⁃ Alloggiare i pellegrini ⁃ Visitare gli infermi ⁃ Visitare i carcerati ⁃ Seppellire i morti E le opere di misericordia spirituale: ⁃ consigliare i dubbiosi ⁃ Insegnare agli ignoranti ⁃ Ammonire i peccatori ⁃ Consolare gli afflitti ⁃ Perdonare le offese ⁃ Sopportare pazientemente le persone moleste ⁃ Pregare dio per i vivi e per i morti 2.2. LA DISPOSIZIONE VIRTUOSA L’uomo con le opere di carità assume la disposizione virtuosa ad amare secondo lo stile di cristo. Cio invita a considerare la virtù come l’amore idi cristo appropriato alla libertà e le singole virtù come lo stesso e unico amore cristiano. La virtu second la teologia è cio che l’uomo acquisisce, per dono di dio. È dio che infonde la virtù. Le virtu vengon distinte in: ⁃ teologali: fede, speranza, carità ⁃ Cardinali: prudenza, giustizia, fortezza, temperanza CAPITOLO QUARTO: IL CAMMINO NELL’AMORE 1. IL DISCERNIMENTO Il discernimento consiste nell’agire libero dell’uomo, nelle azioni nelle quali la libertà umana è attuata. 1.1. LA DEFINIZIONE DI DISCERNIMENTO Il discernimento murale valuta le azioni in base al criterio del bene del male. Consiste nel distinguere le azioni valutando la loro corrispondenza o meno rispetto alla relazione con Cristo. 1.2. LA NECESSITA’ DEL DISCERNIMENTO Lo spirito accorda la libertà umana alla verità cristiane dell'amore, abilitano gli uomini ad amare come Cristo amato. Il discernimento indica il passo che l'uomo deve compiere per progredire nella pratica del bene ovvero nell'amare come Cristo ha amato. 1.3. IL PRESUPPOSTO DEL DISCERNIMENTO Il discernimento morale implica la relazione con questo. È operabile nel momento in cui si è disposti a seguire Cristo compiendo il bene che gli insegna e imitando la sua vita buona. Siccome Gesù amato i suoi discepoli e si possono e quindi devono amare gli altri come lui ama. Il discernimento non verte sul sé praticare l'amore di Cristo, ma su come praticarlo. 1.4. L’OBIETTIVO DEL DISCERNIMENTO Il discernimento mira a distinguere o’azione che il meglio possibile approssima a quella dlel’amore di cristo. Obiettivo del discernimento e distinguere che cosa di meglio si possa fare per corrispondere all'inserimento di Gesù. La migliore azione possibile dipende dal grado di responsabilità morale della persona in rapporto alla situazione contingente in cui si trova. La responsabilità morale È l'abilità nel corrispondere all'azione trasformante allo spirito agendo al meglio delle proprie possibilità nell'amare secondo il comandamento nuovo dell’amore. Quanto più una persona virtuosa e quantomeno subisce condizionamenti tanto più è moralmente responsabili e capaci di praticare l'amore cristiano. Il meglio possibile di un uomo non è il bene assoluto ovvero definito prescindere dalla persona che lo pratica. Il meglio possibile e il bene in corso ovvero il massimo grado di bene che la persona è capace di attuare in base al livello della sua responsabilità morale. 2. LA COSCIENZA La coscienza può approvare o disapprovare un comportamento, istruendo l'uomo circa la corrispondenza dell'azione prescelta rispetto al comandamento dell'amore di Cristo. La coscienza segnala compatibilità o meno dell'azione con l'azione dello spirito. 2.1. LA NATURA RELAZIONE DELLA COSCIENZA La coscienza è un discorso che intercorre tra Dio e l'uomo, non dunque voce essere proveniente da Dio o dall’uomo. 2.2. LA RELAZIONE COSTITUTIVA DELLA COSCIENZA Sottoposta all'azione dello spirito, la libertà umana deve determinarsi, scegliendo o meno di essere conformata alla libertà di Cristo del modo di amare. La libertà dunque effettua azioni che risulta non conforme o difforme rispetto e l'amore di Cristo. La scelta compiuta dalla libertà umana prende il nome di coscienza morale. La coscienza morale viene definita come coscienza amorosa. Essa indica la prossimità o la distanza della libertà dell'uomo dall'amore di Cristo. 2.3. LA FORMAZIONE DELLA COSCIENZA La coscienza morale oggi sembra entrata in crisi a causa soprattutto delle rivoluzioni avvenute nella civiltà occidentale, definibili come l'implosione e l'esplosione della coscienza. 2.3.1. L’IMPLOSIONE DELLA COSCIENZA La coscienza nell'epoca moderna smette di tendere l'orecchio al cielo per ascoltare la voce di Dio e si rivolge ad ascoltare la profondità dell’io. Dio è morto. 2.3.2. L’ESPLOSIONE DELLA COSCIENZA Dopo dio, anche l’uomo sembra morto. La coscienza morale dunque esplode in una serie di frammenti. La coscienza individuale risulta mutevole a seconda della situazione del momento in cui si trova. Oggi scomparso il uomo tutto di un pezzo conquista e la ribalta lo specialista di settore. 2.3.3. CURE PALLIATIVE Ogni tentativo di andare aldilà del bene del male è destinato a fallire. Non è possibile astenersi dal giudizio. Rimedi di fronte alla dispersione della coscienza: ⁃ trattenere la coscienza vincolatola alla legge ⁃ Sufficiente capacità della coscienza di autovincolarsi ⁃ Coscienza ritarda o affretta il tempo delle scelte 2.3.4. TERAPIA La formazione della coscienza è dovuta innanzitutto allo spirito. Nella misura in cui i cristiani si comunicano reciprocamente lo spirito Santo provvedono alla reciproca formazione della coscienza. Ogni membro della chiesa che interagisce moralmente con altri membri svolge un compito formativo nel senso morale. La formazione della coscienza personale non è impresa solitaria, ma un'opera comune 2.3.5. IL CRITERIO DELLA CARITA’ La coscienza morale è un monito della carità: rivela all'uomo la qualità del suo amore e gli raccomandò di amare all'insegna del comandamento nuovo di Cristo. Tra gli effetti più propri della carità vi sono la gioia e la pace. Esso giungeranno alla completa perfezione solamente nel regno dei cieli. 3. LA CONVERSIONE 2. RICOMPRENDERE LA QUESTIONE TECNICA Ciò che caratterizza la tecnica contemporanea è l'intreccio tra artefatti materiali che veicolano precise intenzionalità e logiche economiche, politiche e culturali. La tecnica e quindi non semplicemente l'insieme degli strumenti, ma modalità pratica del vivere dell'uomo nel mondo che plasma sia il mondo (carattere strumentale) sia l'uomo stesso (carattere simbolico). La tecnica è composta dall'agire dell'uomo verso il mondo verso se stesso: È una specifica modalità dell'agire umano. 2.1. L’INTENZIONALITA’ DEGLI ARTEFATTI STRUMENTALI Il termine tecnica deriva dal latino e significa arte. Indica la capacità generativa e la padronanza nella costruzione, il lavoro con le proprie mani e l’ingegno. Si riferisce a ogni forma di agire orientato verso scopi funzionali attraverso l'uso di strumenti artefatti. l’agire è caratterizzato da: ⁃ potenza: l'uomo necessita di modificare l'ambiente per poterlo abitare, plasma il mondo ⁃ Limite: resistenza. E condizioni affinché la libertà possa esprimersi. 2.2. LA CULTURA TECNOLOGICA Due radici contribuiscono a comprendere la forma della tecnologia contemporanea: la radice moderna e la svolta della cultura tecnocratica. La modernità si è caratterizzata per una svolta nell’approccio dell’uomo alla realtà: da un modello teleologico, qualitativo e simbolico a un modello quantitativo centrato sulla misurazione del mondo al fine di ritrovare la posizione dell’uomo. La cultura tecnocratica ha attuato un ulteriore cambiamento: l’uomo è compreso come un insieme di informazioni quantizzatili che dialoga con altri insieme simili. 2.3. L’UOMO IN QUESTIONE Il corpo dell’uomo è definito come la specifica modalità della presenza dell’uomo nel mondo. L’uomo è l’essere in relazione: la sua esistenza è sempre essenzialmente relazionale in quanto condizione di possibilità e al contempo in quanto limite necessitante. 2.4. RITORNO ALL’ETICA La tecnica consiste in una dimensione pratica dell’uomo nel suo rapporto con il mondo, collocato in un tempo e spazio. La questione che la tecnica solleva non è una questione tecnica, ma questione antropologica ed etica. La bioetica è la scienza morale, rivolta alla spiegazione, giustificazione e valutazione dell’agire libero consapevole. La bioetica è la scienza morale della dimensione tecnica dell’agire. La funzione della bioetica è quella di sostegno all’esperienza etica della persona, racchiusa nella sua coscienza. CAPITOLO SECONDO: L’AGIRE TECNICO NELLA RIVELAZIONE CRISTIANA 1. IL RAPPORTO TRA TEOLOGIA E BIOETICA 1.1. COMPRENDERE IL CONTRIBUTO DELLA TEOLOGIA La tecnica è un atto dell'agire e per questo non si comprende se non in relazione alla persona, il rapporto ad una antropologia. L'uomo realizza il suo coesistere nel mondo con gli altri anche attraverso la realizzazione tecnica. 1.2. L’ATTRAZIONE A CRISTO DELLA DIMENSIONE TECNICA DELL’AGIRE Dal Cristo crocifisso e risorto l'agire storico di ogni uomo di ogni donna e attratto. L'agire dell'uomo e ricreato e riconfigurato sull'atteggiamento di discernimento di Cristo. 2. IL COMPIMENTO OFFERTO NELLA DRAMMATICA DELLA STORIA 2.1. IL RIFIUTO: DAL GIARDINO AL DESERTO Attraverso la tecnica l'uomo si prende cura del suo mondo esprimendo la propria capacità trasformative, il proprio potere, la propria definitività. Nel racconto della genesi all'uomo viene affidato un compito di potere: custodire il creato, coltivare il giardino. In questo racconto si inserisce la verità del serpente: distacca l'immagine di Dio della sua opera di creazione, nasconde il dono di cui la natura è segno e poi chiede di agire per sostituirsi a Dio. A questo punto del racconto l'attività dell'uomo si declina in autoaffermazione di potenza autonoma. L'uomo viene così cacciato dal giardino ed è costretto a vagabondare nel deserto. 2.2. IL RISTABILIRSI DELLA LIBERTA’: DAL DESERTO AL GIARDINO La comunità possiede il rischio di un agire mossi dalla logica del potere fine a se stesso criterio dell'efficacia, ma ritrova in Dio l'accesso di una perseveranza del fare, del restare nella condivisione, nella forma del servizio. Dopo diverse tentazioni, il deserto torna ad essere giardino, libero dalla seduzione della tentazione. 2.3. IL COMPIMENTO: DAL GIARDINO ALLA CITTA’ Viene realizzata una nuova Gerusalemme: la gloria di dio illumina la città, il muro la delimita e ne determina le dimensioni e le porte si aprono in ogni lato. La nuova Gerusalemme scende dal cielo, viene direttamente da Dio, è opera sua. Il vecchio mondo ormai superato: sono eliminate la morte il dolore, il mare non c'è più (simbolo del caos originario), sono superate le strutture religiose e politiche, non esistono più le divisioni delle culture e quelle cosmiche. Le fratture si riconciliano definendo spazi di incontro e di reale condivisione. La Pasqua del signore agisce assumendo l'agire dell'uomo, il suo fare tecnico, il suo costruire. Così si rinnova il mondo: attraverso l'intreccio dell'azione di Dio nel suo figlio e dell'uomo dei continui sforzi tecnici. La grazia si offre alla libertà dell'uomo e alla sua dimensione e realizzazione tecnico tecnologico. 3. L’ARTICOLAZIONE DEL RAPPORTO 3.1. TRACCE PER UNA TEOLOGIA IN DIALOGO CON LA BIOETICA Nel mondo della tecnica-tecnologia si esprime il permanente essere donato a se stesso, che rappresenta il nucleo della creaturalità. L'agire tecnico rimanda al binomio tra potere limite. Il potere espressione delle possibilità e forza dell'efficacia rispetto i propri limiti, il limite è la traccia di un'invocazione verso un complimento che è sottratto all'efficacia immediata dello strumento, ma consegnato comunque alla libera responsabilità dell’uomo. La teologia si presenta come un contributo necessario al compito dell'agire responsabile della sua dimensione tecnica. L'esperienza umana mediata dagli artefatti del sistema culturale tecnico esperienza proprio dell'uomo e dunque spazio in cui si esprime la coscienza. Esigenza della fede e trovare forme per potersi comunicare universalmente ad ogni uomo e ad ogni donna. 3.2. UN CASO PARTICOLARE: IL DIBATTITO IN ITALIA Il termine bioetica si diffonde a partire dal 1973. Dalla diffusione della bioetica nel nostro paese le riflessioni e le attività attorno a questa materia si sono subito caratterizzati alla contrapposizione: ⁃ bioetica laica ⁃ Bioetica cattolica Tuttavia la distinzione tra bioetica laica e bioetica cattolica sembra impropria per 3 motivi: ⁃ una debolezza metodologica nel rapporto tra fede e ragione dell’uomo ⁃ Un limite del linguaggio utilizzato per dire i due termini del rapporto ⁃ Una visione riduttiva dell’esperienza morale cristiana CAPITOLO TERZO: L’AGIRE TECNICO ALL’INIZIO DELLA VITA 1. LE TECNICHE DI PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA 1.1. CLASSIFICAZIONE SECONDO LA SEDE DELLA FECONDAZIONE provochi consapevolmente una frammentazione dei ruoli genitoriali. I problemi riguardano anche il riconoscimento della paternità e della maternità. 4.2. IL DISCERNIMENTO DELLA CHIESA Secondo la chiesa la persona umana si presenta come totalità unificata nel suo corpo creato immagine somiglianza del suo creatore e chiamata a proseguire l'opera della creazione attraverso la sua attività. Il corpo dell'uomo dunque secondo questa concezione non può essere rinchiuso nello sguardo oggettivante della scienza positiva. Il corpo è reale presenza della dignità della persona. CAPITOLO QUARTO: L’AGIRE TECNICO ALLA FINE DELLA VITA 1. L’ESPERIENZA DEL MORIRE OGGI 1.1. LA DIMENSIONE BIO-FISIOLOGICA La scienza oggi ha modificato il momento del morire e l'immagine il cadavere. La morte non è +1 attimo ma un processo, È frazionata in piccole tappe. Nel 1968 è stato modificato la diagnosi di morte: essa avviene con riferimento al solo sistema celebrale. 1.2. LA DIMENSIONE PSICHICA Non esiste la morte in sé, esiste la persona che muore in quanto morire e sempre scritto in una vicenda biografica. Esiste una dinamica psichica di colui che muore (colui che possiede consapevolezza di una morte prossima): ⁃ shock iniziale: reazione di rifiuto ⁃ Rabbia ⁃ Compromesso: negoziazione con dio ⁃ Depressione ⁃ Accoglienza del proprio destino 1.3. LA DIMENSIONE SOCIALE La morte è un tau di cui non si deve parlare. Ultima fortemente attuale consiste nella solitudine dei decenti i reparti di rianimazione, l'indifferenza delle comunità di fronte alla scomparsa dei loro membri, l'assenza di persone care al momento del trapasso. 1.4. LA DIMENSIONE TEOLOGICA Perche si muore? Dell'interpretazione della morte da un punto di vista teologico da un lato la morte vissuta come violenza indesiderata che entra nella nostra vita e ci travolge passivamente dall'altro lato si percepisce la dinamica attiva di un morire assunto come atto estremo del vivere, come manifestazione dell'uomo come uomo. Solo l'attimo del morire permette una piena presenza dell'uomo a se stesso. La morte compie la libertà. 1.5. LA SINTESI DELL’AGIRE Il soggetto è chiamato interpretare nella propria libertà il singolare intreccio di attività e passività che gli si dischiude nell'ultimo tratto del suo vivere. La morte è comunque un momento del vivere, momento supremo in cui il vivente si confronta con la propria umanità limitata e con la propria storia per consegnarsi al Dio. 2. INTERPRETAZIONI INAUTENTICHE DEL MORIRE: EUTANASIA ED ESUBERO TERAPEUTICO 2.1. CHIARIFICAZIONE DEI TERMINI IN GIOCO: EUTANASIA In antichità la parola eutanasia esprimeva quanto era chiuso nella sua etimologia: significava morte bella e indicava la ricerca di tutte le condizioni affinché il soggetto potesse vivere una fine degno del suo stato di uomo e cittadino. Con l'epoca moderna il termine assunto un significato diverso: atto che procura o accelerare la morte al fine di alleviare le sofferenze. L'eutanasia consiste con la scelta che con un'azione o un omissione procuri la morte in una persona per compassione verso la sua condizione di sofferenze o di malato è stato ritenuto disumano. 2.2. CHIARIFICAZIONE DEI TERMINI IN GIOCO: ESUBERO TERAPEUTICO La pratica opposta all'eutanasia e la distanasia o esubero terapeutico. Essa consiste nella dilatazione a oltranza della morte attraverso l'utilizzo di tecniche mediche e il nome di un vitalismo che difende la vita è più logica ad ogni costo. 2.3. LA VALUTAZIONE ETICA Riconosciamo sia nell'eutanasia che nelle super terapeutico espressioni della stessa dinamica di fuga dall'evento del morire. Ogni mezzo sperimentale è lecito con il consenso del paziente, nel caso però non si abbiano altre terapie disposizione o comunque la sperimentazione non contrasta con una terapia in corso. Nell'imminenza e nella certezza della morte è lecito rinunciare a qualunque trattamento ritenuto eccessivo senza però interrompere le cosiddette cure normali dovute ad ogni persona. 2.4. QUESTIONI APERTE: LE “CURE NORMALI” E LE DIRETTIVE ANTICIPATE DI TRATTAMENTO La sospensione di ogni terapia non ammette la sottrazione al morente delle cure normali che sono dovute ogni persona. Il prendersi cura di un malato e risposta la sua dignità e questa oggettivamente riconosciuta e criterio per definire la correttezza di ogni pratica. Esistono tuttavia alcuni casi particolari in cui le pratiche di idratazione e alimentazione possono presentare una reale gravosità per il malato. Un ulteriore questione di recente dibattito riguarda le direttive anticipate di trattamento. Sono strumenti giuridici con i quali si cerca di riempire il vuoto decisionale che si crea in situazioni di incoscienza di un paziente, incapace quindi a partecipare alle scelte terapeutiche che lo riguardano. 3. QUASI UNA CONCLUSIONE: VIVERE LA PROPRIA MORTE La tradizione spirituale della chiesa anche contemporanea ci consegna la testimonianza altissima di uomini di donne che hanno saputo vivere coscientemente il proprio morire, preparandosi ad esso. PARTE TERZA: MATRIMONIO E SESSUALITA’ CAPITOLO PRIMO: LA GRAZIA DEL MATRIMONIO 1. TRA TEOLOGIA MORALE, DIRITTO E TEOLOGIA SISTEMATICA Istituto il matrimonio assume il compito contenere e indirizzare la funzione procreativa dentro un ambito accettabile. Vista morale riconoscibile dalla società. Gli sposi stipulano un contratto espresso nella forma del consenso che permetteva lo scambio di quegli atti che erano moralmente leciti. Ne derivavano una serie di doveri che costituivano l'impalcatura della famiglia. 2. UNA SCELTA METODOLOGICA: ASCOLTARE LA VITA AMOROSA Accostandosi con amore divino alla realtà dell'amore tra uomo e donna, il credente viene a contatto con uno scorcio di rivelazione del disegno della trinità sulla relazione coniugale. L'istituto del matrimonio era il binario su cui vivere rettamente la funzione sessuale in una forma socialmente accettata. Oggi questo non accade più: l'esercizio della sessualità e l'istituto matrimoniale percorrono strade differenti spesso discordanti e a volte parallele. L'inizio di una storia amorosa anche se non sorge più in vista di unione matrimoniale, è frutto di una decisione libera dei due soggetti in modo molto più marcato rispetto ad ogni altra epoca e cultura. Sono meno vincolanti invece motivi socio economici. Oggi si è invertito la direzione del rapporto tra individuo e società. In passato il singolo sentiva di trarre il suo valore dall'appartenenza di un gruppo sociale, mentre attualmente è l'individuo che pensa di assegnare valore a ciò che lo circonda. 3. L’EVIDENZA ECCLESIALE: IL MATRIMONIO CELEBRATO 4.1. SACRAMENTO DELL’AMORE TOTALE L'amore intenso porta ad entrare in una relazione così intima è stabile da formare una sola carne, un solo essere, senza cadere nel rischio di fusione. L'unione della carne a cui aspira l'amore può essere descritta verso differenti gradazioni: ⁃ unione dei corpi (anatomica, biologica, sessuale) ⁃ Unione degli animi ⁃ Unione delle persone ⁃ Unione nel generare la vita ⁃ Unione nella vocazione ⁃ Unione nel futuro ⁃ Unione nell’eterinità 4.2. SACRAMENTO DELL’AMORE FEDELE La fedeltà coniugale si fonda sulla fedeltà dell'amore che lega Cristo alla chiesa. Nella relazione ciascuno dei due scopre se stesso in quanto amabile, amato ed amante io se il rischio della fedeltà. L'amore fedele è uno scambio reciproco, continuo movimento nello stabile fedeltà. Ognuno si dona nella relazione. La fedeltà significa riscoperta quotidiana dei motivi della relazione in una attraente riscoperta di sé, continua risurrezione del volto amato e amabile del coniuge. 4.3. SACRAMENTO DELL’AMORE INDISSOLUBILE L'amore indissolubile nasce dall'intreccio tra le scelte dei coniugi e dalla grazia sacramentale. 4.4. SACRAMENTO DELL’AMORE FECONDO La prima fecondità della coppia e la coppia stessa: l'unione delle carni e la nuova creatura. Un altro campo di fecondità è il contesto in cui vive la coppia: la gioia dell'amore dovrebbe diffondere attorno a te altrettanta gioia e simpatia i familiari, parenti, amici, colleghi, vicini. L'amore coniugale che vive delle caratteristiche dell'amore di Cristo e luogo per eccellenza del concepimento, della nascita e della crescita della vita umana. Al figlio i genitori consegnano la speranza di un futuro promettente. Anche il prendersi cura e l'educare si compone di infiniti gesti di partecipazione a prendere vita. 5. LE VIE QUOTIDIANE DELL’AMORE CONIUGALE 5.1. SENTIERI CHE SI APRONO Quando e dove comincia la via dell’amore? Potremmo dire dal grembo materno, cioè da quando la nuova creatura percepisce che il suo stesso esistere tre origine che prende forza da un gesto fuori di se. 5.1.1. L’EDUCAZIONE DEI CUORI Sono presenti tre fasi per la preparazione al matrimonio: una preparazione remota, una prossima è un'immediata, in un processo graduale e continuo che va dall'infanzia alla vigilia delle nozze. 5.1.2. LA CURA DEI FIDANZATI L’UNO PER L’ALTRA Il compito di prendersi cura reciprocamente l'uno dell'altra diventa un dovere morale della coppia. 5.1.3. LA CURA ECCLESIALE PER I FIDANZATI È necessario attuare dei corsi in preparazione al matrimonio cristiano al fine di rinnovare la scelta di fede. 5.2. SENTIERI QUOTIDIANI Nei corpi Donati dell'amore coniugale si compie in modo originale ciò che l'apostolo Paolo adito a tutti i credenti in Cristo: "vi esorto per la misericordia di Dio offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio”. 6. TRA REALTA’ E SACRAMENTO Se è vero che l'amore di Cristo costituisce compi la chiesa sua sposa, è altrettanto vero che l'amore coniugale è chiamato a riconoscere di non essere la pienezza della realizzazione delle quattro caratteristiche dell'amore cristico. Il matrimonio non è vocazione in quanto una risposta alla specifica chiamata a vivere l'amore coniugale come segno imperfetto dell'amore tra Cristo e la chiesa. CAPITOLO TERZO: CRITERI DI MORALE CONIUGALE 1. CRITERI PRINCIPALI TOTALITA’. L’amore coniugale aspira alla totalità. I coniugi ti voglio coinvolgerti totalmente nel corpo nella mente nel cuore. FEDELTA’. L'amore coniugale esige fedeltà esclusiva per il coniuge, e dunque vietato l'adulterio e la poligamia. INDISSOLUBILITA’. L'amore coniugale esige che i due coinvolgano l'intera loro esistenza, tutta la loro vita. La totalità del dono reciproco si raggiunge solo nel tempo. FECONDITA’. Dell'amore coniugale è insita l'esigenza di dare la vita ad un altro. 2. QUESTIONI SPECIFICHE 2.1 LA PROCREAZIONE RESPONSABILE La generazione di figli rappresenta la più emblematica è tipica fecondità dell'amore coniugale. Coniugalità e genitoriali ta si richiamano e si arricchiscono vicendevolmente. Il figlio è l'amore incarnato dei genitori. 2.1.1. L’INSEGNAMENTO DI HUMANAE VITAE L’enciclica insegna che i coniugi sono caratterizzati da unione profonda e possiedono una attitudine a generare, ovvero la comunione e la fecondità proprie dell’amore coniugale. La comunione coniugale e significato integralmente quando l'uomo e la donna si uniscono sessualmente senza escludere nulla di se stessi. Quando la coppia unendosi sessualmente non esclude alcuna delle potenzialità di cui in quel momento dispone, l'atto coniugale effettivamente significa il reciproco dono integrale in corpo e anima di loro stessi. 2.1.2. CRITERI DI DISCERNIMENTO L’amore coniugale è la storia di un uomo e una donna, insieme chiamati ad amarsi come Gesù ha reso possibile e ha insegnato ad amare: invitati a dare la vita l’un per l’altro e la loro comune vita ad altri (procreazione). In riferimento alla fecondità pro-creativa possiamo individuare 3 criteri di discernimento: ⁃ corrispondere alla propria vocazione procreativa. La procreazione e la cooperazione all'opera creativa di Dio. ⁃ Modalità in cui si può vivere l'unione sessuale senza generare: metodi naturali che permettono di conoscere i tempi in cui l'unione sessuale non contempla la generazione ⁃ Ricorso alla contraccezione 2.2. LA CONVIVENZA COME MORE UXORIO Il fenomeno della convivenza senza il matrimonio a conosciuto negli ultimi decenni un notevole incremento. 2.2.1. IL FENOMENO ODIERNO 3 diverse forme di convivenza: ⁃ non matrimoniale: coloro che escludono positivamente il matrimonio e convivono in alternativa adesso ⁃ A matrimoniale: coloro che ne escludono ne prospettano un matrimonio, ma semplicemente vivono il presente ⁃ Pre matrimoniale: coloro che in vista del possibile auspicato matrimonio cominciano la vita comune Un tempo la convivenza senza il matrimonio era considerato una trascrizione, mentre oggi un'opzione opportuna. 2.2.2. LA STELLA POLARE È importante oggi non perdere la stella polare dell'amore di Cristo, del quale sussiste essenza del matrimonio cristiano. Il rischio dell’atto prematrimoniale è quello di non riconoscere le tracce dell’amore divino, perché confuso in vicende amorose che complessivamente divergono dagli insegnamenti della chiesa. La maturazione delle relazioni amorose verso cui il matrimoniale oggi trova diversi ostacoli: gli anni di studio, incertezza del lavoro, l'onerosità delle spese di nozze. La chiesa inoltre non riesce a trovare un linguaggio in grado di comunicare le nuove generazioni la bellezza dell'amore sessuale cristiano. 3. LE RELAZIONI OMOSESSUALI 3.1. DEFINIZIONE DELL’OMOSESSUALITA’ L'omosessualità e la persistente attrattiva erotica effettiva esclusiva o decisamente predominante per adulti del medesimo sesso, con o senza rapporti fisici. 3.2. EZIOLOGIA DELL’OMOSESSUALITA’ Nel 1973 l’omosessualità viene eliminata dall’elenco delle malattie: viene accolta questa decisione solo nel 1990 dall’OMS. 3.3. LA DOTTRINA MAGISTERIALE 3.3.1 GLI ATTI OMOSESSUALI A livello degli atti non sessuali si esclude ogni giustificazione morale. La responsabilità soggettiva del comportamento sessuale è presumibile, ma non scontata e quindi da valutare con prudenza. 3.3.2. LA TENDENZA OMOSESSUALE Il magistero a precisato che la particolare inclinazione della persona omosessuale, benché non sia peccato, costituisce una tendenza verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale. 3.3.3. LA PERSONA OMOSESSUALE La persona umana a creato immagini Dio non può essere definito in modo adeguato con un riduttivo riferimento assolo il suo orientamento sessuale. La persona dunque non coincide con la sua condizione o con il suo comportamento sessuale. 3.4. VALUTAZIONE MORALE 3.4.1. DIMENSIONE PERSONALE Le persone omosessuali sono chiamate come gli altri cristiani a vivere la castità. 3.4.2. DIMENSIONE INTERPERSONALE La sessualità destinata alla comunione con l'altro a sé. Venendo a mancare la differenza sessuale, l'uomo sessuale privo di una risorsa importante per aprirsi ed un altro all’altro. Ciò risulta evidenziato dal narcisismo solitamente piuttosto pronunciato nelle persone omosessuali. 3.4.3. DIMENSIONE SOCIO-CULTURALE Ancora oggi non mancano alcune forme di repressione sociale dell’omosessualità che ledono la dignità della persona. Il magistero afferma che offese nei confronti di persone omosessuali rivelano una mancanza di rispetto per gli altri, lesiva dei principi elementari su cui si basa una sana convivenza civile. La dignità proprio di ogni persona deve essere sempre rispettato nelle parole e nelle azioni. PARTE QUARTA: PERSONA E SOCIETA’ CAPITOLO PRIMO: UN’ETICA SOCIALE CRISTIANA 1. TRE DOMANDE PER COMINCIARE Società: Che cos’è la società oggi? Etica: in che senso la vita sociale è frutto di decisioni libere, assoggettabili a un giudizio etico? Cristianità: In che senso la fede cristiana ha a che fare con la società? 2. SGUARDO ALL’ATTUALE FENOMENTO SOCIALE 2.1. QUALE SOCIETA’? La società attuale caratterizzata da flessibilità, frammentazione, multi centralità. È una società complessa. Oggi siamo inoltre caratterizzati dalla globalizzazione, caratterizzata da pregi e difetti. 2.2. QUALE LIBERTA’ ENTRO LA SOCIETA’? La tensione fondamentale di oggi è quella tra individuo e società. Oggi spesso l'uomo percepisce se stesso come unico isolato, già pienamente costituito, e la società è intesa come realtà periferica e sganciato al vissuto personale. In realtà la persona è sempre più un essere in relazione: riceve vita di altri, apprende, educato, assistito, cresciuto da altri. Le istituzioni devono essere riconosciute come un prodotto dato dall’accumularsi della libertà di molti. L'istruzione è viva, non è mai qualcosa di puramente neutrale per la libertà. Essa proviene dalla libertà coniugata dei monti che nel tempo hanno dato vita ad essa. È possibile raggiungere, e amare non soltanto il vicino il fratello il prossimo che incontriamo ma anche con lui che non conosceremo mai. 2.3. QUALE VERITA’ PER LA SOCIETA’? Il problema è quale verità sia possibile per una società multi religiose, multietnica e multiculturale, laica, più realista e tollerante, caratterizzata dal crollo delle grandi ideologie. Ideali diffusi nella nostra società: valore dignità della persona, riconoscimento dell'uguaglianza di diritti, procedere della giustizia sociale, cura pubblica per l'istruzione la salute, grandi passi compiuti dei vari sistemi legislativi a loro tutela. 2.4. LE TRE DIMENSIONI DELLA VITA SOCIALE Le tre dimensioni della vita sociale sono: personale, comunitaria, istituzionale. Nell'ambito del lavoro umano sarà pur sempre riconoscibile una dimensione personale, comunitaria, istituzionale. Politica e sociale dovrà strutturarsi secondo queste dimensioni, perché è dal loro intreccio che la libertà può essere colta. 3. UN METODO PER L’ETICA SOCIALE Le tre tappe fondamentali: ⁃ fenomeno sociale (storia): fenomeno sociale letto in senso storico antropologico, essendo l'uomo suo protagonista irrinunciabile. La società essenzialmente fenomeno antropologico comune alle vicende di tutti ⁃ Rilettura alla luce della fede cristiana (sacra scrittura): La sacra scrittura è rivelatrice di Dio all'uomo e dell'uomo se stesso ⁃ Etica sociale (dottrina sociale della chiesa): direzione del compimento della libertà nelle varie dimensioni relazionali 4. LA VERITA’ DELL’AGIRE SOCIALE 4.1. ANTICO TESTAMENTO Il tema della giustizia è presente soprattutto nel Decalogo. Gli elementi di novità sono: ⁃ il presupposto: non si parte dalla giustizia intesa come ordine astratto da ristabilire, ma dalla concerto vicenda storica ⁃ Natura: giustizia è qualità personale che si manifesta nell’agire ed è sempre riferita all’altro ⁃ Motivazione: esigenza di giustizia che l’altro si attende 4.2. NUOVO TESTAMENTO 4.2.1. GESU’ E LA SOCIETA’ DEL SUO TEMPO I disepoli sono inviati, partendo dalla loro fede, a correggere, integrare, migliorare la realtà sociale in cui e d cui anche vivono. La fede cristiana offre inoltre motivazioni inedite per vivere consapevolmente e in pienezza gli obblighi sociali, senza che si debba attendere un quadro sociale perfetto. 4.2.2. DIO E CESARE Racconto dell’episodio in cui Gesù è interrogato circa il potere di Cesare. 4.2.3. PAOLO E GLI ALTRI SCRITTI DEL NUOVO TESTAMENTO logica di condivisione. I beni della terra sofferto e l'uomo perché egli ne fluisca in maniera unitaria e di condivisione. 3. ETICA DELL’AGIRE ECONOMICO 3.1. LA FINALITA’ COMPLESSIVA: PRODURRE UTILITA’ O CONTRIBUIRE AL BENE COMUNE? Il criterio più generale per un giudizio etico in economia consiste nella relativizzazione, o meglio nella subordinazione, finalizzazione dell’utile al bene. Scopo delle aziende non è quello di massimizzare il profitto, ma di fornire beni servizi utili ad altri. I beni economici devono essere finalizzati all'uomo e non finalizzati a se stessi. 3.2. LUOGHI CARATTERISTICI DELLA TENSIONE TRA ETICITA’ ED ECONOMIA 3.2.1. IL LAVORO UMANO E LE SUE ESIGENZE Il lavoro possiede la dimensione personale ed esistenziale. Il lavoro è anche una grande opera in occasione di solidarietà: è al servizio della società. Essenziali sono i diritti del lavoro, soprattutto il giusto salario. 3.2.2. POSSESSO E UTILIZZO DI BENI E MEZZI FINANZIARI Il principio della destinazione universale dei beni afferma che i beni economici sono stati affidati da Dio all'umanità intera, affinché possano rimanere al servizio di tutti. Dovrà essere affidata particolare attenzione ai poveri e gli ultimi. Non si mette in discussione la titolarità dei possessi, ma il loro utilizzo. 3.2.3. QUALE SISTEMA ECONOMICO? QUALE GLOBALIZZAZIONE? Differenti modelli del sistema economico: ⁃ economia in cui Stato, mercato e corpi intermedi abbiano ciascuno in un compito riconosciuto e apprezzato al servizio almeno comune ⁃ Economia in cui il mercato si è riconosciuto un ruolo positivo, ma sempre anche esso da un intarsio il bene comune ⁃ Economia articolata e basata su una pluralità di interventi di soggetti La globalizzazione è così intesa nella sua ambivalenza: da un lato in grado di alimentare nuove speranze, dall'altro inquietanti interrogativi. 3.3. LA QUESTIONE AMBIENTALE, ATTUALE QUESTIONE SOCIALE All’interno dell’enciclica Laudato si’, papa Francesco afferma che la questione ecologica non riguarda solamente il ristretto circuito uomo e natura. Egli parla di una ecologia integrale, inclusiva di tutte le principali sfide che l'uomo è chiamato ad affrontare oggi: povertà, spreco, scarto, violenza, in quanto l'ambiente integralmente inteso intrinsecamente connesso alla vita dell'intera società umana. Per questo motivo il degrado ambientale e il degrado sociale sono connessi. CAPITOLO TERZO: UNA POLITICA PER IL BENE DI TUTTI 1. CHE COS’E’ LA POLITICA? La politica è una risorsa, possibilità o anche potenzialità straordinarie se posta a servizio del progresso della civiltà. Bisogna però ricordarsi che dalla politica sono scaturiti anche guerre, distruzioni, genocidi, colonizzazioni. La forza della politica risiede nel fatto che è stato in un potere proveniente dalla libertà di molti. Le sue scelte riguardano molti o addirittura la totalità della società. La politica può essere riferita a 3 livelli basilari: ⁃ policy: orizzonte più ampio degli orientamenti ideali, linee di condotta, costume, valori ⁃ Polity: aspetti istituzionali, strutturali della politica ⁃ Politics: politica attiva, attività politica in senso proprio 1.1. L’INSEGNAMENTO DELLA STORIA Epoca medievale: modello di san Tommaso: il potere ecclesiale e civile sono qualitativamente differenti ma armonicamente coordinati. Epoca moderna: la politica risulta separata dalla fede e dall’etica. Sono 4 le figure dello stato nazionale moderno: ⁃ assoluto: potere assoluto da parte del sovrano ⁃ Liberale: libertà di coscienza, diritti inviolabili dell’uomo. Stato al servizio del cittadino, ma mantiene inalterato il suo status ⁃ Totalitario: lo stato accentra in se tutto il potere. Il cittadino è solo cellula del sistema ⁃ Democratico: sovranità popolare. Diritti di uguaglianza e giustizia 2. LA RICERCA DELLA VERITA’ DELLA VITA POLITICA 2.1. LA RIVELAZIONE BIBLICA 2.1.1. ANTICO TESTAMENTO Troviamo la Legge, i giudici e re chiamati a esecutare la giustizia presso il popolo. 2.1.2. NUOVO TESTAMENTO Il potere politico e sociale e descritto nella sua ambivalenza: costituisce una delle massime tentazioni, l’agire politico è soggetto anche al peccato. Si riscontra nel nuovo testamento una esortazione generale all’obbedienza. Possiamo affermare in sintesi che: ⁃ il potere politico e sociale colto partire e nell'orizzonte del piano salvifica di Dio, appare in tutta la sua limitatezza. E potere circoscritto che esige di essere ridimensionato nelle sue pretese salvifiche, in quanto sottoposto alla suprema potestà di Dio ⁃ la possibilità insite nel potere e di divenire servizio nel proprio ambito e nei propri limiti. Ciò consente di raggiungere le più alte vette del servire il bene. 3. ETICA E POLITICA NELL’INSEGNAMENTO SOCIALE DELLA CHIESA 3.1. FEDE, ETICA E SOCIETA’ L'articolazione dell'agire politico comporta una triplice dimensione, tre differenti livelli ai quali può essere colto: credente, etico, sociale. 3.2. IL PROGETTO ETICO-POLITICO DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA Il progetto etico politico derivante dalla dottrina sociale della chiesa non prospetta un ideale, ma un orientamento per la libertà inclusa in ogni azione politica. I tre cardini della prospettiva etica sono: principi, valori, virtù. 3.2.1. I GRANDI PRINCIPI E IL LORO SIGNIFICATO UNITARIO Lo svolgimento il disegno unitario deve essere elaborato a partire dei singoli principi: ⁃ principio personalista: primato della persona umana su ogni altra modalità della vita politica e sociale ⁃ Principio di sussidiarietà: tutela e promozione di una società articolata e differenziata in una pluralità di soggetti ⁃ Principio di solidarietà: tendere alla condivisione e alla redistribuzione corretta dei beni ed oneri ⁃ Principio del bene comune: fine al quale deve mirare l'interazione politica ⁃ Principio della partecipazione: la cittadinanza è attrice nella vita del proprio paese 3.2.2. ATTEGGIAMENTI PERSONALI E VALORI DELL’AGIRE ETICO-POLITICO I principali valori dell'agire etico politico: primato e centralità della persona, tutela della vita umana in ogni istante della sua esistenza, promozione della famiglia fondata sul matrimonio, dignità della donna e il suo ruolo, libertà dell'educazione e della scuola, consolidamento della democrazia, valorizzazione dell'autonomie locali, centralità del lavoro, giustizia sociale, libertà del sistema economico, sviluppo dell'occupazione, attenzione alle aree geografiche meno favorite E ai deboli della popolazione, pace e solidarietà internazionale, salvaguardi le future generazioni. 3.3. DEMOCRAZIA, LAICITA’ E DIALOGO La laicità attiene qualcosa che appartiene a tutti, indistintamente, poi così comune di appartenente a un intero popolo. La laicità non implica rinuncia all'etica, ma aiuta a cogliere che la decisione politica ha sempre a che fare con l'etica, in quanto ingloba in sé elementi favorevoli o meno all’uomo. La laicità è condizione favorevole per il dialogo con tutti e tra tutti. CAPITOLO QUARTO: UN DIRITTO PER LA VERA GIUSTIZIA 1. CHE COS’E’ UN DIRITTO?