Scarica Il Cristiano nel Mondo. Sessualità e Matrimonio. Teologia III 3 e più Sintesi del corso in PDF di Teologia solo su Docsity! Riassunti di GD IL CRISTIANO NEL MONDO — SESSUALITÀ E MATRIMONIO Marco Paleari (cc. I-Il) Aristide Fumagalli (cc. II-IV) INDICE Capitolo primo — la grazia del matrimonio. Ll Capitolo secondo — la vita nel matrimonio. A Capitolo terzo — criteri di morale coniugale LT Capitolo quarto — questioni di morale sessuale ................11 CAPITOLO PRIMO — LA GRAZIA DEL MATRIMONIO L’espressione «sacramento del matrimonio» evoca due realtà, strettamente correlate, ma anche diverse: la prima è la celebrazione delle nozze, la seconda è la vita matrimoniale. Da qui i quattro capitoli dedicata al matrimonio e alla sessualità: 1. La grazia del matrimonio inteso come evento rituale, che consegna alla coppia uomo-donna la possibilità di amarsi come ha amato il Signore Gesù; 2. La vita nel matrimonio, frutto e destino del rito, luogo teologico in cui si attua e si manifesta l’amore coniugale cristiforme; 3. I criteri della morale coniugale, per interpretare e valutare il vissuto coniugale; 4. Alcune questioni relative alla sessualità umana, di particolare rilievo oggi. 1.Tra teologia morale, diritto e teologia sistematica L’esposizione della morale cattolica, raccolta attorno alla spiegazione del Decalogo, era in gran parte assorbita dalla trattazione del sesto comandamento («non commettere atti impuri»), unito spesso al nono («non desiderare la donna d'altri»). Fin dal XVII secolo, furono prodotti dei «manuali», usati nelle facoltà teologiche e nei seminari, anzitutto con lo scopo pastorale di formare i predicatori e i confessori nell’arte di istruire le coscienze e discernere la gravità dei peccati. L'impostazione “casistica” comportava, di necessità, la concentrazione di tutta la riflessione morale sul problema della delimitazione del lecito e dell’illecito. La rappresentazione fondamentale della sessualità, nella teoria tradizionale, è quella di facultas generativa. L’aspetto funzionale del sesso costituisce l'aspetto “obiettivo”, oggettivabile. Il sesso inteso come funzione procreativa è infatti insieme considerato come funzione al servizio della specie, e non dell’individuo. C'era una concezione riduttiva del sesso quale facoltà riproduttiva. La dimensione “umana”, “personale” del sesso era denominata come appetitus e delectatio: il semplice vocabolario rivela come sullo sfondo stia una percezione spregiativa di tutto questo aspetto dell’esperienza sessuale. L'istituto del matrimonio assumeva il compito di contenere e indirizzare la funzione procreativa dentro un ambito accettabile dal punto di vista morale, riconoscibile dalla società e formativo per la crescita della prole. In ordine a questi obiettivi, gli sposi stipulavano un «contratto», espresso nella forma del «consenso», che permetteva lo scambio di quegli atti che, derivati così dal coniugio (perciò detti «coniugali»), erano moralmente leciti. Ne conseguiva una serie di doveri (dalla coabitazione al sostentamento reciproco, dall’“uso del matrimonio” all'educazione della prole) che costituivano l’impalcatura della famiglia, prima cellula della costruzione sociale. 2. Una scelta metodologi. scoltare la vita amorosa Tra le principali scelte metodologiche che hanno segnato la svolta conciliare registriamo l’invito deciso a guardare con attenzione empatica le persone. Accostandosi con amore (divino) alla realtà dell'amore (tra uomo e donna), il credente viene a contatto con uno scorcio di rivelazione del disegno della Trinità sulla relazione coniugale. L’istituto del matrimonio, civile e religioso, era il binario su cui vivere retta- mente la funzione sessuale, in una forma socialmente accettata. Oggi questo non accade più: l’esercizio della sessualità e l’istituto matrimoniale percorrono strade differenti, spesso discordanti, a volte parallele. Anche se non sorge in vista di un’unione matrimoniale, l’inizio di una seria relazione amorosa, quale la convivenza, è frutto di una decisione “libera” dei due soggetti, in modo molto più marcato rispetto ad ogni altra epoca e cultura. Sono sentiti molto meno vincolanti i motivi socio-economici; si sceglie di amare una persona alla luce di un principio a volte sottaciuto, a volte rinnovato. Ne consegue che anche il permanere in una storia affettiva e la sua evoluzione verso figure di tipo matrimoniale sono meno dipendenti dalle regole sociali e più dal “sentire” dei due. Si è invertita la direzione del rapporto tra individuo e società. In passato il singolo sentiva di trarre il suo valore e la sua stabilità dall’appartenenza ad un gruppo sociale (famiglia, nazione, religione, partito, attività lavorativa...), che gli offriva i paradigmi entro i quali essere soggetto, nonché gli Riassunti di GD procurava sostentamento, sostegno, strutture di senso, linguaggio. Attualmente è l’individuo che pensa di assegnare valore a ciò che lo circonda, e lo fa preferendo questo a quest'altro, ora questo, ora l’altro. Da qui anche la fragilità della coppia, sospesa alla valutazione del matrimonio come «contratto privato», intimo tra i due, senza considerazione per la rilevanza sociale, tantomeno ecclesiale, della stessa decisione. Oggi la vita di coppia può essere percepita come concorrenziale alla vita del singolo. 3. L’evidenza ecclesiale: il matrimonio celebrato Alla luce di quanto abbiamo tratteggiato, la comunità cristiana propone alle coppie di compiere un rito particolare, con alcune dinamiche peculiari — parole e gesti —, in un luogo specifico: sposarsi in chiesa. 3.1 Le linee-guida della celebrazione Conl’Avvento del 2004 è stato introdotto nella Chiesa italiana un rinnovato Rito del matrimonio. — una rinnovata coscienza ecclesiale del matrimonio che richiede che nel rito siano maggiormente esplicitati aspetti inerenti al senso cristiano del matrimonio: la dimensione comunitaria, la presenza dello Spirito, la ministerialità degli sposi nella celebrazione; — una nuova situazione pastorale che rende necessario tener presente il caso di coppie che pur non avendo maturato un chiaro orientamento cristiano e non vivendo una piena appartenenza alla Chiesa, chiedono di celebrare cristianamente il matrimonio, in quanto non rifiutano esplicitamente la fede. Inoltre, veniva precisato che ci si era attenuti fedelmente all’editio typica altera e si erano tenuti presenti, alla luce della mutata situazione ecclesiale, tutti gli elementi atti a favorire una consapevole e attiva partecipazione dei fedeli. 3.2 L’annuncio del Lezionario Il nuovo rituale ha arricchito il Lezionario delle nozze cristiane, ritrovando nella sacra Scrittura tre grandi filoni: i passi che annunciano il disegno di Dio sull’amore coniugale; le vicende di coppie “esemplari” per le loro qualità e per gli interventi di Dio di cui beneficiano; alcune indicazioni di tipo morale o sapienziale circa i modi concreti in cui stare dentro la relazione coniugale. 4. La rivelazione biblica del “sacramento” 4.1 Le “origini” del sacramento All’inizio del capitolo 19 del Vangelo di Matteo (e nel passo parallelo di Mc 10,1-12) troviamo uno dei tentativi dei farisei di mettere in difficoltà Gesù, per misurare la sua conoscenza della Torah e per accusarlo di infedeltà alla Legge. Ma Gesù non cade nel tranello. 4.2 “Separare” La Scrittura ci presenta il «fare» di Dio nell’opera creatrice come un «separare». La parola efficace di Dio crea distinguendo, a partire dall’indistinto delle «tenebre» e dell’«abisso»: la luce è definita differenziandosi dalle tenebre. Per configurare l'identità bisogna separare l’indistinto. La differenza sostanziale da cui prendono forma e si debbono misurare tutte le altre è quella tra «lo spirito di Dio» e tutto ciò che non lo è. Il fare di Dio, quando separa, non intende negare la comunione o dichiarare la negatività di tutto ciò che non- è-Dio, bensi porre le condizioni affinché ogni cosa abbia la sua autonomia. 4.3 «Li creò» La dinamica creativa, “a coppie”, pare venir meno in occasione della creazione dell’uomo. In Gen 1,27a viene prima annunciata la creazione dell’uomo («lo creò»), e solo alla fine del versetto si introduce la menzione di «maschio e femmina» («li creò»). Sembra che prima l’uomo sia presentato come una sola persona, in sé completa, senza alcun bisogno di entrare in una relazione di coppia, come invece fanno tutti gli altri esseri creati, e che solo in un secondo momento, tratta da lui, compaia la donna. In realtà, nei primi capitoli della Genesi l’uomo viene indicato col termine ‘adam, sulla cui etimologia si sono fatte diverse ipotesi, tutte ruotanti attorno alla assonanza con adamà (terra), ma nessuna capace di guadagnare il consenso unanime degli esegeti. La sua caratteristica è di essere usato sempre al singolare, spesso con funzione di pronome indefinito: «un tale», «qualcuno» che proviene dalla terra. Dunque, il suo significato può essere quello generico di «umanità», «genere umano»; se usato al singolare indica l’«appartenente alla specie umana», la «persona umana». Riassunti di GD 2. Unione degli animi, intendendo considerare le dimensioni invisibili delle persone: a) emotive è facile aspettarsi che al gesto fisico corrisponda una prima mozione del cuore; b) psicologiche: è il livello del radicamento personale delle emozioni, laddove la persona le ordina alla luce della propria identità e in esse riconosce sé e gli altri; c) affettive: i partner dispongono di sé e si pongono nella decisione interiore dell’«affetto pen». 3. Unione delle person a) integrale, cioè riguardante ogni dimensione dei due individui; b) originale, con tratti propri e inconfondibili perché composta da due identità che scelgono di unirsi in un modo specifico e unico; c) durevole, coinvolgente le persone nel loro essere futuro. 4. Unione nel generare la vita: a) anzitutto la coppia è il nuovo «figlio» dell’amore della coppia; b) responsabile, nella decisione comune di aprirsi all’accoglienza di una nuova creatura c) aperta alle differenti modalità in cui la fecondità può esprimersi, nella società e nella Chiesa. 5. Unione nella vocazione: la coppia prende coscienza che la totalità a cui aspira e a cui di fatto si sta avvicinando è la risposta comune ad essere insieme sacramento di quell’amore che Cristo ha vissuto e vive per la sua Sposa, la Chiesa. 6. Unione nel futuro, cioè l’anelito aduna totalità che coinvolga totalmente la vita di entrambi, anche quella ancora non conosciuta. 7. Unione nell’eternità: la mistica dell'amore coniugale intravvede la gioia del ritrovarsi e dell’amarsi anche nella vita del cielo, in una modalità totalizzante del tutto nuova e sorprendente. Il desiderio di comunione integrale implica che ciascuno dei due orienti se stesso, in tutte le sue dimensioni, all’unione con l’altro/a. 4.2. Sacramento dell’amore fedele La comunione amorosa integrale assegna alla relazione di coppia il carattere di esclusività: l'appartenenza esclusiva viene espressa come “fedeltà”. La fedeltà coniugale si fonda sulla fedeltà dell'amore che lega Cristo alla Chiesa. La fedeltà non è anzitutto una questione giuridica e nemmeno è primariamente il frutto di un impegno etico o ascetico. I partner della coppia si possono promettere un amore fedele in quanto si “possiedono” nella conoscenza di sé per l’oggi e si dispongono nella promessa di sé per il futuro, e in questa loro condizione decidono di sé con scelta libera e consapevole. Precisamente nella relazione ciascuno dei due scopre se stesso/a in quanto amabile, amato ed amante, e osa il rischio della fedeltà. Questa fedeltà va ben oltre il «non aver un’altra relazione di tipo coniugale», né tantomeno si riduce ad uno «star fissi» al momento delle nozze. Significa piuttosto riscoperta quotidiana dei motivi della relazione in una attraente riscoperta di sé, continua risurrezione del volto amato e amabile del coniuge, attraversamento dei peccati reciproci sulla barca del perdono, energie per “nuove” una caro con la persona che si è sposata. L’altro è colui che non avrò mai finito di scoprire: c’è in lui, in lei una sorgente di vita invisibile e misteriosa che fa sì che egli non si esaurisca in alcuno dei suoi profili, né possa essere definito da alcuno dei tratti che io ho già percepito. 4.3. Sacramento dell’amore indissolubile L’io e il tu non divengono uno istantaneamente, ma nel tempo. La totalità della comunione amorosa implica tutta la vita di cui si dispone, richiede 1’“indissolubilità” della storia personale dei due. L’amore coniugale che tende ad essere totale e fedele, viene espresso e sostenuto attraverso la decisione di assumere un vincolo che, nella sua forma piena di matrimonio sacramento rato e consumato, non è più scioglibile. In questo la Chiesa sente di essere fedele a una chiara indicazione di Gesù “l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto”. Tale è l’indissolubilità del matrimonio: una relazione di appartenenza reciproca che unisce sacramentalmente i due sposi, introducendoli nel vincolo che lega escatologicamente Cristo alla Chiesa. Il “sì” degli sposi entra a far parte del “sì” di Cristo al Padre per la Chiesa. 4.4. Sacramento dell’amore fecondo La prima fecondità della coppia è la coppia stessa: l’una caro è la «nuova Riassunti di GD creatura». Un altro campo di fecondità è il contesto in cui vive la coppia: la gioia dell’amore dovrebbe diffondere attorno a sé altrettanta gioia. Ambiti specifici di accoglienza e cura della vita sono quelli dell’affido e dell’adozione di tanti piccoli che non hanno una famiglia. Nella Chiesa e nella società, poi, vi sono tantissimi altri ambiti in cui mettere a frutto la propria maternità- paternità: il servizio a realtà di bisogno (specie per bambini e ragazzi); l’accompagnamento nello studio; la crescita delle vocazioni all'amore coniugale, la vicinanza a coppie che hanno difficoltà. In tutti questi modi la coppia, con o senza figli propri, può mettersi a servizio specificamente «in due» e crescere nella fecondità propria del matrimonio. Una coppia feconda sotto tanti punti di vista si propone come il grembo ideale per l’accoglienza di una muova vita La fecondità biologica non costituisce dunque un optional, per quanto sublime, della relazione sessuale, ma è una sua peculiare espressione. Il figlio realizza in modo insuperabile e permanente ciò che i due amanti, in modo parziale e temporaneo, divengono nell'unione dei corpi: una sola carne. La vita che nasce non è solo la conseguenza biologica dell’unione sessuale; è anzitutto il modo in cui l’amore — reciproca consegna e accoglienza totale della vita personale — si manifesta e vive. Nell’amplesso troviamo il coinvolgimento dei sentimenti, l'attivazione di tutte le componenti biologiche legate ai dinamismi dell’incontro sessuale, il piacere che si diffonde in ogni paite del corpo, dell’animo, dello spirito dei coniugi. La dinamica dell’amplesso coniugale aspira e raggiunge un punto di massimo coinvolgimento e piacere, in cui coesistono persino attimi di «perdita di sé», tanto possono essere intense le sensazioni provate (orgasmo); dopo questo vertice la coppia scende a una più serena intimità, in cui prevale la dolcezza. Tale dinamica raccoglie e ripresenta le armoniche dell’amore pasquale. Dunque, anche il prendersi cura e l’educare si compongono di infiniti gesti di partecipazione al «perdere la vita», nell’offerta di tutto ciò che serve, ma sopratutto nella rinuncia ad ogni forma di possesso sull’alterità della persona del figlio. 5. Le vie quo! ine dell'amore coniugale Il sacramento è invocazione ecclesiale del dono dello Spirito santo sull’amore dei nubendi, affinché venga trasformato e «cristificato», per ogni giorno della vita della nuova famiglia. La Grazia, cioè la presenza dello Spirito del Risorto, offerta nel sacramento, ben prima del rito aveva già chiamato i due fidanzati a riconoscersi, a maturare insieme, a giungere alla celebrazione delle nozze. La stessa Grazia continuerà ad accompagnare e guidare la vita matrimoniale, attirando la libertà degli sposi in una risposta virtuosa nelle dinamiche della famiglia. È giunto il momento di descrivere i sentieri lungo i quali tutti i soggetti coinvolti accompagnano lo sviluppo di questo dono: l’aurora, la maturazione e la perseveranza nell’amore di Cristo da parte delle coppie che si amano. 5.1. Sentieri che si aprono Quando e dove comincia la «via dell'amore»? 5.1.1 L'educazione dei cuori L’educazione di cuori capaci di amore coniugale chiede e coinvolge tante dimensioni della persona: la costruzione di solide identità personali, capaci di entrare in una sana relazione con la differenza di cui il partner è portatore; il significato del tempo, inteso sia nella sua dimensione di «durata», sia nel suo appello a «una fine» che sia anche «il fine»; le coordinate per fare una scelta personale e ponderata, in una interpretazione vocazionale dell’esistenza. 5.1.2 La cura dei fidanzati l’uno per l’altra Quando due credenti si aprono nell’amore, il compito di prendersi cura reciprocamente l’uno dell’altra diventa un dovere morale della coppia, nuovo soggetto dell’agire. I fidanzati sono oggetto della cura pastorale della Chiesa e al tempo stesso sono e desiderano essere considerati soggetti attivi del loro cammino di preparazione al matrimonio. 5.1.3 La cura ecclesiale per i fidanzati Questa stagione della vita va riscoperta e ripresentata come un importante tirocinio della coppia di fidanzati nella maturazione spirituale del rapporto affettivo. Il fidanzamento si presenta come un tempo di grazia. Riassunti di GD «La decisione di sposarsi e di formare una famiglia dev'essere frutto di un discemimento vocazionale», che veda protagonisti sia i nubendi che la comunità cristiana, rappresentata dalle équipe formative. In virtù del sacramento del matrimonio ogni famiglia diventa a tutti gli effetti un bene per la Chiesa. 5.2. Sentieri quotidiani Decisivo è che la coppia cristiana coltivi la grazia del sacramento del matrimonio con una vita cristiana che consideri adeguatamente l’ascolto della Parola, la pratica dei sacramenti la partecipazione alla vita di carità della comunità cristiana. Nei corpi donati nell'amore coniugale si compie in modo originale ciò che l’apostolo Paolo addita a tutti i credenti in Cristo: «Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale». Tutta la vita familiare quotidiana diventa un culto spirituale. 6. Tra realtà e sacramento Cristo è «la» realtà dell’ Amore totale, fedele, indissolubile e fecondo. Noi siamo «a sua immagine», e il nostro amore è a immagine del suo. Questa dinamica testimonia la grandezza dell’amore coniugale e, nello stesso tempo, la sua «opacità». È insita in questa differenza tra realtà e sacramento, che il sacramento tenderà sempre ad avvicinarsi alla realtà piena, in una progressione che speriamo sia continua, ma non sarà mai «la stessa cosa». Questa forma così particolare di amore che è il matrimonio, è chiamata ad una costante maturazione. CAPITOLO TERZO — CRITERI DI MORALE CONIUGALE Il sacramento del matrimonio caratterizza l’amore coniugale, donando all’uomo e alla donna la grazia di potersi amare come Cristo ha amato, in modo totale, fedele, indissolubile e fecondo. Al dono dell’amore di Cristo corrispondono le esigenze di totalità, fedeltà, indissolubilità, fecondità dell’amore coniugale. 1. Criteri principali Le esigenze dell’amore coniugale, corrispondenti alle caratteristiche dell'amore di Cristo, non sono altro rispetto ai criteri della morale coniugale, la quale non pone dei limiti all'amore di coppia, ma indica le condizioni affinché possa realizzarsi. I criteri della morale coniugale non sono i ceppi cui viene incatenato l’amore di coppia, ma i sentieri lungo i quali diviene comunione integrale. Tali criteri, declinati nelle norme morali, accordano le azioni e i comportamenti affinché siano in sintonia con l'intenzione della coppia di vivere in comunione d’amore e di vita. Totalità, fedeltà, indissolubilità, fecondità sono le esigenze dell’amore di coppia che i criteri morali intendono salvaguardare e favorire. 1.1 Totalità L’amore coniugale aspira alla totalità. Affinché essa sia espressa nell’intimità sessuale occorre che i coniugi si coinvolgano totalmente, corpo, mente e cuore. La regola della «castità matrimoniale» esprime in positivo questa esigenza e mette in luce ciò che può muocergli: lo scadere dell’unione sessuale al solo congiungimento dei corpi senza sentimento e attenzione, per la ricerca esclusiva del piacere erotico o della procreazione. La castità è l’arte di parlare l’amore personale mediante il linguaggio dell’eros. 1.2 Fedeltà L’amore coniugale esige fedeltà esclusiva per il coniuge. «Adulterio» e la «poligamia» impediscono la comunione integrale dei coniugi, divisi dalla presenza di altri. Lo stesso vale per quella forma di “adulterio biologico” costituita dalle varie forme di procreazione a: in cui interviene una terza persona estranea ai due coniugi, come nel caso della fecondazione artificiale eterologa o dalla maternità sostitutiva (utero in affitto). stita 1.3 Indissolubilità L’amore coniugale esige che i due coinvolgano l’intera loro esistenza, tutta la loro vita. Tanto immediata può essere l’unione dei corpi, tanto remota può restare la comunione delle persone. La totalità della comunione amorosa implica tutta la vita di cui si dispone, richiede l’indissolubilità della storia personale dei due. A ciò dà parola la regola morale dell’indissolubilità, che espressa in controluce è il divieto di «divorzio». Riassunti di GD convivenza... il matrimonio (e si potrebbe forse continuare: la separazione, il divorzio...). Qualora si orienti effettivamente al matrimonio, la convivenza potrà essere considerata, se non come un grado del sacramento, almeno come una possibile tappa verso la celebrazione del sacramento. Tra le situazioni che non corrispondono all’ideale del matrimonio cristiano, vi sono le cosiddette «situazioni matrimoniali irregolari», che secondo il diritto canonico sono quelle situazioni di battezzati che convivono more uxorio senza il sacramento del matrimonio, non corrispondendo ancora, come nel caso della semplice convivenza e del matrimonio civile, o non più corrispondendo, come nel caso della nuova unione di chi fosse già stato sposato sacramentalmente, all'insegnamento della Chiesa. La fragilità specifica di queste situazioni è dovuta al non godere della grazia propria del sacramento del matrimonio. Il discernimento relativo ai semplici conviventi e agli sposati solo civilmente deve considerare che la loro scelta «molto spesso non è motivata da pregiudizi o resistenze nei confronti dell’unione sacramentale, ma da situazioni culturali o contingenti». In ogni caso, «quando l’unione raggiunge una notevole stabilità attraverso un vincolo pubblico, è connotata da affetto profondo, da responsabilità nei confronti della prole, da capacità di superare le prove, può essere vista come un’occasione da accompagnare nello sviluppo verso il sacramento del matrimonio». 2.3 Le nuove unioni Tra le situazioni matrimoniali cosiddette “irregolari”, le nuove unioni dei fedeli divorziati risposati rappresentano il caso più critico. Qualora infatti il precedente matrimonio sacramentale fosse canonicamente valido, i divorziati risposati, a differenza dei semplici conviventi e anche degli sposati solo civilmente, non possono accedere a nuove nozze sacramentali. Secondo la dottrina canonica della Chiesa, il vincolo sacramentale del matrimonio non è sciolto se non dalla morte di un coniuge Sono opportune due precisazioni: ® Ricordare che l’espressione «fedeli divorziati risposati» non è la più appropriata e andrebbe precisata parlando di «fedeli divorziati e risposati civilmente». Il divorzio e il nuovo matrimonio civile di chi avesse in precedenza celebrato validamente il sacramento del matrimonio incidono nella valutazione della sua responsabilità morale. e Chiarire che la cura pastorale dei fedeli divorziati risposati, per quanto non possa e non debba prescindere dal partner con cui vivono la nuova unione, è tuttavia rivolta a ciascun singolo fedele, la cui imputabilità per il fallimento del precedente matrimonio e responsabilità nella costituzione della nuova unione è diversa da quella del partner. 2.3.1 Il discernimento circa le nuove unioni Il discernimento «deve sempre farsi “distinguendo adeguatamente”» le «situazioni molto diverse» in modo che non siano «catalogate o rinchiuse in affermazioni troppo rigide». Sorretta all’«architrave» della misericordia, «la Chiesa non è una dogana» presidiata da «controllori della grazia», ma «la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa». Dev’esserci una logica dell’integrazione rispetto ai fedeli divorziati. L’eventuale ammissione dei fedeli divorziati risposati ad ambiti della vita cristiana sinora esclusi, e specialmente all’ambito sacramentale, non è una nuova normativa canonica stabilita da Francesco, ma l’esito di un cammino, frutto di discernimento personale e pastorale. La logica del discernimento non corri- sponde, quindi, alla generica alternativa «si può, non si può», ma commisura la disciplina pastorale al grado di maturazione della responsabilità personale. 2.3.2 Un discernimento corale L’indicazione dell’esigente via del discernimento particolare invece che quella della normativa generale non è l’abdicazione di Francesco alla sua autorità magisteriale, ma il coinvolgimento nel cammino della Chiesa della responsabilità di tutti: dei fedeli interessati, che dovranno interrogarsi in coscienza circa la loro situazione matrimoniale; degli operatori pastorali, che li accompagneranno nel cammino di maturazione personale; dei presbiteri con cui condurranno il discernimento; dei Vescovi, cui compete di indicare gli orientamenti che integrino, a beneficio delle Chiese locali, l'insegnamento del papa. 2.3.3 Indicazioni pastorali L’autorevolezza del pronunciamento, confermato in seguito come Magistero autentico, prospetta il decalogo criteriologico dei Vescovi di Buenos Aires come un riferimento imprescindibile per la prassi pastorale delle Chiese locali. Ecco l’elenco dei dieci criteri: 10 Riassunti di GD 1. In primo luogo ricordiamo che non si dovrebbe parlare di «permesso» per accedere ai sacramenti, ma di un processo di discernimento accompagnato da un pastore 2. Inquesto percorso, il parroco dovrebbe porre l'accento sull’annuncio fondamentale per stimolare o rinnovare l’incontro personale con Gesù Cristo vivo 3. L’accompagnamento pastorale è un esercizio della «via caritatis». È un invito a seguire «il cammino di Gesù: della misericordia e dell’integrazione» 4. Questo percorso non porta necessariamente ai sacramenti, ma può orientarsi ad altri modi d’integrarsi nella vita della Chiesa: una maggiore presenza nella comunità, la partecipazione a gruppi di preghiera o di riflessione, l'impegno nei vari servizi ecclesiali ecc. 5. Quando le circostanze specifiche di una coppia lo rendono possibile, specialmente quando entrambi siano cristiani con un cammino di fede, si può proporre l’impegno a vivere nella continenza 6. Se si arriva a riconoscere che, in un caso concreto, esistono delle limitazioni che riducono la responsabilità e la colpevolezza, in particolare quando una persona ritiene che cadrebbe in un’altra mancanza recando danno ai figli della nuova unione, l’Amoris laetitia apre la possibilità dell’accesso ai sacramenti della riconciliazione e dell’eucaristia. Questi, a loro volta, aiutano la persona a continuare a maturare e a crescere con la forza della grazia. 7. Si deve evitare, tuttavia, d’intendere questa possibilità come un accesso libero ai sacramenti o come se qualsiasi situazione lo giustificasse. Ciò che viene proposto è un discernimento che distingua, in maniera adeguata, caso per caso. 8. È sempre importante orientare le persone a mettersi con la coscienza davanti a Dio. Quando ci sono state ingiustizie non risolte, l’accesso ai sacramenti è particolarmente scandaloso. 9. Può essere conveniente che l’accesso ai sacramenti avvenga in forma riservata, in particolare quando si prevedano situazioni di conflitto. Ma allo stesso tempo non si deve omettere di accompagnare la comunità a crescere nello spirito di comprensione e di accettazione, senza che ciò ingeneri confusione nell’insegnamento della Chiesa sul matrimonio indissolubile. La comunità è uno strumento della misericordia, che è «immeritata, incondizionata e gratuita». 10. Il discernimento non deve interrompersi, perché «è dinamico e deve restare sempre aperto a nuove tappe di crescita e a nuove decisioni che permettano di realizzare l’ideale in modo più pieno» CAPITOLO QUARTO — QUESTIONI DI MORALE SESSUALE L’amore coniugale, chiamato a realizzarsi nel sacramento del matrimonio, è la comunione dell’uomo e della donna, due differenti incarnazioni dell’essere umano. La differenza sessuale caratterizza l’uomo e la donna in modo integrale, riguardando la loro identità non solo a livello biologico, ma anche psicologico, sociale, culturale, religioso. 1. La questione gender La differenza tra l’uomo, maschio e padre, e la donna, femmina e madre, ritenuta un dato essenziale e imprescindibile della natura umana, derivante peraltro dalla creazione divina, è oggi posto in discussione dalla più recente cultura sessuale che, contestando la naturalità della differenza tra maschio e femmina, rivendica il diritto, anche sul piano giuridico, di definire altrimenti il genere sessuale di appartenenza. Nel tentativo di orientarsi entro la nebulosa semantica e concettuale del gender è opportuno almeno richiamare le principali categorie che, a vario titolo, rientrano nella complessa definizione dell’identità sessuale umana: ® Sesso biologico: dato dalle componenti genetiche, somatiche e cerebrali ® Identità di genere: è relativa alla percezione di sé in accordo o meno con il proprio sesso biologico. (categoria riferibile alla dimensione psichica) ® Orientamento sessuale: indicante la direzione del proprio desiderio sessuale. Tra queste etero-, omo-, bi-sessuale (collegata all’identità psicologica di genere) e Comportamento sessuale: riguardante le modalità del suo attuarsi (collegata all’identità psicologica di genere) ® Ruolo di genere: indicante il comportamento sessuale che una società si attende e promuove in un soggetto (categoria riguardante la dimensione socio-culturale) 1.1 Le teorie di genere L’evoluzione della questione del gender in epoca contemporanea può essere tracciata in rapporto al pensiero femminista, cui specialmente si deve la sua elaborazione teorica. 11 Riassunti di GD 1.1.1 La parità di genere Il primo femminismo rivendica l'uguaglianza tra donne e uomini e lotta per la parità di diritti. 1.1.2 La costruzione dei generi La netta distinzione tra sex e gender propizia la tesi portante del costruzionismo del genere, secondo cui, mentre il sesso è dato dalla natura biologica, il genere è prodotto dalla cultura sociale. La differenza binaria verrebbe così superata dalla molteplicità dei generi che, oltre ai due noti, maschile eterosessuale e femminile eterosessuale, contemplerebbe altri generi, quali quello maschile omosessuale, femminile omosessuale, bisessuale, transessuale. 1.1.3 La de-costruzione del genere Il gender può e deve essere de-costruito. La stessa categoria di gender, comunque rinviante a una classificazione sociale, andrebbe smontata, in favore, per esempio, dell’idea di queer (strano, stravagante), con cui si intende il vagare nomade tra le configurazioni del gender, sottraendosi a ogni definizione dell’identità sessuale degli individui da parte della cultura sociale. Sottratta alla definizione della cultura-sociale, l’identità sessuale viene consegnata alla libera interpretazione dell’individuo. 1.2 L’insegnamento della Chiesa cattolica “Non si deve ignorare che «sesso biologico (sex) e ruolo sociale-culturale del sesso (gender), si possono distinguere, ma non separare”. Alla ferma denuncia nei confronti dell’ideologia gender, che separa natura biologica e cultura sociale, fa seguito il richiamo all’opportuna considerazione della dimensione culturale nella definizione del genere sessuale. “È vero che non possiamo separare ciò che è maschile e femminile dall’opera creata da Dio, che è anteriore a tutte le nostre decisioni ed esperienze e dove ci sono elementi biologici che è impossibile ignorare. Però è anche vero che il maschile e il femminile non sono qualcosa di rigido. Perciò è possibile, ad esempio, che il modo di essere maschile del marito possa adattarsi con flessibilità alla condizione lavorativa della moglie”. La via del dialogo, ponendosi in ascolto delle ricerche sul gender, permette di individuare punti di incontro con l’educazione cristiana. Anzitutto, i progetti educativi promos dalle ricerche sul gender hanno «la condivisibile e apprezzabile esigenza di lottare contro ogni espressione di ingiusta discriminazione», «perseguendo un’azione pedagogica, anzitutto con il riconoscimento dei ritardi e delle mancanze». Un altro punto di incontro è «l'educazione dei bambini e dei giovani a rispettare ogni persona nella sua peculiare e differente condizione». Un ulteriore punto apprezzabile delle ricerche sul gender è dato dai «valori della femminilità». 2.1 Il senso dei comportamenti sessuali Nella molteplice varietà dei comportamenti sessuali (carezze, abbracci, baci, rapporti sessuali) si possono riconoscere due ricorrenti dinamismi: ® «piacere erotico», percepito dai sensi. e «emozione affettiva», i sentimenti, che i gesti sessuali veicolano. La distinzione tra i due dinamismi fa riferimento alle dimensioni fisica e psichica della persona, le quali sono intessute l’una nell’altra. 2.2 La sessualità prematrimoniale Il patto matrimoniale, sancito in un preciso momento, permette di distinguere una storia d’amore in due principali tempi: il tempo in cui due giovani scoprono la possibilità e creano le condizioni reali in vista della comunione amorosa, e il tempo in cui si impegnano a viverla integralmente. Detto in termini più tradizionali: il tempo del fidanzamento e il tempo del matrimonio. Il tempo precedente al patto matrimoniale è il tempo in cui la comunione amorosa, pur già cominciata, non è ancora integrale. 12