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il duello fra Ettore e Achille riassunto e anallizzato, Appunti di Italiano

Riassunto e analisi dettagliata del poema

Tipologia: Appunti

2019/2020
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Caricato il 09/07/2020

bonfifabio
bonfifabio 🇮🇹

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Anteprima parziale del testo

Scarica il duello fra Ettore e Achille riassunto e anallizzato e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Materiali per supportare l’analisi del testo Il duello tra Ettore e Achille Iliade XXII, vv. 247-366 (pp. 155-161) Prima sequenza: Achille ed Ettore si sono incontrati in battaglia e Ettore, memore della profezia pronunciata da Patroclo in punto di morte (Il. XVI, vv.852-854), ha cercato di evitare lo scontro scappando intorno alle mura di Troia. Il guerriero, però, sa di non poter sfuggire alla Moira (cfr. Il. VI, vv.486-489) e, incoraggiato dal fratello Deifobo (nelle cui sembianze si nasconde però Atena, alleata di Achille), decide di affrontare il suo rivale. Prima di dare inizio al duello, però Ettore vuole ricordare le condizioni del combattimento eroico, assicurando ad Achille che, in caso di vittoria, restituirà il suo corpo agli Achei per fargli avere sepoltura e chiedendo al nemico di fare lo stesso. Achille, però, è ancora in preda all’ira, ancor più funesta di quanto non fosse all’inizio del poema, e non manifesta pietà per l’uccisore di Patroclo (vv. 247- 272). 250 255 260 265 270 Così disse Atena, e lo guidò con malizia, e quando furono giunti l’uno nei pressi dell’altro, parlò per primo il grande Ettore, l’eroe dall’elmo splendente. «Non fuggirò più, figlio di Peleo, come ora ho fatto tre volte attorno all’illustre città di Priamo, e non ho avuto il coraggio di aspettare il tuo assalto. Ma ora il mio cuore mi spinge a starti di fronte, sia vincitore o sconfitto. Ma su, invochiamo gli dei, che saranno i migliori testimoni e garanti dei patti fra gli uomini. Se Zeus mi concede che io resista e ti tolga la vita, io non recherò orrende offese al tuo corpo ma, dopo averti spogliato delle armi illustri, ridarò ai Greci il tuo corpo: tu fa’ altrettanto». Lo guardò di traverso e gli rispose il veloce Achille: «Ettore, non parlarmi, maledetto, di accordi; come non ci sono patti tra gli uomini e i leoni, non hanno cuori concordi i lupi e gli agnelli, senza tregua sono nemici gli uni degli altri: così tra me e te non ci può essere mai amicizia né giuramenti, prima che uno di noi cada e sazi di sangue Ares, il guerriero dal pesante scudo. Pensa piuttosto a tutto il tuo valore, perché ora devi essere coraggioso combattente e guerriero. Non puoi sfuggirmi; qui subito Pallade Atena ti uccide con la mia lancia; e pagherai tutti quanti i lutti per i miei compagni, che uccidesti infuriando in battaglia». Epiteto formulare (cfr. Il. VI, v. 440) Ripetizione caratteristica dell’epica. I giuramenti si pronunciano alla presenza delle divinità: violarli, pertanto, è un atto sacrilego (ybris). Secondo i Greci un uomo lasciato insepolto non avrebbe trovato pace nell’Ade; è inoltre segno di disonore per un guerriero che il suo corpo sia offeso. Espressione formulare (cfr. v. 344), che ingloba l’epiteto di Achille. Similitudine tratta dal mondo animale, frequente nel descrivere gli scontri fra eroi; si ricordino i vv. 222-228 del duello fra Ettore e Patroclo. La morte di un guerriero in battaglia è come un sacrificio ad Ares. Achille fa riferimento agli Achei morti durante la sua assenza dalla battaglia. Seconda sequenza: Achille scaglia per primo la lancia contro Ettore, che, però, riesce ad evitarla. Pensando che Achille abbia sprecato il suo colpo e che ora sia possibile per lui mandare a segno il proprio, Ettore ritrova il coraggio di sfidare l’avversario a parole, tuttavia Atena recupera l’arma di Achille e gliela restituisce, così, dopo che Ettore ha sferrato il suo attacco, Achille può nuovamente contare su un’arma in più (vv. 273-293). 275 Disse e, dopo aver palleggiato la lunga lancia, la scagliò, ma lo splendido Ettore la vide prima e la evitò curvandosi: gli passò sopra la lancia di bronzo e si piantò in terra; la prese Pallade Atena, e la ridiede ad Achille all’insaputa di Ettore, capo d’eserciti. Ed Ettore parlò così al grandissimo Achille: «Mi hai mancato; e dunque da Zeus tu non sapevi, Espressione formulare usata per indicare lo stesso gesto che si ripete: si vedano i vv. 289-290. 280 285 290 Achille pari agli dei, la mia sorte, come dicevi: non sei che un furbo ed un chiacchierone, e pensavi che per paura scordassi la mia forza e il valore. Non mi pianterai la lancia nel dorso mentre ti fuggo, piantala qui nel petto mentre ti assalgo, se te lo concede un dio, ma frattanto tu evita la mia lancia di bronzo. Oh, se tutta potessi riceverla nel tuo corpo! La guerra sarebbe più leggera ai Troiani, dopo la tua morte; per loro tu sei la peggiore sciagura». Disse e, dopo avere palleggiato la lunga lancia, la scagliò e colpì al centro lo scudo di Achille; non fallì, ma fu respinta dallo scudo la lancia; s’adirò Ettore, che un colpo inutile gli era partito di mano. Rimase fermo, abbattuto: non aveva altre lance di frassino. Ettore ha strappato a Patroclo le armi di Achille, ma, al momento del suo ritorno in battaglia, ha ricevuto da sua madre Teti nuove armi forgiate da Efesto e in particolare un grande scudo sul quale sono raffigurati l’universo, le città degli uomini e diverse attività: guerra, agricoltura, allevamento, feste e danze. Terza sequenza: Ettore chiede l’intervento di Deifobo per avere un’altra lancia, ma il fratello non si presenta e l’eroe realizza di essere caduto vittima dell’inganno di Atena. Il principe troiano, tuttavia, si fa coraggio, sapendo che la sua morte sarà motivo di gloria e affronta Achille, che lo colpisce alla gola, lasciandogli però la possibilità di pronunciare le ultime parole e di ascoltare quanto ha da dirgli (vv. 294-336). 295 300 305 310 315 320 Chiamò a gran voce Deifobo, l’eroe dallo scudo splendente, e gli chiedeva una lancia, ma quello non gli era più accanto. Allora Ettore capì nel suo cuore e così disse: «Ahimè, certo gli dei mi chiamano a morte: credevo che mi fosse vicino l’eroe Deifobo, ma è dentro le mura, e mi ha ingannato Pallade Atena. Ora mi è accanto la morte crudele, non è lontana, non è evitabile: da qualche tempo questo volevano Zeus e il figlio di Zeus, l’arciere, che prima benignamente mi proteggevano, e adesso il destino m’ha colto. Ma non voglio morire senza lotta né senza onore, bensì facendo qualcosa di grande, che anche i posteri ricorderanno». Dette queste parole, sguainò la spada acuta che gli pendeva al fianco, grande, robusta; prese lo slancio e attaccò, come l’aquila alta nel cielo, che piomba sulla pianura attraverso le nuvole oscure per prendere qualche agnello tenero, o qualche timida lepre: così Ettore si scagliò, agitando la spada acuta, e anche Achille si mosse, l’animo pieno di furia selvaggia: aveva il petto coperto dal bellissimo scudo, ben lavorato, e muoveva l’elmo splendente a quattro cimieri; le belle criniere dorate che Efesto aveva disposto fitte si agitavano in cima. Come nel mezzo della notte s’avanza fra le altre stelle la stella di Espero, la più bella nel cielo, così risplendeva la punta acuta che Achille brandiva nella destra, meditando la morte di Ettore, e guardando il bel corpo, dove meglio avrebbe ceduto. Tutto era coperto dalle armi di bronzo, Ettore ricorda le parole pronunciate da Patroclo, che gli aveva predetto la sua morte, e realizza di non avere più la protezione di Zeus e di suo figlio Apollo (quest’ultimo primo responsabile della sconfitta di Patroclo). Codice d’onore del guerriero, già sostenuto da Ettore di fronte ad Andromaca. Similitudine tratta dal mondo animale per descrivere uno scontro. Nuova similitudine: la punta della lancia di Achille brilla come una stella. Ettore indossa le vecchie armi di Achille strappate a Patroclo.