Scarica il duello tra Ettore e Achille e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Il duello fra Ettore e Achille. Dal verso 303 al verso 364 Ma non voglio morire senza lotta né senza onore, ma facendo qualcosa di grande, che anche gli uomini delle generazioni future ricorderanno». Dette queste parole, sguainò la spada affilata che gli pendeva al fianco, grande, robusta; prese lo slancio e attaccò, come l’aquila alta nel cielo, che piomba sulla pianura attraverso le nuvole oscure per prendere qualche agnello tenero, o qualche timida lepre: così Ettore si scagliò, agitando la spada acuta. Ma anche Achille si mosse, riempì l’animo di furia selvaggia: aveva il petto coperto dal bellissimo scudo, ben lavorato, e muoveva l’elmo splendente a quattro difese; le belle criniere dorate che Efesto aveva disposto fitte si agitavano in cima. Come, nel mezzo della notte, sale, fra le altre stelle, la stella di Espero, la più bella nel cielo, così risplendeva la punta acuta che Achille brandiva nella sua destra, meditando la morte di Ettore, e guardando il bel corpo, dove fosse più facile da trafiggere. Tutto era coperto dalle armi di bronzo, le belle armi che aveva tolto a Patroclo dandogli morte, tranne che si vedeva il punto dove la clavicola divide il collo dalle spalle, la gola, il punto dove la morte è più rapida. Là, mentre attaccava, lo colpì con la lancia il nobile Achille, e la punta gli attraversò diritta il morbido collo, ma l’asta pesante di bronzo non gli recise la gola, così che poteva parlare e rispondere; cadde riverso nella polvere e su di lui si vantò il nobile Achille: «Ettore, tu credevi, quando spogliasti Patroclo, d’essere al sicuro e non contavi per niente me che ero lontano; pazzo! Ma difensore di lui molto più forte, restavo sopra le navi, io che ti ho tolto la vita; cani ed uccelli ti sbraneranno orrendamente, lui lo seppelliranno gli Achei». Ormai privo di forze Ettore dall’elmo splendente gli rispose: “Io ti prego in ginocchio non lasciare che io finisca divorato da cani presso l’accampamento dei Greci e accettando il grande riscatto d’oro e bronzo che ti offriranno mio padre e mia madre restituisci il mio corpo a casa affinchè gli uomini e donne troiane mi concedano l’onore del rogo. Guardandolo con odio il veloce Achille gli rispose: “Cane non mi supplicare! Vorrei avere abbastanza coraggio e rabbia per tagliare il tuo corpo e mangiarlo io stesso per quello che mi hai fatto: nessuno quindi impedirà i cani di mangiarti, neanche se mi portassero un riscatto enorme promettendomene ancora di più; neanche se Priamo discendente di Dardano pagasse il tuo corpo tanto oro quanto pesi, neppure così la tua nobile madre che ti ha fatto nascere potrà metterti sul letto funebre e piangerti, il tuo corpo sarà divorato pezzo per pezzo da cani uccelli. Mentre moriva Ettore dall’elmo splendente disse ad Achille: “Ti conosco bene e immaginavo che non ti avrei convinto nel tuo petto c’è un cuore di pietra. Stai attento, però, che la mia morte non provochi l’ira degli dei nei tuoi confronti, il giorno in cui Paride e Apollo, nonostante tu sia un guerriero coraggioso, ti uccideranno davanti alle porte di Troia.” Mentre diceva queste parole, morì; l’anima lasciò il corpo e volò nell’aldilà, rimpiangendo il suo destino sfortunato, lasciando la giovinezza e la forza.