Scarica Il libro della comunicazione di Ugo Volli e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Teoria E Tecnica Delle Comunicazioni solo su Docsity! Il libro della comunicazione 1.0 Il concetto originario di comunicazione Fino al 1941, nel dizionario Zingarelli, la parola “comunicare” veniva definita solo entro i termini di “far partecipe, rendere comune ad altri”; e la parola “comunicazione” come “partecipazione, impulsò, trasmissione, passaggio” traendo esempi principalmente dai mezzi di trasporto fisici e soltanto secondariamente e senza distinzione da quelli informativi: «comunicazione ferroviaria, stradale, marittima, telegrafica, telefonica, aerea». Questo perché in effetti la comunicazione è un fattore di contatto, si parla di vere e proprie autostrade della comunicazione e di velocità. 1.1 Secondo concetto: comunicazione come passaggio di informazione Dal secondo dopoguerra si afferma il concetto di comunicazione che abbiano oggi. Era intesa principalmente come un passaggio di informazione che comprendesse quindi i termini invio, trasmissione e consegna al fine di controllare. Shannon e Weaver, i principali elaboratori della «teoria matematica della comunicazione», avendo soprattutto presenti i problemi tecnici e d economici relativi all'uso di cavi telefonici e telegrafici, elaborarono uno schema generale dei fattori della comunicazione su cui si basano molte teorie contemporanee. Esempio in una telefonata. Colui che chiama: sorgente. Colui che riceve: destinazione. Codificatore e decodificatore: parti telefoniche che trasformano le onde sonore in oscillazioni di corrente elettrica. Conversazione: messaggio. Canale e cambiamenti di tensione: segnale. Rumore: interferenze. 1.2 Gli elementi della comunicazione Lo schema di Shannon e Weaver è stato rielaborato dal linguista Roman Jakobson in modo da far riferimento in maniera specifica la comunicazione umana linguistica. Quelli che seguono sono, secondo Jakobson, gli elementi che is ritrovano in ogni comunicazione linguistica: Emittente o destinatario: individuo o gruppi. Il primo invia al secondo un messaggio che viene tradotto in un codice (comune ad entrambi). Non si parla di segnale dato che per arrivare all’obiettivo, il messaggio, necessita di un contatto fra emittente e destinatario, e dunque che un canale li leghi. Il messaggio riguarda un contesto, una realtà. Possiamo anche dire che proprio nella comunicazione nasce la menzogna e di riflesso la manipolazione del contesto che ci dissuade dallo schema semplicistico analizzato in precedenza. Capitolo 2 - La struttura del segno. 2.1 I segni: Saussure La comunicazione va analizzata ma non solo per capirne il senso ma anche per verificarne il funzionamento. Essa va quindi ‘smontata’ in piccoli elementi che rappresentano gli ‘atomi comunicativi’ che sono i segni. Secondo il linguista Saussure, il segno è “iI totale risultante dall'associazione di un significante a un significato”; e prosegue con “La lingua è paragonabile ad un foglio di carta: il pensiero è il recto è il foglio è il verso; non si può ritagliare il recto senza ritagliare allo stesso tempo li verso; similmente nella lingua non si potrebbe separare né il suono dal pensiero, né li pensiero dal suono.” Il segno è «un'entità a due facce» inseparabili come quelle di un foglio di carta: un significante e un significato. Nel caso del linguaggio si tratta di «un pensiero» e di «un'immagine acustica». Ma ci sono dei segni i quali segni linguistici sono immotivati, arbitrari in rapporto al significato, come i segnali stradali, i gradi militari, ecc. Il valore e i confini che ci permettono di identificare i diversi significati e significanti sono arbitrari e variabili. Come la parola “cane”, che non ha nessuna correlazione con il mammifero; o la parola “nipote”, che ci indica qualcuno che discende dal nonno o dallo zio, ad esempio. Capitolo 9 - Mass media 9.3 Teorie sulle comunicazioni di massa Per comunicazione di massa si intendono le tecnologie di comunicazione a larga scala organizzate in broadcasting. A partire dalla prima guerra mondiale, da quando sono stati quindi sviluppati gli apparati tecnici per le comunicazioni di massa, sono state elaborate teorie e prodotti incentrati soprattutto sul problema dell'influenza dei mass media sui loro utenti. 9.4 Notiziabilità La notiziabilita è l’accurata scelta di notizie su cui porre l’attenzione del lettore, giornalisticamente parlando ad esempio. Questa porta anche ad oscurare invece, a creare dei veri e propri buchi, su altri argomenti che vengono emarginati dalla comunicazione. L’organizzazione gerarchica di giornali e telegiornali è decisiva per garantirne il funzionamento. Possiamo provare a rendere espliciti i criteri che determinano i valori delle notizie. Wolf, alla fine degli anni 90, li divide in quattro gruppi: • quelli «sostantivi», cioè relativi al contenuto; • quelli che riguardano la disponibilità del materiale e i criteri relativi al prodotto; • quelli che si riferiscono al pubblico; • quelli che si riferiscono alla concorrenza. Analizziamo i criteri singolarmente e cosa comprendono: Sostantivi • grado e livello gerarchico dei soggetti coinvolti nell’evento notiziabile; • impatto sulla nazione e interesse nazionale: prossimità geografica e culturale; • quantità di persone coinvolte nell’evento; • rilevanza o significatività dell’evento rispetto agli eventi futuri. Relativi al prodotto (soprattutto per le notizie minori) • brevità; • ideologia della notizia (bad news is good news); • novità o freschezza (successo da poco oppure scoop); • qualità (azione, ritmo, completezza, chiarezza, standard tecnici); • rapporto con il bilanciamento del notiziario (rientra nelle giuste categorie). Relativi al mezzo (relativi soprattutto a televisione e giornali illustrati) • qualità del materiale visivo; • frequenza (tempo necessario); • formato (limiti spazio temporali). Relativi al pubblico • il linguaggio; • la difficoltà del tema; • la struttura narrativa; • la “protezione” (sensibilità del pubblico); • il rapporto fra il pubblico e il mezzo (identificazione, servizio, intrattenimento). Relativi alla concorrenza • ricerca dell’esclusività; • caratterizzazione rispetto ai concorrenti; • standard professionali. Queste sono solo delle linee guida generali per giornali e telegiornali in quanto ogni mezzo è vincolato a fornire le notizie che suppone interessino il proprio pubblico. Bisogna ricordare anche che i valori notizia utilizzati sono ben noti a coloro che hanno interesse a fornire informazioni (per esempio gli uffici stampa) e sono manipolati per agevolare il passaggio delle notizie che interessano secondo il modello della «comunicazione amplificata». 9.8 Il medium è il messaggio? Al passaggio fra oralità e scrittura (in particolare alla scrittura alfabetica greca, che peraltro non coincide affatto, storicamente, con l'invenzione della scrittura) è stato attribuito il merito della nascita della tragedia classica e della filosofia greca, mentre è stata spesso messa in relazione l'origine della scienza moderna con l'invenzione della stampa tipografica. Tutte queste teorie contengono spesso delle intuizioni interessanti e individuano dei legami indubitabili. Anche per quanto riguarda il termine “mezzo di comunicazione” vi è ancora molta confusione. Si pensa a supporti fisici; ad organizzazione di contenuti; a mezzi di comunicazione inteso solo per le informazioni o anche per le cose? È molto altro. In secondo luogo i mezzi di comunicazione non si presentano mai «nudi», ma sempre organizzati secondo certi generi. Normalmente all'inizio questi generi sono derivati da mezzi precedenti: la televisione si presenta come cinema, un po' come radio, un po’ come teatro di varietà, i primi testi stampati simulano l’organizzazione dei manoscritti ecc. Solo in seguito i mezzi sviluppano i propri generi, che dipendono però grandemente dalle scelte culturali di una società. Trascorrono più di due secoli dall'invenzione della stampa a quella quotidiano, che appare più o meno contemporaneamente al romanzo moderno; e molti di più ne trascorrono fra la diffusione della scrittura alfabetica e la definizione di generi caratteristici della Grecia come la filosofia o la tragedia. Lettere, diari, liriche erotiche, poemi encomiastici, codici di leggi, melodrammi, fumetti, romanzi cavallereschi, articoli di fondo, e la maggior parte degli altri generi appaiono molto tempo dopo lo stabilirsi delle condizioni tecnologiche che permettono il loro consumo; e sono essi a determinare concretamente l'apparenza dei mezzi di comunicazione, non certamente l’inverso. Per quanto riguarda in particolare la televisione, il «mezzo più potente» del nostro secolo, c'è chi ha teorizzato la vuotezza totale di contenuti («medium-zero») come condizione del sistema televisivo. La volontà di provocazione di Enzesberger è evidente, ma è incontestabile anche il suo argomento positivo: il significato di un mezzo di comunicazione dipende fortemente dalle convenzioni comunicative cui è sottoposto, ed esse sono a loro volta sottoposte agli usi sociali del mezzo alla definizione collettiva, a quale uso può destinarlo, che limiti deve rispettare con esso. Il fatto che questi usi e questi limiti ci sembrino del tutto scontati non deve affatto tranquillizzarci e farceli sembrare naturali: c'è stato un lungo periodo in cui la lettura non sembrava materialmente possibile se non ad alta voce: la lettura silenziosa, con tutte le conseguenze che essa comporta, non è il frutto di un'invenzione tecnologica, ma delle pratiche sociali connesse alle regole dei conventi medievali. C’è infatti ancora uno strato che si interpone fra i mezzi in sé e ciò che essi appaiono al pubblico: la loro gestione, il modo in cui essi sono usati da chi li controlla. La televisione sovietica degli anni sessanta era assai diversa da quella britannica dello stesso periodo, anche se entrambe si definivano pubbliche, per la diversità dei regimi e delle definizioni degli obiettivi. Lo stesso si può dire per il cinema tedesco e americano degli anni trenta, anche prima dell'avvento del nazismo, come ha dimostrato uno studio, di Galli e Rositi.