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Il Lungo Cinquecento: Espansione Economica e Trasformazioni Sociali in Europa, Appunti di Storia Moderna

Riassunto di storia moderna sul XVI secolo

Tipologia: Appunti

2016/2017

Caricato il 06/06/2017

francescoolla
francescoolla 🇮🇹

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Francesco Olla
Il lungo Cinquecento
Con l'espressione "lungo Cinquecento" si fa riferimento all'epoca di espansione economica che, a
onor del vero, partì dalla seconda metà del XV secolo per arrestarsi nei primi decenni del XVII.
Dopo la crisi della Peste Nera a metà del Trecento che aveva dimezzato la popolazione europea, a
partire dal tardo Quattrocento il continente conobbe un poderoso aumento della densità
demografica, specie nelle aree urbane, legata a diversi aspetti convergenti. In primo luogo la
riduzione del tasso di mortalità, legata ad una virulenza delle epidemie sicuramente più contenuta
rispetto alla terribile peste trecentesca; l'aumento della natalità legata ad un boom dei matrimoni
soprattutto in ambito tedesco e protestante in pieno Cinquecento; l'aumento delle aree coltivabili
legato ad una favorevole fase climatica della vita del pianeta che fece da propellente per i buoni
raccolti; la maggiore disponibilità alimentare e quindi l'aumento demografico che si ripercosse
come ovvio nella polarizzazione e nello sviluppo dei maggiori centri urbani europei (Milano,
Napoli, Venezia, Londra, Amsterdam, Parigi).
L'aumento e la concentrazione della vita ubana significò, nella storia economica cinquecentesca,
una maggiore domanda di bisogni primari (quindi generi alimentari) e delle manifatture
specializzate (tessili, materiali edili e metallurgici), e conseguentemente un aumento dei prezzi,
consistente e costante per tutto il XVI secolo. Venne chiamata enfaticamente "rivoluzione dei
prezzi",
eppure si trattò di un fenomeno di gran lunga meno devastante e rapido di quello che l'economia doveva
conoscere in seguito. Non fu una rivoluzione ma una moderata inflazione. Il giudizio degli osservatori di
oggi rischia però di essere troppo pacato e di non vedere, dietro i fenomeni, economici generali, quelle
che furono le tensioni umane sperimentate allora dalla popolazione1.
La motivazione principale di quanto descritto stava nell'eccedenza della domanda di derrate
alimentari rispetto all'offerta, dal momento che all'esponenziale crescita demografica corrispondeva
un incremento insufficiente della produzione agricola e una perdita del potere d'acquisto dei salari.
1 A. Prosperi, P. Viola, Storia moderna e contemporanea, 4 voll., vol. I, Dalla Peste Nera alla guerra dei Trent'anni,
Einaudi, Torino, 2000, p. 171
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Francesco Olla Il lungo Cinquecento Con l'espressione "lungo Cinquecento" si fa riferimento all'epoca di espansione economica che, a onor del vero, partì dalla seconda metà del XV secolo per arrestarsi nei primi decenni del XVII. Dopo la crisi della Peste Nera a metà del Trecento che aveva dimezzato la popolazione europea, a partire dal tardo Quattrocento il continente conobbe un poderoso aumento della densità demografica, specie nelle aree urbane, legata a diversi aspetti convergenti. In primo luogo la riduzione del tasso di mortalità, legata ad una virulenza delle epidemie sicuramente più contenuta rispetto alla terribile peste trecentesca; l'aumento della natalità legata ad un boom dei matrimoni soprattutto in ambito tedesco e protestante in pieno Cinquecento; l'aumento delle aree coltivabili legato ad una favorevole fase climatica della vita del pianeta che fece da propellente per i buoni raccolti; la maggiore disponibilità alimentare e quindi l'aumento demografico che si ripercosse come ovvio nella polarizzazione e nello sviluppo dei maggiori centri urbani europei (Milano, Napoli, Venezia, Londra, Amsterdam, Parigi). L'aumento e la concentrazione della vita ubana significò, nella storia economica cinquecentesca, una maggiore domanda di bisogni primari (quindi generi alimentari) e delle manifatture specializzate (tessili, materiali edili e metallurgici), e conseguentemente un aumento dei prezzi, consistente e costante per tutto il XVI secolo. Venne chiamata enfaticamente "rivoluzione dei prezzi", eppure si trattò di un fenomeno di gran lunga meno devastante e rapido di quello che l'economia doveva conoscere in seguito. Non fu una rivoluzione ma una moderata inflazione. Il giudizio degli osservatori di oggi rischia però di essere troppo pacato e di non vedere, dietro i fenomeni, economici generali, quelle che furono le tensioni umane sperimentate allora dalla popolazione^1. La motivazione principale di quanto descritto stava nell'eccedenza della domanda di derrate alimentari rispetto all'offerta, dal momento che all'esponenziale crescita demografica corrispondeva un incremento insufficiente della produzione agricola e una perdita del potere d'acquisto dei salari. 1 A. Prosperi, P. Viola, Storia moderna e contemporanea , 4 voll., vol. I, Dalla Peste Nera alla guerra dei Trent'anni , Einaudi, Torino, 2000, p. 171

Nel corso dell'Età moderna l'Europa rimaneva infatti ancora profondamente legata al settore agricolo, ma la crescita della sua produzione era sicuramente ostacolata dal peso tutt'altro che marginale del peso del sistema signorile: l'esoso prelievo fiscale esercitato a danno dei contadini e, sovente, la ritrosia della nobiltà terriera ad investire sull'aumento della produttività delle terre. A fronte di ciò, con la seconda metà del XVI secolo fece la sua comparsa nelle campagne dell'Europa occidentale un maggiore dinamismo economico legato alla penetrazione del ceto medio interessato all'utilizzo dei braccianti nella coltura irrigua (Paesi Bassi, della Catalogna e della Lombardia) e alla conversione delle terre alla cerealicoltura (grano e, con la fine del Cinquecento e il Seicento riso, mais e patata). Nell'Europa orientale (a est dell'Elba, per usare un discrimine geografico) invece, al ceto medio agrario occidentale e ai contadini liberi si contrapponeva invece una grande nobiltà terriera cui faceva riferimento la servitù della gleba legata per ereditarietà alla terra e alla propria condizione di asservimento. Contro i contadini, che da cinque anni in qua sono fuggiti dal servizio e dalle terre ereditarie di bojari e d'altri proprietari, contro questi contadini fuggiaschi, a causa della loro fuga, e contro i proprietari terrieri di terre, presso i quali essi vivono dopo la loro fuga, si deve dare ai proprietari da cui i contadini sono fuggiti, il diritto d'adire il tribunale, e debe farsi con tutti i mezzi indagine rigorosa; e dopo il giudizio e l'indagine si debbono ricondurre i contadini fuggiaschi, con le loro donne ed i loro figli ed ogni loro avere, là dove ciascuno aveva prima vissuto^2. In campo manifatturiero nacque e si sviluppò soprattutto nell'Europa nord-occidentale (specie nel XVII secolo in Inghilterra e nelle Fiandre) il sistema di lavoro a domicilio ( domestic system ) del settore tessile, per cui i mercanti-imprenditori distribuivano la materia prima affinché, nei tempi morti dell'agricoltura, venisse lavorata in casa nei telai dagli uomini e nei filatoi dalle donne. La scelta del termine "imprenditori" non è casuale o ideologica: proprio nel "lungo Cinquecento" si forgiò una mentalità economica dinamica e intraprendente denominata a partire dagli anni settanta del Novecento "proto-industriale" e che, dopo la crisi del Seicento, troverà terreno fertile di sviluppo nel contesto del processo di industrializzazione settecentesca inglese. Il nuovo sistema di produzione tessile va necessariamente contestualizzato: 2 F. Ivanovic, Ordinanza del 1597 , in V. Gitermann, Storia della Russia , vol. I, La Nuova Italia, Firenze, 1963, pp. 835- 836, cit. in A. Desideri, C. Codovini, Storia e storiografia plus , 6 voll., vol. 1B, Dalla nascita dello Stato moderno alla Rivoluzione inglese , D'Anna, Messina-Firenze, 2015, p. 173

storia economica cinque-seicentesca col modello dell'«economia mondo»^5 , ovvero un sistema di scambi tra un centro e le periferie, a netto vantaggio del primo. Il centro del sistema mondo venne individuato nell'Europa nord-occidentale (nello specifico Inghilterra, Fiandre e attuale Germania) che si arricchivano utilizzando le risorse delle periferie. Nelle aree aree geo-economiche periferiche, della nascente economia-mondo, c'erano due attività primarie: quella estrattiva, principalmente di metalli preziosi, e l'agricoltura, specie per alcuni alimenti. Nel sedicesimo secolo l'America spagnola forniva principalmente i primi, mentre l'Europa dell'Est forniva soprattutto i secondi. In entrambi i casi la tecnologia era basata sull'intensità di lavoro, e il sistema sociale sullo sfruttamento^6. La commistione tra il potere capitalistico finanziario dei banchieri capitalisti e quello politico divenne presto evidente, come testimonia l'emblematico caso della famiglia dei Függer, originari di Augusta e finanziatori di Carlo V d'Asburgo: per il ruolo politico e ancor prima economico il Cinquecento viene non a caso ricordato con l'espressione "secolo dei Függer". A partire dalla seconda metà del Cinquecento il primato dei banchieri di Carlo V venne scalzato dalle grandi compagnie genovesi (da cui la formula "secolo dei genovesi"): il banco di San Giorgio (in relazione con la Spagna di Filippo II) e il Banco di Rialto di Venezia. Era un capitalismo e una forma di guadagno assai prestigioso e senza dubbio remunerativo, ma non esente dai pesanti rischi e dalle fluttuazioni del mercato. Ne sono un esempio le bancarotte dichiarate dal sovrano, la sospensione del pagamento dei propri debiti, come quella dichiarata nel 1557 da Filippo II che pose appunto fine all'egemonia dei Függer e danneggiò seriamente la Borsa di Anversa, legata al re di Spagna. Come ovvio un secolo fortemente espansivo come il Cinquecento sviluppò al contempo nuove forme di povertà (il cosiddetto "pauperismo"), specie con la diminuzione del potere d'acquisto delle fasce più basse della popolazione. La povertà di vagabondi e mendicanti, intesa sia come situazione strutturale che occasionale, venne avvertita nel corso del XVI come un problema di ordine sociale da stigmatizzare e sradicare in quanto "colpa morale", nelle realtà protestanti ma anche cristiane- cattoliche. A intervalli più o meno regolari, soldati sbandati, lavoratori temporaneamente disoccupati, contadini 5 Cfr. I. Wallerstein, Il sistema mondiale dell'economia moderna , vol. I, L'agricoltura capitalistica e le origini dell'economia-mondo europea nel XVI secolo , Il Mulino, Bologna, 1978, cit. in A. Desideri, C. Codovini, Storia e storiografia plus , vol. 1B, Dalla nascita dello Stato moderno alla Rivoluzione inglese , op. cit., p. 179, 180 6 Ivi, p. 179

scacciati dalle loro terre andavano ad aggiungersi ai poveri tradizionali , destando l'irritazione e la paura dei cittadini benestanti e delle autorità^7. Furono istituiti in questo contesto europeo enti assistenziali con nomi e caratteri diversi ( Workhouse in Inghilterra, Hôpital de la Charité in Francia, Zuchthäuser in Germania, ospizi e opere per i mendicanti in Italia), nei quali gli indigenti venivano rinchiusi e, in certi casi, sottoposti al lavoro coatto. I monti di pietà, istituiti grazie a predicatori itineranti quale Bernardino da Feltre, nacquero e si svilupparono in Italia nel corso del Quattrocento proprio per concedere piccoli prestiti ai poveri, esclusi dal credito ai privati e spessissimo vittime dell'usura. Il rigoroso atteggiamento della chiesa [...] indusse molti dei mercanti ad impegnarsi in settori economici diversi dal piccolo prestito che esponeva facilmente alla condanna. Ad essere condannate dai predicatori erano sì le «fallacie» dei mercanti, ma soprattutto le usure, manifeste o palliate, che rovinano gli individui, le famiglie e le città^8. 7 R. Ago, V. Vidotto, Storia moderna , Laterza, Roma-Bari, 2004, p. 12 8 M. G. Muzzarelli, Il denaro e la salvezza. L'invenzione del Monte di Pietà , Il Mulino, Bologna, 2001, pp. 14-16, 24, 42, 59-61, cit. in A. Desideri, C. Codovini, Storia e storiografia plus , vol. 1B, Dalla nascita dello Stato moderno alla Rivoluzione inglese , op. cit., p. 177