Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Il Regno di Teodorico in Italia e i Regni Romano-Barbarici d'Occidente: Un'analisi Storica, Appunti di Storia Romana

riassunto dettagliato da pagina 302 fino alla fine

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 27/11/2020

valentina.0201
valentina.0201 🇮🇹

3.7

(18)

66 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Il Regno di Teodorico in Italia e i Regni Romano-Barbarici d'Occidente: Un'analisi Storica e più Appunti in PDF di Storia Romana solo su Docsity! 2 Il regno di Teodorico in Italia Mentre la penisola italiana restava sotto il controllo di Odoacre, l’imperatore d’Oriente Zenone cercava un metodo per porre popolazioni barbariche amiche al controllo della Penisola Italiana. Così, il re dei Goti Teoderico, nel 488 d.C. scende in Italia con il titolo di “patricius” ed il compito di uccidere Odoacre, che fu sconfitto e ucciso nel 493 d.C. Le intenzioni di Teoderico erano volte a cercare una collaborazione tra Goti e Romani. Infatti conserva il ruolo di re dei Goti e di patrizio dei Romani. Emana così un complesso di leggi atte a regolare con uguaglianza i rapporti tra le due comunità. Il governo di Teoderico non è stato così negativo, anzi: si contraddistingue per l’ondata di positività dovuta all’incremento dell’economia, di restaurazione di antichi edifici classici e alla collaborazione. Alla lunga, però, la collaborazione di Goti e Romani si rivelò impossibile da avere a causa della differenza di culture e religioni tra romani e barbari. Ad un certo momento, pare che si crei la condizione per una convergenza antiariana e Teoderico reagisce imprigionando papa Giovanni I e condannandolo a morte. Nel 526 d.C. Teoderico muore lasciando a sua figlia Amalasunta il governo del regno; tuttavia la politica di riconciliazione non funziona più, anche a causa della pressione esercitata da Costantinopoli, che vuole intervenire in Italia. L’occasione fu fornita dall’omicidio di Amalasunta nel 535 d.C. I regni romano-barbarici d’Occidente Nella storia delle invasioni barbariche si possono identificare due fasi: - Popoli penetrati nell’Impero dopo peregrinazioni: gruppi poco numero si stanziano in zone limitate e periferiche dell’Impero, organizzandosi secondo proprie leggi. Questi sono Ostrogoti, Visigoti, Burgundi e sono detti regno romano-barbarici. - Popoli già da tempo stanziati sui confini dell’Impero: penetrano violentemente oltre il limes imponendo la propria organizzazione politico-sociale alla cultura romana. Sono Longobardi, Angli, Sassoni, Franchi, Vandali. I popoli barbarici quindi potevano insediarsi legittimamente all’interno dell’Impero ed esercitare piena autorità. È importante ricordare che i regni romano barbarici ebbero durata e destini molto diversi: - Regno dei Burgundi: riconosciuto come stato autonomo nel 443 e sottomesso dai Franchi nel 534 d.C. - Regno Ostrogoto: coincide circa con il regno di Teoderico. Dura in Italia poco più di messo secolo, fino alla guerra greco-gotica del 553 d.C. - Regno Visigoto: creato da re valla nel 418 d.C. e tra il 470 e 480 d.C. ha la sua massima espansione in Provenza e Spagna. Nel 507 d.C., dopo la sconfitta patita dai Franchi, si spostarono in Spagna e lì rimasero fino al 711 d.C,, quando cede sotto l’espansionismo arabo. Unica popolazione che mantenne saldi elementi giuridici romani. - Regno Franco: rengo barbarico più importante, con la figura decisiva di Clodoveo I dei Merovingi che si converte e favorisce l’assorbimento dell’aristocrazia gallo-romana. Altro esponente fondamentale è Carlo Martello che ferma gli arabi a Poitiers. Razzie e movimenti nel Mare del Nord portarono alla fine della Britannia Romana e alla nascita dell’Inghilterra Anglosassone. La società romano-germanica L’integrazione fra barbari e romani averne con modalità differenti. Per esempio in Britannia si trattò di pura conquista, in Spagna e Gallia si trattò di un’integrazione fondamentalmente su base giuridica. Il problema più grande però era la religione. Quasi ogni popolo barbarico era ariano, mentre la maggioranza dei romani era cattolica. In certi casi si arrivò ad un’integrazione perfetta, mentre in altri casi ci fu un dualismo. In ogni caso è da sfatare il mito dei barbari come distruttori totali del mondo romano. Al massimo si può dire che accelerarono quel processo di cambiamento sociale già in atto dal III secolo. La Gallia e le invasioni barbariche Dopo il 470 d.C., quando in Gallia penetrarono gli Ostrogoti, tutto il paese era ormai nelle mani degli invasori. Le razioni alle invasioni furono diverse: - Ascetismo: qualcuno non volle nemmeno tentare l’integrazione, abbandonò le terre e si ritirò. - Carriera ecclesiastica: in un mondo angoscioso come il tardoantico un metodo sicuro di salvezza poteva consistere nel farsi monaco e aspirare ad alte cariche ecclesiastiche. Il V secolo d.C. rappresentò quindi per l’aristocrazia gallo-romana un’epoca di grave crisi, ma non per questo bisogna considerare il periodo come privo dinamismo. Ne sono esempi il tentativo di conciliare carriera politica e carriera ecclesiastica. L’integrazione tra Romani e barbari nei nuovi regni Come è stato detto, sono di più gli elementi unificanti e di continuità fra il mondo romano e il mondo barbarico piuttosto che quelli di opposizione. Molti uomini di cultura del tempo di sfornarono di dare un’interpretazione romano-gotica delle nuove entità statali. L’esempio di Cassiodoro e della sua Storia dei Goti rappresenta una novità: concepisce la storia dei Goti da prima dell’ingresso nell’Impero e li considera popolo con storia e stato a sé. Cosa fino ad allora riservato a Roma. Il monachesimo Una delle conseguenze delle invasioni barbariche fu l’affermazione del monachesimo in varie forme. Molti monasteri sorsero a pochi anni di distanza l’uno dall’altro. Notevole fortuna ebbero Lèrins e san Vittore. I monasteri ebbero anche una importante funzione come centri di cultura. Con la fine dell’Impero romano d’Occidente era infatti entrato in crisi il sistema scolastico. Questa carenza venne affrontata da Cassiodoro che, ritiratosi nel suo Vivarium, trasportò una parte della sua biblioteca e cercò di tramandarla. Contemporaneamente a Cassiodoro è San Benedetto, grande fondatore della vita monastica in Occidente. Le trasformazioni della città alla fine del mondo antico Anche le città cambiano aspetto. Il caso dell’Italia è il più esemplare. Il Foro non è più il centro della città ma lo è la cattedrale. In età altomedievale vengono costruite molte cattedrali, come anche nuove cerchie murarie per difendersi. La chiesa diventa simbolo della città rispetto alla campagna. Un nuovo tipo di alimentazione Anche nell’ambito delle abitudini alimentari ci furono dei cambiamenti. In Occidente la fine dell’Impero romano segnò un regresso di tutte le colture che avevano il loro centro di organizzazione nel sistema razionale della villa. A questo si contrappose il regime tipico delle popolazioni barbariche, abituate a carne di cacciagione e prodotti del bosco. Dall’unione dei due modelli si arriva al modello silvo-pastorale, caratterizzato dalla compresenza di Element nordici preponderanti e una minor presenza di olio, vino e cereali, che caratterizzavano il modello alimentare romano. L’Italia durante la guerra tra Goti e Bizantini Il breve regno di Teoderico nel complesso era stato un periodo relativamente felice e vi erano stati deboli segni di ripresa. La guerra greco-gotica sconvolse questo equilibrio precario e impedì un consolidarsi della ripresa. L’Italia, soprattutto fra 541 e 552 d.C. ritornò in condizione disperate con l’arrivo del generale bizantino Narsete. Le città subirono gravi distruzioni del tessuto urbano mentre ci fu un calo demografico dovuto alla fame. Insieme sono fattori che impediranno alla penisola di riprendersi per molto tempo. 3 L’impero d’Oriente fino al regno di Giustiniano