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Industrializzazione e urbanizzazione, Dispense di Sociologia Dei Media

L'importanza dell'industrializzazione e dell'urbanizzazione nel contesto sociale dell'Ottocento e il loro ruolo nella creazione del medium. Si parla anche della nascita dell'opinione pubblica e della sfera pubblica borghese, con un'analisi critica del modello descritto da Habermas.

Tipologia: Dispense

2021/2022

In vendita dal 14/01/2024

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Scarica Industrializzazione e urbanizzazione e più Dispense in PDF di Sociologia Dei Media solo su Docsity! Industrializzazione e urbanizzazione Il medium ha potuto svilupparsi solamente quando si è presentato un contesto sociale adeguato. Un contesto come quello che ha preso forma nel corso dell'Ottocento grazie all'azione convergente di due processi fondamentali: l'industrializzazione e l'urbanizzazione. Una fase storica che è stata dominata dalla «seconda rivoluzione industriale» e dunque dal ruolo centrale svolto dall'industria, la cui azione ha preso le mosse dalla creazione nel ‘700 della macchina a vapore. Grazie allo sfruttamento dell'energia del vapore, sono nate anche tecnologie che hanno consentito di rivoluzionare il mondo dei trasporti e cambiare i contorni del mondo conosciuto: le distanze si sono accorciate, i confini si sono modificati, gli orizzonti si sono ampliati. Di conseguenza, sono nati anche degli strumenti in grado di consentire alle merci di aumentare le possibilità di circolazione: le gallerie commerciali, i grandi magazzini, le esposizioni universali. Con l'apporto di questi nuovi strumenti, hanno potuto così sviluppare i nuovi mercati del consumo di massa. Tutto ciò è stato possibile anche per effetto della fondamentale funzione svolta a partire dalla seconda metà dell'Ottocento dall'energia elettrica, che è diventata onnipresente (nelle abitazioni, nelle fabbriche) e alla portata di tutti. L'elettricità è progressivamente diventata la rete di connessione della civiltà industriale e ha sempre più trasformato lo spazio domestico nel luogo centrale per il consumo della comunicazione mediatica. Il processo di espansione delle fabbriche ha stimolato lo sviluppo dell'edilizia popolare e dei quartieri operai collocati alla periferia dei centri urbani. Larghi strati della popolazione rurale si sono recati così per la prima volta a vivere nelle grandi città e queste si sono quindi gonfiate a dismisura assumendo le sembianze di enormi agglomerati. Nelle metropoli lo bstile di vita dei soggetti non era più correlato ai ritmi lenti e abitudinari della campagna e dell'esistenza comunitaria, ma doveva invece sintonizzarsi con i ritmi accelerati dei mezzi di trasporto e di comunicazione. L'urbanizzazione ha comportato dunque per gli individui la necessità di confrontarsi con un'esperienza fortemente disorientante dal punto di vista sensoriale: George Simmel parla infatti di «intensificazione della vita nervosa». Gli individui, per difendersi da quella vera e propria "tempesta emozionale" che li travolgeva nel nuovo contesto metropolitano, hanno tentato di adottare una strategia di "raffreddamento" dei rapporti sociali, facendo prevalere l’intelletto anziché la sfera emotiva. Da tale predominio dell'intelletto è derivato, secondo Simmel, un atteggiamento di distacco psichico che egli ha definito “blasé”: un atteggiamento tipico del soggetto che sperimenta una condizione metropolitana. La metropoli inoltre, per Simmel, è anche un luogo dove convivono le due tendenze che si confrontano costantemente nella cultura moderna: - quella orientata verso l'imitazione, ovvero l'annullamento delle forme personali di espressione; - quella che muove invece verso la differenziazione, cioè la specificità e l’originalità.
 È per questo motivo che Simmel considerava la metropoli l'essenza stessa della modernità. Un altro degli elementi che contraddistinguono le metropoli ottocentesche è rappresentato dalla capacità di far convivere la moltitudine e la solitudine. Non a caso in tali metropoli è presente il flaneur, un individuo eccentrico che cercava di staccarsi dalla massa per poter osservare a distanza un mondo sociale in grande trasformazione. «Il flâneur si sente a casa propria in mezzo alla folla, in un' inebriante compenetrazione tra abitazione e strada, tra privato e pubblico. Lì può osservare senza essere osservato, raccogliere ed elaborare gli stimoli che gli derivano dall'immersione nella moltitudine» (Nuvolati). Dall’opinione pubblica alla massa Il concetto di opinione pubblica è nato in Inghilterra, Francia e Germania nel corso del Settecento. Habermas è stato il primo a formalizzare il concetto di opinione pubblica sostenendo che l'opinione pubblica ha preso vita grazie allo sviluppo di una «sfera pubblica borghese»: quei luoghi dove la società civile discute questioni di rilevante importanza pubblica. Questi luoghi sono stati dapprima le tipografie, diventate sede di riunioni e discussioni. Poi sono arrivati i caffè, i saloni e le società culturali, e con essi vari movimenti sociali e civili che si sono poi trasformati in movimenti politici e hanno dato vita alle istituzioni degli Stati democratici moderni. La sfera pubblica ha rappresentato pertanto il primo nucleo di aggregazione sociale che ha saputo incarnare lo spirito del modello liberale e borghese. Secondo Habermas, la stampa ha svolto un ruolo fondamentale nel consentire la nascita dell'opinione pubblica, cioè di uno spazio sociale e culturale autonomo nel quale hanno potuto svilupparsi liberamente grazie al confronto e al dialogo, idee e opinioni indipendenti. Tuttavia il modello della sfera pubblica ideale come è stato descritto da Habermas si è così realizzato soltanto in parte. Ma quali sono stati i limiti della sfera pubblica di Habermas? ● Mario Ricciardi ha sostenuto che l'interpretazione di Habermas si presenta come troppo idealistica. Non considera cioè nella maniera adeguata il fatto che sin dalle origini i giornali hanno rappresentato una fonte di profitto economico e hanno dato vita perciò a vere e proprie aziende sostenute dalle imprese tipografiche. ● ● Habermas ha sbagliato inoltre perché ha eccessivamente legato lo sviluppo dell'opinione pubblica a quello della cultura borghese occidentale. E’ stato messo in luce infatti che tradizioni di dibattito pubblico si sono sviluppate storicamente anche all'interno della classe operaia, di gruppi religiosi e di contesti culturali non occidentali. ● ● È inoltre evidente che negli ultimi decenni, gli enormi progressi che i media hanno portato dal punto di vista comunicativo hanno condotto a un indebolimento del concetto di opinione pubblica. Questa infatti, nell'interpretazione di Habermas, era concepita come una élite illuminata, ma l'allargamento del pubblico raggiungibile con i media ha necessariamente introdotto il concetto di sfera pubblica per molti. Tale «mediatizzazione dell'opinione pubblica» a sua volta, ha determinato per l'opinione pubblica stessa una frammentazione. L'opinione pubblica è diventata cioè più astratta e immateriale. ● ● Il cambiamento del concetto di opinione pubblica è dovuto anche al fatto che i media, e la televisione in particolare, hanno rappresentato uno dei più importanti fattori in grado di scardinare la barriera che era stata costruita in precedenza tra il privato e il sociale. Dunque, come ha sostenuto Joshua Meyrowitz, nella vita sociale sono stati abbattuti i confini esistenti tra la scena pubblica e il «retroscena» degli individui e ha cominciato a svilupparsi un nuovo «spazio intermedio» dove il pubblico e il privato tendono a fondersi sempre più tra loro. Ciò che è importante sottolineare è che, per effetto dei cambiamenti indicati, oggi l'opinione pubblica tende a trasformarsi progressivamente in una massa. La massa ha creato nella società uno spazio autonomo nel quale il soggetto tende a perdere la sua individualità. La massa perciò si presenta come un aggregato estremamente ampio, ma privo di organizzazione e composto di individui che sono isolati e incapaci di interagire in modo significativo. Gustave Le Bon, alla fine dell'Ottocento, ha interpretato la massa come il risultato di un processo di omologazione tra gli individui. La massa inoltre è un'entità in costante cambiamento, all'interno della quale gli individui si sentono al tempo stesso difesi e protetti ma anche impauriti e spaesati. LA NASCITA DEI MEDIA La fotografia La fotografia nasce nel 1839 con Jean Louis Dager, un fotografo francese. In realtà non si può ricondurre solo a Dager la nascita della fotografia poiché molti anni prima anche altri autori si cimentarono nel tentativo di dar vita all’apparecchio fotografico anche se non avranno lo stesso successo di Dager. L’antenato più antico della macchina fotografica moderna è la camera oscura: una scatola che poteva avere varie dimensioni, buia all'interno. Su una delle pareti si pratica un foro da cui entra la luce che produce sulla parte opposta un’immagine rimpicciolita e capovolta del soggetto inquadrato. Qual era lo scopo della camera oscura? Era un tentativo di riprodurre immagini simili alla realtà, come l’occhio umano le vede. Questo strumento prima era appannaggio di pochi; quando poi si inventerà l'apparecchio portatile diventerà alla portata di tutti. Il desiderio di fissare, fermare queste immagini ha poi portato alla fotografia, la quale non è altro che una camera oscura più sofisticata che funziona in modo molto simile all’occhio umano. A cavallo tra il Settecento e l'Ottocento, una maggiore velocità in termini di produzione (l'avvento della linotype, nel 1884, che fonde i caratteri nel piombo liquido, riduce ulteriormente il tempo necessario per la composizione di un testo che passa dai 1400 della composizione a mano ai 6000 caratteri l'ora). Questo favorisce la diffusione di una quantità rilevante di testi. I giornali permettono alla parola stampata di essere prodotta a cadenza temporale più ristretta e ampliare il raggio della discussione su argomenti legati all’attualità. Questo la differenzia al libro, il giornale ha offesa immediata sull’attualità. Gli individui vivono nelle città soggette al cambiamento, le notizie consentono loro di orientarsi nella vita quotidiana, danno informazioni che li aiutano a ragionare in merito alla realtà con cui si confrontano. Nasce la figura del giornalista, professionista che ha il compito di individuare i temi che hanno più rilevanza all’interno di una determinata società, poi approfondire tale tematica e sottoporla al pubblico. Il giornale rispetto al libro è legato alla definizione di una temporalità più breve, quella dell’attualità (ovvero ciò che è in atto). Rispetto al libro è un’opera corale, che mostra il pensiero di differenti voci (i giornalisti che ne compongono la redazione). È nella prima metà del XVII secolo che nascono in Europa le pubblicazioni a cadenza settimanale le quali dovranno subito scontrarsi con le istituzioni di potere erte a difesa dell'ordine costituito: un medium in grado di veicolare informazioni e idee con tale velocità non può che essere considerato un pericolo da controllare e reprimere. Questo in qualche modo può essere considerato dai vari stati un pericolo, diffondere determinate idee e far conoscere situazioni. I media permettono di entrare a contatto con elementi che esulano dalla nostra esperienza personale, hanno la funzione di consentirci di riportarci con altre realtà è situazioni. Può diventare pericoloso quindi richiede forme di controllo. L’editoria ottiene quella trasformazione che la avvicinerà all’industria di massa. La produzione avveniva in quantità superiori rispetto al passato, maggiore rapidità di pubblicazione e quindi capacità di raggiungere un pubblico più vasto sempre più alfabetizzato. Solo alla metà del XIX secolo, grazie all'emergere di nuovi fattori tecnologici e commerciali, l'editoria periodica affronta la trasformazione che 'avvicinerà all'industria di massa. - Telegrafo Morse, uno dei primi apparecchi che si lega alla scoperta dell’elettricità, legato a scoperte successive che permetteranno l’informazione via radio. Deve il suo nome al codice che consente di trasmettere le lettere dell’alfabeto sotto forma di linee e punti. Questo comporta che si riducono i tempi per comunicare una notizia, si superano grandi distanze in tempi più brevi. - Torchio a vapore L’editoria nasce nel Medioevo con la produzione manuale di copie di manoscritti da parte amanuensi. Sono due i momenti fondamentali nella storia del progresso della stampa:
 1. XV secolo: invenzione della stampa a caratteri mobili ad opera di Gutenberg utilizzata solo per la produzione dei libri;
 2. XVIII-XIX secolo: la stampa è utilizzata non solo per i libri ma anche per i giornali, i cosiddetti quotidiani. Importanza della stampa a caratteri mobili: ● democratizzazione della conoscenza perché ognuno può leggere i libri autonomamente; ● possibilità di produrre, con una spesa limitata, una quantità di libri enormemente superiore a quella che si poteva ottenere con la riproduzione manoscritta; ● abbassamento dei costi dei libri; ● precoce ed intensa produzione di stampe in volgare, che portò allo sviluppo delle lingue nazionali a scapito del latino, oltre che alla diffusione di nuove teorie scientifiche e religiose. La nascita dei libri Con l’italiano Aldo Manuzio, fondatore di una celebre tipografia a Venezia, nasce la figura dell’editore, e a lui si deve la pubblicazione delle cosiddette “aldine", ossia piccoli libri che si potevano portare - e quindi leggere - ovunque. Prima dell’avvento della stampa, il ruolo dell’autore era marginale poiché, al di là delle opere di carattere religioso, gli amanuensi copiavano testi in cui l’autore non era “rilevante” quali: almanacchi, tabelle di misure e di conversione a uso dei commercianti, ecc. E con l’autore nasceva anche il diritto di proprietà intellettuale: di conseguenza copiare un libro, così come facevano abitualmente gli amanuensi, diventava un reato; in particolare, in Inghilterra, nel 1709, nasceva la prima legge sul copyright. Prima del Novecento: -  la quantità di libri in circolazione era piuttosto limitata; -  la circolazione del libro era affidata spesso a canali sociali più che all’acquisto personale; -   la distinzione tra letteratura “seria” e libri di puro consumo non era ancora netta come lo sarebbe divenuta nel nostro secolo. Nell’ultimo decennio dell’Ottocento compaiono le manifestazioni più caratteristiche dell’industria letteraria propria del Novecento: -da un lato lo sviluppo di un mercato di massa del libro; - dall’altro la nascita di generi specifici di letteratura “d’evasione”. Il libro come prodotto di diffusione di massa Le linee portanti dell’industrializzazione del mercato editoriale nel XX secolo: -vendere libri con prezzi alla portata del ceto medio e della classe lavoratrice; -  utilizzare canali di distribuzione diversificati; -  promuovere alcuni generi di libro specificamente adeguati a un consumo rapido e diffuso. Il primo passo verso la diffusione di massa del libro fu rappresentato dal calo dei prezzi: nell’Inghilterra dell’ultimo decennio dell’Ottocento, alcuni dei maggiori editori ridussero radicalmente i prezzi dei libri. La rivoluzione del libro economico si diffuse nei decenni successivi anche in altri paesi Europei. Il libro tascabile Un ulteriore sviluppo dell’editoria economica, fu quella avviata negli anni della Seconda Guerra Mondiale con il libro “tascabile”. L’inventore del moderno libro tascabile è considerato in genere l’inglese Alan Lane, che lanciò nel 1935 i Penguin Books.
 In Italia, solo negli anni Sessanta (precisamente nel 1965) nacque una collana tascabile analoga alla Penguin, ossia gli Oscar Mondadori. Il libro digitale L’avvento di Internet, negli anni Novanta, la sua affermazione progressiva e la sua pervasività nelle nostre vite, la digitalizzazione della conoscenza, la diffusione degli e-book, hanno indubbiamente colpito il mondo dell’editoria. Tuttavia, il libro mantiene una sua insostituibile specificità, nel senso che nella sua forma cartacea sviluppa un rapporto tattile e affettivo con il suo lettore per cui, come sosteneva Umberto Eco: “I libri da leggere non potranno essere sostituiti da alcun aggeggio elettronico. Son fatti per essere presi in mano, anche a letto, in barca, anche là dove non ci sono spine elettriche, anche quando qualsiasi batteria si è scaricata, possono essere sottolineati, sopportano orecchie e segnalibri, si sciupano, possono essere lasciati cadere per terra o abbandonati aperti sul petto o sulle ginocchia quando ci prende il sonno...” IL MEDIOEVO, LA STAMPA E L’EDITORIA LA RIPRODUZIONE DEI TESTI NEL MEDIOEVO Stampa, oggi pensiamo ad un diritto a scrivere in maniera libera; già nella sua definizione si capisce la complessità e le molteplici ricadute che questo medium ha nella storia della cultura umana. Già nel momento in cui nasce l’alfabeto e quindi l’individuo ha la possibilità di tradurre in forma scritta i suoni che sente pronunciare, questo determina una trasformazione della parola, che non è più solo un suono ma qualcosa di visivo. Scrivendola la parola consente una maggiore riflessione, traducendo i pensieri in forma scritta. L’editoria nasce nel medioevo, attraverso la produzione manuale di copie di manoscritti da parte di amanuensi a servizio di privati. I testi più frequentemente tradotti erano testi religiosi. Già prima della stampa a caratteri mobili esisteva una produzione di testi scritti che però era affidata agli amanuensi, nella maggior parte dei casi membri della chiesa. Hanno capacità e competenze essendo alfabetizzati, cosa abbastanza rara nel passato, e possono riprodurre i testi religiosi, in particolare la Bibbia, la cui trascrizione poteva richiedere fino ad un anno di lavoro. Questi testi essendo scritti presentavano delle differenze gli uni dagli altri. L’avvento della stampa a caratteri mobili permetterà una produzione in serie che è una delle caratteristiche tipiche della produzione industriale che partirà nell’800. La produzione in serie contraddistingue i media a partire dall’800; con la fotografia dal 1839 si possono produrre serie di più immagini identiche, e questo poi accadrà con i libri. Il testo era quindi prodotto da un’élite perché il livello di alfabetizzazione era basso ed erano in pochi ad avere la possibilità di formarsi, in particolare dalla chiesa e aristocratici o nobili. Prima della carta si usava come supporto la pergamena, ricavata da pelli di diversi animali opportunamente trattate, e veniva tagliata in fogli di grandezza standard. Prima ancora i libri erano scritti su papiri arrotolati e tavolette di cera incise con uno stilo di metallo, legno o osso. La xilografia era una tecnica di stampa tratta da una matrice incisa in rilievo, perlopiù si trattava di legno e venivano realizzate queste incisioni e venivano inondate di inchiostro e la tavoletta pressata su un foglio o una pergamena per riprodurre i testi e le figure. Quindi qualche forma di serialità esisteva già da prima della rivoluzione industriale e della possibilità di produrre in serie i testi attraverso la stampa a caratteri mobili. LA STAMPA A CARATTERI MOBILI Ci sono 2 tappe fondamentali nella storia del progresso della stampa; - XV secolo, Guthemberg nel 1456 inventa la stampa a caratteri usata solo per la riproduzione di libri - XVIII-XIX secolo, la stampa è usata non solo per i libri ma anche per i giornali e i quotidiani La stampa è la tecnica che permette di riprodurre su carta o altro materiale in un numero illimitato di copie identiche quanto è scritto sulla forma originaria, detta matrice. Guthemberg è un orafo tedesco specializzato nella produzione di monete con lo stemma in rilievo e applica lo stesso meccanismo per realizzare i caratteri mobili. Sono come piccoli timbri che riproducono le lettere e possono essere agevolmente spostati consentendo di riprodurre i testi. Timbro = matrice, sulla quale è inciso ciò che vogliamo riprodurre bagnandolo con l’inchiostro e ottenendo copie identiche tra loro La produzione di testi richiedeva una complessità di atti, quindi in questo periodo il numero di testi prodotto è inferiore rispetto alla rivoluzione industriale. Il primo testo che realizza attraverso questo procedimento è la Bibbia, stampata in caratteri gotici. Questo testo ha una forte ricaduta sociale: disponibilità della Bibbia in molteplici copie, soprattutto quando verrà tradotto in lingua volgare, comporta che gli individui non abbiano più bisogno del clero ma possano leggerla per conto proprio, strumento di apprendimento individuale. Democratizzazione graduale, grande cambiamento. Prima Bibbia in latino non è per tutti, ma poi la traduzione in volgare la rende un libro a portata di tanti. L’ERA DELL’UOMO TIPOGRAFICO Marshall McLuhan è uno dei più grandi studiosi dei media, ricordiamo uno dei suoi volumi “La galassia Guthemberg, la nascita dell’uomo tipografico”, 1976. Egli scrive che la stampa fu il primo esempio di produzione di massa, la prima merce uniforme e ripetibile. Essa consente all’individuo di sviluppare un pensiero logico e razionale. 2) Utilizzare canali di DISTRIBUZIONE diversificati, ad esempio i libri sono disponibili anche all’interno delle edicole. In quegli anni la circolazione del libro era affidata a canali sociali più che all’acquisto personale. Prima la lettura avveniva in pubblico, collettiva, proprio perché poche persone erano in grado, quindi a volte lo stimolo all’acquisto avveniva anche sulla base di questa lettura in comune. La distinzione tra letteratura seria e libri di puro consumo non era ancora netta come sarebbe diventata nel XX secolo, non c’era ancora una separazione netta dei generi. Nel 1880 “Ben Hur” di Lew Wallace vendette negli Stati Uniti oltre un milione di copie (best seller). Esso è un romanzo storico. Una delle ragioni della sua fortuna è stato il canale di distribuzione attraverso Sears&Roebuk, una grande rete di vendita per corrispondenza i cui cataloghi erano diffusi in tutte le case. Questo rispecchia la volontà di portare i libri vicino al consumatore, bisogna abituare il pubblico a leggere, i libri devono essere messi laddove il pubblico può facilmente raggiungerli. Ci si rende conto che molti individui vedono il libro come qualcosa che li rende lontani, avvertono una sorta di reverenza soprattutto quando devono entrare in una biblioteca o libreria, quindi si inventano altri canali di distribuzione che determinano un avvicinamento del pubblico al libro. Il libro deve attirare l’attenzione del consumatore come avviene ad esempio nei mercati o nelle edicole. Un ulteriore sviluppo, ma anche una trasformazione, dell'editoria economica fu quella avviata negli anni attorno alla seconda guerra mondiale con il libro detto «tascabile», economico e leggero che collabora alla diffusione della conoscenza e della lettura. In Italia ad esempio nel 1965 nasce la collana dell’Oscar Mondadori. Un altro esempio è quando nel 1955 viene creato il primo «bibliobus» ossia una biblioteca circolante che portava i libri in località di provincia. 3) La crescita di ALFABETIZZAZIONE E ISTRUZIONE. Un altro stimolo dato alla lettura si avverte negli anni della prima guerra mondiale quando lo scopo è quello di fornire alla popolazione un istruzione elementare. Negli anni della prima guerra mondiale l'obiettivo di fornire alla totalità della popolazione un'istruzione elementare si poteva dire raggiunto (almeno per la popolazione maschile) solo negli USA e in alcuni Paesi dell'Europa nord-occidentale. Questo non può che favorire la diffusione del libro e l’industria del libro. In Italia invece rimane il problema dell’analfabetismo anche dopo la seconda guerra mondiale. LA SITUAZIONE ATTUALE Secondo un rapporto del 2018 del Censis, che fa una serie di pubblicazioni annuali in cui analizza lo stato dell’arte e della comunicazione nel nostro paese e dell’utilizzo dei media da parte degli italiani, i libri non raccolgono molto entusiasmo. Nonostante siano stati introdotti gli eBook essi arrivano solo all’8%, non hanno grande impatto nelle vendite. Cresce il Press Divide, cioè l’abilità da parte degli individui di comprendere i testi che leggono, e questo porta allo sviluppo di un’oralità secondaria (incapacità di misurarsi con il testo scritto). Nel mercato tradizionale, nello specifico noi consideriamo il settore editoria, la maggior parte degli introiti proviene dalla vendita di titoli considerati hit (la parte iniziale della curva, la “testa"), cioè i maggiori successi, ma un'estrema varietà di fattori - eccessiva quantità di titoli messi contemporaneamente sul mercato, scarsa disponibilità di spazio all'interno dei punti vendita, alti costi di magazzino, ecc. - fanno sì che un numero sterminato di titoli (sia fuori catalogo che non) rimanga in ombra, venga totalmente dimenticato o, ancora, sia introvabile per i singoli lettori (la parte bassa della curva, la "coda"), favorendo di fatto le nuove uscite. Una nuova forma di lettura collettiva che ricorda l’uomo tribale di cui parlava McLuhan sono i book influencer, che cercano anche di creare un rapporto empatico con i fan, fondato su emozioni e capacità di condivisione, come nelle antiche forme di tribalismo. La promozione dei volumi in forma empatica e non professionale come potrebbe farla un critico può tuttavia essere parte di strategie di marketing poiché l’individuo è costantemente alla ricerca di autenticità che però è costruita secondo determinate strategie di comunicazione per essere percepita come vera. LA PENNY PRESS Evoluzione rapida dei media nell’800. Il modello di penny press viene emulato a livello europeo. Grazie alle rivoluzioni tecnologiche, Benjamin Day produce nel 1833 la penny press, un tipo di stampa a basso costo (appunto di un penny) e questo collabora alla democratizzazione ulteriore della stampa. La Penny Press è una rivoluzionaria strategia commerciale di produrre giornali venduti a basso costo. Essa nasce nel 1833, quando Benjamin Day fonda il quotidiano «NEW YORK SUN». Oltre a rendere il suo giornale economicamente accessibile, Day rivoluzionò anche la modalità distributiva dei newspaper, introducendo la figura dello strillone. Michael Mc Nells, 8 anni, appena guarito dal suo secondo attacco di polmonite, Philadelphia, Pennsylvania, 1910 (Lewis Hine, National Archives and Records Administration). Essa rivoluziona anche la modalità di distribuzione dei quotidiani. Gli strilloni distribuivano questi quotidiani in città per incrementare il numero di vendite. Sfruttamento del lavoro minorile. Fotografia assolve ad una funzione critica. Cambiano contenuti rispetto ai quotidiani europei, la penny press ospita notizie di cronaca prevalentemente a carattere sensazionalistico, che possono interessare le masse maggiormente. Giornale con chiara connotazione commerciale, si mantiene grazie alla pubblicità, annunci, interazioni. Il “New York Sun” per ridurre i costi concede molto più spazio alla pubblicità di quanto non abbia mai fatto un quotidiano europeo. Questa differenza si vede anche nella radio, in America c’è una connotazione più commerciale. LA STAMPA DI MASSA Lo spirito del giornalista, in Francia, consiste nel discutere in modo violento, ma elevato e spesso eloquente, i grandi interessi dello stato (...). Lo spirito del giornalista, in America, consiste nello stimolare grossolanamente, senza preparazione né arte, le passioni di coloro cui si indirizza il giornale, nel lasciare i principi per impadronirsi degli uomini, seguirli nella vita privata e metterne a nudo le debolezze e i vizi (Tocqueville 1840, p. 197). Il modello industriale americano della stampa quotidiana si afferma anche in Europa, dove viene recepito nelle realtà economiche più floride: su iniziativa di Èmile de Girardin, nel 1836 in Francia viene varato «La Presse», giornale impostato sul profilo del «New York Sun». IL FOTO-GIORNALISMO L'uso della fotografia a corredo del giornalismo nasce nell'ambito della fotografia di guerra ma lentamente si estende a tutti gli eventi degni di testimonianza, quali la politica o lo sport. Il fotogiornalismo, uso della fotografia in ambito giornalistico. L’individuo tende a dare fiducia alla fotografia, considerata una testimonianza vera, attendibile, dimostrata.Il fatto che la notizia sia correlata ad un immagine le da ancora più valore. Oggi non è proprio così perché possono essere manipolate o decontestualizzate, ma si propongono come fossero vere. Possono essere correlate a descrizioni che me falsano il significato L'emergere delle tecnologie digitali ha imposto al fotogiornalismo cambiamenti radicali. La manipolazione fotografica diventa un argomento molto delicato. Il digitale rende infatti semplice e accessibile la possibilità di manipolare in post-produzione un qualsiasi scatto. La post-verità si caratterizza per il fatto che anziché le notizie essere guidate dai criteri che dovrebbero guidare il giornalismo, come la verifica della loro attendibilità e forme di controllo, alla verifica delle fondi si sostituisce un’informazione che non fa altro che verificare le credenze del lettore e lo coinvolge emotivamente. Epoca in cui è l’emozione a guidare gli individui, si parla di CAPITALISMO EMOZIONALE, valore assegnato alle emozioni, io ritengo vero e credibile un fatto quando riesce a coinvolgermi emotivamente. Cultura che non favorisce la logica e il ragionamento, ma le risposte istintive e le emozioni. È facile produrre emozione che confermino le credenze dei lettori, scartando quelle che non sono conformi alle loro opinioni. Un tipo di società come questa è più esposta, non c’è un filtro tra sè e l’opinione su quel fatto, si affida a reazioni istintive ed emotive. I SOCIAL MEDIA con il loro caratteri di immediatezza hanno avuto un grande impatto sul ruolo stesso dei fotoreporter. CONVERGENZA DIGITALE Il fenomeno della convergenza digitale ha un enorme impatto in internet. L’introduzione di un nuovo medium comporta una modificazione dell’ambiente in cui entra, non si aggiunge e basta, ma interviene sull’intero sistema. La digitalizzazione fa si che un medium vecchio come la stampa viene rinnovato, attraverso la convergenza con il digitale. La crescente pervasività di Internet e le dinamiche di convergenza digitale, con i relativi cambiamenti nei modelli di consumo, esercitano una pressione finanziaria senza precedenti sull'industria editoriale. Da parte dell'industria dell'informazione, la risposta è stata quella di attuare un approccio multipiattaforma. Rispetto al passato la tecnologia digitale ha reso più semplice la condivisione e il riutilizzo dei contenuti: la riprogettazione multi-piattaforma è divenuta pratica comune. E riflette la diffusa consapevolezza dei cambiamenti dei modelli di consumo e delle nuove necessità del pubblico, soprattutto di quello più giovane. Caratteristica fondamentale dei giornali è l’IMMEDIATEZZA. I giornalisti devono essere pronti a riportare gli eventi sui siti online entro pochi minuti dal loro accadere. La stessa scrittura delle news è cambiata per la necessità di fornire immediatamente brevi resoconti. PAYWALL funge da barriera tra l'utente e i contenuti online di un giornale. Il caso più frequente di utilizzo di un paywall è quello delle testate giornalistiche online. Diversi giornali online chiedono ai visitatori una remunerazione per accedere ai contenuti online al fine di compensare la costante diminuzione della sottoscrizione degli abbonamenti cartacei e la conseguente riduzione dei profitti generati dalla pubblicità. La "barriera" serve a generare l'acquisto dell'edizione o la sottoscrizione di un abbonamento. «Posso fare il giornalista: basta che possegga un dispositivo e che ci sia campo!». Tutti ti parlano, tutti prendono la parola ritenendo di avere l'autorità per farlo, con il risultato che non aumenta il pluralismo, ma l'entropia, la confusione, il rumore. Tutti oggi possono fare giornalismo: l'unica condizione perché sia possibile non è (più) la preparazione o la deontologia, ma semplicemente l'accesso. POST-VERITÀ = sempre più informazioni oggi sono autoreferenziali, sempre più immagini sono simulacrali: esse si propongono al lettore con lo stigma dell'autenticità e gli impediscono la verifica di questo fatto. Passaggio dalla verità alla post-verità. Post sta per «oltre» la verità. LA NOTIZIABILITÀ La notizia diviene tale nella misura in cui l'evento preso in considerazione ha una rilevanza sul vivere quotidiano. I NEW VALUES sono un insieme di regole che accompagnano l'intero processo di notiziabilità, Supera gli ostacoli che la presenza di una telecamera impone, utilizzando uno smartphone, tablet o phablet e rappresenta una scelta economica. Sottrae il giornalista ad altra attività di racconto, preso dall'impellenza della registrazione delle immagini. Lo stesso “The New York Times” ha investito sulla pubblicazione di contenuti video considerandola, già nel 2013, una componente essenziale della strategia di crescita dell'azienda. Secondo gli investitori le storie associate a immagini filmate producono un aumento fino al 32% di visualizzazioni. In Italia i quotidiani soffrono sempre di più della disattenzione che viene dimostrata soprattutto dalle generazioni più giovani. Calo del 30% nella lettura e acquisto di giornali nel 2018. Una società che non legge più, che non si aggiorna, che non si informa, che pensa di fare a meno dei giornalisti, è una società più esposta. In italiano è intitolato «L'ultima minaccia», ma l'originario è «Deadline» (1952 regista Richard Brooks) e nel gergo giornalistico indica il termine di chiusura del giornale che deve andare in stampa. IL TELEFONO Dispositivi di contatto «vicario» tra i corpi sociali L'aumento della velocità e l'estensione della portata dei trasporti hanno accrescono le possibilità degli individui di mutare i propri contesti di vita. Ha cominciato ad assumere rilevanza centrale la dimensione dell'immaterialità delle relazioni sociali a distanza. Usi sociali e mutamenti indotti nei media nelle relazioni sociali tra gli individui e tra gli individui e la società. Sfera cognitiva e sensoriale modificata dall’avvento dei media. Il telefono si è evoluto nel corso del tempo fino a diventare uno smartphone. Difficile distinguere i nuovi media dai vecchi media, quelli che sono vecchi è solo perché sono nati prima di altri. Internet 1990, telefono 1890, periodi storici diversi. Anche questo vecchio medium che è il telefono ha inglobato all’interno anche una serie di altri media ed è cambiato nel corso del tempo, non può quindi essere più considerato vecchio. Crisi di controllo Lo sviluppo delle ferrovie e dei battelli a vapore nel corso dell'Ottocento amplia le possibilità umane di estensione nello spazio provocando un'inquietante crisi di controllo nelle interazioni sociali. Nasce il bisogno di un dispositivo di compensazione. La nascita del telefono nell’Ottocento si lega allo sviluppo della società, grande ad urbanizzazione, industrializzazione, sviluppo tecnologico. Ruolo importante della metropoli dell’800, caratterizzata da grandi processi di inurbamento, luogo di incontro di numero rilevante di individui che non si conoscono, non più comunità in cui si instaurano relazioni calde. Incontri rapidi. Città luogo di sviluppo di media come la fotografia, cinema, luogo ricco di stimoli. Accelerazione caratteristica della metropoli che dipende anche ai mezzi di trasporto. Le persone all’interno delle metropoli non vivono più nei piccoli centri in una dimensione spaziale limitata in cui è più semplice mantenere rapporti. Decidere di vivere in un luogo anziché in un altro all’interno della metropoli, decisione che comporta superamento di distanze. Vivere in un luogo che implica usare automobile, metro… questo significa che le relazioni vengono minate da questi mezzi. Se io vivo lontano dei miei cari avverto la necessità di stabilire qualche forma di relazione in questo luogo in cui ci si sente soli e isolati. Telefono consente di superare queste distanze. Per questo è dispositivo di contatto vicario rispetto a questa sensazione di isolamento. Possibilità di vivere in luoghi lontani, usufruire di spazi ampi. Queste distanze che si ampliano e il fatto di vivere in uno spazio sempre più esteso in cui non conosco gli altri provoca una crisi di controllo da parte degli individui. Il telefono diventa quindi uno strumento che consente di sopperire a queste situazione di crisi. Attraverso esso posso chiedere aiuto, consente di avere un maggiore controllo sullo spazio, a livello burocratico o industriale. Le fabbriche si spostano negli spazi esterni delle città ma attraverso il telefono l’imprenditore può decidere di vivere nel centro città a controllate le imprese dislocate in periferia. Il telefono fu brevettato nel 1876 dall’inventore Alexander Graham Bell - converte la voce in impulsi elettrici e viceversa: la comunicazione a distanza diventa una pratica quotidiana ed universale, La comunicazione a distanza diventa una pratica quotidiana e universale. Questi media trasformano lo spazio domestico. Era privato, separato da quello pubblico, ora viene percorso da una serie di cavi elettrici e connessioni che lo mettono in contatto con l’esterno. Spazio privato diventa mediatizzato e arrivano informazioni dall’esterno. La diffusione del telefono negli anni ‘70 dell’800 consente di recuperare la dimensione dell’oralità e la prossimità emotiva delle relazioni "faccia a faccia" che l'arrivo delle metropoli aveva ridimensionato. Il telefono riconquista la dimensione emotiva tipica delle relazioni faccia a faccia. Il telefono consente quindi questa dimensione di emotività di rientrare nella vita degli individui. Strumento di compensazione, permette di sopperire all’alimentazione dell’800. Effetto di rassicurazione psicologica indotto dal telefono, che nello spaesamento della metropoli moderna ha assunto storicamente il valore di oggetto transizionale. Vedere gli altri senza udirli è l'esperienza alla quale sono esposti quotidianamente gli individui che abitano le metropoli moderne. Il traffico che vi si svolge, confrontato con quello delle piccole città, mostra una preponderanza smisurata del vedere sull'udire gli altri; Prima dello sviluppo degli omnibus, delle ferrovie e delle tranvie nel secolo XIX, gli uomini non erano assolutamente nella situazione di potersi o doversí guardare tra loro per minuti o per ore senza parlarsi. Il traffico moderno, per quanto riguarda la parte di gran lunga prevalente di tutte le relazioni sensibili tra uomo e uomo, le affida in misura ancor sempre crescente al semplice senso della vista (...] La maggiore enigmaticità L.. dell'uomo che viene soltanto visto rispetto a quello che viene udito contribuisce certamente alla problematica del moderno sentimento della vita, al senso di disorientamento nella vita collettiva, al senso di isolamento e di essere circondati da tutti i lati da porte chiuse. (Simmel, Sociologia,1908) Sentirsi al telefono diventa sinonimo di coltivare una relazione sociale. Ha permesso anche di mantenere una distanza rispetto al prossimo, la cui presenza fisica era solo immaginata. Non è tanto importante quello che si dice, ma il fatto di stabilire un contatto, una forma di relazione. Ambivalenza: serve a mantenere relazioni ma anche distanze. Ha permesso anche di mantenere una distanza rispetto al prossimo, la cui presenza fisica era solo immaginata. Da un lato accorcia le distanze e mantiene le relazioni, queste comunque sono immateriali, distanti. La conversazione telefonica è un esempio della socievolezza di Simmel. Cioè una forma di relazione sociale che si realizza attraverso una partecipazione ritualizzata. Simmel rileva come nella metropoli gli individui sono Blasè, sopraffatto da troppi stimoli cerca di mantenere un atteggiamento più distaccato e freddo possibile rispetto agli altri, agli oggetti con cui si confronta. Modo per difendersi dalla sovra stimolazione sensoriale. Nella metropoli c’è una socialità diventa rispetto al passato, detta appunto socievolezza. La partecipazione ritualizzava del telefono è telefonare, cercare di maniere un contatto che ha come fine il contatto stesso, non ci sono altre finalità se non stabilire una relazione. Questa è una caratteristica della vita contemporanea. Forma di relazione diversa rispetto al passato. È una relazione praticata tra individui non percepiti come umani in carne e ossa ma come figure simulacrali, immateriali, no contatto corporeo reale. Sono figure che portano all’interno della conversazione solo i contenti e le qualità suscettibili di essere condivisi nella situazione del gioco. Pertanto, il telefono ha consentito: di essere rassicurati rispetto a una condizione fatta di estranei e di sviluppare le relazioni sociali attraverso modalità comunicative autoreferenziali. Il telefono dunque ha saputo anticipare quella funzione di "filtro" rispetto al mondo esterno che è propria di Internet. LA RADIO Film Radio Days (1987) di Woody Allen. Prima forma di divismo, personaggi radiofonici percepito come appartenenti ad un élite. Funzione evocativa della radio (che in quegli anni non ha una funzione visiva). La radio diffondeva gli ideali americani, american way of life veicolato attraverso questo medium. La radio in America ha un’identità commerciale, si mantiene grazie alle pubblicità. Inizialmente radio era un medium costoso per borghesi, non era alla portata di tutti. La guerra dei mondi (1938) adattamento radiofonico di Orson Wells. Adattamento teatrale di Orson Wells di “la guerra dei mondi” del 1897. Uno dei primi esempi di Beffa Mediatica, riscosse attenzione da parte di studiosi. Attraverso questa beffa gli individui si rendono conto che non è così facile capire che un medium ci sta raccontando la verità o meno, il medium è un in grado di mentirci. Labile confine tra vero e non vero. La prima applicazione dell’elettricità alla comunicazione è il telegrafo elettrico, introdotto da Morse negli USA nel 1844. Morse è l’inventore dell’alfabeto omonimo, un codice che permette di trasmettere a distanza lettere dell’alfabeto sotto forma di linee e punti. DALLA TELEGRAFIA AL BROADCASTING 1895: Guglielmo Marconi inventa il TELEGRAFO SENZA FILI (WIRELESS) ovvero la RADIO che trasmetteva l'alfabeto Morse. Applicazione pratica della scoperta delle onde elettromagnetiche da parte del fisico tedesco Heinrich Hertz negli anni Ottanta dell'Ottocento. Marconi ingegnerizza questo principio: il telegrafo senza fili. Le applicazioni navali della nuova invenzione furono immediate 1906: Lee De Forest crea l'AUDION o TRIODO (valvola elettronica che permetteva di trasmettere voce umana e musica invece dell'alfabeto telegrafico Morse utilizzato da Marconi. Contribuisce a rendere più rapida l’informazione e accessibile a tutti. - Narrow casting: l’informazione come avviene oggi soprattutto grazie a internet, da molti a molti. - Broadcasting: caratteristica di tutti i vecchi media che diffondono l’informazione da uno a molti. Dopo la Seconda Guerra Mondiale: negli Stati Uniti si producono in maniera industriale apparecchi radio per uso domestico. Nasce la radio come mezzo di comunicazione di massa. Si sviluppa il broadcasting radiofonico e la radio “a flusso”. Radio diventa mezzo di comunicazione di massa sfruttato a fini propagandistici. Radio rurale diffonde valori del fascismo. Differenza con la radio americana che ospitava una serie di pubblicità per mantenersi, è una radio commerciale. Quella italiana ed europee è controllata dallo stato con chiari legami con la politica. Eccezion fatta per il fascismo e il nazismo che usa la radio come forma di informazione in tempo reale del regime, come altoparlante per i comizi, l'uso più congenito della radio è intimistico e privato quello che meglio permette la libertà di ascoltare come e quanto si vuole. Le altre caratteristiche della radio: - I| suono non ha il vincolo di dovere rappresentare la realtà, ma di accompagnarla. - La sensazione sonora è correlata alla stera emotiva, evocativa, simbolica. - Per il suo carattere confidenziale il rapporto degli ascoltatori con la radio è contraddistinto da una fidelizzazione più intensa. - Mantiene una forte impronta di comunicazione personale. - Sinonimo di libertà consente una fruizione spontanea e gratuita - Il livello di attenzione e di concentrazione che richiede e che le viene prestato è minore - Raggiunge fasce sociali più basse - Non richiede di sapere leggere e scrivere - È compatibile con le attività quotidiane - Facilmente trasportabile - Raggiungibile da tutti con una telefonata - Economica però gli altri attribuiscono delle qualità. Ha lo stesso livello socioeconomico delle persone che influenza ma è in qualche misura un leader. Non hanno carisma o qualità particolari. Hanno la stessa condizione socioeconomica degli altri membri del gruppo che influenzano. Possono però svolgere il ruolo di leader grazie a delle particolari caratteristiche. Gli vengono riconosciute delle competenze. Agisce sugli effetti che portano i media. Gli effetti dei media quindi arrivano, ma sono filtrati dalla cultura sociale e dai leader d’opinione. Hanno una maggiore competenza derivante: - dall'elevata specializzazione. - dalla posizione sociale strategica (perché al centro di un'intensa attività relazionale e con un'elevata esposizione ai media). - dal rappresentare valori condivisi nella collettività d'appartenenza. Per quanto riguarda i media gli opinion leader pertanto operano: - rendendo più autorevoli le comunicazioni provenienti dai media. - diffondendo le comunicazioni esterne cui i membri del gruppo non potrebbero accedere. - filtrando tali comunicazioni per eliminare quelle non conformi agli interessi, ai valori e alle norme dominanti nel gruppo. TWO-STEP FLOW MODEL Secondo Lazarfeld, esiste un flusso di comunicazione a due stadi, processo di comunicazione in due stadi. I media arrivano prima di tutto agli opinion leader, prima fase di trasmissione del messaggio dai mass media agli opinion leader. Quest’ultimo però è all’interno di un gruppo, e trasmette i messaggi rielaborati. Non è più come la teoria ipodermica in cui c’è la reazione diretta. Lo stesso Lazarfeld negli anni ‘60 ha rivisto la sua teoria. Non sono più solo due livelli ma è tutto più articolato. In un saggio successivo, Lazarsfeld ha proposto un processo di diffusione della comunicazione non più basato su due livelli, ma su più livelli. I messaggi possono essere filtrati dagli opinion leader, ma anche da altri soggetti. È probabile che oggi la maggior parte dei messaggi venga ricevuta direttamente dagli individui. 3) TEORIA MATEMATICA DELLA COMUNICAZIONE Il modello matematico di SHANNON e WEAVER, 1949, USA (in quegli anni le ricerche venivano effettuate negli Stati Uniti perché in Europa si stava combattendo la guerra). Teoria matematica della comunicazione o dell’informazione. Studiosi con una formazione di tipo ingegneristico, rappresentano la comunicazione con un modello grafico. I loro studi derivano dalla necessità di migliorare l'efficacia della comunicazione telefonica. Questa teoria deriva il suo successo dal fatto che può essere applicato in tanti ambiti della comunicazione, anche se effettivamente non è proprio così. Rappresentazione grafica del primo modello elaborato. Modello lineare, messaggio trasmesso che arriva ad un soggetto, il segnale passa e arriva ad una persona. In questo modello c’è già un idea che il processo di trasmissione può essere disturbato. Era questo il problema che avevano loro con la radio, e devono trovare una soluzione. La presenza di distorsioni nel processo di comunicazione viene di solito affrontata con la «RIDONDANZA», ossia aumento delle informazioni inviate. È quello che fa la pubblicità, rimandando tante volte lo stesso spot. La pubblicità cerca di moltiplicare i messaggi perché cerca che arrivi. Posso però mandare tante volte uno spot ma se è fatto male non ottengo l’effetto desiderato, ma anzi può dare fastidio. Tale soluzione, secondo la teoria, non è però efficace, perché un aumento delle informazioni non comporta un incremento della ridondanza. Anzi, questa cresce solo all'aumentare della capacità di un messaggio di essere prevedibile e decodificato in modo corretto. È dunque più ridondante un messaggio costruito secondo un "codice elaborato", cioè un tipo di linguaggio che non dà nulla per scontato e non conta sulle conoscenze dell'ascoltatore (Gili). La teoria matematica della comunicazione si basa sull'ipotesi della natura neutrale della informazione. Non a caso esprime l'informazione in termini quantitativi, cioè misurandola attraverso il «bit, (o «binary digit). Si riduce la componente espressiva e qualitativa della comunicazione. Essa viene misurata, messaggio fatto di bit, unità informative che possono essere pesate e misurate, teoria a stampo ingegneristico. Trascura pertanto la natura qualitativa dei significati espressi dai segnali, perché s'interessa solo al processo di trasmissione. Il modello della teoria matematica della comunicazione è lineare. Segue inoltre un'unica direzione di marcia: dall'emittente al destinatario. Passaggio in orizzontale da un soggetto che vuole comunicare, a un apparecchio, a un canale e così via. Gli studi successivi hanno mostrato come il movimento che caratterizza la comunicazione sia invece interattivo e circolare. Lo scopo era spiegare perché chi telefonava aveva dei disturbi, e risolverlo per far sì che chi fosse dall’arrabbiato parte potesse ricevere i messaggi. Va considerato infine che questo modello è stato pensato per la comunicazione con apparecchiature meccaniche. È pertanto poco efficace se applicato alla comunicazione umana. La sua natura astratta l'ha reso però facilmente utilizzabile. Può essere perciò applicato a situazioni comunicative differenti. L’autore più recente MELVIN DE FLEUR (1966): ha aggiornato la teoria matematica della comunicazione introducendo la possibilità che il rumore possa intervenire in ogni fase della comunicazione. Ma De Fleur ha considerato soprattutto che all'interno di tale processo possano esserci delle informazioni di ritorno, cioè un feedback. È un concetto già studiato da Wiener (la cibernetica nasce con lui, applicazione della scienza e della tecnologia al mondo della comunicazione) durante la seconda guerra mondiale. De Fleur cioè ha ipotizzato che il destinatario possa rispondere a ciò che riceve con una reazione che mette la fonte in grado di sintonizzare meglio i suoi messaggi. Dietro a un modello come quello della teoria matematica della comunicazione si nasconde anche la metafora dei mezzi di trasporto. Da tempo però è risultato evidente che messaggi sono diversi dalle persone. Queste ultime hanno una personalità e un'esistenza che sono indipendenti dal trasporto, mentre i messaggi non possono vivere senza il processo di costruzione sociale del senso. In tale processo, è fondamentale il lavoro d'interpretazione svolto dal destinatario dei messaggi. TEORIE CRITICHE Nella Columbia University di New York ,Max Horkheimer e Theodor Adorno hanno potuto studiare da vicino la produzione e la commercializzazione dei beni culturali e hanno dato alle stampe nel 1947 la loro celebre analisi critica: Dialettica dell'illuminismo (1966). In tale volume, profondamente influenzato dal pensiero marxista, essi hanno fatto per primi ricorso all’espressione «industria culturale» e hanno considerato i programmi radiofonici, i film e le riviste come delle merci, cioè prodotti realizzati dalla stessa razionalità tecnica e dallo stesso modello di pianificazione e controllo che si trova alla base del processo di produzione in serie dei beni di consumo di massa. l'industria culturale è stata criticata da Horkheimer e Adorno soprattutto perché opera sulla base di un modello economico che è principalmente basato sul dominio del mercato, il quale tende ad uccidere la creatività artistica e la libera espressività individuale. Dunque, l'industria culturale ha fatto entrare l'arte dentro la sfera del consumo, impedendole di esprimere le sue enormi potenzialità rivoluzionarie. Pertanto, dà vita a prodotti standardizzati, prevedibili e conformisti e richiede necessariamente la presenza di quel pubblico uniforme che essa stessa contribuisce a creare. Horkheimer e Adorno ritenevano anche che la forza della cultura di massa risiedesse nel fatto che essa promette una felicità che non è collocata nel futuro, ma nel presente. Dunque invita a una soddisfazione immediata, a un happy end ripetuto e continuo. Herbert Marcuse (1967), considerava i media come il principale strumento a disposizione del potere dominante per manipolare le coscienze e omologare : comportamenti degli individui. Cioè per agire sulla cultura di massa allo scopo di trasformarla in un collante ideologico in grado di indurre e conservare un elevato consenso sociale. Con la conseguenza che agendo in tal modo il potere dominante riduce necessariamente il pensiero libero e multiforme dell'essere umano a un'unica dimensione. Tale risultato però, secondo Marcuse, non è ottenuto, come succedeva in passato, con mezzi coercitivi o repressivi, ma attraverso un' apparente condizione di libertà e pluralismo dietro la quale si nasconde in realtà una innovativa strategia di controllo sociale basata sul principio della «desublimazione repressiva». Adorno pensava che, se l'industria culturale tende ad annullare negli individui ogni pensiero autonomo e che possa configurarsi come una forma di resistenza, diventa privo di senso ricorrere allo strumento che la ricerca sociale ha sempre utilizzato: la diretta interrogazione degli stessi individui tramite il metodo dell'intervista. L'unica strada percorribile rimane allora quella di un approccio di natura speculativa. Scott Lash e Celia Lury hanno cercato in Global Culture Industry (2007) di attualizzare l'analisi delle merci dell'industria culturale che era stata condotta da Horkheimer e Adorno trasferendola in quella cultura globale e planetaria che oggi si va sempre più imponendo. Nell'analisi di Horkheimer e Adorno l'industria culturale funzionava attraverso la creazione di rappresentazioni che agivano come strumenti di mediazione, di merci culturali cioè che erano definite in maniera rigida dal sistema della produzione e dovevano essere semplicemente ricevute e interpretate passivamente dai loro destinatari. Secondo Lash e Lury, invece, nell'attuale industria culturale globale la mediazione è effettuata da oggetti culturali che sono indeterminati, perché si trasformano nel corso dei molteplici processi di circolazione che li riguardano e che proprio grazie alle loro trasformazioni possono acquistare un valore economico. Dunque, Lash e Lury hanno sostenuto che «quelli che in Precedenza erano media sono diventati oggetti. le marche si contraddistinguono soprattutto per la loro capacità di operare attraverso la differenza. Ciascuna marca cioè produce valore economico non attraverso quell'omogeneizzazione che era propria dei prodotti studiati da Horkheimer e Adorno, bensì grazie alla sua capacità di essere differente dalle marche concorrenti. La critica statunitense Le idee formulate da pensatori fortemente critici quali quelli della Scuola di Francoforte hanno trovato negli scorsi decenni un riflesso negli Stati Uniti nelle analisi condotte da diversi studiosi. Negli anni Cinquanta, ad esempio, autori come Dwight MacDonald (1953) o Charles Wright Mills (1959), hanno sostenuto con forza che i media svolgono un ruolo centrale nella formazione di una cultura di massa standardizzata e conformista. Tichenor, Donohue e Olien, ad esempio, hanno messo in luce nel 1970 come gli individui dotati di un È simile la posizione di Jean Baudrillard, il quale ha sostenuto alla fine degli anni Sessanta, nel volume Il sistema degli oggetti (1972), che il progresso tecnologico tende a sostituire al mondo reale e naturale dei «simulacri», ovvero delle forme di rappresentazione che vengono totalmente prodotte dagli esseri umani. Il concetto di simulacro è stato in seguito ulteriormente sviluppato dal sociologo francese (1980), che lo ha messo in relazione sia alla rivalutazione del concetto di «apparenza» effettuata da Nietzsche, sia alle riprese più recenti in campo filosofico di tale problematica avvenute ad opera di Heidegger, Klossowski e Deleuze. I simulacri sono, secondo Baudrillard, copie di copie che si rinviano senza fine l'una all'altra, copie delle quali si sono persi gli originali. Secondo lo stesso Baudrillard, a prevalere nelle società di oggi dunque l'ordine della simulazione, reso possibile dalla rivoluzione instaurata dalla legge strutturale del valore, la quale ha introdotto la logica egemone del codice e del linguaggio informatico. L'effetto di volatilizzazione del reale prodotto dalla simulazione è imputato da Baudrillard però soprattutto alle modalità comunicative che caratterizzano il funzionamento dei media. La tesi sostenuta da Baudrillard si basa anche su una ripresa della concezione proposta da Marshall McLuhan secondo la quale i media possiedono la capacità di influenzare le modalità di pensiero degli individui attraverso il modello culturale che impongono socialmente. Secondo Enzensberger, è necessario cercare di comprendere i media per poter sfruttare quelle enormi possibilità che contengono sul piano della partecipazione e dell'emancipazione sociale. Secondo Baudrillard, Enzensberger ha applicato in questo caso al mondo dei media lo stesso modello idealistico che la sinistra, da Marx a Marcuse, ha sempre utilizzato: il capitalismo reprime le capacità possedute dagli esseri umani e basta liberare tali capacità per ottenere una liberazione totale della società, per scatenare una rivoluzione che è già virtualmente inscritta nella realtà delle cose, un risultato automatico e inevitabile. Baudrillard invece contrappone a ciò l'idea che i media non costituiscono un semplice strumento di comunicazione che può essere impiegato per raggiungere degli obiettivi di natura differente, Un altro autore francese, Pierre Bourdieu, in un saggio dedicato alla televisione, ha attaccato questo mezzo affermando che ciò che prevale in esso è «la ricerca del sensazionale, dello spettacolare. La televisione invita alla drammatizzazione, nel doppio senso del termine: mette in scena, in immagini, un evento e ne amplifica l'importanza, la gravità, nonché il carattere drammatico, tragico» (1997, p. 20). A suo avviso inoltre il linguaggio televisivo è principalmente basato su un flusso di immagini veloci, con ritmi intensi e una continua variazione dei soggetti presentati, che non consentono ai giornalisti di verificare accuratamente la correttezza delle informazioni che trasmettono, né al cervello degli spettatori di sviluppare un'adeguata riflessione di tipo razionale. «teoria della spirale del silenzio», che è stata sviluppata dalla studiosa tedesca Elizabeth Noelle-Neumann (2002) nel corso degli anni Settanta. Secondo tale teoria, che però in questo caso è stata supportata dall'analisi dei dati empirici relativi alle elezioni tedesche del 1965 e del 1972, le persone, poiché vivono in una condizione di solitudine e hanno paura di rimanere ulteriormente isolate, tendono a prendere ispirazione per le loro opinioni da ciò che ritengono sia condiviso dagli altri perché compare nei media, mentre nel contempo tendono a non dare importanza a tutto quello che non trova spazio nei media. Hans Magnus Enzensberger Ha attribuito cioè anch'esso alla televisione un ruolo potente nella cultura sociale interpretandola come uno strumento di comunicazione che tende a svuotare di senso i messaggi trasmessi e che proprio da ciò ricava il suo enorme potere di fascinazione sugli spettatori e la sua capacità di svolgere una funzione che considera positiva perché necessaria alla vita sociale, in quanto le pratica «un lavaggio del cervello» che è in grado di produrre un godimento. Insomma, anche in questo caso siamo davanti a un ritorno a quella forte valorizzazione del potere del medium televisivo che veniva praticata dalle teorie tradizionali sulla comunicazione. Approccio allo studio dei media in una prospettiva diversa rispetto agli studiosi incontrati fino ad oggi (teoria ipodermica, teoria del flusso della comunicazione in due fasi). Un autore emblema della ricerca sui media in ambito americano è Paul Lazarfeld, USA. Lui, e i ricercatori della Columbia che lavorano con lui, ha in mente questo modello comunicativo: nella Communication Research c’è un emittente che trasferisce un messaggio. La stampa trasferisce un messaggio a un pubblico che è il destinatario di questa comunicazione di massa. Il modello è più complesso di così, tra A e B intervengono delle variabili, le variabili intervenienti, tra cui l’opinion leader, il rumore, le variabili psicologiche… L’interesse della communication research è capire quali sono gli effetti che il messaggio produce sui destinatari. A trasferisce un messaggio a B e la sociologia deve capire quali effetti ha prodotto. LA SCUOLA DI FRANCOFORTE Quando nasce e quali sono le caratteristiche dell’industria culturale. I massimi esponenti sono Adorno e Horkeimer, scrivono tra gli anni 40 e 50. A partire dagli anni 20 un gruppo di studiosi si erano riuniti intorno a al Centro di ricerca per le scienze sociali di Francoforte. Matrice marxista e molti erano di fede ebraica, quindi durante il terzo Reich dovettero scappare e trovare riparo negli USA, New York, dove furono ospitati alla Columbia University da Lazarfeld. Approcci diversi, le loro idee permangono ma hanno modi di fare ricerca diversi. Quella di Lazarfeld e della Communication Research è una ricerca AMMINISTRATIVA. Quella della scuola di Francoforte è una TEORIA CRITICA. L’INDUSTRIA CULTURALE Inventano il termine industria culturale nel libro “La dialettica dell’illuminismo”. All’interno c’è un saggio che si chiama appunto industria culturale, nel quale non danno una definizione perché non è un manuale destinato all’apprendimento, ma è una riflessione sociologica. L’industria culturale può essere considerata il sistema dei media (ex. Giornali, produttori televisivi, cinema, produttori di videogiochi, piattaforme digitali come Netflix), l’insieme dei media che produce messaggi diversi ma tutti identici tra loro nelle intenzioni, ovvero produre consumatori. C’è un’applicazione del modo capitalistico alla cultura, viene fabbricata come fosse l’esito di un processo industriale come una merce. Horkeimer e Adorno non si interessano a cosa succede allo spettatore quando si espone a un messaggio; osservano che non c’è differenza tra una trasmissione radiofonica, un film è un articolo di giornale. Questo perché i loro scopi sono trasformare il pubblico, i fruitori finali, in consumatori. Produrre un esercito di consumatori. L’influenza che loro indaga non è diretta come quella che ha in mente Lazarfeld (leggo un articolo di giornale e forse cambio il mio giudizio di voto, oppure vedo una pubblicità e decido di comprarlo). L’analisi della scuola di Francoforte è che tutti i media costituiscono un enorme sistema comunicativo che ha come obiettivo generare dei consumatori. Lo stampo culturale della prima metà del 900 è il Capitalismo Industriale. La produzione di merci ha bisogni di consumatori, ha bisogno che vengano acquistate. Il capitalismo produce le merci, e l’industria culturale è il dispositivo di cui si dota per far sì che vengano vendute. L’industria culturale è il sistema dei media il cui scopo è produrre un pubblico di consumatori attraverso una serie di messaggi tutti uguali, hanno tutti lo stesso obiettivo. L’industria culturale veniva prodotta non in modo strumentale, ma disinteressata. Quando la creazione della cultura assume i caratteri della fabbrica, si parla di Produzione Culturale, frutto della collaborazione di più persone (ex. Realizzazione di un film è come una catena di montaggio, ogni persona svolge una mansione). Tante figure professionali che concorrono alla realizzazione del prodotto finale. Significa che la cultura non è più creata, ma è prodotta. Si fa così quando si vuole che il prodotto sia creato in serie. Trasforma la cultura in una MERCE, produzione industriale della cultura. Trasformata in merce perché prodotta in serie e pensata fin dalle origini per essere consumata (ex. Film). Cultura mercificata, paragonabile alla merce. Visione critica. Riproducibilità dell’arte diventa non più arte fine in se stessa, ma arte per il pubblico. Contempla il pubblico fin dall’inizio e gli fornisce contenuti che prima gli erano preclusi, destinati ad un élite (politica, culturale, religiosa). CITAZIONI TRATTE DA “DIALETTICA DELL’ILLUMINISMO” 1. Illusione e violenza “La vita, almeno tendenzialmente, non deve più potersi distinguere dal film sonoro. In quanto quest'ultimo, superando di gran lunga il teatro illusionistico, non lascia più alla fantasia e al pensiero degli spettatori alcuna dimensione in cui essi possano, sempre nell'ambito dell'opera cinematografica, ma liberi della costrizione dei suoi dati puntuali spaziare e muoversi a proprio talento senza perdere il filo della narrazione, addestra le vittime del suo trattamento a identificarlo senz'altro e immediatamente con la realtà.” Illusorietà dell’industria culturale. In questo passo stanno dicendo che lo scopo dell’industria culturale, in questo caso stanno analizzando la produzione cinematografica quindi i film, è creare una continuità tra quanto rappresentato sullo schermo e la realtà. La convinzione del pubblico che quello che vede sullo schermo sia la realtà, permette di condizionarlo e predisporli al consumo. La dimensione dello schermo e quella della realtà ci sia una continuità ideale, si ricerca questo effetto perché si vuole far apparire e percepire al pubblico che la strada virtuale sia il prolungamento della strada al di la dello schermo; se riescono a far percepire questo, allora tutte le cose che presento sullo schermo, possono essere viste come reali. Come è possibile? Analizza un'esperienza mediale del primo 900, il panorama mediale non è quello attuale, lo spettatore che negli anni 40 va al cinema, non può fare quello che faceva lo spettatore del teatro, cioè riflettere su ciò che sta vedendo, perché se riflette perde il filo della narrazione. Il cinema è una sequenza di immagini fisse che si succedono ad una velocità talmente rapida che il pubblico ha la percezione del movimento, sono immagini statiche che si trasformano in movimento. 2. Dolore “L'insistenza sul buon cuore è il modo in cui la società confessa il dolore che procura.” Veicolare al consumatore dei prodotti ispirati al buon cuore. Umberto Eco li definisce prodotti consolatori. Siccome la società capitalistica impone una sostanziale disumanizzazione dell’uomo (ex. catena di montaggio, fabbriche) infliggendogli un dolore, questo dolore viene attenuato con l’industria culturale. È una sorta di prolungamento dell’industria ultra l’industria stessa, prolungamento del lavoro. Ad esempio su Rai 1 l’industria culturale percepisce il pubblico come un pubblico da consolare, esprimere messaggi consolatori e di speranza, trasmettendo programmi quali Don Matteo. Nelle reti private invece sono presentati realtà molto più crude, politica diversa. 3. Mercificazione della cultura “L'opera d'arte, adeguandosi interamente al bisogno, defrauda gli uomini in anticipo di quella liberazione dal principio di utilità che avrebbe, appunto, il compito di procurare. Ciò che si potrebbe chiamare i valore d'uso nella ricezione dei beni culturali è sostituito dal valore di scambio; al posto del godimento subentra il fatto di partecipare e di essere al corrente, al posto della competenza dell'intenditore l'aumento del prestigio.” 4. Il monopolio della cultura “Il passaggio dal telefono alla radio ha separato nettamente le parti. Il primo, liberale, permetteva ancora all'utente di svolgere la parte del soggetto. La seconda, democratica, rende tutti del pari ascoltatori, per consegnarli, in modo autoritario, ai programmi tra loro tutti uguali delle varie stazioni. Non si è sviluppato alcun sistema di replica e le trasmissioni private sono tenute alla clandestinità. Esse si limitano al mondo eccentrico degli "amatori" che sono poi, per giunta, ancora organizzati dall'alto.” Televisione, cinema, radio relegano il pubblico al ruolo di spettatore passivo, non consentono di interagire e dire la propria. Radio e televisione mezzi di comunicazione broad casting, segnale unidirezionale da un mittente ad una moltitudine di riceventi. La cultura sociale e la storia umana sono un terreno di confronto costante tra due tipi di tendenze, o “bias”,relative alla comunicazione: quelle che hanno a che fare con il tempo e quelle dello spazio. Le prime sono caratterizzate Quale è il rapporto tra tecnologia e società? I mezzi di comunicazione hanno una natura intrinseca, in quanto tali creano in effetto sulla società e sull’individuo. Un mezzo di comunicazione può agire su due livelli: o riconfigura il tempo, o lo spazio. Lui sviluppa una sorta di storia della civilizzazione occidentale, non attraverso un metodo storiografico (andamento cronologico), ma prende in considerazione delle tappe legate a forme politiche particolari (si occupa di Antico Egitto, Babilonia, città stato della Grecia, impero romano che è l’apice della forma politica occidentale, poi medioevo e infine stato-nazione). Ognuno di questi corrisponde con l’avvento di un nuovo mezzo di comunicazione. La comunicazione è un grande agente politico-sociale. I mezzi di comunicazione riescono a determinare un monopolio del sapere che determina le opinioni politiche. In Egitto il mezzo di comunicazione fondamentale era la pietra, la comunicazione avveniva su pietra che è un medium. Riconfigura il tempo perché è durevole. Impone e favorisce un tipo di forma politica stabile, duratura. Esattamente come è duratura la comunicazione su quel particolare supporto. Il papiro (più leggero e malleabile) che viene introdotto dopo non agisce sul tempo, ma può essere trasportato per lunghe distanze. Forma politica meno duratura e longeva, ma che estende la propria area di dominio, grazie al trasporto della comunicazione. I media sono portatori di una influenza intrinseca nella loro natura tecnologica. I media sono forze agenti sullo spazio e sul tempo, capaci di ridefinire il rapporto tra l'uomo e il suo mondo. La comunicazione è la variabile decisiva dello sviluppo delle istituzioni. I media, a secondo delle civiltà in cui sono inseriti, possono diventare il medium dominante, cioè quello che determina il monopolio della conoscenza. Infatti quello che riporta in “Impero e comunicazione”, è che in Egitto la pergamena porta da una monarchia assoluta ed una forma più democratica, in cui il monopolio della conoscenza era nelle mani dei sacerdoti che sapevano i geroglifici. La società degli algoritmi produce un nuovo monopolio del sapere, detenuto da una ristretta élite (come gli ingegneri che scrivono i codici). Si determina un nuovo dominio, un nuovo monopolio della conoscenza, che può determinare una nuova forma politica. Si impone un nuovo medium che determina un nuovo monopolio del sapere, che contribuisce all’avvento di nuove forme politiche. La variabile determinante è la comunicazione. Non siamo più nel semplice modello comunicativo A che trasferisce un messaggio a B, è più complesso, la comunicazione è centrale nella determinazione dell’io individuale e della società. Ogni forma di comunicazione possiede un BIAS. Può essere tradotta e interpretata in due modi. È sia il tipo particolare di influenza che un medium esercita sulla società, e può indirizzarsi sia sul tempo sia sullo spazio. Ma è anche traducibile come pregiudizio. Secondo questa prospettiva un mezzo di comunicazione è come se imprimesse il proprio stampo culturale su un’epoca storica. Allora anche il nostro modo di pensare e studiare la comunicazione è influenzata da quel medium. Le analisi che produciamo del medium soffrono del pregiudizio dell’epoca storica, determina un modo di vedere e di percepire le cose. Un mezzo di comunicazione ha una grande influenza sulla diffusione della conoscenza nel tempo e nello spazio, e le sue caratteristiche devono essere studiate per valutarne l’impatto sulla cultura. Un mezzo si presta meglio alla diffusione della conoscenza nello spazio se è leggero e facilmente trasportabile. L’enfasi relativa sul tempo o sullo spazio implicherà un significativo pregiudizio (bias) per la cultura in cui il mezzo viene utilizzato. Questo Bias mediatico fornisce percorsi per il flusso di informazioni in una società. È quindi probabile che generi un bias della comunicazione è un monopolio della conoscenza. Per Innis, il monopolio della conoscenza è un sistema di credenze imposto alla comunicazione dalle tecniche sfruttate dai mezzi di comunicazione. Il bias della comunicazione comprende il monopolio della conoscenza e il bias dei mezzi di comunicazione; tuttavia le qualità di questi bias (monopolio della conoscenza e pregiudizio dei media) coincidono. Ciò che è importante non è il contenuto di una forma di comunicazione o di ciò che viene comunicato, ma piuttosto come funzionano specifici tipi di comunicazione: quali presupposti offrono in un momento storico specifico e quali tipi di potere facilitano. Siamo in una teoria di comunicazione che sia anche una teoria della società. Porre l’attenzione sulle caratteristiche intrinseche del medium e non sui contenuti. Innis è il capostipite della scuola di Toronto. Al contrario della scuola di Francoforte in cui ognuno aveva una preparazione (psicoanalista, sociologo…), qui sono tutti mediologi. Il più conosciuto ed influente è stato Marshall McLuhan. MARSHALL MCLUHAN The medium is the message McLuhan è allievo di Innis e dice che ha avuto un’influenza su di lui. Personaggio noto, influenza artisti, scrittori, docenti universitari nella seconda metà del 900. Scrive “Galassia Guthemberg” e l’altro viene tradotto come “Gli strumenti del comunicare”. McLuhan ha influenzato la pubblicità e ha scritto un libro “Il medium è il messaggio” con un pubblicitario. “In una cultura come la nostra, abituata da tempo a frazionare e dividere ogni cosa al fine di controllarla, è forse sconcertante sentirsi ricordare che, per quanto riquarda le sue conseguenze pratiche, il medium è il messaggio. Che in altre parole le conseguenze individuali e sociali di ogni medium, cioè di ogni estensione di noi stessi, derivano dalle nuove proporzioni tecnologia.” Per McLuhan il medio è un’estensione di noi stessi (ex. Microfono amplifica la voce, la estende). Significa anche che tra me e il medium si crea un’indistinguibilità tra soggetto e medium . L’utilizzatore è come se non riuscisse più a distinguere tra se e i suoi media. Definisce questo fenomeno come NARCOSI, non essere più coscienti che la nostra vita è mediatizzata. Assumiamo come naturali questi media che ci estendono. Però i media sono anche delle amputazioni. “Il messaggio di un medium o di una tecnologia è nel mutamento di proporzioni (determina nuove proporzioni), di ritmo o di schemi che introduce nei rapporti umani. La ferrovia non ha introdotto nella società né il movimento, né il trasporto, né la ruota, né la strada ma ha accelerato e allargato le proporzioni di funzioni umane già esistenti creando città di tipo totalmente nuovo e nuove forme di lavoro e di svago.” “La nostra reazione convenzionale a tutti i media, secondo la quale ciò che conta è il modo in cui vengono usati, è l'opaca posizione dell'idiota tecnologico. Perché il "contenuto" di un medium è paragonabile a un succoso pezzo di carne con il quale un ladro cerchi di distrarre il cane da guardia dello spirito. L'effetto del medium è rafforzato e intensificato dal fatto di attribuirgli come "contenuto" un altro medium. Il contenuto di un film è un romanzo, una commedia o un'opera. Ma l'effetto della forma cinematografica non ha nulla a che fare con il suo contenuto programmatico. Il contenuto della scrittura o della stampa è il discorso, ma il lettore è quasi totalmente inconscio della stampa o del discorso.” “Gli effetti della tecnologia non si verificano al livello delle opinioni o dei concetti, ma alterano costantemente, e senza incontrare resistenza, le reazioni sensoriali o le forme di percezione.” I media sono ambienti in quanto dispositivi che alternano la percezione. La relazione con gli altri, con gli oggetti è determinata dai media intesi come ambienti, li riconfigurano e fanno avere un’altra percezione delle cose. “La stampa creò nel XVI secolo individualismo e il razionalismo. L'analisi dei contenuti non serve a chi voglia scoprire la magia di questa media o la loro carica subliminale.” L televisione chiede alle persone di essere profondamente coinvolte, di partecipare cioè attivamente e con tutto il corpo al completamento di quelle immagini incomplete che vengono da essa proposte. McLuhan distingue tra MEDIA CALDI e MEDIA FREDDI. McLuhan dice che la televisione e fredda è il cinema è caldo. Un medium freddo necessita del completamento del pubblico. Ad esempio la poesia, che deve essere interpretata, dobbiamo entrare nel testo per capirla. Un medio caldo può essere un libretto delle istruzioni, si trovano tutte le risposte alle domande che vogliamo fare. Il pubblico è come se venisse relegato in una condizione di spettatore. Si deve attribuire a McLuhan il concetto di “icona” , che non è semplicemente una immagine ma si presenta come un’immagine complessa che è in grado di sintetizzare al suo interno una vasta area dell’esperienza umana. Si tratta di una forma espressiva collettiva e condivisa che non presenta narrazioni, né particolari punti di vista. McLuhan ha cercato di sintetizzare il suo pensiero individuando quelle che ha chiamato “tetradi” cioè delle leggi sul funzionamento dei media. Tali leggi posso o essere sintetizzate in: -estensione= ogni tecnologia estende o intensifica alcuni organi di senso o capacità dell’individuo che la utilizza e questo fenomeno riguarda anche le aree della cultura sociale. -chiusura corrispondente= esiste nella società una tendenza all’equilibrio e pertanto, se un’area di esperienza individuale o collettiva viene intensificata, un’altra area viene ridimensionata o resa obsoleta. -recupero= ogni nuovo medium recupera in una nuova forma le caratteristiche possedute da un medium precedente -rovesciamneto del medium riscaldato=se una tecnologia viene spinta oltre i limiti delle sue possibilità, subisce una modificazione o un capovolgimento delle sue caratteristiche e dei suoi effetti sociali. La riflessione di McLuhan ha messo in luce, seguendo le orme di Innis, il ruolo autonomo che i media sono in grado di esercitare nella cultura sociale. Nei processi di cambiamento delle società occidentali dunque un ruolo fondamentali viene rivestito da quello che de kerchkhove ha chiamato braiframe vale a dire una cornice mentale, ovvero uno schema di percezione della realtà che solitamente non è percepibile ed è determinato dall’influenza che viene esercitata dalle tecnologie della comunicazione sui due emisferi del cervello. I tipi di brainframe che si sono succeduti nella storia della cultura occidentale sono quattro: -alfabetico -televisivo -digitale -cibernetico. McLuhan ha nominato più volte il termine “ambiente” in relazione ai media, in quanto a suo avviso ogni tecnologia comunicativa è in grado di dare origini a uno specifico ambiente umano e sociale.ha anche ripreso dalla psicologia della Gestalt l’importante distinzione tra “figura” e “sfondo” e l’ha applicata al mondo dei media. La figura è diventata così per tale autore il mezzo di comunicazione considerato dal punto di vista tecnologico, mentre lo sfondo racchiude tutto qiuello che è indispensabile alla tecnologia per funzionare e cioè quell’ambiente sociale di servizio su cui essa si inserisce o che provoca come conseguenza . Ma è proprio lo sfondo a costruire per lo studioso il vero medium. Secondo Altheide e Snow ogni medium è caratterizzato da una specifica grammatica o logica, c’è da una propria modalità distintiva di presentare e ricostruire la realtà e tale modalità influenza in profondità i modelli culturali e interpretativi che vengono impiegati dagli individui Nei luoghi immateriali creati dai media gli individui sono in grado di fare la loro esperienza della realtà, esattamente come la possono fare all’interno dei luoghi fisici. Joshua Meyrowitz ha riflettuto sul ruolo svolto nella società da quei particolari tipi di ambienti che i media sono in grado di far nascere. Ambienti fisici tradizionali gli ambienti dei media non devono essere visti in contrapposizione, ma come un unico continuum. Questi processi attraverso i quali i media possono cambiare la natura dei confini che limitano le situazioni sociali hanno consentito ai media elettronici di trasformarsi in strumenti di democratizzazione della società. Arjun Appadurai parla dell’esistenza di una rete globale di flussi che attraversa senza interruzioni l’intero pianeta e che riguarda il capitale, ale merci, informazioni, immagini, ecc… Adottato per la prima volta da Waples, Berelson e Bradshaw sulle funzioni svolte dalla letteratura. L'impiego sistematico di questo approccio è da ricondurre alla sociologa viennese (moglie di Lazarfeld) HERTA HERZOG, che nel 1944 condusse cento interviste in profondità a delle radioascoltatrici di soap opera per comprendere le motivazioni alla base della fruizione. Studia come e perché le ascoltatrici (campione di sole donne) abbiamo fruito una particolare soap opera, e quali effetti abbiano prodotto. In un saggio che restituisce i dati della ricerca dice che conduceva interviste in profondità a signore appassionate da tempo della soap opera radiofonica, capire perché avessero scelto proprio quella serie e quale fosse l’effetto. Ricorre il verbo “to feel”, cioè sentire, chiedeva di tornare alla mente al momento in cui la fruizione della serie aveva prodotto un effetto, un cambiamento, andare a ritroso per capire l’incidenza sul loro io. Chiedeva di distinguere tra sè e il medium, tra loro e il contenuto fruito. Adotta questa metodologia perché avendo studiato a Vienna aveva un approccio psicoanalitico. LE FUNZIONI DELLA COMUNICAZIONE DI MASSA Secondo l’approccio di usi e gratificazioni le funzioni che la comunicazione svolge nella società degli anni ‘40 del 900 sono 3 per Lasswell (1948), e poi Wright (1960) ne aggiungerà una. 1. Sorveglianza dell'ambiente = attraverso i mass media possiamo controllare ciò che avviene. 2. Correlazione della componenti sociali = tenere insieme, sapere cosa accade nei diversi ambiti. 3. Trasmissione di valori culturali = c’è una politica culturale dietro i palinsesti ad esempio Rai. 4. Intrattenimento = Charles Writgh nel 1960, in un nuovo contesto mediale e sociale aggiunge questa ultima funzione. LE TENDENZE PIÙ RECENTI DELLO STUDIO DEGLI EFFETTI - Non più studi di casi singoli ma copertura dell'intero sistema del media. - Non più interviste al pubblico ma metodologie di ricerca integrate. - Non più la misurazione del cambiamenti di opinione ma la ricostruzione del processo attraverso il quale gli individui modificano la propria rappresentazione della realtà. L’AGENDA SETTING “La stampa può nella maggior parte dei casi non essere capace di suggerire alle persone cosa pensare, ma essa ha un potere sorprendente nel suggerire ai propri lettori intorno a cosa pensare... Il mondo apparirà diverso a persone diverse in relazione alla mappa disegnata dai giornalisti, dagli editori e dai direttori del giornali che loro leggono” Bernard Cohen, The press and Foreign Policy, 1963. La comunicazione di massa non dice cosa pensare, ma intorno a cosa pensare. L’agenda setting prende in considerazione radio, televisione e giornali, e in particolare prende in considerazione l’informazione (non serie televisive o romanzi). Un telegiornale deve scegliere un numero limitato di notizie da raccontare, e selezionando degli eventi sta costruendo la nostra realtà. Quello che viene trasmesso costituisce la realtà, ma il resto scompare perché non viene trasmesso e raccontato. Non è una censura, non c’è una macchinazione politica, ma segue i criteri di notiziabilità che spingono a scegliere una notizia piuttosto che un altra. Non dobbiamo considerare l’effetto della televisione in base a cosa viene detto, ma è più potente e decisivo quello che viene trasmesso, i contenuti. L’effetto di questi media è quello di costruire la nostra realtà, non cambiare le opinioni, è un effetto ancora più forte. Il mondo è costituito dalla rappresentazione che danno questi media. Sono i mezzi di comunicazione a dire che cosa pensare, determinano l’agenda delle persone. Interessati a temi a soglia alta, temi di cui il pubblico è interessato. L'assunto fondamentale dell'agenda-setting che la comprensione che la gente ha di gran parte della realtà sociale è mutuata dal media. La nostra realtà è definita dalle rappresentazioni mediali. Proprio perché lo spazio editoriale è limitato, le notizie sono poche, e organizzate in una scaletta in cui le prime sono più importante. Gli studiosi dicono che non solo i media forniscono gli argomenti su cui soffermarci, ma ci dettano anche la gerarchia di queste informazioni, in base al modo in cui sono organizzate editorialmente. È necessario operare una distinzione tra i temi e le opinioni (Niklas Luhman). I pubblici hanno una sorta di dipendenza cognitiva ai media che si esercita su due livelli: 1) “L’ordine del giorno”. 2) La gerarchia d'importanza degli eventi all'ordine del giorno. I media hanno il potere di stabilire la presenza dei temi in agenda. I media attribuiscono ai temi un ordine gerarchico. Il pubblico costruisce la propria agenda in conseguenza di quella offerta dai media. Il ricorso alle notizie di seconda mano è diventato indispensabile. Evento vs Tema (Notizia istantanea vs Stratificazione, notizia riproposta). Temi a soglia alta vs Temi a soglia bassa. Differenti qualità dei media. LA SEMIOTICA Un gruppo di studiosi coordinati da Umberto Eco e Paolo Fabbri ha presentato nel 1965 una proposta per ritornare e aggiornare il modello della teoria matematica della comunicazione. Dice qualcosa di più anche sul nostro mediascape. È stato elaborato in 13 anni, aggiornato nel 1965 e nel 1978, con due perfezionamenti che avvengono in contesti mediali differenti. Modello più aderente alla realtà, tiene in considerazione il contesto in cui gli individui sono immersi. I due studiosi hanno lavorato insieme all’Università di Bologna. Fabbri ha lavorato con Baudrillard e altri studiosi della French Theory, teoria dominante ai tempi. L'obiettivo di tale gruppo era dare valore al processo di significazione. Ne è nato quello che Eco e Fabbri hanno in seguito definito “MODELLO SEMIOTICO-INFORMAZIONALE”. Poi il nome sarà cambiato, informazione era già presente nella teoria matematica, quindi si parla di “MODELLO SEMIOTICO-TESTUALE”. Tale modello amplia il concetto di CODICE. Interpreta la comunicazione come un atto di trasferimento di informazioni a un ricevente passivo, ma come una continua trasformazione della informazione. Il codice è il dispositivo che consente la relazione tra i due soggetti del processo comunicativo (ex. La lingua per la comunicazione verbale). Sottolineare come le parole possano essere più o meno comprese. Le parole che io rivolgo possono essere interpretate dalla audience in base alla situazione sociale, al costrutto sociale, all’appartenenza culturale e sottoculturale di ognuno. Poiché i codici e i loro sottocodici variano a seconda della situazione culturale, non sono comuni a emittente e destinatario. Ne deriva che quest'ultimo è libero di decodificare il messaggio attribuendogli molti possibili significati. Tra mittente e ricevente l’efficacia della comunicazione è influenzata dai codici e sottocodici attraverso i quali avviene la comunicazione stessa. Il messaggio che il mittente rivolge ai riferenti può avere molte interpretazioni e quindi può avere più significati. Ciò attribuisce rilevanza al problema della DECODIFICA, cioè al processo con il quale gli individui costruiscono un senso in ciò che ricevono dal media. Si parla di codice, significato e decodifica. Il destinatario non è più un ricevente passivo. Il messaggio può essere interpretato da ogni destinatario in modo diverso. Il destinatario ha un ruolo fondamentale nel processo comunicativo. La comunicazione non è più unidirezionale. Le teorie precedenti invece hanno come presupposto la passività del pubblico. Eco e Fabbri dicono che ogni volta che c’è un processo comunicativo, c’è un processo di decodifica. Possiamo incorrere in fenomeni di decodifica aberrante. Essa è una decodifica in cui il destinatario interpreta diversamente il messaggio rispetto a quanto previsto dall'emittente, soprattutto se non possiedono gli stessi codici e sottocodici. Non possiamo prescindere dall’immaginare il processo comunicativo come un fenomeno complesso in cui è centrale il ruolo della decodifica. Nel 1978 c’è un’evoluzione di questo modello. I significati non sono però totalmente soggettivi, perché per Eco tra destinatario e testo c'è un rapporto di «cooperazione interpretativa». Vale a dire che ogni testo definisce delle "linee guida" che orientano la comprensione del destinatario. Delimitano un perimetro di interpretazione. Le possibilità di decodifica non sono illimitate. C’è un patto tra chi riceve il messaggio e il messaggio stesso. Questo limita la possibilità della decodifica. Ogni testo ha linee guida, quindi può essere interpretato in vari modi ma non infiniti. Nel nuovo modello i destinatari: non ricevono singoli messaggi riconoscibili come tali sulla base di codici conosciuti, ma insiemi testuali; non riferiscono i messaggi a codici, ma a insiemi di pratiche testuali sedimentate in un contesto culturale; ricevono sempre molti messaggi, sia in senso sincronico che diacronico. Oggi non ci si pone più la questione di essere passivi o attivi nella comunicazione. Soprattutto con internet non si è più passivi. Sono innovatori, attribuiscono al ricevente un ruolo attivo. LA SCUOLA DI BIRMINGHAM Insieme di studiosi che hanno una sensibilità e prospettiva teorica comune, anche se possono essere studiosi di ambiti diversi (media, sociologi, letterati). È nata nel Centre for Contemporary Cultural Studies (Cccs), fondato nel 1964 da Richard Hoggart presso l'Università di Birmingham (poi diretto da Stuart Hall). Studiosi con comune matrice marxista che iniziano ad occuparsi anche di cultura e comunicazione. Tipo di ricerca ancora oggi molto attuale. C’è un’idea che influenza e ha indirizzato il modo in cui questa scuola conduce le sue teorie sulla cultura, ovvero il concetto di EGEMONIA CULTURALE di Gramsi. Ai tempi lui era più in voga in Inghilterra che in Italia (lo dimostrano gli studi post-coloniali o gli studi delle culture subalterne). La cultura dominante è la cultura delle classi dominanti. Tra questi ci sono i proprietari delle piattaforme che usiamo come media. Impronta culturale non è mai neutra. Gli spazi in cui noi viviamo sono organizzate in base ad un’etica che poi diventa nostra senza accorgercene. Per Gramsci la cultura popolare può avere un ruolo simile a quello della cultura delle classi dominanti e può anche lottare per il controllo dell'egemonia culturale sulla società. Approccio dei Cultural Studies diversi rispetto alla sociologia, perché riguardano la Cultura di Massa e ne studiano le evoluzioni. Negli anni '70 il pensiero gramsciano e l'ideologla marxista hanno radicalizzato la prospettiva teorica della Scuole. In alcuni casi, è stata attribuita una eccessiva enfasi alle manifestazioni di protesta o ribellione degli individui. Fenomeni di sovversione sottoculturale. Dick Hebdige ha studiato i movimenti giovanili di protesta e le subculture, come quelle dei mods e dei punk inglesi. Stilemi diversi dalla cultura dominante, forme di contro-potere sviluppate dai giovani su un piano comunicativo, che riguarda lo stile di vita (mode, musica…). Negli anni '80, ciò si è ridimensionato e la Scuola ha modificato il nostro modo di pensare alla relazione tra individui e messaggi. Ha dato avvio all'importante filone di ricerca sulla cultura di massa denominato “cultural studies”. I destinatari possono essere i promotori di nuove forme culturali. Cool Hunter, ricerca forme di mode che arrivano dal quotidiano, la moda non arriva solo dall’alto. Modello Coding-Decoding. La decodifica nella scuola di Birmingham è detta lettura. Stuart Hall, 3 differenti modalità di decodifica: 1. DOMINANTE-EGEMONICA = chi riceve il messaggio lo decodifica con il codice dell'emittente. 2. NEGOZIATA = non pone in discussione la legittimità del sistema di valori a cui il codice dominante rimanda, ma elabora proprie definizioni. 3. DI OPPOSIZIONE = ridefinisce il messaggio all'interno di una cornice di riferimento alternativa.