Scarica Il romanzo vittoriano riassunto Manuale di letteratura e cultura inglese e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Inglese solo su Docsity! Il romanzo vittoriano Il termine “vittoriano” indica la produzione di prosa narrativa dal 1832 al 1901; il romanzo era divenuto la principale voce estetica dell’epoca, e acquista un ruolo polemico, critico e contestatore di quel mondo che cerca di esprimere e rappresentare. In quegli anni il termine “romanzo” viene a denotare un sistema multiforme di vari sottogeneri, le cui forme di pubblicazione assomigliano molto alle attuali ‘soap-opera’, perché erano storie a episodi con l’uscita di uno o due capitoli alla volta nei vari periodici. C’era una moltitudine di autori e autrici, e le loro opere spesso superavano le 600 pagine e arrivavano a 3 volumi, l’elevato numero di romanzi implica così un pubblico altrettanto vasto. In questo periodo, i lettori hanno la possibilità di influenzare l’andamento dell’intreccio, e anche il destino dei personaggi. Il romanzo “borghese”, sia “di formazione” sia “fantastico”, è ormai diventato un oggetto di consumo, e oltre a fornire ai lettori lezioni di vita o di morale, cerca di essere riconosciuto come opera d’arte, alla stregua della poesia, e non come letteratura di seconda classe. 1. Pubblicare un romanzo in epoca vittoriana La pubblicazione di romanzi in Inghilterra, dalla metà dell’Ottocento fino all’inizio del Novecento, fu un’impresa dispendiosa, e il suo risultato, in genere un’edizione rilegata in 3 volumi, risultava troppo costoso per la gente comune. A tale difficoltà ovviavano le biblioteche circolanti, attive fin dal ‘700, ma giunte all’apice del loro potenziamento con l’inaugurazione della “Mudie’s Select Library” nel 1842; il sistema di Charles Mudie continuò per quasi un secolo. La maggior parte degli abbonati proveniva dalla borghesia, dato che il costo dell’abbonamento non era irrilevante, mentre Mudie svolgeva il ruolo di censore della fiction in tre volumi, rifiutandosi di ospitare nelle sue biblioteche qualunque libro considerato “immorale” o “corrotto”. Vi erano altre tipologie di divulgazione del romanzo: forme più abbordabili da parte delle classi meno abbienti, ma che potevano già contare su eventuali lettori, come artigiani o agricoltori. Per questo mercato venivano serializzate settimanalmente storie e relative ambientazioni spesso di genere gotico o sensazionale, come fece Charles Dickens, che scelse una modalità di pubblicazioe mensile per rendere i suoi romanzi accessibili a più lettori. 2. Verso un pubblico di massa Gli sviluppi dell’editoria erano il riflesso, ma anche la conseguenza, di un pubblico sempre più vasto e socialmente trasversale. La lettura di romanzi, inizialmente prerogativa di chi vantava origini aristocratiche o alto-borghesi, diviene gradualmente appannaggio anche di persone di nascita più umile. Si diffonde la sensazione che la lettura dei romanzi diventi sempre più un’esigenza condivisa, in quanto modalità di fuga e rifugio da una realtà opprimente. Tuttavia, come conseguenza del propagarsi della lettura tra i “ceti bassi”, si manifesta la volontà di controllare, censurare e guidare i lettori non solo dai vari Mudie, ma dei direttori dei periodici in cui i romanzi venivano pubblicati. es. venne consigliato a Dickens di cambiare la conclusione originale di Great Expectations del 1861, pubblicato a puntate, e di concedere almeno la possibilità di un’eventuale riconciliazione tra Pip e Estella. Il problema generico era quindi che il pubblico voleva un “happy ending”. 3. Aspetti del romanzo realista Il romanzo borghese nell’epoca vittoriana riscontra il suo più grande successo, e la massima divulgazione. Il concetto di realismo costituisce il punto di partenza per la prosa narrativa del periodo, quando i meccanismi di censura e auto- censura dei canoni letterari vigenti rendono sorprendentemente praticabili le vie del mondo soprannaturale e paranormale. Il romanziere vittoriano aveva a sua disposizione modi e modelli di scrittura ormai comprovati: la storia solitamente aveva un/a protagonista giovane che dall’ingenuità iniziale, attraverso diverse peripezie, raggiungeva la maturità e spesso anche un lieto fine. Da una collocazione esterna all’essere umano, attraverso agenti sovrannaturali, il diabolico si insedia nella psiche dell’uomo/donna, sfidandone la ‘naturalità’, e la sua manifestazione viene rappresentata da uno sdoppiarsi dell’identità dei vari protagonisti. Nel racconto “The Strange Case of Dr Jekyll and Mr Hyde”, il Dr Jekyll scoprirà come lo scopo delle sue ricerche, ovvero la separazione dei principi del Bene e del Male che si trovano a convivere in un solo corpo (o una sola mente), sia irrealizzabile, e capirà come sia il Male, rappresentato nella figura di Hyde scissa chimicamente dal corpo del Dr. Jeckyll, ad avere il sopravvento. Il Male (Mr Hyde) è correlato alla crudeltà fisica, all’assassinio, e dunque alla Morte, ma anche alla trasgressione erotica e sessuale. Altrettanto difficile è trovare nel “The Picture of Dorian Grey” una chiave interpretativa certa, rispetto all’ambiguità di un racconto che al principio sembra manifestare “il sogno di una vita “estetica”, di un libero godimento di sensazioni moralmente indifferenziate”. Quando Dorian alla fine dell’opera vuole distruggere il ritratto, e così facendo uccide sé stesso, il suo viso rimasto incontaminato dall’età e dalla depravazione fino al momento della morte, si riprende i segni fisici, mentre il ritratto torna ad essere quello di un bellissimo giovane. Allora non è chiaro se è la morale che ha sconfitto l’arte o viceversa: dipende infatti da qual è il viso cui dirigiamo lo sguardo, se quello “vero” o quello dipinto, ed è probabilmente così che voleva Wilde. “Dracula” costituisce il culmine della produzione ottocentesca di orrori gotici. A livello tematico, sviluppa il sottogenere del vampire tale intensificandone l’atmosfera perturbante. La narrazione multipla, lo sdoppiarsi dei personaggi e il fatto che il mito del vampiro sia forse la rappresentazione simbolica dell’erotismo, fanno di quest’opera un caso unico. La presentazione nel subtext di tabù e di desiderio, di repressione e status quo, permette una lettura attraverso la quale emerge la lotta combattuta dai valori vittoriani basti sulla chiesa, l’impero e la borghesia patriarcale, che alla fine hanno la meglio sul diabolico e la sovversione. Stoker però con Dracula sottoscrive e rafforza i pregiudizi dell’Inghilterra del periodo, sia sociali che razziali e sessuali, facendo finta di combattere l’inumano. 5. Gender e realismo Vi fu una presenza notevole di scrittrici di fiction durante l’Ottocento; all’universo femminile molti aspetti venivano convenzionalmente celati, in particolare tutto quello che riguardava l’eros. Per questo, alcune scrittrici, come le sorelle Brontë, preferirono, almeno all’inizio della loro carriera, pubblicare le loro opere con degli pseudonimi maschili: il desiderio di essere giudicate alla pari, la voglia di potersi esprimere francamente su questioni come l’amore e il comportamento maschile, argomenti sui quali spesso non potevano avere un’opinione, la paura di recare scandalo alle proprie famiglie. Inoltre, desideravano essere fedeli ai propri ideali estetici e alla volontà di scrivere la verità. Ma molte, tra cui George Eliot, si rendono conto che il realismo individua come proprio compito il dire la verità sulla vita quotidiana, ma questo compito è molto difficile, perché le parole sono cariche di associazioni e spesso sono aperte a tante possibili denotazioni.