Scarica Il visconte dimezzato e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! IL VISCONTE DIMEZZATO Biografia: Italo Calvino nasce il 15 ottobre a Santiago de las Vegas, anche se Calvino si è sempre rifiutato di dare i suoi dati biografici – o nel caso in cui li desse li dava falsi – poiché credeva che di un autore contassero solo le opere. Il padre era un agronomo e la madre lavorava come assistente di botanica all’Università di Pavia. La famiglia farà poi ritorno in Italia, Calvino si definirà sempre ligure. E dirà di essere la pecora nera della famiglia proprio per essere stato l’unico a proseguire gli studi umanistici. Calvino divenne partigiano durante la seconda guerra mondiale; da questa sua esperienza trovò poi spunto per alcuni suoi romanzi (in particolare “Il sentiero dei nidi di ragno”, che lo fece diventare, improvvisamente, famoso. Si tratta di un romanzo breve, la prima edizione del visconte dimezzato uscì presso l’editore Einaudi di Torino nel Febbraio 1952, nella collana I gettoni diretta da Elio Vittorini; è la prima opera della trilogia ‘I nostri antenati’, insieme a Il barone rampante e Il cavaliere inesistente. A uno studente che lo interrogava su questo libro Calvino rispose dicendo che il suo intento, nella scrittura del libro, era quello di scrivere una storia divertente che potesse divertire in primis se stesso, e possibilmente anche gli altri. Così ebbe l’idea dell’uomo diviso a metà: una parte buona e una parte cattiva. Il tema dell’uomo dimezzato è un tema contemporaneo, tutti ci sentiamo in qualche modo incompleti, tutti realizziamo una parte di noi e l’altra no. La scelta della contrapposizione bene-male risultava così maggiori spunti per la creazione di immagini contrapposte e si legava a una tradizione letteraria già classica. Abbiamo una costruzione narrativa basata sui contrasti e i colpi di scena (ad esempio ci si aspetta che il visconte torni al villaggio e invece ne torna solo una metà), e su tutta una seria di aspetti comici. Il fatto che entrambe le parti fossero ugualmente insopportabili, dice Calvino, è comico ma anche significativo, spesso anche coloro che sono troppo buoni sono degli scocciatori. Ma l’obiettivo principale per Calvino rimane il divertire ì, l’autore ritiene che il divertire sia una funzione sociale: il lettore compra un libro, lo paga, ci investe del tempo, perciò si deve divertire. ‘io penso che il divertimento sia una cosa seria’. Gli ammicchi moralistici di Calvino erano indirizzati più che al visconte ai personaggi cornice: i lebbrosi (gli artisti decadenti), il dottore e il carpentiere (la scienza e la tecnica staccate dall’umanità), gli ugonotti e il moralismo idealista della borghesia. TRAMA: Il romanzo di Calvino è ambientato a fine del Cinquecento e narra la storia, grazie alla voce del nipote del protagonista, del visconte Medardo di Terralba che, entrato a far parte dell’esercito cristiano, parte per la Boemia col fedele scudiero Curzio per combattere i Turchi. È qui che, in una battaglia campale, Medardo viene colpito e diviso a metà da una palla di cannone. Diviso letteralmente in due, di Medardo si salva solamente solo la metà malvagia. Medardo, sfigurato, torna a Terralba, dove si comporta in modo sadico e crudele, e instaura un regime di terrore che opprime tutti gli abitanti. Il Medardo si sposta per le sue terre per mezzo di una gruccia, si fa costruire da mastro Pietrochiodo delle macchine che dimezzano tutto ciò che colpiscono, come se volesse imporre anche al mondo circostante la sua pena. Si merita decisamente quindi l’appellativo de il "Gramo". La svolta arriva un giorno quando Medardo regala al nipote, che sta pescando in un lago, un anello prezioso e addirittura il visconte lo salva da un ragno velenoso, facendosi pungere una mano al posto suo. Il nipote/narratore capisce solo in seguito che quella è la parte destra del visconte, quella buona, sopravvissuta all’incidente. Il "Buono" però vive quasi da eremita nel bosco di Terralba ed è in contrapposizione con il Gramo tanto da cercare di porre rimedio alle ingiustizie del suo doppio. Il problema sta negli eccessi perché se da un lato un Medardo è indubbiamente cattivo, l'altro è insopportabilmente buono e pronto ad offrire a chiunque il suo aiuto, spesso con esiti disastrosi. C’è conflitto tra le parti, insomma, ancora più in evidenza per il fatto che entrambi si contendono l’amore di Pamela, una giovane pastorella che però rifiuta le attenzioni dell’uno e dell’altro. In questa situazione paradossale, gli abitanti di Terralba non sopportano più né il Gramo né il Buono. Così il nipote e il dottor Trelawney, un medico stabilitosi a Terralba che si dedica alla ricerca dei fuochi fatui nei cimiteri, organizzano un piano per riunire le due metà del visconte. L'occasione si presenta il giorno delle nozze di Pamela, che è stata costretta dai genitori a sposare una delle due “metà” del visconte. Il Buono e il cattivo, contendendosi la ragazza, decidono di affrontarsi a duello il giorno successivo. Le due metà si feriscono a vicenda in coincidenza della ferita che ha originariamente separato le due parti del nobile: Trelawney, con una complessa operazione chirurgica, riesce a ricomporre il visconte tutto intero. TITOLO: Il titolo allude alla strana vicenda accaduta al protagonista Medardo, visconte di Terralba: è stato diviso in due metà, simmetriche, da una palla di cannone durante una battaglia contro i turchi. 1 Capitolo: il primo capitolo vede il visconte Medardo che parte per la boemia con il suo scudiero Curzio, Curzio in questo capitolo diventa l’accompagnatore di Medardo nel suo viaggio verso l’accampamento cristiano, una guida al quale pone diverse domande lungo il tragitto; la figura di Curzio potrebbe essere paragonata a quella di Virgilio per Dante. Ci viene presentato un paesaggio terribile: le cicogne mangiano le cacasse dei morti, i morti compaiono lungo la strada, così come cavalli o altri animali, tutto sa di morte all’interno di questo paesaggio. Nell’opera prevalgono luoghi aperti, pochi sono gli episodi che si svolgono in luoghi chiusi. Arrivati al campo cristiano anche questo ci viene descritto: i padiglioni delle cortigiane, che il visconte si sofferma a guardare, le batterie da campo, gli stalli della cavalleria ( in cui si trovavano sempre i veterinari), le tende dei fanti e degli ufficiali, e infine la tenda dell’imperatore tutto preso a segnare con spilli delle cartine geografiche, a studiare i piani delle future battaglie. Dall’imperatore il visconte sarà nominato subito tenente, vediamo come Calvino voglia sottolineare, prima dell’imminente battaglia e dell’imminente sciagura, come ancora il visconte sia tutto intero 4: egli non distingueva ancora il bene e il male, era in giovane età, era la sua prima battaglia 7: si dice che per lui le cose fossero ancora tutte intere, e così era lui stesso. 2 Capitolo: è il capitolo della battaglia. Vediamo il grande entusiasmo per questa guerra da combattere da parte del visconte il quale non vede l’ora di vedere il volto dei suoi nemici. Iniziò così a combattere ma il suo cavallo venne ucciso e rimase a piedi, così dopo aver lasciato indietro il Curzio ferito, pensò ‘vado lì e li aggiusto io’. Il grande entusiasmo del visconte fu fermato dai turchi, si posizionò davanti a un cannone (non bisogna mai farlo) pensando di fargli paura e quei due turchi, che qui vengono definiti come astronauti proprio per le loro vesti pesanti, invece gli spararono un colpo di cannone che lo dimezzò. Dopo la battaglia, alla sera, abbiamo l’arrivo di due carri: uno per i feriti e uno per i morti. Essendoci state molte perdite nella schiera cristiana si decise di abbondare con il carro dei feriti, e proprio per questo il visconte ormai diviso in due parti fu portato sul carro dei feriti e poi in ospedale. Qui vi è una descrizione comica del lavoro svolto dai medici in ospedale, assimilabile molto di più a lavoro di sarti: tagliano e cuciono arti e tutto ciò che trovano, per cercare di salvare il salvabile. Il visconte era rimasto diviso a metà: la parte destra perfetta con un occhio, metà naso, metà bocca, fatta eccezione per la voragine al centro del petto lasciata dal cannone, mentre l’altra parte del viso era invece ridotta a una pappetta. I dottori si ingegnarono e non si sa come ma il giorno dopo la parte destra del visconte respirava di nuovo. 3 Capitolo: abbiamo il ritorno a Terralba di Medardo, un ritorno tanto atteso, ci viene detto che ogni volta si vedesse una nave in lontananza si diceva fosse proprio il visconte che stava tornando, ma non perché si era impazienti di vederlo ma poiché era il piacere di avere qualcosa da aspettare. Ci viene presentato qui il personaggio del padre Aiolfo che da tempo ormai si era chiuso nelle stanze del castello, stanco delle faccende del mondo aveva rinunciato alle prerogative del titolo a favore del suo unico figlio maschio. Aiolfo aveva maturato una passione per gli uccelli che allevava dentro il castello in una grande voliera, lì si era portato anche il suo letto, e passava lì tutto il suo tempo, i pasti gli venivano portati in camera insieme al mangime per gli uccelli. Un altro personaggio che ci viene qui presentato è quello della balia Sebastiana chiunque. -> tutti gli esseri umani condividono questa incompletezza. Chiude il capitolo la rivelazione d’amore della parte buona del visconte a Pamela, anche lui si era innamorato di lei. 8 Capitolo: tutti avevano conosciuto adesso l’altra metà: il Buono, era chiamato, in contrapposizione all’altra parte il Gramo. La mattina il dottore Trelawney faceva il giro dei malati, ma il Buono lo aveva già fatto e lasciava aiuti sulle porte dei malati in modo che il dottore sapesse che avevano bisogno di cure e anche di quali, così che anche per il dottore – il quale aveva iniziato da poco ad approcciarsi con le malattie del mondo umano – fosse più facile, vista la sua paura di avvicinarsi a malati di cui non conosceva la malattia. Ad esempio, sulla scala della vecchia Giromina aveva lasciato delle lumache, sia come regalo per la donna, sia per far capire al dottore che i suoi problemi di cuore erano peggiorati e quindi doveva entrare piano piano per non farla spaventare. Nel frattempo, Pamela continuava a vivere lontano da casa, nel bosco, lì dove il Buono gli leggeva le pagine della Gerusalemme Liberata, che lei non ascoltava, annoiata da queste. Medardo si reca dagli Ugonotti e qui gli chiede di abbassare il prezzo della segale perché il popolo muore di fame e loro sono gli unici ad averne -> vediamo come la bontà di Menardo inizia a infastidire tanto quanto la parte cattiva. 9 Capitolo: il mastro Pietrochiodo si sentiva sempre più in colpa per le macchine che il Gramo gli faceva costruire e così quando andò da lui il Buono gli chiese di non costruire macchine per uccidere ma per aiutare, e gli mostrò un disegno alquanto confuso di macchina che doveva servire da organo, da forno per le focacce ma anche da mulino… al mastro non gli riuscì di realizzarla, anzi sembrava che solo quelle macchine crudeli lui riuscisse a realizzare in maniera impeccabile. Nel frattempo, Medardo, il quale era venuto a conoscenza della sempre maggiore fama del Buono, decide di farlo uccidere al più presto dagli sbirri, i quali però pensarono invece di ordire una congiura di palazzo contro di lui. Tuttavia, quando gli sbirri andarono dal Buono per rivelargli il piano (uccidere il Gramo e fare il Buono nuovo visconte) lui disse che il sangue di nessuno doveva essere sparso, ma l’unico modo per trattare con il visconte era quello dimostrargli il buon esempio, poi disse agli sbirri di portare lui un balsamo che al buono aveva giovato molo, questo lo fecero ma il Gramo li condannò tutti al patibolo, insieme agli altri del popolo che per salvare gli sbirri erano insorti. Il Buono aveva iniziato a recarsi spesso a Pratofungo, voleva curare i corpi dei lebbrosi ma anche le loro anime, e fu così che tutto quel clima di festa che lì si era sempre conosciuto cessò, cessarono le danze, le musiche, cessò a felicità. Si iniziava a dire a Pratofungo che forse era meglio il Gramo del Buono. Anche gli ugonotti iniziavano a pensarlo e facevano la guardia non solo per il Gramo ma anche per il Buono, il quale sempre li spiava per guardare quanti sacchi vi fossero nei loro granai o per fargli la morale sui prezzi elevati. Tutti erano animati da sentimenti confusi, le due parti erano entrambe disumane. 10 Capitolo: il Gramo capì che se il Buono avesse sposato Pamela, formalmente lui Medardo in quanto altra parte di sé sarebbe stato sposato con lei quindi andò dalla madre di Pamela per convincerla che la figlia doveva sposare il Gramo; il Buono invece capì come doveva rinunciare all’amore della donna e farsi da parte così andò dal padre di lei e gli disse che Pamela doveva sposare il Gramo. Pamela allora decise di dire di sì a entrambi i genitori e acconsentire al matrimonio; nessuno del popolo aveva compreso con chi dei due si sarebbe sposata. Il giorno del matrimonio il Gramo non arrivò in tempo in chiesa a causa di un imprevisto e Pamela fu sposata al Buono, cioè Medardo, che era anche il Gramo. I due organizzarono così di sfidarsi a duello al prato delle Monache ma durante la battaglia nessuno riusciva a colpire l’altro, colpivano li dove mancava metà dove ci sarebbe dovuto essere se stesso. A un tratto riuscirono entrambi in unico momento a colpirsi proprio lì dove durante la battaglia il corpo si era diviso, riaprendo tutte le vene dell’altro, i due si accasciarono e il loro sangue cominciò a mescolarsi. Il dottore era contento perché avrebbe potuto fare ciò che sperava: rimetterli insieme e così fece con un chilometro di bende riuscì a cucire perfettamente le due parti: il visconte dimezzato era tornato uno e bontà e cattiveria adesso erano in lui come in ogni altro uomo, non più separate. Il finale, quindi, è lieto ma con un po' d’ombra, infatti il nipote continua a sentirsi malinconico e triste ‘ a volte uno si sente incompleto ed è soltanto giovane’. COMMENTO: il libro nasce da una richiesta di evasione da parte di Calvino, il quale aveva da poco vissuto due lutti, Cesare Pavese e la morte del padre, questo probabilmente lo aveva spinto a dar vita a un’opera che potesse divertirlo e divertire. Il racconto è suddiviso in dieci capitoli, numerati ma non titolati, ogni capitolo corrisponde ad un preciso episodio dell’intreccio. Non bisogna ridurre l’opera a un contrasto tra bene/male – che richiama certamente lo Stevenson del Dottor Jekyll e di Mr. Hyde; ad esempio il nome del dottore Trelawney è lo stesso di un’altra opera di Stevenson ‘isola del tesoro’. Inoltre il suo laboratorio assomiglia a quello del Dr. Jekyll. In entrambi i romanzi si afferma che la persona non è una sola, ma in realtà due. Anche nella struttura si raffigurano delle coincidenza: entrambi i romanzi hanno 10 capitoli, ma nel 10 capitolo del romanzo stevensonianosi assiste alla separazione di Hyde e Jekyll, nell’ultimo capitolo del testo di Calvino si ha specularmente il ricongiungimento delle due meta. sono presenti all’interno del testo diverse antinomie interessanti: Opposizione tra l’austerità cupa e severa e non immune a grettezza degli ugonotti e l’edonismo spensierato incarnato dai lebbrosi Il dilemma tra un progresso tecnologico indifferente alluso che viene fatto delle nuove macchine (mastro Pietrochiodo), e un sapere astratto incapace di incidere nella vita concreta (il dottor Trelawney) L’opera, dice Calvino, è nata più da un’immagina che da un’idea: l’immagine dell’uomo spaccato a metà – forse debitrice di una pagina di Cervantes. Svariati sono i punti di contatto con Il Sentiero, c’è una certa somiglianza tra i caratteri di Pin e del nipote di Medardo, entrambi orfani e non ancora adolescenti, osservatori curiosi e inclini alla fantasticheria, lo sfondo della guerra, anche se le vicende dei due personaggi si concludono in maniera opposta. Nel romanzo si insiste sull’ambiguità di fondo degli altri abitanti: il dottore che non si interessa di medicina, Pietrochiodo a cui riescono bene solo invenzioni malvagie. L’autore sembra quasi voglia allertarci del pericolo di una scienza e di una tecnica distaccate dall’umanità. Caratteristica di Calvino è la presenza di due personaggi contrapposti, si ricordino ad esempio Marco polo e Khan nelle Citta invisibili o i due fratelli, Cosimo che vive sugli alberi e Biagio che è rimasto a terra nel barone rampante. Le due parti sono simili e parallele, abbiamo visto l’elogio del dimidiamento che fa il Gramo come coscienza della spietatezza e della durezza del vivere, lo stesso elogio lo farà il Buono in chiave di compassionevole altruismo. L’idea della mutilazione come privilegio e dello smembramento come forma essenziale del rapporto con gli altri saranno ripresi in altre opere successive. Un altro motivo che avrà un grande seguito sarà quello della comunicazione attraverso gli oggetti, come il Gramo comunica a Pamela, come il Buono comunica al dottore. A questo procedimento si ispirerà nelle città invisibili Marco Polo il quale tenterà di raccontare ciò che ha visto nei suoi viaggi all’imperatore Kublai, senza conoscere le lingue d’oriente. O ancora nel Castello quando le narrazioni avvengono sotto forma di sequenza di tarocchi. Sono interessanti molti capovolgimenti, anche di luoghi comuni, presenti nell’opera: L’identificazione del bianco e del lato destro con il bene e del nero e del lato sinistro con il male: a cibarsi dei cadaveri dei soldati non sono i corvi ma le cicogne (immagine di purezza e vitalità); il Gramo è la metà di destra e il Buono quella di sinistra (non senza un ammicco di ordine politico). La pastorella che diventa viscontessa, lontana dal topos dell’innocente e inerme fanciulla perseguitata, non è disposta a sottomettersi, durante il corteggiamento si dimostra astuta e smaliziata In sintonia con una tendenza ben attestata nella narrativa 900esca da qui in poi i personaggi femminili di Calvino si mostreranno sempre superiori ai maschili per autonomia, risolutezza, spirito di iniziativa. Anche Sebastiana rivela una personalità energica e combattiva, lei solo si rifiuta di distinguere le due metà del visconte, riconoscendo a entrambe le colpe dell’uno. Il visconte dimezzato ha un doppio finale. Il primo, che riguarda Medardo, smaschera la convenzionalità dell’happy end: lui vivrà a lungo, avrà dei figli, governerà con saggezza grazie alla sua doppia esperienza, ma questo non segnerà l’inizio di una nuova epoca di felicità ‘non basta un visconte completo perché diventi completo tutto il mondo ’. Il secondo riguarda il giovanissimo narratore, il quale proprio all’opposto di Pin che invece sul finale ritrova Cugino e vince la sua solitudine, perde il suo migliore amico (il dottore), il quale riprende il mare con il capitano Cook. Così la fantasia che lo aveva sempre accompagnato nelle sue giornate si dissolve e lascia spazio a un mondo di ‘responsabilità e fuochi fatui’. Spazi: La storia inizialmente è ambientata in Boemia, nell’accampamento cristiano, poi a Terralba, in Liguria. Gli spazi chiusi sono pochissimi, e quasi di nessuna importanza, in questo romanzo: castello di Terralba, casa di Pietrochiodo e casa della balia Sebastiana. Tutte le vicende del romanzo si svolgono invece in luoghi aperti, il campo di battaglia in Boemia, il villaggio di Pratofungo, il bosco di Terralba: questi sono i luoghi che fanno da sfondo ai fatti narrati. Gli spazi aperti hanno anche dei significati: il campo di battaglia e i morti anticipano una disgrazia; il villaggio di Pratofungo, lontano dal paese di Medardo, è il paese dove vivono le persone cacciate da Terralba, come i lebbrosi e la balia Sebastiana; il bosco simboleggia un rifugio per i personaggi, infatti capita spesso che Pamela, il Buono ed altri personaggi si trovino a nascondervi. Tempo: La vicenda è ambientata nel Seicento, il periodo in cui i cristiani facevano guerra contro i Turchi. I fatti narrati avvengono nell’arco di alcuni mesi, da quando Medardo arriva all’accampamento cristiano a quando le due metà si riuniscono. Le scene hanno la stessa velocità del lettore mentre le legge, non ci sono sbalzi di ritmi, le vicende si svolgono come nel tempo reale. La fabula corrisponde con l’intreccio e non sono presenti prolessi, vi è solamente un’analessi (il ricordo delle vicende passate dal Buono prima di arrivare a Terralba). Stile: Il linguaggio è semplice e scorrevole, spesso ironico: le cattiverie compiute da Medardo maligno non sono mai riportare con accenti crudeli o macabri, come del resto le buone azioni del Buono sono registrate senza quella vera e propria “generosità”, con cui invece dovrebbe apparire. Non sono state utilizzate parole dialettali o straniere per due principali motivi: facilitare la comprensione del testo; non si adattavano al periodo in cui era ambientata la vicenda.