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Iliade: Ettore e Andromaca, Temi di Lingue e letterature classiche

Dispensa riguardante l'episodio di ''Ettore e Andromaca'' (libro 6) che presenta: la parafrasi dell'episodio; il riassunto dei contenuti (con ulteriore schema); un analisi del testo approfondita (commento), nel quale vengono effettuati e commentati alcuni riferimenti letterari, anacronismi, parole chiave e temi ricorrenti Consigliato per alunni di 1° superiore

Tipologia: Temi

2019/2020

In vendita dal 10/09/2021

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StudiaSmart 🇮🇹

4.8

(26)

139 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Iliade: Ettore e Andromaca e più Temi in PDF di Lingue e letterature classiche solo su Docsity! ETTORE E ANDROMACA 1)Ettore è preoccupato dal dominio di Diomede sul campo di battaglia e ordina all'esercito di tornare in e di offrire doni e ricchezze ad Atena (per far sì che protegga i Troiani) 2)Ettore, quindi, rientra in città e incontra la moglie Andromaca, insieme a Astianatte, sulle porte Scee 3)Incomincia il dialogo con Andromaca, che cerca di convincere Ettore, în tuttii modi, di rinunciare alla , questo perché rischierà di lasciarla vedova e perché è l’unica persona a lei cara che gli è rimasta. 4) Andromaca, quindi, ricorda a Ettore tutta la storia che la sua famiglia e le sofferenze che ha dovuto vivere: Il padre Ezione e i 7 fratelli di Andromaca sono stati uccisi da Achille, la madre venne rapita e successivamente liberata, ma subito dopo esser rientrata a casa morì improvvisamente (questo discorso serve a ribadire le sofferenze affrontate da Andromaca e la potenza degli achei). In conclusione Andromaca implora a Ettore di rinunciare alla battaglia e restare al fianco della famiglia per salvaguardarla e consiglia a Ettore di portare i suoi uomini nel caprificio (punto più sicuro della città) 4)Ettore però non può abbandonare il campo di battaglia, in quanto sarebbe disonorato e sottomesso dalla vergogna (principio fondamentale della shame culture), nonostante conosca il suo destino, quello di soccombere insieme al popolo troiano. 5)Ettore dice successivamente che il giorno che troia sarà distrutta rimpiangerà Andromaca, che probabilmente verrà resa schiava, e che vorrà morire prima che questo avvenga, per non vederla soffrire. 6)A questo punto Ettore prende in braccio il bambino, che è impaurito dall'aspetto del padre e quindi Ettore si toglie l'elmo, e dice augurando e implorando a Zeus una buona crescita del piccolo, per far si che diventi un abile e valoroso guerriero più forte del padre. 7)A questo punto Ettore pone i figlio ad Andromaca e gli ribadisce che non può evitare il destino, sia che sia un guerriero valoroso o vile, e quindi che non potrà morire finché la moira (dea del destino) non lo stabilirà. Ettore, quindi, invita Andromaca a tornare a casa e continuare la sua vita. Quando, attraversata la grande città, giunse alle porte Scee, dove sarebbe fra poco riuscito alla pianura, qui la sua sposa preziosa gli venne incontro di corsa, Andromaca figlia d'Ezione magnanimo, Ezione che un giorno abitava sotto la Placo selvosa, a Tebe Ipoplacia, signore di genti cilice: la figlia di lui era sposa di Ettore armato di bronzo. Con lei c'era l'ancella che aveva in braccio il bambino, unico figlio dell'eroe troiano, un bambino bello come una stella. Il padre lo chiamava Scamandrio, gli altri lo chiamavano Astianatte, perché suo padre era l'unico difensore di Troia. Ettore sorrise quando lo vide e tacque. Ma Andromaca, che piangeva a dirotto, andò ad abbracciare il marito, stringendogli la mano, e chiamandolo per nome disse così: tu sei troppo incosciente, il tuo coraggio ti farà uccidere: tu non pensi né a me né a tuo figlio crudele, non pensi a me che fra un po' rimarrò vedova perché tutti gli Achei cercheranno di ucciderti. E allora, se tu non ci sarai più, sarebbe meglio per me morire. Perché non mi rimarrà più niente, se te soccombi al destino, solo pene! lo sono orfana di padre e di madre. Mio padre l'uccise Achille divino, annientò la città ben popolata dei Cilici, Tebe dalle alte porte; dunque uccise Ezione, pur senza spogliarlo dell'armi, se ne fece scrupolo in cuore, ma lo mise sul rogo insieme alle armi ben lavorate e sopra versò un tumulo di terra; intorno a questo piantarono gli olmi le ninfe dei monti, le figlie di Zeus portatore dell'egida. Edi sette fratelli che vissero nella mia casa tutti in un giorno solo sono scesi nell' Ade: tutti li uccise Achille divino dal piede veloce tra scalpiccio di buoi e biancheggiare di pecore. Mia madre, che era regina sotto la Placo selvosa, poi che qui la portò con le altre cose predate, in libertà la rimise dietro compenso ricchissimo, ma in casa del padre l'uccise Artemide saettatrice, Tu, Ettore, dunque per me sei padre e madre adorata ed anche fratello, e sei il mio splendido sposo: ma allora, su, abbi pietà e resta qui sulla torre, non rendere orfano il figlio, non fare della tua donna una vedova; schiera l'esercito al caprificio, dove è più facile penetrare nella città e superare le mura. Allora, il grande Ettore, con l'elmo luccicante le disse: “Andromaca, anche io penso a tutto questo; ma ho troppa paura per il destino dei troiani e per le loro donne e non voglio comportarmi da vile e non andare in guerra. Ho imparato ad essere sempre forte e il mio cuore dice che è giusto che io vada come ho sempre fatto combattendo fra i primi troiani e rendendo mio padre orgoglioso di me come lo sono io. Di questo sono sicuro nell'anima e nel cuore: verrà il giorno in cui troia sarà distrutta, insieme a Priamo e ai suoi guerrieri ma non avrò dolore per i troiani; al contrario ne avrò per Ecuba e per il re Priamo e per i troiani che anche se sono molto forti moriranno a causa dei nemici. Per quanto riguarda te, qualche soldato greco, ti trascinerà via piangente, e ti renderà schiava: vivendo nella città greca, dovrai lavorare per loro, prendere l’acqua presso le sorgenti di Messeìde o Iperea farai tutto per loro: su di te cadrà un destino pesante. E quando qualcuno ti vedrà piangere, dirà: “Ecco la moglie di Ettore, che quando combatteva per troia era il più forte”! e ogni volta per te, ascoltarli, sarà una sofferenza perché sarai senza l’uomo che avrebbe potuto salvarti dalla schiavitù. Sarò già morto e seppellito prima che ti faranno schiava”! E dicendo così Ettore tese le braccia a suo figlio ma lui si tirò indietro e si strinse al petto della balia guardando l'aspetto del padre, gridò perché si spaventò dell'armatura e dell’elmo, e del pennacchio che vedeva muoversi sulla sua punta. Ettore e Andromaca sorrisero. Allora Ettore si tolse l'elmo scintillante e lo posò a terra; diede un bacio a suo figlio, lo prese tra le braccia, pregò Zeus e gli altri dei e gli chiese di farlo crescere come lui, forte, di farlo distinguere tra i troiani, e di farlo regnare da sovrano su troia; “fate che un giorno diranno che lui è più forte di suo padre, quando tornerà dalla guerra portando il corpo del nemico sconfitto e che sua madre sia orgoglioso di lui”! Dopo aver detto queste parole, mise suo figlio tra le braccia di sua moglie e lei lo strinse a se, mentre sorrideva tra le lacrime; Ettore guardandola si intenerì, la accarezzò e le disse: “Cara, non rattristarti! Se non è destino, nessuno potrà uccidermi, sappi però che nessuno lo può evitare nel momento in cui nasce, sia lui valoroso o vile. Ora va a casa e pensa alle tue cose al telaio, al fuso; ordina alle serve di fare il loro lavoro; alla guerra ci penseranno gli uomini e io prima di tutti”. Ettore poi si rimise l'elmo piumato; Andromaca si avviò verso casa ma piangendo si voltò indietro più volte; Ettore, Preoccupato per le sorti della guerra, invita l’esercito a ritirarsi verso le porte Scee, dove decide di salutare la moglie Andromaca e il figlio Astianatte, prima di tornare sul campo di battaglia. Ettore e Andromaca, hanno il presentimento che la fine di tutto si stia avvicinando e sono preoccupati ciascuno per la sorte dell'altro. Andromaca vorrebbe convincere Ettore a non combattere: lei e il bambino non hanno che lui, tanto che ricorda i dolorosi avvenimenti accaduti alla sua famiglia: il padre e i suoi sette fratelli sono morti per mano di Achille; la madre, dopo aver pagato ad Achille un grande riscatto per avere salva la vita, appena restituita alla casa del padre era morta improvvisamente. Dunque Ettore rappresenta tutto per lei e ha bisogno del suo sostegno per non lasciare il piccolo Astianatte senza padre. Ettore comprende la situazione della moglie e le sue preoccupazioni, tuttavia deve continuare a combattere e se non lo fa disonorerebbe lui stesso e la sua stirpe, in quanto guerriero valoroso e glorioso. Nonostante questo Ettore conosce il destino, ovvero quello di soccombere insieme a tutto il popolo troiano sotto la distruzione di Troia. Ettore, infatti rimpiange quello che sarà la fine della moglie: essere destinata alla schiavitù presso gli achei, tanto che reputa meglio morire e non dover assistere da vivo a questo estremo dolore. Tende poi le braccia verso il piccolo Astianatte. Il figlio di Ettore, impaurito dalla possente armatura che il padre indossa, scoppia in un pianto dirotto. Ettore allora, con un gesto di grande tenerezza, si toglie l'elmo per farsi riconoscere e lo stringe fra le braccia per l'ultima volta. Si rivolge poi a Zeus e agli altri dèi e li implora affinché il bambino cresca e diventi glorioso molto più di lui. Ettore si rivolge nuovamente alla moglie e prova a consolarla appellandosi al destino, immutabile, quanto imprevedibile, che può toccare qualunque uomo e qualunque guerriero, anche a prescindere dalla sua