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Inclusione scolastica e disturbi specifici dell'apprendimento, Sbobinature di Didattica generale e speciale

Una panoramica sui bisogni educativi speciali e i disturbi specifici dell'apprendimento (dsa) nel contesto scolastico italiano. Vengono descritti i principali interventi e strumenti per l'inclusione degli studenti con difficoltà, come il piano educativo individualizzato (pei) e l'utilizzo di metodologie didattiche come il cooperative learning. Inoltre, si approfondisce il ruolo della metacognizione e delle strategie di autoregolazione nell'apprendimento degli studenti con dsa. Il documento rappresenta una risorsa utile per comprendere l'evoluzione normativa e le pratiche didattiche relative all'inclusione scolastica in italia.

Tipologia: Sbobinature

2022/2023

Caricato il 11/06/2024

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Scarica Inclusione scolastica e disturbi specifici dell'apprendimento e più Sbobinature in PDF di Didattica generale e speciale solo su Docsity! La didattica speciale: statuto ontologico e epistemologico Con il termine didattica si indica la scienza che studia l’insegnamento e l’apprendimento sincronici e diacronici (prima e dopo), pertanto studia la temporalità dell’insegnamento in quanto l’apprendimento non è sempre immediato; studia i metodi e tutto l’insieme di fattori che regola il rapporto tra insegnamento e apprendimento. Essa in quanto scienza ha uno statuto ontologico (indagine sull’essenza) ed epistemologico (indagine sugli strumenti qualitativi e quantitativi necessari a raggiungere l’essenza.) che si affermò nel ‘900, secolo della didattica. studia il perché un metodo è efficace per un soggetto e non è efficace per un altro. (anche scrivere un libro è un metodo didattico, cosi come una videocassetta, ma l’apprendimento avviene a posteriori). Ma cos’è l’apprendimento? L’apprendimento è inteso come il processo attraverso il quale gli esseri umani acquisiscono o modificano le proprie capacità, abilità, conoscenze o comportamenti. Esso dipende da vari fattori che la didattica studia (posizione dell’insegnante, come si è arrivati all’università) l’apprendimento è diverso dalla memoria. Aufbel lo definisce come tutto ciò che è fruibile in un’altra esperienza, arricchisce quel che già esiste e ci prepara a quel che sarà Differenza tra insegnamento e educazione: insegnare è dare delle nozioni all’alunno. educazione è tirare fuori dall’individuo quegli elementi importanti affinché egli possa rispettare il gruppo, la costituzione ecc, tirare fuori quelle potenzialità per fargli assumere ATTEGGIAMENTI, COMPORTAMENTI E CONDOTTE che siano in linea con i valori della nostra costituzione. L’educazione può andare di pari passo all’insegnamento, attraverso il buon esempio e i modi che si possono avere. (un allenatore può vincere anche violando le regole, ma non da il giusto esempio di educazione.) Il primo a riflettere sull’importanza della didattica fu Comenio, che considerò l’insegnamento come un qualcosa che dovesse avere delle linee guida ben definite, affinché tutti potessero accedervi. Bisognava prendere le distanze dalle dottrine dell’epoca, in quanto prive di metodo organizzato. Egli diede vita ad un processo di autonomizzazione che culminò appunto nel ‘900. All'epoca la didattica doveva fornire gli strumenti per lo studio pedagogico, ma in quegli anni si distacca, la didattica traduce in atto i principi della pedagogia. (applicazionismo) Questa volta scientificizzante ha favorito il rapporto tra teoria e prassi nell’ambito della ricerca educativa. PRASSI –TEORIA: la didattica racchiude gli insiemi di saperi di linguaggi, di strategie e di procedure indispensabili a riflettere, a scegliere e ad agire didatticamente in relazione ai bisogni del processo di insegnamento-apprendimento. Utilizzare la teoria per approcciarsi all’insegnamento, ma bisogna valutare poi se risulta efficace, nel caso contrario fare un passo indietro e rivalutare. la didattica è il luogo dell’azione e della riflessione: bisogna riflettere sulle nostre azioni e sulla loro efficacia, bisogna riflettere se sono adatte ai bisogni educativi che gli allievi manifestano, se il nostro metodo non sta dando i risultati sperati dobbiamo intervenire per cambiarlo in uno più efficace. LA DIDATTICA SPECIALE La didattica speciale si propone di identificare metodi appropriati per favorire una risposta adeguata e specialistica al manifestare di difficoltà nell’apprendimento, in particolar modo dato da disabilità e deficit cognitivi, ma anche da tutta una serie di BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI, che possono riguardare anche situazioni di svantaggio economica, sociali, psicologica, linguistica ecc. l’obiettivo è quello di favorire lo sviluppo e migliorare la qualità di vita di queste persone, anche grazie alla collaborazione e al dialogo con altri professionisti. (progetto di vita) (come ad esempio un oculista in caso di deficit visivi). La necessità del docente è quella di confrontarsi con persone vicino al soggetto con disabilità per capire quali sono le sue realtà, parole che comprende e attività che a lui piacciono. (dialogo tra professionisti) La Didattica va applicata per favorire l’apprendimento e lo sviluppo del soggetto, migliorando il suo stato fisico/ emotivo, capendo i vari feedback dell’alunno si può trovare un metodo per fargli apprendere con più facilità. L’azione educativa speciale deve fondersi, quindi, sulle capacità dell’insegante di:  Analizzare la situazione in cui si instaura un rapporto fondamentale tra docente e discente.  Individuare le metodologie e le strategie didattiche, provando e riprovando qualora ce ne sia bisogno. LE TAPPE DELL’ITALIA VERSO L’INCLUSIONE Inizialmente nel 1800 e nel 1900 in Europa si crearono scuole per persone con difficoltà: primi passi per la legislazione speciale. In Italia si è scelta la via dell’inclusione che è avvenuta attraverso varie fasi: 1. Esclusione e separazione fino al 1960: processo che evidenzia l'esclusione dalla società (paura che la disabilità fosse qualcosa di negativo, una sorta di marchio/ etichetta su una persona.) LA LEGGE DI RIFERIMENTO: a livello normativo nel 1908, sorgono le prime classi differenziali con Montesano. Sono classi della scuole comune in cui si trovano persone con disabilità Riforma Gentile 1923: lo stato si fa garante dell’istruzione dei propri alunni esonera i bambini con difficoltà dall’obbligo scolastico, obbligo fino ai 14 anni, creazione di istituti magistrali per la formazione dei futuri insegnanti specializzati e scuole speciali (scuole per disabilità grave in cui si mettono in campo strategie mirate, es. case dei bambini, Asili-scuola) . Costituzione italiana 1948: La costituzione italiana (1948) rappresenta il primo vero documento che afferma i diritti del diversamente abile con l'articolo 3,34,36 che stabilisce l'uguaglianza e il diritto dello studio da parte di tutti i cittadini e definisce i compiti dello stato nel rimuovere ogni tipo di ostacolo che non consente al cittadino la sua piena affermazione. 2. Medicalizzazione 1960-1970: un processo che guarda come priorità l'intervento di carattere clinico: tramite lo studio si osservavano le varie malattie ma non si preoccupavano del soggetto in sé. 3. Inserimento 1970/1977: si avvia un processo di integrazione accesso al sistema sociale SENZA avere la garanzia di esercitare i propri diritti. (esempio cinema posto dietro uno alto: sto nel cinema, ma non posso vedere il film; persona in carrozzina che non può andare in classe.) LA LEGGE DI RIFERIMENTO: legge 118/1971 prevede l’inserimento degli alunni nelle classi comuni; vengono abbattute la barriere architettoniche e riflessione su come garantire l’accesso dei disabili alla vita pubblica. 4. Integrazione 1977-1994: un processo che mette in condizioni di poter aver accesso in un sistema sociale già predeterminato. Erano in condizioni di poter operare, ma il sistema non poteva essere cambiato. Pertanto era il disabile a doversi adattare. LA LEGGE DI RIFERIMENTO: nuova figura del possa raggiungere gli stessi obiettivi della classe. Per fare ciò si procede per gradi, facendolo raggiungere prima piccoli obiettivi per poi portare l’alunno a raggiungere obiettivi sempre più grandi. La legge 170/2010 riconosce i disturbi (DSA) presenti in ambito scolastico e impone che ogni sistema scolastico presti attenzione alle difficoltà che gli alunni presentano, cercando di capire se si tratta di disturbi, il tutto seguendo le linee guida emanate, con l’ausilio degli strumenti dispensativi o compensativi. (si dispensa un alunno di svolgere una determinata attività) o compensativi (si compensa una difficoltà attraverso degli strumenti, ad esempio computer per scrivere, sintesi vocale per leggere). I DSA comprendono: •La dislessia: disturbo specifico della lettura che si manifesta con una difficoltà nella decodifica del testo; compensativi: mappe concettuali, sintesi vocali, immagini, video. Lo dispensiamo dalla lettura ma gli diamo un’alternativa. •La disgrafia: Difficoltà nell’acquisizione delle abilità fino-motorie per ciò che concerne il movimento necessario per poter scrivere (l’atto motorio). Esempio: ritmo di scrittura lento; •La disortografia: Difficoltà legata all’utilizzo in modo appropriato degli aspetti ortografici della scrittura (si tende a sbagliare a scrivere alcune parole, si confondono le lettere come p e q); •La discalculia: Riguarda una difficoltà nell’acquisizione dell’abilità di calcolo (esempio: difficoltà nel distinguere le unità con le decine) compensativi: calcolatrice, tabelline. Disprassia: disturbo legato allo sviluppo della coordinazione motoria. I BES non sono sempre innati, ma possono palesarsi in qualsiasi momento della vita (come quelli appartenenti all’ultima macrocategoria degli svantaggi sociali, economici, culturali e linguistici), e a seconda del tipo di supporto che viene dato, è possibile che la situazione di difficoltà possa estinguersi se si è stati supportati in modo appropriato. Però per quanto riguarda le altre macrocategorie come la disabilità e i DSA, nonostante attraverso l’utilizzo di strumenti compensativi possono rendere la persona autonoma e indipendente, il disturbo permane. Per quanto riguarda gli alunni con disabilità è previsto un gruppo di lavoro operativo per l’inclusione (GLOI) al fine di individuare le strategie più adatte per favorire l’inclusione sociale dell’allievo. Stabilisce che è necessario scomporre un obiettivo, e gli incontri con questo gruppo vengono fatti prima di iniziare l’anno scolastico. Questo gruppo lavora prevalentemente per quel che concerne la definizione di “piano educativo individualizzato” (PEI), un piano redatto esclusivamente per coloro che fanno parte degli allievi con disabilità certificata. Ad esso partecipano il docente di sostegno, il docente ordinario, il preside, al fine di definire gli obiettivi di apprendimento individualizzati, (che sono diversi da quelli del resto della classe) che può raggiungere in tutto l’anno scolastico. Per tutti gli altri alunni con BES, compresi quelli con disabilità certificata, viene elaborato un piano didattico personalizzato (PDP), al fine di individuare strategie che intendiamo utilizzare per raggiungere obiettivi comuni a tutta la classe. Per favorire la partecipazione degli studenti, vi deve essere un coinvolgimento da parte di tutta la comunità educante, di tutti coloro i quali si prendono cura dello studente anche fuori dal contesto scolastico. Per promuovere questo tipo di collaborazione, vi è il supporto dei Centri Territoriali di Supporto. Collaborano offrendo un ausilio ai docenti secondo un modello cooperativo di intervento. Supporto agli studenti con disturbi e BES. Il metodo scientifico ci dice di analizzare dettagliatamente il bisogno educativo prima di elaborare un piano mirato: (un po’ come quando il dottore analizza i nostri sintomi prima di darci una cura. O quando facciamo un intervento di marketing possiamo indurre un bisogno o soddisfarlo.) Equivalenza motoria: ci porta a rappresentare con qualsiasi parte del corpo che è in grado di avere un’azione dinamica, quello che noi pensiamo. I BES ci fanno comprendere che la disabilità non è la chiusura di un mondo. la disabilità ci insegna che possiamo usare la tastiera del computer con il naso, muovere il mouse con il nostro soffio. (vicarianza d’uso) La disabilità ci insegna che possiamo fare molte cose che ci sembrano non raggiungibili. Quando si tratta di disabilità bisogna sempre partire dall’analizzare la persona con la sua storia, le sue emozioni, i suoi valori, il suo credo religioso, le sue passioni, i suoi interessi. le persone sono considerate nella loro diversità. Il principio di personalizzazione è fondamentale per riconoscere il diritto alla diversità. Riconosco la differenza, la diversità se riconosco la persona. Perché dobbiamo tener conto degli interessi e delle preferenze dello studente? Il docente deve tener conto di queste preferenze e di tutti gli elementi che possono motivare lo studente a partecipare all’attività e migliorare il suo processo di insegnamento e apprendimento. LEZIONE 4 Difficoltà dei disturbi d’apprendimento: Quando parliamo di DSA, è un termine che viene considerato “ombrello” (da Cornaldi), che raccoglie diverse problematiche persistenti nello sviluppo cognitivo e nell’apprendimento (abilità di lettura, di scrittura e di calcolo). <<I learning Disability sono un gruppo di disturbi che manifestano significative difficoltà nell’acquisizione e nell’uso di abilità di ascolto, espressione orale, lettura, matematica dovuti presumibilmente a disfunzioni del sistema nervoso centrale>>; <<Possono coesistere con la L.D problemi nei comportamenti di autoregolazione (riuscire a comportarsi in maniera appropriata in alcuni contesti), difficoltà nella percezione e nell’interazione sociale (però Hamill precisa che tutte queste altre comorbilità non costituiscono di per sé una disabilità d’apprendimento).>> Le persone con DSA riescono ad acquisire un’abilità perché hanno una modalità di recepire ed elaborare gli stimoli mediante strategie didattiche specifiche o strumenti compensativi; la maggior parte delle persone con disabilità invece, non riesce ad acquisire quella abilità. Disturbo vs Difficoltà: “Il disturbo” richiede un’analisi delle cause e una diagnosi; è innato; è resistente all’intervento (una persona con DSA può sviluppare alcune abilità in alcune situazioni ma il disturbo permane) e resistente all’automatizzazione. “La difficoltà” si riferisce alla prestazione (ha un ritmo più lento; se ci troviamo di fronte ad uno studente straniero che in classe non riesce a “comprendere” bene l’insegnante che spiega, o il testo che sta leggendo, si parla di difficoltà); non è innato; è modificabile (tramite l’utilizzo di specifiche strategie possiamo supportare l’allievo nel completare il compito); è possibile l’automatizzazione di comportamenti e modi per completare specifiche attività. Per essere sicuri che si tratti di un DSA, i docenti invitano i genitori dell’alunno in cui si è notata una difficoltà di approfondire con delle analisi dettagliate per una diagnosi specifica, al fine di capire di che disturbo si tratta. In questo modo la scuola si adopera per trovare le strategie più appropriate e inserirle all’interno del piano didattico personalizzato. Di solito, quando parliamo di DSA, ci riferiamo ad alcune entità cliniche: 1.Virtualmente indipendenti (possono presentarsi indipendentemente le une dalle altre. Potrebbero esserci delle comorbilità ma non è detto che una persona che sia dislessica sia anche disprassica); 2.Congenite (sono presenti fin dalla nascita, continuano a persistere anche dopo interventi 3.Insuperabili (una condizione legata ad una difficoltà può essere superata, ma il disturbo legato all’acquisizione di una particolare abilità permane sempre) All’interno del DSM-V (V sta ad indicare 5°), il principale manuale diagnostico delle patologie e dei disturbi, sono definiti i DSA come << difficoltà nell’utilizzo di alcune abilità scolastiche>> persistenti per almeno 6 mesi, nonostante la messa a disposizione di interventi mirati su tale difficoltà. (Se si tratta di una difficoltà non legata ad un disturbo, con un buon intervento di potenziamento dopo 6 mesi viene acquisita l’abilità). ICD-10 è un altro manuale in cui la definizione dei DSA e della dislessia è concordante con quella data dal DSM-V e riporta come caratteristica principale <<una specifica compromissione nello sviluppo della capacità di lettura (capacità di comprensione della lettura, capacità di leggere ad alta voce, il riconoscimento della parola nella lettura, sono tutte capacità che lo studente può manifestare). a livello nazionale è stata emanata la Legge 8 ottobre 2010, n.170 Nuove norme in materia di DSA in ambito scolastico (Il linguaggio è lo stesso che è stato utilizzato nei manuali precedenti): 1.La presente legge riconosce la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia quali disturbi specifici di apprendimento, denominati <<DSA>>, che si manifestano in presenza di capacità cognitive adeguate, in assenza di patologie neurologiche e di deficit sensoriali, ma possono costituire una limitazione importante per alcune attività della vita quotidiana. LA DISLESSIA All’interno della Legge 8 ottobre 2010, n. 170 2.Ai fini della presente legge, si intende per dislessia un disturbo specifico che si manifesta con una difficoltà nell’imparare a leggere, in particolare nella decifrazione di segni linguistici, nella correttezza e nella rapidità della lettura. Nel Decreto Ministeriale 2011, quello attraverso il quale vengono emanate le linee guida all’interno delle quali vengono definite quali sono le strategie che i docenti possono utilizzare al fine di supportare il processo di insegnamento e apprendimento in classi in cui ci sono studenti con DSA (in questo caso studenti con dislessia): “da un punto di vista clinico, la dislessia si manifesta attraverso una mirata correttezza e rapidità nella lettura a voce alta rispetto a quanto atteso per età anagrafica e istruzione ricevuta. Tale considerazione è utile per l’individuazione di eventuali segnali anticipatori, fin dalla scuola dell’infanzia”. Infatti, sin dalla scuola dell’infanzia sono presenti alcuni indicatori che vengono osservati dai docenti che richiamano alcune difficoltà che poi possono emergere nella scuola primaria durante il processo di acquisizione di abilità di lettura, scrittura e di calcolo. (Esempio quando i bambini piccoli iniziano a colorare e fare segni su dei fogli, osserviamo che ognuno ha una propria impugnatura. Questo tipo di impugnatura viene poi “corretta” per far si che nella scuola primaria si abbia già una buona impugnatura per apprendere l’abilità di scrittura). A partire dall’infanzia si iniziano a dare dei suggerimenti e ad intervenire, ma se a partire dal 3° anno di scuola primaria quel tipo di difficoltà continua a palesarsi e con altri interventi di potenziamento non si riducono, allora non ci troviamo di fronte ad una difficoltà, e si ritiene opportuno consultare degli esperti per diagnosticare il disturbo specifico dell’apprendimento e chiarire che non sono presenti altri tipi di disturbi o di deficit. Nei principali manuali diagnostici, si afferma che la caratteristica della dislessia è espressa dal livello di capacità di lettura raggiunto, apprezzato per:  lento;  ripete le parole ad alta voce mentre scrive Il nostro compito è quello di essere specializzati e capire come valorizzare le potenzialità di questi studenti, conoscere gli strumenti compensativi e dispensativi. (si lavora sempre su quello che c’è, non su quello che non c’è.) Abilità vicariante: il quadro tattile (un quadro che quando lo si tocca viene in rilievo per aiutare a chi ha deficit visivo a “guardarlo”) Gli interventi mirati ci danno un nuovo schema d’azione: riesco a fare le cose in maniera diversa ed avere più fluidità nel mio sistema; posso migliorare dei sistemi alternativi. Sistema normativo: 2003 legge 53: introduce il concetto di intervento mirato e personalizzato; l’insegnamento ha bisogno di avere degli interventi mirati alle caratteristiche degli studenti. Legge 170 del 2010: regola nel mondo della scuola il significato di disturbi specifici dell’apprendimento; prima era una situazione caotica. Introduce le misure compensative e dispensative. Nel 2011 vengono introdotte delle linee guida per gli insegnanti che ci fanno capire come operare 2012 direttiva ministeriale che definisce gli strumenti d’intervento che vanno utilizzati nei BES. Lezione 5: gli strumenti compensativi aiutano lo sviluppo delle potenzialità (con gli occhiali compenso un deficit visivo) Gli strumenti compensativi (sia digitali che non) sono strumenti che vengono utilizzati per compensare le difficoltà di apprendimento attraverso delle vie alternative, fa sì che lo studente utilizzi le proprie risorse cognitive per completare il compito. Queste misure possono essere utilizzate anche per chi non ha disturbi specifici. (es. chi registra la lezione e ascolta piuttosto che leggere il libro) La loro adozione non è immediata, implica un pensiero progettuale da parte dell’insegnante che deve prima essere consapevole a pieno dell’utilizzo di questi strumenti, del come possono aiutare lo studente con difficoltà e degli obiettivi prefissati. (Es. Sintesi vocale o creare delle situazioni di cooperative learning in cui un compagno legga al posto del dislessico) Esempi di strumenti compensativi:  Sintesi vocale, per la lettura  Registratore per chi ha problemi di scrittura  Videoscrittura con correttore ortografico, che aiutano ad identificare gli errori  Calcolatrice  Mappe concettuali, formulari, tabelle dei mesi delle misure  Tavola pitagorica  Mappe in cui vengono rappresentante alcune immagini, utili per chi ha un apprendimento visivo Le mappe possono essere strutturate secondo due modalità diverse: le concettuali con solo delle parole chiave collegate tra loro attraverso linee o frecce; mappe mentali integrare le mappe anche con altri riferimenti immagini, ipertesti etc.  la mappa mentale è molto più ricca rispetto a una mappa concettuale. c'è un'immagine che poi viene collegata tramite delle ramificazioni a tanti altri concetti o immagini, video,etc hanno una forma di solito a raggiera, che consiste nel partire da un’informazione importante per poi inserire le altre formazioni che sono meno rilevanti seguendo un raggio. Se sono presenti all'interno della mappa parole che sono sconosciute per lo studente l’immagine lo aiuta a comprendere il significato della parola e quindi ad associare che quella parola ha un significato che può essere rappresentato da alcune immagini. (utile per i DSA con problemi di lettura) c'è la possibilità anche all'interno della mappa mentale di inserire appunto le sintesi vocali quindi per Le piattaforme che ci consentono di fare ciò sono: Microsoft Word o Apple, PowerPoint, CmapTools ecc. in cui basta scrivere mappe online o mappe mentali online e potete crearle. la mappa aiuta il recupero delle informazioni tramite una scaletta dei punti principali durante le verifiche scritte e orali all’interno delle linee guida è possibile anche concedere l'utilizzo delle mappe mentali per ricordare quali erano i nessi e le connessioni e poter sostenere l’esame orale in modo autonomo. Questi strumenti possono aiutare gli studenti con disturbi specifici dell'apprendimento ma anche altre tipologie di disabilità TRASMEDIA STORYTELLING: una storia fatta di tante cose diverse, la capacità di trattare un argomento con tante cose diverse insieme (es. quadro, film, libro, canzone…) + Evidenziatori © - Fogli con grafici per organizzare » Applicativi + Garte con indici Di'interno del computer » Linea del tempo » Agende in n cellulare Saper prendere gli appunti. incontro tra caratteristiche e delle persone con Punti di i velocità 7 È Difficoltà nell'accesso ‘autonomo alle informazioni 3 Memoria in memoria 5 Difficoltà in classificazione, ordine O) E Reperibilità Pitti O esquenzile dele informazioni è aiove e di quelle in memoria Se sono disgrafici: produzione di tesì “ Estetica sono Dio abissi leggibili Rielaborabilità/ Produzioni di test leggibili e inufizzabili Scambio Individualizzazione: adattare l’insegnamento in base alle caratteristiche del singolo, egli non segue obiettivi comuni, ma un’attività di recupero individuale volte a sviluppare le proprie potenzialità. la disabilità è tutelata dalla L.104 del 92 che dichiara che tutti coloro che hanno disabilità hanno diritto ad un piano educativo individualizzato (PEI) durante il percorso scolastico e di vita. Il ministero dell’istruzione quando parliamo di didattica individualizzata si riferisce a tutte le discipline di insegnamento dicendo che deve essere un'attività di recupero individuale grazie al quale io vado a potenziare delle abilità o acquisisco delle competenze con delle strategie compensative. Il principio di individualizzazione propone non solo una scuola su misura, ma anche un qualsiasi ambiente sociale perché l’obiettivo è quello di garantire l’accessibilità agli spazi, l'accessibilità a tutti i servizi che vengono offerti all'interno di una società per favorire la piena partecipazione di tutti. Strumenti per l'individualizzazione dell'intervento: il piano educativo individualizzato il PEI, il docente di sostegno PEI:  descrive gli interventi educativi e quelli didattici  I metodi e i materiali che intendiamo utilizzare  Integrazione scuola ed extra scuola  I criteri di valutazione, prove di verifica che utilizziamo al fine di valutare se gli obiettivi sono stati raggiunti o meno, valutando in caso negativo altri strumenti da utilizzare.  Per quanto riguarda finalità e obiettivi didattici vanno stabiliti in termini socializzazione, obiettivi di apprendimento ecc… Il PEI viene redatto all’inizio dell’anno scolastico a seguito di una valutazione che i docenti fanno in merito alle abilità che lo studente possiede, sulla base della consultazione di un documento redatto in questo caso da dai clinici che diagnosticano quella particolare disabilità all’interno del documento definiscono quali sono le abilità possedute e quali sono le difficoltà che ha in alcune dimensioni come: l'interazione sociale, abilità di processo, abilità legate alle autonomie personali, abilità cognitive o motorie, le competenze che il discente dimostra di possedere prima dell'inizio dell'anno scolastico e sulla base di quello una volta che lo abbiamo definito e condiviso avviamo le attività sulla base di quello che abbiamo progettato e periodicamente monitoriamo quali sono i progressi o le regressioni del nostro studente, valutiamo se ci sono degli elementi della progettazione che eventualmente dobbiamo rivedere e modifichiamo ove necessario il piano educativo individualizzato. La collaborazione con la famiglia o con altri professionisti è fondamentale quando modifichiamo il PEI perché gli studenti hanno diverse opportunità di apprendimento durante tutto l'arco della giornata ma non solo quando sono a scuola, anche quando sono presso altri enti associazioni anche di tipo ludiche o per il tempo libero oppure quando hanno degli incontri di riabilitazione. Il confronto con gli altri professionisti o con i genitori in questo senso ci è utile perché anche loro ci possono dire se hanno osservato le stesse difficoltà che abbiamo osservato noi durante questa prima fase di valutazione oppure se conoscono degli elementi che possono essere utili da inserire all'interno del piano educativo individualizzato quindi. Leggiamo il profilo dinamico di funzionamento (tutte le difficoltà identificate dalla diagnosi della disabilità) e in base a quello redigiamo il piano. Il PEI è diviso in sezioni: 1. sono inserite tutte le informazioni dell'alunno come: dati socio anagrafici dati legati ai contesti in cui vive quindi il contesto familiare o sociale e anche dati riguardanti la frequenza scolastica attuale o quella pregressa. E una sintesi dei piani redatti precedentemente da altri colleghi. 2. si descrivono quelle che sono le abilità o le difficoltà che vengono palesate nell'ambito di alcune dimensioni come quella: cognitiva, affettivo relazionale, autonomia ecc… tutte queste informazioni le possiamo recuperare dal profilo dinamico di funzionamento che viene redatto dai medici nel momento in cui fanno la diagnosi e in cui è possibile per noi avere tutte queste informazioni. 3. per ogni campo di esperienza o per ogni disciplina, definiamo quali sono gli obiettivi individualizzati, definiamo le finalità educative delle attività che noi intendiamo proporre in relazione a quelli che sono anche le abilità e le difficoltà che sono state descritte all'interno del profilo dinamico di funzionamento, definiamo quali sono le metodologie, le strategie gli strumenti che intendiamo utilizzare o le modalità di valutazione o gli stessi criteri. 4. vengono riportate alcune informazioni che possono essere utili per la progettazione come le modalità organizzative dell'istituto scolastico che dovranno essere eventualmente adattate sulla base delle specificità del singolo studente, per favorire la l'accessibilità e la partecipazione a tutte le attività oppure altre informazioni che possono essere rilevanti per il benessere il processo di apprendimento della dell'allievo. Di solito chi redige il piano educativo individualizzato è il docente di sostegno, il quale è il docente non dello studente con disabilità ma anche un docente della classe che può supportare sia la classe, sia i docenti curricolari nell’utilizzo di strategie didattiche. Sulla base delle osservazioni e collaborazione con il GLOI, il docente di sosteg no definisce quelli che secondo lui sono le strategie utili, gli obiettivi da raggiungere per quello studente concordando con gli altri docenti della classe le modalità per ogni disciplina. compiti del docente di sostegno: dovrà contribuire al conseguimento degli obiettivi prefissati supportando il docente curriculare nella definizione degli obiettivi, degli strumenti e della valutazione. Le altre figure coinvolte nell’individualizzazione sono il dirigente scolastico, il personale ata, la famiglia, medici o altri esperti della riabilitazione che si prendono cura del nostro studente in altri contesti. Spesso capita una collaborazione con altre scuole al fine di condividere materiale utile per il supporto degli studenti (es. scritti con linguaggio Braille, elementi di sintesi vocale) I compagni di classe sono una risorsa perché attraverso attività di cooperative learning o di Pierce featuring è possibile sfruttare quelle che sono le competenze del compagno per insegnare nuove abilità o nuove conoscenze allo studente con disabilità. Razionalizzazione dell'istruzione: Quando lavoriamo seguendo questa logica dell'individualizzazione è importante poi razionalizzare il modo attraverso cui noi insegniamo. impostare una strategia educativa che punti a costruire una didattica efficace ed efficiente. formulare teorie dell'istruzione adeguate. In questo caso due sono i filoni di studio e di ricerca che si iniziano a sviluppare: 1. condizioni esterne dell'apprendimento,(fattori ambientali, sociali, atteggiamenti) ricerca di strategie per migliorare la qualità dell'insegnamento, puntando alla razionalizzazione dei processi didattici. 2. indagine delle strutture mentali, tenendo conto di quali sono i suoi stili di apprendimento sviluppare degli obiettivi che lo portino ad avere una futura autonomia di apprendimento. Insegnamenti individualizzati:  mastery learning, apprendimento per padronanza. Teorizzato da Bloom si fonda sulla consapevolezza che bisogna tener conto delle abilità attuali dello studente per proporre i giusti compiti, se proponiamo un obiettivo troppo complesso lo studente può essere demotivato e frustrato, rifiutando l’attività. Bisogna partire da ciò che lo studente sa fare. Organizzare gli obiettivi in step, partendo dai più semplici ai più complessi. Per ogni obiettivo definiamo modalità, strumenti e risorse, compiti da assegnare, rispettando gli stili e i tempi di apprendimento dell’alunno. Tassonomia degli obiettivi educativi (BLOOM) Possiamo definire gli obbiettivi su una gerarchia di importanza. Ogni step è fondamentale per raggiungere gli altri. Conoscenza-Comprensione-Applicazione-analisi-sintesi-valutazione Bisogna avere una conoscenza di base per svolgere determinate attività, ogni obiettivo sarà pertanto propedeutico agli obiettivi successivi. Bisogna comprendere i contenuti trattati per passare agli aspetti dell’applicazione. (in che modo può utilizzare le competenze in determinati contesti) L’analisi: è importante che crei dei nessi tra i vari insegnamenti che ha ricevuto Sintesi: fare una sintesi di tutti gli obiettivi raggiunti fino ad ora Valutazione: valutare se si sono raggiunti tutti gli obiettivi con l’ausilio magari di tabelle di autovalutazione (se non abbiamo le abilità non possiamo valutare, pertanto si fa alla fine) Pedagogia Differenziata: calibrare l’insegnamento sulle specificità dell’individuo. Quali sono gli obiettivi? 1. Ordinare il lavoro scolastico su misura degli allievi, ogni allievo è un individuo con proprie specificità e pertanto bisogna trovare delle strategie che favoriscano il processo di apprendimento. 2. Moltiplicare i metodi e pressi didattiche, utilizzare più metodi didattici per ovviare ai bisogni di tutti. 3. Legare alle differenze esistenti tra gli allievi stessi. Possiamo sfruttare stili di apprendimento di alcuni allievi o particolari abilità per i nostri insegnamenti (cooperative learning) attraverso una collaborazione tra allievi. la classe diventa come un laboratorio in cui ogni allievo ha la possibilità di mettersi in gioco e di sfruttare le proprie abilità e conoscenza per portare a termini determinati compiti attraverso un approccio di tipo metacognitivo (essere consapevole delle sue abilità cognitive) la differenziazione dell’apprendimento si rispecchia con la differenziazione dell’insegnamento ovvero dei diversi gli di insegnamento che utilizziamo tenendo conto delle peculiarità degli studenti. Metodi di individualizzazione dell’insegnamento sfruttando la COLLABORAZIONE CON GLI STUDENTI. Cooperative learning e tutoring. Valutazione di gruppo: cosa e come si valuta ? Insegnante: valutare il livello di competenza raggiunto da ciascuno alunno del gruppo tramite verifica e criteri di valutazioni. Valutare le abilità e la performance del gruppo per cercare di capire se sono state messe in atto (socializzazione, collaborazione). Se il docente nota che un alunno ha difficoltà a mettere in atto queste abilità può, tramite allenamenti o progettazioni facilitare l’acquisizione di quella abilità. Discente: valutare le modalità di lavoro di gruppo tramite rubriche di valutazione. Spiegare al docente come il gruppo ha collaborato facendo riflessioni del lavoro svolto. Valutare tramite l’osservazione le modalità di lavoro di ciascun alunno del gruppo. Altre condizioni per applicare l’apprendimento cooperativo eterogeneità: ogni componente del gruppo ha delle abilità superiori e differenti , si creano gruppi eterogenei per fare capire ad ogni membro del gruppo che senza la sua collaborazione e supporto non è possibile produrre una performance. Favorisce la competenza tramite il confronto e ci permette di osservare le abilità sociali tra gli alunni. Numero limitato di studenti (2-6): numero ben limitato per non creare distrazioni ,allo stesso tempo facilità il docente a capire il livello di competenza di ogni alunno. Interdipendenza positiva: il risultato non può essere attribuito a un singolo allievo perché ogni membro si preoccupa del proprio e del altrui rendimento grazie alla condivisione degli obiettivi e materiali. (Cooperative learning) Progettare un percorso cooperativo A monte, prima della lezione: dobbiamo assumere decisioni sugli obiettivi cognitivi e cooperativi da raggiungere, sistemare l’aula e pianificare il materiale didattico. Introduzione alla lezione: spiegare gli obiettivi da raggiungere, il ruolo di ogni alunno, il compito da svolgere e i criteri di valutazione. Durante la lezione: il docente inizia a lavorare sulle abilità sociali controllando lo svolgimento del lavoro di gruppo usando una griglia per segnare le osservazioni. (controllo del gruppo) Dopo la lezione: il docente verifica i processi attivati dai gruppi e il grado di preparazione che hanno raggiunto tramite riflessioni e discussioni e in fine definisce con gli allievi eventuali obiettivi di miglioramento tramite altre attività. La competizione dei gruppi durante l’attività cooperative gruppi formali: non c’è una durata prestabilita ,in genere può durare 4-6 settimane. La finalità è di promuovere il coinvolgimento di tutti e la capacità di rielaborare alcuni contenuti condividendo gli stessi obiettivi. (approfondire per acquisire) gruppi informali: in questo caso i componenti non sono obbligati a lavorare insieme e possono sciogliersi dal gruppo in qualsiasi momento lavorando su un percorso individualizzato per poi avere un momento di confronto per l’abilità sociale. gruppi base: in questo caso di lavora a lungo termine , gli alunni si scambiano il sostegno reciprocamente e si incoraggiano per migliorare l’apprendimento. I principi modelli del cooperative learning come possono essere utilizzati? learning together: (apprendimento cooperativo): annotare tutto ciò che viene condiviso: interdipendenza positiva ( diamo ad ogni componente del gruppo il ruolo sociale e cognitivo), interazione costruttiva, abilità sociali. Sulla base di questi ruoli i docenti possono monitorare gli alunni e annotare i miglioramenti. Incoraggiare la partecipazione e complimentarsi con gli alunni nel caso ci sia un contributo positivo complex instruction: lavorare sui pregiudizi degli alunni sia degli studenti sia degli insegnanti. Preparare gli studenti alla cooperazione attraverso l’insegnamento di abilità specifiche. Organizzare compiti complessi sulla base della collaborazione. Lavorare su gruppi di massimo 5 persone per facilitare il processo di apprendimento controllare lo svolgimento del lavoro di gruppo student team learning: (apprendimento in squadra): competizione tra le squadre: prevede la formazione di squadre di apprendimento di gruppo. ogni squadra deve essere equilibrata e ogni componente del gruppo deve dare supporto all’altro dando un opportunità di successo e miglioramento. allo stesso tempo motivare la squadra alla vittoria/premio. (TAI) team assisted instruction: prevede l’utilizzo congiunto di apprendimento individualizzato e cooperativo che prevede di migliorare senza rallentare quelli più bravi. Si migliora per collaborare di nuovo nel gruppo. Fasi di lavoro: pre-testing e programmazione individualizzata lavoro in modo indipendente, ciascuno al proprio livello incontri di gruppo per scambiare documenti e relazioni per controllare le reciproche competenze ( in questo caso matematiche) prova di verifica individuale al completamento ogni alunno riceve un punteggio complessivo ricavato dal numero medio degli esercizi svolti individualmente. Programmare delle attività mirate individualizzate per controllare le competenze degli alunni e nel caso intervenire dove c’è necessità per portare gli alunni sullo stesso livello. Valutare prima le abilità di ciascun alunno analizzando le potenzialità , migliorare i punti carenti in caso si manifestano, per poi inserire tutti in un attività di gruppo per rafforzare e migliorare tramite l’apprendimento cooperativo, questo ci aiuta a prevenire i disagi o il rifiuto di svolgere l’attività. l’obiettivo è quello di non far sentire mai l’alunno inferiore rispetto ad altri. Dobbiamo sempre essere cauti nelle modalità attraverso cui programmiamo l’attività sia in termini di individualizzazione sia in termini di collaborazione. Il ruolo del docente nel cooperative-learning Nell’apprendimento cooperativo, il docente è un coordinatore. Il suo lavoro precede e accompagna i gruppi nelle attività. cosa fa il docente:  gestisce il contesto: gestisce il contratto formativo in una scuola oppure nella preparazione di una disciplina sportiva, ovvero per essere parte di un gruppo ci sono tra il docente e il discente delle regole e se il discente viene meno alle regole viene meno anche il risultato.  monitorare la collaborazione  progettare l’attività: definire degli obiettivi, dei contenuti, saper costituire dei gruppi e avere competenze sociali.  valutare il lavoro di gruppo: valutare le competenze sviluppate in gruppo, valutare il funzionamento del gruppo. Nell’apprendimento cooperativo bisogna saper valutare come si consolidano in ognuno le competenze, che sono un insieme di tre cose: sapere(conoscenze), saper fare(abilità) e saper essere(atteggiamenti).  valutare a livello individuale: favorire il consolidamento delle competenze e valutare le competenze. Il peer tutoring Il peer tutoring è un modello di apprendimento Cooperativo che si basa sull'essere consapevoli di insegnare con l’aiuto degli studenti. il docente per insegnare efficacemente deve prima imparare e apprendere dal suo discente le sue richieste, i suoi bisogni, il suo talento, una volta appreso ciò l’insegnamento sarà adeguato. Il docente è prima discente del suo discente. Quali sono i punti importanti del peer tutoring? Cognizione, metacognizione, motivazione e autostima. Ia comunicazione più efficace e immediata avviene tra due bambini con BES, nella disabilità c’è un altro linguaggio, e i bambini con BES riescono a interagire più efficacemente di quanto lo faccia il docente, perché c’è un potenziale comunicativo immediato e naturale, che è intrinseco in ognuno di noi. Questo potenziale però va accompagnato è il peer tutoring valorizza il potenziale già presente nei ragazzi con BES e non. Quindi, nel peer tutoring si coinvolge uno studente all’interno di un gruppo nel quale uno è tutor e l’altro è tutee. Alle figure del docente, del tutor e del tutee si può aggiungere un’altra figura che è quella dell’osservatore, ovvero colui che vede e impara da quello che accade. Inoltre, una strategia didattica nel peer tutoring è il role play (il cambio di ruolo) ogni componente si alterna tra tutor e tutee. Beneficiari del peer tutoring: lavorare con gli studenti produce benefici significativi anche per i docenti e per l’istituzione scolastica. L’insegnante che lavora con il peer tutoring migliora la sua didattica, perché a fianco a sé ha la sua classe che opera. I tutee che diventano tutor si trovano in una condizione che non prevedevano, il tutor deve lavorare con il suo pensiero per comprendere e supportare il compagno, deve utilizzare la sua intelligenza ,sviluppando la metacognizione (come utilizzare consapevolmente la sua intelligenza). I tutee non hanno come punto di riferimento solo l’insegnante ma anche il proprio compagno di classe. Inoltre, si possono formare dei gruppi, lavorando con il peer tutoring, di componenti con la stessa età o diversa età. Ad esempio, la legge Bassanini ha dato alle scuole l’autonomia scolastica, grazie all’autonomia Quando parliamo di metacognizione non si fa riferimento solo alla memoria ma a tanti altri processi che hanno un ruolo fondamentale di un qualsiasi concetto e abilità. Antonietti e Catonia mettono in evidenza il processo del monitoring, ovvero la capacità di collegare tra loro le informazioni. Wellman individua cinque livelli di conoscenza che devono essere approfonditi quando si parla di conoscenza in una logica metacognitiva Conoscenza metacognitiva 5 livelli 1.Riconoscimento dell’esistenza dei processi cognitivi 2.Conoscenza dei diversi processi cognitivi 3.Fattori che influenzano la performance 4.Interazione tra i processi 5.Controllo e monitoraggio dell’intero impianto (nel momento in cui stiamo studiando monitoriamo il metodo di studio e lo riadattiamo, es. se la mappa ci è utile o no) Brown focalizza l’attenzione sul modo in cui controlliamo i processi cognitivi In didattica il docente ha il compito di aumentare la consapevolezza sui processi cognitivi: per far ciò utilizza diverse strategie tra cui si individuano due gruppi 1.Macro: monitoraggio, verifica, revisione e autovalutazione (focus su monitoraggio e valutazione: monitoriamo se le nostre strategie sono adatte, modificandole in evenienza) 2.Micro: ci si sofferma sull’identificare gli obiettivi da raggiungere, sull’esaminazione delle possibilità, scegliere la strategia adatta, revisione degli obiettivi e le modalità di raggiungimento e infine svolgere l’attività (focus sui processi che mettiamo in atto) Ad esempio in un esercizio di memorizzazione ci sono varie strategie che si possono attuare e che si individuano con le microstraegie, successivamente si valuta se queste strategie sono state utili a raggiungere gli obiettivi (macro) Le componenti personali, l’autostima e la conoscenza di se’ influenzano lo sviluppo delle competenze metacognitive: -Motivazioni intrinseche o estrinseche, estrinseca: studiamo per il voto che ci da il docente ; intrinseca: studio per l’esame perché voglio imparare -l’autostima: strettamente collegata all’impegno che mettiamo in atto per svolgere un’attività e all’abilità; l’autostima è autoefficacia (riconosco di avere delle abilità e impegno per metterle in atto) -la conoscenza di se’ è importante per riconoscere le motivazioni che ci spingono ad effettuare un’attività la didattica metacognitiva lavora su 4 livelli: 1.Spieghiamo quali sono i processi cognitivi e come poterli utilizzare 2.Invitiamo a riflettere sul modo in cui gli alunni mettono in atto questi processi (autoconsapevolezza del proprio processo cognitivo) 3.Supportiamo lo studente a comprendere che queste strategie possono essere utilizzate anche svolgendo altri compiti (auto-regolazione cognitiva) 4.Porre attenzione alle variabili psicologiche (motivazione, locus of control interno e esterno /scaricare le colpe/, credenze, autostima) Gli elementi che possiamo sviluppare con questo approccio: -flessibilità del pensiero divergente, dell’automonitoraggio delle azioni e del pensiero -analisi obiettiva delle situazioni problematiche e la raccolta dei dati -la consapevolezza di se’ stessi e aumento dell’autostima -si realizza attraverso la mediazione didattica -stimola l’uso di un pensiero strategico (stimola la ricerca di varie strategie) -valorizza le differenze (ognuno ha strategie diverse, il docente deve essere bravo ad evidenziare che ogni strategia può essere valida per tutti) Le tecnologie dell’educazione: perché utilizzare la tecnologia nella didattica? La tecnologia può essere utilizzata come strumento compensativo, favorisce l’apprendimento, velocizza alcune operazioni come la stesura di un testo. Lo studente può essere più motivato. le tecnologie rappresentano una frontiera avanzata del diritto allo studio: evitano situazioni di esclusione a causa delle diverse funzionalità dell’apprendimento Vengono inserite nel contesto scolastico a partire dal ‘900 quando si inizia a diffondere l’utilizzo del computer: sono dispostivi artificiali che assumono la funzione di mediatori per la gestione delle informazioni, la quale viene trasmessa tenendo conto delle specificità del ricevente, ovvero il modo in cui riceve, gestisce e rielabora le informazioni; vengono utilizzati in una didattica inclusiva perché sono adatti a tutte le differenze. Il metaverso rappresenta un insieme di spazi virtuali da creare con altre persone: siamo chiamati ad interagire all’interno degli spazi digitali. Caratteristiche delle tecnologie educative: ipertestualità, collegamenti con risorse esterne, interattività ci permette di interagire con il contenuto (con macchina, persone), la multimedialità fa riferimento alla possibilità di utilizzare diversi linguaggi o temi contemporaneamente (associamo diversi media come immagini, video e audio.) Le finalità per le quali possiamo utilizzare queste strategie: -ludica, proponendo dei giochi che promuovono processi cognitivi, capacità creative. Edutainment (education and entertainment) si cerca di educare divertendo, poiché divertendosi il bambino è più predisposto ad imparare. Motivazione estrinseca. -simulazione, simulare le attività che si svolgono in un contesto più controllato. È un tentativo di imitazione di un ambiente o un sistema reale o immaginario. Nel caso di disabilità possono esserci difficoltà nel riprodurre le abilità usate in quel ambiente, nella vita reale. (il ruolo dell’educatore è quello di aiutare a riprodurle in contesti di vita reale.) ci si collega ai giochi educativi (edugame o serious game), giochi che sfruttano ambienti simulativi per favorire i processi di apprendimento in maniera individualizzata, il fine è quello di potenziare abilità e conoscenze. (aiello e di tore si pongono come finalità anche lo sviluppo delle capacità socio-relazionali) -tutorato, il computer funge da tutore attraverso software proponendo domande, informazioni e valutando; tutoraggio attraverso l’interazione con altri utenti, ad esempio teams facilita il processo di apprendimento tramite confronto a distanza. -esercitativa, esistono software addetti all’esercitazione che ci permettono di individuare in maniera istantanea gli errori, suggerendo anche strategie per lavorare su quegli errori. -valutazione, ci da modo di avere feedback in maniera più immediata. Attraverso software che propongono test che successivamente possiamo rivedere con gli eventuali errori. Ci comunica istantaneamente se la prova è stata superata. Tecnologie assistive: dispositivi tecnologici che consentono di supportare la persona, adattandole alla specificità, al fine di migliorare le capacità funzionali della disabilità. Aiutare le persone con disabilità ad esprimere appieno il loro potenziale garantendo un maggior margine di autonomia. tastiere speciali: tastiere con l’utilizzo di puntatori laser (utili per difficoltà motorie della mano) Emulatori del mouse: monitor touch screen, puntatore con casco; utili per bambini con difficoltà coordinative Sensori: strumenti capaci di trasmettere comandi ad uno strumento (utili per difficoltà motorie) Comunicatori: software che trasformano messaggi in codice, come possono essere tasti con immagini, in messaggi verbali Cosa favoriscono queste tecnologie assistive? -Partecipazione e interazione sociale -Comunicazione -Area lavorativa e produttività -Area della mobilità e del controllo ambientale