Scarica Intellettuali e potere, Fedro, Seneca, Lucano e più Appunti in PDF di Latino solo su Docsity! L'ETÀ IMPERIALE DINASTIA GIULIO-CLAUDIA Ricordiamo che dopo Augusto, assume l'imperio Tiberio, che Augusto aveva adottato. Perché lui era figlio di Livia che Augusto aveva sposato in seconde nozze. Grazie al padre Tiberio apparteneva alla dinastia Claudia. Tramite Augusto entra a far parte della dinastia Julia, da cui il termine dinastia Giulio-Claudia. Gli imperatori appartenenti a tale dinastia sono Tiberio, Caligola, Claudio e Nerone. Essi accentuarono il carattere assolutistico dell'impero, pertanto Roma terminò definitivamente di essere una repubblica. In questo periodo si accentua il conflitto tra impero e senato; infatti, vi fu una dura repressione nei confronti degli intellettuali con idee repubblicane. Infine, con la dinastia Flavia, il cui imperatori furono Vespasiano, Tito e Domiziano, si porta alle estreme conseguenze il dispotismo imperiale. In particolare, con Domiziano, che amava farsi chiamare "Dominus et deus". INTELLETTUALI E POTERE Per quanto riguarda questo rapporto (intellettuali e potere), bisogna considerare che i primi imperatori della dinastia Giulio-Claudia non seguirono il mecenatismo che aveva inaugurato Augusto, ma preferirono separare la politica dalla cultura e favorirono una letteratura erudita disimpegnata politicamente. Coloro che gestivano il potere, inoltre, volendo imitare l'antica aristocrazia ostentavano come segno di prestigio sociale il possesso di libri e di una certa cultura letteraria. Perciò si diffusero in particolare i libri. In tale contesto, si affermarono anche le declamationes e le recitationes. Declamationes : esercizi di eloquenza che mettevano in luce le capacità argomentative dell'oratore. Recitationes : lettura pubblica di brani poetici. Si diffuse un forte interesse anche per l'oratoria, fondamentale per intraprendere la carriera politica e amministrativa. Inoltre, poiché gli autori non ricevevano alcun guadagno dalle loro opere, quei letterati non aristocratici avevano bisogno di un mecenate, un patronus che spesse volte era lo stesso imperatore, il quale imponeva loro la celebrazione della sua persona e della sua stirpe. Pertanto, gli intellettuali avversi al regime venivano censurati, oppure esiliati o condannati a morte. Infine, in questo periodo si verificò il fenomeno del classicismo. Cioè come in età arcaica i letterati latini imitavano quelli greci, ora gli intellettuali si ispirano agli autori dell'età augustea (aurea, classica) della letteratura latina. In particolare, Virgilio per l'epica, Orazio per la satira, rappresentavano due exempla da seguire. Tuttavia, altri autori non si limitavano ad imitare pedissequamente questi intellettuali dell'età classica, ma apportavano delle innovazioni personali. Spesse volte il tono si faceva acceso, con pathos, perché è il contrario del classicismo. Pertanto, si parla anche di anticlassicismo, ciò è evidente in autori come Seneca e Lucano, che nelle loro opere esprimono un certo disagio, dissidio interiore, tra i valori etici in cui credevano e l'impossibilità di realizzarli in quel particolare contesto. FEDRO Di Fedro abbiamo scarse notizie biografiche. Nato probabilmente in Tracia (Turchia) nel 20a.C., fu portato a Roma come schiavo dal console Pisone che lì aveva sedato una ribellione. Entrò a far parte della famiglia degli schiavi di Augusto, ma una volta affrancato si diede all'insegnamento. In seguito, fu alle dipendenze di Tiberio, ma in quel periodo fu perseguitato da Seiano che era un potente prefetto dell'imperatore. Seiano probabilmente riconobbe nell'opera di Fedro allusioni alla propria persona. Pertanto, fu condannato in un processo sui generis dove lo stesso Seiano fu accusatore, testimone e giudice. In seguito, riprese l'attività di scrittore in modo abbastanza indipendente e originale rispetto a Esopo che era il suo maestro di riferimento. Morì nel 50Dc. Scrisse 5 libri di favole in senari giambici. Ogni libro ha un prologo e ad accezione del primo anche un epilogo. In particolare, il prologo del terzo libro denuncia le ingiustizie subite da parte di Seiano. Tema ricorrente nelle favole di Fedro è proprio il predominio dei più forti sui più deboli, costretti a subire soprusi. Il libro si apre con la favola del lupo e dell'agnello, che rappresenta un'amara parabola sulle "ragioni" dei più forti. Una seconda favola molto significativa è quella delle rane che chiedono a Giove un nuovo re pensando di migliorare la propria condizione, ma ottengono un tiranno ancora più crudele. Ciò mette in luce l'inutilità del cambiamento. Tale concetto è particolarmente evidente della favola dell'asino, il quale non si preoccupa di dover cambiare padrone perché alla fin fine nessuno può imporgli più di un determinato peso. Da queste favole emerge un pessimismo senza speranza, infatti le classi più umili sono costrette a subire con rassegnazione la loro condizione di inferiorità e la prepotenza dei più forti. I protagonisti delle favole sono animali che incarnano vizi e virtù degli uomini. Una caratteristica delle favole di Fedro è la brevitas, l'espressione concisa ed essenziale, il tono spiritoso ed arguto, un linguaggio semplice. Non mancano epiteti fissi, il latro, stultus etc. In ogni favola vi sono due aspetti, uno narrativo e l'altro morale. In genere la spiegazione segue o anticipa la stessa favola e viene detta da un personaggio o dallo stesso poeta. Fedro si può considerare l'iniziatore della favola poetica, una nuova forma di letteratura che non era praticata in Grecia; infatti, le favole di Esopo erano in prosa; invece, Fedro scrive in poesia.