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introduzione ai media digitali - Adam Arvidsson e Alessandro Delfanti, Sintesi del corso di Sociologia

libro sociologia - università IULM. professor A. Miconi. riassunto del libro dettagliato

Tipologia: Sintesi del corso

2016/2017

Caricato il 10/01/2017

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serena_damian 🇮🇹

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Scarica introduzione ai media digitali - Adam Arvidsson e Alessandro Delfanti e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia solo su Docsity! Introduzione ai Media Digitali Adam Arvidsson e Alessandro Delfanti Premessa I media digitali hanno la capacità di integrarsi con ogni sistema di produzione di informazione e di conoscenza e di interagire con quasi ogni attività umana, tanto che li ha resi oggetto di interesse di vari settori delle scienze sociali, dell’economia, della psicologia, delle scienze storiche. Nelle generazioni più giovani, l’uso dei media digitali e delle reti viene percepito come un’esperienza quotidiana che non necessita di spiegazioni. Se le competenze tecniche per usare i media digitali possono essere di livello molto basso, le competenze culturali per comprenderne il funzionamento sociale, politico ed economico sono di tutt’altro spessore. Capitolo 1 – Informazione e media digitali I media digitali sono diffusi nelle attività umane più disparate, per comprenderli si devono studiare le caratteristiche tecnologiche, sociali, politiche ed economiche. 1. l’ambiente digitale I media digitali sono diventati strumenti pervasivi che influenzano la sfera sociale, ma non solo. I cambiamenti innescati dalla loro diffusione stanno trasformando il modo in cui produciamo e distribuiamo informazione e conoscenza. Sono anche legati alla crescita dell’importanza di informazione e conoscenza nei processi economici, politici e sociali. La storia dei calcolatori e della società dell’informazione inizia secoli fa, quella dei computer e delle reti telematiche ha avuto origine da decenni. La diffusione dei media digitali è cresciuta a partire dagli anni 80 del XX secolo, con la messa in commercio di computer basati su microprocessori a basso prezzo, di facile uso e pensati per un mercato di massa. Diffusione anche dovuta dall’introduzione del World Wide Web negli anni 90 che ha portato la rete in tutte le case. Negli anni 2000 si è assistito al web collaborativo, ossia software e piattaforme online che permettono agli utenti di produrre e distribuire contenuti in prima persona, e delle tecnologie mobili come smartphone e tablet. A livello globale, gli utenti della rete hanno superato il 35% della popolazione mondiale. Perché le scienze sociali devono studiare i social media? Si parla di ECOLOGIA dei media: si assiste all’evoluzione di nuove forme di vita, come i motori di ricerca, i social network, i pubblici connessi o gli operatori di telefonia mobile che forniscono servizi di connessione rete. L’ecologia dei media si arricchisce anche di nuove strategie di sopravvivenza: i social network forniscono servizi gratuiti in cambio di informazioni, dei dati degli utenti, i partiti politici usano la rete per sperimentare nuove forme di comunicazione e per accumulare consenso, i governi mettono in atto nuove strategie di censura e controllo nei confronti delle proprie popolazioni (ecco in che modo i media digitali influenzano politica e società). Infine si parla di ecologia dei media perché non vi è più un luogo centralizzato ma un insieme di relazioni e interazioni che costituiscono l’ecosistema e lo trasformano. Benkler parla della nascita di un ‘ambiente digitale di rete’ caratterizzato dalle maggiori possibilità dell’individuo di assumere un ruolo più attivo all’interno del sistema dei media. Questo ambiente è denso di scontri sul futuro delle relazioni ecologiche tra gli organismi che la compongono: ad esempio, sul copyright, sull’organizzazione del lavoro, su informazione e censura. L’emergere di una sfera pubblica in rete ha permesso agli individui di collaborare in modo libero e aperto per produrre informazione e conoscenza, questi sono fenomeni legati ai cambiamenti sociali che vanno ben al di là delle innovazioni tecnologiche. I media digitali sono il terreno di scontro tra diverse visioni del mondo che spesso si contrappongono. Da un lato sono portatori di democrazia, giustizia, uguaglianza e abbondanza economica dall’altro sono visti come una minaccia all’ordine sociale, distruttori degli equilibri su cui si fondano le società complesse. 2. i media digitali Definizione: i “media digitali” o “nuovi media” sono un insieme di mezzi di comunicazione basati su tecnologie digitali che li differenziano dai mezzi di comunicazione che li hanno preceduti. Queste tecnologie basate sui computer e sulle reti si sono diffuse a partire dagli ultimi decenni del XX secolo affiancando e poi integrandosi con i mass media tradizionali, come televisioni, giornali o radio. Il termine “nuovi” è ambiguo, perché fa pensare che essi siano migliori dei precedenti quando invece vanno ad integrazione o miglioramento di essi senza estinguerli conservando quindi similitudini ed analogie. I media digitali basati sui computer ormai diffusi da decenni, quindi azzardato chiamarli nuovi, sono diventati gli strumenti predominanti nel panorama dei media. Essi sono digitali, ma anche multimediali, interattivi, ipertestuali, distribuiti, mobili e sociali. ■ Digitali, ossia trasportano informazioni rappresentate da sequenze numeriche che vengono poi rielaborate in linguaggio umano. I codici digitali sono formati da unità discrete come il codice binario 01 caratterizzate i computer moderni. I codici analogici sono invece continui e possono essere suddivisi in parti più piccole. Quindi tecnologie digitali = componenti fisiche (hardware) + programmi e codici che costituiti da informazione (software), le tecnologie digitali possono trasportare molto rapidamente quantità immense di informazione; ■ Convergenti, ossia in essi convergono diversi contenuti (scritti, sonori, visivi etc). Personal computer = televisore, macchina da scrivere, radio, telefono e altre ancora; ■ Ipertestuali, ossia permettono di fruire di contenuti ipertestuali (link) consentendo un uso dinamico e non lineare, è una struttura complessa fatta di rimandi ad altri testi o contenuti; ■ Distribuiti, ossia caratterizzati da un modello distribuito di gestione (≠ modello unidirezionale e centralizzato dei mass media tradizionali come la redazione di un giornale) delle tecnologie dell’informazione. Queste tecnologie si basano su 3 peculiarità: I. Diffusione di micro processori a basso costo e quindi l’arrivo sul mercato di computer accessibili ma anche l’arrivo di strumenti quali smartphone/ tablet II. Diffusione dell’accesso alle reti telematiche, in particolare Internet e il World Wide Web; III. software e piattaforme che permettono agli utenti di creare contenuti; ■ Interattivi, ossia possibilità per gli utenti dell’ambiente digitali di interagire coi contenuti, modificarli o produrli in proprio: possono selezionare le informazioni che ricevono, produrre informazioni legate ai contenuti come commentare o votare, produrre contenuti mediali grazie alle disponibilità tecnologiche a basso costo e semplici da utilizzare (video); ■ Sociali, ossia i social network site o media sociali (Fb, Twitter, Instagram, LinkedIn, Youtube) permettono agli utenti di creare un proprio profilo personale tramite il quale si viene a contatto con altri individui e con essi condividere contenuti e interagire in vario modo. Trattasi di servizi basati sulla gestione e sulla formazione di reti sociali, in essi nascono anche nuove comunità oppure dove comunità esistenti trovano nuovi modi per rinsaldare i legami che le costituiscono. ■ Mobili, ossia tecnologie mobili di rete (cellulari, smartphone e tablet) che rendono PERVASIVI i media digitali e permettono di accedere alla rete in qualsiasi luogo e momento. da scelte e scontri politici, economici e sociali in cui governi, imprese e cittadini della rete assumono un ruolo attivo e determinante. Capitolo 2 – computer e società dell’informazione La storia dei computer è legata all’idea che fosse possibile applicare un metodo scientifico alle vicende umane. 1.societa’ dell’informazione Forma di società caratterizzata dalla preminenza di beni immateriali (informazione, sapere, conoscenza) rispetto ai beni materiali, andando ad influenzare i processi produttivi, sociali, identitari e politici, le tecnologie informatiche sono pervasive. Capacità di produrre, manipolare e distribuire informazione è il fattore principale di ricchezza e potere. Questi cambiamenti vengono descritti a partire dagli anni ’60 e si comincia a parlare di ‘società post- industriale’, ‘società post-moderna’, ‘post-fordismo’, ‘società della conoscenza’, ‘società in rete’ o ‘capitalismo cognitivo’. Vi è la consapevolezza comune che la società basata sulla centralità dell’informazione segna una discontinuità storica con forme di organizzazione sociale e produttiva precedenti. Le tecnologie informatiche sono caratterizzate da costi decrescenti e disponibilità universale, per lo meno nei paesi ricchi. Anni ’90: comincia a diffondersi il concetto di ‘società dell’informazione’, sia nel dibattito pubblico che accademico, fino ad arrivare a parlare di una terza rivoluzione industriale basata sulle tecnologie di gestione e trasmissione dell’informazione (prima della macchina a vapore, seconda dell’elettricità e del motore a scoppio). Infine, apportando cambiamento in tutti i settori: agricolo, industriale e terziario. C’è una democratizzazione radicale della politica, oltre che una nuova economia basata su comunicazione e flessibilità. Ora i computer sono necessari per il funzionamento di una fabbrica. La rivoluzione dell’informazione trasforma l’industria introducendo nuove possibilità di gestione dei processi produttivi. Il sistema economico che emerge da questa trasformazione si caratterizza per essere, nella definizione di Manuel Castells, INFORMAZIONALE, GLOBALE E A RETE. 2.economia dell’informazione e globalizzazione In un’economia informazionale la produttività, la competitività e la redditività dipendono dalla capacità di generare e gestire informazione e conoscenza; ricerca e sviluppo, quindi innovazione, diventano cruciali per l’impresa (questo cambiamento si avverte a partire degli anni ’70 quando il denaro privato speso in ricerca scientifica e tecnologica supera il denaro pubblico). L’informazione, essendo un bene intangibile, deve essere regolato da forme di proprietà apposite. Possedere brevetti o diritti di proprietà intellettuale diventa fondamentale per aziende che producono beni ad alto contenuto di informazione. Le risorse principali aziendali non sono più le fabbriche ma: brand, brevetti, capacità di gestire reti di fornitori, subfornitori e distributori, design e marketing. Es. Nike e Apple, le imprese madri possiedono la proprietà intellettuale (i brevetti sui prodotti e i diritti sul marchio) e gestiscono la ricerca tecnologica, marketing, comunicazione, rete di fornitori… nell’economia globale (globalizzata) le componenti centrali dell’economia hanno la capacità istituzionale, organizzativa e tecnologica di operare su scala globale. La globalizzazione si basa anche sulla nascita di nuovi soggetti: si affermano le imprese multinazionali. Nasce una cultura di consumo globale, ossia diffuso in tutto il mondo ma poi adattato localmente. L’economia in rete è caratterizzata da forme di produzione e gerarchie flessibili; paradigma di organizzazione dei processi produttivi a rete, basato su decentramento e autonomia delle unità produttive. Le reti sono una forma arcaica di organizzazione sociale. Le economie di scala, rese possibili dal processo di industrializzazione, e le organizzazioni burocratiche guidate dall’alto diventano più competitive delle reti ed emergono come principale forma di organizzazione economica. Ora però con i media digitali le reti tornano ad essere un’alternativa alle organizzazioni burocratiche. (c’è una sorta di rifiuto delle grandi multinazionali e delle economie di scala, soprattutto nel settore agro-alimentare) --> Rinascono i mercati locali contadini. I diritti di proprietà intellettuale La proprietà intellettuale è un apparato di principi giuridici che permettono a creatori ed inventori di esercitare diritti di proprietà sui frutti dell’inventiva e dell’ingegno. Questi concedono un monopolio sullo sfruttamento di un bene immateriale ed escludono soggetti terzi dal suo uso. Diritti di proprietà intellettuale: ♦ DIRITTO D’AUTORE/COPYRIGHT: tutela la proprietà delle opere artistiche, letterarie e scientifiche; ♦ BREVETTO: tutela le invenzioni industriali e le scoperte es. nuovo microchip – sequenze genetiche; ♦ MARCHIO: contraddistingue un prodotto o un’azienda, rendendoli riconoscibili. La proprietà intellettuale è una concessione temporanea che ha il compito di incentivare attività creativa ed inventiva. Dopo un dato di tempo opere/ invenzioni diventano di dominio pubblico. L’informazione è un bene non rivale, e ha un costo marginale pari a zero (riprodurre una canone ha zero costi). Non rivale perché ad esempio il fatto che una persona ascolti una canzone, non impedisce agli altri di fare lo stesso. 3.le teorie sulla società dell’informazione Il sociologo Castells negli anni ’90 ha articolato una nuova epoca nell’evoluzione della società, dell’economia e della politica. Le sue tesi contengono una certa dose di determinismo tecnologico. Nella società dell’informazione sono i beni informazionali o intangibili a determinare il successo economico e il successo individuale. Si parla di CAPITALISMO INFORMAZIONALE. Castells descrive la società dell’informazione come una società strutturata in reti e usa l’espressione network society, che diventano dominanti non solo nella dimensione economica ma anche sociale. Lo ‘spazio dei flussi’ è costituito dagli spazi, fisici e mediatici, dove circolano competenze, denaro e persone, e si configura come una rete aperta in cui gli individui si spostano liberamente da una nazione all’altra o da un’organizzazione all’altra, senza ostacoli di identità e frontiere e parte crescente della ricchezza nasce dagli scambi fra persone con background diversi. Per Castells la spaccatura principale della società dell’informazione non è più legata al conflitto fra capitale e lavoro ma avviene tra chi ha accesso ai flussi (internet) e chi no. Fritz Machlup studiò il nuovo ruolo dell’informazione e della conoscenza come fattore produttivo nelle economie capitaliste avanzate. Negli anni 30 studiò l’effetto dei brevetti sullo sviluppo economico e negli anni 60 introdusse l’espressione economia della conoscenza. Nello stesso periodo un importante pensatore del management, Druker, faceva notare come la centralità dei lavoratori della conoscenza (ricercatori, ingegneri, tecnici…) si affermasse. Secondo il sociologo Bell (anni ’70) i nuovi lavoratori della conoscenza appartenenti al nuovo ceto medio, erano principalmente interessati alla propria autorealizzazione consumista. Sociologo Touraine (anni ’70, e successivamente anche Bell) --> Idea di una nuova società postindustriale caratterizzata da: 1. riduzione del peso economico della produzione materiale in virtù di una nuova economia dell’informazione e dei servizi; 2. centralità della produzione di sapere e della ricerca scientifica; 3. ruolo di potere assunto dalla pianificazione e dall’organizzazione di processi complessi quindi sostituzione della vecchia classe dirigente con un ceto di burocrati e tecnici che esercitavano il potere in modo anonimo e in apparenza senza interessi politici. I teorici del post-fordismo (anni ’70) --> superamento dell’organizzazione rigida e gerarchica della fabbrica fordista con forme di produzione più flessibili grazie all’uso di computer e dell’automazione delle macchine utensili. Lavoratori organizzati in team e non più secondo la catena di comando piramidale della fabbrica. Filosofo Lyotard (anni ’80) --> idea di società post-moderna in cui le grandi narrazioni dell’età moderna sono state soppiantate da un relativismo causato dalla consapevolezza della natura artificiale della cultura umana. Se tutto è ridotto a informazione, tutto può essere rivisto, manipolato e rimaneggiato. Nulla è stabile. Teorico dei media McLuhan (anni ’60, fu uno dei primi a considerare i nuovi media come strumenti di mutamento sociale) --> scriveva: ‘il medium è il messaggio’ = impossibilità di separare il contenuto della comunicazione dalla sua forma e dalla tecnologia utilizzata per trasmetterla. I media elettronici, come la televisione, avrebbero trasformato l’umanità in un villaggio globale in cui forme tribali di organizzazione sarebbero state possibili non solo in relazioni faccia a faccia (società tradizionali); ma su scala globale. McLuhan credeva che questo avrebbe portato anche alla cancellazione delle differenze tra paesi ricchi e poveri. Gruppo di opinionisti: Kelly – Negroponte – Brand – Anderson (metà degli anni ’90 – diffusione di Internet- scopo di articolare una visione del mondo). Negroponte diceva: ‘l’individuo in rete è un consumatore o un imprenditore che vive negli spazi digitali e in un mercato libero da condizionamenti statali.’ Questo tecnoliberismo venne riassunto nella formula “ideologia californiana”, una visione secondo la quale la diffusione di internet cancellerà le differenze di potere fra consumatori e produttori. Il flusso libero dell’informazione porterà una democratizzazione della politica. L’ideologia californiana esaspera il concetto di libertà in rete. Himanen, nel 2001, parlava invece di una “nuova etica del capitalismo” basata su flessibilità, creatività, indipendenza delle gerarchie e dalle burocrazie industriali. Anni ’90: idea di intelligenza collettiva = per Lévy è una mobilitazione delle intelligenze distribuite, coordinate e valorizzate grazie alle tecnologie dell’informazione concetto di capitalismo cognitivo = secondo i teorici sociali marxisti è una forma di organizzazione della produzione basata sullo sfruttamento delle capacità cognitive degli individui. Per Marx (XIX sec.), il general intellect (intelligenza collettiva= sapere astratto, scientifico non solo incorporato nelle macchine ma basato anche sulla cooperazione sociale) sarebbe diventato la principale forza di produzione nelle società avanzate, da un lato anche sfruttate dal capitalismo. 4.storia delle tecnologie informatiche e cambiamento sociale Le tecnologie informatiche hanno una storia legata a quella dei grandi mutamenti sociali e politici degli ultimi secoli. La prima definizione del computer viene dal matematico inglese Alan Touring che negli anni 30 del XX secolo propose il modello di un computer come “una macchina capace di imitare tutte le altre macchine”, ovvero una macchina programmabile. Un computer contemporaneo è l’insieme di una serie di macchine. Timeline: la storia dei computer 1673 – Germania: Leibniz inventa la prima calcolatrice meccanica. beni immateriali come innovazione, organizzazione e brand. Si rinforza la cultura globale, identità e riferimenti politici diventano globali e meno legati alle culture nazionali. Dalla metà degli anni 70 si assiste alla diffusione di un nuovo “proletariato dei servizi” concentrato nei call center, data entry, nelle vendite e servizi alla persona. Vi è anche l’accentuarsi della divisione globale del lavoro tra le regioni che producono materie prima/beni materiali e quelle che gestiscono i processi di innovazione. L’evoluzione della società dell’informazione è legata agli attori che ne guidano lo sviluppo. Capitolo 3 – cooperazione sociale online La rete facilita gli individui a processi di cooperazione tra pari: è la “peer production”. I contenuti generati dagli utenti sono un fenomeno di dimensioni rilevanti. 1.web collaborativo e contenuti generati dagli utenti Oltre le trasformazioni tecnologiche, economiche e organizzative della società dell’informazione--> fenomeni di partecipazione attiva e di cooperazione alla produzione di contenuti e informazione da parte degli utenti della rete (=web collaborativo), partendo dal presupposto che gran parte dei servizi in rete sono interattivi. Presenza nel web di software e piattaforme semplici da usare anche per chi non ha competenze specifiche e che si basano su processi di cooperazione: • blog, diari o giornali online che danno vita alla cosiddetta blogosfera (ambiente digitale formato da blog in comunicazione tra loro tramite social network, sistemi di rating e piattaforme di microblogging; • Wiki, software di scrittura collettiva che permettono a più persone di lavorare contemporaneamente a uno stesso testo o documento --> Wikipedia; • Youtube o Flickr, possibilità per gli utenti di pubblicare, taggare e condividere rispettivamente video e fotografie; (dovuto anche a strumentazione di basso costo) • eBay o Amazon, usano le informazioni degli utenti per migliorare il proprio servizio; • tagging, possibilità per gli utenti di aggiungere a un contenuto un tag ossia un’etichetta che permette agli altri utenti di capire di quale contenuto si tratti; • sistemi di rating, sistemi tramite i quali gli utenti possono fornire una valutazione numerica rispetto a un dato contenuto o servizio --> Trip Advisor; • social network, condivisione di contenuti ma soprattutto costruzione di legami sociali --> Fb. • Piattaforma di mashup, permettono di aggregare informazioni prese da fonti diverse per creare un sito o un’applicazioni--> Google maps Oggi la rete è costituita da applicazioni e servizi online che rendono possibile un livello di interazione maggiore tra gli utenti e il servizio stesso. L’utente assume un ruolo centrale, giornalisti, scrittori e semplici utenti sono diventati i principali produttori di contenuti. Nascita dei software e delle piattaforme collaborative -- > cultura della partecipazione attiva che spinge gli utenti a contribuire alla produzione di informazione in forma libera, svincolata dai canoni dell’industria culturale --> gli utenti da consumatori diventano prosumers (consumatori/ produttori). Caso più noto del ruolo dei pubblici = fandom, comunità di fan che spesso producono contenuti alternativi a quelli ufficiali come video, fiction, videogiochi, cartoni animati. Problema del copyright: i fan non accettano una gestione rigida del diritto d’autore e si sentono spesso autorizzati a violarlo in nome del diritto a elaborare e raccontare storie legate al prodotto culturale originale. Oltre a fidelizzare i fan e a rappresentare una forma di marketing, questa flessibilità può fornire alle aziende un bacino di informazioni e creatività da sfruttare a proprio vantaggio. 2.la produzione sociale online e il software libero Si verifica un’espansione delle pratiche di cooperazione e di condivisione di informazione e conoscenza. Affermazione del web collaborativo --> peer production o produzione sociale basata sui beni comuni che consiste in una forma di produzione affidata alla libera collaborazione di individui online in cui l’informazione costituisce sia l’input che l’output. Tali individui spesso non vengono pagati, ma partecipano volontariamente alla produzione di contenuti che non hanno uno scopo commerciale. Coesiste ed è complementare ai processi produttivi di tipo commerciale e pubblico. Fenomeni su cui si basa la peer production: • la distribuzione dei computer connessi alla rete permette agli utenti di collaborare anche a distanza, rappresentando un capitale fisico distribuito nella società; • gestione orizzontale per cui le decisioni avvengono con la partecipazione di tutti; • il costo marginale della produzione di informazione tende a zero; • forme di copyright alternativo che rimuovono le barriere all’accesso = copyleft e licenze creative commons copyright alternativo definito permesso d’autore ovvero forma di proprietà intellettuale che tutela l’autore di un’opera ma allo stesso tempo la rende accessibile e condivisibile a tutti senza chiedere permesso o pagare royalty all’autore. Le licenze copyleft più famose sono quelle della Creative Commos (Cc), organizzazione no profit. La licenza Cc permette a chiunque di riprodurre, distribuire, rappresentare l’opera stessa seguendo quattro clausole combinabili fra loro: 1. clausola dell’Attribuzione (by) per cui chi redistribuisce l’opera deve indicare l’autore, 2. clausola Non uso commerciale (nc) per cui non sono permessi usi a fine economico, 3. clausola Non opere derivate (nd) che impedisce di modificare l’opera, 4. clausola Condividi allo stesso modo (sa) per cui chi modifica l’opera e la redistribuisce deve pubblicarla secondo le condizioni della licenza scelta dall’autore; • innovazioni tecnologiche (software e piattaforme) che permettono la collaborazione online --> wiki; • produce valore d’uso (no prodotto commerciale) per una comunità di utenti sotto forma di servizi gratuiti e accessibili a tutti. Metafora per descrivere la produzione sociale: peer to peer – P2P --> le reti P2P sono reti di computer usate per scambiare file, non dotate di luoghi centralizzati in cui risiedono le informazioni. Ogni computer ha un luogo paritario. Il P2P funziona grazie alla sua ridondanza, ossia se si spegne un nodo della rete, essendoci molti computer individuali, non ne viene compromesso il funzionamento -> Bauwens parla di ‘produzione P2P’ riferendosi non solo a reti informatiche ma ad individui che collaborano in modo decentrato, distribuito e orizzontale, cioè senza gerarchie prestabilite. Come funziona la produzione sociale basata sui beni comuni? Creazione cooperativa di contenuti o la condivisione di risorse di calcolo. Metodo più comune: Software libero (sistema operativo Gnu/Linux basati su principi copyleft), basato su licenze che permettono a chiunque di usarlo, modificarlo e redistribuirlo. Diversamente dai software proprietari (Microsoft Windows), mette a disposizione di tutti il codice sorgente (testo del programma scritto nel linguaggio di programmazione) in modo tale che gli utenti non solo usano il programma, ma possono anche studiarlo e modificarlo. ‘Libero’ nel senso di libertà di parola --> si può modificare, adattare e redistribuire. Garantisce quattro libertà fondamentali: di eseguire il programma per qualsiasi scopo (libertà 0), di studiare il programma ed eventualmente modificarlo grazie all’accesso libero al codice sorgente (libertà 1), di redistribuire copie in modo tale da aiutare il prossimo (libertà 2), di migliorare il programma e distribuirne i miglioramenti apportati dall’utente (libertà 3). 3.open source e innovazione Nasce dall’esperienza del software libero il movimento open source (=sorgente aperta) (fine anni ’90) che ha cercato di rendere appetibile per le imprese commerciali il modello aperto del copyleft e dell’innovazione distribuita, evitando al contempo la terminologia politica legata al diritto di espressione tipica del software libero. Definizione specifica: modello di innovazione basato sulla condivisione delle istruzioni per produrre un bene informazionale o un oggetto materiale. Come mai gli individui decidono di contribuire ai progetti di peer production senza scopi monetari? • aumento del controllo individuale sui processi produttivi (quindi i programmatori di un progetto basato su principi di open source hanno accesso al codice e ai database in cui viene depositato il codice e possono redistribuire liberamente i risultati del proprio lavoro, hanno quindi il controllo degli input del processo produttivo); • modularità, possibilità di suddividere un progetto in moduli che possono essere sviluppati indipendentemente dagli altri senza che i volontari prendano in considerazione tutto il sistema operativo; • granularità, possibilità di dividere un compito in parti dimodoché un utente può decidere di dare un contributo molto piccolo che comunque sarà utile per l’intero progetto. Queste caratteristiche invogliano gli utenti ad aderire al progetto. Gates riteneva che fosse impossibile produrre software senza una retribuzione ai programmatori e che quindi avrebbe impedito lo sviluppo di software di qualità. La produzione sociale online aumenterebbe anche l’efficienza dei processi produttivi grazie ai bassissimi costi di transazione e alla capacità di coinvolgere un numero elevato di individui disposti a collaborare senza incentivi monetari -- > volontà di partecipare a un progetto no profit, orientati alla creazione di valore d’uso per una comunità piuttosto che a interessi privati = nuova forma di economia del dono per cui la retribuzione per la cooperazione non è economica ma legata alla creazione di legami sociali e all’aumento della reputazione come capitale sociale da monetizzare in altri contesti (magari per trovare un impiego o per avanzare la propria carriera). Alcune aziende chiedono a programmatori stipendiati di realizzare progetti di software libero, l’azienda ne può beneficiare sotto forma di competenze utili allo sviluppo di prodotti e servizi interni. L’open source è diventato anche fenomeno commerciale --> crowdsourcing, esternalizzazione da parte delle imprese di un processo produttivo non ad altre imprese ma alla ‘folla’ (crowd) quindi ai clienti in modo tale da migliorare i propri prodotti. Piattaforme online in cui gli utenti possono suggerire innovazione o collaborare per creare soluzioni nuove che l’azienda userà nel processo produttivo. Si tratta di un risparmio di denaro moderne liberali, è fondamentale per il funzionamento della democrazia e per la legittimazione del potere politico. La distribuzione delle risorse e l’accesso alla produzione e distribuzione dell’informazione tramite media digitali sono alla base di quella che Benkler chiama ‘sfera pubblica in rete’ in cui le fonti di informazione sono diversificate, difficilmente controllate dall’autorità statale o dalle grandi imprese dell’informazione. Si tratta quindi di un sistema aperto che può essere utilizzato in modo flessibile. Mass media indipendenti da governo e partiti (cosiddetto quarto potere – dopo il legislativo, giudiziario ed esecutivo) contribuiscono a creare una sfera pubblica critica e a controllare il flusso di informazione con la possibilità di filtrarlo e dirigerlo secondo scopi politici. Benkler [2006] sostiene che la sfera pubblica in rete fornisce un bacino più ampio di raccolta di informazioni e un filtro più partecipato e aperto all’attività dei singoli individui per scegliere i temi da mettere all’ordine del giorno e le opinioni rilevanti. Processo più diffuso della trasformazione della sfera pubblica nell’era digitale è la disintermediazione, ovvero la maggiore indipendenza da figure professionali che storicamente avevano il ruolo di intermediari tra pubblico e conoscenza. Ad oggi, gli individui hanno accesso diretto a una grande quantità di informazioni che prima erano esclusive di esperti, tecnici o professionisti e, inoltre, posseggono vie di comunicazione indipendenti dal sistema tradizionale dei mass media-->trasformazione della comunicazione giornalistica = citizen journalism, produzione e distribuzione di notizie da parte di individui non professionisti attraverso canali alternativi a quelli dei sistemi broadcast, come blog. Gli stessi giornali tradizionali si sono adattate al cambiamento, aprendo edizioni online con possibilità di interazione con i lettori attraverso blogging, sistemi di rating, commenti agli articoli e uso dei social. Spesso i giornalisti su Twitter hanno una visibilità elevata. Cambiata anche la funzione di ‘gatekeeping’ (selezione delle notizie da comunicare) per cui non è solo nelle mani delle istituzioni dei media broadcast, ma distribuita nelle mani degli utenti che producono, selezionano e vagliano le notizie. Anche il potere di ‘agen da setting’ (capacità di determinare il dibattito scegliendo le notizie su cui discutere) non è detenuto solo dai media tradizionali, ma le notizie più rilevanti possono emergere dalla blogosfera o dai social. Secondo Benkler la sfera pubblica di rete è in grado di garantire i filtri di attendibilità e rilevanza un tempo riservati ai mass media. Spesso le persone che occupano posizioni influenti sui media sociali hanno posizioni di rilievo nel sistema dei media tradizionali: i blogger più influenti sono spesso giornalisti di punta dei quotidiani tradizionali. Wikileaks È una piattaforma per la pubblicazione di ‘leaks’, ossia ‘perdite’ o ‘fughe’ di notizie. Organizzazione no profit internazionale basata su un sistema di raccolta di documenti coperti da segreto di stato o segreto militare o industriale che le persone forniscono in forma anonima grazie a sistemi di criptazione, verificandone la veridicità e mantenendo l’anonimato delle sue fonti. La piattaforma incoraggia a fornire materiale che proti alla luce comportamenti non etici di governi e industrie. Lo scopo è quello di aumentare la trasparenza dei governi. Da alcuni anni opera con importanti quotidiani come Guardian, New York Times, nonostante abbia subito censure e tentativi di boicottaggio e di chiusura. Oggi esistono centinaia di mirrors, siti identici localizzati a indirizzi diversi, che rendono difficile la sua chiusura. Alcuni politici sono arrivati a chiedere l’assassinio del fondatore, Julian Assange, ha ricevuto di diversi premi legati alla libertà di espressione. I blog hanno un grado elevato di omofilia, tendono cioè a linkare fonti di informazione del proprio campo politico, riducendo così la diversità e il confronto tra idee. La blogosfera e i social tendono a favorire la polarizzazione del dibattito, cioè creazione di piccole enclave fortemente omogenee al proprio interno e in perenne lotta tra loro. in questo modo vengono a mancare il confronto e il dibattito fra orientamenti e prospettive diversi che caratterizzano una sfera pubblica virtuosa. 3.politica e movimenti sociali Nella società in rete, il potere diventa il “potere della comunicazione” --> a partire dagli anni ’90 maggiore il numero di cittadini che si informano o partecipano al dibattito politico tramite media digitali, mentre minore il numero di coloro che utilizzano soltanto altri media come giornali, radio o televisione. Questi cambiamenti si verificano in modo diverso in base al tipo di società: divario di accesso alle tecnologie tra paesi ricchi e poveri, tra paesi autoritari (forte censura in Cina, che mette in atto politiche per ostacolare la diffusione delle tecnologie con conseguenze sia sulla libertà di parola che sullo sviluppo economico) e democratici, tra classi sociali o generazioni all’interno dello stesso paese. Attività politica fortemente influenzata da media e sistemi di gestione dell’informazione --> nelle società avanzate, analisi dell’elettorato con tecniche delle scienze sociali in modo tale da produrre strategie di marketing politico tramite diversi media. Potere politico = capacità di riprogrammare le reti, ossia utilizzarle per comunicare i propri contenuti e i propri valori modificandone lo scopo originario o trovando nuovi modi per sfruttarne le caratteristiche tecnologiche e sociali. I media digitali hanno effetti anche sulla partecipazione politica, dato che la rete abbassa i costi, materiali e simbolici, dell’accesso alla politica attiva e rendono possibili nuove strategie di mobilitazione e partecipazione basate sul mettere in comunicazione le persone che sostengono una certa idea politica/sociale, lasciandole libere di agire e coordinarsi in autonomia ma mantenendo un controllo centralizzato (campagne elettorali tramite pagine ‘fan’ di Facebook). Oppure sfruttando forme di comunicazione virale come i video postati su Youtube ‘Yes we can’ per la campagna elettorale di Obama. Si è parlato di slacktivism (gioco di parole tra slacker:pigro e attivismo), postare commenti o foto di significato politico sui propri profili oppure firmare petizioni online o aderire a gruppi che sostengono una data causa. Tutte attività che richiedono un investimento minimo e che non portano cambiamenti sociali o influenza sui processi decisionali politici. Tuttavia i media digitali non si rivelano sostitutivi delle mobilitazioni di piazza o di altre forme di attivismo e non sono nemmeno sufficienti per creare mobilitazioni di massa, ma utili per far viaggiare rapidamente le informazioni. Howard Rheingold chiama smart mobs (folle intelligenti) i gruppi di utenti della rete che coordinano comportamenti collettivi tramite l’uso di dispositivi mobili, Castells li definisce “comunità insorgenti istantanee”. Uso di piattaforme di social networking tramite smartphone = una delle principali forme di accesso alla rete nei paesi emergenti: ad es. Ushaidi, servizio no profit che crea mappe interattive aggregando informazioni inviate tramite email e sms. È stata importante in eventi in cui i media tradizionali erano bloccati o messi fuori uso da eventi naturali, come nel caso del terremoto di Haiti nel 2010. Politiche legate all’accesso e alla trasparenza dell’informazione: i governi mettono in campo politiche per controllare l’accesso alle informazioni e sono riluttanti a concedere maggiore trasparenza. Si parla di Great Firewall of China ossia una muraglia, un software che impedisce il passaggio di alcuni tipi di informazione, un filtro per i contenuti gestiti dal governo cinese. La libertà di espressione e il diritto all’informazione non sono dati per scontato. Non è il caso di Svezia e Islanda che hanno sancito delle leggi per garantire la massima trasparenza e tutelare la libertà di espressione. Primavera araba Il 17 dicembre 2010 lo studente e fruttivendolo Mohamed Bouazizi si diede fuoco in pubblico per protestare contro il regimo del presidente tunisino Ben Ali. Questa data è considerata l’inizio della primavera araba= sollevazioni popolari che hanno rovesciato i regimi autoritari in Tunisia, Egitto e Libia e hanno scatenato conflitti violenti in Siria e in altri paesi in Medio Oriente. Molti utilizzavano le piattaforme dei media sociali come simboli di democrazia e libertà. Una nuova modalità di azione politica chiamata azione connettiva, a sostituzione dell’azione collettiva. Posizioni estreme sostengono che twitter e fb siano stati la causa delle proteste, parlando di twitter revolution. In realtà ha radici complesse, sia interne che esterne ai paesi. I media sono semplicemente usati come mezzo per la mobilitazione rapida delle persone e sono usati per comunicare in modo virale. Sono una fonte di informazione alternativa, che consente anche di discutere e organizzarsi con un insieme di persone. 4.cultura civica ed evoluzione della politica online Con l’emergere di forme di organizzazione politica tramite strumenti e piattaforme online --> nascita di una nuova cultura civica basata su una educazione civica in virtù della condivisione, solidarietà e impegno per una causa comune. Gli individui non solo si riuniscono, ma spesso creano opinioni etiche e politiche, dando luogo a un coinvolgimento più profondo. Putman sottolinea che il coinvolgimento civico da parte delle popolazioni occidentali è in forte declino, una responsabilità può essere data al consumo televisivo. Le forma di partecipazione online, a produzione collaborativa, sono la fonte di una nuova cultura civica. I pubblici operano per un obiettivo comune, fornendo un’educazione civica in quanto abituano i membri alle virtù di condivisione, solidarietà e impegno. Forme di attivismo in rete: se da un lato stimolano la formazione di una nuova cultura civica, dall’altro tendono a togliere l’elemento del dibattito e interazione con persone diverse (fondamento principe della sfera pubblica interna). Questo perché la politica online tende a produrre una polarizzazione della società, ovvero essendo le imprese del web i nuovi intermediari tra pubblico e informazioni, esse spesso non sono neutrali (alto livello di omofilia) ma esprimono precise visioni del mondo, valori e interessi. In questo modo gli individui tendono a organizzarsi tra simili e ad interagire con simili, della stessa opinione e valore-->Google, principale intermediario, ma come molti altre imprese del web, non è neutrale ma, come i mass media tradizionali, esprime precise visioni del mondo, valori e interessi. Molte critiche hanno fatto notare che la rete non è per sua natura democratica, nonostante la sua architettura distribuita. I nuovi nodi di una rete tendono a connettersi a quelli già molto linkati. Se lo sviluppo della società dell’informazione andrà in direzione di maggiore democratizzazione o meno, è ancora una domanda aperta. Capitolo 5 – relazioni sociali e identità in rete Le attività che si svolgono in rete hanno un effetto sulla vita e l’identità delle persone. I media digitali favoriscono nuove forme di interazione e arricchire la vita sociale degli individui. Possono anche essere strumenti che riproducono fenomeni esistenti o che creano problemi di privacy e controllo sociale. 1.socialita’ e media digitali Sempre consolidata una forte influenza delle tecnologie mediatiche sulle relazioni sociali: ad es. le prime organizzazioni politiche dell’antichità (città-stato) nacquero in parallelo con la scrittura; lo stesso nelle organizzazioni moderne la stampa ha modificato le forme di produzione e trasmissione della cultura e della conoscenza, permettendo di mantenere relazioni sociali a distanza nello spazio e nel tempo. I media sono fondamentali sulla creazione e mantenimento di gruppi dell’avvento di Internet e formati con la carta stampata e televisione. Ad un certo punto della loro vita adulta, hanno dovuto approcciarsi al mondo digitale. I nativi digitali sono portatori di nuove forme di socialità e identità --> identificazione tra la propria identità online e offline. Ognuno di loro usa la rete in modo diverso però, con criticità o meno, questo dipende da diversi fattori. 5.l’individualismo in rete e i nuovi pubblici La teoria sociologica classica individua due forme di relazioni sociali: relazioni comunitarie delle società premoderne caratterizzate da alti livelli di fiducia, da conoscenza reciproca, dalla preminenza del gruppo e delle relative regole comunitarie rispetto al singolo individuo (oggi, piccolo villaggio dove tutti si conoscono); relazioni sociali tipiche della modernità caratterizzate da organizzazioni, regole formalizzate, equilibrio tra individuo e massa, meno senso di identificazione con la collettività, più liberi ma anche più soli. Nella società si è più liberi, ma anche più soli. Media sociali-->terza forma di relazioni sociali = individualismo in rete, l’individuo tende ad appartenere a diverse reti sociali, spesso disconnesse tra di loro, mostrando per ognuno un differente aspetto della propria identità (=pubblici connessi). Però non tutte le appartenenze costruite attraverso i media digitali possono essere descritte con i termini della comunità (forte densità relazionale), perché spesso gli individui non si conoscono nemmeno ma condividono solo alcuni interessi o comportamenti. Simmel, studiando le relazioni sociali agli inizi del XX secolo, evidenzia come l’esperienza individuale, sia caratterizzata dalla contemporanea appartenenza a diverse cerchie. Le persone hanno gruppi anche molto diversi tra loro, internet rende più semplice la proliferazione di gruppi organizzati intorno a interessi o stili di vita comuni. La boyd, definisce queste nuove comunità come pubblici connessi, perché il termine comunità implica una forte densità relazionale. Castells ha definito queste forme di comunicazione mass self-communication, ovvero ognuno comunica con il pubblico che lo circonda, generando un’opinione e informazioni comuni. Tali pubblici connessi sono non vincolanti per gli individui e transitori ossia meno duraturi (al contrario delle comunità). Ad esempio su Twitter si può creare una discussione o un coinvolgimento attorno ad un tema attuale che poi svanisce quando perde di interesse comune. –> i pubblici sono più densi delle reti (=termine tecnico che indica un insieme di legami). Perciò nell’individualismo in rete l’identità viene costruita a partire dalle scelte di appartenenza ai diversi pubblici (non dettata dalla tradizione come nelle società premoderne). Sessualità e pornografia Sex è uno dei termini più diffusi in rete. La ricchezza riguardante questi contenuti si traduce in investimenti, le aziende pornografiche, hanno contribuito allo sviluppo di nuove tecnologie di streaming video, o di social network per incontrare partner. Anche per quanto riguarda il porno, le persone possono facilmente generare video e poi pubblicarli su siti appositi (YouPorn, RedTube…). Ovviamente la rete ha contribuito a rendere famosi gli attori di questo mondo. Internet diventa quindi anche un luogo di COSTRUZIONE DELLE IDENTITA’ SESSUALI E DI GENERE. 6.reputazione e influenza Reputazione = giudizio sulle qualità di una persona, anche sconosciuta, che viene espresso sulla base di informazioni pubbliche. I media digitali amplificano e trasformano il modo in cui le reputazioni vengono create, alimentate e gestiste. Molti servizi e piattaforme hanno sistemi informatici per calcolare e comunicare la reputazione dei propri membri, che a sua volta ne determina lo status --> sistemi di rating per cui un punteggio alto (=buona reputazione) garantisce una posizione migliore all’interno del gruppo. Es. valutazione di un utente su eBay. La reputazione influenza anche l’intensità con cui si viene a contatto con un determinato pubblico, ovvero partecipare ad un evento in cui si ha una buona reputazione è molto più divertente rispetto ad essere un perfetto sconosciuto. Se si dedica quindi a costruire una buona reputazione in un determinato pubblico, è probabile che l’interazione con quel pubblico sia importante per la costruzione della propria identità personale. Perciò la natura comunicativa dei media sociali fa sì che l’identità non solo va creata ma anche comunicata --> brand-personale, self-branding, pubblicazione della propria versione comunicabile della propria identità, selezionando gli aspetti della vita da trasmettere e quelli da escludere. L’identità è quindi ragionata e riflessiva sui media sociali. Il lavoro di self-branding deve tener sempre conto delle quattro caratteristiche delle informazioni condivise sul web: (persistenza->i contenuti restano nel tempo, replicabilità-> ciò che si condivide su fb si può replicare su instagram, scalabilità -> i contenuti si diffondono rapidamente, ricercabilità -> facili da trovare). La necessità di maneggiare il proprio brand cresce col diffondersi di sistemi per la misurazione dell’influenza degli individui (Klout o Kred, software che misurano quante persone si raggiungono con post, commenti, tweet, condivisioni, like, fornendo poi una stima numerica). Hanno comunque scarsa attendibilità. I cosiddetti ‘influencers’ sono individui con indici molto elevati in grado di mobilitare molti utent. Il legame tra la loro reputazione e influenza e vita professionale, accresce l’importanza del proprio brand, in particolare per lavoratori in settori come la comunicazione o il design. Il brand personale determina l’accesso al mercato del lavoro e la loro capacità di guadagno. 7.privacy e controllo Critiche alle forme di socialità in rete: relazioni fredde, scardinamento della concezione di privacy. Rispetto alle comunità i legami sono oggi meno forti, e le forme di solidarietà, meno vincolanti. Ma ad oggi, le persone sanno gestire e negoziare i livelli di privacy controllando attivamente le informazioni che le riguardano e le interazioni che intraprendono. Gli individui sanno scegliere, anche collettivamente, quali tipi di comunicazione relativi ad aspetti della vita privata effettuare sui media sociali. Capitolo 6 – economia dell’informazione e dei media digitali la rete è dominata da nuovi attori economici, le tecnologie hanno consentito alla produzione di innovarsi ed essere più flessibile, trasformando in questo modo il lavoro e il consumo. Esistono comunque fenomeni di concentrazione, monopolio, squilibri nella concorrenza e disuguaglianze tra regioni povere e ricche. 1.i modelli economici del web Internet e i media digitali hanno una grande rilevanza economica, da un lato per l’importanza delle tecnologie che rappresentano prodotti di consumo, dall’altro per un’economia sviluppata direttamente in rete, in termini di servizi venduti o mercato pubblicitario. Le innovazioni basate sulla rete hanno introdotto nuove possibilità e nuovi vincoli alle imprese, vedendosi obbligate a modificare i propri modelli di produzione, distribuzione e finanziamento. • coda lunga (piattaforme di distribuzione di contenuti), modello su cui si basano giganti come la libreria online Amazon: invece di vendere pochi titoli, vende copie di moltissimi libri che rappresentano la ‘coda’ del mercato e non la sua cima. Il successo di tale modello di business sta nel fatto che Internet facilita la scoperta e l’integrazione di informazioni, come ad esempio la ricerca di libri poco diffusi. Infatti ognuno di questi libri ha vendite marginali, insieme costituiscono una massa tale da contribuire ai guadagni dell’azienda. Le librerie invece devono selezionare solo i titoli che vendono più copie. • media sociali col passaggio dal web 1.0 (web [1999-2001]=biblioteca di contenuti che potevano essere visionati dagli utenti, pagando per accedervi, ma difficilmente prodotti da loro stessi) al web 2.0, Inizio anni 2000: web come spazio di coproduzione e partecipazione mediante blogs, media sociali, wiki. Non solo come mezzo di raccolta ma soprattutto di comunicazione e interconnessione tra individui. • I sistemi di file sharing, come emule, i torrents e i siti di streaming video, hanno reso difficile il controllo della diffusione e circolazione dei contenuti prodotti dall’industria culturale, come musica e film. le case discografiche hanno visto crollare la vendita dei supporti fisici Il monopolio di microsoft Il prodotto di punta è il sistema operativo Windows, che detiene il primato per i personal computer. Nel 2012 la sua quota di mercato superava l’80%. Il suo predominio non è legato alla qualità dei prodotti, ma a precise strategie commerciali. Microsoft stringe accordi con i principali produttori di hardware garantendo uno sconto sulle licenze e la possibilità di testare e adattare il sistema operativo al loro hardware. I prodotti Microsoft sono diventati lo standard e tendono ad essere preferiti perché più familiari. Negli anni 90 le fu vietato di installare il suo browser internet explorer sui computer e lo stesso accadde per windows media player. Queste erano pratiche illecite perché ostacolavano la concorrenza. Dopo queste sentenze sono emersi browser e lettori che hanno allargato la possibilità di scelta dei consumatori. • motori di ricerca, la prima impresa commerciale di successo fu netscape, all’inizio degli anni 90, oggi mercato dominato da Google il cui funzionamento si basa sul software ‘page rank’. Esso analizza i link creati dagli utenti per determinare la rilevanza di un sito rispetto ai termini e alle parole chiave cercate dall’utente. Google quindi fornisce una classifica in cui il sito che sta in alto nei risultati di ricerca è quello più linkato da parte di altri siti. Inoltre, tenendo conto delle storie di ricerca individuali prese da Gmail, Youtube, Google Maps o Android, è in grado di fornire pubblicità personalizzata. Google può vendere spazi pubblicitari ad alto valore aggiunto dato che è in grado di inviarlo a utenti specifici. Google è quindi la più grande agenzia pubblicitaria al mondo. Tramite il servizio AdWords gli inserzionisti possono pubblicare annunci a pagamento nelle pagine di ricerca di Google. Invece tramite AdSense gli inserzionisti possono pubblicare annunci in altri siti, garantendo al sito ospite una percentuale degli introiti. Inizialmente i siti web pubblicavano annunci il cui costo dipendeva dal numero di visitatori del sito. Oggi, attraverso sistemi di click through gli inserzionisti pagano sulla base di quanti visitatori di un sito cliccano sulla pubblicità e quindi accedono effettivamente ai suoi contenuti. Uno dei modelli di sostentamento del web è quindi la fornitura di servizi gratuiti resi possibili dalla raccolta di introiti pubblicitari massicci. Infine, il crowdfunding, letteralmente finanziamento della folla è un sistema di raccolta fondi per progetti no profit o per imprese start-up basato su piattaforme online. Offre quindi la possibilità di pubblicizzare progetti per cui si vuole raccogliere un capitale di partenza. La pirateria Attività di copiatura e distribuzione illecita di contenuti digitali, è uno dei fenomeni che hanno modificato l’industria culturale e le leggi sui diritti di proprietà intellettuale. A partire dagli anni 90 le reti di file sharing hanno reso più semplice e globale lo scambio di file. Ormai si posso reperire online numeri enormi di prodotti culturali. I principali oppositori sono le industrie che producono i contenuti. Sotto la loro pressione sono state approvate nuove leggi Digital divide (divario digitale)->disparità tra chi ha accesso ai media digitali e chi non lo ha a causa di diversi motivi: • sociali ed economici = tra paesi ricchi e paesi poveri, tra aree omogenee (Nord Europa e Mediterraneo), tra regioni di uno stesso paese; • politici = paesi autoritari come Cina o Iran limitano l’accesso a siti e servizi online, spesso di informazione, che ritengono pericolosi per la stabilità politica; • incapacità di saper usare le tecnologie legato a fattori di età o a differenze tra aree rurali e aree urbane. La maggior parte delle iniziative per colmare il divario digitale mira ad aumentare la disponibilità delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, soprattutto a un paese povero o a un gruppo sociale svantaggiato in modo tale da ridurre le disuguaglianze economiche e sociali. Diversi progetti, come ‘One Laptop per Child’ (appoggiato dal programma per lo sviluppo delle nazioni Unite), si occupano di favorire l’accesso alle conoscenze effettuando operazioni di alfabetizzazione ed educazione alle tecnologie in quanto molti ritengono che lo sviluppo di un’economia basata sui media digitali può essere favorito dall’ampliamento dell’informazione come bene comune. I paesi più poveri non possono permettersi di pagare le royalty necessarie per avere accesso all’informazione protetta dai brevetti. Secondo Benkler sono necessarie soluzioni basate sui beni comuni, che si fondano sull’accesso all’informazione esistente e ne facilitano usi e sviluppi in un sistema che gestisce l’informazione come un bene comune e non come proprietà privata. Secondo alcuni economisti lo sviluppo sarebbe convergente, cioè in direzione di una maggiore uguaglianza tra paesi poveri e ricchi. I paesi poveri potrebbero infatti colmare il divario, grazie all’innovazione tecnologica che sarebbe esogena. Tuttavia questa visione non prende in considerazione le difficoltà nell’integrare le tecnologie in un sistema, il monopolio e i problemi che comporta e le difficoltà di accesso. Secondo una prospettiva opposto lo sviluppo è divergente e il livellamento delle differenze molto difficile. L’innovazione tecnologica sarebbe quindi un fattore endogeno, cioè il risultato di scelte e investimenti basato sul mercato e portatore di benefici ai soggetti che sono in grado di guidare lo sviluppo tecnologico. I paesi importatori di tecnologie rischiano di trovarsi in una situazione di dipendenza. Alcune attività economiche o tecnologiche si concentrano in date aree per diversi motivi, spesso accidentali. Intervengono fenomeni di path dependece: le scelte a disposizione in un determinato contesto dipendono dal cammino intrapreso in passato, che non è facilmente reversibile. Un esempio è la Silicon Valley in California, dove si concentrano industri hi-tech dei settori informatico, biotecnologico ed energetico. Importare certi settori in un ambiente in cui sono carenti capitale umano, distretti tecnologici e reti di imprese in grado di assorbire le innovazioni è controproducente. Conclusioni Umberto Eco divideva i critici dei media in apocalittici e integrati. Per gli apocalittici le nuove tecnologie mediatiche tendono a sovvertire i valori tradizionali, alienare le persone e generare solitudine e stupidità. Gli integrati vedono le nuove tecnologie come un passo verso la modernità che contiene la promessa di risolvere i problemi dell’umanità. La visione distopica sostiene che i media abbassano il livello della produzione culturale. Gli utopisti sostengono che i media porterebbero ad una democrazia più diretta, di nuove forme di mobilitazione politica, di mercati aperti e di un nuovo modo di distribuire la ricchezza. L’impatto dei media digitali dipende dai contesti sociali. L’architettura aperta di internet è sottoposta a minacce, e la sua neutralità è messa in dubbio. La rete porta con sé nuovi modelli economici ma influenza anche quelli esistenti. Glossario Affordances Possibilità offerte e limiti imposti da uno strumento tecnologico Brand Non è semplicemente un marchio di identificazione, si è espanso fino a comprendere pratiche e stili di vita Coda lunga Modelli di business basati sulla capacità dei media digitali di aggregare una massa di domande marginali. Copyleft Copyright alternativo, forma di proprietà intellettuale che tutela l’autore ma allo stesso tempo permette a chiunque di compiere alcune azioni, come copiare o redistribuire un’opera, senza chiedere permesso o pagare royalty. Economia in rete Organizzazione dei processi produttivi basato su decentramento e autonomia delle unità produttive. General intellect Sapere astratto, scientifico e non solo, incorporato nelle macchine e basato sulla cooperazione sociale. Individualismo in rete L’individuo tende ad appartenere a una moltitudine di reti sociali diverse, spesso disconnesse tra loro. in ogni rete l’individuo può mostrare o sviluppare un aspetto particolare della sua identità. Legge di Moore Le prestazioni dei microprocessori raddoppiano ogni 18 mesi. Formulata nel 1965, confermata nei decenni successivi. Peer to peer (P2P) In una rete P2P ogni computer può essere sia client che server. La metafora è stata usata per descrivere reti sociali in cui gli individui collaborano in modo decentrato, distribuito e orizzontale. Produzione sociale online (peer production) Produzione cooperativa affidata alla libera collaborazione di individui online. Profilazione Creazione di profili degli utenti in base ai loro interessi, alle loro comunicazioni ai siti che visitano e alle loro amicizie. Queste info sono usate per fini di marketing e per fornire pubblicità personalizzata. Pubblici ricorsivi Gruppi di individui che si dedicano attivamente non solo a produrre o utilizzare contenuti, ma anche a costruire e mantenere le piattaforme e gli standard che utilizzano. Smart mobs Gruppi di utenti della rete che coordinano comportamenti collettivi tramite l’uso di dispositivi mobili Software libero Mette a disposizione il suo codice sorgente questo permette non solo di usare un programma ma anche di studiarlo e modificarlo.