Scarica Introduzione alla filosofia del linguaggio e più Sintesi del corso in PDF di Filosofia del Linguaggio solo su Docsity! Introduzione Gli elementi di base per una comunicazione efficace sono: Emittente⟶Messaggio⟶Destinatario I contenuti mentali che intendiamo comunicare (pensieri, sentimenti, percezioni), per loro natura, non possono essere spostati da una persona all’altra. Il messaggio non può, dunque, essere pensato come un insieme di contenuti o di idee; si tratta, piuttosto, di un oggetto materiale che si presta a essere fisicamente spostato da una persona all’altra. Questo oggetto materiale è un sostituto dei contenuti mentali. A questi vanno aggiunti altri elementi di particolare importanza per la comunicazione: -un contatto, necessario per mettere in comunicazione emittente e destinatario, chiamato anche canale. Nel campo della comunicazione fra essere umani, va pensato come quel canale di ordine psicologico e sociale che funge da base per ogni relazione comunicativa. Se, ad esempio, l’emittente non trova i mezzi per interessare il destinatario e attivare in lui una disponibilità al rapporto di comunicazione, il canale viene a mancare. -codice. Il canale costituisce il contatto, ma anche il filtro materiale tra emittente e destinatario. Sul piano immateriale il filtro è dato da un codice. Una frase deve essere pronunciata o scritta in una certa lingua, un modo di affermare la propria personalità nelle differenti situazioni sociali. -infine, i messaggi vengono prodotti per parlare di qualcosa, per referirsi a una realtà o a un certo contesto. Sotto questo nome, in semiotica, si indicano i contenuti del messaggio. Da ciò risulta uno schema che spesso viene associato al nome di Roman Jakobson, il quale lo ha proposto per studiare il linguaggio poetico: 1) Emittente 2) Contatto o canale 3) Messaggio 4) Codice 5) Contesto o contenuto 6) Destinatario Da questo schema è possibile ricavare anche le tre principali dimensioni della comunicazione, che corrispondono a tre discipline degli studi linguistici o semiotici. -Dimensione sintattica della comunicazione, quella che studia l’organizzazione interna del messaggio, secondo il rapporto messaggio/codice/contatto. -Dimensione semantica si occupa di studiare il modo in cui il messaggio si rapporta col suo contenuto, dunque col contesto. -Dimensione pragmatica quella che, invece, lega il messaggio a emittente e destinatario, e riguarda gli effetti, le modalità di enunciazione e così via. È stato ancora Jakobson a sintetizzare il tema delle funzioni della comunicazione, che corrispondono: 1) Emotiva o espressiva 2) Fatica 3) Poetica 4) Metalinguistica 5) Referenziale 6) Conativa La funzione emotiva riguarda la capacità che ogni emittente ha di esprimere se stesso, le sue emozioni, i suoi sentimenti, la sua identità nel messaggio. La funzione fatica consiste nel lavoro che si fa per garantire il contatto. La funzione poetica riguarda l’organizzazione interna del messaggio, il modo in cui è realizzato. La funzione metalinguistica definisce il codice in uso e, dunque, i rapporti tra gli interlocutori. La funzione referenziale permette al messaggio di mettersi in rapporto con il mondo. La funzione conativa è quella per cui si cercano gli effetti sull’emittente. È importante tener presente che ogni atto comunicativo contiene almeno in potenza tutti i fattori della comunicazione e ne comprende anche tutte le funzioni. Significato/Significante = La comunicazione vera e propria si caratterizza per l’importanza accordata ai tre fattori Emittente⟶Messaggio⟶Destinatario. Invece, nei processi chiamati di significazione, l’emittente è assente o si può considerare una proiezione del destinatario, ed è quest’ultimo che realizza una situazione di tipo comunicativa, decidendo di considerare un certo elemento della realtà come messaggio. Trattare qualcosa come messaggio significa supporre che ci sia un contesto e un contenuto cui esso rimanda o si riferisce. La situazione appena tratteggiata si descrive come il riconoscimento di un segno. Nella definizione classica, un segno è “aliquid pro aliquo”, ovvero “qualcosa che è riconosciuto da qualcuno come indicazione di qualcos’altro”. Studiare il segno vuol dire cercare una relazione che lega un significante a un significato. Nel momento in cui la relazione segnica si instaura, non è più possibile pensare il significato senza il suo significante e viceversa. Esempio: il fumo può essere considerato un significante solo perché per qualcuno ha un senso, cioè rimanda a un significato, ovvero il fuoco. Ogni lingua possiede sia un proprio sistema di significanti, sia un proprio sistema di significati. Luis Prieto definisce il significato come un insieme, una classe di singoli possibili contenuti mentali. Il significato è, dunque, l’insieme di tutti i possibili sensi che quel segno può avere. Il significante può essere percepito, al modo di Prieto, come una classe astratta corrispondente a tutto l’insieme dei possibili segnali che vi possono corrispondere.