Scarica L’identità incompiuta dell’Italia romana e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia Romana solo su Docsity! L’identità incompiuta dell’Italia romana 1. Integrazione etnica e osmosi sociale: la tavola claudiana e altri testi L’idea d’ Italia ha diverse fasi. Se ci vediamo una identità incompiuta tre momenti appaiono significativi: 1. riforma di Diocleziano (301): divide l’Italia in province 2. Caracalla (212): estende la cittadinanza a tutti i sudditi dell’Impero 3. Iniziativa di Claudio (48): far entrare in senato i primores della Gallia Comata Claudio svolge una analisi: ai re Romani sono succeduti re Sabini, Etruschi. Inoltre rammenta i cambiamenti nelle istituzioni: l’nvenzione della dittatura, del tribunato della plebe…. Quindi un carattere di cambiamento ed innovazione. Ai senatori che portano un richiamo etnico contrappone le ragioni della storia: la guerra con i Galli ormai è lontana. Non prende in considerazione l’argomento della consanguinitas. Tutte le popolazioni hanno subito la stessa sequenza: guerra, sottomissione, fedeltà, romanizzazione: la Gallia Comata ha solo una storia più recente. La forza e la peculiarità di Roma sta proprio nella capacità di integrazione: osmosi etnica e sociale. L’idea delle res novae come rinnovamento del corpo civile è una riflessione di greci e Romani. Cicerone parla di una superiorità delle istituzioni romane frutto di impegno collettivo e non di una individualità tipica del Greci. Anche questa è una tesi a favore delle res novae. Il governare Romano, l’apertura e l’integrazione garantivano un potenziale demografico importante che ha portato anche alla fondazione di colonie. Già Romolo ha testimoniato la capacità di assimilare le altre genti, gli schiavi i manomessi. Tante le testimonianze e le idee di eruditi a favore. Claudio riconosce, nel suo discorso, questo debito. E quindi è vera l’aspetto tradizionale della sua proposta. Anche i senatori che si oppongono concepiscono l’honores come diritto radicato e tradizionale. Credono lecito scindere la loro posizione da quella dei notabili delle province, volendo mantenere il loro vantaggio. Proprio qui sta il carattere innovativo, che spesso è negato. Seneca ne comprende la novità: i provinciali tutti in toga. Ricordiamoci che il principe avrebbe potuto concedere il laticlavio a qualsiasi cittadino. Lo ius honorium in età augustea è riservato a tutti i cittadini romani dal 14 d.C. è attribuito a tutti i Galli nel 48 d.C. agli Edui ai tempi di Claudio gli honores sono preclusi a tutte le comunità che NON HANNO diritto latino e diritto romano e quindi le città federate. Claudio è interessato propabilmente più all’evoluzione del diritto, allarga il pomerio. 2. La consanguineità italica I senatori, per opporsi, fanno un richiamo all’identità italica. Tacito ricorda il senatore che non potrebbe competere con le ricchezze dei futuri colleghi Galli, ed evoca la consanguineità dei popoli italici. Claudio non risponde a questo argomento. Può facilmente ribaltarlo a suo favore ricordando il rapporto di consanguineità tra Edui e Romani fondata sulla comune discendenza troiana. (La ricorda anche Cicerone). 1 Inoltre utilizzare questo argomento era antitetico all’idea di Claudio che non poneva limiti all’integrazione delle popolazioni. Il senato ribadisce la parentela tra Romani ed Italici e quindi il privilegio e nel senatoconsulto inserisce la precisazione che il privilegio concesso agli Edui è dovuto ad un antico foedus. Dato che dopo la morte di Claudio troviamo senatori della Gallia Comata, dovrebbe esistere un senatoconsulto che legittima la politica di Claudio. Il tema della consanguinitas era molto presente nella cultura romana. È dietro le rivendicazioni dei nemici di Roma, dei Latini e spesso usata anche per la richiesta di cittadinanza. Popoli con lo stesso sangue che devono sottostare all’egemonia romana. Il tema della consanguinitas è usato in 3 forme senso di appartenenza a singole comunità parentela di popoli italici Romani inclusi parentela di popoli italici Romani esclusi In Grecia invece serve a giustificare i rapporti tra città e citta, popolo e popolo per la presenza delle poleis. L’identità greca poi si va a sommare. 3. Il carattere degli Italici Valorizzare la consanguineità è valorizzare il carattere italico. Nelle rappresentazioni l’indole è del guerriero. Probabilmente è viva ed efficace fuori dalla penisola. Si associa anche la visione negativa dell’italico sfruttatore delle province ed oppressore. All’interno della penisola, soprattutto dopo le guerre civili, si parla di un genus unitario e guerriero, che in qualche modo difende il territorio. Virgilio nelle Georgiche parla di una stirpe temprata dalla vita nei campi e particolarmente dotata per la guerra. Inoltre la virtù bellica romana ha il primato su quella italica perché ha un maggior favore degli dei che gli concedono ancor di più potenza e audacia. Il Romano aveva particolari capacità di organizzazione delle battaglie, dell’accampamento…. Molti popoli Italici eccellono nell’esercizio delle armi. Virgilio individua 2 gruppi: rudi: Marsi, Sabelli, Liguri, Volsci - forza puramente guerriera civili: Sabini, Latini, Romani; Etruschi - forza controllata stereotipi che sono legati anche alla natura. Varone, ade esempio, parla di Italia maggiormente coltivata rispetto ad altre terre ed in equilibrio con il suo clima. Dionigi di Alicarnasso: terra capace di avere varietà di colture e quindi necessità di poche importazioni. Una terra del giusto mezzo, paesaggi differenti e variegati. Una terra capace di fare da base operativa per altre conquiste. Virgilio quindi intravede nel carattere agricolo e militare tratti comuni per i popoli sulla penisola. Vutruvio sostiene che: i popoli meridionali come di intelligenza acutissima e versatile ma nel combattimento soccombono perché il loro coraggio è asciugato dal sole 2