Scarica La cultura del falso – La guerra simbolica della comunicazione mediatica e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia solo su Docsity! LA CULTURA DEL FALSO – LA GUERRA SIMBOLICA DELLA COMUNICAZIONE MEDIATICA Introduzione All'epoca della Seconda Guerra Mondiale, negli Stati Uniti è stato attivo l’Institute for Propaganda Analysis (IPA, 1937-1942) che si occupò di una vasta opera di sensibilizzazione verso la propaganda fascista e le sue tecniche comunicative. L’istituto venne chiuso dopo pochi anni di vita e da allora tali tecniche sono state impiegate anche nella comunicazione pubblicitaria. A distanza di più di 70 anni si torna a parlare della propaganda e di fake news, soprattutto a partire dal sostegno alla campagna presidenziale di Trump e dalla generale divulgazione di false notizie sul Web. L’articolo vuole dimostrare come la struttura stessa delle immagini tecniche renda estremamente difficile parlare di vero e falso, senza una coscienza della reale natura delle immagini. Veles, fake news pro-Trump Veles è una piccola cittadina della Macedonia che da alcuni anni in tutto il mondo è conosciuta come “fake news machine”. L’8 novembre 2016, quattro giorni prima delle elezioni americane, la testata online newyorkese BuzzFeed pubblicò un reportage da cui emergeva come più di 100 siti pro-Trump operassero da Veles, inondando il web di fake news. I produttori dell'industria del falso erano per lo più giovani che si erano messi in rete per approfittare del mercato centesimo-per-click introdotto da Google AdSense (un servizio di banner pubblicitari offerto da Google, che dà la possibilità di pubblicare annunci pubblicitari sul proprio sito web, guadagnando in base al numero di esposizioni dell'annuncio pubblicitario o click sugli annunci). Il modo migliore per aumentare il loro profitto era quello di pubblicare notizie sensazionali e spesso false. La rivista statunitense Wired raccolse la testimonianza di un ragazzo che riuscì a guadagnare $16.000 tra agosto e novembre 2016 (in 3 mesi) attraverso la propaganda pro-Trump. Considerando che il salario medio macedone è di $371 al mese, il ragazzo abbandonò le scuole superiori per dedicarsi a questa nuova professione di “falsario”. Alcuni dati tuttavia facevano capire come in realtà il fenomeno delle fake news fosse ben più esteso e generalizzato della campagna elettorale statunitense. Infatti le fake news avevano in media il doppio delle condivisioni delle news vere. Vi era qualcosa nel web che sembrava favorire la circolazione delle fake news e dei loro contenuti spesso razzisti e violenti. La violenza mediatica: televisione e videogiochi Nel marzo del 2016, la Microsoft aveva sperimentato la creazione di un profilo Twitter basato su di una intelligenza artificiale chiamata Tay. Era un chatbot creato all’interno di un esperimento di “conversational understanding” (comprensione/conversazione) durante il quale il programma avrebbe dovuto imparare il linguaggio della rete. Il programma Tay fu interrotto dalla Microsoft dopo 16 ore, che lanciò più di 90.000 tweet di carattere nazista: non aveva fatto altro che apprendere il linguaggio prevalente della rete. In realtà non si trattava di un fenomeno nuovo ma già da tempo coltivato dai programmi televisivi che avevano visto aumentare le scene di violenza nel corso del XX secolo. Nel 1992 una ricerca del “Center for Public Media and Affairs” di Washington aveva rilevato che, nell'ambito di una sola giornata di programmazione dei canali televisivi, si erano potuti osservare ben 1.846 scene di violenza. Come immaginato da Orwell, i nuovi media permettono forme di comunicazione e di controllo prima solo immaginabili, contribuendo alla messa in discussione del concetto di realtà e alla sua ridefinizione. Secondo lo scrittore inglese il bipensiero si fonda sulla mutabilità del passato e quindi sulla relatività del presente. In molte persone coesistono prospettive/opinioni contraddittorie difficilmente conciliabili: sembrano normali nella vita reale ma si comportano in maniera del tutto differente nel mondo digitale. Questo comporta il dilagare di fenomeni come lo stupro virtuale, l’hate speech, il revenge porn. Stupro virtuale termine introdotto dalla Polizia Postale italiana per definire una nuova categoria di comportamenti inconsueti: all'interno di gruppi chiusi i partecipanti di sesso maschile condividono foto ricercate sui social o copiate da contatti WhatsApp di donne ignare, ritratte nella loro vita quotidiana, dando sfogo a fantasie violente e comportamenti offensivi. Hate speech incitamento all’odio verso ad esempio le donne, gli omosessuali, gli immigrati. Revenge porn condivisione di immagini o video intimi senza il consenso della persona protagonista. IPA (Institute for Propaganda Analysis) Nel 1937 nacque l’IPA a New York da un imprenditore americano di origine ebraica di nome Edward Albert Filene, che si preoccupò della diffusione delle ideologie totalitarie e antisemite. Per smascherare la propaganda vennero individuati le strategie prevalenti della propaganda mediatica, basandosi prevalentemente sull'analisi delle trasmissioni radiofoniche di un prete cattolico canadese di tendenze fasciste: Charles Coughlin. L'invenzione della radio era stata il fattore scatenante di una serie di sperimentazioni propagandistiche. Charles Coughlin aveva iniziato regolari trasmissioni radiofoniche già dalla metà degli anni ’20 ma solo successivamente aveva cominciato ad occuparsi di temi politici, raggiungendo una vastissima popolarità: riceveva migliaia di lettere al giorno e si era dotato di uno staff di quasi un centinaio di collaboratori. Nel 1936 iniziò la pubblicazione del settimanale “Social Justice”. Solo nel pieno della Seconda Guerra Mondiale (1942) la sua attività pubblica fu interrotta dal presidente degli Stati Uniti Franklin Roosevelt e Coughlin fu costretto ad attenersi solo all'azione pastorale. Secondo l’IPA era necessario che le persone ricevessero una sorta di formazione per evitare i pericoli di una eccessiva propaganda: È essenziale in una società democratica che i giovani e gli adulti imparino a pensare, a decidere. Devono imparare a pensare in modo indipendente e devono imparare a pensare insieme. Devono giungere a conclusioni, ma allo stesso tempo devono riconoscere il diritto degli altri uomini di giungere a conclusioni opposte. Per quanto riguarda gli individui, l'arte della democrazia è l'arte di pensare e discutere insieme in modo indipendente (McClung Lee, 1939) L’IPA nel 1937 pubblicò una lista delle più comuni strategie propagandistiche messe in atto in quegli anni: si tratta di 7 strategie sulle quali farebbe particolarmente leva la propaganda, vale a dire la distorsione artificiale della realtà. Queste strategie sarebbero diventate l'ossatura della comunicazione pubblicitaria, la quale a sua volta costituisce il modello su cui si basa la comunicazione digitale: in tal senso il post ed il meme ricalcano l'essenza della pubblicità. L’IPA chiuse nel 1942: subì una propaganda negativa portata avanti con gli stessi metodi che era riuscita ad evidenziare. Effetto dormiente (sleeper effect) Negli anni ’30 Carl Hovland fu uno dei tanti studiosi che partecipò alla propaganda di guerra di quell’epoca e che mise in atto nuovi metodi non più per rendere immuni le persone dalla propaganda, ma per escogitare nuove strategie persuasive, come per esempio lo sleeper effect (effetto dormiente). Si tratta di una tecnica politica e pubblicitaria basata sul lanciare messaggi forti e tendenziosi anche se provenienti da fonti di bassa credibilità. Col tempo si ha un decadimento della memoria e si tende a dissociare il messaggio dalla sua fonte. Se il messaggio aveva avuto un forte impatto, il ricordo della fonte decade più rapidamente del messaggio e alla fine restava solo il contenuto del messaggio. “L’era della pubblicità” di Marshall McLuhan Il sociologo Marshall McLuhan in un articolo intitolato “The Age of Advertising” (1953) apparso sulla rivista cattolica Commonweal ha sottolineato il carattere magico di molti aspetti del consumismo moderno. Infatti il sottotitolo dell’articolo è: “La pubblicità è una forma di magia che è arrivata a dominare una nuova civiltà”. Secondo McLuhan la pubblicità si basa su associazioni simboliche e sul potere delle immagini, spesso mostrate in rapidissime sequenze. L’oggetto di consumo viene associato ad una vasta gamma di immagini in modo che nella mente dello spettatore si possa creare un legame tra oggetto e mondi reali o immaginari. In questo modo gli oggetti si ricoprono magicamente delle qualità carismatiche di persone, della potenza di eventi naturali, dei luoghi o corpi femminili. I marchi delle multinazionali diventano una sorta di “istituzione totemica”. La magia consiste nella reificazione simbolica, nell’attribuzione di molteplici qualità e poteri materiali attraverso lo spazio e il tempo. Reificare prendere per concreto l’astratto, cioè considerare concetti, categorie, idee, rapporti astratti alla stregua di oggetti concreti. Secondo McLuhan il moderno jingle delle pubblicità commerciali ha sostituito le filastrocche per i bambini. Il tormentone è una melodia che si imprime nella memoria e continua a ritornare nella mente. Si tratta di motivi il cui effetto è irresistibile e che decade in genere nell’arco di 24 ore. Il successo dell'advertising americano risiede in buona parte nell’aver capito molto presto che il consumismo non si fondava sul consumo degli oggetti ma sulla diffusione di nuovi simboli e rituali sociali, su nuove relazioni magiche. Charles Revlon co-fondatore nel 1932 di una delle prime moderne aziende di cosmetici (Revlon) affermò: “Nella fabbrica noi produciamo cosmetici, nei negozi (drug store) noi vendiamo speranza”. Steve Jobs uno dei sette principi della sua strategia vincente consisteva nell’imperativo: “Vendi sogni, non prodotti”. Pseudo-evento Lo storico americano di origini ebraiche David Joseph Boorstin ha sviluppato una filosofia delle immagini basate sul concetto di pseudo-evento. Egli rilevava come nel mondo moderno sempre più si assisteva ad eventi creati appositamente per essere comunicati. In questo modo si è venuta a creare una sorta di realtà parallela, utile a fini comunicativi, con un significato talvolta totalmente opposto a quello della realtà ordinaria. Esempio: se un vecchio albergo non attira più clienti, si può inventare la celebrazione del cinquantenario della sua fondazione, festeggiando un “successo” di pubblico che in effetti non esiste più da tempo.