Scarica la deriva dei continenti e più Appunti in PDF di Scienze della Terra solo su Docsity! DERIVA DEI CONTINENTI Fin dai primi anni del diciassettesimo secolo, gli esploratori hanno viaggiato in lungo e in largo, consentendo la creazione di mappe geografiche dettagliate. Nel lontano 1620, l'astronomo inglese Francis Bacon, esaminando queste mappe, notò una notevole somiglianza tra le coste del Sud America e quelle dell'Africa, suggerendo l'idea che queste terre potessero essere state collegate in passato. Poi, nel ventesimo secolo, Alfred Wegener, un geofisico e meteorologo tedesco, ha messo insieme i dati raccolti da studi precedenti per formulare una teoria rivoluzionaria: la deriva dei continenti. Presentò questa teoria al congresso della Società Geologica di Francoforte nel 1912, causando una certa inquietudine tra i presenti. I suoi risultati furono pubblicati per intero nel 1915 nel libro "La formazione dei continenti e degli oceani", anche se le sue idee incontrarono resistenza e le diverse versioni del suo testo ebbero difficoltà nella diffusione. Wegener iniziò ad interessarsi alle similitudini paleontologiche tra le sponde dell'Atlantico nel 1911 e, colpito dalla corrispondenza tra le prove paleontologiche e la coincidenza delle linee costiere, sviluppò l'idea fondamentale che i continenti potessero essere stati uniti in passato. Nel 1915, nel suo lavoro fondamentale "The origin of continents and oceans", Wegener presentò in modo completo la sua teoria, che divenne nota come la teoria della deriva dei continenti. Alfred Wegener propose un modello globale in cui i continenti si muovevano e gli oceani si allargavano. Egli ipotizzò che circa 200 milioni di anni fa esistesse un unico grande continente, chiamato Pangèa, circondato dall'oceano Panthalassa, che successivamente si sarebbe diviso in blocchi. Tuttavia, in realtà, la Pangèa era inizialmente separata in due grandi blocchi: Laurasia a nord, comprendente Nord America, Europa e Asia, e Gondwana a sud, comprendente Sud America, Africa, Antartide, Madagascar, India e Australia. Wegener spiegò che questi blocchi continentali avrebbero iniziato a migrare sulla superficie terrestre, simili a zattere galleggianti sulla crosta terrestre, causando attrito e compressione che avrebbero portato alla formazione di catene montuose. Ad esempio, lo spostamento delle Americhe verso ovest avrebbe dato origine alle Ande e alle Montagne Rocciose, mentre l'Himalaya si sarebbe sollevato durante il movimento del blocco indo-asiatico verso nord. Altri fenomeni come l'uncino patagonico e le Antille si sarebbero formati a causa del ritardo di queste aree rispetto al blocco principale. Le prove a sostegno di questa teoria includevano osservazioni geodetiche, che registravano gli spostamenti della Groenlandia rispetto all'Europa, analisi topografiche che rivelano due livelli predominanti sulla superficie terrestre, prove geofisiche basate sul principio dell'isostasia, prove geografiche che mostravano la corrispondenza tra le linee di costa dei continenti. Tuttavia, Wegener incontrò critiche riguardo alla sua ipotesi, poiché alcuni ritenevano che la corrispondenza delle forme delle coste tra i continenti potesse essere influenzata da fattori come l'erosione e l'orogenesi. Nonostante ciò, le sue teorie rappresentarono un passo significativo nella comprensione della dinamica della Terra e aprirono la strada alla moderna teoria della tettonica delle placche. Wegener osservò una correlazione tra le successioni stratigrafiche e le catene montuose nei bordi dei continenti. Ad esempio, notò che la catena montuosa della Provincia del Capo in Sud Africa sembrava continuare nelle catene presenti nella regione di Buenos Aires, in Argentina, e nell'Antartide. Inoltre, la serie sedimentaria del Karroo in Sud Africa, formata oltre 200 milioni di anni fa, era molto simile a quella presente nella regione di Santa Caterina, in Brasile. Le catene montuose paleozoiche della Norvegia, della Groenlandia e della Scozia sembravano avere uno sviluppo unitario quando i rispettivi bordi dei continenti erano accostati. ( prove geologiche) LA TESTIMONIANZA DEI FOSSILI: All'inizio del XIX secolo, gli scienziati notarono che la felce fossile Glossopteris era diffusa in Africa, Australia e Sud America, e successivamente anche in Antartide. Inoltre, le faune fossili del Triassico trovate in America del Sud e in Africa erano non solo simili, ma identiche. Queste scoperte suggerirono che i continenti fossero stati uniti in un unico supercontinente. Gli scienziati dell'epoca avevano tre ipotesi per spiegare la distribuzione simile di flora e fauna tra continenti diversi: il trasporto su zattere, gli archi insulari e i ponti continentali. Tuttavia, per Wegener, l'ipotesi dei ponti transcontinentali sembrava improbabile date le enormi distanze coinvolte e la mancanza di prove della loro scomparsa nel fondo oceanico. Wegener, basandosi su prove geofisiche e sul principio della isostasia, respinse l'idea dei ponti continentali e suggerì che le specie si fossero diffuse grazie al contatto tra i continenti in passato. Questo supportava la sua teoria della deriva dei continenti, secondo cui i continenti si erano mossi nel corso del tempo geologico. Wegener, basandosi sulle prove paleoclimatiche, osservò la presenza di strati di tilliti, depositi rocciosi di origine glaciale, contemporanei tra i 220 e i 300 milioni di anni fa, presenti in Sud Africa, Sud America, India e Australia. Sotto questi strati si trovavano rocce sedimentarie striate e solcate, segno di un'azione glaciale. Curiosamente, in Siberia, America settentrionale ed Europa centrosettentrionale si trovavano depositi di carboni fossili della stessa età, formati da resti vegetali tipici di climi tropicali. Questo contrasto tra depositi glaciali e depositi fossili tropicali suggerì a Wegener che i continenti non fossero sempre stati nelle loro posizioni attuali. Poiché era difficile immaginare un periodo così freddo da estendere la coltre glaciale fino ai tropici, Wegener propose l'idea che tutti i continenti fossero una volta uniti in un unico blocco vicino al Polo Sud. Questa teoria spiegava anche la presenza di foreste tropicali in regioni attualmente settentrionali.