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La morte di Gesualdo, Sintesi del corso di Italiano

La scena finale del romanzo Mastro-don Gesualdo di Giovanni Verga, in cui il protagonista, malato e solo, cerca di parlare con la figlia Isabella per trasmetterle la sua morale della roba e la sua angoscia per il futuro del suo patrimonio. Tuttavia, la figlia si chiude a riccio e non riesce a comunicare con il padre. Dopo alcuni giorni, Gesualdo muore nella solitudine e nell'indifferenza dei domestici. Il capitolo finale del romanzo si divide in tre parti: la vita ripetitiva di Gesualdo ammalato, alcuni episodi che rompono la continuità e l'agonia e la morte di Gesualdo.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

In vendita dal 14/02/2022

Sberla21
Sberla21 🇮🇹

4.6

(23)

77 documenti

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Scarica La morte di Gesualdo e più Sintesi del corso in PDF di Italiano solo su Docsity! La morte di Gesualdo Gesualdo fa un ultimo tentativo per avere con Isabella un estremo, sincero dialogo, per tentare di trasmettere alla figlia la propria morale della roba e di renderla partecipe della propria angoscia di sapere che dopo la sua morte, nelle mani del genero, tutto il suo patrimonio, così faticosamente accumulato, andrà dissipato. Nonostante Isabella sia recalcitrante alla fine si rassegna e si siede sulla sponda del letto disposta ad ascoltare il padre. Egli cerca di spiegare alla figlia quanta fatica e sacrifici è costato accumulare tanta ricchezza e le raccomanda di averne cura, di proteggerla e di difenderla dalle brame del marito. Elenca ad una ad una le varie proprietà descrivendo sia le caratteristiche materiali dei terreni ed il loro valore economico ed anche affettivo, in quanto vissute insieme anche alla madre di Isabella. Isabella mentre il padre le parla non fa altro che singhiozzare e di fatto non dice una parola. Gesualdo si emoziona quasi stupito che la figlia possa soffrire per la sua scomparsa, consapevole della distanza che vi è tra di loro. Le sue frasi per la commozione si spezzano a metà e rimangono incompiute ed egli mostra a suo modo tenerezza. Egli intuendo l’infelicità sentimentale di Isabella, innamorata di un uomo diverso dal marito, vorrebbe riuscire in uno slancio paterno a parlane con lei ad entrare più nell’intimo della ragazza ma a quel punto Isabella si chiude a riccio mostrando l’orgoglio tipico della famiglia cui appartiene per parte di madre, la famiglia Trao, così lontana dai Motta, la famiglia di Mastro-don Gesualdo e tra padre e figlia si rialza il muro che li divide. Tra i due non vi è più possibilità di contatto così come non vi è possibilità di contatto tra i due diversi mondi cui l’uno e l’altra appartengono, la loro incapacità di comunicare è insanabile e la figlia rivela ancora una volta di appartenere, per educazione e carattere, ad un mondo opposto rispetto a quello del padre, quello dei nobili Trao. Dopo alcuni giorni, una notte le condizioni di salute di Gesualdo peggiorano. Il servitore che gli è stato affidato è nella stanza accanto, infastidito dai lamenti e dai rantoli di Gesualdo e nonostante questo gli chieda di poter vedere la figlia, lo ignora. Gesualdo entra in coma e, mentre il servo riflette se sia il caso di avvertire Isabella o sia meglio aspettare, muore nella solitudine e nell’indifferenza. La scena finale vede la stanza dove giace il corpo di Mastro-don Gesualdo affollarsi di domestici spinti dalla curiosità. Con disprezzo commentano il fatto che un uomo rozzo e volgare muoia in lenzuola di lino come un principe. Adesso bisogna avvertire non la duchessa Isabella, la figlia, ma la sua cameriera, per rispetto delle gerarchie interne della casa. Il capitolo finale del romanzo si può dividere in tre parti: • La prima descrive la vita ripetitiva di Gesualdo ammalato nella casa del genero a Palermo; • La seconda contiene alcuni episodi che rompono la continuità come i medici che controllano la situazione della malattia di Gesualdo o le visite della figlia Isabella; • La terza rappresenta l’agonia e la morte di Gesualdo. Il punto di vista della narrazione è quello di don Leopoldo, un servitore pigro incaricato di curare Gesualdo durante la notte. Il punto di vista dominante è quello di Gesualdo espresso più volte con lunghi monologhi. Nelle pagine finali la prospettiva viene rovesciata e il punto di vista principale del racconto diventa quello di don Leopoldo (servitore incaricato di curare Gesualdo) e quello di altri servitori maligni che fumano e si affocano intorno al cadavere per guardare le sue mani distrutte dalla calce (quando Gesualdo era ancora un mastro/muratore).