Scarica La morte di Turno nella Traccia del Modello omerico di Barchiesi e più Dispense in PDF di Lingua Latina solo su Docsity! LA MORTE DI TURNO, riassunti Modello-genere e modello-esemplare L’azione del modello omerico deve essere ricondotta ad un’intertestualità complessa, pluralità di modelli che possiamo definire <<modelli in contatto>>, eterogenei tra loro e che comunicano fra loro solo grazie ad un intervento di sintesi. Virgilio recepisce e modellizza il testo dei poemi omerici, aventi una pluralità di funzioni. La composizione di un testo= processo generativo con creazione di uno spazio autonomo dotato di inizio e fine e la formulare di un discorso continuo e compatto. Processo che quindi poi genera il senso complessivo e che una volta compiuto, comporta una stratificazione di codici culturali, cioè una pluralità di modelli. Rapporto Virgilio-Omero Si è accumulato tantissimo materiale di confronto tra i 2 autori, la maggior parte di questa tradizione di studi tende ad una parcellizzazione (frammentazione) dei testi che tende a giustapporre i punti di contatto tra singoli atti di parola, senza interpretarli e dimenticandosi il processo d’insieme. Bisogna ricercare un criterio di analisi (che vada oltre l’arte illusiva) per affrontare la dimensione puntuale e micro- contestuale della memoria poetica: si ha a che fare con trame, intrecci, situazioni tipiche, costruzione di episodi… L’imitazione di Omero = ‘’esperienza immediata’’, interessa tutti i livelli del testo, dalla forma dell’espressione dei micro contesti sino alle forme del contenuto. Virgilio si rapporta con i testi omerici lavorando su - strutture dell’intrigo - ‘’’ Del discorso - ‘’’ Della fabula omerica utilizzandola come sorta di sceneggiatura L’Eneide fa svolgere ai modelli omerici una complessità di funzioni: 1. <<montaggio combinato>> della fabula odissiaca e di quella idilliaca 2. Eneide si vuole porre come continuazione dei poemi omerici. La continuazione bisogna pensarla come fabula autonoma che non trascura di riempire i vuoti lasciati dal modello greco; l’Eneide si legittima come prosecuzione delle storie di Omero (in particolare l’Iliade) : Enea comincia il suo tragitto personale da un’apparizione dell’ombra di Ettore,l’eroe che era stato sepolto e onorato nell’ultimo verso del poema di Omero. La complessa trama di rapporti che lega l’Eneide ai due poemi omerici sembra analoga a quella che lega l’Odissea all’Iliade.L’Iliade è quasi un poema senza passato, per conto l’Odissea è piena di riferimenti al passato e questo passato tende a saldarsi o coincidere o completarsi con la storia dell’Iliade. L’Odissea riempie i vuoti lasciati dall’Iliade come se la trattazione fosse un tutt’uno. Come se l’Odissea fosse un completamento dell’Iliade. Virgilio ha imparato a continuare Omero 1 perché Omero in persona gli offriva una chiave di questa tecnica in quanto lui in primo luogo è continuatore di sé stesso nel passaggio ILIAD. E ODISS. 3. Schema della ripetizione. In alcuni casi episodici la fabula Virgiliana non accenna a una continuazione o completamento di Omero ma ad una semplice ripetizione: idea che la guerra di Troia possa ripetersi e che Turno figurerà come il Nuovo Achille. 4. Da questi episodi di ripetizione si sviluppano : l’Inversione e il Superamento. La guerra di Troia non si ripeterà perché il nuovo poema guarda non alla distruzione di una città ma alla costruzione di essa. Le fabula di Iliade e Odissea giocano un ruolo nel racconto perché si presentano come un orientamento capovolto: ricerca di una nuova terra e fondazione di città invece che distruzione di città e ritorno a casa. Virgilio potrebbe limitarsi a copiare Omero senza mai neppure Scrivere come Omero, che non significava replicarlo e trattare i suoi testi come degli esemplari da riprodurre e basta; il problema era piuttosto rifare e sostituire Omero estraendo dai suoi testi una sorte di matrice generativa. Non esiste imitazione che si limiti ai testi (sarebbe solo Riproduzione), ma ciò che veramente si imita sono stili, convenzioni, norme, generi. Imitare un testo si presuppone che in uno stadio iniziale si costruisca un modello applicabile ad un testo visto come totalità concreta ma anche insieme di tratti distintivi. Tra testo imitatore e testo imitato si frappone un modello: MODELLO DI COMPETENZA che generalizza alcuni tratti da imitare, li seleziona, li individua come tipici, li costituisce a matrice dell’imitazione. Infatti ‘scrivere alla maniera di’ , rifarsi ad un testo passato è possibile solo se quel testo è trattato come un modello generico provvisto di tratti generalizzabili. Perciò emergono le qualità generiche di quel testo (e non le caratteristiche originarie e intenzionate del testo-esemplare) che l’imitatore assume come salienti. Virgilio usa Omero per 2 vie diverse: A. Sceneggiatura: da una parte il testo Omerico è un singolo esemplare da copiare, dove prende spunto per vicende singole, loci famosi ed esemplari… —>Modello-esemplare B. Repertorio di genere: è la matrice stessa dell’Imitazione. Entrano in gioco tutti gli elementi distintivi (e ripetitivi) della poesia omerica come: - Il formulario epico - I topoi - Generali regole combinatorie Che mostrano come si può organizzare il materiale narrativo e dai quali l’imitatore attinge. —>Modello-genere Queste caratteristiche mostrano lo stile codificato, formulare , tipico e ripetitivo di Omero, che è tanto caratteristico quanto problematico per chi recepisce i testi omerici fuori dal contesto culturale che li ha improntati. 2 nella composizione della sua opera, le matrici generiche e seriali quanto gli exempla individuali proposti da Omero. La competenza letteraria di Virgilio manifesta una particolare sensibilità per gli aspetti tipici e unici della narrativà omerica. Vediamolo nell’analisi di una sequenza narrativa: Il codice epico prevede la fissazione di alcuni tratti comparativi quali il coraggio anche temerario, la natura solitaria, la passione per il sangue connessa con la figura del leone. Qua è depositata l’ideologia aristocratica. Secondo queste modalità del codice epico Virgilio descrive Turno all’inizio del libro XII che parte alla riscossa come un leone inferocito vv.4-9. E’ subito evidente che la comparazione è omerica e si fonda su un paradigma, su una tipologia delle similitudini leonine. Questa tipologia epica e paradigma generativo è in pieno accordo con l’explanandum della narrazione in cui Turno pur provato dal corso della guerra non fa altro che aumentare la sua carica di violenza e alla sua sete di lotta. Ma c’è un singolo tratto della similitudine che non si lascia spiegare e non è presente nella tipologia della comparazione omerica: cioè l’idea che il leone è già stato ferito gravemente al petto. Il dettaglio chiama attenzione perché non ha alcuna correlazione nel contesto immediato dell’immagine. Collocata nei primi versi, la similitudine illustrerebbe allora il protagonista della tragica azione che occuperà tutto il libro, e insieme ne anticiperebbe non solo il carattere ma anche il destino, la ferita al petto del leone al principio del libro anticipa il coraggio temerario di Turno, e anzi guarda già al petto di Turno squarciato dalla spada nemica all’ultima immagine del libro. Questo ci riporta alle molteplici virtù del modello omerico, Omero ha però una significativa eccezione nella figura del leone: Omero descrive Patroclo, dopo aver ucciso Cebrione che è destinato a morire a sua volta e descrive Patroclo morituro come un leone ferito nel petto come Turno che si avvia alla sua ultima battaglia. Omero quindi fornisce da un lato una grammatica del narrare, secondo cui Virgilio declina l’immagine del leone ma dall’altro suggerisce anche un lessico patetico, un esemplare unico che può essere ripreso e citato per via allusiva. Questa distinzione ci sarà necessaria per interpretare l’uccisione di Turno nel finale dell’Eneide. Alcune delle interpretazioni proposte sono così parziali e riduttive, risultando semplici e dirette proprio perché disprezzano l’oggettività complessa del testo di Virgilio: in alcune Enea è visto come un sacerdote che procede all’eliminazione del nemico di Roma, ora come criminale di guerra ecc. Queste soluzioni riflettono molto l’ideologia di chi le costruisce e ben poco sul modo in cui è fatto il testo di Virgilio. Dall’Eneide emerge un’interpretazione problematica, difficoltà prodotta intenzionalmente dal testo che ha ben poco a che fare con l’esemplare omerico che Virgilio presuppone: cioè l’uccisione di Ettore (nel XXII dell’Iliade). Questo modello è talmente presente nel testo di Virgilio da creare un preciso e univoco orientamento delle aspettative. Analoga è la funzione dell’intreccio dei due episodi, parallelo lo sviluppo narrativo, le corrispondenze di dettagli che Virgilio riadatta allusivamente. 5 Le differenze tra la morte di Ettore-morte di Turno Se prendiamo in considerazione l’uccisione di Ettore: 1. -Quando Achille vibra la lancia che recherà ad Ettore il colpo fatale , il poeta si sofferma a illustrare questo momento decisivo con una similitudine. E’ conforme alla poetica di Omero che una similitudine collocata nel punto cruciale di un episodio sottolinei la forza trionfante dell’eroe vincitore. La lancia di Achille è come una stella che più di tutte brilla nel cielo notturno. La comparazione è tutta rivolta alla gloria di Achille; nessun elemento dell’immagine anticipa invece la prospettiva di Ettore morituro. Poco prima, Achille viene paragonato ad una stella (quando lo vede Priamo) ma è preso come un cattivo segno. - In Virgilio, la lancia di Enea, che sta per abbattere Turno è paragonata invece a fenomeni distruttivi: un sasso scagliato, una folgore, un turbine. In entrambi i casi il narratore valorizza la potenza guerriera dell’eroe. Ma da. Omero a Virgilio accade uno SLITTAMENTO PROSPETTICO: viene usata la stessa selezione degli epiteti tende ad assorbire il lettore nella prospettiva di Turno spostando il fuoco dal vincitore allo sconfitto e indurre il lettore a partecipare dl punto di vista soggettivo di Turno. Infatti nella fase del raconto che segue il colpo di lancia di Enea, il testo darà significativo spazio al comportamento di Turno e alle sue ragioni. 2. - Ettore non può far altro ferito a morte in un punto vitale, che pregare per il destino della sua salma. Inoltre per le condizioni in cui si trova il suo discorso non arriva ad essere una vera e propria supplica. - Virgilio opera una ricodificazione della scena : Turno infatti non è ferito. In una parte vitale; solo la coscia è stata trapassata. Turno si trova in un momento prima di iniziare il suo appello. Turno svolge il ruolo di supplice: evidenziato dalla posa, dalla mano protesa e precantem, gli occhi che in Virgilio corrispondono hai codici per una richiesta di pietà. E’ dunque una precisa scelta di Virgilio caratterizzare l’ultimo episodio del suo racconto come l’uccisione di un guerriero supplice, scelta che non trova analogie nel modello idilliaco dell’uccisione di Ettore. Questa scena così individualizzata e memorabile è anche questa una situazione tipica del racconto epico; tra l’altro è una situazione (la supplica di un guerriero sconfitto al vincitore) che si ripete molte volte e obbedisce ad uno schema. Questo schema prevede che nei tentativi di supplica si abbia un unico esito fisso e costante: il guerriero che supplica non viene mai risparmiato. Nell’epos omerico e come evidente parallelismo in quello Virgiliano non si fanno prigionieri anche se non si tratta di un dato statistico poiché la possibilità della clemenza è quindi sempre presente come alternativa. Così come in tutte le occasioni analoghe uccidere è una scelta contingente mai l’unica che si realizza: restrizione motivata dal fatto che Omero intende narrare non un episodio di guerra tra molti altri ma la fase più cruenta e spietata della llottache 6 porterà alla distruzione di Troia. Lo stesso vale anche per Virgilio : una guerra sublimata e portata all’estremo. Una guerra eroica dove si può solo uccidere o essere uccisi. In linea con questa ideologia ecco allora che il modello-genere di Virgilio (coerente alla tipologia del racconto Omerico) preveda un’unica soluzione: Turno non può che essere ucciso. Ma Virgilio sottolinea dando un significativo spazio all’impressione che la supplica di Turno provoca in Enea (sembra quasi che Enea sia sul punto di prendere una decisione di clemenza). Questo appello di Turno anche se non ha punti di contatto con le parole di Ettore, ha indubbiamente un carattere tradizionale non perché sia la replica di un motivo topico ma perché è la ripresa di un motivo unico nel grande contesto dell’Iliade e facilmente identificabile. L’appello <<abbi pietà, pensa al tuo vecchio padre>> è l’argomentazione che riesce a commuovere Achille nel XXIV canto dell’Iliade, l’unico episodio del poema in cui la supplica al nemico viene esaudita. Si vedrà che l’appello di supplica di Turno non ha punti in contatto con l’uccisione di Ettore (scena del modello-principale) ma concorda con l’iconografia di un altro episodio: la supplica di Priamo ad Achille (riscatto di Ettore), per la cultura antica è il paradigma universale di supplica efficace. 1. tra l’altro questa vicenda appare ad Enea prima di visitare il tempio di Cartagine: l’immagine patetica di Priamo che supplica il feroce Achille che suscita anche in Enea stesso pietà. In modo non dissimile dalla scena Idilliaca, si gioca sulla rispondenza gestuale anche quella Virgiliana ì, tra supplice e supplicato. I gesti si focalizzano su una ripetuta attenzione alle mani che funzionano sia come indici di emozione siccome segnali di scelte e intenzioni che si richiamano a vicenda. Ciò che ci interessa è la ‘’lettura’’ del modello accolta da Virgilio che è possibile determinarla grazie al richiamo di un parallelismo interno già anticipato: Enea stesso si commuove alla vista di Priamo effigiato nell’atto di riscattare il corpo del figlio. In Virgilio esattamente come in Omero, il gesto di supplica viene prima ‘’detto’’ dal poeta, poi enfaticamente ripreso dal supplicante nel suo discorso, in modo che ne risulti lo straordinario valore di autoumiliazione. 2. Le somiglianze si fanno ancora più pregnanti tra la supplica di Turno-Priamo se consideriamo il contenuto dei suoi discorsi. L’argomentazione di Turno, unica argomentazione che possa coinvolgere il nemico e toccare la sua pietà, rimanda al grande motivo patetico che apre e chiude il discorso di Priamo nella tenda di Achille. Questo episodio è riconosciuto come modello di grande efficacia e persuasione. I retori antichi vedono in questa scena l’esempio estremo di quale efficacia può esercitare, in una situazione sfavorevole al massimo grado, il potere della parola. Ma il potere della parola usato da Turno fallisce perché l’ira di Enea viene scatenata da un ricordo, un’ira che si richiama strutturalmente a quella di Achille, non diversamente per la sua funzione narrativa. 7