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La musica, la voce e il canto nel curriculm inclusivo 0-6 anni, Sintesi del corso di Musica

riassunto del libro "La musica, la voce e il canto nel curriculm inclusivo 0-6 anni".

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022
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Scarica La musica, la voce e il canto nel curriculm inclusivo 0-6 anni e più Sintesi del corso in PDF di Musica solo su Docsity! 1 Libro → LA MUSICA, LA VOCE E IL CANTO NEL CURRICOLO INCLUSIVO 0-6 AANI INTRODUZIONE I contesti formativi 0-3 e 3-6 anni (nidi e scuola dell’infanzia) sono concepiti per: • Arginare qualsiasi forma di svantaggio e di marginalizzazione, • Garantire il superamento delle diseguaglianze e delle barriere territoriali, economiche, etiche e culturali. Il loro obbiettivo è quello di → creare laboratori permanenti di ricerca, innovazione, partecipazione e apertura al territorio assicurando la continuità del percorso di crescita di ciascun individuo e sapendo coniugare la ricchezza delle proposte esperienziali e didattiche con la valorizzazione, il rispetto e l’accettazione di tutte le diversità. Essi sono luoghi di inclusione e di accudimento dove promuovere: • il senso di autonomia, • la crescita e lo sviluppo delle abilità comunicative, relazionali e creative. L’età prescolare, infatti, non viene più percepita come una fase transitoria verso l’età adulta, ma come un periodo di crescita e di maturazione straordinariamente importante per il successivo sviluppo delle facoltà umane. Perciò, i servi per l’infanzia devono dotarsi di un’organizzazione flessibile per adattarsi meglio alle esigenze di ciascuno e garantire il diritto all’educazione e all’istruzione non solo agli allievi tipici, ma anche a quelli che vivono in condizioni di disabilità e di problematicità. Esso deve essere un sistema aperto alle differenze, capace di rimuovere gli ostacoli all’apprendimento e alla partecipazione ai fini di favorire la crescita personale e sociale. L’arte dei suoni è in grado di favorire in ciascuno: • i processi di scambio e di condivisione, • lo sviluppo psico-fisico, • lo stato di benessere. La scienza ha dimostrato che tutti nasciamo con una dotazione genetica alla musica e che le successive abilità dipendono: • Dal livello iniziale di attitudine alla musica, • Dall’ambiente → in grado di alimentare le motivazioni interne, • Da un’educazione → capace di sostenere l’apprendimento a partire dalla vita intrauterina. La musica plasma: 1. le emozioni, 2. il buon gusto, 3. l’apprezzamento estetico, 4. forma il nostro essere, 5. mobilita la capacità intellettiva. 2 Fare musica fin dall’infanzia, pertanto, aiuta a: 1. Prendere coscienza dell’identità vocale ed emotiva, 2. Accrescere e sostenere lo sviluppo corporeo, motorio, percettivo, affettivo-relazionale, creativo e cognitivo → che sono alla base del normale processo di sviluppo di ciascun individuo, Inoltre, la musica educativa permette di: 1. Sperimentare esperienze reali, 2. Nutrire il nostro animo, 3. Allevare la nostra mente, 4. Coltivare la nostra percezione del mondo, 5. Prevenire il disagio giovanile, 6. Promuovere il benessere in età evolutiva, 7. Spingere, attraverso l’effetto energizzante del suono, chi la produce e chi l’ascolta verso un esistenza estetica. Il compito primario di ciscun educatore non è, quindi, quello di far diventare ogni bambino un artista, ma quello di accrescere il lui il senso del gusto e del bello. 5 1.3. LA MUSICA NEL GREMBO MATERNO: è POSSIBILE UNA PREVEENZIONE PRIMARIA? Il suono è: • un elemento presente in natura; • indice primordiale di vita; • un efficace mediatore tra l’individuo e l’ambiente esterno; • in grado di sostenere gli apprendimenti disciplinari e favorire l’appartenenza e la partecipazione fin dall’ambito prescolare. La musica svolge una straordinaria funzione paideutica (→ prospettiva musicale) e promuove didatticamente, soprattutto atteggiamenti aperti al rispetto e all’accettazione delle differenze. L’Organizzazione Mondiale della Salute ha più volte riconosciuto il potere che la musica può esercitare sul funzionamento umano e in particolar modo sotto il profilo affettivo, emotivo, sociale, cognitivo e psicomotorio. Per questo, già in età prescolare, può essere unon strumento compensativo di straordinaria efficacia in grado di offrire sostegno nella gestione inclusiva del gruppo e facilitare la costruzione di un ambiente accogliente e funzionale all’apprendimento di tutti. Secondo il modello culturale e antropologico espresso dall’International Classification of Functioning Dysability and Health (IFC) dell’Organizzazione Mondiale della Salute la musica è un fattore ambientale in gardo di promuovere la socializzazione e di incrementare il livello di intelligenza intra e interpersonale favorendo, al contempo, il miglioramento delle prestazioni dei soggetti con bisogni educativi speciali. Durante la gravidanza il feto matura una serie di funzioni (organiche, fisiologiche, cognitive, motorie, sensoriali…). È possibile svolgere, già a partire dal nido, alcune forme di prevenzione primaria per combattere e ostacolare le cause e i fattori predisponenti di determinati disturbi che spesso, durante l’età evolutiva, condizionano in maniera rilevante il benessere psico-fisico. L’esperienza musicale investe la sfera emotiva e il suono è in grado di produrre un effetto energizzante tale da spingere al movimento e all’azione chi lo percepisce. Nell’utero il feto sviluppa la sua motricità e le sue capacità neurosensoriali seguendo delle fasi ben scandite che da un punto di vista funzionale possono essere distinte in 3 categorie: 1. Movimenti precoci che si estinguono al termine della gravidanza; 2. Movimenti legati alla sopravvivenza del feto e del suo normale sviluppo; 3. Movimenti preparatori alla funzione postnatali. Sfruttando l’effetto energizzante del suono e della musica è possibile favorire l’esercizio motorio del fatto e dello sviluppo sensomotorio della prima infanzia secondo un percorso evolutivo. Per questo è importante valorizzare l'espressione corporea. L'udito e la vista, a differenza del tatto, dell'olfatto e del gusto, si evolvono più tardivamente. Le sensazioni visive aumentano solo con l'approssimarsi della fine della gravidanza quando la cavità uterina tende a essere gradualmente meno buia. L'organo dell'udito completa il suo sviluppo al raggiungimento della tredicesima settimana quando il feto è ormai in grado di percepire i suoni, anche se attutiti dal liquido amniotico e dalle pareti uterine, che provengono dalla madre e dal mondo esterno, reagendo con attività motorie. Durante questa fase, all'interno del sacco amniotico, l'udito, per completare la sua maturazione secondo il normale sviluppo genetico, ha la necessità di ricevere stimolazioni sonore adeguate. La madre è un ponte di connessione tra il figlio e il mondo esterno che il bambino prenatale utilizza per accrescere le sue facoltà e per prepararsi alla vita futura. È durante la fase gestazionale, infatti, che il feto riceve un imprinting fortissimo e matura tutte quelle competenze che fanno parte del suo prezioso bagaglio genetico che vanno sostenute e incoraggiate già durante le esperienze educative al nido, a partire dal rispetto delle norme igienico comportamentali. Per crescere il bambino ha bisogno di esprimere se stesso e le sue emozioni in un ambiente ricco di facilitatori in cui vivere apertamente le proprie esperienze e la propria condizione personale creando di scoraggiare fin da subito la comparsa di atteggiamenti demotivanti e di scarsa autostima. 6 L'asilo nido diventa allora l'ambiente privilegiato, il laboratorio di esperienze privilegiato, il laboratorio dove affrontare, fin da subito, le nuove sfide educative della scuola di oggi. La musica può, o meglio deve, essere quindi proposta al nido co modalità ludica e flessibile e possibilmente in un'organizzazione laboratoriale in grado di adattarsi in maniera davvero efficace alle caratteristiche peculiari di tutti i bambini, con sviluppo tipico in non. Il suono e la musica sono infatti un nutrimento acustico di straordinaria importanza per lo sviluppo delle funzioni cognitive e vitali e possono altresì rappresentare un canale comunicativo alternativo a quelli tradizionali soprattutto se compromessi in maniera più o meno reversibile. 7 1.4. MUSICA E GIOCO AL NIDO: LA DIMENSIONE PEDAGOGICA DELL’EDUCABILITA’ E PERFETTIBILITA’ PER TUTTI E PER CIASCUNO La prima infanzia costituisce, oltre la vita prenatale, un arco temporale di straordinario valore per stimolare l’apprendimento percettivo e sostenere il successivo sviluppo umano identitario. L’interazione tra il bagaglio genetico e il contesto ambientale promuove la strutturazione dell’architettura fisica e celebrale del neonato. Durante il primo anno di vita i bambini sono particolarmente sensibili ai mutamenti ambientali, quindi, ogni suono nuovo, o insolito, cattura la loro attenzione. Intorno ai 2/6 mesi è in grado di imitare i modelli vocali proposti e percepiti quotidianamente dall’ambiente circostante. Ha inizio così la fase di lallazione e la comparsi di prime manifestazioni cantate con variazioni in altezza e glissati micro-tonali e prive di variabilità fonemica, perché intonate di frequente su un’unica vocale. Questa fase si prolunga fino agli 8/9 mesi quando il bambino impara a rispettare l’alternanza dei turni e a prepararsi al successivo sviluppo conversionale. Prima dell’inizio del 2° anno di vita, i bambini sono spesso in grado di associare determinati gesti con la musica all’ascolto delle canzoni d’azione. Soltanto a partire da questa età si può parlare di comunicazione intenzionale: il bambino diventa cosciente delle sue capacità comunicative e di relazione con l’ambiente esterno. Le acquisizioni vocali, gestuali e cognitive nel corso del 1° anno di vita, precedono la funzione delle prime parole. Il linguaggio con le sue caratteristiche morfologiche e sintattiche si articola solo attorno ai 4/5 anni di vita. I successivi sviluppi e soprattutto l’inserimento scolastico (istruzione formale) permetteranno al bambino di acquisire nuove conoscenze come il lessico e l’enciclopedia. In qualsiasi processo di apprendimento, la fase iniziale di ascolto riveste un’importanza fondamentale per la percezione e la decodifica delle informazioni. A qualsiasi sollecitazione vocale e sonora è importante far seguire momenti di silenzio affinché il bambino elabori gli stimoli percepiti e incominci a rispettare l’alternanza nell’eloquio. Questa esperienza iniziale permette inoltre di sviluppare la consapevolezza e il pensiero musicale (l’audation → la capacità di sentire dentro di sé e di comprendere mentalmente il suono anche se non fisicamente presente nell’ambiente). La varietà, la ripetizione e la complessità delle proposte sonore de linguistiche offrono al bambino di costruire un vocabolario il più ampio e completo possibile. Un’educazione musicale, durante la prima fase di apprendimento (guida informale), agisce come un genitore musicale cantando melodie e ritmi e muovendosi in modo fluente seguendo il flusso energetico della musica. La manifestazione più evidente che si verifica dopo il 1° anno è la comparsa del canto spontaneo, la cui caratteristica principale è l’utilizzo di altezze tonali discrete e stabili. Con l’approssimarsi del 2° anno di vita, i bambini aumentano le esplorazioni vocali attraverso l’utilizzo di intervalli sempre più ampi come le quarte e le quinte. Questa continua sperimentazione fa sì che i canti estemporanei diventino più lunghi tra i 2 e i 3 anni quando le invenzioni cominciano a mostrare un’organizzazione interna più accurata. 10 Capitolo 2 → LA VOCE E IL CANTO COME MEDIATORE PER LA COSTRUZIONE DI AMBIENTI DI APPRENDIMENTO INCLUSIVO 2.1. VOCE E PAROLA: I PRESUPPOSTI PER L’EDUCAZIONE SOCIALE E INCLUSIVA La voce, ossia la sonorità, emessa dall’uomo attraverso la laringe, le corde vocali vere e il tratto vocale è lo strumento attraverso il quale ciascun individuo esprime la personalità, l’emotività, la sensibilità, la cultura e l’intelligenza. La voce è l’espressione sonora del nostro Io profondo. I neonati, a casa o al nido, ancora prima di saper parlare, sono in grado di utilizzare le numerose sfumature sonore della loro voce per richiedere l’attenzione, il contatto e lo scambio con l’ambiente esterno (per esempio tramite il pianto). Voce → prodotto acustico costituito da un suono complesso provocato attivamente dalla laringe in presenza di una corrente aerea respiratoria normalmente espiratoria. Nel linguaggio parlato gli elementi vocali fungono da collante degli elementi digitali linguistici poiché orientano la percezione dell’ascoltatore nell’ambiguità di significato, nella produzione di suggestioni e nella comprensione delle intenzioni. Si distinguono in: 1. Accento tonico → l’intensità con cui si pronuncia le vocali di una parola; 2. Accento fonico → vocali con accento grave-acuto; 3. Ampiezza della vocalità → lunghe-brevi; 4. Adattamento frequenziale → frequenza di fonazione; 5. Adattamento di intensità → intensità di fonazione; 6. Ritmo prosodico → rilevazione acustica della successione degli accenti nella frase; 7. Mordente → grado di forza articolatoria e fonatoria. La voce è uno degli strumenti più importanti di cui disponiamo per entrare in contatto con il mondo esterno e per comunicare la nostra autenticità. 11 2.2. EDUCAZIONE VOCALE E SVILUPPO DEL LINGUAGGIO NEL BAMBINO Nel nostro cervello le aree predisposte al linguaggio sono sottoposte a uno sviluppo ontogenetico, perciò, le nostre abilità linguistiche sono innate. Lo sviluppo del canale uditivo completa la sua evoluzione intorno al 7°/8° mese di gravidanza. Durante i primi mesi di vita l'ascolto svolge una funzione fondamentale per permettere al bambino di acquisire il linguaggio, questo perché, favorisce gradualmente l'apprendimento del lessico della lingua di appartenenza. Il bambino per apprendere una lingua procede secondo tappe evolutive che scandiscono nel corso dei mesi degli anni l'acquisizione di specifiche competenze. Ancora prima di parlare il neonato è in grado di produrre suoni e vocalizzi per esprimere i suoi bisogni impellenti e per richiedere accudimento. Le prime consonanti sono le bilabiali → ossia quelle prodotte dalle labbra b-p; a cui seguono le esplosive → generate dal movimento della lingua verso il palato c-g. Intorno ai 4-5 mesi ha inizio la fase della lallazione musicale che procede lallazione sillabica parlata; in questo periodo il bambino deve avere la possibilità di esplorare le proprie capacità fonatorie e linguistiche in maniera libera e spontanea. Intorno al primo anno di vita avvengono ulteriori progressi sia a livello motorio che linguistico, in questa fase ciò che conta è creare condizioni favorevoli in casa e al nido affinché il bambino possa ulteriormente apprendere i suoni della lingua (alternarsi di suoni, parole e silenzi). Quando il bambino è in grado di esprimersi verbalmente è molto difficile distinguere le sue prime parole perché spesso vengono pronunciate in maniera semplificata, abbreviata o modificata. Con il passare dei mesi si assiste all'espansione del vocabolario la cui acquisizione è un processo graduale e lento. Espansione del vocabolario durante l'infanzia: • 12 mesi → 4/5 parole; • 16-18 mesi → 10 parole; • 17-22 mesi → 50 parole; • 2 anni → esplosione del vocabolario; • 3 anni → 300-400 parole; • 5 anni → 1500 parole. A questo punto il bambino è in grado di partecipare a una conversazione e manifesta un crescente interesse per la narrazione di storie e racconti. In questa fase di sviluppo è molto utile offrire al bambino diverse occasioni per sperimentare, insieme ai propri compagni, le abilità linguistiche e vocali acquisite combinandole con le attività di movimento, di ascolto e di musica vocale e strumentale (es. il coro è utile per sostenere una corretta fonazione e pronuncia delle parole, per stimolare la fantasia, la creatività, il senso ritmico…). Il linguaggio con le sue caratteristiche morfologiche e sintattica si sviluppa intorno ai 4-5 anni di età; i successivi sviluppi e soprattutto l'inserimento scolastico permettono al bambino di acquisire nuove conoscenze come il lessico e l'enciclopedia, indispensabili per suo ulteriore sviluppo culturale e sociale. 12 2.3. PEDAGOGIA DELLA COMUNICAZIONE VERBALE E NON VERBALE Non esiste una sola idea di comunicazione, sia pur stratificata o stratificabile, bensì tante idee quante sono le derivazioni scientifiche e culturali in vario modo implicite nell'analisi. Il sociologo statunitense Harold Lasswell ha proposto una formula schematica dell'atto comunicativo che, nonostante presenti alcuni punti deboli, è stata considerata per molto tempo una vera e propria teoria comunicativa. Per lui un atto per essere comunicativo deve rispondere a 5 diverse domande che si riferiscono a un preciso oggetto di studio: 1) Chi parla? → analisi degli elementi; 2) Cosa dice? → analisi del contenuto dei messaggi; 3) Attraverso quale canale? → analisi dei mezzi tecnici; 4) A chi? → analisi dell’audience; 5) Con quali effetti? → analisi degli effetti della comunicazione. I punti deboli dello schema sono: • L'assenza della nozione di feedback → cioè il segnale di ritorno, • Le variabilità intervenienti → cioè quella serie di fattori che possono interporsi ed eventualmente ostacolare i messaggi tra il trasmittente e il ricevente, • Il contesto culturale, sociale, estetico in cui la comunicazione si svolge. Mc Quail ha proposto una sua versione aggiornata dei 5 punti: 1) Chi comunica con chi? → trasmittenti e riceventi; 2) Perché si comunica? → funzioni e scopi; 3) Come avviene la comunicazione? → canali, linguaggi e codici; 4) Su quali temi? → contenuti, oggetti di riferimento, tipi di informazione; 5) Quali sono le conseguenze della comunicazione? → intenzionale e no. Dell Hymes ha proposto 8 categorie sotto l'acronimo SPEAKING: 1) Setting → circostanze e ambiente psicologico e culturale dell'atto comunicativo; 2) Partecipants → i soggetti coinvolti nella comunicazione; 3) Ends → gli scopi; 4) Art characteristic → forme e contenuti dello scambio comunicativo; 5) Key → le modalità dello svolgimento dell'atto comunicativo; 6) Instrument → il codice e il canale; 7) Norm of interactions and of interpretation → comportamenti e regole linguistiche; 8) Genres → categorie degli atti comunicativi. Quindi, possiamo affermare che, affinché ci sia un atto comunicativo interpersonale, è indispensabile che ci siano almeno: • 2 attori → un'emittente e un ricevente, • un contenuto → il messaggio o l'oggetto di scambio, • un canale → ossia il mezzo fisico attraverso il quale si svolge l'atto comunicativo. A seconda della frequenza e del flusso, gli atti comunicativi possono a loro volta essere distinti in: 1. Diacronici 2. Sincronici. 1. Intensità diacronica (frequenza) si parla di comunicazione: • discreta o discontinua → con carattere occasionale o episodiche, • seriale → abituale, • continua → che fa parte di una consuetudine. 15 Le caratteristiche del suono vocale dipendono da tre diversi fattori: 1. L'intensità, 2. L'altezza tonale, 3. Il timbro. L'intensità → è il volume della voce e dipende dall'ampiezza di vibrazione delle corde vocali in relazione alla pressione sotto glottide. Tale parametro viene misurato in decibel (dB) e il suo valore medio va tra i 30 dB ai 70 dB. L’altezza → è la frequenza, misurata in Hertz (Hz), prodotta dalla vibrazione delle corde vocali. L'intensità della frequenza emessa nella voce cantata costituiscono l'estensione, mentre nella voce parlata formano il range frequenziale. Considerando le estensioni vocali dalla voce più grave dell'uomo alla voce più acuta della donna si ottiene una gamma di suoni fra i 60 Hz 1760 Hz (circa 5 ottave). A questa estensione fisiologica, si contrappone un'estensione sonora ridotta definita tessitura di voce che si riferisce ai suoni prodotti con relativa comodità. Le voci vengono classificate in sei tipi vocali: • basso, baritono e tenore → voce maschile, • contralto, mezzo soprano e soprano → voci femminili. Il timbro → è la qualità della voce prodotta da ciascun individuo, l'impronta vocale che caratterizza ogni essere umano. Le caratteristiche dipendono principalmente dalle differenze anatomiche e dall'atteggiamento funzionale che viene assunto durante la fonazione. Il suono prodotto dalla vibrazione delle corde vocali vere può essere paragonato al ronzio emesso da due fili d'erba. Tuttavia, affinché la nostra voce assuma il suo suono caratteristico, il ronzio generato dalle pliche vocali deve subire un'amplificazione nel passaggio attraverso una serie di cavità di risonanza. L'apparato di risonanza è dotato di plasticità in quanto è costituito sia da segmenti anatomici duri e fissi, sia mobili. Le cavità piene d'aria che lo compongono (faringe, cavità orale e nasale) formano il tratto vocale o tubo aggiunto, la cui sagoma può essere paragonata una F. Gli organi fono-articolatori (labbra, arcate dentarie, lingua e palato) sono gli organi deputati e modificare e frammentare il suono per favorire la produzione del linguaggio verbale con le sue vocali e consonanti. Per emettere i fonemi, l'apparato di articolazione assume diverse posizioni attraverso le quali produce un'immagine acustica ben definita. I consonantici vengono realizzati a seconda del luogo e del modo di articolazione. A seconda del luogo i fonemi si distinguono in: 1. Bilabiali, 2. Labiodentali, 3. Linguodentali, 4. Linguopalatali, 5. Velari. A seconda del modo di articolazione, i fonemi consonantici si distinguono in: 1. Occlusivi → nel caso in cui la corrente espiratoria-fonatoria trovi il passaggio chiuso, 2. Costrittivi → passaggio ristretto, 3. Semiocclusivi o affricati → associazione di un fonema occlusivo e costrittivo. 16 Le voci vengono classificate in relazione al cambiamento di volume e di configurazione delle cavità di risonanza, dovuti al movimento degli organi articolatori. Spostando la lingua nelle sue tre zone (apice, corpo, radice) otteniamo i suoni vocalici a, e, i, o, u. Gli altri organi che si attivano per la produzione della voce sono: il sistema nervoso centrale, il sistema uditivo, la colonna vertebrale. Il sistema nervoso monitorizza il meccanismo della fonazione controllando gli atti respiratori, la motilità delle diverse strutture muscolari interessate e la postura. Essa viene affiancata dal sistema uditivo che rappresenta uno dei più importanti sistemi di controllo feed- back del linguaggio articolato. 17 2.5. LA VOCALITA’ INFANTILE E I DISTURBI DELLA VOCE La voce è un fondamentale mezzo di comunicazione ma, al di là della funzione referenziale, è anche una forma di comportamento e come tale va educato fin dalla nascita. Educare i bambini all'uso corretto della voce cantata e parlata è un esercizio estetico molto delicato perché richiede una profonda conoscenza dei limiti e delle capacità della voce infantile. I genitori, gli educatori e gli insegnanti di canto dovrebbero, quindi, sempre tenere in gran considerazione la fragilità dell'apparato fono-articolatorio infantile e la sua incompleta maturazione logica per non rendersi complici di veri e propri abusi vocali che possono con il tempo essere causa di patologie legate non solo alla voce, ma anche particolari aree dei disturbi specifici evolutivi (DSE). Già durante le prime manifestazioni vocali sarebbe necessario rendere il bambino consapevole della proprietà della propria voce per aiutarlo nella gestione fonatoria, soprattutto per gli aspetti legati: • all'intensità, • ai momenti di pausa, • all'articolazione delle parole, • al rispetto, • alla coordinazione, • alla postura, • alla proiezione. È presente una costante diffusione e incremento dei disturbi vocali nei bambini in età prescolare e scolare: • 8% → scuola dell'infanzia, • 12% → scuola primaria. Questi disturbi, noti come disfonie, sono determinati dalle interazioni di uno o più organi deputati alla fonazione come: il mantice respiratorio, • la laringè, • il sistema nervoso centrale, • il sistema uditivo, • la colonna vertebrale, • l'apparato endocrino. Le disfonie influiscono sulla comunicazione per l'impatto che hanno sulle attività quotidiane, sulla sfera psicologica e sulla percezione individuale delle caratteristiche vocali. Cono un'alterazione quantitativa e-o qualitativa della voce e possono dipendere da fattori sia di tipo funzionale, sia di tipo organico, questi ultimi spesso determinati dai primi: noduli, polipi, edemi. Nel caso in cui alterazione interessi la voce cantata, il disturbo si definisce disodio. Sintomi: • riduzione di tessitura, • difficoltà di intonazione, • cali di volume, • povertà armonica, • presenza di rumore, • affaticapilità rapida, • timbro disomogenio, • attacchi soffiati, • tendenza dei suoni a calare, • rotture vocali. 20 2.7. PREVENZIONE DEI DISTURBI DELLA VOCE NEL BAMBINO IN ETA’ PRESCOLARE: RICERCA EDUCATIVA E PRATICHE BASATE SULL’EVIDENZA Nel campo dell'educazione speciale, secondo le indicazioni attuali dell’Evidence Based Education EBE, l'evoluzione della didattica si sostiene attraverso la promozione di ricerche finalizzate alla validazione e all'efficacia di specifiche applicazioni metodologiche nei vari contesti educativi. Affinché le applicazioni didattiche e le conoscenze derivate dalle ricerche possono riferirsi ai principi chiave del modello EBE, devono sapere soddisfare i seguenti aspetti: 1. Che cosa funziona? 2. Quando funziona e per chi? 3. Come possiamo fare per farla funzionare? 1) Efficacy Research → si riferisce all'efficacia degli interventi. 2) Effectivness Research → si riferisce agli effetti prodotti dagli interventi. 3) Implementation → si riferisce alle modalità di applicazione. In un recente ricerca, è stata verificata l'ipotesi di valorizzare, in ottica EBE, la pratica musicale e corale per la prevenzione dei disturbi della voce con bambini della scuola dell'infanzia. Il DSM-5 classifica tali disfunzioni nella macro-categoria dei disturbi della comunicazione all'interno della quale individua 5 sottocategorie: 1. Disturbo del linguaggio. 2. Disturbo fonetico-fonologico. 3. Disturbo della fluenza. 4. Disturbo della comunicazione sociale e pragmatica. 5. Disturbo della comunicazione non altrimenti specificato. Le disfonie e le disodie appartengono all'area dei disturbi fonetico-fonologici che descrivono le difficoltà di produzione verbale sia a livello articolatorio, sia a livello di organizzazione del sistema fonologico. L'esperienza di ricerca è stata condotta per verificare se, attraverso la pratica musicale e corale proposta durante l'orario scolastico in un'organizzazione laboratoriale, il bambino fosse stato in grado di sviluppare una corretta formazione e di imparare a conoscere le numerose possibilità comunicative della propria voce. La risposta è sì, dopo questo percorso terapeutico il bambino è stato in grado di sviluppare una corretta fonazione e imparare a conoscere le numerose possibilità comunicative della propria voce, ma dopo sei mesi di distanza, durante le visite di controllo è emerso che, i piccoli avevano nuovamente ripreso gli stessi problemi di partenza. Ciò ha permesso di constatare che il bambino, una volta reinserito nel proprio contesto sociale, evidentemente non idoneo, torna a perpetuare le vecchie cattive abitudini vocali che si credevano superate per sempre dopo la terapia. Per questo motivo è di estrema importanza accompagnare costantemente e quotidianamente i bambini verso comportamenti consoni al rispetto del proprio e altrui benessere. L'ambiente in cui i bambini vivono deve rispondere alle singole e particolari esigenze di crescita dei più piccoli al fine di garantire una completa maturazione delle loro facoltà. Come è emerso da questa ricerca il canto corale costituisce l'ambiente di apprendimento privilegiato per lo sviluppo di competenze necessarie alla promozione del benessere individuale e sociale. La buona musica, quella educativa, infatti è in grado di spingere naturalmente chi la produce, chi ascolta e chi la comprende verso un'esperienza pienamente coinvolgente il significativo. 21 2.8. CANTARE CI FA BENE: IGIENE VOCALE E PRATICA CORALE PER I CONTESTI EDUCATIVI INCLUSIVI Al fine di mantenere sano ed efficaci il nostro organo vocale è indispensabile, quindi, osservare fin dall'infanzia alcune norme comportamentali in grado di ridurre o modificare il fattore che determina un abuso e un cattivo uso della voce. Si tratta di assumere nel tempo una serie di abitudini sia nella modalità respiratorie, sia negli adattamenti ambientali per favorire una fisiologica prestazione fonatoria. Promuovere il benessere emotivo e vocale già l'infanzia è una delle prerogative fondamentali non solo per garantire nel bambino uno sviluppo psicofisico adeguato, ma anche per favorire una maggiore e più attiva partecipazione alla vita sociale, culturale e intellettuale. La musica è una delle intelligenze costitutive dell'essere umano in grado di esercitare un'influenza straordinaria sul comportamento e sul funzionamento umano sotto il profilo cognitivo, effettivo, emotivo, psicomotori e sociale. Bisognerebbe quindi: - Promuovere in età prescolare progetti di alfabetizzazione vocale ed emotiva attraverso il lavoro di scoperta e di sperimentazioni sonore-musicale in cui sollecitare condotte di tipo esplorativo, espressiva e organizzativo sia a livello individuale, sia di gruppo. - Si dovrebbe cercare di coinvolgere il bambino in maniera attiva al suo stesso apprendimento. - Le attività dovrebbero essere sempre presentate in maniera ludica in una dimensione laboratoriale all'interno di un ambiente protetto e contenitivo in cui i partecipanti possono realmente assumere un atteggiamento esplorativo e creativo basato sulla fiducia reciproca e sulla libertà libera di espressione di sé. Per permettere al bambino di imparare ad ascoltare e ad ascoltarsi, l'allenamento propriocettivo deve essere impostato sul lavoro di esplorazione e percezione sonora, vocale, corporea e musicale. Per promuovere l'apertura all'ascolto e alla valorizzazione del contributo sonoro si ciascuno, è consigliabile rivolgere particolare interesse non tanto alla competenza tecnico-musicali quanto a un consolidamento di particolari forme di relazione e socializzazioni in grado di facilitare lo sviluppo dell'empatia. Nella scuola dell'infanzia e nel nido la musica diventa un valido elemento per socializzare le esperienze. Produrre e ascoltare musica insieme agli altri permette infatti di intere i interesse rapporti di scambio e di condivisione del tutto particolari e speciali. La prima esperienza musicale è quella corporea che mediante i sensi e il movimento, genera intense risonanze effettive e favorisce un più accurata conoscenza e percezione di se stessi. L'attività corporea e musicale alimenta a sua volta lo sviluppo cognitivo. Il corpo in movimento è pertanto lo strumento principale attraverso il quale sviluppare un'intelligenza comportamentale, emotiva, espressiva e fonatoria essenziale per un uso corretto dell’apparato vocale. La musica diventa un mediatore educativo di straordinaria efficacia e assume parimenti non solo una valenza formativa e di crescita educativa, ma anche comportamentale ed estetica. Durante la prima infanzia è l'ambiente a condizionare lo sviluppo vocale ed è per questo che l'adulto deve proporsi al bambino come un modello sano da imitare. In ambito educativo è indispensabile, infatti, attenersi una serie di norme igienico vocali e assumere atteggiamenti fonatori idonei e non contraddittori rispetto alle aspettative personali e alle indicazioni fornite ai propri discenti. Per migliorare la qualità della produzione della percezione sonora è necessario che gli ambienti a uso civile, ma anche i luoghi del tempo libero, non siano progettati prestando un'attenzione particolare nei confronti dell'acustica come un tassello fondamentale imprescindibile per la sovrastava guardate salvaguardia della salute delle persone e dei piccoli in particolare. 22 Capitolo 3 → IL LABORATORIO VOCALE E MUSICALE NEL CURRICULO INCLUSIVO: PROMUOVERE RELAZIONI POSITIVE AL NIDO E A SCUOLA 3.1. MUSICA D’INSIEME E SVILUPPO DELL’INTERDIPENDENZA POSITIVA Saper gestire al nido e la scuola dell'infanzia un clima favorevole e positivo basato sullo spirito di collaborazione, di fiducia, di attenzione e di rispetto tra i vari soggetti, incide sulla qualità dell'apprendimento e sulla possibilità di creare una rete idonea ed efficace di relazioni umane. La musica è una delle intelligenze costitutive dell'essere umano attraverso cui promuovere per ciascuno le migliori opportunità e per una crescita personale. Nei percorsi di educazione al suono e alla musica al nido e nella scuola dell'infanzia, l'attività di musica d'insieme, ossia cantare in coro e-o strumenti con i propri compagni, può svolgere un ruolo significativo nella riduzione dell'ansia e dello stress e alimentare parallelamente una maggiore fiducia nei propri mezzi e in quelli del gruppo di appartenenza. Il laboratorio di musica d'insieme è pertanto uno spazio di apprendimento dove ciascun partecipante contribuisce, con le sue modalità di intervento e la sua specifica identità, alla realizzazione di un progetto unico e condiviso. È un'esperienza di gruppo che può essere paragonata alla tecnica del “circle time” che favorisce l'educazione emotiva e la coesione trasversale di tutti i membri che partecipano alle attività. In un contesto di questo tipo, l'educatore non svolge un ruolo di permanenza in quanto il suo atteggiamento dovrà favorire la partecipazione di tutti, compresi i più timidi e più restii al confronto. L'adulto si propone pertanto come un vero e proprio facilitatore di relazioni significative e di processi dinamici coevolutivi, interpretando il punto di vista di ciascuno, promuove il confronto con gli altri facendosi garante del coinvolgimento emotivo e corporale di tutti, nel rispetto dei tempi di apprendimento e dei singoli bisogni individuali. Questo processo è utile anche con i bambini con disabilità, con disturbi evolutivi specifici e con svantaggio. Sul piano operativo la musica d'insieme è quindi in grado di affrontare la sfida dell'inclusione. Inoltre, nella sua dimensione laboratoriale incoraggia l'apprendimento collaborativo. L'educazione vocale e musicale, se ben gestita, pù pertanto esercitare un'influenza sostanziale sul benessere individuale. 25 3.4. IL LABORATORIO DI MUSICA E DICANTO CORALE COME PROCESSO DI ALFABETIZZAZIONE EMOTIVA Il laboratorio di musica d’insieme può configurarsi come un intervento di educazione alle emozioni. In ambito educativo bisognerebbe prima curare gli aspetti emotivi e relazionali-comunicativi e poi affrontare quelli tecnici e interpretativi. In questo contesto, la figura del direttore d’orchestra viene vista anche come una figura di educatore che, per agevolare l’attivazione dei processi emotivi, inclusivi e di interazione, si propone come facilitatore di relazioni significative e di processi dinamici coevolutivi. È emersa, quindi, una nuova figura quella del direttore-educatore ossia un elemento di sistema che, interpretando il punto di vista di ciascuno, promuove il confronto con gli altri, il coinvolgimento emotivo e corporate degli alunni, garantendo al contempo la partecipazione e l'apprendimento di tutti nel rispetto dei singoli bisogni individuali. Escludendo radicalmente le finalità performative, la pratica musicale, vocale e corale al nido e nella scuola dell'infanzia, deve pertanto essere intesa principalmente come un'esperienza attiva (nel rispetto delle esigenze e dei tempi di ciascuno) e corporale, per l'incremento delle singole facoltà del bambino (intelligenze multiple) e per favorire la crescita e lo sviluppo tra i suoi componenti. L'esperienza potrà quindi configurarsi anche come attività di educazione alle emozioni e, analogamente, alla convivenza sociale, secondo una prospettiva ecologica. Deve essere inoltre riservata particolare attenzione al repertorio musicale e vocale da proporre, in quanto è necessario assecondare le esigenze anatomiche e fono-articolatoria dei piccoli cantori, nonché le loro effettive possibilità espressive. È inoltre necessario curare la qualità dell'ambiente al fine di promuovere l'accoglienza e l'inclusione nonché, tramite la mediazione della dimensione ludica, infondere gioia e ispirare il senso di appartenenza e di partecipazione in tutti e in ciascuno. 26 3.5. LA VALENZA EDUCATIVA DEL LABORATORIO INCLUSIVO MUSICA E BENESSERE: DALLA RICERCA BASATA SULL’EVIDENZA ALLA DIDATTICA INCLUSIVA Musica e Ben-Eessere → è un processo educativo sperimentale ideato e condotto dall'autore dal 2002, che ha coinvolto circa 10.000 bambini da zero a 10 anni. Nello specifico, l'esperienza è stata realizzata nel nido, nelle scuole dell'infanzia e nelle scuole primarie. L'idea di origine del progetto derivava dell'esigenza di educare i bambini al suono della musica attraverso la pratica del canto, della danza e degli strumenti musicali non convenzionali per potenziare le innate abilità musicali e per sviluppare in loro una coscienza corporea e un proprio Io vocale ed emotivo in grado di promuovere in tutti e in ciascuno un'efficiente e stato di benessere psico- fisico. L'efficienza delle procedure metodologiche degli interventi educativi didattici messi in atto, sono stati validati attraverso la ricerca e quindi sperimentati empiricamente in maniera controllata. Si è sempre perseguita la dimensione inclusiva che si basa sul presupposto che la valutazione degli alunni con difficoltà avvenga non un su base medica, ma pedagogico e didattica del consiglio di classe in un'ottica bio-psico-sociale su base ICF. Questo strumento di classificazione internazionale della disabilità e della salute costituisce una vera e propria rivoluzione antropologica per il ribaltamento delle prospettive di analisi. Il funzionamento di una persona va quindi interpretato in maniera globale secondo una prospettiva di benessere determinata dall'azione reciproca dei fattori biologici, psicologici e sociali cioè dall'interazione tra 7 fattori: 1) Condizioni fisiche, 2) Strutture corporee, 3) Funzione corporee, 4) Attività personali, 5) Partecipazione sociale, 6) Contesti ambientali, 7) Contesti personali. Ciò significa che, in ambito educativo-imprenditivo, il funzionamento globale di ciascun discente dipende dalla positiva influenza reciproca di tutti questi fattori che, diversamente, potrebbero dare origine a un bisogno educativo speciale. Un'attività educativa efficace deve tenere in considerazione tre aspetti fondamentali: 1. il funzionamento umano differente, 2. l'equità, 3. l’efficacia tecnica e la piena partecipazione sociale. Al fine quindi di favorire una reale inclusione il laboratorio di Musica e ben-Essere si avvale di un ampio repertorio di pratiche d’insieme connesse a livello interdisciplinare sia con le altre attività esperienziale, sia con le discipline del curriculum scolastico. Questa particolare strutturazione consente la progettazione la realizzazione di attività ludico-animative e didattiche comuni, favorendo al contempo il coinvolgimento anche degli alunni con disabilità. Poiché le tre componenti emozioni, empatia e voce veicolo nelle nostre intenzioni i nostri stati d'animo i percorsi educativi sono stati programmati integrando le prospettive dell'educazione alla musica, alla voce e al canto con alcune tecniche psico-corporee, logopediche e cognitive, soprattutto inerenti agli aspetti dell'educazione affettivo-relazionale. Nel progetto musica e ben-Essere l'alfabetizzazione musicale, emotiva e vocale è promossa attraverso un lavoro di scoperta e sperimentazione sonoro-musicale in cui si sollecitano condotte di tipo esplorativo, espressivo e organizzativo sia a livello individuale, sia di gruppo. In fase di programmazione è necessario coinvolgere i bambini come parte attiva del loro stesso apprendimento. Le attività vengono presentate in maniera ludica all'interno di un ambiente inclusivo in cui tutti i piccoli possono realmente sentirsi accolti e sviluppare il proprio potenziale. 27 I singoli incontri sono stati articolati secondo diverse finalità: 1. Allenamento all'ascolto profondo di sé e dell'altro → per favorire momenti di concentrazione e rilassamento, di apertura e condivisione. 2. Percezione di sé e del proprio corpo in relazione all'ambiente esterno → per acquisire un maggiore consapevolezza delle proprie risorse e per sviluppare capacità intra e interpersonali. 3. Respirazione → per prendere coscienza del fenomeno respiratorio e per capire quali atteggiamenti posturali possono favorire l'atto respiratorio. 4. Postura e rilassamento → per favorire la conoscenza del corpo, per allentare le tensioni fisiche ed emozionali e per alleviare le condizioni di stress. 5. Proiezione vocale, articolazione e risonanza → per ottenere buoni volumi vocali senza sforzo riducendo la faticabilità della voce. 6. Attività di movimento fluente e ritmico → per prendere coscienza del proprio corpo, per favorire la respirazione e per controllare le attività di contrazione e il rilassamento muscolare. 7. Educazione vocale → per gestire la qualità e udibilità della voce e per entrare in contatto con le proprie emozioni. 8. Pratica corale e strumentale → per educare la cooperazione al rispetto, per accrescere la propria flessibilità e capacità di condivisione e per promuovere l'incontro e il confronto. 9. Attività di improvvisazione, dialogo sonoro, teatro musicale e transdisciplinare → per educare al rispetto dei turni e per sperimentare le diverse forme di comunicazione non verbale delle emozioni proprie e degli altri. MACRO-OBBIETTIVI I singoli percorsi educativi vengono suddivisi in tre momenti dell'anno: 1. Primo periodo (incontri 1-10) durante il primo periodo vengono proposte una serie di attività musicali in grado di sviluppare nei bambini le capacità di ascolto e di riconoscimento dei suoni e delle emozioni di base in sé e negli altri, attraverso la percezione del proprio corpo, del respiro e della voce. 2. Secondo periodo (incontri 11-20) nel secondo periodo si persegue l'obiettivo di sviluppare nei bambini capacità musicali ed emotive superiori, come la produzione dei suoni e l'empatia per condivisione parallela o basata sull'evento. Vengono proposte una serie di esperienze in grado di associare i suoni e le emozioni sperimentate con il proprio vissuto emotivo. 3. Terzo periodo (incontri 21-30) nel corso di quest'ultimo periodo si conducono un'esperienza di improvvisazione sonora e di espressione corporea al fine di instaurare una relazione sinergica ed empatica all'interno del gruppo e la diffusione di un clima di fiducia e serenità. Il corpo in movimento è lo strumento principale attraverso il quale sviluppare un'intelligenza comportamentale, emotiva, espressiva e fonatoria essenziale per un uso corretto della voce. SETTING Lo spazio deve essere vuoto, definito e protetto in modo da permettere ai bambini di muoversi in piena libertà senza alcun impedimento e senza il rischio di farsi male. Inoltre, nello spazio deve essere presente un’idoneità acustica. Nella strutturazione degli incontri è importante rispettare un ordine di presentazione dalle varie attività distinguendo una fase iniziale, una fase centrale e una fase finale. IL RUOLO DELL’EDUCATORE Il ruolo dell’educatore è quello di facilitare le relazioni di gruppo e di promuovere le iniziative di ogni singolo partecipante. 30 ➔ Improvvisazioni vocali e strumentali Obiettivi: • esprimere se stessi, • stimolare un ascolto profondo, • sviluppare capacità creative ed empatiche. L'improvvisazione strumentale e vocale di gruppo, guidata a turno da un bambino-direttore attraverso il linguaggio del corpo e veicolato dallo stimolo visivi, può rappresentare un'ottima espediente per rilevare un'emozione e uno stato d'animo. Abituare i piccoli a ricercare forme espressive alternative dal non-verbale favorisce, tra l'altro, la creatività e lo sviluppo del pensiero divergente. Anche le improvvisazioni stimolate da una storia incoraggiano una spontanea rilevazione di sé della propria indole, nonché la possibilità di estendere l'esperienza musicale verso attività multisensoriale, multimodali e transdisciplinari. Forme d'arte come la pittura, la danza, il gesto ritmico devono essere combinate con la musica per promuovere il gusto estetico e favorire l'apertura verso l'altro. Le modalità di conduzione di percorsi educativi di questo tipo vanno inoltre gestite per promuovere nei partecipanti la spontaneità e l'espressione libera delle idee senza preconcetti o impedimenti. Realizzare in gruppo una colonna sonora per una storia da raccontare con la musica utilizzando la voce e gli strumenti musicali, permetterà condivisione dell'esperienza e apre la possibilità di incontro di scambio. Il dialogo sonoro rappresenta un'ulteriore forma di improvvisazione senza regole precostituite con cui sviluppare nei bambini le capacità empatiche e comunicative. Ciascuno, attraverso la mediazione del suono, della musica e del corpo in movimento, potrà esplicitare le proprie emozioni e stati d'animo in piena libertà e sulla base delle proprie risorse e competenze. In conclusione dell'esperienza è indispensabile prevedere un breve momento per verbalizzare le sensazioni provate per prendere coscienza delle proprie difficoltà delle diverse modalità di comunicazione di ciascuno. L’esperienza sulla improvvisazione può essere paragonata a una forte esplosione emotiva, motoria e sonora, che è sintomo di un'esigenza espressiva e comunicativa da parte dei bambini difficilmente contenibili. Si manifesta inizialmente come disordine caos ma con il tempo attraverso l'ascolto, l'analisi, la riflessione, la mediazione, riesce a raggiungere una dimensione di perfetta armonia ed equilibrio. ➔ La storia della bella stagione Obbiettivi: • riconoscimento delle emozioni di base, • sviluppo dell'empatia, • uso del linguaggio psicologico per lo sviluppo della comprensione della mente, • base letteraria per fornire lo spunto per la creazione di giochi linguistico- musicali e su cui sviluppare una serie di percorsi didattici interdisciplinari attraverso l'uso della voce a, degli strumenti musicali e del corpo in movimento. La storia della bella stagione è stata appositamente inventata per sollecitare i bambini in età prescolare a usare il lessico psicologico e quindi migliorare le competenze legate allo sviluppo della teoria della mente. L'intero racconto è stato articolato con il lessico psicologico usando alcuni termini mentalistici come spaventarsi, arrabbiarsi, desiderare il cui ordine di comparsa rispecchia quello del vocabolario dei bambini, o sia da prima volitivo in seguito emotivo e cognitivo. Il testo inoltre è pensato per favorire la realizzazione di una serie di percorsi ed esperienze didattiche da svolgere durante il secondo il terzo periodo del laboratorio. In particolare, le vicende della storia possono servire per la comprensione e composizione di giochi con la voce e con gli strumenti musicali, danza, attività di movimento e percorsi grafico-pittorici in una dimensione transdisciplinare. 31 FASE FINALE ➔ La musica è finita Obiettivi: • creare un ultimo momento di raccolta, • saluto di congedo, • rituale di uscita. La conclusione delle attività non è un momento facile perché prendere emotivamente le distanze dell'esperienza vissuta attraverso il gioco è sempre molto complesso. L'educatore, per aiutare i bambini a trovare un ordine nel tempo, ha quindi il compito di definire in modo preciso non solo il momento di inizio dell'esperienza, ma anche di chiusura. Terminate le attività, tutti i partecipanti vengono radunati in cerchio per i saluti finali. Inizia il rituale di uscita: i bambini accompagnati dall'educatore, intorno a una breve canzone che sancisce ufficialmente la fine dell'incontro, ritornano in classe. ATTIVITA’ METAGOGNITIVA Una volta rientrati in aula, è di fondamentale importanza prevedere un breve momento di raccolta per ragionare sui processi mentali messi in atto durante l'esperienza vissuta. Le attività metacognitive promuovono le capacità di apprendimento, favoriscono l'acquisizione di strategie specifiche insegnano a diventare attivi e riflessivi. L’utilizzo del linguaggio psicologico permette all’adulto di guidare la conversazione per fermarsi e far pensare, ponendo interrogativi e favorendo nei bambini la convenzione degli stati mentali. Occorre che i bambini vengono coinvolti in attività di gioco linguistico imparando progressivamente a usare simili modalità nella conversazione quotidiana. Attività laboratoriali come quelle proposte, dove l'uso del lessico psicologico si coniuga quella creatività, la fantasia, il corpo in movimento offrono l'occasione di esplorare i propri spazi interni, di scoprire i desideri piu reconditi e di conoscere le sensazioni più intime. La condivisione con i propri compagni di una simile esperienza aiuta l'acquisizione di reali competenze, facilita la risoluzione dei problemi e pone inizio a un lavoro di educazione e di crescita di straordinaria efficacia.