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La psichiatria e i disturbi mentali, Sbobinature di Psichiatria

La psichiatria come branca specialistica della medicina che si occupa di prevenzione, cura e riabilitazione dei disturbi mentali. Vengono descritti i diversi ambiti di intervento della psichiatria, tra cui quello medico, psicologico, sociologico e politico. Viene inoltre spiegato il concetto di disturbo mentale e la sua definizione operativa secondo il DSM 5. le potenziali fonti di stress che possono portare all'insorgenza di un disturbo mentale e i fattori di rischio associati. Infine, vengono descritti i possibili trattamenti per i disturbi mentali.

Tipologia: Sbobinature

2020/2021

In vendita dal 06/05/2022

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Scarica La psichiatria e i disturbi mentali e più Sbobinature in PDF di Psichiatria solo su Docsity! La psichiatria è una branca specialistica della Medicina che si occupa di prevenzione, cura e riabilitazione. La psichiatria è una disciplina: • Medica → considera il funzionamento del cervello sotto un profilo biologico e utilizza gli psicofarmaci • Psicologica → molti disturbi sono psicologicamente determinati; tutti necessitano di un trattamento che preveda colloqui terapeutici e la comprensione in chiave psicologica di sintomi e comportamenti • Sociologica → deve tenere conto dei rapporti esistenti tra insorgenza, diffusione e mantenimento dei disturbi mentali e i determinanti sociali di questi (stato socio-economico, status lavorativo, solitudine, esclusione, emigrazione, valori culturali) • Politica → deve occuparsi dei problemi politici che si nascondono dietro il disagio della persone (problemi abitativi, occupazionali, economici, carenze assistenziali, stigma e discriminazione) che attinge alla giurisprudenza. Alcuni pazienti con disturbi mentali gravi possono essere talvolta incapaci di prendere decisioni autonome e per queste si applicano appositi strumenti giuridici di tutela della persona (TSO, inabilitazione, interdizione, amministrazione di sostegno) La diagnostica psichiatrica, rispetto ad altre discipline mediche, è limitata dalla mancanza di reperti anatomopatologici, indagini strumentali (es., imaging), esami di laboratorio È una diagnostica esclusivamente “clinica” → questo perché non è sempre chiaro quale sia l’altro termine di riferimento, cioè quello di salute mentale La SALUTE è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia La SALUTE MENTALE è uno stato di benessere emotivo e psicologico nel quale l'individuo è in grado di sfruttare le sue capacità cognitive o emozionali, esercitare la propria funzione all'interno della società, rispondere alle esigenze quotidiane della vita di ogni giorno, stabilire relazioni soddisfacenti e mature con gli altri, partecipare costruttivamente ai mutamenti dell'ambiente, adattarsi alle condizioni esterne e ai conflitti interni. Stato dinamico di equilibrio interno che consente gli individui di usare le proprie abilità in armonia con i valori universali della società questo equilibrio a volta c’è e a volte non c’è. DISTURBO MENTALE → non esiste alcuna definizione che specifichi perfettamente e delimiti precisamente i confini di un concetto così ampio e complesso come quello di disturbo mentale. Questo concetto, come molti altri nella medicina e nella scienza, manca di una definizione operativa coerente che copra tutte le situazioni DEFINIZIONE DEL DSM 5 → è una sindrome caratterizzata da sintomi rilevanza clinica nel sistema cognitivo, nella regolazione emozionale, o nel comportamento di un soggetto che riflettano una disfunzione nei processi psicologici, biologici ed evolutivi sottostanti il funzionamento mentale. I disturbi mentali sono di solito associati a un significativo stato di sofferenza soggettiva o di disabilità nelle attività sociali, occupazionali e altre importanti Un disturbo mentale è qualcosa che per verificarsi deve riconoscere interazione tra biologia (per come la mente funziona dal punto di vista fisiologico), tra il funzionamento psicologico e come tutto ciò interferisce con l’ambiente. Il disturbo mentale è sostanzialmente un prodotto derivato dall’interazione di questi tre ambiti (Biologico, psicologico, sociale/ambientale —> modello BioPsicoSociale) Non si potra dire che il disturbo mentale è un prodotto esclusivo da un malfunzionamento mentale (biologico). Quindi anche il trattamento deve essere fatto riequilibrando tutti e tre gli ambiti. In salute mentale non ci sono delle “cause” non ci sono cause dirette per il determinarsi di un disturbo. Esistono delle concause, ovvero determinanti, ma nessuno dei quali è in grado da solo di portare al disturbo. Si parla piuttosto di vulnerabilità o predisposizione individuale. IL PROBLEMA DEI DISTURBI MENTALI CHE COS’è L A PSICHIATRIA? DISTURBO MENTALE LA CORNICE TEORICA DI RIFERIMENTO PER L’INSORGENZA DEI DISTURBI MENTALI: Se una persona è molto fragile è più probabile che si sviluppi il disturbo ci sono eventi potenti che non in tutte le persone fanno emergere un disturbo mentale. Dipende da come uno è strutturato → modello che si applica per tutti i disturbi mentali anche per quelli molto gravi POTENZIALI FONTI DI STRESS: Finché lo stress causato dagli eventi avversi resta al di sotto di una certa soglia di vulnerabilità rimane nei limiti della normalità. Quando lo stress va oltre la soglie è prevedibile che l’individuo sviluppi un episodio psicopatologico di un certo livello, quando lo stress scende al di sotto della soglia di vulnerabilità l’episodio finisce. Possiamo agire la soglia di vulnerabilità rinforzando in vari modi il paziente, ad esempio con i farmaci, e/o ridurre i livelli di stress. • Stress fisici → scarsa igiene del sonno, abuso di alcolici, uso di droghe, dieta inadeguata, stile di vita caotico e irregolare, malattie fisiche • Stress ambientali → difficoltà abitative, isolamento sociale, disoccupazione, migrazione (trasferimento in contesto culturale differente), vivere in contesti urbani metropolitani • Stress emotivi → problemi relazionali, difficoltà nei rapporti coniugali o in famiglia, conflitti relativi a valori culturali o sistemi di credenze, separazione/divorzio, matrimonio, “svincolo” dalla famiglia di origine Quando parliamo di stress, facciamo riferimento ad una miriade di elementi stressogeni. Nessun fattore di rischio può essere considerato strettamente specifico per alcun disturbo mentale → lo sviluppo dei disturbi mentali è multifattoriale È l’aggregazione di più fattori di rischio che ci consente di ipotizzare che un determinato individuo ha maggiori probabilità di un altro di sviluppare una qualche forma di disturbo. Posso superare la soglia di vulnerabilità con un accumulo di eventi stressanti o con improvvisi gravi eventi stressanti. Come trattamento posso ricondurre lo stress a valori accettabili, oppure alzare la soglia di vulnerabilità ad esempio con psicofarmaci che agiscono su base biologica. Anche il trattamento sociale, psicosociale agisce gestendo gli eventi stressanti cercando di rafforzarci dal punto di vista psicologico. (Posso anche fare una combinaz ione d i farmaci e trattament i psicologici) L’ANSIA LA POSSIAMO TROVARE COME ELEMENTO CENTRALE (SINDROME), COME DISTURBO SECONDARIO E COME SINTOMO Quando la condizione di ansia patologica diventa l’elemento strutturale, intorno al quale si vanno a conglomerare altri sintomi, o diventa l’elemento che emerge come elemento sintomatologico importante, diventa una SINDROME PSICHIATRICA. L’ansia patologica può essere inoltre un DISTURBO SECONDARIO, ad una malattia o all’assunzione di determinati farmaci. Inoltre l’ansia patologica può essere anche il SINTOMO di altre patologie psichiatriche come ad esempio la schizofrenia in base alla forma che assume l’ansia possiamo riconoscere i vari tipi di disturbo, può essere legata ad alcuni oggetti, ad alcuni eventi o ad alcune condizioni, oppure in altri casi potrebbe assumere delle caratteristiche generalizzate, o potrebbe assumere delle caratteristiche parossistiche / brevissime. Ora vedremo le classificazioni fatte dal DSM-5 rispetto ai disturbi d’ansia (la classificazione fatta dall’ICD10 non l’ho riportata perché il prof ha detto che è vecchia e questa è più nuova, quindi se volete vederla andate sulle slide) FOBIA SPECIFICA paura irrazionale e persistente nei confronti di una specifica condizione od oggetto (animali, luoghi elevati, tuoni, buio, volare, spazi chiusi, sangue) Caratteristiche: • Insorgenza infanzia o prima età adulta • Prevalenza 3-8% • Rapporto m/f: 1/2 • Può provocare un attacco di panico • Disturbo raramente inabilitante (solo se si presenza nella vita di tutti i giorni) • Frequente remissione senza trattamento (dipende dalle fobie, quelle invalidanti vanno curate, per esempio la paura di volare) DISTURBO D’ANSIA SOCIALE paura marcata e persistente di una o più situazioni sociali o prestazionali nelle quali la persona è esposta a persone non familiari o al possibile giudizio degli altri. Il soggetto evita le situazioni sociali potenzialmente pericolose, in cui il soggetto deve esporsi a persone che non conosce o che non si sente a suo agio, si perdono occasioni di lavoro, sentimentali, ecc Persone si richiudono in un ambito molto stretto la vita sociale è racchiusa in un cerchio molto stretto Caratteristiche: • Insorgenza 15-20 anni • Prevalenza 0.9 – 2.6% • Rapporto M/F: 1/1 • Può provocare un attacco di panico • Decorso cronico, progressivamente invalidante ATTACCO DI PANICO l’attacco di panico viene definita un’ansia intensa insorta improvvisamente in circostanze in cui non vi è reale pericolo, accompagnata da: • Palpitazioni • sudorazione • tremori fini • dispnea • sensazione di asfissia • dolore o fastidio al petto nausea o disturbi addominali • sensazione di sbandamento derealizzazione • paura di perdere il controllo o di impazzire paura di morire • parestesie (torpore, formicolio) • brividi o vampate di calore Dura in genere solo aluni minuto (10-20min) DISTURBO DA PANICO comparsa di attacchi di grave ansia (panico) inaspettati e ricorrenti (più attacchi in un solo mese). Se nella vita ce ne capita uno non è un disturbo. Per definirlo disturbo deve avere una certa ricorrenza. Almeno uno degli attacchi è seguito da un mese di: • Preoccupazione persistente di avere altri attacchi • Preoccupazione a proposito delle implicazioni dell’attacco (perdere il controllo, impazzire) • Alterazione del comportamento correlata agli attacchi La paura del soggetto è che si rappresenti ancora nella circostanza dove si è presentato = ciò fa sì che il soggetto eviti queste situazioni. Il soggetto evita le situazioni per far sì che l’attacco non si ripresenti. Caratteristiche: • Esordio nell’età giovanile (15-35 anni) • Prevalenza 0.4 – 1.5% • Rapporto m/f: 1⁄2 • Trattamento: terapia cognitivo comportamentale + antidepressivi DISTURBI D’ANSIA NELLO SPECIFICO AGORAFOBIA Timore di trovarsi in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi o nei quali potrebbe non essere disponibile aiuto nel caso di bisogno, paura di non riuscire mettersi al sicuro Il luogo diventa il posto da evitare, perché non è possibile trovare una via di fuga; il soggetto evita le situazioni che gli provocano disagio. Tante volta l’agorafobia si associa con l’attacco di panico Caratteristiche: • Insorgenza 20-40 anni • Prevalenza 2.5 – 6.0% • Rapporto m/f: 1/4 • Forme episodiche, forme remittenti e forme croniche DISTURBI D’ANSIA GENERALIZZATA presenza di ansia generalizzata e persistente per almeno sei mesi che insorge indipendentemente da alcuna circostanza ambientale accompagnata da: • nervosismo • tremore • tensione muscolare • sudorazione • sensazione di testa vuota • palpitazioni • capogiri • malessere epigastrico L’ansia è meno intensa dei disturbi elencati precedentemente, qui l’ansia può durare mesi (disturbo definito se l’ansia dura almeno 6 mesi), non è legata momentanea, non è neanche un’ansia legata a luoghi, oggetti o situazioni, quest’ansia non puoi evitarla. Caratteristiche: • Esordio nella terza decade di vita • Prevalenza 2.5 – 6.5% • Rapporto m/f: 1/1 • Decorso cronico DISTURBO D’ANSIA DOVUTO A FARMACI AD ALTRA CONDIZIONE MEDICA Evidenza clinica di una possibile associazione fra sintomi ansiosi e malattia organica Relazione temporale tra lo sviluppo della malattia e l’esordio dei sintomi ansiosi Regressione dei sintomi ansiosi in seguito alla rimozione o al miglioramento della presunta causa organica sottostante REQUISITI PER DEFINIRE L’EVENTO TRAUMATICO: CARATTERISTICHE DEL DISTURBO: Può insorgere in persone che hanno subìto o hanno assistito a un evento traumatico, catastrofico o violento, oppure che sono venute a conoscenza di un’esperienza traumatica accaduta a una persona cara Tutti può capitare di vivere esperienze soverchianti, spaventose e percepite come al di fuori del nostro controllo, come essere coinvolti in un incidente stradale o subire un’aggressione La maggior parte delle persone riesce a superare lo shock iniziale senza necessità di supporto aggiuntivo Se però la sofferenza della vittima si prolunga per oltre un mese dall’esposizione al trauma e interferisce significativamente con la vita lavorativa, sociale o scolastica dell’individuo, va posta diagnosi di PTSD Si sviluppa come conseguenza di uno o più eventi traumatici fisici o psicologici: • disastri naturali, come terremoti, incendi, alluvioni, uragani, tsunami • guerra, tortura, minacce di morte • incidenti automobilistici, rapina, disastri aerei • malattie a prognosi infauste • lutto complicato o traumatico • svolgere un lavoro che aumenta il rischio di esposizione a eventi traumatici • maltrattamento e/o trascuratezza nell’infanzia • abuso fisico e sessuale nell’infanzia • bullismo • aggressioni, vittimizzazioni e discriminazioni basate sul genere, l’orientamento sessuale, l’identità di genere, l’etnia o la religione • violenza politica e comunitaria CRITERIO A - ESPOSIZIONE A UN EVENTO TRAUMATICO Esposizione a evento traumatico come a morte o minaccia di morte, grave lesione oppure violenza sessuale. L’esposizione può avvenire in diversi modi: • Fare e sperienza diretta, cioè la vittima vive il trauma in prima persona; • Assistere a un evento traumatico a ccaduto ad altri; Venire a conoscenza di un evento traumatico accaduto a una persona con cui si ha una relazione intima, ad esempio un componente della propria famiglia o un amico stretto, e in particolare ai caregiverprimari nel caso dei bambini. La morte o la minaccia di morte deve essere stata violenta o accidentale; Estrema e ripetuta e sposizione a dettagli crudi dell’evento (ad esempio, nel caso dei primi soccorritori in seguito all’evento o di agenti di polizia durante le indagini), ma non tramite i media, ad eccezione che nei casi in cui anche ciò sia legato alla professione svolta CRITERIO B - SINTOMI DI RISPERIMENTAZIONE La vittima si ritrova a rivivere ripetutamente il momento del trauma Ciò può avvenire sotto forma di flashback, cioè percezione di star risperimentando l’evento nel presente, fino alla completa CRRITERI PER DEFINIRE IL DISTURBO TALE perdita di consapevolezza dell’ambiente circostante. I flashback sono di solito accompagnati da intensa paura e reattività fisiologica (battito cardiaco accelerato, sudorazione, tensione muscolare e nausea). Alcuni particolari che ricordano il trauma possono diventare dei trigger, cioè possono scatenare un flashback in modo improvviso Un’altra forma di risperimentazione del trauma avviene attraverso gli incubi, il cui contenuto spesso riguarda, in maniera più o meno esplicita, persone, situazioni, luoghi o particolari legati all’evento traumatico CRITERIO C - SINTOMI DA EVITAMENTO Nel tentativo di evitare la risperimentazione del trauma, la vittima può cominciare a evitare situazioni esterne (attività, conversazioni, persone, ecc.) che ricordano l’evento traumatico. Con il tempo, questa strategia di coping diventa sempre più problematica, poiché la persona può finire per ritirarsi dalle interazioni sociali, smettere di frequentare i luoghi abituali, o cambiare le proprie abitudini ecc L’evitamento può riguardare anche l’esperienza interna: in maniera più o meno consapevole, la vittima può sopprimere ricordi spiacevoli o emozioni intense e negative, ad esempio facendo uso di alcool e droghe, gettandosi a capofitto nel lavoro o infliggendosi dolore fisico mediante atti di autolesionismo CRITERIO D - SINTOMI DI ALTERAZIONE L’evento traumatico viene vissuto da molte vittime come uno spartiacque tra il “prima” e il “dopo”, tra la “salute” e la “malattia” NEGATIVA DEI PENSIERI E DELLE EMOZIONI La persona può sviluppare convinzioni o aspettative negative su sè stessa (“sono cattiva”, “sono responsabile di quanto mi è accaduto”), gli altri (“non ci si può fidare di nessuno”, “gli altri vogliono sfruttarmi o abusarmi”) o il mondo (“il mondo è un posto pericoloso”, “non c’è speranza per il futuro”) Anche la memoria può essere significativamente alterata, ad esempio la persona può non ricordare particolari anche estesi del trauma, un fenomeno noto come amnesia post- traumatica Emozioni negative comuni → colpa, vergogna, rabbia, paura e umore depresso Per proteggersi dal dolore psicologico, la persona può cercare di distaccarsi dalle proprie emozioni, e può quindi risultare insensibile, disinteressata ecc CRITERIO E – SINTOMI DI IPERATTIVAZIONE L’essere umano è evolutivamente programmato per combattere o fuggire da situazioni che sono pericolose in un determinato momento, ma quando il pericolo cessa la stessa cosa tipicamente accade per lo stato di attivazione (arousal) che ha reso possibile la risposta difensiva Nel PTSD questa modalità difensiva è costantemente attivata, risultando in uno stato fisiologico di iper-arousal che non si esaurisce naturalmente La persona sviluppa una sorta di ipersensibilità ai potenziali segnali di pericolo, che la porta a essere costantemente in allerta, a rispondere in maniera esplosiva e rabbiosa anche in assenza di provocazione e a vivere in uno stato di ipervigilanza e tensione che va a interferire con la capacità di calmarsi o di addormentarsi PTSD CON SOTTOTIPO DISSOCIATIVO Oltre ai sintomi nucleari del disturbo, la persona riporta persistenti sintomi di dissociazione, come depersonalizzazione (sensazione di distacco dal proprio corpo e dai propri processi mentali, oppure di essere un osservatore esterno di se stesso) o derealizzazione (sensazione di distacco dall’ambiente circostante, che appare irreale, distorto o come in un sogno). PTSD A ESPRESSIONE RITARDATA I sintomi si manifestano pienamente dopo oltre 6 mesi dall’esposizione all’evento traumatico. L’intero quadro sintomatologico può addirittura comparire dopo diversi anni dall’evento, come nei casi degli adulti che sviluppano il PTSD a molti anni dagli abusi infantili T IPOLOGIE DEL DISTURBO Gli interventi psicologici più efficaci per il trattamento del PTSD sono: • terapia cognitivo comportamentale focalizzata sul trauma (tf-cbt) • eye movement desesitization and reprocessin (emdr) Questi due approcci evidence-basedsono attualmente raccomandati nelle linee guida internazionali sul trattamento delle condizioni correlate allo stress (WHO, 2013) Anche la Mindfulness, e in particolar modo il programma Mindfulness-Based Stress Reduction (MBSR) e Mindfulness Intervention for Child Abuse Survivors (MICAS), ha un’efficacia comprovata nella riduzione dei sintomi post- traumatici Terapia farmacologica: • INIBITORI SELETTIVI DEL REUPTAKE DELLA SEROTONINA (SSRI) (citalopram, fluoxetina, fluvoxamina, paroxetina, sertralina) • Gli SSRI possono essere utilizzati come trattamento di prima scelta • Non solo producono un globale miglioramento ma sono anche efficaci nei sintomi che tendono a comparire insieme al PTSD • Benzodiazepine (Alprazolam, Clonazepam) sono genericamente efficaci come ansiolitici e contro il panico • BDZ producono il loro tipico effetto anti-arousal senza ridurre i sintomi da intrusione e da evitamento • BDZ controindicate nei pazienti con abuso alcolico o dipendenza passata o presente POSSIBILI CONSEGUENZE DI UN EVENTO DI VITA GRAVE: Ciò indica che i l trauma in sé NON è una causa sufficiente per spiegare la comparsa della sintomatologia psichica Evidentemente entrano in gioco sia f attori di rischio (di vulnerabilità), che aumentano la probabilità di esiti negativi in risposta a situazioni stressanti, sia f attori protettivi (di resilienza), che hanno un effetto opposto e proteggono l’individuo da tali esiti La resilienza e la vulnerabilità non sono entità unitarie: identificare le reazioni di un individuo nei confronti di un certo tipo di difficoltà non ci mette necessariamente nella condizione di prevederne le reazioni ad un altro tipo di avversità TRAT TAMENTO DEL DISTURBO RESILIENZA E VULNERABILITà PERDITA DI INTERESSE → La perdita di interesse o di piacere è quasi sempre presente, almeno in qualche misura. Gli individui possono riferire di sentirsi meno interessati agli hobby, di “non tenere a niente", o di non provare divertimento in attività precedentemente considerate come piacevoli . → IL SOGGETTO DICE DI “NON PROVARE NIENTE” L'APPETITO È DI SOLITO RIDOTTO → molti individui sentono di doversi sforzare di mangiare. Altri, in particolare in ambiente ambulatoriale, possono avere un appetito aumentato o ricercare cibi particolari (per es., dolci o altri carboidrati). L'INSONNIA → è il disturbo del sonno più comunemente associato con l'Episodio Depressivo Maggiore. Gli individui presentano tipicamente insonnia centrale (risvegli durante la notte con difficoltà a riprendere sonno), o insonnia terminale (risveglio precoce con incapacità di riprendere sonno). Si può anche verificare insonnia iniziale (difficoltà nell'addormentamento). Meno frequentemente gli individui presentano un eccesso di sonno (ipersonnia), sotto forma di prolungamento del sonno notturno o di aumento del sonno Il soggetto può riferire una continua STANCHEZZA in mancanza di attività fisica. Anche i più piccoli compiti sembrano richiedere uno sforzo considerevole. Può essere ridotta l'efficienza nello svolgimento dei compiti. Ad esempio un individuo può lamentarsi del fatto che lavarsi e vestirsi al mattino sia faticoso e richieda un tempo doppio rispetto al solito. → Il soggetto si rifiuta di svolgere attività che ha sempre fatto e che il pz è in grado di fare (es. mansione lavorativa) SENSO DI COLPA → il senso di svalutazione o di colpa associato ad un episodio depressivo maggiore può includere valutazioni negative irrealistiche del propno valore o preoccupazioni di colpa, o ruminazioni su piccoli errori passati. Tali individui spesso interpretano eventi quotidiani neutri o insignificanti come riprova di difetti personali e provano un esagerato senso di responsabilità riguardo ad eventi sfavorevoli. Il rimproverarsi di essere malati e di non riuscire ad assumersi responsabilità lavorative o interpersonali come conseguenza della depressione è molto comune e, se non delirante, non è considerato sufficiente a soddisfare questo criterio. SENSO DI MORTE → possono essere presenti frequentemente pensieri di morte, ideazione suicidaria o tentativi di suicidio. Questi pensieri variano dalla convinzione che gli altri starebbero meglio se la persona fosse morta, a pensieri transitori, a piani effettivi specifici per compiere il suicidio. La frequenza, l'intensità e la letalità di questi pensieri possono essere piuttosto variabili. Gli individui con minor rischio suicidano possono essere piuttosto variabili. Gli individui con minor rischio suicidano possono riferire un pensiero transitorio (1-2 minuti), ricorrenti (una o due volte a settimana). Gli individui a più grave rischio suicidarlo possono avere acquistato il materiale (per es., una corda o una pistola) da usare per il tentativo di suicidio e possono avere stabilito un luogo e un tempo in cui rimarranno da soli, cosi da poter realizzare il suicidio. DECORSO I sintomi di un episodio depressivo maggiore si sviluppano generalmente nel corso di giorni o settimane. Periodo prodromico → che può includere sintomi di ansia e sintomi depressivi lievi, può protrarsi da settimane a mesi prima dell'esordio dell’episodio depressivo maggiore completo Anche la durata dell’episodio depressivo maggiore è variabile. Un EPISODIO NON TRATTATO TIPICAMENTE DURA 4 MESI O PIÙ, indipendentemente dall'età di esordio. Quando subentra una fase depressiva → può verificarsi che la persona vada incontro ad un secondo episodio Quindi la depressione maggiore può essere: • Episodio singolo • Episodio ricorrente Man mano che il tempo che il tempo passa se il disturbo non viene trattato, diminuisce il tempo fra la comparsa di un episodio depressivo e l’altro → l’intervento e’ necessario All’interno di questo disturbo troviamo sempre delle fasi dette DEPRESSIVE → con sintomi analoghi a quelli descritti in precedenza. Queste fasi depressive molto spesso precedono episodi in cui lo stato dell’umore è opposto a quello descritto poco fa, questi episodi sono detti → EPISODI MANIACALI vediamo nello specifico Un Episodio Maniacale è definito da un periodo durante il quale vi è un umore anormalmente e persistentemente elevato, espanso o irritabile. Questo periodo di umore anormale DEVE DURARE ALMENO 1 SETTIMANA Il disturbo deve essere sufficientemente grave da causare una marcata COMPROMISSIONE NEL FUNZIONAMENTO SOCIALE O LAVORATIVO o da richiedere l'ospedalizzazione, oppure è caratterizzato dalla presenza di manifestazioni psicotiche. L'episodio non deve essere dovuto dagli effetti fisiologici diretti di una droga di abuso, un medicamento o altri trattamenti somatici per la depressione, ma neanche dagli effetti fisiologici diretti di una condizione medica generale. ANALIZZIAMO NELLO SPECIFICO QUESTE CARATTERISTICHE: DISTURBO BIPOL ARE UMORE E AUTOSTIMA ELEVATI → l’umore elevato di un episodio maniacale può essere descritto come EUFORICO, insolitamente buono, allegro o elevato. Tale umore viene riconosciuto come eccessivo da parte di coloro che conoscono bene la persona. La qualità espansiva dell'umore è caratterizzata da un entusiasmo incessante per le interazioni interpersonali, sessuali o occupazionali. Ad esempio, la persona può iniziare spontaneamente conversazioni complesse con estranei in luoghi pubblici, oppure un agente di vendita può telefonare a casa di estranei al mattino presto per iniziare le venate. Sebbene l'umore elevato sia considerato il sintomo caratteristico, il disturbo predominante dell'umore può essere l’IRRITABILITÀ, particolarmente quando i desideri della persona vengono ostacolati. → UMORE LABILE → ALTERNANZA DI EUFORIA E IRRITABILITA’ È tipicamente presente anche UN'AUTOSTIMA IPERTROFICA, che va data dalla fiducia in sé stesso priva di critica alla grandiosità marcata e può raggiungere proporzioni deliranti. Nonostante la mancanza di particolare esperienza o talento, un individuo può intraprendere la scrittura di un romanzo o la composizione di una sinfonia o ricercare pubblicità per qualche invenzione priva di utilità. Sono comuni i deliri di grandezza (per es., avere una relazione particolare con Dio con qualche personaggio pubblico del mondo politico, religioso o dello spettacolo). RIDOTTO BISOGNO DI SONNO → Quasi invariabilmente vi è un ridotto bisogno di sonno; il soggetto si sveglia solitamente molte ore prima di come è abituato, sentendosi pieno di energie. Quando il disturbo del sonno è grave, l'individuo può andare avanti per giorni senza dormire e non sentirsi stanco. ELOQUIO MANICALE E PENSIERI ARTICOLATI → l'eloquio maniacale è tipicamente pressante, ad alta voce, rapido e difficile da interrompere. Gli individui possono panare senza pausa, talvolta per ore. L’eloquio è talvolta caratterizzato da scherzosità, giochi di parole e banalità divertenti. L'individuo può diventare teatrale, con manierismi drammatici e canto. Se l’umore del soggetto è più irritabile che espansivo, l’eloquio può essere caratterizzato da lamentele, commenti ostili e sfuriate. I pensieri dell'individuo possono correre, spesso, più velocemente di quanto possano essere articolati. Alcuni individui con episodi maniacali riferiscono che questa esperienza può essere rapportata al guardare due o tre programmi televisivi simultaneamente. DISTRAIBILITA’ → è evidenziata dall'incapacità di filtrare gli stimoli esterni irrilevanti (per es., la cravatta dell’intervistatore, i rumori di fondo o di conversazione o l'arredamento della stanza). Vi può essere una ridotta capacità di distinguere i pensieri pertinenti all’argomento da quelli che sono solo scarsamente rilevanti o chiaramente irrilevanti. L'AUMENTO DI ATTIVITÀ FINALIZZATA → spesso implica un'eccessiva pianificazione e partecipazione ad attività multiple (per es., sessuali, lavorative, politiche e religiose). È spesso presente un aumento della libido, delle fantasie e dei comportamenti sessuali. L'individuo può intraprendere simultaneamente diverse nuove avventure senza curarsi dei rischi apparenti o della necessità di completare in modo soddisfacente ogni avventura. Quasi invariabilmente vi è un aumento della socievolezza (per es., rinnovare vecchie conoscenze o chiamare amici o anche estranei a tutte le ore del giorno e della notte) senza riguardo per la natura intrusiva, prepotente e pretenziosa di queste interazioni. ESPANSIVITA’ E OTTIMISMO → l’espansività, l'ottimismo ingiustificato, la grandiosità e la mancanza di giudizio spesso inducono ad un importatene coinvolgimento in attività piacevoli, quali eccessi nel comparare, guida spericolata, investimenti in affari avventati e comportamento sessuale insolito per l'individuo, anche se queste attività possono avere conseguenze piacevoli. La compromissione che risulta dal disturbo deve essere sufficientemente grave da causare una menomazione marcata nel funzionamento o da richiedere l'ospedalizzazione per proteggere l'individuo dalle conseguenze negative di azioni che risultano dalla scarsa capacità di giudizio (per es., perdite finanziarie, attività illegali, perdita del lavoro, comportamento aggressivo). Stereotipia verbale = ripetizione spontanea frequente di una parola o frase che non è legata alla corrente situazione. Disturbi del contenuto (il problema non è la connessione tra i pensieri, ma cosa si pensa) Il pensiero opera attraverso la concatenazione delle idee; può essere che a volte l’idea sia difettosa, quando Idea delirante = convinzione falsa che non ha riscontro nella realtà (falsa, assurda, erronea) > soggettivamente considerata vera con assoluta certezza > non è suscettibile di essere modificata > un insieme di idee deliranti costituisce il delirio propriamente detto È falsa quando non ha riscontro nella realtà; quando l’idea è considerata vera anche con prove contrarie, può diventare un’idea delirante. L’insieme delle idee deliranti costituisce il delirio. Non è solo un’idea che non ha corrispettivo ma non è nemmeno correggibile, le persone non sono sfiorate dal dubbio che questa idea possa essere errata. DELIRIO • Delirio elementare: una o più idee deliranti scarsamente elaborate, poco strutturate in termini di costruzione complessiva di pensiero (‘spunti’ deliranti) • Delirio sistematizzato: insieme di idee deliranti ben strutturate, collegate con articolazione coerente tra loro e con la restante attività psichica. Sono errate le premesse da cui partono. La persona non ha la consapevolezza di quello che sta dicendo, pensa che tutto sia vero perché così l’ha pensato • Delirio persecutorio: convincimento del paziente di essere oggetto di intenzioni, azioni od omissioni comunque lesive della propria persona (si crede che gli altri stanno provando a danneggiare la persona) Delirio di riferimento: idee ed interpretazioni, per lo più di tipo persecutorio, caratterizzate dal convincimento che determinati comportamenti degli altri o eventi esterni siano connessi, di solito in termini negativi, con la sua persona. Esempio: esco per strada, vedo una macchina ferma che ad un certo punto suona; se esco di casa e non ho un disturbo delirante penserò che ha salutato qualcuno; se ho un disturbo delirante penso che quella macchina non è lì per caso, che è venuta per me, qualcuno mi sta seguendo. In questo delirio le cose che succedono per caso non esistono, le cose capitano perché c’è un disegno riferito alla persona. La casualità non trova spazio, non esiste. Delirio di rivendicazione: il paziente è convinto di aver subito un torto ed è alla ricerca di una riparazione. Si pensa che le persone mettano volutamente in difficoltà, che ce l’abbiano con la persona in questione. Tipico dei paranoici, psicosi lucida. Delirio di influenzamento: convincimento di essere influenzato a livello mentale o corporeo con mezzi fisici (magnetici, elettrici) esterni più o meno definiti (pensieri imposti a distanza, corpo irradiato, volontà coercita) Tipico degli schizofrenici. Si pensa di essere un burattino in mano a qualcuno che attraverso dei sistemi sta facendo fare e pensare cose che non appartengono alla persona. Delirio di gelosia: convincimento irriducibile di tradimento erotico da parte del partner Tipico dei paranoici (soprattutto alcolisti). La persona attraverso elementi del tutto irrilevanti si convince del fatto che il proprio partner la stia tradendo. Delirio espansivo o di grandezza: insieme di tematiche deliranti improntate all’orgoglio, alla sicurezza, all’aggressività, al fanatismo, che hanno come caratteristica comune un’abnorme narcisistica amplificazione del sentimento del se e delle sue proiezioni all’esterno Delirio di grandezza (megalomanico) Delirio erotomanico Delirio di riforma Delirio di invenzione: La persona si sente al centro del mondo e al centro delle possibilità umane; si sente in sinergia con la divinità. Si sente talmente attraente da credersi oggetto di desiderio da parte di persone importanti. Ipervalutazione delle proprie capacità. (tipici delle condizioni di tipo maniacale o delle paranoie) Delirio di trasformazione corporea: convincimento di trasformazioni, di solito peggiorative, degli organi del corpo (fegato di vetro, cervello putrefatto) Tipici di disturbi depressivi. Convincimento che il corpo stia cambiando, non solo che si stia ammalando, ma che si stia trasformando. Delirio ipocondriaco: convincimento di essere malato, d’avere organi lesi da affezioni morbose (neoplasie, infezioni, traumi), talora prendendo spunto da disturbi somatici reali, ma lievi Delirio depressivo: complesso di contenuti improntati al più nero pessimismo ed alla massima colpevolizzazione • Idee di rovina: il paziente si dichiara in miseria, non ha più denaro e lavoro, ogni possibilità di progresso economico e sociale è perduta, ecc. • Idee di colpa: il paziente si accusa di colpe, azioni, omissioni riprovevoli • Idee ipocondriache e di inguaribilità: paziente irrimediabilmente malato, corpo rovinato, ecc. • Idee di negazione: paziente nega l’esistenza della propria realtà corporea (assenza di funzioni fisiologiche, di organi) e di quella esterna (il mondo non esiste, il sole è spento, ecc.) La schizofrenia fa parte dei disturbi psicotici. Le psicosi sconvolgono in profondità l’assetto della personalità dell’individuo e l’armonico funzionamento del sistema psichico. È compromesso il rapporto con la realtà, sia quella interna del soggetto, sia quella esterna. La capacità critica e di giudizio sono compromesse. La persona vive una sua realtà personale privata che priva della possibilità di entrare in maniera funzionale, adattativa all’interno del flusso della vita di tutti. Prevalenza. La Schizofrenia è stata osservata in tutto il mondo. Le prevalenze fra gli adulti spesso sono riportate in un intervallo compreso tra lo 0,5% e l’1,5%. Le incidenze per anno sono più spesso in un intervallo di 0,5-5,0 per 10.000. Insorgenza. L’età media di insorgenza per il primo episodio psicotico della Schizofrenia si situa tra i 20 e i 25 anni per gli uomini e poco sotto i 30 anni per le donne. L’esordio può essere brusco o insidioso, ma la maggioranza dei soggetti presenta un tipo di fase prodromica caratterizzata dallo sviluppo lento e graduale di una varietà di segni e di sintomi (per es., ritiro sociale, perdita di interesse nella scuola o nel lavoro, deterioramento nell’igiene e nell’ordine, comportamento inusuale, scoppi di rabbia). Persona in fase evolutiva, rimasta chiusa. Dal punto di vista delle fasi: • Fase prodromica = precede la malattia vera e propria • Fase acuta = sintomi ben presenti (possono durare limitatamente, se trattati) • Fase residua Queste fasi devono durare almeno 6 mesi (tempo più o meno lungo quantitativamente) Le MANIFESTAZIONI ESSENZIALI della Schizofrenia sono la presenza di un insieme di caratteristici sintomi per una significativa porzione di tempo durante un periodo di 1 mese (fase acuta) e la persistenza di alcuni segni di disturbo per almeno 6 mesi (fase subacuta). Questi segni e sintomi sono associati a marcata disfunzione sociale o lavorativa (condizionano la vita delle persone). I sintomi caratteristici della schizofrenia si possono concettualmente far ricadere in due ampie categorie: positiva (plus) e negativa (minus). I sintomi positivi sembrano riflettere un eccesso o una distorsione di funzioni normali, mentre i sintomi negativi sembrano riflettere una diminuzione o una perdita di funzioni normali. I sintomi positivi includono distorsioni o esagerazioni del contenuto di pensiero (deliri), della percezione (allucinazioni), del linguaggio e della comunicazione (eloquio disorganizzato), e del controllo del comportamento (comportamento grossolanamente disorganizzato o catatonico). Questi sintomi positivi possono comprendere due dimensioni distinte: la ‘dimensione psicotica’, che include deliri e allucinazioni, e la ‘dimensione disorganizzativa’, che include eloquio e comportamento disorganizzati. Disturbo del contenuto e della forma del pensiero. Sintomi positivi • Deliri • Allucinazioni • Distorsioni nel linguaggio e nella comunicazione • Eloquio disorganizzato (il pensiero è veicolato attraverso elementi che non riescono a mettersi in connessione l’uno con l’altro) • Comportamento disorganizzato • Comportamento catatonico (la persona può essere immobile, bloccata nel comportamento fisso in una posizione. La psicomotricità è abolita) • Agitazione (la relazione è difficoltosa, se non impossibile) I deliri sono convinzioni erronee, che di solito comportano un’interpretazione non corretta di percezioni o esperienze. Il loro contenuto può includere una varietà di temi (per es., di persecuzione, di riferimento, somatici, religiosi o di grandiosità). I deliri di persecuzione sono più comuni, la persona è convinta di essere tormentata, inseguita, ingannata, spiata, o messa in ridicolo. I deliri di riferimento sono pure comuni; la persona è convinta che certi gesti, commenti, passi di libri, giornali, parole di canzoni, o altri spunti provenienti dall’ambiente siano diretti specificamente a sè stessa. Le allucinazioni possono manifestarsi con qualunque modalità sensoriale (per es., uditiva, visiva, olfattiva, gustativa e tattile), ma le allucinazioni uditive sono di gran lunga le più comuni. Le allucinazioni uditive sono generalmente sperimentate come voci, sia familiari che non familiari, che vengono percepite come distinte dai pensieri propri del soggetto. Le allucinazioni devono verificarsi a sensorio integro; quelle che si manifestano durante l’addormentamento o durante il risveglio sono considerate nell’ambito della gamma delle esperienze normali. I sintomi negativi riguardano restrizioni nello spettro e nell’intensità nei seguenti ambiti: • Espressioni emotive (appiattimento dell’affettività) • Fluidità e nella produttività del pensiero e dell’eloquio (alogia: mancanza di pensiero) • Comportamenti finalizzati a una meta (abulia) Sintomi negativi • Appiattimento affettivo • Ritiro emotivo • Povertà di relazione • Ritiro sociale (non sapendo come reagire con gli altri, rimangono chiusi in loro stessi) • Perdita di spontaneità • Pensiero stereotipato • Alogia • Avolizione/abulia • Anedonia • Compromissione attentiva FUNZIONAMENTO La Schizofrenia comporta disfunzione in una o più delle aree principali di funzionamento (per es., relazioni interpersonali, lavoro o scuola o cura di sè). Tipicamente, il funzionamento èèchiaramente ad un livello inferiore a quello che era stato raggiunto prima dell’esordio dei sintomi. Il ciclo educativo è frequentemente interrotto, e il soggetto può essere incapace di terminare la scuola. Molti soggetti sono incapaci di conservarsi un lavoro per periodi di tempo prolungati, e sono impiegati a un livello inferiore a quello dei loro genitori (“deriva verso il basso”). La maggioranza (60-70%) dei soggetti con Schizofrenia non si sposano, e i più hanno contatti sociali relativamente limitati. Con un trattamento adeguato si riesce a impedire l’entrata nel circuito. Caratteristiche collegate a cultura, età e genere I clinici che esaminano i sintomi della Schizofrenia in contesti culturali e socioeconomici differenti dai loro propri devono tener conto delle differenze culturali. Idee che possono sembrare deliranti in una cultura (per es., stregoneria e arti magiche) possono essere considerate comuni in un’altra. In certe culture, le allucinazioni visive o uditive con un contenuto religioso possono rappresentare una parte normale dell’esperienza religiosa. La valutazione dell’eloquio disorganizzato può essere difficile per le variazioni linguistiche, proprie degli stili narrativi di culture diverse, che possono influenzare la forma logica dei contenuti verbali. La valutazione dell’affettività richiede una sensibilità alle differenti modalità dell’espressione