Scarica la realtà come costruzione sociale di Berger e Luckmann e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia Dei Processi Culturali solo su Docsity! La realtà come costruzione sociale Presentazione La realtà per gli autori Berger e Luckmann è una costruzione sociale e non qualcosa di scontato. Il sociologo sa che, ciò che è dato per scontato in una certa società può non esserlo per un’altra. È proprio su questa consapevolezza che è sorta e si è consolidata un’intera disciplina, ovvero la SOCIOLOGIA DELLA CONOSCENZA. Gli autori si pongono principlmente una radicale domanda: si chiedono quali siano i processi attraverso cui qualsiasi complesso di conoscenze viene ad essere stabilito come realtà. Il fuoco dell’analisi quindi si sposta dalla genesi delle idee e delle rappresentazioni collettive (che erano l’oggetto di studio classico della sociologia della conoscenza) ai meccanismi di formazione e di conservaione di quel comune senso della realtà che permette a ognuno di agire e orientarsi nel mondo e senza il quale nessuna società potrebbe esistere. Quindi la sociologia della conoscenza e i presupposti che sottostanno a tale ridefinizione devono molto all’approccio di Schutz, il quale ha influenzato infatti Berger e Luckmann (Schutz fu loro maestro). Schutz si era dedicato all’analisi delle strutture della realtà della vita quotidiana con l’obiettivo di dare fondamenti più solidi alla sociologia comprendente di Marx (secondo il quale la sociologia ha il compito di comprendere il significato dell’azione sociale). L’impostazione di Schutz fa riferimento alla coscienza come fattore essenziale enecessario e alla sua capacità di muoversi alttraverso diverse sfere della realtà ( di fare esperienza di ‘’realtà multiple’’) che sono caratterizzate da significati; i sogni, l’arte , il gioco sono alcuni esempi di mondi in cui l’individuo può ‘’migrare’’, ma tra questi vi è un mondo, una realtà che è fondamentale, ed è il mondo della vita quotidiana in cui l’uomo agisce con i suoi simili. All’interno del mondo quotidiano i soggetti fanno riferimento a una conoscenza ordinaria dominata dall’ “atteggiamento naturale”, cioè da un pensiero per cui si sospende il dubbio che tale realtà sia qualcosa di differente da ciò che appare. Questa conoscenza data per scontata, la conoscenza del senso comune, ha un movente di tipo pragmatico, quindi ha un motivo pratico di esistere, infatti un individuo che si interroga su ogni aspetto della vita sarebbe incapace di agire! L’individuo che agisce nel mondo della vita quotidiana opera secondo delle routines, degli schemi, che vengono usati in ogni forma di interazione sociale per classificare persone ed eventi. L’immagine della realtà sociale fornita da Schutz è quella di una situazione in cui i soggetti sono impegnati a creare e ricreare il loro mondo. Berger e Luckmann cercano di superare la vaghezza di Schutz, affermando che la realtà sociale sarebbe costruita in un processo dialettico in base al quale essa risulta un prodotto dell’attività umana. I primi momenti della dialettica in cui l’essere umano si realizza in un mondo di oggetti (un mondo a lui esterno e diverso) è quello della esteriorizzazione e dell’oggettivazione, poi segue l’interiorizzazione che consiste nella riappropriazione soggettiva da parte degli uomini di questa stessa realtà. Il progetto degli autori è quello di attuare sulla base di questa dialettica del rapporto individuo – società, una sintesi teorica tra i due maggiori e opposti paradigmi delle scienze sociali: 1. PARADIGMA WEBERIANO che pone al centro dell’analisi sociologica l’azione dotata di senso 2. PARADIGMA DURKHEIMIANO che considera i fatti sociali come cose L’analisi dei processi di costruzione della realtà compiuta da Berger e Luckmann ha avviato un rinnovamento degli studi sulla dimesione simbolica della vita sociale. Per studiare gli aspetti più importanti di quest’analisi è utile seguire il filo argomentativo portato avanti dagli autori che appunto parte dai processi di esteriorizzazione – ogettivazione per giungere a quello di interiorizzazione. Domande principali: l’essere umano, nel suo sviluppo, non intragisce solo con l’ambiente naturale ma anche con un ordine culturale. 1) perché emerge questo ordine? 2) Quali meccanismi presiedono alla sua costituzione 3) Quali meccanismi presiedono alla sua conservazione? RISPOSTE: F 0 B 7 0L’uomo è un animale non definito, manchevole, caratterizzato da ‘’non – specializzazione’’ cioè da un istinto sottosviluppato rispetto agli altri mammiferi che lo rende particolarmente esposto al rischio; è dotato però di un’apertura culturale di fronte al mondo. L’uomo si deve oggettivare nel mondo, deve auto-porsi dei vincoli normativi per crearsi delle strutture stabili che biologicamente gli mancano. Da qui si deduce che la stabilità della cultura non è mai definitiva, ma sottoposta a mutamento F 0 B 7 0I meccanismi che presiedono alla creazione dell’ordine culturale sono essenzialmente sociali. L’ordine culturale si stabilisce in base alla consuetudinarietà, ossia azioni ripetute che si sono cristallizzate in schemi che sono dei quadri di pensiero che modellano l’esperienza umana a livello congitivo, guidano il modo in cui percepiamo il comportamento altrui e orientano il comportamento individuale.. Ovunque vi sia un’azione reciproca tipizzata siamo in presenza di un’istituzione. Le istituzioni liberano gli individui dal dover decidere su tutto. Processi di deistituzionalizzaizone sono sempre possibili. La durata e la forza delle istituzioni dipende dalla loro legittimità ossia dal fatto che esistano strutture capaci di giustificarle. F 0 B 7 0I processi di conservazione dell’ordine culturale, sono possibili tramite i processi di legittimazione tra cui rivestono particolare importanza gli universi simbolici L’universo simbolico trascende la realtà della vita quotidiana e integra diverse realtà e segmenti istituzionali. Esso svolge un ruolo protettivo rispetto a tutte quelle situazioni marginali che minacciano l’esistenza umana; la religione è un esempio di universo simbolico. Solo nel contesto di questo universo, l’identità individuale, fondamentalmente precaria, riceve una certa coerenza e stabilità. Di grande importanza è l’identità e il suo Nietzsche : sviluppò una sua propria teoria di falsa coscienza nelle sue analisi del significato sociale dell’inganno e dell’autoinganno e dell’illusione come condizione necessaria della vita. La sociologia della conoscenza rappresenta un’applicazione specifica di quella che Nietzsche ha definito “L’arte della diffidenza”. Storicismo wilhelm dilthey : il tema dominante era qui un enorme senso della relatività e dell’inevitabile storicità del pensiero. Inevitabile storicità del pensiero umano. La convinzione degli storicisti era che nessuna situazione storica potesse essere compresa. L’eredità storicista (lo storicismo è precedente alla sociologia della conoscenza) predispose la sociologia della conoscenza verso un forte interesse per la storia . Per Scheler (concezione moderata della sociologia della conoscenza) l’obiettivo era quello di creare un’antropologia filosofica che trascendesse la relatività dei vari punti di vista. La sociologia della conoscenza doveva servire come strumento x il raggiungimento di questi fine e il suo scopo principale doveva essere eliminare le difficoltà sollevate dal relativismo. La sociologia della conoscenza di Scheler è essenzialmente un metodo negativo: egli afferma che la relazione tra i ‘’fattori ideali’’ e i ‘’fattori reali’’ (che ricordano lo schema ‘’struttura’’ e ‘’sovrastruttura’’ di Marx) era un rapporto non essenziale x l’evoluzione storica: i fattori reali regolano le condizioni in cui certi fattori ideali possono apparire nella storia, ma non possono influire sul loro contenuto. La società determina la presenza ma non la natura delle idee. In questo contesto Scheler analizzò il modo in cui la conoscenza umana viene ordinata dalla società. Per lui, la conoscenza umana è data nella società come un a priori rispetto all’esperienza individuale, fornendo a quest’ultima un ordine di significato che, benché relativo ad una situazione socio-storica particolare, è visto dall’individuo come il modo naturale di vedere il mondo. Scheler chiamò questo: “Il modo di vedere il mondo relativo-naturale”. In seguito all’invenzione da parte di Scheler della sociologia della conoscenza vi fu un dibattito ampio in Germania sulla validità di questa disciplina. Ad opera di Karl Mannheim (concezione radicale della sociologia della conoscenza) tale disciplina si sganciò dal contesto meramente filosofico e divenne un metodo positivo per lo studio del pensiero umano. Quando i sociologi pensan alla sociologia della conoscenza lo fanno nei termini della formulazione di Mannheim, il quale aveva una visione della sociologia della conoscenza più profonda di quella di Scheler, forse perché il confronto col marxismo aveva una parte più rilevante nel suo lavoro. La società era vista come determinante non solo l’aspetto, ma anche il contenuto dell’ideazione umana; la sociologia della conoscenza era x lui un metodo positivo x studiare quasi tutti gli aspetti del pensiero umano. Mannheim era interessato principalmente all’ideologia, di cui distingue aspetti: concetti particolari, totali e generali = l’ideologia che costituisce solo un segmento del pensiero dell’avversario, l’ideologia che costituisce la totalità del pensiero di un avversario e l’ideologia che non solo caratterizza il pensiero dell’avversario ma anche il proprio. Concetto generale di ideologia -> si raggiunge con esso il livello della sociologia della conoscenza: si riconosce che nessun pensiero umano è immune dalle influenze ideologizzanti del proprio contesto sociale. Mannheim coniò il termine ‘’relazionalismo (distinto da ‘’relativismo’’ e ad esso contraposto). Per lui il compito della sociologia della conoscenza è essere un aiuto nella ricerca di ogni corretta comprensione degli avvenimenti umani. In America ha studiato la sociologia della conoscenza R. Merton. Che ha costruito un paradigma x la sociologia della conoscenza riformulandone i temi principali inuna forma concisa e coerente, una costruzione che si pronpone di integrae il punto di vista della sociologia della conoscenza con quello della teoria strutturale – funzionale. Anche T. Parsons si è occupato di tale disciplina, però solo in critica a Mannheim. Ne’ Merton ne’ Parsons hanno compiuto passi avanti x la disciplina. Theodor Geiger diede un valido contributo alla sociologia della conoscenza e tornò a una concezione più ristretta dell’ideologia come pensiero socialmente distorto e sostenne che fosse possibile superare l’ideologai mediante una scrupolosa fedeltà ai canoni metodologici scientifici. Werner Stark è quello che più si è staccato dalla visione di Mannheim e ha cercato di superarlo, per questo autore il compito della sociologia della conoscenza non è quello di smascherare, ma di studiare le condizioni sociali della conoscenza in quanto tale. Quindi il problema centrale x lui è la sociologia della verità non quella dell’errore. L’interesse della sociologia della conoscenza è stato, per le questioni epistemologiche, su un piano teoretico (sulle idee); per le questoni di storia culturale, su un piano empirico. Gli autori Berger e Luckmann desiderano escludere dallo studio di questa disciplina i problemi epistemologici e metodologici. Per loro, la sociologia della conoscenza è una parte della sociologia intesa come scienza empirica e si deve occupare della storia delle idee di tutto ciò che passa per “conoscenza” nella società. L’interesse centrale, però, non deve essere solo teoretico xchè la sociologia della conoscenza si deve occupare della costruzione sociale della realtà. Il riferimento è a SCHUTZ. Vedono una possibile simile visione tra Durkheim e Weber. La società effettivamente possiede una oggettualità e la società è davvero costruita da un’attività individuale. Cap. 1 – I fondamenti della conoscenza nella vita quotidiana Scopo del libro: analisi sociologica della vita quotidiana e della conoscenza che guida la condotta nella vita quotidiana; solo marginalmente vi è l’interesse di capire come questa realtà appaia agli intellettuali. L’interesse principale è comprendere una realtà che costituisce il soggetto della scienza empirica della sociologia, cioè il mondo della vita quotidiana. Lo scopo non è quello di impegnarsi sul terreno filosofico, però se si vuole capire la realtà della vita quotidiana e cmq necessario considerare il suo carattere intrinseco prima di procedere all’analisi sociologica vera e propria. Realtà vita quotidiana = realtà interpretata dagli uomini e soggettivamente significativa per loro. Si può assumere questa reltà come data, assumere come dati, fenomeni particolari che insorgono al suo interno senza indagare oltre sui fondamenti di questa realtà,compito, quest’ultimo, che spetta infatti alla filosofia. Però cmq non è possibile lasciare la filosofia completamente da parte perché la realtà della vita quotidiana non è semplicemnete dato x scontato dal’uomo, ma è un mondo che si origina nel suo pensiero e nella sua azione. Bisogna perciò come inizio chiarire i fondamenti della conoscenza nella vita quotidiana, i metodo più idoneo per farlo è quello dell’ analisi fenomenologica = metodo descrittivo, quindi empirico, ma non scientifico. Questa analisi fenomenologica dell’esperienza soggettiva della vita quotidiana si astiene da ogni ipotesi casuale. Il senso comune comprende molte interpretazioni pre e semi scientifiche della realtà quotidiana, che accetta come ovvie. Quindi se intendiamo descrivere la realtà del senso comune dobbiamo far riferimento a queste interpretazioni e anche tener conto del carattere di realtà data x scontata. La coscienza è sempre intenzionale: essa tende sempre o è diretta verso OGGETTI, sia che essi siano elementi di una realtà esterna, sia che siano elementi di una realtà soggettiva interiore. Oggetti differenti si presentano alla coscienza come costituitivi di diverse sfere di realtà – si riconoscono le persone con cui si deve trattare nella vita quotidiana come appartenenti a una sfera completamente diversa dalle figure che appaiono nei propri sogni. I due gruppi di oggetti introducono tensioni diverse nella propria coscienza; la nostra coscienzasa muoversi attraverso sfere differenti di realtà. ‘uomo ha coscienza del mondo come formato da più realtà. Tra le varie realtà ce ne è una che si presenta come quella di eccellenza = REALTA’ DELLA VITA QUOTIDIANA che viene concepita da noi come realtà dominante a cui dedichiamo la nostra attenzione per intero, la percepiamo da svegli quindi in uno stato di completa vigilanza, ma ciò per l’uomo è un atteggiamento normalissimo. Percepiamo questa realtà come ordinata, i suoi fenomeni sono predisposti in modelli che sembrano indipendenti dalla nostra percezione, essa è già costituita da un ordine di oggetti che sono designati come oggetti prima della comparsa dell’uomo sulla scena. Il LINGUAGGIO fornisce le necessarie oggettivazioni e segna le coordinate della vita nella società e le riempie di significato. L’uomo vive in un determinato LUOGO, adopera vari STRUMENTI e vive in un tessuto di RELAZIONI UMANE. La realtà della vita quotidiana è organizzata attorno al ‘’qui’’ e all’ ‘’adesso’’, ma abbraccia anche fenomni che non sono presenti qui ed ora, quindi l’uomo non fa esperienza della vita comune in termini di vicinanza e lontananza, sia spaziali che temporali. L’uomo ha più interesse per ciò che lo coinvolge direttamente (es. mondo ufficio) cioè la zona della vita quotidiana che è direttamente accessibile alla sua manipolazone, un mondo in cui può agire e che può modificare. L’attenzione verso questo mondo è determinata da ciò che stiamo facendo, sono molto flessibili, vi è infatti un continuo interscambio di significati soggettivi molto variegato. È possibile che avvengano dei fraintendimenti del discorso dell’altro anche nell’incontro diretto ed è anche possibile che l’altro dissimuli ipocritamente i suoi pensieri. D’altra parte io percepisco l’altro per mezzo dello schema di TIPIZZAZIONE anche nell’incontro diretto, anche l’incontro diretto è modellato fin dall’inizio se avviene all’niterno delle routines della vita quotidiana. La realtà della vita comune contiene schemi di tipizzazone nei cui termini gli altri vengono percepiti e trattati negli inconttri diretti; io vedo l’altro come ‘’un uomo’’, ‘’un europeo’’ ‘’un tipo giovanile’’ ecc. tutte queste tipizzazioni incidono sui miei rapporti con l’altro, la nostra relazione diretta sarà modellata da queste tipizzazioni. Le tipizzazioni possono essere rese problematiche dall’altro perchè sono suscettibili all’interferenza dell’altro che potrebbe spingermi con qualche comportamento a modificare il mio schema di tipizzazione. Gli schemi di tipizzazione che intervengono negli incontri diretti sono reciproci; anche l’altro mi percepisce in un determinato modo e anche le tipizzazioni dell’altro sono sucettibili alla mia interferenza, come le mie alla sua. I due schemi di tipizzazione entrano in continuo ‘’negoziato’’ nell’incontro diretto. Le tipizzazioni dell’interazione diventano progressivamente anonime vi via che si allontanano dalla situazione dell’incontro diretto -> classifico Henry come membro della categoria X (es. inglese) quindi interpreto certi aspetti della sua condotta come risultanti da queste tipizzazioni -> i suoi gusti in cibo sono tipicamente inglesi, come i suoi modi di fare; ciò implica che queste caratteristiche di Henry sono estendibili a qualsiasi membro della categoria ‘’inglese’’ – io percepisco questi aspetti del suo modo di essere in TERMINI ANONIMI. Un aspetto importante dell’esperienza che io faccio degli altri nella realtà della vita quotidiana, è il carattere diretto o indiretto di questa esperienza. In ogni momento posso distinguere tra consci con cui interagisco in incontri diretti e altri che mi sono puramente contemporanei, di cui ho solo dei ricordi o che conosco x sentito dire. L’anonimia aumenta via ia che si passa dal più vicino al più lontano. Ci sono poi ovvie differenze nelle mie espereinze dei semplici contemporanei; di alcuni ho avuto ripetutamente esperienza in incontri diretti e perciò mi aspetto di incontrarli ancora regolarmente, di altri invece ho memoria come semplici esperienze passate che non penso di rivivere/reincontrate. Di altri ancora so solo ‘’qualcosa’’ e posso percepirli solo per il tramite di tipizzazioni più o meno anonime. L’anonimia dipende anche dalla profondità dei rapporti es. vendo il giornalaio tutti i giorni, ma con lui non ho lo stesso tipo di intimità che con mio marito…. – il grado di anonimia dipende anche dal grado di interesse e di intimità che possono combinarsi nell’accrescere o nell’attenuare l’anonimia dell’espereinza. La realtà sociale della vita quotidiana è quindi percepita in una serie ininterrotta di tipizzazioni che si fann progressivamente anonime man mano che si allontanano dal ‘’qui ed ora’’ della situazione dell’incontro diretto. La struttura sociale = somma delle tipizzazioni e die modelli ricorrenti di interazione stabiliti; la struttura sociale è perciò un elemento essenziale x la vita quotidiana. Un’ultima precisazione: le mie relazioni con gli altri non sono limitate a coloto con cui interagisco e ai contemporanei; io sono in relazione anche con i miei precedessori e i miei successori con cui siamo in qualche modo legati da delle tipizzazioni anonime (es. i miei bisnonni immigrati) Il linguaggio e la conoscenza nella vita quotidiana L’espressività umana è in grado di oggettivarsi – si manifesta cioè in attività che sono accessibili sia ai loro porduttori che agli altri in quanto elementi di un mondo comune. Queste pggettivazioni servono come indici + o – durevoli dei processi osggettivi dei loro produttori es: atteggiamento soggettivo di ira viene espresso direttamente nella ituazione di incontro diretto da molti indizi corporei, indizi che sono accessibili nel contatto diretto che infatti mi offre la situazione migliore x avere accesso alla soggettività di un altro. L’ira però può essere oggetti vata per mezzo di un’arma (es. un coltello che mi offre un oggettivazione dell’ira di un altro uomo). L’arma in quanto oggetto nel mondo reale continua ad esprimere una generale intenzione di violenza riconoscibile a chiunque. Non solo la realtà è piena di oggettivazioni ma è possibile solo grazie a loro. Siamo cirocndati da oggetti che proclamano le intenzioni soggettive dei miei simili, anche se a volte possiamo dubitare su che cosa esattamente un oggetto voglia proclamare soprattutto se è stato prodotto da uomini che non conosco e non ho conosciuto mai in incontri diretti. Un caso du oggettivazione molto importante = SIGNIFICAZIONE -> produzione umana di segni. Tutte le oggettivazioni possono essere usate come segni, anche se non sono state intenzionalmente prodotte con questa intenzione. Però invece ci sono certe oggettivazioni esplicitamente prodotte x essere segni. I segni sono riuniti in una grande varietà di sistemi, sistemi di gesticolazioni, movimenti corpoeri tipici ecc. i segni e i sistemi dei segni sono ogettivazioni nel senso che sono oggettivamente accessibili aldilà dell’espressione di inenzioni soggettive ‘’qui ed ora’’. -> i segni e i sistemi di segni sono tutti caratterizzati dalla ‘’capacità di distacco’’ e si possono differenziare in base al gradi in cui possono essere distaccati dalla situazione dell’incontro diretto. LINGUAGGIO = sistema di segni vocali -> è il più importante sistema di segni della società umana. I suoi fondamenti risiedono nell’intrinseca capacità di esspressività vocale dell’organismo umano, possiamo però parlare di linguaggio solo quando l’espressione vocale è divenuta capace di distacco dall’immediato ‘’qui ed ora’’ degli stati soggettivi. La vita quotidiana è tale solo grazie e per via del linguaggio il quale mantiene vive le oggettivazioni della vita comune. Comprendere il linguaggio è necessario x comprendere il mondo della vita quotidiana. Linguaggio – ha origine nella situazione di incontro diretto, ma può essere anche separato da essa, ciò avviene ad es. quando parliamo al telefono, o per pmezzo della scrittura che costituisce un sistema di segni di 2° grado. Il distacco del linguaggio si fonda sulla capacità di comunicare significati che non sono espressioni dirette della soggettività ‘’qui ed ora’’. Esso condivide questa capacità con altri sistemi di segni, ma la sua immensa varietà e complessità lo rendono molto + facilmente separabile di ogni altro dalla situazione di incontro diretto (io posso parlare di molti argomenti che non sono presenti nella situazione di incontro diretto, e anche di argomenti di cui non ho fatto e mai farò esperienza). Nella situazione dell’incontro diretto il linguaggio possiede un carattere di RECIPROCITA’ che lo distingue da tutti gli altri sistemi di segni. La continua produzione di segni vocali nella conversazione puòesere adattata a ogni mutamento delle intenzioni soggettive dei conversanti e rende possibile un accesso continuo delle soggettoività dei conversanti. Oltre a ciò io sento me stesso mentre parlo, i miei significati soggettivi divengono oggettivamente accessibili a me e quindi diventan x me più reali. Il linguaggio rende più reale la ma soggettività sia per il mio interlocutore che x me stesso. Questa capacità del linguaggio di cristallizzare e stabilizzare x me la mia soggettività si mantiene quando il linguaggio è separato dalla situazione di incontro diretto Il linguaggio ha origine nella vita quotidiana e a questa 1° di tutto fa riferimento, esso si riferisce alla realtà di cui faccio esperienza in stato di veglia. Il linguaggio però può essere usato anche x riferirsi ad altre realtà. Illinguaggio ha la caratteristica dell’oggettività, io incontro il linguaggio come ua fattualità esterna a me stesso e coercitiva nei supi effetti su di me. Il linguaggio mi costringe nei suoi modelli non posso usare le regole dell’italiano x parlare in tedesco). Il linguaggio ha un’ampiezza e un’elasticità tali da permettermi di oggettivare una grande varietà di esperienze ed inoltre classifica le mie esperienze e classificandole le anonimizza (un’esperienza classificata può in linea di principio essere identica a qualunque altra che ricada nella categria in questione -> es litigio con suocera entra in una categoria che può essere comune ad altre persone, chiunque può litigare con la suocera. Abbiamo detto che il linguaggio può trascendere il qui ed ora e quindi collega differenti zone all’interno della realtà della vita quotidiana e le integra in un tutto significativo; come risultato di queste trascendenze il linguaggio è capac di rendere presente una varietà di oggetti che sono spazialmente, temporalmente e socialmente assenti qui ed ora. Un interomondo può essere attualizzato in qualsiasi momento tramite il linguaggio, il cui potere di TRASCENDENZA e di IINTEGRAZIONE si mantiene anche quando non sto parlando con un altro, infatti anche quando parlo ‘’con me stesso’’ nel pensiero solitario un mondo intero si può aprire davanti a me. Inoltre il linguaggio rende presenti per me non produce l’IO nella sua forma particolare e culturale. Il carattere dell’IO come prodotto sociale non si limita alla particolare configurazione che l’individuo identifica come se stesso (ad esempio come ‘’un uomo’’) ma comprende anche tutto il bagaglio psicologico legato alla configurazione (es. emozioni virili, atteggiamenti ecc) l’organismo e l’IO non possono perciò essere compresi indipendentemente dal particolare contesto sociale. Lo sviluppo dell’organismo e della personalità in un ambiente socialmente determinato è connesso alla relazione tra l’organismo e l’IO , relazione che ha un carattere eccentrico. Da una parte l’uomo è un corpo e dall’altra l’uomo ha un corpo – l’uomo fa esperienza di sé come un’entità che non si identifica col suo corpo ma che al contrario ha quel corpo a sua disposizione. ‘’l’uomo produce se stesso’’ -> non implica che l’individuo crei se stesso in solitudine: l’autoproduzione dell’uomo è sempre sociale, gli uomini insieme producono un ambiente umano e le sue formazioni socio culturali e psicologiche. Nessuna di queste formazioni è considerabile come prodotto biologico dell’uomo individuale; l’esistenza umana solitaria è l’esistenza al livello animale. I fenomeni umani rientrano nel mondo sociale perché l’umanità e la socialità sono fortemente connesse. HOMO SAPIENS = HOMO SOCIUS. Da cosa deriva la stabilità empiricamente esistente dell’ordine umano? • L’ordine sociale è un prodotto umano o meglio, un’ininterrotta produzione umana. È la realizzazione dell’uomo. L’ordine sociale non è biologicamente dato o derivato da un presupposto biologico. Non è nemmeno dato dall’ambiente naturale dell’uomo anche se caratteristiche particolari di questo possono concorrere a determinare certe caratteristiche di un ordine sociale. Origni dell’istituzionalizzazione Tutta l’attività umana è soggetta alla consuetudinarietà, ogni azione che venga ripetuta frequentemente viene cristallizzata secondo uno schema fisso. L’abitualizzazione implica inoltre che l’azione possa esere eseguita ancora in futuro nello stesso modo e con lo stesso sforzo. L’abitualizzazione si verifica si aper l’attività sociale che oer l’individuo come solitario. Le azioni abitualizzate conservano il loro carattere significatio x l’individuo anche se i significati in esse implicati vengono imagazzinati come routines nel bagaglio generale delle conoscenze. L’abitualizzazione porta un vantaggio psicologico: le scelte vengono ridotte ciò implica che, se l’uomo ha uno sfondo stabile in cui la sua attività può procedere con un minimo di decisioni, egli avrà più energia per decisioni che possono essere invec necessarie in altre occasioni come ad esempio quelle di innovazione. L’abitualizzazione quindi elimina la necessità di ridefinire da zero ogni situazione volta x volta. Questi processi di consuetudinarietà precedono ogni istituzionalizzazione; la parte più importante dell’abitualizzazione delle attività umana coincide con l’istituzionalizzazione di quest’ultima. Allora il problema diventa capire qual è l’origine delle istituzioni. Istituzionalizzazione -> ha luogo ovunque ci sia una tipizzazione reciproca di azioni consuetudinarie da parte di gruppi esecutori. Queste tipizzazioni sono sempre condivise e sono accessibili a tutti i membri del particolare gruppo sociale; l’istituzione stessa rende simili gli attori individuali e le azioni individuali – l’istituzione postula che azioni di tipo X siano compiute da attori di tipo X. Le istituzioni devono sottostare a due condizioni: 1) avere uno sviluppo storico 2) fornire uno schema di condotta a coloro che ne fanno parte. le istituzioni hanno sempre una storia della quale sono il prodotto e non si può comprendere un’istituzione senza aver prima studiato il processo storico in cui sono state prodotte. Inoltre le istituzioni controllano la condotta umana fissandole modelli prestabiliti; questo carattere di controllo è inerente all’istituzione in quanto tale. La somma dei meccanismi di controllo danno vita al controllo sociale. Il controllo sociale primario è dato dall’esistenza dell’istituzione in quanto tale. Meccanismi addizionali di controllo sono richiesti solo quando i processi di istituzionalizzazione non raggiungono il pieno successo. Nell’esperienza reale le istituzioni si manifestano in collettività che comprendono un ampio numero di persone ma cmq l’istitituzionalizzazione sta all’inizio/comincia in ogni situazione sociale durevole. Quando due individui A e B interagiscono in qualsiasi modo, presto verranno prodotte alcune tipizzazioni; A osserva l’azione di B, attribuisce delle motivazioni all’azione di B e ne individua la causa. Sin dall’inizio A e B ammettono la reciprocità della loro posizione; nel corso della loro relazione le tipizzazioni saranno espresse in specifici modelli di condotta, cioè A e B inizieranno a ricoprire un ruolo l’uno di fronte all’altro. Quando A e B interagiscono, cominceranno a ricoprire un ruolo l’uno di fronte all’altro. Il principale vantaggio consiste nella possibilità di prevedere le azioni dell’altro. Questo libera ambedue da una grande tensione emotiva. I due individui costruiscono così uno sfondo che servirà a rendere stabili sia le loro azioni che la loro interazione. Un mondo sociale sarà in via di costruzione, racchiudendo al suo interno le radici di un mondo istituzionale in espansione. Tutte le azioni ripetute una o più volte tendono a divenire abituali, tuttavia affinché vi sia un certo genere di tipizzazione reciproca è necessario che la situazione sociale sia duratura nella quale le azioni abitualizzate du due o più individui si congiungano. Quali azioni sono suscettibili di essere reciprocamente tipizzate in questo modo? Risposta: quelle azioni che sono pertinenti sia ad A che a B all’interno della loro situazione comune. Immaginiamo che A e B abbiano dei bambini. La situazione allora muta; l’apparizione di una 3° persona cambia il carattere dell’interazione sociale in atto tra A e B e più persone si aggiungeranno più cambierà. Il mondo istituzionale che esisteva all’origine della relazione tra A e B si è ora trasmesso ad altri. Le abitualizzazioni e le tipizzazioni assunte nella vita in comune di A e B diventano allora istituzioni storiche. Insieme al carattere di storicità queste formazioni acquisiscono anche un altro carattere cruciale, quello di oggettività. Quindi le istituzioni che ora sono state cristallizzate (ed quella della paternità) si presentano all’esistenza come esistenti al di sopra e al di là degli individui che le incarnano in quel momento -> le istituzioni si manifestano ora all’esperienza come dotate di una realtà propria che si trova di fronte all’individuo come fatto esterno. ). Solo a questo punto si può parlare di un mondo sociale nel senso di realtà completa e data che si trova di fronte all’individuo. Un mondo istituzionale appare quindi all’esperienza come una realtà oggettiva; esso ha una storia che precede la nascita dell’individuo e ci sarà dopo la sua morte. Le istituzioni come entità storiche e oggettive si pongono di fronte all’individuo come fatti innegabili e l’individuo non può eliminarle o cambairle e non può sfuggire da loro. Dal momento in cui le istituzioni esitono come realtà esterna l’individuo non può capirle tramite l’introspezione, ma deve studiarle dall’esterno, ‘’uscire’’ ed informarsi sul loro conto. È cmq importante tenere conto che l’oggettività del mondo istituzionale è un’oggettività umanamente prodotta. Il porcesso attraverso il quale i prodotti esterorizzati dell’attività il carattere dell’oggettività è L’OGGETTIVAZIONE. Il mondo istituzionale è attività umana oggettivata. La relazione tra l’uomo (il produttore) e il mondo sociale (il prodotto) è una relazione dialettica. L’uomo e il suo mondo sociale interagiscono reciprocamente. Il prodotto agisce sul produttore. L’ESTERIORIZZAZIONE e l’OGGETTIVAZIONE sono momenti di un continuo processo dialettico. Il 3 momento di questo processo è invece l’INTERIORIZZAZIONE (in virtù del quale il mondo sociale oggettivato è reintrodotto nella coscienza nel corso della socializzazione). Relazione fondamentale tra i 3 momenti, ognuno dei quali corrisponde a una essenziale rappresentazionedel mondo sociale – la società è un prodotto umano, la società è una realtà oggettiva, l’uomo è un prodotto sociale. Solo con la comparsa di una nuova generazione a cui si trasmette il mondo sociale si può effettivamente parlare di un mondo sociale. Il mondo istituzionale richiede una leggittimazione ovvero degli strumenti attraverso cui possa essere spiegato e giustificato. A e B, gli originari creatori del mondo sociale, possono sempre ricostruire le circostanze nelle quali il loro mondo fu creato. I figli di A e B sono in una situazione del tutto diversa. La loro conoscenza del mondo si fonda sul sentito dire. Le giustificazioni che vengono loro date dovranno essere, quindi, coerenti ed esaurienti per risultare loro convincenti. Ne consegue che l’ordine istituzionale via via che si espande si crea le proprie giustificazioni, le quali vengono apprese dalla nuova generazione. Inoltre, le istituzioni, tendono ad associarsi, si può dire che alcune relazioni saranno comuni a tutti i membri di una collettività, altre saranno relative nell’esperienza. Ed esse possono essere simbolicamente rappresentate da oggetti fisici, sia naturali che artificiali. Tutte queste rappresentazioni, però, diventano morte, spogliate cioè di realtà soggettiva, se non vengono senza sosta vivificate nell’effettiva condotta umana. La rappresentazione di un’istituzione nei ruoli e x mezzo di essi è la rappresentazione x eccellenza dalla quale tutte le altre dipendono Importante è il carattere dei ruoli come mediatori di settori specifici della cultura comune. In virtù dei ruoli che ricopre, l’individuo viene introdotto in aree specifiche di conoscenza socialmente oggettivata: essere un giudice implica la conoscenza della legge, ma anche la conoscenza dei valori e degli atteggiamenti appropriati x un giudice. Per apprendere un ruolo non è sufficiente acquisire gli strumenti meccanici immediatamente necessari al suo adempimento ‘’estenro’’: bisogno essere anche iniziati ai vari strati affettivi e conoscitivi del corpo di conoscenze che è direttamente e indirettamente appropriato x quel ruolo. Questo implica una distribuzione sociale della conoscenza. Un bagalio di conoscenze di una società è strutturato in base a ciò che è pertinente a tutti e ciò che invece è pertinente solo a ruoli specifici (specialisti). Per accumulare la conoscenza specifica dei ruoli, una società deve essere organizzata in modo tale che certi individui possano concentrarsi sulle loro specializzazioni. Nascono così gli specialisti, che diventano amministratori dei settori culturali che sono stati socialmente assegnati a loro. Gli specialisti sono definiti come individui che conoscono le loro specialità, ogni individuo deve sapere chi sono questi specialisti x il caso in cui ci sia bisogno di loro- sapere qual è il compito degli esperti (ovvero avere, come si dice in termini sociologici, uno schema di riferimento) fa parte del bagaglio di conoscenze e di interesse generale, mentre la conoscenza specifica che costutuisce la competenza specialistica non ne fa parte. Si può ora analizzare la relazione tra i ruoli e la conoscenza da 2 punti di vista: • Secondo l’ordine istituzionale, i ruoli rappresentano l’oggettivazione pratica della struttura della società; (la società esiste solo in quanto gli individui ne sono consapevoli). • Secondo la propria specificità, ciascun ruolo porta con sé un annesso di conoscenza socialmente definito, (la coscienza individuale è socialmente determinata). L’analisi dei ruoli è importante x la sociologia perché rivela le mediazioni tra gli universi di significato oggetivati in una società e i modi in cui questi universi sono oggettivamente reali x gli individui. Portata e modi dell’istituzionalizzazione Importante capire quanto è esteso il settore di attività istituzionalizzata rispetto al settore non istituzionalizzato (problema della densità) La portata dell’istituzionalizzazione dipende dal grado di diffusione delle strutture di pertinenza. Se molte o gran parte delle strutture sono condivise da tutti, la portata dell’istituzionalizzazione sarà ampia; se poche strutture di pertinenza sono condivise da tutti, la portata dell’istituzionalizzazione, sarà ristretta. Nel secondo caso, c’è anche la possibilità che l’ordine istituzionale sia fortemente frammentario, dal momento che certe strutture sono condivise da alcuni gruppi entro la società, ma non dalla società nel suo complesso. Nell’ipotesi in cui ci sia una società in cui l’istituzionalizzazione sia totale, avremo una società in cui tutti i problemi sono comuni, tutte le soluzioni a questi problemi sono socialmente oggettivate, tutte le azioni sociali sono istituzionalizzate - ordine sociale abbraccia la totalità della vita sociale e non c’è una distrubuzione di conoscenza legata ai ruoli perché tutti i ruoli vengono svolti in situazioni di uguale interesse x tutti gli attori (questo modello idealizzato non si trova realmente nelle società). L’estremo opposto sarebbe un modello in cui c’è un solo problema comune, quindi in cui l’istituzionalizzazione avenisse solo in relazioni riguardanti questo problema. In una simile società tutta la conoscenza sarebbe legata a ruoli. Questi modelli/finzioni euristiche sono utili perché contribuiscono a chiarire le condizioni che favoriscono l’avvicinamento ad esse. La condizione più generale è il grado di divisione del lavoro – ogni società in cui c’è una crescente divisione del lavoro si va allontanando dal primo modello estremo descritto sopra (istituzionalizzazione totale). Un’altra condizione è la disponibilità di un surplus economico che fa si che gruppi/individui possano dedicarsi a attività specializzate non legate direttamente alla sussistenza. Queste attività specializzate portano a una segmentazione della cultura. Si può verificare una segmentazione dell’ordine istituzionale (solo certi tipi compiono certe azioni) e una distribuzione sociale della conoscenza (la conoscenza legata ai ruoli viene a essere riservata a certi tipi). La segmentazione dell’ordine istituzionale e la distribuzione della conoscenza solleveranno il problema della creazione di significati integrativi che abbracciano la società nel suo complesso e forniscono un contesto globale di senso oggettivo all’esperienza e alla conoscenza sociale frammentarie dell’individuo. Una conseguenza della segmentazione istituzionale è la possibiIità di sub universi di significato, che nascono dall’accentuazione della specializzazione. La possibilità che nasca un sub universo cresce con la progressiva divisione del lavoro e con l’incremento del surplus economico. I SUB-UNIVERSI devono essere sorretti da una particolare collettività, cioè dal gruppo che produce incessantemente i significati in questione e per cui questi significati hanno una realtà oggettiva. maggior difficoltà al problema di creare un sistema di simboli che soddisfi l’intera società. Il rapporto tra società e la sua base sociale è un rapporto dialettico. La conoscenza è un prodotto sociale e un fattore di cambiamenti sociali. Il numero e la complessità sempre crescenti dei sub- universi li rendono sempre più inaccessibili agli estranei: diventano dei settori ermeticamente sigillati per tutti salvo che per quelli che sono stati appropriatamente iniziati ai loro misteri. Gli estranei devono essere tenuti fuori, qualche volta addirittura tenuti all’oscuro dell’esistenza del sub-universo. Gli iniziati, invece, devono essere tenuti dentro per tenere a freno la tentazione di fuggire al sub-universo. C’è tutto un meccanismo legittimante che funziona allo scopo di indurre i profani a restare tali e i medici a restare medici e ambedue a essere soddisfatti. Particolari problemi ci sono quando c’è una differenza tra velocità di sviluppo delle istituzioni e quella dei settori specifici (quello che Olgburn chiamava ritardo culturale). Es. società feudale con un esercito moderno. LA REIFICAZIONE è la percezione di fenomeni umani come se fossero cose. L’istituzionalizzazione, comunque non è un processo irreversibile, nonostante il fatto che le istituzioni, una volta formate, abbiano la tendenza a durare a lungo. Per tutta una serie di ragioni storiche, la portata delle azioni istituzionalizzate può diminuire; in certe zone della vita sociale allora può avvenire una deistituzionalizzazione. Il mondo sociale è oggettivo perché si presenta all’uomo cmq qualcosa di esterno a lui e l’uomo, dovrebbe cmq rendersi conto che tale mondo è stato creato da lui. LA REIFICAZIONE PUÒ DEFINIRSI, DUNQUE, IL GRADO ESTREMO DEL PROCESSO DI OGGETTIVAZIONE E IL MONDO OGGETTIVATO PERDE LA SUA CAPACITÀ DI ESSERE VISTO COME CREAZIONE UMANA. L’uomo continua a produrre il mondo sociale anche se lo percepisce in termini reificati. Per questo Marx chiama la coscienza reificante una falsa coscienza. Anche i ruoli possono essere reificati. Anche l’io può essere reificato (visto come nient’altro che collega o postino). l’analisi della reificazione è importante per la SDC affinché si individuino le particolari circostanze sociale che favoriscono la reificazione. La legittimazione L’ origine degli universi simbolici La legittimazione è una oggettivazione di secondo grado. Essa produce nuovi significati che servono ad integrare i significati già attribuiti ai diversi processi istituzionali. La funzione della legittimazione è di rendere oggettivamente accessibili e soggettivamente plausibili le oggettivazioni di primo grado che sono state istituzionalizzate. L’integrazione è anche l’obiettivo tipico dei legittimatori. L’integrazione e la questione della plausibilità soggettiva si riferiscono a due livelli: 1)La totalità dell’ordine istituzionale dovrebbe avere un senso allo stesso tempo per i partecipanti di diversi processi istituzionali. Livello orizzontale di integrazione e plausibilità. 2)E’ necessario rendere soggettivamente significativa la totalità della vita dell’individuo. Livello verticale. La legittimazione è importante quando l’ordine istituzionale deve essere trasmesso ad una nuova generazione. La legittimazione ha un elemento cognitivo ed uno normativo. Esistono vari livelli di legittimazione: L’ORGANIZZAZIONE SOCIALE PER LA CONSERVAZIONE DEGLI UNIVERSI Tutti gli universi socialmente costruiti, subiscono dei m mutamenti. E’ necessario comprendere l’organizzazione sociale che permette agli individui di interpretare i loro ruoli. Con la divisione del lavoro (coloro i quali hanno delle specializzazioni, rivendicano una specializzazione universale) vi sono varie conseguenze: 1)La comparsa della Teoria pura 2)rafforzamento del tradizionalismo nelle azioni istituzionalizzate 3)Possibilità di conflitto tra gruppi di esperti. Le simbolizzazioni fortemente astratte vengono convalidate dall’appoggio sociale, piuttosto che da quello empirico. Quando una particolare definizione della realtà viene ad essere legata a un interesse concreto di potere, può essere chiamata IDEOLOGIA. In tal caso, lo stesso universo viene interpretato differentemente a seconda degli interessi costituiti nella società in questione. Le ideologie generano solidarietà. La situazione pluralistica presuppone una società con una divisione del lavoro altamente sviluppata, tale società mina le tradizioni, ha carattere sovversivo e di innovazione. L’intellettuale può considerarsi un esperto storicamente importante, è un individuo che rifiuta di integrarsi nella società (definizione simile a quella di Mannheim). L’individuale davanti a sé ha la possibilità di scelte interessanti. Può ritirarsi in una sottosocietà Es. LE SETTE RELIGIOSE. Un altro caso di scelta storicamente importante è la rivoluzione. Le istituzioni e gli universi simbolici, vengono legittimati da individui viventi. Le teorie vengono create allo scopo di legittimare istituzioni sociali esistenti, però accade anche che le istituzioni sociali vengano modificate per adattarsi a teorie già esistenti. Cap 3 – La società come realtà soggettiva Realtà – esiste sia come oggettiva che come soggettiva -> questi 2 aspetti vanno integrati . la società viene compresa come un incessante processo dialettico che si compone di 3 momenti: esteriorizzazione, oggettivazione ed interiorizzazione. La società è caratterizzata da ognuno di questi 3 momenti che non possono essere in alcun modo separati, e lo stesso vale per l’individuo come singolo membro della società. L’individuo non nasce già come membro della società, ma nasce con una predisposizione alla socialità, perciò DIVENTA membro della società. Nella vita di ogni persona c’è quindi una successione temporale nel corso di cui essa viene introdotta alla partecipazione nella società. Il punto di partenza di questo processo è L’INTERIORIZZAZIONE: la percezione/interpretazione immediata di un evento oggettivo come esprimente di significato. È il processo attraverso il quale la soggettività di un altro individuo mi diventa accessibile ed assume un significato per me. L’interiorizzazione è quindi in questo senso più semplice e generale, la base di una comprensione dei propri simili e della percezione del mondo come realtà significativa e sociale. Questa percezione ha inizio quando l’individuo subentra nel mondo in cui gli altri già vivono. Nella forma complessa dell’interiorizzazione invece io capisco non solo i processi sggettivi dell’altro, ma anche il mondo in cui vive, che poi diventa il mio mondo. Tra me e l’altro si instaura perciò una identificazione reciproca: non solo viviamo nello stesso mondo, ma partecipiamo l’uno all’esistenza dell’altro. L’individuo è membro della società solo quando ha completato questo grado di interiorizzazione; il processo attraverso cui ciò avviene è la SOCIALIZZAZIONE cioè l’insediamento completo dell’individuo nel mondo sociale. Ci son 2 tipi di socializzazione, quella PRIMARIA e quella SECONDARIA. La socializzazione primaria è quella che l’individuo intraprende nell’infanzia e attraverso cui diventa effettivamente membro della società. Quella secondaria è ogni processo successivo che introduce un uomo già socializzato in nuovi settori del mondo e della sua società. La socializzazione primaria è quella più importante per l’individuo ed è inoltre la struttura base per ogni socializzazione secondaria. Ogni individuo nasce in una struttura sociale in cui incontra delle persone che hanno cura della sua socializzazione, queste persone che sono per lui importanti gli sono imposte e le loro definizioni della sua situazione sono x lui la realtà oggettiva. Quindi l’uomo nasce in una struttra sociale oggettiva e in un mondo sociale oggettivo, le persone che gli mediano questo mondo lo modificano nel corso della mediazione perché selezionano alcuni aspetti di quel mondo in base alla loro collocazone nella struttura sociale (es. un bambino della classe lavoratrice assorbe il modo di vedere il mondo sociale proprio della classe a cui appartiene e lo assorbe nel modo in cui gli è stato indicato dai suoi genitori). La socializzazione primaria avviene in circostanze che sono caratterizzate da componenti emotive, il bambino si identifica con le persone che influiscono su di lui in molti modi emozionali ed emotivi. L’interorizzazione avvine solo quando avviene l’IDENTIFICAZIONE: il bambino assume i ruoli e gli atteggiamenti delle persone che sono per lui importanti, li interiorizza e li rende propri. È grazie a questa identificazione con le persone che si curano di lui che il bambino diventa capace di identificare se stesso e quindi acquisire una propria identità soggettiva. Quindi l’IO è un’ENTITA’ RIFLESSA. = l’individuo diventa ciò che gli dicono di essere le persone importanti x lui. Questo processo porta una dialettia tra l’identificazione da parte degli altri e l’autoidentificazione. Non solo l’individuo assume i ruoli e gli atteggiamenti degli altri ma si appopria anche del loro mondo. Tutte le identificazoni avvengono entro orizzonti che implicano uno specifico mondo sociale. Il fatto che mi venga assegnata un’identità vuol dire che mi viene assenato un posto specifico nel mondo. Inizialmente abbiamo detto che l’individuo si inizia ad identificare con gli altri, degli sltri ‘’concreti’’, succesivamente l’individuo imparerà ad identificarsi con una generalità di altri, con una società. Solo in virtù di questa identificazione generalizzata la sua autoidentificazione acquista stabilità. La formazione dell’altro generalizzato nella coscienza dell’individuo segna una fase decisiva della socializzazione: implica l’interiorizzazione della società in quanto tale. La società, l’identità e la realtà vengono cristallizzate nello stesso processo di interiorizzazione ed è ancora il LINGUAGGIO a costituire il contenuto e lo strumento più importante della socializzazione. Quando l’altro generalizzato è cristallizzato nella coscienza si crea un rapporto simmetrico tra realtà soggettiva ed oggettiva. Il linguaggio è il principale veicolo di questo processo continuo di traduzione in entrambi i sensi. Sottolineamo però che la simmetria tra realtà oggettiva e realtà soggettiva non è mai completa, perché le 2 realtà corrispondono tra loro ma non coincidono. (c’è sempre più realtà oggettiva di quella che si riesce ad interiorizzare e ci sono sempre elementi di realtà soggettiva che non derivano dalla socializzazione). Quindi la simmetria tra realtà soggettiva ed oggettiva non essendo mai statica e data deve essere in continuazione prodotta e riprodotta. La relazione tra l’individuo e il mondo sociale oggettivo deve quindi essere continuamente mantenuta in equilibrio. Nella socializzazione primaria non c’è un problema di identificazione perché cmq l’individuo non può scegliere le persone che sono x lui importanti, la società mette davanti all’individuo un gruppo predefinito di persone che influranno su di lui e l’indiviuo non ha possibilità di scelta o cambiamento (i genitori ci capitano non possiamo cmbiarli). Quindi dato che il bambino non ha possibilità di scelta nella selezione delle persone che hanno valore x lui, la sua identificazione con loro è quasi automatica e quindi interiorizza il mondo delle persone x lui importanti concependolo come IL mondo, l’unico possibile. NB- i contenuti specifici che vengono interiorizzati nella socializzazione primaria variano da società a società; è il linguaggio che più di ogni altra cosa è necessario interiorizzare. Socializzazione primaria -> viene qui costituito il primo mondo dell’individuo un mondo che è visto come indiscutibilmente reale; solo più avanti l’individuo potrà permettersi un qualche dubbio. Il mondo dell’infanzia è creato in modo da inculcare nell’individuo una struttura convenzionale che gli da sicurezza. La socializzazione primaria comporta una successione nell’apprendimento che è socialmente definita – all’età A il bambino dovrebbe imparare X all’età B dovrebbe imparare Y ecc. c’è però una grande variabilità nella successione di questi stadi di apprendimento che dipende dalle abitudini/ convenzioni di ogni società; queste variazioni nella definizione sociale dell’infanzia e delle sue fasi influiscono sul programma d’istruzione. - La socializzazione primaria termina quando il concetto di altro generalizzato è ormai instaurato nella coscienza dell’individuo, che a questo punto è un membro effettivo della società e ha il possesso di una identità e di un mondo. La socializzazione cmq non è mai totale e non è mai compiuta. della conversazione, mentre preserva la realtà,allo stesso tempo la modifica continuamente. La conversazione ha inoltre la capacità di generare realtà. In mancanza di CONVERSAZIONE si può ricorrere ad altre tecniche come la corrispondenza epistolare, però questa tecnica è meno efficace. QUELLA DI EMERGENZA In questo caso il procedimento è il medesimo che per le preservazioni della realtà di tipo comune, solo che le conferme della realtà devono essere esplicite e intense. Crisi della realtà possono essere sia collettivi che individuali e possono essere istituaizonalizzati riti collettivi di preservazione della realtà. Normalmente le trasformazioni vengono percepite dall’individuo come totali, però ciò non è esatto perché la realtà soggettiva non è mai totalmente socializzata e non può essere totalmente trasformata dai processi sociali. Ci sono trasformazioni che sembrano totali, queste si chiamano: RISTRUTTURAZIONI. Queste richiedono processi di risocializzazione, simile alla socializzazione primaria, però in questo caso, non si parte da zero e quindi devono risolvere il problema di demolire e disintegrare la precedente struttura convenzionale della realtà soggettiva. Per raggiungere una ristrutturazione riuscita ci vuole una CONDIZIONE SOCIALE: disponibilità di un’efficace struttura di plausibilità, cioè una base sociale che serva da ‘’laboratorio’’ per la trasformazione. Questa struttura di plausibilità sarà mediata all’individuo da persone significative con cui dovrà stabilire un’identificazione affettiva (un esempio di ristrutturazione è la conversione religiosa). La struttura di plausibilità (es. comunità religiosa) deve diventare il mondo dell’individuo, soppiantando tutti gli altri, soprattutto il suo mondo precedente e una CONDIZIONE CONCETTUALE: disponibilità di un apparato legittimante per l’intera successione della trasformazione. La vecchia realtà deve venire interpretata totalmente all’interno dell’apparato legittimante del nuovo mondo. La vita del periodo precedente viene annichilita (es. quando vivevo da peccatore….).nella risocializzazione il passato viene reinterpretato per adattarlo alla realtà presente, con la tendenza a minimizzare le trasformazioni avvenute. La base di realtà della risocializzazione è il presente, della socializzazione secondaria è il passato. A diffreneza della socializzazione, nella risocializzazione il presente viene interpretato per adattarlo al passato; nella risocializzazione il passato viene completamente reinterpretato per adattarlo al presente. Interiorizzazione e struttura sociale La socializzazione avviene sempre nel contesto di una precisa struttura sociale Una socializzazione riuscita implica un alto grado di simmetria tra realtà oggettiva e soggettiva. Al contrario una socializazione non riuscita implica assimetria tra ealtà oggettiva e realtà soggettiva. Normalmente, non si hanno mai casi limite di socializzazione completamente riuscita o non riuscita in assoluto. Questo ultimo caso, si verifica per i soggetti con una condizione organica estremamente patologica. È probabile che la socializzazione ottenga il successo massimo nelle società in cui c’è una semplice divisione del lavoro e una distribuzione minima della conoscenza, così che in condizioni simili la socializzazione produce identità socialmente predefinite. In una simile società le identità sono facilmente riconoscibili, ognuno sa chi sono gli altri e chi è lui stesso. Non esiste alcun problema di identità; questo non implica che l’individuo sia felice della propria identità. In condizioni di questo genere una socializzazione non riuscita capita solo come risultato di incidente bografico, biologico o sociale. X esempio la socializzazione primaria di un bambino può essere danneggiata da una deformità fisica, o che la sua socializzazione sia impedita da uno svantaggio biologico, come un ritardo mentale. Questi casi hanno il carattere di disgrazia personale ; in questa società l’individuo storpio o bastardo non ha difesa contro l’identità assegnatali, è un individuo imprigionato nella realtà oggettiva della sua società. Un individuo la cui socializzazione non è riuscita, viene spesso definito in un modo preciso: es lo storpio, il bastardo…. Ci sono altri casi in cui: 1)LA SOCIALIZZAZIONE NON RIUSCITA IN UN MONDO SOCIALE PUÒ ESSERE ACCOMPAGNATA DA UNA SOCIALIZZAZIONE RIUSCITA IN UN ALTRO MONDO. 2) UNA SOCIALIZZAZIONE NON RIUSCITA PUO’ ESSERE IL RISULTATO DEL FATTO CHE DIVERSE PERSONE MEDIANO DIVERSE REALTA’ OGGETTIVE ALL’INDIVIDUO - LA SOCIALIZZAZIONE NON RIUSCITA PUÒ ESSERE DOVUTA AD UN’ETEROGENEITÀ DEL PERSONALE SOCIALIZZANTE questo può avvenire in modi diversi: ci possono essere situazioni in cui tutte le persone significative della socializzazione primaria mediano una comune realtà ma da punti di vista molto diversi. Ogni persona significativa ha un punto di vista diverso sulla realtà per il semplice motivo di essere un individuo particolare con una particolare biografia. È possibile che in alcuni casi vi sia un’assimetria tra l’identità assegnata al bambino e la sua identità soggettivamente reale (es. bambino maschio che in mancanza di figura maschile interiorizza degli elementi femminili che possono trasformarsi in un effemminatezza del bambino).- la società fornirà delle ‘’terapie’’ per curare questi casi. Una socializzazione mal riuscita può essere anche il risultato della mediazione di mondi fortemente divergenti da parte delle persone importantidurante la socializzazione primaria – esempio: un bambino può essere allevato non solo dai genitori, ma anche da una tata presa da un altro gruppo etnico o da una diversa classe sociale che possono mediargli due mondi differenti attraverso, maagri, due lingue differenti. In un caso simile cmq il mondo dei genitori predomina. Quando mondi nettamente divergenti sono mediati nella socializzazione primaria l’individuo si trova davanti una scelta di identità che egli percepisce come possibilità di vita; questo è il caso in cui ci può essere un’assimetria tra la vita pubblica e quella privata. Discrepanze di questo genere capitano nella società contemporanea tra il processo di socializzazione della famiglia e quello nel gruppo di coetanei (es. x la famiglia il ragazzo è pronto x fare la maturità, per i coetanei è pronto x la prova di coraggio di rubare un auto). Tutti gli uomini, una volta socializzati, sono potenziali traditori di se stessi (es. il bambino tradisce i genitori quando ruba l’auto, tradisce i coetanei quando fa l’alunno x bene, ma tradisce anche se stesso perché si è identificato con 2 mondi divergenti). La possibilità dell’individualismo (cioè una scelta personale tra realtà e identità discrepanti) è legata direttamente alla possibilità di una socializzazione non riuscita; una socializzazione non riuscita solleva la domanda ‘’chi sono io?’’. Una 3° situazione che provoca l’insuccesso della socializzazione si presenta quando CI SONO DIVERGENZE TRA LA SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA E QUELLA SECONDARIA - Il ragazzo può desiderare di divenire ballerino, ma la sua posizione sociale rende sciocca e assurda questa sua ambizione. In tal caso si parla di un’identità dell’immaginazione, oggettivata nella coscienza dell’individuo come il suo vero io. Teorie sull’identità L’IDENTITÀ è un elemento chiave della realtà soggettiva e in rapporto dialettico con la società (nasce dalla dialettica tra individuo e società). L’IDENTITÀ è formata da processi sociali; una volta cristallizzata viene mantenuta, modificata o rimodellata dalle relazioni sociali. LE IDENTITÀ prodotte dall’azione reciproca di organismo, coscienza individuale e struttura sociale, modificano, integrano e rimodellano la struttura sociale stessa. E’ sbagliato parlare di identità collettiva. Le specifiche strutture sociali storiche producono tipi di IDENTITÀ CHE SONO RICONOSCIBILI NEI CASI INDIVIDUALI. (un americano ha un’identità diversa da un francese….) l’identità è un fenomeno che nasce dalla dialettica tra individuo e società e i tipi di identità sono prodotti sociali tout court i vari tipi di identità sono osservabili e verificabili, possono essere notati nella vita quotidiana. Le teorie sull’identità sono inserite in un più largo contesto della realtà e sono un fenomeno sociale. Le teorie sull’identità sono chiamate ‘’psicologie’’. La comparsa di psicologie introduce un’ulteriore dialettica tra identitàe società: la relazione tra la teoria psicologica e quegli elementi della realtà soggettiva che essa ha la pretesa di definire e spiegare. Quando le teorie psicologiche raggiungono un ampio grado di complessità possono essere applicate solo da persone specializzate., esse rientrano nella vita quotidiana perché sono loro a fornire gli schemi interpretativi x la soluzione dei casi problematici. Le teorie psicologiche possono servire a legittimare il procedimento di conservazione e di ricostruzione dell’identità fornendo l’anello di congiunzione tra identità e mondo. Le teorie psicologiche possono essere empiricamente efficaci o no; i vari schemi interpretativi devono essere applicati correttamente ai vari La realtà come costruzione sociale Presentazione Prefazione Il problema della sociologia della conoscenza Realtà: indipendente dalla nostra volontà - Conoscenza: certezza che i fenomeni sono reali. Scheler: coniò il termine MARX DILTHEY NIEZTCHE: PRECEDENTI MERTON: analisi empirica 1. I FONDAMENTI DELLA CONOSCENZA NELLA VITA QUOTIDIANA La realtà della vita quotidiana La SDC si occupa della vita quotidiana. Analisi fenomenologica: descrittivo ma non scientifico. Ci si muove da una realtà all’altra (choc) Realtà della vita quotidiana: Intersoggettiva Data per scontata Come nel teatro (sipario su e giù) Tempo (es per gara) è coercitiva L’interazione sociale nella vita quotidiana L’esperienza più importante è il faccia a faccia perché l’altro è pienamente reale. Comprendo l’altro tramite tipizzazioni : uomo, inglese, postino…. Man mano che ci si allontana dal faccia a faccia aumenta l’anonimia. Il linguaggio e la conoscenza nella vita quot L’espressività umana è in grado di oggettivarsi: ira/arma. Significazione: produzione umana di segni. Linguaggio: è il più iportante sistema di segni, la scrittura è un sistema di segni di 2° grado. Il Linguaggio mi aiuta a conoscere me stesso. Ha la qualità dell’oggettività: esterno e coercitivo. Tipizza e anonimizza: lite suocera. Trascende la vita quotidiana. 2. LA SOCIETA’ COME REALTA’ OGGETTIVA L’istituzionalizzazione Organismo e attività L’uomo vive in gran parte del mondo e per questo è diverso dagli animali. Diverso anche nella sessualità. L’io deve essere compreso all’interno del contesto sociale suo proprio. L’uomo produce se stesso nella società. Origini dell’istituzionalizzazione Consuetudinarietà (scelte ridotte) 2 pax Istituzione (entità storiche e oggettive) esterno e coercitivo 3 pax storia Oggettività: (che è umanamente prodotta) e assume tale carattere tramite L’oggettivazione Legittimazione: giustificazione Sedimentazione e tradizione I ruoli Portata e modi dell’istituzionalizzazion Sub Universi – Reificazione anche dei ruoli (ti vedo solo come il postino…) La legittimazione E’ un’oggettivazione di II° di significato. E’ fondamentale quando le oggettivazioni devono essere Origini degli universi simbolici Trasmesse ad una nuova generazione. Meccanismi concettuali di conservazione degli univers Procedimenti di mantenimento dei U.S. sono necesari quando l’U.S. è diventato un problema, altrimenti si mantengono da sé. Ovviamente vi sono sempre problemi e gli U.S. sono minacciati. POTENZA è fondamentale per difendere gli U.S. Terapia e Annichilazione. L’organizzazione sociale per la conservazione degli universi Specialisti (divisione lavoro) – Un tipo di esperto è l’Intellettuale. Ideologia. 3. LA SOCIETA’ COME REALTA’ SOGGETTIVA L’interiorizzazione della realtà Ineriorizzazione. Poi Socializzazione primaria e secondaria. L’io è un’entità riflessa. Quando si acquisisce il concetto di Altro generalizzato la Socializzazione primaria si può ritenere conclusa. La socializzazione primaria linguaggio è lo strumento più importante della socializzazione. Il mondo. Interiorizzazione apparato legittimante La socializzazione secondaria Interiorizzazione di sottomondi- Acquisizione della conoscenza legata ad un ruolo. conservazione e trasformazione della realtà soggettiva Truman Show Le persone importanti sono i principali agenti di conservazione, le pax meno importanti fungono da coro. Conversazione anche non verbale continua e coerente. Ristrutturazioni.. (es. conversione religiosa) Interiorizzazione e struttura soci Una socializzazione riuscita implica un alto grado di simmetria tra realtà oggettiva e soggettiva Teorie sull’identità L’identità è sempre in rapporto dialettico con la società. Organismo e identità L’organismo è in rapporto dialettico con la società, limiti reciproci. Conclusione: la sociologia della conoscenza e la teoria sociologica La SDC interpreta la realtà umana come realtà costruita socialmente.