Scarica La storiografia: Tucidide e erodoto e più Appunti in PDF di Storia dell'Antica Grecia solo su Docsity! STORIOGRAFIA Molto importante per ricostruire la storia greca è il suolo che la scrittura ebbe nella grecia del V secolo. La poesia Arcaica in particolare ricoprì un ruolo fondamentale nell’ambito politico e grazie a quella possiamo ricostruire certi assetti politici sia antecedenti che posteriori, un esempio sono le poesie di Solone. Successivamente però troviamo un aumento dei resoconti storici da parte di autori greci. Dal quinto secolo ne contiamo ben 15, che sono moltissimi considerando che la maggior parte sono andati perduti. Alla fine del 1800 un filologo tedesco cercò di creare una raccolta di tutti questi resoconti, i quali ci pervengono in parte tradotti in tedesco e in parte inglese. Qui si parlerà in particolare di Tucidide, il quale riporta resoconti prettamente politici e militari, ed Erodoto che riporta anche gli usi e costumi locali delle culture multiple di cui parla. Erodoto Nacque ad Alicarnasso durante il governo Perisiano. La sua famiglia era opposta al satrapo locale e perciò fu costretta a trasferirsi a Samo. Fin da piccolo entrò in contatto con diverse culture, tra cui quella dello zio che era della Caria. Viaggiò molto, dall'Egitto a moltissime regioni della Grecia fino a quando non prese parte alla spedizione per fondare Turi, dove probabilmente morì. La sua opera è composta da 9 libri, organizzati così dalla biblioteca di Alessandria e presenta molte digressioni al suo interno relative agli usi e costumi locali delle popolazioni di cui parla, ma nonostante ciò è sempre brillantemente in grado di tornare all’argomento principale. Di fatto lui non ha fonti di ispirazione a livello di scrittura storiografica e perciò fa riferimento alle opere Omeriche, come si desumo dall’incipit dell’opera dove sottolinea che è sua intenzione raccontare delle grandi imprese che videro protagonisti i greci, da cui si desume che la storia, per Erodoto, debba raccontare di “grandi cose”, proprio come la Musa Omerica canta le gesta di Achille e dei suoi compagni. Il termine che Erodoto usa per definire ciò che sta facendo è historia, la cui radice Vid indica “conoscenza di ciò che si è visto”. Egli si presenta più come un Aedo in prosa che come un vero storico. La sua necessità di raccontare razionalmente gli eventi che accaddero intorno a lui deriva probabilmente dall’influsso della filosofia nascente nella vicina Mileto. In particolar modo, come si desume dal suo proemio in cui definisce i campi di ricerca che sono “i fatti umani” e le “erga” ovvero “ le imprese”, notiamo come egli si proponga anche di fare un’analisi geo culturale e non solo politico militare. Non è un caso che a procedere in questo senso ci fu Ecateo di Mileto, che spesso viene criticato da Erodoto, il quale, come si nota dai suoi scritti, riteneva sciocco tradurre gli eventi accaduti con spiegazioni mitologiche, quanto invece sarebbe stato più saggio esprimerli razionalmente, con l’obiettivo finale di “salvare il Mito rendendolo più umano”. L’opera di Erodoto è divisa in Logos e non era destinata alla lettura o alla scrittura, quanto più al racconto. Le sue fonti sono molteplici e per lo più orali, solo 12 scritte, e cito “io voglio raccontare ciò che viene detto, ma non è mio dovere credere a tutto”. Questo è ben visibile nel II libro in cui parla delle piene del Nilo di cui ci vengono riportate 3 cause differenti e che lui giudica più o meno veritiere, ma non per ciò le omette. Lui si rende comunque conto che non può muoversi con certezza nella storia perché le molteplici versioni dei fatti sono ambigue. Per questo motivo Erodoto ritiene che siano affidabili maggiormente, e quindi con minor margine di errore, quegli eventi che accaddero entro le 3 generazioni a lui precedenti. La “storia” per i greci era fluida e di fatto divisa in 2 parti, mito e memoria, con un intermezzo di Vuoto. Nonostante ci sia una forte critica al mito come si vede dal resoconto di Troia, raccontata sia dai persiani che da fenici con cause diverse, nell’opera di Erodoto troviamo riferimenti religiosi. Ad esempio Serse, a suo dire, fu sconfitto perché peccò di Ubris giacché unì ciò che gli dei avevano sparato, facendo riferimento al ponte di navi per unire gli stretti. Comunque Erodoto ci riporta della guerra persiana per un motivo specifico. Egli era costretto ad appellarsi alla storia passata per poter capire quella presente che vedeva l’Impero Ateniese in Ascesa rapida sullo sfondo greco. Non è un caso che nella sua opera riporta certi racconti come se fosse un uomo del futuro che narra eventi passati. Tucidide Tucidide nacque ad Atene in una famiglia aristocratica che possedeva terreni e miniere in Tracia. Dopo essere stato colpito dalla pestilenza divenne stratego. Dopo essere stato battuto dagli spartani ad Anfipoli, Tucidide fu esiliato per 20 anni nei quali si poté dedicare alla sua opera. è divisa in 8 libri, che furono però organizzati dai filologi ellenistici. Di fatto non concluse mai l’opera che fu affidata a Senofonte che probabilmente integrò appunti nel libro, come desunto dai libri 4-5-8 che presentano soltanto documenti e nessun dialogo. Per alcuni invece la presenza di documentazione e non di dialoghi è sintomo della sperimentazione nello stile di scrittura da parte di Tucidide. La base da cui partì fu Erodoto, infatti inizia a narrare là dove lui si era fermato, con fatti storici antecedenti alla guerra del peloponneso nella così detta pentecontaetia, ovvero il cinquantennio che precedette gli scontri tra la lega delio attica e quella peloponnesiaca. Purtroppo però le datazioni in questi cinquant'anni sono molto trascurate da tucidide, e i tentativi futuri di dare ordine da parte di Diodoro Siculo falliranno. Critica però Erodoto, sottolineando come lui si affidasse a notizie che gli giungevano e che lui sentiva o “vedeva”, mentre Tucidide con il termine Eurisko o Zeteo intende Trovare e Cercare una verità, non condividendo l’equipollenza delle testimonianze di cui fa portatore Erodoto. Altra differenza è che Tucidide intende rivolgere la propria opera Scritta ad un pubblico altolocato che riesca a leggere tra le sue astrattezze l’andamento della storia. Essendo Stato esiliato Tucidide riuscì a mantenere una certa imparzialità nel riportare i fatti di cui anche lui fu protagonista. Si avvale spesso di dialoghi, di cui alcuni aggiunti posteriormente, come può essere l’orazione funebre di Pericle, che non intendono riportare con assoluta fedeltà ogni singola parola, ma come detto da Tucidide stesso, ciò che lui riteneva fosse il contenuto e l’intenzione di chi avesse pronunciato quelle parole come se fossero state loro. ⅓ dell’opera è composta da dialoghi che Tucidide ritiene importanti per quella che lui considera la narrazione storica e oggettiva. Sta di fatto che però non fu molto fedele a questo ultimo tratto. Mentre molti dialoghi si pongono in Tesi e Antitesi, quelli di Pericle sono sempre incontrastati, unici portatori di verità. Nel primo libro troviamo i capitoli metodologici che vanno dal 20 al 23 e riportano il lavoro dello storiografo in quella che è un vero e proprio processo archeologico che si dipana sin dai tempi di Minosse. L'obiettivo di questi capitoli è mostrare come si possa, o debba procedere, per giungere alla verità. Dal cap 24 fino al 25 ci illustra le cause da lui ritenute Occasionali della guerra del Peloponneso, ovvero lo scontro che vede frapporsi Corcira e Corinto. Dal 56 al 66 troviamo le vicende che vedono la città di Potidea in calcide assediata