Scarica La vita e le opere di Tacito e più Appunti in PDF di Latino solo su Docsity! Tacito La vita Tacito asce intorno al 55 d.C. in Gallia Narbonese, è un intellettuale che non italiano, da una ricca famiglia e il fatto che abbia come nome della gens Cornelia ce lo fa capire, siamo di fronte ad un intellettuale che ha avuto una grandissima tradizione, possibilità anche familiare. Ci sono però delle testimonianze opposte, sebbene si dia per certo che sia originario della Gallia Narbonese però ci sono anche altre idee che possa provenire da altre parti come la Gallia Cisalpina, oppure addirittura dall’antica Terni. Ipotesi non molto accreditabili, soprattutto quella di Terni perché Plinio il Giovane, che scrive la lettera in cui parla della morte dello zio a Tacito, ce lo definisce come ‘provinciale’ quindi non possiamo immaginare che sia di Terni. Frequenta le migliori scuole a Roma, dove stringe amicizia con Plinio che Tacito definisce un suo “pari per età e livello sociale” e questo ci da un’ulteriore indicazione rispetto alla nobiltà della famiglia di Tacito. Il momento fondamentale della sua vita si ha quando sposa la figlia del generale Giulio Agricola, evento che diede un notevole impulso alla sua carriera politica. Tacito dedica un’opera al suocero decantandone le imprese soprattutto in Britannia, e quindi sarà l’opera in cui vedremo una riflessione di Tacito sui rapporti con il potere e con Domiziano. La carriera politica di Tacito, nata sotto Vespasiano, si era allungata anche sotto la tirannide di Domiziano rispetto al quale era rimasto molto distaccato e questo gli permise di continuare la sua carriera anche con Nerva e Traiano. Sappiamo che ebbe sotto Nerva un consolato e poi, sotto Traiano, divenne proconsole della provincia d’Asia, quindi raggiunge le massime cariche del cursus honorum. Comincerà a scrivere diverse opere sotto l’impero di Nerva e da lì si dedicherà ad opere di tipo storiografico. Muore intorno al 120 d.C. Le due monografie Monografia: opera che si concentra attorno ad un unico tema, il primo è Sallustio. L’agricola Tacito scrive questa monografia sulla vita del suocero, grande uomo politico e abile generale, morto nel 93 d.C. Viene pubblicata nel 98 e oltre a raccontare le imprese belliche di Agricola, viene inserita la descrizione della sua morte, seppur un po’ vaga, poiché Tacito ci fa intendere che forse potrebbe essere stato avvelenato. In questa monografia riflette anche sulla gioia della fine della tirannide di Domiziano. Il centro della riflessione parte da una domanda: “si può essere buoni servitori allo stato quando al potere c’è un tiranno?” ovvero l’espressione delle proprie virtù si può avere anche sotto un potere che tende a reprimere queste virtù? La risposta di Tacito è si, perché ci riporta l’esempio del suocero e ci dice che questo era stato capace di gestire con virtù tutte le operazioni militari, infatti quando gli era stato chiesto di fare un passo indietro per il bene dello Stato lo aveva fatto, nonostante avesse subito le invidie, pressioni aveva sempre continuato ad occuparsi del bene dello Stato. Si tratta quindi di una laudatio funebris, un testo nel quale ci vuole lodare il suocero morto e il modello è quello dei discorsi che venivano fatti in occasione dei funerali, le laudationes, che avevano una lunghissima tradizione a Roma, e che venivano utilizzati per elogiare un generale per le imprese che aveva compiuto, ma Tacito usa questa monografia per cominciare ad introdurre altri temi: il rapporto del buon uomo di stato, ma anche per introdurre delle innovazioni, per esempio ci fa un excursus geografico ed etnografico quando descrive la Britannia, la terra che il suocero era andato a conquistare. La Germania Si tratta di un testo che viene scritto nel 98 d.C., quando Traiano è impegnato sul fronte germanico. È un’opera sintetica che ha avuto un successo enorme. Tacito vuole rispondere ad un’esigenza, Traiano è impegnato sul fronte germanico, c’è la necessità di informare i romani rispetto a questa popolazione e quindi decide di scrivere un’opera che è principalmente di carattere etnografico: descrive chi sono i germani, come vivono e quali sono i loro costumi. Le fonti sono Cesare con il De bello gallico e Plinio il vecchio che aveva scritto un’opera sulla Germania che però è andata persa; molte delle notizie che scrive sono proprio notizie che lui ci da, perché sotto Domiziano era stato incaricato come diplomatico forse proprio in Germania. Quest’opera ha avut tantissima fortuna durante il periodo nazista poiché Tacito descrive i Germani come un popolo puro, ma lo dice per sottolineare che questi popoli hanno avuto e hanno tutt’ora pochi scambi con i popoli vicini e stranieri e quindi mantengono una loro purezza perché la loro vita si svolge all’interno della loro comunità, che, essendo chiusa, mantiene in vigore i propri usi e costumi. Questi popoli non inseguono il lusso, il guadagno. Tacito sottolinea questa chiusura con i rapporti con l’esterno perché vuole fare un paragone con la corruzione morale di Roma (Marziale; Giovenale aveva criticato questa fissazione per le cose di lusso). Roma ne esce sconfitta dal punto di vista morale perché è completamente corrotta dal lusso, mentre i Germani sono il simbolo dei popoli che vivono accontentandosi del minimo indispensabile. Nel periodo nazista ci troviamo di fronte ad una reinterpretazione dei Germani di Tacito, La Germania diventa un’opera su cui la propaganda poggia l’idea della purezza della razza, sebbene fosse in realtà un’interpretazione forzata di quello che ha detto Tacito. Dialogus de Oratoribus Per molto tempo è stato considerato un testo di dubbia attribuzione, non era sicuro che fosse di Tacito perché è scritto in uno stile diverso dal suo solito. Tacito è uno degli autori più difficili da tradurre, poiché porta a livello stilistico alle estreme conseguenze alcuni difetti che Quintiliano rintracciava in Seneca: frasi spezzate, frasi senza verbo. Invece quest’opera è scritta con una prosa ciceroniana, classica, precisa, grammaticalmente perfetta. Ci sono però altri studiosi che confermano l’attribuzione a Tacito, perché un conto sono le opere storiografiche in cui Tacito utilizza il suo stile alla Seneca ma anche alla Sallustio, un conto è scrivere un’opera in cui si riflette sull’oratoria. Infatti qui troviamo un dialogo, dibattito in cui diversi oratori riflettono su come mai attualmente l’oratoria sia decaduta, cosa che preoccupava gli oratori romani del tempo, e quindi il secolo in cui dobbiamo inserire quest’opera è quello Tacitiano. Il dibattito viene ambientato nel 75 d.C. perché abbiamo tra i vari protagonisti alcuni oratori celebri di quel periodo, tra cui Materno, portavoce dell’opinione di Tacito rispetto alla decadenza; Tacito dice che la decadenza sia dovuta ad un fattore politico, poiché manca la libertà di esprimersi liberamente è evidente che anche il mezzo retorico abbia avuto una decadenza; è chiaro che in un periodo come il principato, l’oratoria necessariamente si trova in difficoltà, ma la soluzione non è tornare indietro. Il principato è irreversibile ed è necessario perché mantiene la pace, quindi l’unica soluzione è quella di prendere atto che in questa nuova forma di governo la decadenza dell’oratoria è inevitabile. Opere storiografiche Già nell’Agricola si poteva intuire un suo interesse per la storia/storiografia, molto legata a questo intento etnografico. Lo stesso Cesare nel De bello gallico aveva messo insieme le due cose. Abbiamo pochissimi resti di queste due opere storiografiche: - Annales: raccontano la storia dalla morte di Augusto (14 d.C.) a quella di Nerone (68d.C.), ci restano solo alcune parti; - Historiae: raccontano gli avvenimenti dal 69 d.C. al 96 d.C. (morte di Domiziano). Teoricamente queste due opere dovevano essere viste come un tutt'uno, quindi secondo quello che sappiamo dalle fonti antiche queste due opere messe insieme dovevano comporre un’opera unica di 30 libri. Non sappiamo quanti libri avevano le due opere, potevano essere divisi in qualsiasi modo l’importante che la somma facesse 30, perchè non essendoci rimaste intere le opere non sappiamo la loro suddivisione interna. Tacito compone prima le Historiae, in cui si parla del periodo più vicino a lui. Scrive sotto gli imperatori per adozione, quindi con Nerva e Traiano. Nel proemio di quest’opera lui ci dice che vorrà trattare della sua epoca contemporanea, come se ci stesse dicendo che l’opera dopo di questa parlerà dell’impero di Nerva, Traiano, eppure quando pubblica gli Annales torna indietro, andando a cercare di ricostruire l’età Giulio- Claudia; fa questo passo indietro per due motivi: 1. il principio della storiografia è che deve essere passato un po’ di tempo altrimenti si tratta di cronaca, quindi non può scrivere una storia della sua contemporaneità