Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

TOP

Le Prime Relazioni Del Bambino - Lynne Murray (Riassunto), Sintesi del corso di Psicologia dello Sviluppo

Riassunto schematico del libro 'Le Prime Relazioni Del Bambino - Dalla nascita a due anni, i legami fondamentali per lo sviluppo' di Lynne Murray, per l'esame di Psicologia Dello Sviluppo Nella Prima Infanzia della professoressa Stefania Sette.

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 05/01/2023

amon-91
amon-91 🇮🇹

4.5

(85)

14 documenti

1 / 31

Toggle sidebar

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Le Prime Relazioni Del Bambino - Lynne Murray (Riassunto) e più Sintesi del corso in PDF di Psicologia dello Sviluppo solo su Docsity! Le Prime Relazioni Del Bambino – Riassunto Cap. 1 – Comprensione & Collaborazione: Si Comincia! Il Periodo Neonatale & Il Primo Mese Di Vita: I neonati sono completamente dipendenti dalle cure altrui, e risulta quindi come la natura dell’accudimento abbia degli importanti risvolti a lungo termine sul loro sviluppo. E’ importante quindi formare sin da subito uno stretto rapporto e un legame di attaccamento. Il Contributo Del Genitore: La ‘Genitorialità Intuitiva’, Ovvero L’Intuito Di Mamma & Papà: Vi sono nelle madri dei piccoli degli specifici ormoni che si attivano quando esse si prendono cura dei loro figli, con l’emergere di quella definita come preoccupazione materna primaria. Si indica quindi uno stato mentale, formatosi generalmente tra l’ultima fase della gravidanza e i primi mesi post-parto , dove i pensieri della madre sono circoscritti unicamente al bambino, con l’esclusione di altri interessi. In certe circostanze potremmo definirla una fase patologica, ma è invece necessaria perché consente un preciso adattamento ai bisogni del bambino. Questa naturale tendenza a provare attrazione per i neonati si manifesta in reazioni base come quando ne vediamo il volto, o una serie di tratti graziosi che ci spingono a prenderci cura di loro. Effettivamente quando vediamo il volto di un neonato, nel nostro cervello e nella parte associata al piacere, prende inizio un’attività cerebrale che ci induce a voler interagire con lui. Quando poi si tratta dei nostri figli, questa reazione è ancora più accentuata, non dissimile da quelle che abbiamo quando siamo innamorati. Nel contempo, si riduce quell’attività cerebrale preposta a giudizi e valutazioni sociali. Una delle tante ragioni di questo ‘amore cieco’ è il rilascio di un ormone detto ossitocina, coinvolta negli aspetti di base dell’accudimento di tutti i mammiferi, e collegata a sentimenti come empatia e attaccamento. Il Contributo Del Neonato: Il Cervello Sociale: Anche il neonato stesso è pronto, fin dall’inizio, ad entrare in rapporto con gli altri. Secondo studi, essi sono capaci sin da subito a rispondere a stimoli sociali, e questo ha portato gli scienziati a parlare proprio della presenza in loro di un vero e proprio cervello sociale. Anche in questo caso, i volti giocano un ruolo fondamentale. I bambini mostrano una preferenza per le forme assomiglianti ai volti umani, e colpisce il fatto che un bambino mostri la disponibilità ad entrare in contatto con persone/volti che manifestino la volontà di entrare in contatto con lui (occhi aperti e che rivolgono ad egli lo sguardo con attenzione, ad esempio). Girano la testa per sentir parlare una voce umana, ma provano attrazione anche per la disponibilità al contatto sociale, e al tipo di linguaggio che si impiega per comunicare con loro. Inoltre, ben presto comincino anche a preferire i tratti delle persone che si prendono cura di loro, come l’odore, i tratti del volto. Pronti sia a socializzare, ma a stringere anche specifiche relazioni. L’Imitazione Nei Neonati & I Neuroni A Specchio: Tra le abilità di un neonato vi è quella di riuscire ad imitare le espressioni e i movimenti facciali altrui. Nonostante ciò, l’imitazione non avviene sempre. E’ molto più frequente che essa avvenga quando il bambino è calmo e vigile in un ambiente tranquillo, con persone che si adattano ai suoi segnali e bisogni. Ma d’altra parte il bambino non va neanche forzato a questo tipo di attività, se non sembra interessato in primis. Vari studi recenti hanno dimostrato che alla base di questa capacità vi è un sistema dei neuroni a specchio, grazie al quale la sola vista di qualcuno che esegue un’azione induce nel nostro cervello gli stessi tipi di attivazioni presenti quando siamo noi a compiere tale azione. Questo processo di imitazione inoltre avviene anche quando sentiamo/vediamo un’altra persona manifestare un’emozione. L’Interazione Sociale Nel Primo Mese Di Vita: Nelle prime settimane di vita, la gran parte della comunicazione tra bambino e genitori avviene soprattutto sul piano fisico, quando viene tenuto in braccio, o quando viene allattato ad esempio. Anche in questi casi può esserci uno scambio comunicativo, man mano che i genitori adattano la stimolazione tattile ai segnali/bisogni del bambino. Ma possono esserci anche degli scambi faccia a faccia, ad esempio se il genitori tende istintivamente a porsi al centro del campo visivo del bambino, cominciando a parlargli. Nonostante i neonati siano capaci di imitare i movimenti facciali altrui, generalmente non assumono un ruolo sociale particolarmente attivo. Questo indica come l’imitazione neonatale abbia un ruolo abbastanza limitato nel contatto spontaneo faccia e faccia, e come la sua rilevanza risieda nel fatto che porti alla luce la capacità da parte del neonato di poter collegare la sua esperienza con quella altrui. Dall’altra parte, le reazioni dei genitori nel corso del primo mese di vita si concentrano maggiormente sulle esperienze fisiche del figlio. Questi primi contatti creano comunque un senso di coinvolgimento emotivo e conversazionale, dove il genitore attribuisce significato all’espressività del bambino e comunica la propria empatia e comprensione, ponendo le basi per una futura comprensione di livello sociale. La Svolta Dei 2 Mesi: Fiorisce La ‘Relazione Nucleare’: Viene definito come periodo della relazione nucleare quello che va da circa il secondo mese di vita fino al quarto. Con questo termine si descrivono le interazioni sociali ed emotive che prendono luogo, e la motivazione che comincia ad avere il bambino verso la comunicazione. Aumenta il tempo nel quale egli è vigile e attento, dove cerca attivamente il contatto visivo, e osserva con attenzione i volti dei genitori. Risponde alle espressioni di questi ultimi, e le ricambia con gesti della mano, sorrisi o vocalizzi, movimenti che vengono definiti prelinguistici. Il Ruolo Del Genitore: Dall’altra parte, anche i genitori si impegnano attivamente per coinvolgere socialmente il proprio figlio. Man mano che durante le interazioni faccia a faccia aumentano l'interesse ed espressività del bambino, anche i genitori si impegnano più attivamente. Di regola, lo sguardo del genitore costituisce una sorta di riferimento per l'attenzione del bambino. I genitori osservano attentamente i segnali del bambino e di frequente imitano o rispecchiano il comportamento del figlio, che spesso ampliano e sviluppano le azioni del bambino. Tuttavia, i genitori non si limitano al rispecchiamento. Infatti, attraverso le espressioni facciali compiono anche una sorta di marcatura (marking) dei segnali del bambino, che mettono in risalto particolari azioni del bambino esprimendo approvazione. Sia rispecchiamento e sia la marcatura contribuiscono a mantenere il coinvolgimento e il divertimento del bambino. Tuttavia, è soprattutto la marcatura a essere impiegata sempre più spesso in risposta ai movimenti facciali e ai gesti del bambino. Voi, dopo avergli dato spazio per esprimersi, i genitori fanno osservazioni del tipo “Oh, capisco!”, oppure “Vero!”, come a contrassegnare il suo comportamento come dotato di significato. Quando il bambino passa dal produrre soltanto suoni semplici, simili a vocali, a forme più complesse composte da consonanti e vocali, i genitori fanno la distinzione tra le due tipologie, attribuendo soltanto alle seconde una valenza comunicativa e quindi marcandola. Queste risposte dei genitori nelle interazioni faccia a faccia in genere si verificano in modo del tutto consapevole. Sebbene possano apparire di scarsa importanza le risposte di questo tipo, in realtà sostengono lo sviluppo del bambino in aspetti fondamentali che potenzialmente coinvolgono il sistema di neuroni specchio presenti nel cervello. Il primo aspetto riguarda la creazione di un senso di connessione legame. Quando il bambino esegue per primo l’azione, potrebbe esserci una sorta di predisposizione mentale attraverso il sistema di neuroni specchio a rilevare un comportamento equivalente in un'altra persona. La successiva imitazione da parte del genitore coincide quindi con ciò che il piccolo sarebbe predisposto ad aspettarsi, offrendogli un collegamento diretto e immediato fra la propria esperienza e quella altrui. Questo aspetto probabilmente favorisce la formazione di legami stretti e intimi fra bambini e genitori, come è evidente nella tendenza dei bambini piccoli a mantenere l'interazione più a lungo e a mostrarsi più divertiti quando il loro comportamento viene imitato. Inoltre, si ritiene che le risposte di rispecchiamento da parte dei genitori possano aiutare il bambino a sviluppare un solido e coerente senso del sé, o se nucleare. Nelle risposte più elaborate dei genitori, le modalità di espressione, in particolare l'intensità e la tonalità emotiva, veicolano segnali importanti sul significato che attribuiscono al comportamento del bambino. Per esempio, la loro risposta potrebbe comunicare sentimenti di comprensione quando interpretano l'espressione del bambino come una manifestazione di malessere, oppure sentimenti di orgoglio nel vedere i suoi primi sorrisi. Attraverso questo processo il bambino si prepara a recepire il significato che le sue azioni hanno all'interno della relazione con i genitori. Stili Di Interazione Diversi & Altre Forme Di Precoce “Costruzione Di Significato”: Tuttavia, possiamo vedere come sia presente anche una notevole variabilità. Non tutti i genitori rispondono agli stessi tipi di comportamenti, e neppure vi rispondono nello stesso modo. Ciò che suscita una risposta nei genitori e il modo in cui rispondono, probabilmente varia a seconda dei valori di ciascuna cultura e delle caratteristiche individuali. Inoltre, persino all'interno di una stessa cultura è presente una considerevole variabilità nel modo in cui i genitori rispondono ai segnali sociali del bambino, e anche in questo caso le differenze probabilmente riflettono i sentimenti e i valori individuali di ciascun genitore, e il significato che questi attribuisce al gioco ci sono le azioni stesse del bambino o parti del suo corpo, questo tipo di interazione costituisce un ulteriore opportunità per lo sviluppo della consapevolezza di sé e della capacità di collegare le proprie azioni a quelle del compagno di gioco. Un’altra caratteristica importante è la cosiddetta qualità ostensiva, ossia i genitori impiegano segnali vocali ed espressioni facciali ben definite per mettere in evidenza o far conoscere al bambino alcuni aspetti della realtà. Questo comportamento è molto simile alle espressioni di marcatura che abbiamo già visto, ma nel caso della marcatura ostensiva si richiama l’attenzione del bambino sul fatto che sta avvenendo un evento potenzialmente importante e lo si coinvolge emotivamente, agevolandolo in tal modo nel seguire gli ulteriori segnali dell’adulto riguardanti il tema o argomento di interesse. I bambini piccoli sembrano trarre particolare vantaggio dai segnali ostensivi. Fra i 3 ei 6 mesi mostrano un orientamento più rapido e sono più propensi a seguire la modifica nella direzione dello sguardo di un’altra persona, se l’adulto stabilisce prima il contatto visivo con loro, oppure alza le sopracciglia e sorride, come a segnalare l’imminente accadere di un evento interessante. Inoltre, il modo stesso in cui i bambini reagiscono agli aspetti dell’ambiente dimostra quanto siano sensibili nei confronti dell’interesse provato da altre persone per gli stessi aspetti. Infine, le relazioni sociali influiscono anche sulla memoria dei bambini: per esempio, se un adulto stabilisce il contatto visivo con un bambino e gli sorride, il piccolo successivamente ne riconoscerà più facilmente il volto. Dagli studi che hanno seguito lo sviluppo dei bambini fin dai primi mesi di vita, emerge come il sostegno genitoriale agli interesse del figlio sotto forma di insegnamento e marcatura di tipo ostensivo sia particolarmente utile nel favorire il tipo di comprensione sociale integrata che fa la sua comparsa fra i 9 e i 10 mesi. Coordinare Le Azioni: In molti giochi corporei, le azioni del bambino e del genitore devono essere accuratamente sincronizzate, affinché il gioco riesca bene e, man mano che il bambino si abitua a determinate routine, i genitori creano dei momenti in cui giocano con le attesa del figlio, poco prima dell’attività ludica, ponendo in tal modo le basi per lo sviluppo e il rafforzamento della consapevolezza del bambino nei confronti dello scopo comune e delle intenzioni del genitore. Anche le attività quotidiane e ripetitive come vestirsi o cambiare il pannolino offrono al bambino delle opportunità per sviluppare una comprensione implicita del fatto che, affinché l’attività proceda senza intoppi, è necessario che le sue azioni si coordinino con quelle del genitore verso la realizzazione di un obiettivo comune. Interazioni Sociali Con 3 O Più Persone: Sebbene i contatti a due (le interazioni definite diadiche) svolgano un ruolo fondamentale, le interazioni sociali dei bambini piccoli molto spesso hanno luogo in presenza di almeno altre 2 persone (relazioni triadiche). Già a 3-4 mesi, il bambino per esempio sposta lo sguardo a turno da un genitore all’altro, alternando momenti di osservazione e tentativi di universi alla conversazione che si manifestano con espressioni emotive, come se comprendesse il coinvolgimento dei genitori e stesse realmente partecipando all’interazione. Anche se uno degli adulti resta a guardare, il bambino sembra percepire che questo adulto abbia ancora la possibilità di intervenire e continuerà a dirigere lo sguardo verso di lui, come se fosse interessato alla sua reazione e accettasse con piacere la sua inclusione nella triade. I genitori possono mettere a frutto l’ampliamento degli interessi del bambino, che ora si estendono oltre il gioco a due, per ideare giochi triadici più movimentati, che comprendano sequenze complesse di attese e sorpresa. Il Bambino Diventa Il Mattatore Delle Interazioni Sociali: Anche i bambini creano essi stessi delle esperienze in cui collegano, integrano la loro attenzione e i loro interessi con quelli degli altri, e sanno giocare creativamente con le proprie azioni per farle diventare un tema di interesse comune. Fin dalle primissime interazioni, il piccolo compie l'esperienza di essere al centro dell'attenzione di un'altra persona, e mostra una sorta di consapevolezza di questo aspetto nel suo modo di reagire. In questi momenti i bambini di soli 2 mesi possono mostrare comportamenti molto simili a quelli dei bambini più grandicelli e degli adulti - quando fanno i timidi, ossia girano la testa di lato, accennano un sorriso e abbassano lo sguardo - come se si sentissero imbarazzati per l'attenzione che gli viene riservata. Nel corso del tempo i bambini impiegano questa manifestazione di timidezza in modo più intenzionale e giocoso per richiamare l'attenzione. Quindi, fra i 6 e i 7 mesi i bambini cominciano a sviluppare un repertorio di trovata d'effetto e ad impiegarle in modi sempre più complessi per partecipare attivamente alle interazioni sociali. All'inizio si tratta spesso di movimenti un po’ insoliti, ma poi il bambino comincia a usare intenzionalmente queste azioni per catturare l'attenzione dell'adulto. Qualche tempo dopo, intorno agli 8 mesi, il bambino è in grado non solo di attirare l'attenzione degli altri, ma inizia anche a manipolarla, mettendosi in mostra, e arriva persino a usare il comportamento clownesco per conquistare l'approvazione e l'apprezzamento degli altri e per farli divertire. Il Secondo Anno: Lo Sviluppo Di Una Visione Di Insieme & Di Relazioni Collaborative: Le abilità dimostrate dai bambini a 9 10 mesi rappresentano un reale progresso, ma all'appello mancano ancora altre abilità fondamentali. Fra queste troviamo la capacità di coordinare diversi punti di vista sul mondo che consenta al bambino di avere una visione di insieme o visione globale, e di considerare la realtà in modo più obiettivo. Questo insieme di capacità che si sviluppa successivamente viene definito teoria della mente: senza questo tipo di comprensione della mente non sarebbe possibile condurre una vita sociale realmente collaborativa. Gli studi indicano che entro i primi 2 anni di vita il bambino non solo diventa capace di comprendere elementi importanti delle esperienze degli altri, ma verso la fine di questo periodo ha anche una comprensione intuitiva del fatto che gli altri possano avere esperienze diverse dalla propria. Naturalmente queste abilità non vengono espresse in modo esplicito, per esempio con risposte verbali alle domande. Ciò nonostante, osservazioni accurate delle interazioni spontanee dei bambini con altre persone indicano che il periodo fino ai due anni è contrassegnato da un comportamento straordinariamente creativo e diversificato, che riflette una comprensione notevole dei diversi punti di vista altrui. Manifestazioni Dello Sviluppo Di Una Visione Di Insieme & Della Capacità Di Collaborare – Fare Scherzi: A partire all'incirca dai 9 ai 10 mesi, i bambini iniziano a considerare gli stati mentali altrui come argomenti di interesse di per sé. Una manifestazione di questo aspetto è la capacità del bambino di raggirare il partner facendogli degli scherzi. L'elemento centrale di questo tipo di giochi è la creazione intenzionale di un'aspettativa nel partner, e poi la sua giocosa violazione. Queste sequenze di azioni spesso diventano routine di gioco che il bambino vorrà ripetere instancabilmente senza sosta. La riuscita dipende interamente dalla capacità del partner di entrare nello spirito del gioco. La cosa migliore è mostrare reazioni di finta sorpresa o stupore. Infatti, queste reazioni chiariscono al bambino che le aspettative del partner sono andate deluse. Tuttavia, l'elemento di finzione della risposta consente al bambino di sapere che la delusione del partner non è reale, e questo rafforza lo spirito del collaborazione nel gioco. L’Inganno: Ma c'è anche un altro modo attraverso il quale i bambini fin da piccoli dimostrano di essere consapevoli del collegamento fra la propria esperienza e quella degli altri, l'inganno. Prima della fine del primo anno di vita, questo secondo tipo di inganno è generalmente passivo. Per esempio, il bambino, apparentemente consapevole, del fatto che ciò che vuole fare non piace al genitore, aspetterà finché quest'ultimo non sia uscito prima di compiere l'azione. Grazie alla sempre maggiore consapevolezza dei punti di vista degli altri, i tentativi di inganno messi in atto da bambino diventano più raffinati, e possono comprendere il nascondere intenzionalmente degli oggetti al genitore. Una strategia che viene spesso riferita dai genitori è il tentativo del bambino di distrarli mentre cerca di prendere qualcosa che non gli è permesso avere. Nel corso del tempo il bambino gradualmente giunge a tenere conto nei suoi inganni del fatto che anche altre persone, oltre a lui, possono diventare oggetto di disapprovazione. Quindi, se gli capita di sentire che qualcun altro viene sgridato per aver fatto qualcosa, il bambino si asterrà dal compiere la stessa azione almeno fino a quando sa che la persona autrice del rimprovero è in grado di vederlo. Strategie di questo tipo riflettono un livello alquanto complesso di comprensione sociale, poiché comportano il tentativo intenzionale del bambino di manipolare il punto di vista degli altri nei riguardi del suo comportamento, e di sapere che gli altri possono avere una visione del mondo diversa dalla propria. Riconoscersi Allo Specchio: Di pari passo, il bambino mostra sempre più spesso comportamenti che riflettono anch'essi la maggiore capacità di considerare se stesso con più obiettività. Un indicatore fondamentale è la capacità di riconoscersi allo specchio. Prima dell'età di un anno, i bambini si divertono a guardare la propria immagine riflessa, ma generalmente si comportano come se si trattasse di un altro bambino e vi rispondono con sorrisi, curiosità e giocosità. Con il passare del tempo, tuttavia, può darsi che il bambino cominci a sembrare un po’ perplesso quando vede la propria immagine allo specchio, e a volte inizia a cercare dietro quest’ultimo come se si rendesse conto che non si tratta di una situazione di gioco abituale. Questo comportamento è seguito in genere intorno ai 15-18 mesi da reazioni che indicano una maggiore consapevolezza di sé. Per verificare se il bambino si riconosce nell'immagine riflessa allo specchio, si usa abitualmente il cosiddetto test della macchia rossa. Per l'esecuzione di questo test si fa un segno sul volto del bambino, di solito sulla punta del naso, e lo si mette vicino a uno specchio. Prima dei 15 mesi il bambino di solito non mostra di comprendere che il volto con il segno sul naso riflesso nello specchio è il suo. A partire da quest'età, tuttavia, il bambino mostra sempre più di riconoscersi. A 2 anni quasi tutti i bambini sembrano riconoscere la propria immagine allo specchio. È interessante notare come lo sviluppo della capacità di riconoscersi allo specchio vada di pari passo con lo sviluppo di un altro aspetto che indica una visione più oggettiva di se stessi, ossia la capacità di usare pronomi come me, mio, è mio. Distinguere Fra Intenzione & Azione & Comprendere Il Senso Di Un Comportamento: I bambini provano un forte impulso e imitare gli altri, e anche il loro modo di imitarle cambia di conseguenza. Per esempio, se un bambino di 18 mesi vede qualcuno che non riesce a smontare un bilanciere giocattolo, il bambino imiterà l'intenzione alla base dell'azione, e cercherà di separare le parti del giocattolo. Non riprodurrà quindi il comportamento accidentale. Già a 14 mesi i bambini sono in grado di padroneggiare alcune situazioni di questo tipo, imitando comportamenti strani o molto insoliti, a condizione che sembrino avere un senso. In questi casi quindi il bambino va oltre il comportamento superficiale, e comprende che l'obiettivo di una persona è qualcosa di distinto che può essere scollegato dalle sue azioni. La Comprensione Di Punti Di Vista Contrastanti: A partire dalla fine del primo anno di vita, la tendenza sempre più spiccata del bambino a considerare gli stati mentali degli altri come temi di interesse, oltre allo sviluppo della consapevolezza di sé, si uniscono all'affinamento delle capacità di comprendere che la propria esperienza possa essere diversa da quella degli altri. Il bambino, infatti, diventa capace di comprendere il punto di vista dell'altro con un grado tale di obiettività da riuscire a mettere da parte la propria esperienza, quando questa è in contrasto con quella dell'altra persona. Questa abilità si manifesta per esempio in relazione ai gusti. Mentre bambini molto piccoli non sono in grado di compiere una distinzione, a 14 mesi, se mostriamo a un bambino di quest'età che ci piace moltissimo, un alimento che lui invece detesta e che, all'opposto, non ci piace per niente uno dei cibi preferiti da bambino, egli comprenderà questa differenza di vedute e offrirà correttamente al proprio partner il cibo che questi preferisce. Più o meno la stessa età, quando i bambini cominciano a manifestare un profondo desiderio di rendersi utili, le particolari condizioni in cui forniscono questo aiuto possono fornire indicazioni significative sul tipo di comprensione che hanno delle esperienze altrui. In alcuni casi il comportamento di aiuto è relativamente chiaro e rispecchia la consapevolezza del fatto che l'altro semplicemente non possieda le conoscenze necessarie. Nel corso dei mesi successivi, l'aiuto fornito dal bambino comincia a riflettere non soltanto la comprensione della mancanza di conoscenze di un'altra persona, ma anche la consapevolezza del fatto che ciò che l'altro crede possa effettivamente essere sbagliato. Nel periodo fra i 12 e i 18 mesi, la comprensione delle differenze fra le credenze proprie e quelle degli altri si affina sempre di più. Comprende anche le false credenze basate su apparenze fuorvianti, per arrivare alle false credenze derivanti dalla confusione sull'identità di oggetti che in apparenza potrebbero sembrare esattamente uguali, ma che di fatto differiscono in aspetti non immediatamente evidenti. Alcuni di questi progressi, secondo alcuni esperti, sarebbero influenzati da importanti cambiamenti che avvengono nello sviluppo cerebrale, riguardanti l'autocontrollo e la capacità di inibire gli impulsi. Queste considerazioni sono particolarmente pertinenti per le situazioni di falsa credenza in cui il bambino deve accantonare le informazioni che possiede sul reale stato delle cose. Ciononostante, l'attività di ricerca dimostra come accanto a una crescente maturazione cerebrale anche le relazioni sociali abbiano un ruolo significativo nel favorire lo sviluppo di queste abilità. Il Ruolo Delle Interazioni Sociali: Tipologie leggermente diverse di interazione possono promuovere il continuo sviluppo di una collaborazione e comprensione sociale più obiettive. In particolare, ciò è importante per la capacità di distinguere gli obiettivi, i desideri e le credenze di una persona dal suo comportamento esterno. Gioco Di Finzione & Conflitti: Il gioco di finzione ha particolare importanza per lo sviluppo della comprensione sociale che ha luogo nel corso del secondo anno di vita. I bambini si dedicano al gioco di finzione con sempre maggior frequenza a partire all'incirca dai 12 mesi, entro i 18 rappresentano con facilità scene di fantasia in cui un oggetto sta per qualcosa di diverso. A 2 anni questa attività di gioco è ormai in pieno fervore. Inoltre, un frequente gioco di finzione sociale, a differenza di quello individuale, è un fattore mostrano un aumento dei bisogni di attaccamento quando si sentono vulnerabili, ma dall’altro, una volta soddisfatti i bisogni di attaccamento e ritrovare il senso di sicurezza e fiducia, questi bambini proveranno un più forte desiderio di esplorazione autonomia. Insicurezza Dell’Attaccamento: Sebbene la maggior parte dei bambini sviluppi relazioni di attaccamento sicuro verso i genitori, non sempre ciò accade. L’attività di ricerca ha individuato tre diversi tipi (o pattern) di attaccamento insicuro. In questi casi, il bambini sembra non avere altrettante fiducia nella disponibilità e capacità del genitore di soddisfare i suoi bisogni. L’Attaccamento Insicuro Evitante: I bambini che hanno il cosiddetto attaccamento insicuro evitante mostrano pochi o addirittura nessun segno di disagio nelle situazioni che dovrebbero invece portare a un’intensa attivazione dei bisogni di attaccamento, situazioni in cui per esempio il genitore lascia il figlio da solo in un ambiente non familiare. I bambini con attaccamento evitante in larga misura ignorano il genitore al suo ritorno, ed evitano appunto un contatto ravvicinato, eventualmente tenendosi occupati con dei giochi e preferendo giocare da soli. E’ stato dimostrato in studi appositi come la loro frequenza cardiaca, oltre ad altre reazioni fisiologiche, aumentino in queste condizioni, a indicare che esse costituiscono di fatto uno stress per il bambino. Quella che appare come la reazione di un bambino capace di far fronte alla situazione in modo autonomo nasconde un quado diverso: il bambino percepisce la difficoltà della situazione, ma ente che cercare il sostegno e il conforto del genitore non rappresenta una soluzione. Il bambino non è sicuro di ricevere una risposta di conforto dal genitore quando sta male, e per questo motivo è restio a manifestare i propri bisogni di attaccamento. L’Attaccamento Insicuro Ambivalente-Resistente: I bambini con questo tipo di attaccamento appaiono molto ansiosi riguardo alla disponibilità del genitore e alla possibilità di vedere soddisfatti i propri bisogni di attaccamento. Essi controllano attentamente se il genitore è presente, e spesso hanno difficoltà a mettersi a giocare e ad esplorare l’ambiente in condizioni che non creerebbero problemi ai bambini con attaccamento sicuro. Anche il bambino con attaccamento ambivalente-resistente mostra disagio in situazioni che portano all’attivazione dei bisogni di attaccamento, ma in questi casi il disagio è estremo. A differenza dei bambini con attaccamento sicuro, che vengono consolati e confortati dal ritorno del genitore, i bambini con questo pattern restano agitati e talvolta arrabbiati, nonostante i tentativi del genitore di consolarsi, e non riescono più a rimettersi a giocare e ad esplorare l’ambiente. Sembra che il bambino sia costantemente sopraffatto dall’ansia riguardo alla disponibilità del genitore nei suoi confronti. L’Attaccamento Disorganizzato: Nell’attaccamento disorganizzato i bambini non mostrano uno schema di reazione ben definito. Tale schema è dominato da un comportamento particolarmente disorganizzato. In questi casi, i bambini generalmente mostrano comportamenti insoliti, spesso contraddittori, che non appaiono finalizzati a vedere soddisfatti i propri bisogni di attaccamento. Il bambino ad esempio, potrebbe iniziare ad avvicinarsi al genitore quando questi ritorna nella stanza, per poi virare poco dopo nella direzione opposta. Oppure può compiere movimenti stereotipati, senza scopo. O ancora, è possibile che all’improvviso resti immobile, come paralizzato, o persino che appaia spaventato, soprattutto in presenza del genitore. L’Attaccamento Sicuro & Il Ruolo Dei Genitori: In accordo con la teoria originaria di Bowlby, un’attività di ricerca ha stabilito che la sensibilità del genitore nei confronti del bambino è uno dei fattori che maggiormente consente di prevedere la sicurezza dell’attaccamento. Sensibilità significa disponibilità, accettazione e un coinvolgimento affettuoso e collaborativo nei confronti del bambino, nonché la capacità di rispondere prontamente e in modo adeguato ai suoi segnali e bisogni. Nei bambini molto piccoli, la capacità di controllare il comportamento, di capire gli eventi in corso e di prevedere cosa accadrà dopo è limitata, e persino le normali esperienze di ogni giorno possono indurre un senso di vulnerabilità e persino di disperazione. Decifrar ei segnali peculiari di ogni bambino, individuando la strategia migliore per poter fornire un accudimento sensibile, può richiedere una buona dose di pratica. Tuttavia, nel corso del tempo, man mano che genitore e figlio imparano a conoscersi, le situazioni possono essere affrontate con una libertà sempre maggiore di esplorare e giocare sui problemi che si possono incontrare nelle prime settimane di vita del bambino durante l’allattamento. L’Importanza Di Riflettere Sull’Esperienza Del Bambino: Studi recenti hanno dimostrato che a essere collegato al senso di sicurezza del bambino non è soltanto ciò che il genitore fa in termini di comportamenti concreti, ma anche il suo modo di pensare al bambino e ai suoi bisogni di attaccamento. Percepire con precisione le sue emozioni e intenzioni sembra infatti portare ulteriori benefici al bambino. Questa capacità di comprensione si manifesta nel modo in cui il genitore si prende concretamente cura di esso. Tuttavia, è anche possibile che i segnali comunicati dal genitore costituiscano un ulteriore aiuto nel favorire il senso di sicurezza. Infatti, gli studi indicano come il bambino possa essere aiutato a gestire situazioni difficili, non soltanto attraverso le risposte empatiche da parte del genitore, ma anche grazie alla capacità di quest’ultimo di comprendere e dare un senso all’esperienza del figlio, in particolare segnalando che di fatto è possibile gestire sentimenti difficili. Si può manifestare questo tipo di comprensione attraverso le espressioni del viso, il tono di voce, e il contatto fisico. Poi, con lo sviluppo del bambino, anche attraverso le capacità di comprensione del linguaggio. Stili Di Accudimento Collegati Ai Diversi Tipi Di Attaccamento Insicuro: Come un accudimento sensibile è risultato collegato ad un attaccamento sicuro, così anche particolari tipi di accudimento non sensibile sono apparsi correlati a diversi tipi di attaccamento insicuro. Un bambino con attaccamento evitante ha, più probabilmente un genitore che non è a suo agio nel contatto fisico ravvicinato e che ha uno stile di accudimento invadente e sovraccarico di stimoli. Un bambino con attaccamento ambivalente-resistente ha invece più probabilmente un genitore che non fornisce in modo costante un accudimento sensibile, o che appare poco coinvolto. I bambini con attaccamento disorganizzato hanno più probabilità degli altri di aver fatto esperienza di un comportamento genitoriale che li abbia spaventati. Le diverse tipologie di reazioni dei bambini appaiono essere tutte strategie adattive, ossia capaci di favorire l’adattamento del bambino alle caratteristiche dell’accudimento ricevuto. Quindi, la strategia di un bambino con attaccamento sicuro è di cercare sostegno, perché sa che può aspettarsi di riceverlo. La strategia di un bambino con attaccamento evitante è di cercare di ridurre al minimo la propria dipendenza del genitore. La strategia di un bambino con attaccamento ambivalente-resistente sarà di rendere più evidente la propria dipendenza per massimizzare le probabilità di ricevere una risposta. Il collegamento fra sensibilità genitoriale e sicurezza dell’attaccamento nel figlio è stato rilevato in molto paesi e ceti sociali diversi. ▪ Uno stesso bambino non ha necessariamente lo stesso tipo di attaccamento con tutte le persone che si prendono cura di lui, e il tipo di relazione di attaccamento dipende dalla qualità dell’accudimento fornito dall’adulto. ▪ E’ possibile prevedere il probabile tipo di attaccamento che il bambino formerà con il genitore ancor prima che il bambino sia venuto alla luce, sulla base del modo in cui il genitore considera i bisogni di attaccamento. ▪ Gli interventi volti a migliorare la sensibilità dei genitori producono un aumento della percentuale di relazioni di attaccamento sicuro dei bambini. Il Ruolo Delle Caratteristiche Del Bambino: Le prove che indicano un effetto diretto delle caratteristiche genetiche sull'attaccamento sono scarse. Tuttavia, il temperamento del bambino potrebbe influire sulle sue relazioni di attaccamento in maniera diversa, per esempio quelli che reagiscono con emozioni forti e si agitano facilmente potrebbero subire maggiormente l'influsso dell'ambiente in cui crescono, rispetto ai bambini con un temperamento meno reattivo e più tranquillo. Quindi i bambini iper-reattivi potrebbero essere particolarmente a rischio di sviluppare un attaccamento insicuro in presenza di un accudimento insensibile. In secondo luogo, il temperamento del bambino può influire sulla sicurezza dell'attaccamento attraverso l'effetto che ha sui genitori. Facciamo un esempio. Un bambino iper-reattivo che si agita facilmente, assorbe molte energie, e per i genitori potrebbe essere più difficile fornire con continuità un accudimento sensibile. Questi genitori potrebbero quindi aver bisogno di un particolare sostegno. Condizioni Di Fondo: Con l’assommarsi di difficoltà di fondo, aumenta il rischio che il bambino formi un attaccamento insicuro verso i genitori. Ovviamente è molto più difficile per un genitore fornire un accudimento sensibile quando è assillato da problemi come questi. Una relazione conflittuale con il partner non solo mina la capacità del genitore di adattare con sensibilità le proprie cure al figlio, ma può condizionare la sicurezza dell'attaccamento quando i bambini assistono ai contrasti fra i genitori. Le Caratteristiche Dei Genitori: Anche le risorse proprie del genitore influenzano la sua capacità di soddisfare i bisogni di attaccamento del bambino. Particolare importanza hanno le relazioni di attaccamento che i genitori stessi hanno avuto nella propria infanzia. Quindi, i genitori con attaccamento sicuro hanno più facilità a comprendere le emozioni e i bisogni del bambino e a immedesimarsi con essi, e a sua volta il figlio ha più probabilità di stabilire un legame di attaccamento sicuro nei loro confronti. I ricercatori definiscono autonomo questo stile di attaccamento del genitore per indicare che l'adulto è in grado di pensare alle sue prime relazioni in modo libero e senza pregiudizi. I genitori con attaccamento insicuro, invece, potrebbero avere molte più difficoltà con i compiti di accudimento, negando l'importanza della vicinanza emotiva. Questo stile di attaccamento viene definito distanziante perché si prendono le distanze dall'idea che le relazioni passate possano essere state importanti per lo sviluppo personale. A sua volta, il bambino avrà maggiori probabilità di formare verso i genitori il tipo di attaccamento insicuro che abbiamo visto definito evitante. Altri genitori con attaccamento insicuro potrebbero invece essere costantemente preoccupati o arrabbiati per le difficoltà derivanti dalle esperienze di attaccamento e non riuscire a dar loro un senso coerente. A sua volta questo può indurli a fornire risposte incostanti ai bisogni di attaccamento del bambino, formando quello che abbiamo visto essere definito attaccamento ambivalente-resistente. Infine, se i genitori hanno dovuto affrontare nella propria infanzia un'esperienza traumatica, oppure se sono sopraffatti dalle difficoltà presenti nella loro vita attuale, è possibile che tutte le loro energie siano assorbite da questi problemi. Questo può portarli a volte a ignorare completamente il bambino, o persino a perdere il controllo delle proprie azioni. Entrambi i tipi di reazione possono spaventarlo, ed egli sarà più a rischio di sviluppare un attaccamento di tipo disorganizzato. Adattamento Generale Dei Genitori: Anche la personalità, la salute mentale e il benessere generale dei genitori possono influire sulla loro capacità di prendersi cura del bambino. Gli studi hanno dimostrato che quando i genitori hanno un buon livello di adattamento e/o bassi livelli di stress, i figli hanno maggiori probabilità di avere un attaccamento sicuro, se invece i genitori sono molto ansiosi o eventualmente depressi da percentuale di attaccamento sicuro è conseguentemente più bassa. Attaccamento Nella Prima Infanzia & Sviluppo A Lungo Termine: Una domanda fondamentale è se siano presenti associazioni a lungo termine fra le relazioni di attaccamento formatesi nella prima infanzia, e il successivo sviluppo e benessere emotivo del bambino. I collegamenti potrebbero manifestarsi in diversi modi, fra questi troviamo gli effetti dei primi legami di attaccamento sul modo di considerare se stessi e gli altri. Tuttavia, è anche probabile che lo stile di accudimento genitoriale che ha influenzato il formarsi dell'attaccamento nella primissima infanzia perduri anche negli anni successivi, continuando a influire sullo sviluppo a lungo termine del bambino. Attaccamento Nella Prima Infanzia & Successive Relazioni Sociali: Da numerosi studi emerge come i tipi di interazioni riguardanti l'attaccamento che si hanno con i genitori diventino a poco a poco per il bambino un modello per il modo di considerare se stesso e le proprie relazioni in generali a livello razionale ed emotivo. Per esempio, i bambini abituati a ricevere un accudimento amorevole, svilupperanno un modello di se stessi come persone degne di amore. Nell'attività di ricerca, il rapporto fra la natura dell'attaccamento verso il genitore nella prima infanzia e la successiva percezione che il bambino ha di se stesso e degli altri viene spesso evidenziato attraverso situazioni di gioco con bambole e disegni o la narrazione di storie. Si chiede al bambino di immaginare cosa potrebbe accadere a un bambolotto che si trova ad affrontare una situazione difficile che attiva i bisogni di attaccamento (per esempio, i genitori che escono la sera lasciando a casa il figlio piccolo). I bambini che nella prima infanzia hanno sviluppato un attaccamento sicuro tendono a mostrare le figure genitoriali come sollecite e sensibili a suggerire soluzioni positive ai problemi. Inoltre, dimostrano una migliore comprensione delle emozioni degli altri, in particolare di quelle negative. Sono emersi al dall'attività di ricerca anche collegamenti sistematici fra l'attaccamento nella prima infanzia e la qualità dei rapporti che effettivamente vengono intrecciati con gli altri negli anni successivi. I bambini che hanno avuto un attaccamento sicuro intrecciano relazioni positive e più armoniose con gli amici intimi, e un’adeguata supervisione possono costituire un ambiente sicuro in cui scoprire la collaborazione sociale e avere stimolanti occasioni di gioco. Gruppi di questo tipo consentono ai bambini piccoli di conoscere e gestire con sicurezza una gamma di emozioni, e di sperimentare diverse strategie di scambio sociale. Sebbene le risposte sociali agli altri mostrino ovviamente ancora un limitato grado di sviluppo, è possibile nondimeno vedere all’interno del nido comportamenti chiaramente empatici che denotano una consapevolezza sociale. Relazioni positive di questo tipo sono frequenti soprattutto quando è presente un buon rapporto del bambino con l’educatore. Persino le normali situazioni conflittuali che si verificano fra bambini piccoli possono essere occasioni utili per far capire al bambino in una certa misura la differenza fra il proprio punto di vista e quello degli altri bambini. Dunque, per impedire un’escalation dei conflitti è fondamentale che il personale del nido possieda adeguate capacità di gestione dei piccoli gruppi. L’ambiente familiare può esercitare un influsso notevole sul comportamento sociale del bambino al nido. Per esempio, se le interazioni della madre con il figlio sono contraddistinte dalla sensibilità, è più probabile che il bambino dimostri un buon livello di competenza sociale nell’interagire con gli altri bambini. Anche il modo di reagire tipico di ciascun bambino influisce sulle relazioni con gli altri bambini del nido. Per esempio, i bambini timidi potrebbero incontrare difficoltà a interagire con bambini più spavaldi e questo potrebbe rendere al frequenza al nido più stressante per loro di quanto non sia per i bambini meno timidi. Effetti Della Frequenza Del Nido Sullo Sviluppo Del Bambino: E’ essenziale tenere a mente che il livello qualitativo del servizio per l’infanzia frequentato dal bambino e l’entità del ricorso a questo tipo di servizi dipendono probabilmente da fattori come il grado di istruzione e il reddito dei familiari. Se non si tiene conto di questo tipo di fattori, qualsiasi rapporto individuato fra le caratteristiche del servizio per l’infanzia e lo sviluppo del bambino potrebbe essere fuorviante, poiché gli effetti osservati potrebbero in realtà essere riconducibili alle condizioni familiari e non direttamente causati dalla struttura frequentata dal bambino. Gli ambiti di sviluppo che si sono dimostrati essere influenzati principalmente dalla famiglia e dal tipo di cura genitoriale sono i problemi comportamentali, la competenza sociale e lo sviluppo cognitivo e linguistico. Si è anche accertato però, che i servizi per la prima infanzia di alto livello qualitativo favoriscono lo sviluppo linguistico-cognitivo, nonché la maturità sociale e le relazioni interpersonali. Possiamo dire quindi che gli effetti generali della frequenza di un servizio per la prima infanzia sullo sviluppo del bambino sono limitati, variano notevolmente in base alle condizioni familiari, e al fatto che la famiglia si trovi sotto pressione. Infatti, quando i genitori sono in una condizione di stress, la frequenza di un buon servizio per l’infanzia può portare benefici allo sviluppo del bambino. Per esempio, i bambini in tenera età le cui famiglie non sono nella condizione di poter fornire un adeguato sostegno allo sviluppo, trarranno beneficio dal frequentare una struttura per la prima infanzia di buon qualità. A sua volta, anche il rischio di problemi comportamentali può essere ridotto grazie alla frequenza di un servizio per l’infanzia di alto standard qualitativo. Infine, è importante tener conto delle caratteristiche individuali del bambino. Per esempio, i bambini che per temperamento sono inclini a provare emozioni negative, oppure sono ipersensibili, mostrano un aumento di problemi comportamentali se ricevono un accudimento di scarsa qualità educativa. L’adattamento di un bambino al nido, quindi, viene influenzato in maniera determinante dalla sensibilità del sostegno che riceve sia dai genitori, sia dagli educatori. L’Attaccamento Verso Gli Oggetti: I bambini possono manifestare chiari segni di attaccamento anche verso alcuni oggetti, che possono assumere grande importanza nella vita di molti bambini. Questo tipo di attaccamento generalmente ha inizio verso la fine del primo anno. Gli oggetti più comuni sono un peluche, una copertina, o una salviettina; il bambino e i genitori spesso danno un nome particolare a questi oggetti, per esempio “bau” o “lefante”, a indicare una copertina decorata ad esempio con l’immagine di un elefante. Questi nomi continuano ad essere usati anche molto tempo dopo che il bambino ha imparato a parlare. Questi oggetti vengono definiti anche ‘oggetti transizionali’, e sia l’oggetto in sé stesso sia le sue particolari caratteristiche possono diventare estremamente importanti per il bambino. Se l’oggetto viene perso, è facile che il bambino si disperi; è possibile che provi disagio anche quando l’oggetto presenta qualche cambiamento. Spesso i bambini maneggiano il proprio oggetto, lo tengono vicino al volto, lo accarezzano, lo strofinano contro la guancia, ma tale oggetto può essere anche usato come strumento di conforto nei momenti di disagio. L’avere con sé questo oggetto in un luogo non familiare accresce la disponibilità del bambino ad esplorare il nuovo ambiente e a giocare. Per certi versi, il rapporto del bambino con questo oggetto del cuore assomiglia molto alla relazione di attaccamento verso il caregiver. Quindi, questi oggetti possono essere molto utili per confortare il bambino in assenza dei genitori, per esempio al nido. Secondo alcuni esperti, tra quali pediatri e ricercatori, questi oggetti sarebbero dei surrogati di cure insufficienti, mentre altri ritengono che vengano impiegati dai bambini che hanno ricevuto un buon accudimento, e che si sentono sufficientemente sicuri per iniziare a separarsi dal genitore. Di fatto però, non è stato rilevato ancora alcun rapporto chiaro. Sembra però che alcune modalità di cura ed educazione influenzino la probabilità che si sviluppi un attaccamento verso un particolare oggetto, ad esempio se il bambino dorme insieme al genitori la notte l’attaccamento verso degli oggetti sarà poco probabile, mentre se il bambino non dorme assieme a loro, l’attaccamento ad un oggetto sarà più probabile. Cap. 3 – Autoregolazione & Autocontrollo: Uno dei compiti più difficili per un bambino piccolo è riuscire a gestire gli stati fisici e le emozioni difficili, e controllare e regolare il proprio comportamento. La capacità di autoregolazione aiuta il bambino a impegnarsi adeguatamente in qualsiasi attività debba svolgere, sociale o cognitiva che sia, e a adattarsi positivamente a nuove situazioni e richieste per contenere e ridurre il comportamento aggressivo e aumentare la collaborazione sociale. I progressi nello sviluppo cognitivo e nella comprensione sociale, di fatto consentono al bambino di assumere un controllo più consapevole e intenzionale sulle proprie esperienze. Elementi Fondamentali Della Capacità Di Regolazione Nei Bambini Piccoli: Un aspetto fondamentale che influisce sulla loro capacità di regolazione è il grado di reattività. Alcuni bambini hanno una soglia molto bassa di reazione, tale per cui reagiscono rapidamente e intensamente anche a stimoli di lieve entità, mentre altri bambini sono molto meno reattivi. Il secondo aspetto fondamentale è la capacità di gestire le proprie esperienze. Anche in questo caso, alcuni bambini riescono a farlo con molta più facilità rispetto ad altri, per esempio riuscendo a trovare il pugno da succhiare per calmarsi oppure escludendo stimoli ripetuti. Le ragioni di queste differenze comprendono comunque fattori sia genetici sia pre-natali. Questi aspetti esercitano un notevole influsso sull’esperienza dei genitori, e il loro modo di reagire al particolare tipo di comportamento del figlio ha, a sua volta, un ruolo fondamentale nell’indirizzare il futuro sviluppo delle capacità di autoregolazione del bambino. Il Sostegno Dei Genitori Alle Capacità Di Autoregolazione Di Base Del Bambino: L’Accudimento Nelle Prime Fasi Di Vita: Tutti i bambini, qualsiasi siano le loro capacità innate, alla nascita sono completamente dipendenti dalle persone che si prendono cura di loro. Sebbene per alcuni bambini non si riesca facilmente a ridurre il disagio e il pinto nelle prime settimane, per quanto sensibili siano le cure che ricevono, in genere i genitori riescono ad aiutare il figlio a ritrovare la calma, occupandosi dei suoi bisogni fisici, modificando o riducendo la stimolazione che causa il problema, o fornendo un contatto ravvicinato capace di confortare il piccolo. Ma oltre a queste attività di accudimento, anche le interazioni quotidiane faccia a faccia possono offrire ai genitori numerose opportunità per sostenere lo sviluppo delle capacità di autoregolazione del figlio. Interazioni Faccia A Faccia: Un esperimento classico, denominato still face, ossia volto immobile, inespressivo, dimostra come i bambini dispongano, fin dalle prime settimane di vita, di un ventaglio di strategie per riuscire ad affrontare i problemi sociali di lieve entità. Nell’esperimento del volto immobile, il genitore smette bruscamente di reagire e per circa 2 minuti resta con il volto immobile e inespressivo. Al termine, riprende il normale contatto. In generale, quando il genitore si comporta in questo modo il bambino se ne accorge subito e cerca ben presto di affrontare il problema. Spesso il bambino sembra cercare all’inizio di influenzare il genitore, poi manifesta segni di protesta – per esempio, emettendo suoni gutturali, aggrottando la fronte o dimenando le braccia. Se questi tentativi non hanno successo, alcuni bambini potrebbero mettersi a piangere oppure chiudersi in sé stessi. Altri bambini invece, sembrano riuscire ad affrontare bene questa strana situazione e le difficili emozioni che provoca, oppure potrebbero mettere in atto qualche strategia per calmarsi come succhiarsi il pollice, o controllare ogni tanto il genitore come se volessero vedere se sia cambiato qualcosa nella sua disponibilità. Durante quest’esperimento sono state rilevate nei bambini reazioni fisiologiche che indicano uno stato di maggiore attivazione dell’organismo (arousal), per esempio variazioni nella frequenza cardiaca e respiratoria, e il ricorso a meccanismi fisiologici per far fronte allo stress, come un aumento del livello di cortisolo, il cosiddetto ormone dello stress, per favorire l’adattamento attraverso la modifica del metabolismo. Quando il genitore riprende il normale contatto, i bambini in genere impiegano un po’ di tempo prima di tornare all’abituale comportamento sociale, e potrebbero continuare a mostrare gli adattamenti finalizzati all’autoregolazione prima di tranquillizzarsi completamente. Le Normali Interazioni Faccia A Faccia: La situazione del volto immobile è ovviamente molto innaturale. Però è anche vero che persino le normali interazioni faccia a faccia, lungi dall’essere perfettamente sincronizzate, mettono alla prova le capacità di regolazione dei bambini. Quando le difficoltà sono di lieve entità e sono gestite bene, il bambino può rafforzare le capacità di regolare il proprio stato, le emozioni e il comportamento, recuperano il proprio equilibrio. Molto spesso le incomprensioni o la mancata sintonizzazione (dissintonia) scaturiscono dal comportamento del genitore quando, per esempio, il suo entusiasmo è troppo intenso per poter essere gestito in quel momento dal bambino, oppure quando fraintende il segnale del figlio. Episodi come questi sono inevitabili, e possono costituire occasioni importanti per i genitori per comunicare la particolare valenza sociale che attribuiscono al comportamento del bambino. Nel complesso, è il genitore ad assumersi il compito di gestire la maggior parte di queste difficoltà. Per esempio, se il genitore ha valutato male i segnali del bambino, facendolo trasalire, egli potrebbe impiegare attivamente le proprie espressioni facciali e adattare l’intonazione e il tono di voce per cercare in primo luogo di stabilire un contatto con il bambino e manifestargli la sua comprensione, e poi di sostenerlo nel passaggio ad uno stato più positivo. In altri casi, potrebbe essere adeguato un tipo molto diverso di sostegno attivo, per esempio quando il genitore aiuta il bambino ad affrontare un’esperienza nuova, come l’arrivo di una persona estranea. In questo caso, il genitore potrebbe offrire il proprio sostegno manifestando sentimenti positivo al bambino e incoraggiandolo con entusiasmo a interagire con l’estraneo. Se però il bambino sembra riuscire a gestire in maniera autonoma un momento difficile, la cosa migliore è limitare le proprie azioni, astenendosi per qualche minuto dall’intervenire. Se per esempio il bambino, dopo un iniziale segno di disagio, si gira e inizia a succhiarsi il pollice perché durante il gioco l’eccitazione e il piacere si sono fatti troppo intensi, la cosa più utile da fare può essere fermarsi e dare al bambino la possibilità di recuperare da solo il controllo e potersi calmare. Il sostegno dei genitori durante le normali interazioni faccia a faccia fanno sì che il bambino reagisca meglio a situazioni come quella dell’esperimento del volto immobile, compiendo tentativi più attivi di coinvolgere il partner, mantenendo un atteggiamento più positivo e mostrando un più veloce recupero a livello fisiologico. Altri benefici emergono nel lungo periodo, tanto che un buon livello di regolazione del comportamento nei primi mesi di vita consente di prevedere una migliore capacità di regolazione emotiva nelle fasi successive della crescita. Il Gioco Fisico: Dopo i primissimi mesi di vita, il gioco fra genitori e figli prende una nuova direzione. Il gioco diventa spesso più movimentato dal punto di vista fisico. In questi momenti, è probabile che il livello di eccitazione del bambino diventi particolarmente intenso, ed è per questo motivo che cercare di divertirsi senza farsi sopraffare dalle emozioni può servire ad allenare le capacità di regolazione del bambino. Per quanto riguarda quest’ultimo, potrebbe accadere che il piccolo abbia bisogno di distogliere lo sguardo e di prendersi una pausa dal gioco per ridurre l’intensità delle emozioni e dello stato di eccitazione. Per quanto riguarda invece il genitore, il momento e l’intensità della sua partecipazione dovranno adattarsi allo stato del bambino per impedire che il piccolo si senta sopraffatto, e dovrà osservare dunque con attenzione l’espressione del bambino. Giochi Movimentati & Turbolenti: Più tardi, i giochi fisici diventano più complessi e turbolenti (rough and tumble). Generalmente, questo tipo di giochi vede il coinvolgimento dei padri e dei soli figli maschi. L’attività ludica è caratterizzata di frequente da episodi in cui si gioca alla lotta o si finge di spaventare l’altro giocatore, in cui il bambino può esercitarsi a gestire emozioni estreme, potenzialmente difficili, in un contesto sicuro. Secondo gli studi, due caratteristiche di questo tipo di giochi sarebbero particolarmente utili per aiutare il bambino a imparare a regolare la propria aggressività. In primo luogo, il fatto che il gioco avvenga nel contesto di una relazione stretta fa sì che il bambino non voglia lasciarsi andare ad azioni che facciano davvero male, e che potrebbero essere controproducenti – in questo contesto, il bambino impara i Difficoltà Dei Genitori Nel Prendersi Cura Del Bambino: Nelle situazioni in cui il genitore non è in grado di fornire un adeguato sostegno al figlio, può essere più difficile per il bambino sviluppare buone capacità di autoregolazione. Numerosi studi sono stati condotti in particolare su due tipologie o stili di interazione. Lo stile definito ritirato perché caratterizzato dalla mancanza di contatto e coinvolgimento del genitore nell'interazione con il figlio. Al contrario, lo stile intrusivo e invadente. Vi è poi una terza tipologia di interazione, difficile, meno studiata e lo stile iper protettivo che tende a non incoraggiare il bambino nelle sue attività, questa tipologia può verificarsi quando un genitore è estremamente ansioso e le sue paure e preoccupazioni. Possono interferire con le normali modalità di risposta ai bisogni del bambino. Lo Stile Ritirato: In questo caso, il genitore si comporta abitualmente nello stesso modo in cui al genitore che partecipa all’esperimento Still Face. E’ possibile che non risponda ai segnali del bambino o addirittura che non li noti. Diventa difficile per quest’ultimo continuare a sforzarsi di coinvolgere il genitore e regolare il proprio stato e il proprio comportamento: è così che anche il piccolo può a sua volta iniziare a provare disagio e a isolarsi dagli altri. La conseguenza è che genitore e figlio avranno poche o addirittura nessuna opportunità di condividere il tipo di attività piacevoli in grado di favorire la collaborazione e l’autoregolazione del bambino. Lo Stile Intrusivo: Quando i genitori si trovano in condizioni particolarmente difficili oppure soffrono di depressione, non è infrequente che provino un senso di irritabilità che può contribuire all’emergere di un modo di interagire intrusivo. Quando l’adulto non si rende conto del perché il bambino interrompa momentaneamente il contatto con lui nel corso di un’interazione, è possibile che cerchi di forzare il piccolo a ristabilire il contatto prima che lui sia pronto. In altri casi può accadere che l’adulto invece non percepisca i segnali sociali del bambino, e quindi li sovrasti e li soffochi con la propria incessante stimolazione. Se questo schema di interazione è ricorrente, la capacità del bambino di gestire le proprie emozioni ed esperienze difficili potrebbe ridursi, le sue reazioni non regolate potrebbero diventare sempre più difficili da controllare per il genitore e i conflitti potrebbero diventare la norma. Lo Stile Ansione & Iperprotettivo: Se un genitore prova un livello elevato di ansia, potrebbe non solo non accorgersi talvolta dei segnali del figlio a causa delle preoccupazioni che lo assillano, ma anche riversare la propria ansia sul bambino stesso. In questi casi, il genitore potrebbe avere difficoltà a dare al bambino l’opportunità di regolare da solo le proprie emozioni: sente di doverlo proteggere o incoraggiare a evitare le esperienze difficili. Inoltre, man mano che si sviluppa la comprensione sociale e il bambino diventa più consapevole delle reazioni emotive degli altri agli eventi, le manifestazioni di ansia da parte dei genitori possono influenzare la sua reazione all’ambiente, a tal punto da diventare egli stesso pauroso. Sfortunatamente, la crescente tendenza del bambino a provare timore e paura e a evitare le sfide può rinforzare ulteriormente la percezione di vulnerabilità del figlio da parte del genitore ansioso, che così si sforzerà ancor di più a proteggerlo. Differenze Individuali & Bambini Potenzialmente Vulnerabili: La grande maggioranza dei bambini riesce a superare i normali ostacoli con relativa facilità; alcuni, invece, manifestano precocemente tipologie di reazione che li rendono vulnerabili allo sviluppo di problemi di autoregolazione a lungo termine. Due di queste tipologie sono state ampiamente studiate. Da una parte, troviamo una minoranza di bambini che vengono descritti come irritabili, dal temperamento difficile, o inclini a provare emozioni negative. Sono bambini che appaiono estremamente sensibili a variazioni, anche minime, nella stimolazione e reagiscono repentinamente e intensamente ai cambiamenti dell’ambiente. Per esempio, potrebbero scoppiare a piangere ogni volta che vengono svestiti per fare il bagno, oppure potrebbero sussultare sentendo un rumore improvviso. Potrebbero incontrare difficoltà sia a consolarsi in modo autonomo, per esempio mettendosi in bocca il pugno, sia a essere consolati e calmati dal genitore. In breve, sembrano essere iper-sensibili: entrano facilmente in uno stato di disagio e hanno molte difficoltà di auto-regolazione. Un secondo gruppo di bambini manifesta un tipo di comportamento definito come inibizione comportamentale. All’inizio, nei primi 3/4 mesi, anche questi bambini sono ipersensibili. Intorno ai 12/14 mesi sembrano invece essere sempre all’erta – iper-vigili e timorosi nei confronti delle novità, soprattutto quelle sociali. Hanno la tendenza a isolarsi o a evitarle del tutto. Per esempio, è probabile che restino affianco al genitore, siano restii alle novità, e mostrino chiari segni di apprensione ed evitamento se una persona estranea si avvicina e cerca di coinvolgerli nel gioco. Tuttavia, due linee di ricerca indicano che non è assolutamente inevitabile che questo comportamento persista e porti a problemi a lungo termine. Per quanto riguarda il primo tipo di comportamento, molto spesso le difficoltà si risolvono da sole col tempo in modo naturale. In secondo luogo, anche se alcuni bambini continuano effettivamente a essere iper-reattivi per tutto il primo anno di vita, il fatto che ciò causi lo sviluppo di successivi problemi comportamentali appare essere fortemente collegato al tipo di ambiente in cui cresce il bambino. Infatti, studi recenti confermano che, in presenza di un accudimento genitoriale non sensibile, i bambini che nel corso della prima infanzia mostrano una predominanza di “emozioni negative” corrono un rischio molto maggiore di sviluppare problemi comportamentali. Allo stesso modo, vale il contrario. Inoltre, è stato evidenziato come un sostegno adeguato ai genitori in difficoltà possa recare chiari benefici e favorire uno sviluppo positivo proprio nei bambini caratterizzati da una predominanza di emozioni negative. Un quadro simile emerge anche dall’attività di ricerca riguardante il secondo gruppo di bambini che manifestano inibizione comportamentale e che generalmente vengono ritenuti a rischio di sviluppare ansia. In primo luogo, l’inibizione comportamentale non è sempre stabile nel corso del primo anno di vita. Quindi non è assolutamente detto che questa continuità sia presente in tutti i bambini. Infatti, il comportamento di chiusura in sé stessi si consolida soltanto dopo la fine del primo anno di vita. In secondo luogo, l’esito nel tempo dipende anche in questo caso dal tipo di accudimento: se i genitori saranno in grado di adattarsi con sensibilità allo stile di reattività del bambino, questi potrà svilupparsi in modo particolarmente positivo. Affrontare Il Comportamento Difficile Del Bambino: Se, entro la fine del secondo anno di vita del bambino, questi problemi si sono accentuati, diventando persistenti e pervasivi, è importante affrontarli. Un primo principio è che vale comunque la pena di cercare di attuare il tipo di sostegno sensibile esaminato in precedenza, che potrebbe essere mancato nelle fasi iniziali dello sviluppo. Accanto a questi passi, è opportuno anche cercare di interrompere gli schemi di interazione controproducenti; a tal fine, è utile suddividere le difficoltà di autoregolazione in due categorie: i problemi di esteriorizzazione, come il comportamento aggressivo-rabbioso, e i problemi di interiorizzazione come paura generalizzata o estrema timidezza. Problemi Di Esteriorizzazione Come Il Comportamento Aggressivo-Rabbioso & Provocatorio: In presenza di questo tipo di problemi, i genitori dovrebbero cercare di ridurre al minimo i seguenti comportamenti abituali: educazione particolarmente severa, punizioni fisiche, e controllo permissivo. Un comportamento abitualmente aggressivo e provocatorio è indice del fatto che i genitori sono rimasti bloccati in un circolo vizioso conflittuale con il figlio che rischia di perpetuare o addirittura di aggravare il comportamento problematico. Obiettivo fondamentale è spezzare questi circoli viziosi e sostituirli con circoli virtuosi. Il genitore, ad esempio, chiede ripetutamente al bambino di fare qualcosa, il bambino oppone ogni volta un deciso rifiuto, diventando aggressivo, e alla fine il genitore cede. Questo modo di agire porta al perpetuarsi del comportamento aggressivo e ribelle del bambino, perché, dal suo punto di vista, è servito a far cessare le richieste del genitore. Se però i genitori devono lasciarsi coinvolgere in un conflitto, allora “devono uscirne ogni volta vittoriosi”. Ciò non significa con la forza, attenzione. Infatti, il ricorso a punizioni fisiche rischia sua volta di accrescere la rabbia e il malessere del bambino. Spesso si definisce questo stile educativo autorevole anziché autoritario, uno stile che unisce insieme affetto e fermezza. E’ soprattutto riuscendo a restare affettuosi nei confronti del bambino che probabilmente si disperderà la sua rabbia. Un secondo caso è quello in cui è il bambino a dare avvio al processo, ossia chiede o esige qualcosa, il genitore si rifiuta, il bambino rinnovala sua richiesta e il genitore a questo punto cede. Anche questo schema di azione contribuisce a rinforzare il comportamento negativo. Vale la pena di notare come in genere non si adottino sempre le stesse regole per ogni aspetto del comportamento del bambino. Il momento e le modalità di intervento dei genitori dipendono in parte dalle circostanze. Di fatto, i bambini diventano sempre più capaci di comprendere il particolare contesto di un’esperienza, e un’applicazione flessibile delle regole che abbia senso aiuterà il bambino a cogliere meglio le ragioni alla base del comportamento dei genitori. Problemi Di Interiorizzazione Come Paura Generalizzata & Timidezza Estrema: Nel caso di bambini con problemi di interiorizzazione, le abitudini che i genitori dovrebbero cercare di ridurre al minimo sono: un comportamento iper-protettivo, lo scarso incoraggiamento ed evidenti manifestazioni di ansia. Quando il figlio ha sviluppato paure o preoccupazioni profonde, è comprensibile che i genitori desiderino ridurre il suo disagio; di conseguenza, potrebbero diventare iper-protettivi. I genitori potrebbero avere difficoltà a mantenere un atteggiamento positivo e a incoraggiare affettuosamente il figlio ad affrontare situazioni problematiche. Queste difficoltà sono particolarmente frequenti quando i genitori sono essi stessi ansiosi, potrebbero pensare che tali situazioni problematiche possano essere pericolose per lui, più di quanto siano effettivamente, o che il bambino sia più in difficoltà di quanto non sia realmente. Nel caso dell’interiorizzazione, il timore che il figlio non riuscirà a farcela da solo induce il genitore a intervenire per risolvere il problema al suo posto, impedendo in tal modo al bambino di acquisire l’esperienza necessaria a cavarsela in modo autonomo e rinforzando il senso di vulnerabilità che potrebbe già provare. I genitori che non sono ansiosi riescono con relativa facilità a spezzare questi circoli viziosi, quando ne viene loro spiegato il meccanismo. Riusciranno a scoprire che il figlio ha le potenzialità per farcela, più di quanto avessero immaginato e, invece di intervenire, rimarranno a guardare fornendo comunque il loro incoraggiamento. CAP. 4 – LO SVILUPPO COGNITIVO Il termine cognitivo si riferisce a tutte le diverse abilità inerenti all’intelligenza generale, attenzione, percezione, ragionamento, apprendimento e linguaggio. Gli psicologi che studiano le funzioni cognitive spesso si occupano anche dei processi a esse collegate che avvengono nel cervello e dell’influsso esercitato sui processi cerebrali dall’esperienza, quindi anche dalle interazioni sociali. Lo Sviluppo Del Cervello: Nel neonato, il cervello è già ben sviluppato: il numero di neuroni è quasi al completo, ossia è pari all’incirca a 100 miliardi. I cambiamenti riguardano quindi principalmente i circuiti, ossia la rete di connessioni che si forma fra i neuroni. Molti aspetti dello sviluppo cerebrale e delle modalità di crescita e dei punti di connessione fra i neuroni (sinapsi) dipendono da processi genetici. Tuttavia, un influsso notevole ha anche l’attivazione dei neuroni e delle loro connessioni in base alle esperienze compiute: infatti, le cellule e le connessioni che vengono attivate di frequente si rafforzano e sopravvivono, mentre quelle che non vengono usate vengono eliminate. Quindi, lo sviluppo del cervello nella fase post-natale è caratterizzato sia da una rapida crescita delle connessioni nervose, sia dall’eliminazione di ben il 50-70% delle cellule inizialmente prodotte. Questo processo che “scolpisce” il cervello attraverso l’eliminazione di cellule nervose e la creazione di connessioni fra quelle restanti evidenzia come la natura delle esperienze compiute dal bambino abbia grande importanza nel plasmare e affinare lo sviluppo cerebrale e, di conseguenza, i processi cognitivi a esso collegati. Gli Effetti Dell’Esperienza: Alcuni studi hanno esaminato gli effetti di caratteristiche molto generali dell’ambiente dell’animale, per esempio il livello di stimolazione. Per esempio, i ratti allevati in ambienti che fornivano una stimolazione analoga a quella del loro habitat naturale non solo erano più efficiente dal punto di vista cognitivo, ma avevano anche un cervello più sviluppato rispetto ai ratti allevati in un ambiente in cui la stimolazione era minima. La ricerca ha evidenziato anche l’influsso delle cure genitoriali sullo sviluppo cerebrale e cognitivo. Per esempio, i piccoli di ratto nati da madri che li leccano spesso sul corpo e ne curano la pulizia hanno un maggior numero di sinapsi nell’area del cervello responsabile della memoria spaziale. L’aspetto straordinario è che ciò non è dovuta semplicemente a una differenza di natura ereditaria. Infatti, lo sviluppo cerebrale e il comportamento dei piccoli di ratto nati da madri che forniscono scarsa stimolazione migliorano se i piccoli vengono tolti alla madre naturale e allevati e accuditi da madri che li leccano spesso e ne curano la pulizia. Per alcuni aspetti dello sviluppo cerebrale sembra avere importanza anche il momento temporale in cui avviene l’esperienza. Se si impedisce a un gattino di usare uno degli occhi quando è molto piccolo, non si svilupperanno le normali connessioni fra le cellule dell’occhio e quelle dell’area visiva del cervello. Tuttavia, Le Prime Imitazioni: Ai bambini molto piccoli piace imitare le azioni che essi stessi compiono di frequente. Movimenti della bocca, come tirare fuori la lingua, e movimenti con le dita. Poiché il bambino si esercita in queste azioni già nell’utero materno , alla nascita ha ormai acquisito solitamente un notevole controllo di questi movimenti. Quando il neonato imita, il suo comportamento in genere appare assolutamente intenzionale: spesso avviene con qualche secondo di ritardo e diventa più preciso con ogni successiva ripetizione. Tuttavia, i bambini non imitano sempre le azioni di un’altra persona: dipende, infatti, dalle condizioni ambientali, il livello di rumore di fondo ad esempio, e dalle condizioni personali, ossia se il bambino è vigile e interessato a interagire con altre persone. Quindi, i genitori non devono preoccuparsi se il figlio non sembra interessato a imitare le loro azioni quando interagiscono con lui, e neppure devono penare di doversi continuamente sforzare di invogliare il loro figlioletto neonato a imitarli, se appare restio a farlo. Progressi Nell’Imitazione: Dopo le primissime settimane, con lo sviluppo di ulteriori abilità come allungare il braccio e afferrare, i bambini in genere cominciano a imitare più di frequente questi nuovi comportamenti rispetto a quelli che imitavano in precedenza. Questo accade perché prevalgono le nuove abilità del bambino e il suo ruolo sempre più attivo nelle interazioni sociali – di fatto, potrebbe darsi che egli imiti i vecchi comportamenti, se il partner li sottolinea ed evidenzia come parte di un gioco sociale. Se all’inizio l’imitazione riproduce esattamente le azioni dell’altra persona, con lo sviluppo della comprensione sociale, e quindi della consapevolezza delle intenzioni degli altri, i bambini iniziano a imitare gli scopi che sono alla base del comportamento. A 15 mesi, il bambino ormai non ha neppure più bisogno di vedere concretamente l’altra persona raggiungere il proprio obiettivo finale: gli basta vedere un tentativo anche non riuscito, ma comunque chiaramente diretto a uno scopo, per eseguire correttamente l’azione voluta. Nell’imitare gli altri, quindi, un bambino si concentra sullo scopo delle azioni altrui impiegano il ragionamento come guida per la propria imitazione. Eccezioni a questa regola generale dell’imitazione degli scopi di un’azione si verificano o quando lo scopo dell’azione non è chiaro, o quando il bambino prende parte a un’interazione in cui l’altro gli mostra intenzionalmente cosa esattamente deve fare. Un altro aspetto dell’evoluzione dell’imitazione è di tipo quantitativo. Con il passare del tempo, aumenta il numero di elementi separati che il bambino riesce a imitare in un’unica sequenza di azione. Inoltre, aumenta anche il tempo di differimento dell’imitazione, ossia il tempo che può intercorrere fra la visione iniziale di un’azione e la sua imitazione da parte del bambino. Analogamente, migliora la capacità del bambino di ignorare un particolare contesto (la stanza dove è stata compiuta l’imitazione iniziale) e gli oggetti specifici coinvolti. Mettere A Frutto La Capacità Di Imitazione Del Bambino: Il fatto che i bambini mostrino una naturale tendenza all’imitazione viene sfruttato spesso dagli adulti, inconsapevolmente, quando cercano di convincere il bambino a fare qualcosa; lo si può vedere di frequente durante i pasti, quando chiunque stia cercando di imboccare un bambino aprirà la propria bocca nel momento in cui anche il piccolo dovrebbe aprire la sua per ricevere il cibo. E’ sorprendente come questo impulso a invogliare il bambino a mangiare sia presente non soltanto negli adulti, ma anche nei bambini stessi, come a dimostrazione del fatto che l’imitazione sia un trasferimento di abilità e conoscenze. Il Ruolo Delle Interazioni Sociali 2: Il Contributo Del Genitore: Molti studi hanno dimostrato la grandissima importanza che l’interazione sociale dei genitore con il proprio figlio ha per lo sviluppo cognitivo di quest’ultimo. Tuttavia, a seconda della fase di sviluppo cambia la modalità di risposta sociale più utile. Non è sempre immediatamente evidente quale sia in concreto il tipo di sostegno più efficace che i genitori possono fornire al figlio. Sebbene i genitori riescano spesso a fornire risposte utili ai segnali del figlio basandosi sul proprio intuito, sapere che ciò che viene loro naturale sostiene di fatto lo sviluppo del bambino può comunque accrescere la soddisfazione per il proprio ruolo genitoriale. Questo tipo di conoscenza può dare più fiducia nello svolgimento della propria funzione genitoriale. Risposte Contingenti Ai Segnali Del Bambino: Una caratteristica molto generale del comportamento genitoriale che ha un ruolo importante per lo sviluppo cognitivo del figlio è la cosiddetta contingenza – ossia lo stretto collegamento temporale fra ciò che il bambino fa e la risposta che riceve dal genitore. Sebbene questo tipo di risposte contingenti sia una caratteristica molto generale delle interazioni dei genitori con il figlio, la contingenza si segnali del bambino è forse ancor più importante per il suo sviluppo cognitivo. Infatti, man mano che il bambino nota la presenza di rapporti costanti fra le proprie azioni e le reazioni degli altri, acquisisce un senso di gratificazione e controllo nonché la consapevolezza dell’esistenza di un nesso di causa ed effetto. Inoltre, quando il bambino fa esperienza di questo senso di contingenza, si verifica un aumento del suo interesse positivo per l’ambiente ed è probabile che presti attenzione per periodi più lunghi. Si è osservato anche che la contingenza sociale è molto più efficace nell’attirare il suo interesse e il suo coinvolgimento positivo, soprattutto quando viene realizzata da una persona che ha un legame affettivo con il bambino. Inoltre, anche le risposte di carattere emotivo favoriscono il coinvolgimento del bambino come nessuna macchina potrebbe mai fare. La contingenza, quindi, non è soltanto una questione di tempestività: la sua utilità deriva anche dall’adeguatezza della risposta. I bambini si abituano in breve tempo a ricevere risposte contingenti nel corso delle interazioni; emerge come già a 2-3 mesi, se viene a mancare la contingenza, l’interesse e il coinvolgimento positivo del bambino si riducono, e questa riduzione si verifica anche quando la forma del comportamento del partner rimane invariata. Infine, un altro elemento importante per lo sviluppo cognitivo riguarda l fatto che la reazione negativa a questa mancanza ha effetti generalizzati, tali per cui successivamente il bambino mostrerà meno attenzione positiva verso materiali stimolanti e avrà bisogno di più tempo per completare i compiti di apprendimento. Risposte Contingenti Nelle Prime Interazioni: Sebbene l’esperienza che il bambino fa delle risposte contingenti dei genitori ai suoi segnali sia in generale importante, la natura del comportamento contingente cambia con la crescita e lo sviluppo di esso. Nelle primissime settimane, gran parte delle risposte contingenti si verifica nel corso dell’interazione faccia a faccia. Nella maggior parte dei casi, questo tipo di risposta ha luogo in modo assolutamente naturale e inconsapevole. Nelle interazioni che avvengono nelle prime settimane di vita, la forma più comune di risposte contingenti è l’imitazione del comportamento del bambino da parte del genitore. Per esempio, il genitore potrebbe impiegare non solo le espressioni facciali, ma anche la voce o persino il contatto fisico, per segnalare il collegamento con il comportamento del bambino. Queste imitazioni multimodali aiutano il bambino a integrare le diverse esperienze sensoriali, un aspetto che a sua volta lo facilita nell’acquisire maggiore controllo sulle sue azioni. Infine, è possibile anche che l’imitazione delle espressioni facciali del bambino da parte dei genitori contribuisca ad attivare e rafforzare le componenti del sistema dei neuroni specchio responsabili della comprensione delle intenzioni delle altre persone. Sebbene ai bambini spesso piacciano le interazioni faccia a faccia, non è affatto detto che abbiano sempre voglia di interagire e giocare, e talvolta può accadere che diano segni di stanchezza nei confronti del gioco sociale. A queto punto, potrebbe darsi che il piccolo abbia bisogno solo di qualche momento di tranquillità. In questi casi, invece di cercare di stimolare il bambino a continuare a interagire, una risposta appropriata e contingente potrebbe essere seguire ’'interesse del bambino e avvicinare l’oggetto che ha catturato la sua attenzione, affinché possa vederlo meglio. Poi, se la sua attenzione comincia ad affievolirsi, si può provare a muovere leggermente l’oggetto per aiutare il bambino a riprendere interesse, oppure cambiare tono di voce e intonazione. Risposte Contingenti Dopo I 3 Mesi: Nel corso delle primissime settimane, il bambino sembra molto attratto dalle risposte spiccatamente contingenti del partner; tuttavia, questa preferenza si modifica. Ciò potrebbe essere riconducibile all’impulso del bambino di ampliare i propri orizzonti. D pari passo con questa evoluzione, muta anche il tipo di comportamento che i genitori devono adottare per riuscire a catturare l’attenzione del bambino. Ora il bambino preferisce risposte che non siano perfettamente contingenti, ma che introducano elementi di sorpresa e di umorismo, con pausa ed elementi conclusivi inseriti al momento giusto. Anche i giochi corporei diventano comuni e fanno sì che l’attenzione dei partner si sposti dall’interazione esclusivamente faccia a faccia per rivolgersi a un tema comune. Giochi di questo tipo possono aiutarlo a ricordare sequenze più complesse di azioni, a prevedere gli eventi, a comprendere come i singoli elementi della sua esperienza si combinino insieme e a sperimentare diverse conclusioni possibile e modi alternativi di raggiungere uno stesso obiettivo. Svolgere Un Ruolo Di Facilitazione: Man mano che i bambini diventano più autonomi nelle loro attività, per favorire il loro sviluppo cognitivo può essere particolarmente utile adottare un ruolo di facilitazione. Il fine della facilitazione è di guidare e aiutare il bambino a eseguire azioni sugli oggetti del suo ambiente che potrebbe non essere in grado di compiere da solo. Per esempio, quando i bambini iniziano a voler afferrare gli oggetti stendendo il braccio, ma il controllo dei movimenti è ancora troppo limitato per riuscirci, il genitore può svolgere un ruolo di facilitazione tenendo fermo e a portata di mano l’oggetto affinché il bambino possa divertirsi a toccarlo e esplorarlo. Successivamente, quando sarà i grado di raggiungere ed afferrare un oggetto stendendo il braccio, avrà bisogno di un minor livello di facilitazione. A un certo punto, il bambino avrà bisogno soltanto che il genitore predisponga un contesto adatto, affinché possa divertirsi a esercitarsi e sperimentare autonomamente, intervenendo in maniera più attiva solo quando il figlio incontra delle difficoltà. Un Impalcatura Per Sostenere Lo Sviluppo Cognitivo: Lo Scaffolding: Facilitare l’attività del bambino è particolarmente utile in riferimento a obiettivi che il piccolo vuole chiaramente raggiungere; accade spesso però, che i bambini siano pronti ad affrontare un compito con un approccio più complesso, ma non conoscano bene le diverse strategie per riuscirvi. In queste circostanze, il genitore può fornire un’impalcatura che sostenga l’esperienza del bambino; si tratta del cosiddetto scaffolding. Questo tipo di sostegno è calibrato in modo da adattarsi al livello di abilità del bambino e allo stesso tempo lo aiuta a progredire a piccoli passi, ma in modo costante. Tuttavia, lo scaffolding si differenzia dalla semplice contingenza e facilitazione perché comporta anche che il genitore stimoli e incoraggi lo sviluppo di nuove abilità. Fornire questo tipo di sostegno assume particolare importanza a partire dai 9-10 mesi. A questa età il bambino non solo segue più prontamente la direzione dello sguardo delle altre persone o l’oggetto che indicano col dito, ma osserva anche le azioni che gli altri compiono sugli oggetti, cercando spesso di unirsi a loro. E’ sorprendente come la capacità di attenzione sembri trarre beneficio da questo tipo di condivisione; infatti, quando questo si verifica, la loro attività cerebrale è significativamente diversa rispetto alle reazioni registrate a livello cerebrale quando il bambino osserva qualcosa da solo. E’ importante notare come il bambino sembri rispondere meglio a questo tipo di guida, quando i genitori hanno mostrato sensibilità verso il figlio nel corso delle interazioni sociali avvenute nei primi mesi di vita. Sostegno Vocale & Verbale: Esiste anche un’attività di scaffolding di tipo verbale, che ha un ruolo fondamentale nello sviluppo linguistico del bambino. Un contesto in cui la struttura di sostegno genitoriale è particolarmente efficace è la lettura condivisa. Di fatto, però, il processo di scaffolding che contribuisce allo sviluppo del linguaggio e del pensiero ha luogo in continuazione. Sostenere lo sviluppo cognitivo e linguistico parlando al bambino diviene ancora più importante verso la fine del primo anno di vita. Ma gli scambi verbali fra genitore e figlio hanno una lunga storia: la comunicazione vocale è parte dell’interazione sociale molto prima che il bambino cominci a parlare. A partire all’incirca dai 3 mesi, i bambini stessi producono abitualmente suoni che ricordano il tubare dei colobi e altri suoni melodici. Intorno ai 6-7 mesi questi sono diventano solitamente piuttosto sistematici. Per esempio, le vocalizzazioni acute vengono considerate generalmente come inviti a giocare, mentre le vocalizzazioni con tono vibrante vengono percepite in genere come richieste insistenti. Più o meno alla stessa età, le vocalizzazioni iniziano anche ad assumere le caratteristiche della lingua dei genitori, che vanno così ad arricchire il precedente repertorio di semplici suoni vocalici come “ooh”. Di pari passo i genitori cominciano trattare diversamente le vocalizzazioni del bambino, rispondendo ai vocalizzi composti soltanto da vocali come semplici rumori giocosi. Ora considerano come linguaggio dotato di significato soltanto le vocalizzazioni che contengono le nuove combinazioni di consonanti e vocali. Spesso fanno osservazioni a domande di incoraggiamento, come “Oh, davvero?” oppure “Giusto?”. Voi quando gli bambino, un'occasione per stare insieme con calore, affetto. Iniziando presto a leggere regolarmente insieme al bambino, i genitori sviluppano nel giro di poco tempo una sensibilità nei confronti del modo di reagire del figlio. In effetti è stato dimostrato che quanto prima si crea la consuetudine della lettura condivisa, tanto più spesso in futuro la richiesta di leggere insieme partirà da bambino. Adattare La Lettura All’Età Del Bambino: Nei primissimi mesi di vita, il bambino può comunque iniziare a compiere esperienze piacevoli con i libri, soprattutto se sono ideati tenendo a mente le preferenze visive dei bambini molto piccoli, ossia per esempio, hanno chiari motivi a contrasto e forme simili a volti. Il genitore può aiutare il bambino semplicemente tenendo il libro in modo che egli lo possa vedere bene, e girando le pagine per mostrare un'immagine nuova quando l'attenzione del piccolo inizia a diminuire. Intorno ai 4, 5 mesi il bambino si diverta a toccare e grattare le figure a mangiucchiare gli angoli del libro e ad afferrarne le pagine. Sostenere il bambino nella scoperta del libro, a modo suo, tenendolo fermo per lui o aiutandolo a girare le pagine, se egli sembra volerlo, servirà ad aumentare il divertimento e il senso di controllo del bambino e la sua voglia di ripetere l'esperienza di lettura insieme al genitore. Entro all'incirca i 9 mesi il bambino passa da un'interazione con il libro basato su movimenti come afferrare e grattare le figure, a forme più elaborate come indicare col dito le figure stesse. Inoltre, i bambini diventano in grado di seguire la direzione dell'indicatore col dito compiuto da un'altra persona, a condizione che l'oggetto che viene indicato sia visibile. Quando è il bambino a indicare una figura, segnalando in tal modo il suo interesse, i genitori generalmente reagiscono come se il figlio li stesse invitando a guardare la stessa immagine, e anche in questo caso rispondono quasi sempre nominando tutto ciò che il bambino indica. Come abbiamo osservato le illustrazioni dei libri per l'infanzia sono già realizzate in modo da aiutare i piccoli lettori a sviluppare i rappresentazioni più astratte degli oggetti del mondo reale. Pertanto, i momenti di condivisione della lettura contribuiscono a facilitare ancor di più il compito di imparare le parole. Non sorprendono quindi i risultati di uno studio secondo il quale fra le prime 20 parole del bambino, circa 2/3 erano state incontrate per la prima volta nel contesto dell'attività di lettura nominate insieme ai genitori. Man mano che si sviluppano le abilità linguistiche, i genitori possono sostenere la sua esperienza di fruizione dei libri in modo leggermente diverso, che consentano un suo coinvolgimento attivo e l'aiutino a esercitarsi nelle sue nuove abilità. Ciò significa che per le parole che il bambino conosce, i genitori invece di indicare le figure e nominarle, possono sollecitare il bambino a indicare un particolare oggetto o personaggio, ponendo domande che iniziano con “dov’è il…?” oppure “Riesci a trovare la…?”. Successivamente il genitore può aiutarlo a esercitare anche questa sua nuova abilità, passando a domande come “Che cos’è questo?”. I bambini si divertono molto a rispondere quando le domande rientrano proprio nei limiti delle loro capacità. In questi casi i genitori possono rinforzare la risposta giusta del bambino, lodandolo e ripetendo a loro volta la parola. Verso la fine del primo anno di vita è possibile iniziare ad arricchire le esperienze di lettura condivisa, stimolando il coinvolgimento dei bambini attraverso la creazione di collegamenti fra il contenuto del libro e le loro esperienze. Allo stesso modo, il genitore può aiutare il bambino a comprendere meglio ciò che è raffigurato nel libro e le parole corrispondenti attraverso un'imitazione dell'azione prima, riferendosi direttamente alla figura, e poi, facendo riferimento a bambino per incoraggiare a fare lo stesso. Man mano che il bambino diventa in grado di comprendere un numero sempre maggiore di parole sviluppa la capacità di pensare a cose che non sono fisicamente presenti. Il genitore può ulteriormente intensificare il coinvolgimento del figlio creando dei collegamenti fra ciò che è raffigurato nel libro è l'esperienza più ampia del bambino, per esempio, forse il cane raffigurato è molto simile al cagnolino del vicino. Questi dialoghi in cui si creano collegamenti, possono comprendere concetti molto complessi sulle cause e le conseguenze delle azioni e sulle emozioni. Spesso queste portano i genitori a parlare al bambino, impiegando un linguaggio leggermente più elaborato rispetto al solito. Ne deriva che questo linguaggio più complesso (del bambino) spesso comprende espressioni che ha sentito dire dai genitori durante la lettura. Gli studi condotti sulla lettura ripetuta di uno stesso libro mostrano come quanto più il bambino conosce il contenuto, tanto più il genitore può in genere impiegare un linguaggio leggermente più complesso. I bambini istintivamente contribuiscono a questo processo con lo sviluppo di chiare preferenze per determinati libri e persino per determinate illustrazioni, che non si stancano mai di guardare. La familiarità con determinati libri e particolari immagini è associata a una partecipazione attiva del bambino che si esercita nelle consuetudini e routine venutesi a creare nel corso delle precedenti occasioni di lettura e impiega le parole che appena imparato. Man mano che il bambino acquisisce maggiore esperienza nella lettura di libri insieme ai genitori, e se queste esperienze sono positive, è molto probabile che desideri compiere l'esperienza di lettura anche con altre persone. Il Valore Più Ampio Della Lettura Condivisa: Questo tipo di attività può essere anche un momento speciale per stare insieme, pervaso di affetto e vicinanza, un momento di coinvolgimento emotivo e un'opportunità per coltivare l'immaginazione del bambino. La lettura insieme di un libro può essere un'occasione per approfondire idee ed emozioni che non sempre potrebbero essere facili da esplorare nella vita reale. Da qui spesso scaturisce il fascino delle fiabe per i bambini più grandi. Leggere insieme un libro non serve soltanto a imparare e a esercitarsi in abilità impegnative, ma è un'occasione unica per condividere nell'immaginazione emozioni e idee.