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letteratura italiana, dalle origini a metà cinquecento. alfano-italia-russo-tomasi, Appunti di Letteratura Italiana

riassunto completo del manuale di letteratura italiana di alfano-italia-russo-tomasi

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 09/12/2020

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Scarica letteratura italiana, dalle origini a metà cinquecento. alfano-italia-russo-tomasi e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! MANUALE DI LETTERATURA ITALIANA Epoca 1 Un lento avvio seguito da una crescita repentina Primi testi della letteratura italiana nel 13 secolo, lento avvio seguito da varietà e crescita repentina, varietà notevole di esperienze nel giro di pochi decenni e ruolo guida nell’intera cultura europea già alla fine del duecento e poi nel secolo delle tre colonne: dante-petrarca-boccaccio Importanza di modi, generi e temi presenti nella letteratura latina, patrimonio di riferimento, sul versante religioso e su quello profano su cui si innestano le prime prove del volgare. Quadro composito sotto il profilo linguistico e geografico, ci sono frammenti di preziosi testi di poeti antichi definite tracce , c’è la lirica di san francesco radicata nell’italia centrale del terzo decennio del duecento, ci sono poche testimonianze sopravvissute in veste originaria della poesia siciliana della corte di federico 2 e c’è la prosa duecentesca tra la vita nova di dante e la lingua vivacissima del milone  Ai margini del latino che rimane la lingua della comunicazione della cultura ufficiale si fanno strada tentativi di sperimentazione di svariati generi in prosa e in versi, forme di letteratura religiosa e didattica, prime prove storiografiche, poesia comica Recupero della recente tradizione della letteratura francese come le chanson de geste o i grandi romanzi arturiani. La letteratura in lingua d’oil trasmette il patrimonio del ciclo carolingio-la chanson de roland e la grande tradizione arturiana di chretien de troyes di fine 12 secolo che conosceranno una grandissima diffusione in tutta europa, trasmette anche i ventimila versi del roman de la rose composita costruzione enciclopedica che rappresenta un testo chiave per l’affermarsi della letteratura allegorica a fine didascalico. Forse persino più immediata è l’influenza della letteratura in lingua d’oc della provenza e cruciale per la lirica, la pratica poetica dei trovatori (da trobar-comporre versi) rappresenta un riferimento per tutto il duecento Contesti, temi e ideologie della poesia delle origini - L’amore alla corte di federico II  nel duecento la letteratura conosce maggior ricchezza di esperienza nel versante della lirica , poesia che matura intorno alla corte di federico secondo, teorizzazione sull’amore , una fortunata codificazione nei tre libri del de amore di andrea cappellano scritti a fine 12 secolo. A partire da quelle posizioni, dalla fenomenolgia delle passioni e recuperando l’ideologia dell’amor cortese la lirica della corte fridericiana è il prodotto dell’elaborazione raffinata di una schiera di funzionari di corte che si dedica in modo esclusivo alla tematica amorosa - La forma del sonetto Decisiva è la codifica della forma del sonetto attribuita a giacomo da lentini, struttura in versi chiusa e sufficientemente ampia e duttile da consentire scansioni e articolazioni interne - Dal siciliano illustre all’adattamento toscano  Stile alto con pratica del sicciliano illustre, selezione e nobilitazione della lingua poetica, solo elementi indiretti: la poesia siciliana ci è nota solo attraverso preziosi manoscritte entro i quali le liriche sono presenti in una veste già toscanizzata. La trasmissione e il passaggio dalla sicilia all’italia centrale e soprattutto alla toscana comportano un trapasso linguistico ma anche opportuni adattamenti e allargamenti tematici - Guittone d’arezzo, tematiche civili, morali e religiose Nel contesto comunale in un quadro di scontro tra papato e impero la lirica si allarga a tematiche non esclusivamente amorose segnata soprattutto dalla forte personalità di guittone d’arezzo che apre la strada alle tematiche civili e politiche arrivando a commentare gli esiti della battaglia di montaperti nel 1260 che aveva visto il trionfo della fazione ghibellina. Guittone interpretava in modo diverso la poesia amorosa, fuori dall’ideologia cortese passando nella sua produzione da una prima fase di testi amorosi a una seconda stagione di inclinazione morale e religiosa, stile arduo e complesso a rischio di oscurità, simile al trobar clus o poetare in forma chiusa e oscura della lirica provenzale, guittone rappresenta un nodo nella poesia duecentesca - La poesia religiosa e allegorica Il pieno duecento della poesia profana, dalla sicilia alla toscana è anche la stagione della grande poesia religiosa, dopo l’esperienza di san francesco, accanto alla parabola di frate guittone si registrano i versi di iacopone da todi nei quali la tradizione delle laudi di intreccia con l’esperienza degli ordini mendicanti fino ad accenti di estremismo 1 ascetico. Una vena religiosa percorre anche le prove della poesia allegorica come nel libro delle tre scritture di bovesin de la riva 1274 con tre descrizioni dedicate all’inferno, alla passione di cristo e al paradiso che annunciano il viaggio dantesco - Lo stilnovo: una schiera eletta di fedeli d’amore Dal modello di guittone si distaccano per toni e temi i primi esponenti dello stilnovo, nuova ondata di poesia che ha in guinizzelli il primo modello e poi in cavalcanti e in cino gli alfieri e i complici della grande esperienza dantesca di sistemazione critica e storiografica. Stilnovo proiezione sull’esperienza d’amore di un valore nobilitante, l’approfondimento della dimensione intellettuale di questa passione con effetto di creare una schiera eletta di fedeli d’amore con gerarchia che si sgancia dalla nobiltà di nascita convenientemente al contesto comunale - La poesia comico-realistica Accanto alla poesia alta, filosoficamente fondata degli stilnovisti si registrano le prove di rustico filippi e di cecco angiolieri giocate a un versante umile e ritratto di un contesto comunale con riferimenti difficili da intendere. Chiara tensione aggressiva di questa poesia mirata alla polemica e alla contestazione dei valori fino alle celebri minacce distruttive di cecco di si’ fosse foco, poesia che convive con la lirica alta nella produzione degli stessi autori come per esempio dante, guinizzelli, cavalcanti, testimonianza di come la pratica parallela di moduli della lirica amorosa e di moduli bassi della poesia comico-realistica fossero approdo comune La realtà della prosa - La centralità della retorica Le prime prove della prosa del duecento si muovono dai precedenti offerti dalla tradizione latina, in particolare artes dictandi. nel secondo quarto del secolo guido faba, impegnato nell’insegnamento delle arti retoriche scrive un trattato di modelli di scrittura, la gemma purpurea che è una raccolta di parlamenta epistole con l’offerta concreta di testi esemplari. Sul medesimo versante si muove brunetto latini con la rettorica del 1260 che per larghi tratti è una riscrittura del de inventione di cicerone. Investimento sul volgare a partire da base latina e quando brunetto deciderà di scrivere in lingua d’oil la sua opera più importante, il tresor, in quella raccolta enciclopedica è comunque la retoria a rimanere perno essenziale. Il tresor volgarizzato conosce larga diffusione manoscritta - I volgarizzamenti e il novellino i volgarizzanti sono la chiave per recuperare e acquisire anche le tradizioni narrative francesi sia sul versante sei racconti antichi sia sul versante del patrimonio cavalleresco con un capolavoro fondamentale come il tristano riccardiano, la tradizione narrativa conosce una prima e notevole prova nella raccolta il novellino, esperienza ricca e complessa, caratura morale dell’opera, intento didascalico, valore di exemplum assegnato al singolo tassello narrativo, precedente dal quale muoverà boccaccio - Il milone Già a fine duecento in anticipo sul decameron la realtà comincia a premere sulle pagine del milone, una realtà carica di meraviglia ed esotismo, parabola eccezionale di un viaggio e di una esperienza nel lontano oriente nata dalla collaborazione tra la voce di marco polo e la trascrizione attiva di rustichello da pisa Le prime testimonianze poetiche Le prime testimonianze poetiche italiane sono incorporate in contesti latine all’interno di altre opere o copiate insieme a documenti pratici, la maggior parte sono testi che venivano cantati e recitati da giullari scritti per esigenze di memorizzazione e conservazione, si tratta quindi di tracce perché sono residuo di un fenomeno più ampio. Queste prime testimonianze riprendono i modelli galloromanzi. Il primo documento della lingua italiana, l’indovinello veronese non offre indicazioni precise né sulla datazione né sulla interpretazione né sulla lingua e si trova su una pergamena conservata a verona, si suppone che sia stato trascritto tra fine 8 inizio 9 secolo e che i versi siano affini all’esametro Se pareba boves alba pratalia araba Et albo versorio teneba et negro semen seminaba Spingeva avanti i buoi (le dita) solcava arando un campo bianco (la carta) e teneva un bianco aratro (la penna d'oca) e seminava nero seme (l'inchiostro) 2 quello che conosciamo della poesia italiana del duecento è contenuto in alcuni codici allestiti tra fine 14 sec e primi decenni del 14 secolo. - Banco rari 217 è Il più antico e meno esteso, conservato a firenze contiene 180 componimenti, prodotto di lusso ampiamente decorato - Manoscritto vaticano latino 3793 della biblioteca apostolica vaticana, ha un ordinamento cronologico su cui è possibile ricostruire il quadro storico complessivo della poesia duecentesca, dai poeti attivi alla corte di fed 2 di svevia (scuola siciliana) fino ai toscani e ai fiorentini della generazione prima di dante - Redi 9 della biblioteca medicea laurenziana di firenze, canzoniere quasi monografico dedicato a guittone d’arezzo, il più importante dei toscani prima di dante - Chigiano L VIII 305 della biblioteca apostolica vaticana è realizzato a firenze tra gli anni 30 e 50 del 14 sec ed è il canzoniere di dante e dello stilnovo - Barberiano latino 3953 è più tardo È possibile quindi identificare tre fasi distinte dei primi secoli della poesia italiana 1- Il vaticano rappresenta l’evoluzione della poesia duecentesca dalle origini a prima di dante 2- Il laurenziano redi guittone d’arezzo 3- Chigiano celebra rimatori che secondo dante hanno rinnovato la poesia italiana Distinzione tra fase preistorica e fase storica dei canzonieri. Il patrimonio poetico che esisteva prima della scuola siciliana non ha avuto fortuna, non si è organizzato in una tradizione autonoma ed è uscito dai canali di pubblicazione e diffusione. Chi raccoglieva la poesia a fine duecento aveva preferenze stilistiche precise. Non è deto che tra la fase delle tracce e quella dei canzonieri ci sia stata una frattura netta. Si ipotizza che federico 2 abbia solo posto il suo sigillo su un movimento letterario preesistente (la canzone quando eu stava presenta caratteristiche stilistiche e retoriche affini a quelle dei siciliani) e che quindi la nascita della poesia d’arte italiana debba essere anticipata di alcuni decenni Il vaticano, il laurenziano, il banco rari sono legati tra loro, discendono da un unico archetipo, un manoscritto perduto. I poeti siciliani si erano espressi utilizzando un siciliano illustre, le poesia nei tre canzonieri sono copiate in lingua toscana, il manoscritto che è all’origine dei tre canzonieri era quindi stato trascritto da un copista di origine toscana che ha tradotto i testi dei siciliani nel suo volgare, si ipotizza quindi che fosse già toscanizzato il manoscritto perduto da cui derivano i tre codici della poesia siciliana, non esistevano regole grammaticali fisse, era comune che i copisti mutassero la formaadattamento più che vera e propria traduzione Il fenomeno più rilevante di adattamento è la rima sicilianarima di e chiusa con i/ di o chiusa con u, tipo di rima imperfetta contro l’uso trobadorico e anche della scuola siciliana di usare solo rime perfette, fenomeno che si sviluppa con l’adattamento di poesia siciliana nel suo passaggio all’italia centrale, es tenere-partire, uso-amoroso La veste linguistica non corrisponde quindi a quella originale, esistono tuttavia deboli tracce di circolazione della poesia siciliana originale - Libro siciliano è un manoscritto andato perduto da cui giovanni maria barbieri di modena ricava alcune versioni in siciliano delle poesie della scuola - Frammento di una canzone di giacomino pugliese ritrovato a zurigo - Sei componimenti presenti nei memoriali bolognesi tra gli anni ottanta del duecento e i primi decenni del trecento, atti pubblici nei quali i notai bolognesi hanno occasionalmente trascritto componimenti poetici - Quattro poesie siciliane rinvenute a bergamo nel 2013 trascritte tra il 1250 e 1270 Canzone s’eo trovasse pietanza di re enzo, figlio naturale di federico 2 catturato in battglia nel 1249 e tenuto prigioniero a bologna per più di vent’anni, versi nella veste linguistica originaria e in quella toscanizzata. È possibile intravedere solo da lontano la veste linguistica originaria e non è possibile ricostruire con esattezza il siciliano illustre, i siciliani vanno quindi letti nella loro forma già toscanizzata. Manoscritto vaticano latino 3793 Il manoscritto vaticano latino 3793 è composto da 190 fogli per ventisei fascicoli complessivi. La maggior parte del codice è stata trascritta da una singola mano, la seconda mano copia solo alcune carte. La prima mano è di un mercante, individuo di alta cultura, la seconda è cancelleresca, entrambi sono fiorentini e lavorano tra fine 13 e inizio 5 14 secolo. Il codice è allestito a firenze in un ambiente mercantile di livello elevato. Con i suoi mille componimenti è il più ampio testimone della lirica italiana delle origini, senza il vaticano quasi metà della poesia del duecento sarebbe sconosciuta. Il codice è divino in due parti secondo un criterio metrico: canzoni e poi sonetti- la canzone è il genere metrico più importante seguito dalla ballata e dal sonetto, struttura gerarchica per generi metrici. La successione dei fascicoli segue un disegno storiografico preciso, l’archetipo dal quale dipendono anche gli altri due testimoni principali della poesia duecentesca non era ordinato così. La successione dei testi rispecchia la cronologia reale 1- Scuola siciliana sviluppata attorno alla corte di fede 2 2- Poeti siculo-toscani, fase di transizione tra sicilia e toscana 3- Poeti dell’italia municipale, soprattutto bologna e quelli toscani di arezzo-lucca-pisa-siena fino ai poeti fiorentini della generazione precedente quella di dante. Nella sezione dei sonetti il disegno storiografico è meno preciso. Per impostazione del manoscritto guardare le fotocopie appuntate Il canzoniere vaticano latino rappresenta uno stato della documentazione sulla poesia del duecento molto simile a quello di dante aligieri, è infatti possibile che dante abbia letto la poesia delle origini su un manoscritto analogo al vaticano eppure il vaticano a parte la canzone donne che avete intelletto d’amore non presenta altri componimenti di dante benchè scritto quando dante aveva già composto gran parte delle sue poesia liriche. Dante ricopre un ruolo di prim piano nel chigiano L VIII 305. La scuola siciliana, coordinate storiche La scuola siciliana si sviluppa attorno alla corte o magna curia di federico secondo di svevia (1194-1250), re di sicilia da 1198e imperatore del sacro romano impero dal 1220. Molti poeti erano giuristi, notai e magistrati della corte e ricoprivano cariche pubbliche. La scuola sembra quindi avere caratteristiche unitarie: stessa estrazione sociale, stesso contesto politico, stessa lingua-siciliano illustre, testi affini per temi e stile ispirandosi alla tradizione trobadorica. È possibile che la scuola corrisponda a un disegno dell’imperatore il cui progetto politico era la creazione di uno stato solido e unitario dove la cultura rivestiva un ruolo cruciale, fede per evitare che i sudditi andassero a studiare a bologna o parigi aveva creato uno studium napoletano, poi università e avrebbe anche deciso di patrocinare la nascita di un movimento poetico autonomo in lingua locale. Nella magna curia erano attive diverse tradizioni culturali, in particolare latina e greca che avevano funzione centrale. La lingua dell’alta cultura, della propagnanda e della cancelleria era il latino. L’argomento principale della poesia siciliana è l’amore, radicale selezione dei temi rispetto ai trovatori. Nella tradizione occitana era particolarmente importante il sirventese per esprimere contenuti di carattere morale-satirico-storico-politico che vengono esclusi dai siciliani probabilmente perché riservati alla poesia latina. Dai trovatori i siciliani ereditano la concezione globale dell’amore, come nella lirica occitana il rapporto tra amante- amata è concepito come un rapporto feudale di sudditanza, lode della bellezza e della virtù dell’amata, amore come processo di raffinamento dell’individuo attraverso la sofferenza, descrizione degli stati emotivi dell’amante, necessità di tenere segreto l’amore, impossibilità di amare senza provare paura e timore, gioia che deriva dal canto, ostilità delle figure antagoniste-malparlieri, repertorio di immagine e metafore naturalistiche della tradizione dei bestiari e dei lapidari ecc Nei siciliani spiccato interesse per la fenomenologia amorosa, dei sentimenti e del processo di creazione dell’immagine mentale dell’amata. Rispetto ai trovatori si riducono i riferimenti alla realtà, alla biografia del poeta e al contesto socialeSPERSONALIZZATA, interessati agli aspetti universali dell’amore, riflessione di carattere filosofico, livello culturale più elevato dei trovatori, più profonda analisi delle emozioni e alto livello di elaborazione formale e di complessità retorica Le forme metriche principali della poesia siciliana sono la canzone e il sonetto. La canzone è modellata sulla canso trobadorica mentre il sonetto è una invenzione di giacomo da lentini legata alla cobla sparsa dei trovatori: la cobla è l’equivalente della stanza e una canzone occitana è generalmente composta da più coblas ma i trovatori possono 6 utilizzare la coblas anche isolatamente, coblas esparsa come breve testo lirico, tuttavia le coblas esparsa hanno misura metrica variabile e solo alcune presentano una forma fissa come quella del sonetto. Sonetto è una forma metrica fissa costituito da 14 endecasillabi e diviso in due parti una fronte di otto versi e una sirma di sei, lo schema delle rime è variabile ma più generalmente ABAB-ABABA più diffuso nel duecento e ABBA ABBA più attestato a partire dalla fine del secolo, per la sirma sono possibili tutte le combinazioni che non lascino versi irrelati Il sonetto è il genere utilizzato per le tenzoni, ha una forma fissa, si stabilisce l’endecasillabo, verso più importante della tradizione poetica italiana. Non c’è quasi nessuna traccia di melodie legate ai testi della scuola siciliana, mentre le melodie trobadoriche erano cantate e musicate. Divorzio italiano tra poesia e musica sancito proprio dalla magna curia. I poeti italiani a differenza dei trovatori o dei poeti attivi non sono musicisti di professione anche se già nei trovatori più tardi c’era evidente tendenza verso autonomia del testo poetico Giacomo da lentini, poeta e notaro Nella commedia incontrando nel purgatorio bonagiunta orbicciani da lucca dante gli fa pronunciare queste parole:«O frate, issa vegg’io», diss’elli, «il nodo/che ‘l Notaro e Guittone e me ritenne/di qua dal dolce stil novo ch’i’ odo!. Binagunta rappresenta i poeti che dante pone al di qua del dolce stilnovo, nuovo stile poetico inaugurato da guinizzelli. Bonagiunta nomina i due poeti più importanti del duecento: guittone d’arezzo e giacomo da lentini detto il notar Nato in sicilia da una famiglia di origini normanne è notaio attivo alla corte di federico 2 tra gli anni 30 e 40 del 13 secolo. È stato considerato il promotore della scuola siciliana benchè oggi si ritenga che questo ruolo spetti all’imperatore- è il primo o uno dei primissimi poeti della scuola e sicuramente il più influente per la scelta esclusiva del tema amoroso, per l’adozione e probabilmente l’invenzione del sonetto, per i rapporti che lo legano agli altri rimatori molti dei quali si sono ispirati a lui. I poeti siciliani prendono dai poeti in lingua d’oc-trovatori le forme, gli istituti e gli artifici metrici, i temi, le immagini e il vocabolario. Dai siciliani l’amore è definito fino cioè perfetto come nell’espressione occitana fin’amors, fenomeno legato alla fitta circolazione della poesia dei trovatori grazie a poeti e manoscritti. Il canzoniere vaticcano latino si apre con la canzone di giacomo da lentini madonna dir vo voglio che è una traduzione di un testo trobadorico di folchetto di marsiglia che è uno dei più importanti trovatori attivo da fine 12 sec e morto nel 1231 (anche folchetto presente nella commedia in paradiso tra coloro che hanno combattuto per fede, secondo le vidas- biografie dei trovadori folchetto dopo aver avuto successo come poeta profano si convertì e divenne vescovo di tolosa) La tradizione nel medioevo era sia operazione nelle quali il traduttore si ripromette di essere fedele al testo originale sia in casi come madonna dir vo voglio a metà tra traduzione e riscrittura Madonna dir vo voglioil paragone tra la nave in tempesta e la condizione umana è già classico e poi trobadorico ma giacomo lo usa in maniera originale: l’amore per la donna è come una nave che durante la tempesta è costretta a gettare in mare tutti i pesi superflui poiché il poeta per sopravvivere deve gettare fuori pianti e sospiri Vi sono elementi già tipici dei trovatori che caratterizzano la poesia italiana fino a petrarca: 1- Il poeta si rivolge direttamente alla donna amata e mette in versi il proprio innamoramento 2- La donna è insensibile all’amore e trascina il poeta in uno stato doloroso, al limite tra vita e morte 3- Il sentimento amoroso è tanto intenso da non poter essere descritto a parle 4- Il canto d’amore è un modo per dare sfogo alla sofferenza 5- La condizione dell’amante e l’innamoramento vengono descritti usando come termine di comparazione gli animali dei bestiari medievali e il mondo naturale Non solo quindi descrizione della bellezza femminile ma anche analisi degli effetti che il sentimento provoca nel soggetto e riflessione sui limiti del linguaggio poetico incapace di esprimere compiutamente le emozioni e unico strumento per alleviare la sofferenza Il dibattito sull’amore negli altri manoscritti 7 Quando apar l'aulente fiore, lo tempo dolze e serino, gli auscelletti infra gli albóre ciascun canta in suo latino: per lo dolze canto e fino si confortan gli amadore, quegli ch'aman lealmente. Eo lasso no rifino per quella che 'l meo core va pensoso infra la gente. Quando appare il fiore profumato Nella stagione dolce e serena Gli uccelletti tra gli alberi Ciascuno canta nel suo linguaggio Con il canto dolce e perfetto Si confortano gli amanti Quelli che amano lealmente Povero me, non smetto di piangere, di soffrire E per quella che ha il mio cuore Vado sofferente tra la gente Bonagiunta reintroduce nella poesia volgare alcuni temi che erano stati messi da parte dalla poesia siciliana, scrive componimenti di carattere politico e morale anticipando guittone d’arezzo Sull’onore-similemente onore è una canzone che elogia la liberalità contro l’avarizia, esempio di poesia civile che anticipa per alcuni tratti le rime dottrinali di dante Bonagiunta concepisce la poesia come un insegnamento, qui si rivolge alla classe dei cavalieri e spiega loro che merita lode chi agisce secondo ragione e deve invece essere disprezzato chi pur avendone potere e facoltà non compie atti liberali e si abbandona alla dismisura. Nel mondo cortese infatti tra le virtù più importanti c’erano la misura- utilizzo oculato delle risorse e liberalità- condividerle con gli amici, familiari- membri della corte. Ma il sonetto forse più celebre di bonagiunta orbicciani è il sonetto voi, ch’avete mutata la mainera al quale risponde guinizzelli con omo saggio non corre leggero che rappresenta il passaggio tra una maniera poetica ancora legata alla scuola siciliana e lo stile novo La centralità di guittone d’arezzo. Il laurenziano redi 9 Guittone d’arezzo 1230 ca-1294 è il più importante poeta italiano della seconda metà del duecento ed è il primo ad introdurre nella lirica poetica temi morali, politici e religiosi esclusi dalla scuola siciliana. Influenza altri rimatori per questo definiti guittoniani e anche dante che più volte esprime un giudizio negativo su di lui gli deve molto perché nelle rime della giovinezza utilizzava alcune sue soluzioni stilisticche e perché quando nella vita nova decide di cantare argomenti morali segue le sue tracce. La fama di guittone è confermata da guinizzelli che lo chiama padre in un sonetto. Dal punto di vista di dante guittone è un antico la cui maniera di fare poesia si oppone a quella dei moderni (=dante, guinizzelli e cavalcanti, gli stilnovisti) Il redi 9 conservato presso la biblioteca laurenziana di firenze è testimonianza della centralità di guittone nella seconda metà del duecento. Copiato a pisa tra l’ultimo decennio del 13 secolo e l’inizio del 14 secolo il laurenziano è una raccolta di poeti siciliani e toscani costruita attorno alla figura di guittone. Nei primi fascicoli si trovano le lettere in prosa e successivamente i sonetti prima di frate guittone e poi di guittone. I testi di tutti gli altri rimatori sono collocati in posizione subordinata. La bipartizione riflette l’adesione del poeta ai cavalieri della beata vergine maria detti anche frati gaudenti, frattura nella produzione del poeta. Nel laurenziano troviamo quindi da un lato i testi di carattere morale e religioso 24 canzoni e 90 sonetti e circa altrettanti, corpus complessivo di 50 canzoni e 250 sonetti. Il 1265 è l’anno più importante della vita di guittone e quello in cui aderisce ai milites, confraternita laica i cui membri combattevano per la fede cristina. La conversione è narrata nella canzone ahi quant’ho che vergogni e che doglia aggio 10 Tant'è l'om da pregiare di canoscensa e di valensa quant'opra per ragione; e tant'è da blasmare quant' ha potensa e intendensa e non fa messione per venire in orransa, in lontana contansa, e per potere tra i bon capere e conquistar l'onor, che s'abandona per la dismizuransa de la malvagia uzansa, che fa valere poco d'avere piu che bonta u pregio di persona. Ciascun uomo si deve stimare Tanto saggio e Valoroso Quanto opera secondo ragione E tanto è da biasimare Chi ha intendimento E potenza e Non fa elargizione-atto liberale E per ottenere onore E vasta fama E per potere E rientrare tra i buoni E per conquistare l’onore Viene abbandonato per l’eccesso E per la malvagia abitudibe Che fa valere di più Il denaro Che la bontà poi voi, tradolze e beata Maria, non guardando mia grande e vil bassezza, a vostro cavaleri mi convitaste, e mi degnaste amare, e del secol retrare, che loco è de bruttezza e de falsìa, dal momento che voi dolcissima e beata maria non considerando la mia grande e ignobile bassezza mi invitaste a diventare vostro cavaliere, ritrarmi da mondo entrare nell’ordine religioso e mi amaste e ritirarmi dal mondo che è bruttezza e falsità Guittone scrive di esseri convertito a mezza etate- generalmente 35 anni quindi si ipotizza sia nato nel 1230 ad arezzo. Sia guittone che dante affermano di aver compiuto a 35 anni il primo nel 1265 il secondo nel 1300 l’esperienza fondamentale per la loro vita. Guittone morì presumibilmente nell’agosto 1294 quando dante aveva appena terminato o stava per terminare la vita nuova La produzione di guittone è caratterizzata da estrema perizia tecnica, ricercatezza formale, complessità metrica, sintattica e lessicale, figure retoriche, dettato difficile che si avvicina al trobar clus-poetare oscuro dei trovatori. I modelli poetici sono i rimatori siciliani e i poeti occitani in particolare giacomo da lentini e bernart de ventadorn ma nelle lettere e nelle canzoni specie quelle morali si fa riferimento anche a classici latini, patristica e alcune opere filosofiche, formato da autodidatta come farà dante Atraverso la sua attività poetica entra in contatt con alcune tra le casate nobiliari più importanti di parte guelfa come i conti guidi. Interesse per eventi storici e politici in una fase delicata per arezzo, nel mezzo delle lotte tra guelfi e ghibellini, tra papato e impero. La scelta di comporre testi poetici di argomento storico e politico è una novità per il panorama della lirica italiana. Guittone segue più fedelmente il modello trobadorico. Nel 1259 si trova in opposizioni con le decisioni politiche e militari del comune e sceglie di andare in esilio auspicando la pacificazione delle parti. 1260 battaglia di montaperti, sconfitta dei guelfi fiorentini contro i ghibellini appoggiati da manfredi di svevia. In questa occasione compone ahi lasso, or è stagion de doler tanto Ahi lasso, or è stagion de doler tanto a ciascun om che ben ama Ragione, ch’eo meraviglio u’ trova guerigione, ca morto no l’ha già corrotto e pianto, vedendo l’alta Fior sempre granata e l’onorato antico uso romano ch’a certo pèr, crudel forte villano, s’avaccio ella no è ricoverata: ché l’onorata sua ricca grandezza e ’l pregio quasi è già tutto perito e lo valor e ’l poder si desvia. Oh lasso, or quale dia fu mai tanto crudel dannaggio audito? Deo, com’hailo sofrito, deritto pèra e torto entri ’n altezza? Foll’è chi fugge il suo prode e cher danno, e l’onor suo fa che vergogna i torna, e di bona libertà, ove soggiorna a gran piacer, s’aduce a suo gran danno sotto signoria fella e malvagia, e suo signor fa suo grand’ enemico. A voi che siete ora in Fiorenza dico, che ciò ch’è divenuto, par, v’adagia; e poi che li Alamanni in casa avete, servite·i bene, e faitevo mostrare le spade lor, con che v’han fesso i visi, padri e figliuoli aucisi; e piacemi che lor dobiate dare, perch’ebber en ciò fare fatica assai, de vostre gran monete Ahimè, questo è il tempo in cui ogni uomo che ama la Giustizia deve dispiacersi, al punto che mi meraviglio che trovi conforto e che il lutto e il pianto non l'abbiano già ucciso, vedendo la nobile Firenze sempre fiorente e il suo antico, onorato costume romano che muoiono certamente (il che è una crudeltà assai vergognosa) se essa non è soccorsa in fretta: poiché la sua onorata e ricca grandezza e il suo prestigio sono già quasi tutti estinti e il valore e il potere se ne vanno. Ahimè, quando mai si è sentita una sventura tanto crudele? O Dio, come hai potuto permettere che il diritto morisse e l'ingiustizia trionfasse? È folle chi fugge il suo vantaggio e cerca il danno, e fa in modo che il suo onore diventi vergogna, e con grave danno si sottopone a una tirannia malvagia ed empia dopo aver goduto di una giusta libertà, dove stava con grande piacere, e fa di un suo gran nemico il proprio signore. Io dico a voi che vivete a Firenze che, a quanto sembra, ciò che è successo vi piace; e dal momento che avete in casa vostra i Tedeschi, serviteli bene e fatevi mostrare le loro spade con cui vi hanno sfregiato il viso, e ucciso i vostri padri e figli; e sono contento che dobbiate pagarli con molto denaro, poiché nel fare tutto questo sopportarono una gran fatica Come nei sirventesi dei trovatori gli eventi terreni vengono messi in parallelo con la decadenza di valori universali: la sconfitta di firenze è un riflesso del declino della giustizia e della vittoria dell’ingiustizia. Firenze è stata sconfitta perché era divisa al suo interno e ha rinunciato alla propria libertà e ora i ghibellini rimasti in città dopo aver cacciato 11 i guelfi devono accettare di servire gli alemanni cioè i cavalieri tedeschi dell’esercito di manfredi che li hanno aiutati a vincere In questa situazione di crisi politica e morale matura la decisione di entrare nei frati gaudenti, la canzone ora parrà che apre la prima sezione dedicata a guittone del manoscritto laurenziano mette in scena la dialettica tra canto d’amore e canto morale e proclama la scelta di una poesia ispirata a un ideale di giustizia e saggezza in nome di dio (canzone nelle fotocopie). Nella seconda strofa si spiega che chi vuole poetare e allo stesso tempo dimostrare di valere deve lasciarsi guidare dalla giustizia, dalla conoscenza e da dio e riporre ogni speranza nella lode divina Per guittone non è vero che solo chi ama può essere poeta. L’altra metà del corpus di guittone è di argomento amoroso e dovrebbe dal punto di vista cronologico precedere la parte morale e religiosa ma nel laurenziano la cronologia viene rovesciata ed è frate guittone ad essere protagonista. Nella sezione amorosa è compreso il manuale del libertino, 24 sonetti in forma di istruzioni per sedurre la donna amata secondo l’ars amandi di ovidio e il de amore di cappellano. Sezione più importante è formata però da 86 sonetti che aprono la sezione del laurenziano e che formano un testo unitario: il canzoniere di guittone in cui i soli protagonisti sono il poeta e la donna amata a cui si rivolge e alla quale viene data la parola in un sottogruppo di sonetti in tenzone. L’unità della serie è data dalle simmetrie-riprese- parallelismi sia formali sia contenutistici. I motivi principali sono gli stessi che si ritrovano nella prima parte della vita nuova: la donna, lo schermo, la lontananza dell’amata, il gabbo Amor m’à priso e incarnato tutto è il primo sonetto della serie e descrive la propria completa sottomissione ad amore e sembra poi rivolgersi direttamente al testo poetico chiedendogli di descrivere la propria condizione. In questo sonetto è già implicito il rifiuto dell’amore cortese cui guittone giungerà nella seconda parte della sua carriera poetica, l’amore ha infatti sconfitto l’intelletto e le forze del poeta e come guittone spiega in ora parrà per recuperarli si deve abbandonare il canto d’amore e rivolgersi alla poesia di argomento morale e religioso Il dolce stil novo, il nuovo canone del chigiano L VIII 305 Il manoscritto conservato alla biblioteca apostolica vaticana con la segnatura chigi L VIII 305 copiato tra gli anni 30 e 40 del trecento mostra come sia ormai mutato il canone. Il canzoniere raccoglie solo nei fascicoli finali alcuni dei rimatori della scuola siciliana, copia adespoti-privi di rubrica d’autore i comico-realistici, elimina guittone d’arezzo e si apre invece con cavalcanti, cino da pistoia e dante ai quali aggiunge guinizzelli, poeti appartenenti al dolce stil novo, stilnovisti eticchetta utilizzata per la prima volta da francesco de sanctis nella sua storia della letteratura italiana 1870-1871 La nostra idea di stilnovo dipende da dante stesso e dall’espressione che trae origine dal passo del purgatorio dove bonagiunta orbicciani dopo aver citato la più famosa canzone dantesca contenuta nella vita nova-donne ch’avete intelletto d’amre dichiara: «O frate, issa vegg’io», diss’elli, «il nodo/ che ‘l Notaro e Guittone e me ritenne /di qua dal dolce stil novo ch’i’ odo! Cioè vedo bene il nodo che trattenne giacomo da lentini, guittone d’arezzo e me stesso al di qua del dolce stil novo, lo stile con il quale bonagiunta identifica dante. Poco dopo nella cornice dei lussuriossi dante incontra guido guinizzelli definito: il padre/mio e de li altri miei miglior che mai/rime d'amore usar dolci e leggiadre purgatorio. Per dante esiste un punto di snodo tra una maniera antica di fare poesia rappresentata da giacomo da lentini, orbicciani e guittone e una maniera moderna che ha come progenitore guinizzelli e che trova il suo principale esponente in dante stesso a cui si possono aggiungere cavalcanti, cino da pistoia, lapo gianni ricordati nel de vulgai eloquentia. Questa nuova poesia è per dante nuova e dolce in opposizione all’asprezza linguistica e stilistica della poesia di guittone e dei guittoniani, ispirata da amore stesso e rivendica una più esatta corrispondenza tra ciò che il poeta prova e il modo in cui si esprime, ispirato da amore prende nota ed esprime all’esterno esattamente nel modo in cui questo amore detta nel cuore. Tra i vari poeti ci sono differenze anche notevoli, gruppo eterogeneo consapevole della propria differenza dai contemporanei. Guido guinizzelli tra antico e moderno il mutamento fu graduale, guido guinizzelli poeta che dante considera padre del dolce stinovo è l’unico tra i cosiddetti stilnovisti di cui è attestata una presenza significativa nei canzonieri delle origini: è il solo presente nel vat lat 3793 in cui detiene una posizione rilevante in relazione con guittone d’arezzo. Guinizzelli di cui si conservano solo 5 canzoni e 15 sonetti di sicura attribuzione è infatti contemporaneo di guittone. 12 Nel decameron di giovanni boccaccio cavalcanti è descritto come uno dei miglior loici che avesse il mondo e ottimo filosofo naturale, tenea della oppinione degli epicuri, al punto che il popolo era convinto che tutti i suoi ragionamenti fossero rivolti a cercare di dimostrare che non esistesse dio. In chi è questa che ven che ogn’om la mira dopo aver dispiegato tutte le più alte lodi possibili (la donna è umile, si oppone alla superbia, regina di tutte le virtù, dea della bellezza) cavalcanti pone l’accento sull’incapacità del poeta di descrivere compiutamente il fenomeno al quale assiste. Il sonetto si apre con una citazione biblica; nel cantico dei cantici si dice infatti della sposa chi è questa che sorge come aurora e tutta la raffigurazione in fondo è di matrice biblica perché anche la sposa del cantico è bella e terribile (bella come la luna, fulgida come il sole, terribile come le schiere a vessilli spiegati. Benchè tutta la poesia lirica e medievale sia costellata di citazioni bibliche negli stilnovisti il riutilizzo è più intenso e costante. Accanto alla donna appare la personificazione di amore diffusa in tutta la poesia romanza ma che solo negli stilnovisti assume i tratti di un vero e proprio personaggio. In cavalcanti si accentua la tendenza della poesia romanza a trasferire il discorso dall’esterno (lode, descrizione della natura, racconto eventi) all’interno (interiorità del poeta). Nel sonetto l’anima mia il mondo è quasi cancellato, non c’è nessun riferimento alla donna e tutto si svolge in una dimensiione astratta. I personaggi principali sono l’anima- esistenza, il cuore- capacità di provare amore e gli spiriti- personificazione dei fluidi sottili esalati dal sangue che secondo la fisiologia antica dirigono le funzioni vitali. L’unico evento è la battaglia che si svolge tra loro nel momento in cui l’anima non riesce a sopportare l’amore e si sente morire. Riferimenti esterni limitati: occhi dai quali si immagina che abbia origine la battaglia perché da essi passa l’immagine della persona amata, c’è il colpo cioè l’effetto che produce l’impatto con l’idea, con l’immagine dell’amata. C’è il pubblico indeterminato al quale si rivolge il poeta nella seconda terzina immaginando che chiunque lo veda non potrà evitare di piangere per la compassione. Il fulcro della poesia è l’interiorità del poeta, forte tensione comunicativa e volontà di cercare un contatto diretto con un pubblico-appello al lettore. 15 Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la mira, che fa tremar di chiaritate l’âre e mena seco Amor, sì che parlare null’omo pote, ma ciascun sospira? O Deo, che sembra quando li occhi gira! dical’ Amor, ch’i’ nol savria contare: cotanto d’umiltà donna mi pare, ch’ogn’altra ver’ di lei i’ la chiam’ira. Non si poria contar la sua piagenza, ch’a le’ s’inchin’ ogni gentil vertute, e la beltate per sua dea la mostra. Non fu sì alta già la mente nostra e non si pose ’n noi tanta salute, che propiamente n’aviàn canoscenza. Chi è questa donna che arriva, che ognuno ammira e che fa tremare l'aria di luminosità, e che porta con sé l'amore, cosicché nessuno può parlare ma ognuno sospira? O Dio, che cosa sembra quando muove gli occhi! Lo dica l'amore, poiché io non lo saprei descrivere: mi sembra una donna talmente umile che ogni altra donna, al suo confronto, io la definisco malvagia. La sua bellezza non si potrebbe raccontare, poiché a lei si inchina ogni virtù nobile e la bellezza la indica come sua dea. La nostra mente non è mai stata così profonda e in noi non c'è mai stata tanta perfezione, che possiamo avere una conoscenza compiuta di questa bellezza L’anima mia vilment’è sbigottita de la battaglia ch’ell’ave dal core: che s’ella sente pur un poco Amore più presso a lui che non sòle, ella more. Sta come quella che non ha valore, ch’è per temenza da lo cor partita; e chi vedesse com’ell’è fuggita diria per certo: «Questi non ha vita». Per li occhi venne la battaglia in pria, che ruppe ogni valore immantenente, sì che del colpo fu strutta la mente. Qualunqu’è quei che più allegrezza sente, se vedesse li spirti fuggir via, di grande sua pietate piangeria. La mia anima è vilmente resa attonita dal conflitto che si svolge nel mio cuore, [anima] che,se sentisse soltanto un poco Amore più vicino al cuore di quanto non sia solito, morirebbe. Sta come chi non ha più forza vitale, giacché per paura è fuggita dal cuore; e chi vedesse come è fuggita l'anima direbbe certamente: "Costui non ha vita". Furono gli occhi il varco da cui cominciò la battaglia, che in brevissimo tempo sbaragliò ogni forza, così che la mente venne annientata da questo colpo. Chiunque, anche l'uomo più allegro, se vedesse gli spiriti [cioè le funzioni vitali] fuggire via con grande pietà piangerebbe. La descrizione dello svenimento in l’anima mia è ottenuta ricorrendo alla nozione di spirito della fisiologia medievale e antica, in chi è questa che ven abbiamo invece il fenomeno ottico della scintillazione. Negli stilnovisti abbiamo un intenso utilizzo della terminologia scientifica e filosofica, fenomeno che trova culmine in donna me prega, citata da dante nel de vulgari eloquentia come esempio sommo di composizione Il de amore di andrea cappellano si apre con una celebre e fortunata definizione della natura fisica della passione amorosa-l’amore è una passione innata che procede per visione e per incessante pensiero di persona dell’altro sesso per cui si desidera soprattutto godere l’amplesso dell’altro e nell’amplesso realizzare concordemente tutti i precetti dell’amore, anche la trattatistica medica aveva elaborato descrizioni dell’amore come esperienza patologica definito in termini simili a quelli di andrea cappellano La descrizione di amore era quindi fra i temi irrinunciabili per un poeta d’amore in volgare. Donna me prega costituisce tuttavia un esempio unico per il rigore formale, per l’utilizzo della terminologia aristotelico-scolastica e per la dichiarata volontà di ragionare sull’amore in termini di filosofia naturale La prima stanza funziona da proemio ed espone la ragione, l’argomento, i destinatari e le modalità del canto: il poeta compone perché una donna glielo chiede, parla d’amore definito accidente, si rivolge a persone d’animo nobile e competenti e afferma di voler dimostrare attraverso la filosofia naturale le principali caratteristiche dell’amore: dove si trova, da chi o cosa viene creato, quali siano la sua virtù, la sua potenza, l’essenza, il movimento e il piacimento e infine se sia visibile. Compare inoltre l’idea dell’aristocrazia dello spirito. Nella seconda stanza guido spiega che l’amore nasce dalla vista dell’oggetto amato e secondo la fenomenologia aristotelica accolta nel medioevo viene accolto nella memoria una delle parti dell’anima sensitiva dell’uomo. Cavalcanti descrive questo processo come un passaggio della luce attraverso un corpo trasparente ma spiega che l’amore è in realtà radicalmente diverso dalla luce perché proviene da una scuritate derivante a sua volta da marte, riferimento alla virtus irascibilis ossia desiderio troppo ardente di possedere. L’amore è quindi un semplice nome, un’operazione dell’anima e dipende dal libero consentimento degli amanti donna me prega, - per ch'eo voglio dire d'un accidente - che sovente - è fero ed è sì altero - ch'è chiamato amore: sì chi lo nega - possa 'l ver sentire! Ed a presente - conoscente - chero, perch'io no spero - ch'om di basso core a tal ragione porti canoscenza: ché senza - natural dimostramento non ho talento - di voler provare là dove posa, e chi lo fa creare, e qual sia sua vertute e sua potenza, l'essenza - poi e ciascun suo movimento, e 'l piacimento - che 'l fa dire amare, e s'omo per vederlo po' mostrare. In quella parte - dove sta memora prende suo stato, - sì formato, - come diaffan da lume, - d'una scuritate la qual da Marte - vène, e fa demora; elli è creato - (ed ha, sensato, - nome), d'alma costume - e di cor volontate. Vèn da veduta forma che s'intende, che prende - nel possibile intelletto, come in subietto, - loco e dimoranza. In quella parte mai non ha possanza perché da qualitate non descende: resplende - in sé perpetual effetto; non ha diletto - ma consideranza; sì che non pote largir simiglianza. Una donna mi invita a dire, e quindi parlo di un accidente, che spesso è crudele e così violento da chiamarsi amore: chi lo nega lo possa sperimentare nella sua vera natura! Ed ora esigo che chi mi ascolta sia esperto, poiché non mi attendo che, chi è di animo vile, possa comprendere un tale argomento: perché, senza una dimostrazione guidata dalle tesi della filosofia naturale, non riesco a provare dove l'amore risiede e chi lo fa agire, se la sua sia virtù e quale sia il suo potere, la sua essenza, ogni effetto da lui prodotto, ogni modificazione, l'attrazione che lo fa definire amore, [e infine] se lo si può raffigurare visibilmente. L'amore si insedia in quella parte dell'anima dove risiede la memoria e si fissa stabilmente, dopo aver assunto forma da un'oscurità che procede dall'influsso di Marte, così come il corpo trasparente si trasforma da potenza ad atto, diventando luminoso quando è attraversato dalla luce; l'amore è creato [deve la sua esistenza ad un fattore esterno] e, colto dai sensi, assume un nome preciso, è disposizione naturale dell'anima e desiderio del cuore. Esso muove dalla visione di una figura, che si percepisce nell'intelletto possibile così come nel soggetto pronto ad accoglierla, ed in esso assume stabile dimora. Nell'intelletto possibile l'amore non può nulla, poiché esso è indipendente dai quattro elementi essenziali: risplende in lui l'eterna intellezione, non accoglie il piacere ma contempla, tanto da non produrre elementi di confronto. 16 La separazione tra la ragione e amor descritto come un sentimento smisurato e irrefrenabile che priva l’uomo del dominio su se stesso distogliendolo dalla contemplazione del sommo bene e dall’esercizio della filosofia. Il tema della morte ricorre con frequenza nella poesia di cavalcanti. La ballat perch’i no spero scritta in un momento in cui cavalcati aveva delle ragioni per sentire davvero vicina la morte è costruito come un testamento Il poeta si rivolge alla propria anima pregandola di onorare la donna quando si troverà alla sua presenza, ricorda la commendatio animae, raccomandazione all’anima pregandola di onorare la donna quando si troverà in sua presenza- commendatio animae= raccomandazione all’anima Gli altri stilnovisti: cino da pistoia e lapo gianni Lapo gianni de ricevuti notaio e giudice fiorentino attivo in toscana, a bologna e venezia, citato nel de vulgari eloquentia tra coloro che hanno raggiunto l’eccellenza del volgare insieme a dante e a cino da pistoia. Guittoncino de sinibuldi detto cino nato a pistoia attorno al 1270 da una famiglia ricca e nobile della parte nera studiò a bologna e diventa giudice nel 1292. È uno dei più rilevanti giuristi del suo tempo e ricopre importanti incarichi pubblici, subisce l’esilio, rientra in patria e muore nel 1336. La sua produzione poetica è intrecciata a quella di dante, scambia con lui numerosi sonetti e hanno lessico, temi e motivi nonché immagini comuni. Cino svolge un ruolo cardinale e petrarca riprenderà e svilupperà la tradizione lirica duecentesca attraverso lui Nella canzone per la morte di dante 1321 cino offre una immagine di sintesi tra il poeta d’amore della poesia lirica e il poeta divino del poema sacro, la poesia medievale utilizza spesso modelli extraletterari, questa canzone per esempio è una preghiera rivolta a dio perché l’anima di dante possa trovare un posto in paradiso accanto a beatrice, cino parla di un stil del nostro ragionare cioè dello stile suo e di dante. Nel finale la canzone assume il tono dell’invettiva, con invia il testo a firenze accusando la città di aver scacciato il poeta ed elogiando ravenna che ne conserva le spoglie Su per la costa, Amor, de l'alto monte, drieto a lo stil del nostro ragionare or chi potrà montare, poi che son rotte l'ale d'ogni ingegno? I' penso ch'egli è secca quella fonte, ne la cui acqua si potea specchiare ciascun del suo errare, se ben volèn guardar nel dritto segno. Ah vero Dio, ch'a perdonar benegno sei a ciascun che col pentir si colca, quest'anima bivolca, sempre stata d'amor coltivatrice, ricovera nel grembo di Beatrice. Su per il fianco dell’alt monte- della poesia o purgatorio dantesco Dietro allo stile del nostro ragionare-stilnovo Chi potrà salire Dopo che ogni ingegno ha le ali spezzate? Io penso che è secca la fronte della poesia Nella cui acqua ciascuno si poteva specchiare-riconoscere I propri errori Guardate nella giusta direzione-giudicate correttamente Ah vero dio che perdoni benigno Chiunque muoia L’anima di dante bifolca in senso contadina- Da sempre coltivatrice di amore Ricovera nel grembo di beatrice La frattura tra antico e nuovo sancita dal chigiano non è definitiva, i poeti preferiti del chigiano gli stilnovisti sono quelli che influenzano maggiormente petrarca. È sulla vita nuova che petrarca modella in parte il racconto del 17 Perch’i’ no spero di tornar giammai, ballatetta, in Toscana, va’ tu, leggera e piana, dritt’a la donna mia, che per sua cortesia ti farà molto onore. Tu senti, ballatetta, che la morte mi stringe sì, che vita m’abbandona; e senti come ’l cor si sbatte forte per quel che ciascun spirito ragiona. Tanto è distrutta già la mia persona, ch’i’ non posso soffrire: se tu mi vuoi servire, mena l’anima teco (molto di ciò ti preco) quando uscirà del core Poiché io non spero di tornare più in Toscana, cara ballata, va' tu lieve e affabile, direttamente dalla mia donna, che per la sua cortesia ti accoglierà onorevolmente. tu, cara ballata, senti che la morte mi stringe a tal punto che la vita mi abbandona; e senti come il cuore batte forte a causa di ciò che esprime ogni mia funzione vitale. La mia persona è già tanto sfatta che io non posso sopportare ulteriormente: se tu vuoi rendermi un servizio, porta con te la mia anima (te ne prego con tutto il cuore) quando uscirà dal mio cuore. «Tu non di’ bene». «Tu m’insegnerai». «Ed i’ morrò». «Omè, che·ttu m’inganni!» «Die te’l perdoni». «E·cché, non te ne vai?» «Or potess’io!» «Tegnoti per li panni?» «Tu tieni ’l cuore». «E terrò co’ tuo’ guai». parli bene». «Adesso mi insegnerai tu». «Ed io morirò». «Ahimè, tu mi inganni! [purtroppo non è vero]» «Dio ti perdoni per questo». «E allora, non te ne vai?» «Potessi farlo!» «Ti trattengo per la veste?» «Tu trattieni il mio cuore». «[Tra sé] E lo terrò procurandoti danno». Qui il rapporto con il codice cortese è più stretto, lessico triviale, espressioni proverbiali, prelievi del parlato e immaginario antitetici al quelli della poesia lirica, all’io nobile e virtuoso della poesia cortese angiolieri fa subentrare un io degradato e antiesemplare. Dialogo tra corone, cenne de la chitarra e folgore da san gimignano Parodia, corona di sonetti di cenne da la chitarra, giullare aretino vissuto a metà tra i due secoli, è la risposta alla corona di folgore da san gemignano dedicata ai mesi dell’anno. La corona dii folgore viene ridicolizzata puntualmente dalla replica di cenne che ne riproduce tutte le sequenze rovesciandole di segno e degrandandone l’immaginario, a ogni immagine gentile corrisponde il suo abbassamento caricaturale I modelli di rustico e cecco La parodia rimane un caso isolato, i due modelli di maggior fortuna sono: - invettiva di rusticotraggono ispirazione i senesi muscia da siena e meo dei tolomei autore dei violenti attacchi personali contro la madre, il fratello mimo zeppa e l’amico ciampolino - autoritratto malinconico di ceccorimatori trecenteschi come nicolò de’ rossi, pietro de’ faitinelli, antonio pucci, franco sacchetti ecc linguaggio meno aggressivo e spunto autobiografico sono più idonei a nuove forme di poesia realista sperimentate tra toscana e veneto nel trecento, temi relativi alla morale, alla politica e ai rapporti sociali la poesia allegorico didattica in area settentrionale e in toscana in area settentrionale fin dalla metà del 12 secolo si sviluppa una poesia di carattere didattico. Il documento più significativo è il manoscritto hamilton 390 detto anche codice saibante che contiene un poemetto misogino anonimo, probabilmente veneziano composto verso il 1160, i proverbia quae dicunt super natura feminarum, lo splanamento di giraldo patecchio, una parafrasi in distici dei proverbi attribuiti a salomone contaminata con altri testi biblici e classici. Il libro di uguccione da lodi è un poemetto strutturato con un elenco di insegnamenti religiosi, morali e preghiere accompagnato dalle rappresentazioni dei cieli e dell’inferno. Anche giacomino da verona si dedica alla descrizione dei mondi ultraterreni in due poemetti intitolati de ierusalem celesti e de babilonia civitate infernali composti tra il 1230 e il 1265 nei quali descrive il paradiso come una città celeste perennemente illuminata e abitata da angeli e beati che cantano lodi a dio e l’inferno come una prigione che impedisce di fuggire Bonvesin del la riva è l’autore dell’opera “sulle meraviglie della città di milano” nella quale descrive sia l’architettura sia la situazione politica-economica e del libro delle tre scritture - la negra sull’inferno - la rossa sulla passione di cristo - la doradha sul paradiso la poesia allegorico didattica in toscana nella poesia medievale vi sono due filoni: - il poema che mette in scena il contrasto tra le personificazioni dei vizi e delle virtù sul modello della psychomachia di prudenzio e 20 Folgore da san gemignano A la brigata nobele e cortese en tutte quelle parte, dove sono con allegrezza stando, sempre dono cani, uccelli e danari per ispese, cenne da la chitarra A la brigata avara senza arnesi: in tutte quelle parti dove sono, davanti a’ dadi e tavolier’ li pono perché al sole stien tutti distesi; - il romanzo in versi il cui argomento principale è l’amore ma che è anche, specie nelle opere del poeta in lingua d’oil chretien de troyes, la storia dello sviluppo individuale del protagonista. Questi due modelli si intrecciano nel poema allegorico che trova il suo capolavoro nel roman de la rose opera di guillaume de lorris e hean meung, l’opera ebbe un vasto successo in tutta europa e narra il tentativo da parte del protagonista di conquistare una rosa-la donna amata in un mondo popolato da personificazioni dei sentimenti, vizi e virtù Brunetto latini Lo Tesoro comenza. Al tempo che Fiorenza froria, e fece frutto, sì ch'ell'era del tutto la donna di Toscana (ancora che lontana ne fosse l'una parte, rimossa in altra parte, quella d'i ghibellini, per guerra d'i vicini), esso Comune saggio mi fece suo messaggio all'alto re di Spagna, ch'or è re de la Magna e la corona atende, se Dio no·llil contende: ché già sotto la luna non si truova persona che, per gentil legnaggio né per altro barnaggio, tanto degno ne fosse com' esto re Nanfosse. E io presi campagna e andai in Ispagna e feci l'ambasciata che mi fue ordinata; e poi sanza soggiorno ripresi mio ritorno, tanto che nel paese di terra navarrese, venendo per la calle del pian di Runcisvalle, incontrai uno scolaio su 'n un muletto vaio, che venia da Bologna, e sanza dir menzogna molt' era savio e prode: ma lascio star le lode, che sarebbono assai. Io lo pur dimandai novelle di Toscana in dolce lingua e piana; ed e' cortesemente mi disee immantenente che guelfi di Firenza per mala provedenza e per forza di guerra eran fuor de la terra, Il tesoro comincia Al tempo in cui firenze Fiorì e fece frutto Ed era del tutto La signora di toscana Sebbene lontana da firenze Ne fosse la parte Rimossa in altre parti, Dei ghibellini. causa della guerra dei vicini sconfitta subita dai guelfi a montaperti 1260 Questo comune saggio Mi fece suo messaggero Al re di spagna alfonso X di castiglia, nel 1257 eletto re dei romani e poi re di germania nel 1273 se dio non glielo impedisce che già nel mondo non si trova persona che per nobile discendenza o per dignità cortese ne fosse altrettanto degno come fosse re alfonso e io mi misi in viaggio e andai in spagna e faci l’ambasciatore del messaggio ordinato e poi senza fermarmi feci ritorno che nel paese nell’antica navarra venendo per strada nella piana di roncisvalle incontrai uno studente su un mulo chiaro che veniva da bolgona e senza dire menzogna era stato molto sapiente e prode ma lasciio stare le lodi che sarebbero tante io gli domandai novità dalla toscana e in lingua dolce e piana e cortesemente mi disse immediatamente che i guelfi di firenze per cattiva capacità di prevedere e per causa della guerra erano fuori dalla città In italia tesoretto di brunetto latini. Brunetto è protagonista del 15 canto dell’inferno dove pur collocandolo tra i sodomiti dante si fa chiamare da lui figliolo e lo ricorda come immagine paterna che gli insegnava come l’uomo diventa eterno grazie alla fama ottenuta con le azioni virtuose Notaio di professione, di parte politica guelfa, brunetto ricoprì importanti incarichi pubblici a firenze. Venne inviato dal comune come ambasciatore presso il re alfonso x di castiglia per chiedere aiut contro manfredi di svevia Al momento della sconfitta si trovava in francia dove resta in esilio fino al 1266 quando con la morte di manfredi e il ritorno al potere della parte guelfa può rientrare a firenze, muore nel 1294 dopo aver fatto di nuovo parte dell’amministrazione pubblica della città. In francia in lingua d’oil scrive il tresor una vasta opera enciclopedica in prosa che ebbe grande fortuna. Nella cultura fiorentina del duecento fu maestro del bene parlare in quanto autore di importanti volgarizzamenti dai calssici e in particolare della rettorica. Fu inoltre maestro in guidare e reggere la repubblica, il tresor contiene infatti una sezione dedicata alla politica cioè alla gestione della cosa pubblica Scritto tra il 1271 e il 1272 quando brunetto era già rientrato a firenze dall’esilio francese ed era un intellettuale di fama internazionale il tesoretto è una trasposizione del contenuto didattico del tresor in una struttura narrativa in prima persona Il poema ci è giunto incompiuto, composto da coppi settenarie a rima baciata esemplate sui couplets di ottosillabi metro romanzo in versi francesi, il piano originario dell’autore prevedeva forse anche una parte in prosa che l’avrebbero reso un prosimetro 21 e 'l dannaggio era forte di pregioni e di morte. Ed io, ponendo cura, tornai a la natura ch'audivi dir che tene ogn'om ch'al mondo vene: nasce prim[er]amente al padre e a' parenti, e poi al suo Comuno; ond' io non so nessuno ch'io volesse vedere la mia cittade avere del tutto a la sua guisa, né che fosse in divisa; ma tutti per comune tirassero una fune di pace e di benfare, ché già non può scampare terra rotta di parte. Certo lo cor mi parte di cotanto dolore, pensando il grande onore e la ricca potenza che suole aver Fiorenza quasi nel mondo tutto; e io, in tal corrotto pensando a capo chino, perdei il gran cammino, e tenni a la traversa d'una selva diversa. e il numero era grande di prigionieri e di morti e io riflettendo tornai a pensare alla natura che come ho sentito dire è propria di tutti gli uomini del mondo ogni uomo appartiene prima di tutto ai suoi parenti e poi al suo comune quindi io non conosco nessuno che volesse vedere la mia citta-firenze avere del tutto in suo potere né che fosse in discordia ma tutti i cittadini dovrebbero cooperare per la pace e il buongoverno divisa dalle lotte intere certo mi si spezza il cuore di tanto dolore pensando al grande onore e alla ricca potenza che era solita aver firenze quasi in tutto il mondo e io, in tal pianto pensando a capo chino persi la strada principale e deviai verso la strada traversa di una selva diversa Il protagonista coincide con l’autore e il racconto contiene numerosi riferimenti autobiografici Dopo la dedica forse a carlo d’angiò il protagonista inviato come ambasciatore presso il re di spagna apprende sulla strada del ritorno del capovolgimento politico avvenuto a firenze e addolorato si perde in una selva diversa dove incontra la personificazione della natura che gli narra la storia della creazione dal punto di vista biblico e filosofico naturale. Brunetto visita il regno della virtù dove alcune personificazioni gli trasmettono una serie di insegnamenti pratici e morali. Passa infine al regno di amore dove ovidio gli raccomanda di confessarsi e di confidare in dio. Il poemetto si conclude con l’incontro con tolomeo e il cammino verso l’olimpo Narrare il percorso di formazione e redenzione del poeta, smarrimento nella selva, prosimetro, brunetto latini è maestro di dante sia per la vita nova che per la commedia. Dante lo colloca all’inferno per dimostrare la sua volontà di superarlo dal punto di vista morale e poetico Il più importante manoscritto del tesoretto, il riccardiano 2908 contiene anche il mare amoroso, poemetto anonimo di circa 300 endecasillabi sciolti che è un repertorio in versi delle metafore e delle similitudini della poesia amorosa. Di grande rilievo è poi l’intelligenza un poemetto anonimo in strofe di novenari in cui si narra il viaggio del protagonista assieme a una figura femminile che si scoprirà essere una allegoria dell’intelligenza (ghibellini sostenevano l’imperatore) La poesia religiosa delle origini Nel medioevo vasta tradizione di componimenti scritti e cantati che celebrano l’amore divino. Il cristianesimo rielabora la tradizione poetica greco-latina in funzione della celebrazione di dio con il genere dell’inno. Il legame tra cristianesimo e poesia è molto stretto perché la bibbia è anche un libro di versi: i salmi erano ritenuti il più alto esempio di poesia lirica; il cantico dei cantici benchè venisse interpretato come una allegoria dell’unione di cristo-lo sposo con la chiesa-la sposa era probabilmente in origine letto dai lettori comuni come celebrazione dell’amore profano. La lode in versi per dio era una esperienza comune i cui esponenti più importanti sono san francesco e iacopone da todi san francesco francesco d’assisi (1181/1882-1226) figlio di un mercante che rinuncia alle ricchezze ereditarie per fondare l’ordine dei frati minori la cui regola è basata sull’abbandono dei beni terreni, diventa uno dei più importanti movimenti religiosi medievali. Francesco scrive opere in latino e in dialetto umbro, per esempio il cantico delle creature composto negli ultimi anni di vita tra il 1224 e il 1225 dopo aver ricevuto le stimmate il cantico era probabilmente destinato al canto corale, il più antico manoscritto che lo tramando di fine 13 sec presenta spazi bianchi destinati al rigo musicale, le speculum perfectionis-opera sulla vita del santo-raccontano inoltre che san francesco parlava di sé e dei propri frati come giullari che cantano le lodi di dio. Il cantico è una lode a 22 e Deo sì t’à somerso en tanta confusione che onn’om ne fa canzone tuo nome a maledire. Dio ti ha sommerso in tanta confusione che ognuno si diletta (ne fa canzone) a maledire il tuo nome Iacopone si caratterizza per il rifiuto della misura, il principio di origine aristotelica secondo il quale la virtù è il punto medio tra due vizi, tra l’eccesso e il difetto; un principio che attraversa tutta la poesia trobadorica e che anche dante farà suo. Per iacopone l’esperienza mistica e religiosa non ha bisogno di saggezza e di misura: il suo amore per dio vuole essere folle e smisurato. Il centro della produzione è forse la lauda donna de paradiso che descrive il cammino di maria accanto a cristo durante la via crucis, dal momento della cattura fino alla croce dove come nello stabat mater e nella tradizione del compianto maria si scioglie in pianto. Donna del paradiso è il primo esempio di lauda drammatica strutturata sull’intreccio e contrasto di quattro voci diverse: maria, quella che annuncia la cattura di cristo, il popolo che vuole la crocefissione e gesù Sintesi di elementi della tradizione religiosa e laica, iacopone come francesco è un giullare di dio ma anche un poeta estremamente raffinato. Capovolgimento topoi della poesia cortese, utilizzo del contrasto (diffuso nella letteratura latina e romanza), rappresentazione dei tratti psicologici dei personaggi e ricerca della brevitas. Adotta una lingua che si fonda sulla contrapposizione tra due mondi linguistici, quello teologico mistico e quello del reale-quotidiano, oscillazione del poeta tra il polo del disprezzo del mondo e il polo dell’amore per l’uomo e per il creato - ballata è legata inizialmente all’esecuzione musicale, dalla seconda metà del duecento è utilizzata specialmente da stilnovisti e nel genere della lauda. È divisa in strofe o stanze simili a quelle della canzone e si distingue per la presenza di una ripresa-ritornello che doveva essere cantata dopo ogni stanza. L’ultima o le ultime rime del ritornello riprendono quelle finali della stanza. La strofa si divide in due parti, la prima è a sua volta suddivisa in due mutazioni o piedi (2-3-4 versi ciascuna) mentre la seconda si chiama volta ed ha la stessa struttura della ripresa, i versi più utilizzati sono l’endecasillabo e il settenario le forme della prosa volgarizzazione e tradurre  la poesia italiana delle origini si sviluppa prevalentemente in rapporto alla tradizione trobadorica in lingua d’oc,  la nascita e l’evoluzione della prosa volgare è legata ai modelli latini e occitanici. La prosa è prerogativa del francese e la poesia dell’occitano nel duecento scrivere in prosa significa in larga misura volgarizzare cioè trasporre un teso in volgare italiano, le opere si configurano come tentativi di rielaborazione e adattamento dei modelli latini e francesi. La maggior parte delle opere in proda del duecento sono fenomeni di ampliamento e riscrittura e sono trasmesse in manoscritti miscellanei a bologna e firenza. A bologna in relazione con attività giuridica, notarile e cancelleresca e con l’insegnamento universitario nasce la retorica in volgare. Nella gemma purpurea (1239-1248) e nei parlamenta et epistole (1242-1243) di guido faba, trattati di composizione epistolare sono presenti sia parti in latino sia parti in volgare, trasposizione dalla tradizione classica A firenze brunetto latini e bono giamboni. Bono vissuto tra il 1240 e il 1292 è autore del volgarizzamento historiae adversus paganos di paolo orosio, gli è stato attribuito anche il volgarizzamento del tresor di brunetto. È noto anche per un’opera narrativa: il libro dei vizi e delle virtudi che riprende la tradizione mediolatina dei contrasti allegorici Brunetto latini autore del tesoretto fu maestro dei fiorentini in materia di bene parlare grazie ai volgarizzamenti delle orazioni di cicerone di argomento cesariano e alla rettorica scritta probabilmente in francia verso il 1260 per un ignoto fiorentino che voleva apprendere le arti della retorica. Traduzione ampiamente rielaborata dei primi 17 capitoli del de inventione di cicerone a cui è aggiunto un commento con riferimento a fonti classiche e medievali. L’opera ha quindi due autori: cicerone e lo sponitore-brunetto che espone il testo ai lettori. Le scritture più importanti sono per brunetto quelle che muovono gli animi a fare il bene. Ciascun capitolo è diviso: prima il volgarizzamento vero e proprio e poi lo sponitore, espansione del testo ciceroniano. La rettorica non serve solo a insegnare come sostenere cause nei tribunali ma anche all’amante che parla all’amata sostenendo le proprie ragioni, lo sponitore spiega che persino chi compone una lettera o una canzone vuole in realtà che qualcosa sia fatto fa colui o colei a cui la manda, nel duecento quindi tutta la poesia d’amore poteva essere concepita come una tenzone tra l’amante e l’amata 25 Attraverso il francese si divulgarono in italia sia la materia troiana sia la storia di roma, dal romanzo di troia di benoi e saint maure fu tratta l’istorietta troiana, da li faits des romains una rielaborazione della pharsalia di lucano ampliata sulla base di altri storiografi latini dipendono i fatti di cesare. La letteratura italiana eredita anche il romanzo di materia bretone e in particolare la storia di tristano e isotta, il nipote e la moglie del re marco di cornovaglia che si innamorano bevendo un filtro d’amore, romanzo in prosa francese composto a inizio 13 secolo e tradotto in molte lingue europee, in italiano tristano riccardiano è la riscrittura della storia dei due amanti bretoni, ricezione nel contesto comunale come storia della conquista dell’identità individuale da parte di tristano, mette l’accento anche sulla sensualità, solo a tristano e isotta è infatti concessa la felicità e la soddisfazione de sensi. Accentuazione della componente erotica, tristano e isotta bevono per caso il filtro d’amore mentre stanno giocando a scacchi de tutto innocenti (situazione ripresa da dante nel caso di paolo e francesca c 5 inf). Gli amanti cominciano ad avere sete e chiedono che si porti da bere, senza saperlo bevono il filtro che doveva far innamorare isotta di re marco, smettono di giocare a scacchi per giocare a quel gioco al quale avrebbero giocato volentieri fino alla morte Opere vengono scritte in francese anche da autori italiani come il tresor di brunetto latini e le divisament dou monde o milone dettato da marco polo (1254-1324) al suo compagno di prigionia il letterato rustichello da pisa che scriveva in franco italiano. Il milone ha quindi due autori, marco che racconta e rustichello che mette per iscritto ed è un incrocio di generi letterari: nella narrazione del viaggio del mercante marco che tra il 1271 e il 1295 attraversa il regno dell’imperatore mongolo kubai khan e che fin dal trecento diviene prototipo del viaggiatore e dell’esploratore si intrecciano autobiografia, cronaca, romanzo di avventure, novellistica, trattato didattico-scientifico Scrivere lettere La tecnica epistolografica era centro degli insegnamenti di retorica. Il primo epistolario della letteratura italiana è quello di guittone d’arezzo che apre il corpus del poeta aretino nel canzoniere laurenziano, 30 testi ca la maggior parte dei quali indirizzati ad altri frati gaudenti che trattano specialmente questioni morali e religiose. La raccolta contiene però anche lettere in versi (padronanza del cursus-cadenza o clausola ritmica che chiude i periodi e membri di periodo nella prosa latina e medievale, chiara padronanza di strumenti retorici e citazioni classiche e bibliche). Nella lettera 14 tratta dalla sconfitta di montaperti a cui aveva già dedicato la canzone ahi lasso or è stagion de doler tanto, fase precedente all’ingresso nell’ordine dei gaudenti benchè coerente con l’aspirazione dell’ordine alla pace sociale, guittone si rivolge agli stolti fiorentini e ricorda loro che gli uomini sono tenuti a comportarsi secondo ragion per differenziarsi dalle bestie e ribadisce il concetto classico che una città si può definire tale solo se vi sono la legge, la giustizia, la pace e la felicità Scrivere la storia A storiografia compie solo molto tardi il passaggio al volgare. Le più importanti cronache del duecento sono infatti ancora in latino ma in toscana nasce la storiografia volgare. Le prime opere come la cronichetta lucchese o i gesta florentinorum hanno andamento annalistico-registrano eventi. Di più ampio respiro sono la cronica fiorentina 1293 dello pseudo-brunetto latini, la sconfitta di monte aperto del pieno trecento e a messina lu rebbellamentu di sichilia, cronaca dei vespri sicialiani di un anonimo (1282-1283) Il primo vero storico della letteratura italiana è dino compagni 1260-1324, guelfo bianco e priore nel 1301 che nella cronica scritta tra il 1310 e il 1312 racconta in prima persona le vicende delle quali fu protagonista nei primi anni 300 Scrivere la scienza Il latino resterà fino all’epoca moderna lingua della scienza, nel duecento l’unica eccezione è il restoro d’arezzo che nel 1282 conclude la composizione del mondo colle sue cascioni, rattato che illustra la struttura del mondo, l’ordinamento e movimento del cielo e delle sfere celesti, costellazioni, segni zodiacali, nascita del mar mediterraneo dall’oceano. Il manoscritto più antico è il riccardiano 2164 in volgare aretino mentre altri 4 son fiorentini. Il trattato si apre con una dichiarazione programmatica nella quale restoro proclama l’eccellenza dell’uomo su tutti gli altri animali in quanto fatto per conoscere le mirabili operazioni di questo mondo perché solo attraverso esse è possibile conoscere dio. La composizione è la prima opera della letteratura italiana che si proponga di divulgare conoscenze scientifiche tratte da opere latine o arabe tradotte in latino ma talvolta basate anche sull’osservazione diretta della natura Scrivere novelle 26 Nel duecento eccezion fatta per i volgarizzamenti dal francese non esiste ancora il romanzo in volgare, si sviluppa tuttavia un ricca tradizione di narrativa breve in prosa che trova i suoi modelli nella letteratura mediolatina e romanza. Il novellino è una raccolta di 99 novelle la maggior parte rielaborate da fonti latine e galloromanze. Gli argomenti sono quindi le azioni nobili, le risposte argute, gli atti di generosità compiuti da uomini di valore, molte figure bibliche e protagonisti dei romanzi francesi, personaggi storici antichi e moderni, uomini nobili sia per stirpe che per doti individuali. Mondo composito di cortesia con i suoi valori. Il fine dell’opera è l’utilità e il piacere di coloro che non sanno e desiderano sapere. Il novellino si attiene al gusto dell’exemplum tipico della letteratura medievale secondo il quale una storia deve sempre avere un significato esemplare, dall’altro vuole dilettare e divertire. Maggiore autonomia della componente narrativa rispetto a quella esemplare in direzione che anticipa il decameron di boccaccio. Il tema della nobiltà è centro di una novella intitolata d’una quistione che fu posta ad un uomo di corte, giocata sulla distanza tra un uomo nobile e un giullare, maro lombardo è un personaggio di difficile identificazione menzionato in varie fonti medievali come un cortigiano dotato di alte doti morali e intellettuali (dante nel canto 16 purg gli da fare un elogio della libertà e della responsabilità dell’uomo) La struttura originari del novellino è complessa, si distingue tra un testo in vulgato costituito da 99 novelle allestito a inizio trecento e denominato novellino e un ur novellino trasmesso anche con il titolo di libro di novelle et di bel parlar gentile allestito da un compilatore anonimo a fine del duecento e che conteneva anche sezioni non narrative di carattere morale e didascalico Il capolavoro della prosa duecentesca è però senza dubbio la vita nuova di dante alighieri, autonoma rispetto agli altri modelli Introduzione epoca 2 Dante, petrarca, boccaccio, stagione eccezionale nella tradizione letteraria, sintesi e superamento della tradizione del duecento, se nei decenni precedenti importanza anche di bologna, padova, cultura religiosa umbra in questa stagione ribadita la centralità di firenze e di tutta la toscana. Dante di poco più giovane di cavalcanti e prossimo alla generazione di guinizzelli interpreta gli stimoli della più avanzata cultura fiorentina e con la vita nuova già nell’ultimo decennio del duecento avvia uno scarto profondo nella tradizionale concezione dell’amore e nel ruolo della lirica. Lucidissima tensione critica, dante si confronta con altri protagonisti della poesia del suo tempo. Attraverso la vicenda di vita e morte di beatrice mostra la proiezione verticale della passione amorosa su un orizzonte trascendente, eccezionale precocità e lungimiranza con cui chiude il libello rinviando a un’altra opera e a una stagione successiva come avvertendo i raggiunti limiti della sperimentazione lirica e letteraria. Singolare mescolanza di prosa e versi che caratterizza la vita nova. Alla vita nova e in particolare a donne ch’avete intelletto d’amore si ricollega più avanti nella commedia nel purgatorio sia nel confronto con bonagiunta orbicciani che con guido guinizzelli e forgia e giustifica la categoria di dolce stil novo. Dante è contemporaneamente protagonista e storiografo delle dinamiche letterarie che lo vedono coinvolto, straordinaria capacità critica, lucidità teorica e sperimentazione, i suoi testi poetici vanno dalla lingua aspra delle rime petrose alla violenza della tenzone con forese donati fino alla complessità delle canzoni dottrinali Nella vita di dante incisivo è l’esilio decretato nel 1302 che segna una cesura. Divisioni sullo sfondo dell’opposizione tra chiesa e impero occupa in larga misura le epistole dantesche che ci sono pervenute: l’ipotesi imperiale di arrigo 7 da un lato e lo spostamento della corte papale a avignone dall’altra sono eventi che si riflettono prima nelle opere dell’esilio e poi passano nelle opere di più affinata polemica di petrarca. Dibattito sull’uso di latino e volgare. Dante traccia questa alternativa con la composizione del convivio da un lato e del de vulgari eloquentia dall’altro, opere simmetriche e complementari pensate a sostengo di un innalzamento del ruolo e della dignità del volgare. il de vulgari apre le pagine dantesche alle varietà della lingua sparse sulla penisola sguardo sulla cultura italiana degli ultimi decenni, determinazione delle gerarchie nel campo della poesia più recente (cavalcanti, lapo, cino da pistoia). Tramonto di una ipotesi imperiale (celebrata ancora nella monarchia) che confina dante alla dimora di una serie di centri minori fino all’approdo alla corte di casagrande della scala Conoscenza profonda della cultura classica, delle opere di virgilio, recupero de filoni vivi della cultura contemporanea (visio allegorica e viaggio ultraterreno), negli ultimi quindici anni di vita di dante nasce la commedia che diventa immediatamente un’opera di riferimento. La presenza di protagonisti della vita politica contemporanea, il recupero della filosofia di aristotele e di tommaso e una organica costruzione allegorica fanno della commedia una 27 righe, nel finale stempera il rammarico con un congedo lieve. Guido viene citato anche nella commedia quando dante incontra il padre all’inferno 10 e poi nel canone della gloria linguistica al purgatorio 11 trasmettendo la profonda stima per l’amico e una forte connotazione affettivo memoriale La produzione giovanile tra i primi anni ottanta e i primi anni novanta è sottoposta a una attenta selezione ei fini della costruzione del libro vita nova. I risultati più alti e innovativi di tale stagione sono le rime della poetica della lode che dante nell’incontro di bonagiunta al purgatorio vorrà consegnare ai posteri in nome del dolce stil novo: la canzone donne ch’avete intelletto d’amore, i sonetti tanto gentile e tanto onesta pare e vede perfettamente onne salute e tutti gli altri componimenti che ispirati da un amore assoluto e disinteressato realizzano l’ideale linguisticco e melodico del nuovo stile L’armonia tematica e formale delle poesie della lode costituiscono un punto d’arrivo di un percorso che dai primi prodotti ancora compromessi con la precedente tradizione guittoniana e cortese si caratterizza per la forte vocazione sperimentale. Appartengono infine al genere comico-realistico i sonetti scambiati da dante con l’amico forese donati caratterizzato dal registro basso e quotidiano delle accuse che i due si rivolgono Per molto tempo sono stati attribuiti a dante anche il fiore, poema allegorico composto da 232 sonetti che narrano la conquista della donna da parte dell’amante, rifacimento del romane de la rose francese di guillaume de lorris e jean de meung e il detto d’amore composto da 480 settenari in rima baciata, poemetto allegorico sull’’amore cortese ma di cui non abbiamo certa paternità e di cui si dubita l’attribuzione dantesca La disperata mente che pur mira i primi esperimenti lirici sono ancora connotati in senso cortese per i ricercati provenzalismi e sicilianismi sia sul piano di temi e delle metafore ancora di matrice feudale come la canzone la dispietata mente che pur mira che sviluppa il tema trobadorico della lontananza con il poeta che rimpiange il suo dolce paese e prega l’amata rimasta lì di assicurargli la sua benevolenza La dispietata mente, che pur mira di retro al tempo che se n’è andato, da l’un de’ lati mi combatte il core; e ’l disio amoroso, che mi tira ver lo dolce paese c’ho lasciato, d’altra part’è con la forza d’Amore; né dentro i’ sento tanto di valore che lungiamente i’ possa far difesa, gentil madonna, se da voi non vene: però, se a voi convene ad iscampo di lui mai fare impresa, piacciavi di mandar vostra salute, che sia conforto de la sua virtute. Per una ghirlandetta Ballata già cavalcantiana canta con felice levità di movenze l’amore per una fioretta Al medesimo clima è da ricondurre anche il sogno di evasione rieccheggiato nel sonetto guido i’vorrei che tu e lapo ed io che celebra l’amicizia come intima condivisione di valori in nome d’amore poi assunto come manifesto della nuova poesia fiorentina-lo stilnovismo Per una ghirlandetta ch’io vidi, mi farà sospirare ogni fiore. I’ vidi a voi, donna, portare ghirlandetta di fior gentile, e sovr’a lei vidi volare un angiolel d’amore umile; e ’n suo cantar sottile dicea: "Chi mi vedrà lauderà ’l mio signore". Se io sarò là dove sia Fioretta mia bella [a sentire], allor dirò la donna mia che port’in testa i miei sospire. E’ m’incresce si duramente, Lo giorno che costei nel mondo venne Più drammatica esperienza d’amore di magistero cavalcantiano, alcuni componimenti riguardano beatrice ma come oggetto id una passione cupa e patologicamente sofferta il cui poeta sarà destinato sin dalla nascita Lo giorno che costei nel mondo venne, secondo che si trova nel libro de la mente che vien meno, la mia persona pargola sostenne una passion nova, tal ch’io rimasi di paura pieno; ch’a tutte mie virtù fu posto un freno subitamente, sì ch’io caddi in terra, per una luce che nel cuor percosse: e se ’l libro non erra, lo spirito maggior tremò sì forte, che parve ben che morte per lui in questo mondo giunta fosse: ma or ne incresce a quei che questo mosse. L’ombra e il pensiero di cavalcanti morto nell’agosto 1300 accompagnano dante fine al termine della carriera. In concreto non abbiamo nulla che documenti una rottura polemica, dante intende presentarsi non come un rivale bensì come legittimo successore, colui che attribuendo nuovi significati e valori alla poesia d’amore è stato capace di 30 riprendere e proseguire il cammino del più anziano amico e maestro il quale avrebbe invece abbandonato la lirica amorosa per dedicarsi allo studio della filosofia La vita nuova Narrazione in prosa volgare dell’amore di dante per beatrice, prima e dopo la morte di lei, include le liriche composte negli anni precedenti. Primo paragrafo-. In quella parte del libro de la mia memoria dinanzi a la quale dice: incipit vita nova. Vita giovanile riferendosi al rinnovamento interiore che dante matura sotto il segno d’amore il libello include 31 poesie di cui 23 sonetti, 2 sonetti reinterzati, 5 canzoni di cui una composta da una sola stanza e un’altra da una doppia stanza e una ballata che si alternano senza rispettare la tradizionale separazione per generi metrici propria dei canzonieri antichi. La prosa collega le liriche narrando le occasioni in cui sono state composte e commentandole, articolando in varie parti-divisioni dove si espone il loro contenuto secondo una tecnica medievale struttura tripartita 1- Da proemio a crisi del gabbo (1-16) 2- Incentrata sulla materia nuova della poesia della lode (17-27) 3- Dalla morte di beatrice che comporta l’entrata di una nova materia alla mirabile visione finale (28-42) Non c’è però nessuna suddivisione d’autore e la partizione più pratica e usata rimane quella di michele barbi del 1907 in 42 paragrafi Assoluta novità del libello da cui possiamo ricavare molteplici modelli - Prosimetro, alterna prosa e versi e ha una intonazione elegiaca in alcuni paragrafi come il de consolatione philosophiae di boezio - Parti narrative e introduzione alle poesie si rifanno alle vidas, le brevi biografie e alle razos-ragioni che nei canzonieri provenzali precedevano le liriche dei trovadori - Autobiografia in fondo e l’istanza del mutamento interiore si rifanno alle confessioni di sant’agostino - Ideologia amorosa spunti dal laelius de amicitia di cicerone e dalla mistica cistercense - Immagini, metafore, lingua della prosa tendente alla linearità sintattica e all’iterazione lessicale rimanda al latino delle scritture e in particolare ai vangeli Opera senza precedenti. Rivoluzionaria nella scelta del volgare, di alternare prosa e versi selezionando e costituendo una narrazione autobiografica con liriche amorose composte negli anni della giovinezza, concezione dell’amore che riprende e oltrepassa l’azione di rinnovamento poetico già promosso da calvalcanti La composizione della vita nova avviene tra il 1292 3 il 1293. Dante racconta di aver scritto a ciascun’alma presa e gentil core quando aveva 18 anni nel 1283, era venuta ne la mente mia a un anno dalla morte di beatrice avvenuta l’8 giugno 1290 e l’episodio della donna pietosa e il sonetto oltre la spera che più larga gira con la visione finale successivi al giugno 1291 Non bisogna fare affidamento al convivio opera incompiuta e mai pubblicata in cui dante afferma che la donna pietosa o gentile sarebbe in realtà la filosofia la cui apparizione risale all’agosto del 93 e che trascorse tempo prima che l’amore per lei fosse perfetto, identificazione inconciliabile con la condanna della donna come malvagio desiderio nella vita nova La vita nova è un’operazione a posteri e ideologicamente orientata, dante è intervenuto sul testo delle liriche una volta deciso di introdurle nel libello, la collocazione delle liriche all’interno della storia non sempre rispetta i tempi e le occasioni di composizione. Dante nella prosa introduttiva tende a forzare i significati originari delle poesie, nel sonetto io mi senti’ svegliar dent’a lo core dante si vede costreto a precisare di aer taciuto nel sonetto certe parole le quali pareano da tacere. Qualche poesia sembra essere composta appositamente per la vita nova come ad esempio la drammatica visione premonitrice della morte di beatrice affidata alla canzone donna pietosa e di novella etate 1 All’età di nove anni avviene il primo incontro con beatrice e dante sperimenta per la prima volta gli effetti sconvolgenti di amore, 2 Da allora amore domina la sua mente con il consiglio della ragione 3 Nove anni dopo la fanciulla concede a dante il saluto, straordinaria felicità. Il poeta ha un sogno 31 premonitore, immagine di amore in lacrime che tiene tra le braccia beatrice, dante racconta la visione in un sonetto che invia ai rimatori del tempo, tra questi cavalcanti, il primo dei suoi amici, nessuno comprende il sogno 4-7 Dante non è in grado di celare i segni della passione amorosa e per non correre il rischio di compromettere beatrice lascia credere di essersi innamorato di un’altra donna cui finge di dedicare le liriche-donna schermo 8 Muore un’amica di beatrice alla cui memoria dante dedica due liriche 9 La donna schermo lascia firenze, dante seguendo il consiglio di amore se ne procura un’altra 10- 12 La sua condotta risulta inopportuna, maldicenze, beatrice gli nega il saluto, profondo sconforto di dante. Amore compare in sogno al poeta e parla in modo oscuro e allusivo, lo invita a comporre ballata di scuse 13 La richiesta cade nel vuoto, stato di angoscia e disorrientamento 14 Banchetto di nozze, dante vede beatrice ed è preso da un attacco di panico suscitando il riso di bea e delle amiche-episodio del gabbo 1516 Sconvolto, incapace di agire dante scrive sonetti in cui denuncia la sua angoscia e poi si rassegna al silenzio 17 Superamento di questa impasse psicologica e poetica avviene grazie a un colloquio con delle donne gentili. Una di queste con domande fa emergere ambiguità e limiti della condizione di dante e lo porta a comprendere come sia necessario riporre ogni felicità nelle parole che lodano beatrice, amore disinteressato e autosufficiente 18- 19 Dante compone la canzone manifesto della nuova materia rivolgendosi alle stesse donne: donne ch’avete intelletto d’amore 20 1 Rispondendo alla richiesta di un amico dante spiega che cosa sia e come si manifesti sentimento amoroso 22 Morte del padre di beatrice 23 Dante si ammala e nel delirio della febbre ha una visione in cui si annuncia in termini apocalittici la morte di beatrice 24 Dante vede venire verso di sé la gentilissima insieme a giovanna, donna di cavalcanti, preannunciate da amore che gli spiega il significato della visione 25 Digressione su una questione poetica 6.7 Due sonetti massima espressione della poetica della lode in cui descrive la natura miracolosa di batrice 8.0 Morte di beatrice, lutto universale, dichiara di non voler parlare, 3’ parte del libello 31 Le parole dolorose composte per dare sfogo all’angoscia non bastano 2.3 Né bastano le liriche sollecitate da un amico-fratello di beatrice 34 A un anno di distanza il dolore è ancora vivo 35 Sconforto che dante non pare in grado di sopportare. Compassione negli occhi di una gentile donna molto bella suscita prima imbarazzo 6.7 Poi sollievo e quindi diletto Che si tramuta in desiderio 38 Dante avverte come la passione per la donna gentile sia inconciliabile con l’amore sorretto da ragione per beatrice 39 Drammatico conflitto interiore risolto da un’apparizione materiale della stessa beatrice che lo fa vergognare del malvagio desiderio e lo restituisce al dominio della ragione 40 Componimento per beatrice rivolto ad alcuni pellegrini di passaggio a firenze 41 Richiesta di due donne di comporre un ultimo sonetto i cui contempla l’anima di beatrice che risplende nell’empireo 42 Annuncio di una nuova opera nella quale dante indotto in una mirabile visione promette di dire di beatrice quello che non è mai stato detto di nessuna Il racconto del primo incontro di beatrice nel secondo capitolo viene descritto come una vicenda straordiaria - Aura miracolosa che accompagna il nome della gloriosa donna de la mia mente - Collocazione dell’evento in un superiore ordine cosmico - Rivelazione di pochi ma emblematici tratti di lei - Rappresentazione analitica della genesi del sentimento su modelli della pneumatologia aristotelica densa di allusioni scritturali - Riconoscimento di un asservimento totale e incondizionato 32 sublimata mediante le movenze e le immagini proprie della lode beatriciana come nella ballata i’mi son pargoletta L’aspro rimprovero di beatrice sulla montagna del purgatorio sembra alludere proprio ai componimenti in questione e sembra confermare il fatto che vadano intesi in senso Capitolo a se è costituito dalle rime petrose che sono ben definite sia tematicamente che linguisticamente e in cui l’impenetrabile durezza de cuore della donna diviene senhal della stessa e impone la cifra stilistica altrettanto aspra e difficile. Dante con queste rime sperimenta un linguaggio lirico fortemente espressivo e foneticamente e sintatticamente connotato, inedito metro della sestina,, tecnicismo del trobar car del provenzale arnaut daniel che in purgatorio additerà come il miglior fabbro della lingua volgare . l’amore per la donna pietra è una passione ossessiva e sensuale alimentata da un desiderio inappagato che tormenta il poeta al punto da fargli vagheggiare un violento amplesso con la stessa donna d’amor non averà mai intelletto, ché non mi fu in piacer alcun disdetto quando natura mi chiese a colui che volle, donne, accompagnarmi a vui. Ciascuna stella ne li occhi mi piove del lume suo e de la sua vertute; le mie bellezze sono al mondo nove, però che di là su mi son venute: le quai non posson esser canosciute se non da canoscenza d’omo in cui Amor si metta per piacer altrui. - Queste parole si leggon nel viso d’un’angioletta che ci è apparita: e io che per veder lei mirai fiso, ne sono a rischio di perder la vita; però ch’io ricevetti tal ferita da un ch’io vidi dentro a li occhi sui, ch’i’ vo’ piangendo e non m’acchetai pui. Non mancano però canzoni di stile più elevato e di maggiore impegno dottrinale che pur non derogando il tema amoroso aprono considerazioni di ordine universale come amor che movi tua virtù dal cielo Per quanto nella vita nova si fosse apertamente dichiarato contro coloro che rimano sopr’altra materia che amorosa prima gli studi filosofici e poi le vicende biografiche lo conducono verso la trattazione di tematiche morali come la leggiadria e la nobiltà indotte in deroga alla tematica amorosa. Nei primi anni dell’esilio dante assume con maggior decisione le vesti del cantore della rettitudine con canzoni di stile più elevato e da un forte impegno parenetico sul tema della giustizia e sulla virtù della liberalità Amor, che movi tua vertù dal cielo come ’l sol lo splendore, ché là s’apprende più lo suo valore dove più nobiltà suo raggio trova; e come el fuga oscuritate e gelo, così, alto segnore, tu cacci la viltate altrui del core, né ira contra te fa lunga prova; da te conven che ciascun ben si mova per lo qual si travaglia il mondo tutto; sanza te è distrutto quanto avemo in potenzia di ben fare, come pintura in tenebrosa parte, che non si può mostrare né dar diletto di color né d’arte. L’ultima delle canzoni dantesche tuttavia, amor da che convien, scritta all’inizio del 1307 subito dopo il soggiorno presso il marchese moroello malaspina mette in scena un ritorno della passione d’amore incontrollata e violenta e dei ben noti modelli espressivi cavalcantiani Il convivio Il convivio è un prosimetro di autocommento alle canzoni composte negli anni precedenti, l’operazione sembra analoga alla vita nova e dante pur rivendicando la continuità d’esperienza rimarca le distanze nel capitolo introduttivo del trattato sostenendo che la vita nova fosse fervida e appassionata mentre il convivio temperato e virile come si conveniva alle età in cui erano state composte, il convivio è quindi profondamente diverso dal libello giovanile per contenuti filosofici ce scaturiscono dall’allegorica esposizione e per le finalità didascaliche dichiarate sin dal titolo che richiama alla metafora del banchetto della conoscenza: dante si propone di raccogliere le briciole di scienza cadute dalla mensa dei sapienti e di offrirle a coloro che sono esclusi dal sapere La stesura avviene nei primi anni dell’esilio tra il 1304 e il 1308 e la scelta di comporre un trattato filosofico in volgare con intento didascalico avviene quando dante ormai escluso dalla politica attiva temendo compromesso il proprio nome si affida alla possibilità di riaccreditarsi presso le stesse persone che lo ospitavano come intellettuale impegnato nella formazione etico-culturale delle elites italiane. Timore d’infamia e desiderio di dottrina dare. Dante si richiama quindi al de consolatione philosophiae di boezio che fornisce la giustificazione a parlare di sé stessi ma si costituisce come un modello di riferimento per la struttura di fondo che prevede parti in prosa alternate a 35 carmi filosofici e per la personificazione della filosofia. Altra opera influente è il tresor trattato enciclopedico francese del maestro brunetto latini con cui dante condivide l’intento divulgativo ma di cui critica la scelta di un volgare straniero Per quanto riguarda i contenuti filosofici dante mostra una conoscenza ampia dell’opera aristotelica recepita attraverso la mediazione di alberto magno, tommaso d’aquino e dei commetantoti arabi circolanti in traduzione latine come averroè, avicenna e algazali. Gli elementi neoplatonici derivano dal liber de causis, trattato di metafisica del 12 secolo tradotto in latino dall’arabo da gerardo da cremona. Infine non vanno dimenticate le grandi opere enciclopediche medievali come le etimologie di isidoro di siviglia, il liber derivationum di uguccione da pisa, lo speculum naturale di vincenzo di beauvais. Dante non porta a termine il convivio per dedicarsi alla commedia, ci sono giunti quattro libri su quindici libri che dovevano commentare quattrodici canzoni di tema filosofico morale: 1- Introduzione 2- Commenta la canzone voi che ‘ntendendo il terzo ciel movete 3- Canzone amor che ne la mente mi ragione 4- Le dolci rime d’amor ch’i solia Nel capitolo introduttivo dante espone il senso e le finalità didattiche dell’opera citando la metafisica di aristotele: tutti gli uomini naturalmente desiderano sapere e quindi la perfezione dell’anima e la sua felicità risiedono nella conoscenza tuttavia numerosi uomini e donne sono esclusi dalla felicità del sapere per ragioni imputabili alle circostanze della vita e per loro indole, dante si propone di offrire ciò che egli che non è filosofo ha raccolto, la vivanda delle sue canzoni con il pane di un commento che le renda comprensibili, si propone quindi come mediatore per un pubblico più ampio possibile e quindi sceglie il volgare come lingua di trasmissione della conoscenza in quanto il latino avrebbe dato giovamento a pochi Il latino infatti era appannaggio di letterati avidi di guadagno. Nonostante giudichi il latino superiore per nobiltà in quanto perpetuo e non corruttibile, per virtù in quanto capacità di esprimere i concetti e per bellezza e armonia dante riconosce nel volgare il nuovo strumento da utilizzare per la divulgazione del sapere, per la formazione etica e culturale delle future classi dirigenti Il secondo e il terzo trattato sono tesi a rivendicare l’amore del poeta per la filosofia con ampie digressioni dottrinali. Dante afferma che la canzone voi che ‘ntendendo il terzo ciel movete fu composta poco più di tre anni dopo la morte di beatrice per la donna gentile allegoria della filosofia al cui studio era approdato ricercando la consolazione in autori come cicerone e boezio e cominciando ad andare nelle scuole dei religiosi, nel giro di trenta mesi aveva quindi cominciato a riconoscere la filosofia come figlia di dio. Gli episodi della vita nova non sono compatibili però con questa rilettura dettata dall’esigenza nel momento in cui egli si disponeva come guida culturale di una nuova aristocrazia morale di rimuovere da sé l’immagine giovanile del poeta amoroso fervido e appassionato Nel quarto trattato di 30 capitoli, il doppio di quelli precedenti, dante commentando la canzone le dolci rime d’amor ch’i’ solia affronta l’arduo tema della nobiltà, questione di carattere etico-sociale e politico. La trattazione muove da una definizione attribuita all’imperatore federico 2 secondo cui la nobiltà è antica ricchezza e belli costumi. Con la tecnica della quaesitio-confutazione delle opinioni contrarie e argomentando con sillogismo dante dimostra che la nobiltà non può derivare dal possesso di ricchezze poiché queste sono vili e distribuite a caso dalla fortuna e accrescono inoltre la cupidigia a detrimento della tranquillità e liberalità. La nobiltade che deriva da non vile è invece il perfezionamento della propria natura e quindi negli uomini si può vedere solo nei suoi effetti Il titolo di nobile non è solo dell’antica aristocrazia di sangue ma anche delle nuove classi mercantili che rivendicano una nobiltà morale e intellettuale in cui poteva identificarsi lo stesso pubblico di dante De vulgari eloquentia Dante cominciò ad occuparsi del de vulgari eloquentia, trattato in latino dedicato all’eloquenza in lingua volgare introno alla metà del 1304 quando aveva già cominciato a lavorare al convivio nel qual manifesta il proposito di scrivere al de vulgari, entrambi i libri non saranno portati a termine. L’oggetto e le ragioni del trattato sono esposte nel capitolo di apertura, la teoria dell’eloquenza in volgare è necessaria a tutti. 36 Originalità dell’opera distante dai manuali romanzi di grammatica, dalle poetrie mediolatine e dai trattati di retorica classica, tutte opere note a dante che presenta però uno straordinario eclettismo passando dall’approccio filosofico all’indagine a carattere sociolinguistico e storiografico fino a giungere a una definizione delle orme retorico-stilistiche della poesia aulica in volgare. speranza del poeta-filosofo di guadagnarsi un prestigio che gli garantisca accoglienza e onori presso le corti settentrionali e un giorno il rientro a firenze Il trattato si interrompe bruscamente al secondo libro su quattro: 1- Introduttivo che ripercorre le origini del linguaggio, descrive la situazione linguistica dell’italia esaminandone i diversi volgari e offre la definizione di volgare illustre 2- Tratta del volgare illustre in rapporto alla teoria medievale degli stili attribuendo lo stile tragico al genere della canzone 3- Si sarebbe dovuto occupare della prosa illustre 4- Stile comico proprio del volgare mediocre e umile e adatto alla ballata e al sonetto Il trattato si apre con un’asserzione rivoluzionaria: maggiore nobiltà del volgare rispetto al latino. Per dante il volgare è una lingua naturale adoperata fin dalle origini da tutti gli uomini e quindi differenziatasi in parlate diverse mentre il latino è una lingua artificiale, una grammatica elaborata dai dotti per avere un linguaggio regolato da norme per la produzione letteraria. Muovendosi dalla genesi dante spiega come la lingua primigenia fosse l’ebraico e che in seguito la confusione babelica abbia dato vita a tre ceppi linguistici: uno germanico slavo, uno greco e uno romanzo a sua volta diviso in francese, provenzale e italiano Primo libro ricognizione dei volgari della penisola e ricerca del volgare illustre, primo tentativo di indagine della situazione linguistica italiana, straordinaria conoscenza delle varietà regionali e sociali, individua almeno quattordici volgari che poi si differenziano ulteriormente al loro interno, esempi che considerano sia espressioni popolari che produzione poetica. Tuttavia nessuno dei volgari municipali italici appare a dante degno di essere identificato con il volgare illustre, severo giudizio dantesco salva solo i poeti che seppero distaccarsi dalle parlate locali come i doctores siciliani della curia federiciana, il bolognese guinizzelli e gli stilnovisti. Rimpianto per la magna curia di federico 2 e suo figlio manfredi che avevano promosso la nascita e affermazione del volgare illustre. In conclusione al primo libro il volgare è definito illustre in quanto illumina e risplende su tutto, cardinale perché attorno ad esso ruotano tutti i volgari italiani, aulico perché ha propria sede in un’aula regale, curiale perché specchio dei valori cortesi. Tale volgare si realizza nella poesia dei doctores illustres che operano in diversi luoghi della penisola Al principio del secondo libro dante dopo aver asserito la superiorità della poesia sulla prosa riconosce l’uso del volgare illustre ai soli poeti dotati di ingegno e dottrina ai quali il trattato intende offrire una norma linguistica e retorica, individua gli argomenti propri della poesia aulica che sono - Salvezza tema lirico: prodezza delle armitrovatore bertran de born - Amore tema lirico: passione amorosa trovatore arnaut danielin italia cino da pistoia - Virtù tema lirico: volontà diretta al bene trovatore giraut de borneilIn italia dante stesso Ci permette di ricostruire il canone dantesco degli auctores della lirica romanza e italiana. Si possono evidenziare tre dati: la canonizzazione dell’esperienza stilnovista, la radicale condanna a guittone d’arezzo e l’attribuzione della palma di supremo cantore d’amore a cino da pistoiabenchè i toscani siano intronati dal loro turpiloquio qualcuno ha sperimentato l’eccellenza del volgare: guido, lapo e un altro tutti di firenze e cino pistoiese. La dichiarazione ricalca l’incipit del sonetto guido, i’vorrei che tu e lapo ed io. Dante non perde occasione per rimarcare i limiti della poesia dell’aretino guittone relegandola all’ambito municipale, dante inoltre condanna aspramente i seguaci di guittone, anche nel purgatorio per bocca di guinizzelli verranno condannati come stolti. L’attacco è d’accordo con quello di cavalcanti che nel sonetto da più a uno face un sollegismo in cui guittone viene accusato di non essere in grado di elaborare un ragionamento. Il riconoscimento a cino pare percò andare a detrimento proprio di cavalcanti per quanto questo sia onorato nel trattato in diverse citazioni forse però già considerato filosofo Vicende politiche-enrico 7, la monarchia 37 - Nella quinta, sesta e settima, infine, si purga o i colpevoli di eccessivo amore per i beni terreni: avari e prodighi golosi lussuriosi. - Sulla cima del monte c’è il Paradiso terrestre, dove scorrono il Lete che fa dimenticare i peccati, e l’Eunoè che riattiva la memoria del bene. Qui Virgilio svanisce guida a Beatrice. Paradiso Il Paradiso, descritto come una dimensione senza tempo e luogo, riflette il sistema tolemaico e astronomia medievale: costituito dalle sfere concentriche dei cieli che prendono il nome dai pianeti: - il cielo della Luna, con gli spiriti che mancarono ai voti; - il cielo di Mercurio, con gli spiriti che operarono il bene per desiderio di gloria; - il cielo di Venere, con gli spiriti amanti; il cielo-del Sole, con gli spiriti sapienti; - il cielo di Marte, con gli spiriti combattenti per la fede; - il cielo di Giove, con gli spiriti giusti; - il cielo di Saturno, con gli spiriti contemplativi. Seguono il cielo delle stelle fisse e il Primo mobile. Al moto delle sfere sono preposti cori angelici, dagli Angeli ai Serafini. Le sfere celesti sono avvolte dall’Empireo dove accompagnato da san Bernardo, che subentra come ultima guida, Dante ha la mistica visione della rosa dei beati e infine di Dio. secondo canto dell’inferno inizia il viaggio nei regni oltremondani e dante manifesta a virgilio i suoi timori non ritenendosi all’altezza, solo due avevano avuto il privilegio di visitare in vita gli inferi: enea e san paolo. umile peccatore ma si sta mettendo alla pari dei suoi predecessori riprendendo la missione storico-politica e spirituale. Eneide più grande poema epico della latinità, rappresenta modello eminente. Virgilio viene scelto come guida all’Inferno e il Purgatorio e chiamato «saggio», «maestro», «duca» «dolcissimo padre». eneide agisce a livello letterario ma anche testo portatore di valori religiosi e profetici. esegeti medievali interpretano l’Eneide come un poema allegorico che rappresenta la ricerca di conoscenza e affinamento spirituale dell’anima umana. Inoltre, il viaggio provvidenziale di Enea celebra la fondazione di Roma e dell’Impero di Augusto valori storico-politici agli occhi di dante che vede nella ricostituzione dell’Impero l’unica possibilità di ristabilire l’ordine morale e politico nella cristianità. Eneide è il poema sacro del mondo classico di cui la Commedia aspira a ereditare ruolo e primato nell’era volgare. L’altro aspetto, quello letterario: il capolavoro virgiliano fornisce spunti e immagini poetiche. molti mostri e demoni infernali, elementi della geografia dell’oltretomba-sesto libro dell’Eneide, dove si racconta della discesa di Enea nell’Ade guidato dalla Sibilla. Innumerevoli, infine, sono le citazioni: ad esempio, quando Dante rincontra Beatrice sulla cima deI purgatorio pronuncia le stesse parole con cui didone afferma il suo amore per enea La menzione a san paolo fa invece riferimento alla seconda epistola ai corinzi dove l’apostolo dice di essere stato rapito dal cielo. Dante ha presente la visio pauli del 5 sec dove si racconta come il santo è stato condotto all’inferno dove anime dannate secondo le varie pene e quindi all’eden dove assiste alla processione di maria preceduta da patriarchie profeti. Altra visione famosa è quella di alberico da montecassino del 12 sec dove il protagonista viaggia nell’aldilà guidato da san pietro che gli mostra i castighi infernali, il paradiso terrestre in cima a un monte e i cieli dei beati. Tali opere in prosa latina divulgate a un pubblico incolto con funzione edificante fanno parte della tradizione culturale. Le analogie con la commedia sono riconducibili a un patrimonio di immagini della cultura medievale Romanzo nel 13 sec si sviluppano le visioni allegoriche, poemetti in volgare in cui il protagonista narra in prima persona un viaggio allegorico-didattico in forma di sogno-immaginazione, il più celebre è il roman de la rose da cui deriva il fiore. Anche il tesoretto a cura di brunetto latin era l’inizio di un viaggio allegorico con l smarrimento nella selva ma questi poemi sono meno complessi e non hanno una consistenza storico-biografica Commedia si spinge oltre la tradizione latina-visiones e quella dei poemetti allegorici in volgarePoema sacro senza precedenti che ripropone messaggio delle sacre scritture riprendendo molteplicità di livelli e significati Il primo canto-proemio racconta l’inizio del viaggio oltremondano. Nel mezzo della vita dante si ritrova nella selva oscura dopo aver smarrito la diritta via, in preda alla paura si dirige verso la sommità del colle illuminato dal sole nel quale riconosce una possibilità di salvezza. Il cammino ostacolato dall’apparizione di tre fiere: lonza, leone e lupa che lo respingono nell’oscurità. In soccorso del viator sopraggiunge poeta latino virgilio che gli comunica la necessità di 40 compiere il viaggio oltremondanonon è chiaro se sia esperienza realmente vissuta o esperienza mistica, dante pieno di sonno ma non specifica se sono della coscienza o se stesse dormendo, paesaggio appare privo di consistenza, ridotto a elementi essenziali, con coordinate spazio-temporali minime Sovrasensi di carattere simbolico-allegorico, selva rappresenta la condizione di smarrimento del peccato, la diritta via quella cristiana del bene, il colle il simbolo di salvezza. Le tre fiere rappresentano le tre tentazioni diaboliche che possono impedire il raggiungimento della salvezza: lussuria superbia e avidità. La narrazione è densa di allusioni e riferimenti intertestuali sia alle sacre scritture sia alla letteratura classica che caricano il testo di ulteriori significati. Primo verso è citazione biblica di re ezechia gravemente malato viene salvato in punto di morte da dio, l’immagine della selva del peccato rimanda alle confessioni di sant’agostino, quella della diritta via alle parole di cristo nel vangelo di giovanni, l’angoscia che si rinnova nel cuore di dante nel raccontare lo smarrimento nella selva rievoca quella provata da enea nel narrare l’ultima notte a troia, le tre fiere alludono alle tre belve mandate da dio per punire gli uomini in geremia Allegoria è un procedimento proprio della cultura medievale, riconoscere significati altri rispetto a quelli espressi nel testo. Nell’epistola 13 a cangrande della scala questo aspetto del poema viene spiegato in modo articolato. Come le scritture la commedia è polisemica ovvero presenta diversi livelli di senso. Non vuol dire che i tre livelli di senso- allegorico, morale e analogico siano sempre presenti tutti assieme, altrimenti sovrainterpretazione che forza il testo. Il rapporto traa figura e figurato non è di ordine convenzionale e arbitrario ma stabilito sul piano della realtà narrativa: dante è un umano che mal viveIntera umanità, virgilio è un eroe della ragioneragione stessa, beatrice è una santagrazia o teologia, ad esempio di fronte alle porte di dite dove virgilio viene respinto dai demoni rendendo necessario l’intervento di un nesso celeste va considerato come la ragione che da sola non può prevalere sul male Protagonista è un io cristiano che narra in prima persona la sua esperienza esistenziale, confessioni di sant’agostino- storia di traviamento e conversine che costituisce l’archetipo dell’autobiografismo cristiano, agostino viene citato nel convivio per giustificare la scelta autobiografica del parlar di sé solo quanto comporta grandissima utilidade per via di dottrina. Io complesso, importante distinguere - dante auctor che racconta in qualità di narratore onnisciente il viaggio come esperienza vissuta e conclusa, in tali versi dante può intervenire per marcare l’irriducibile difficoltà di riferire ciò che ha visto o tenere viva l’attenzione - dante viator che è protagonista del viaggio, la cui prospettiva che è quella che prevale nella narrazione è interna al racconto e muta con il progredire della narrazione distinzione incomprensibile a dante stesso che si sforza di rinsaldare la propria identità con il protagonista del viaggio, ribadire la veridicità del suo racconto tramite l’emozione rivissuta in cui dante autore rievocando un evento afferma di risperimentare la stessa emozione provata allora la dimensione autobiografica di impone da subito, a fondamento del viaggio ci sono le figure appartenenti alla vita e alla formazione intellettuale di dante. Beatrice gli ha concesso di visitare i regni oltremondani e invita virgilio a correre in suo aiuto, è lei che lo accoglie in cima al purgatorio e lo guida in paradiso dopo averlo rimproverato per aver ceduto alla seduzione delle cose mondane dopo la sua morte. Ad accompagnarlo prima era virgilio a cui ha dedicato lungo studio e grande amore, numerosi sono amici e concittadini come il maestro brunetto per cui dante si commuove nonostante sia tra i sodomiti, il musico casella, l’amico forese donati. Numerosi sono anche i riferimenti alla vita del poeta, dalle profezie post eventum riguardanti l’esilio al ricordo della partecipazione all’assedio di caprona fino ad aneddoti minori nella stessa esperienza autobiografica risiedono le ragioni del percorso di redenzione, dante personaggio intende essere dante alighieri in carne e ossa, le fiere che incontra sono i vizi che hanno rischiato di perderlo, le stesse reazioni del viator di fronte ad alcuni peccati nell’inferno e purgatorio riflettono la vicenda etica dell’autore rivelando l’urgenza di espiazione, poeta passionato, riconosce i peccati come propri, così la pietà che dante manifesta nei confronti di alcuni dannati come i lussuriosi paolo e francesca esprime il rimorso di essersi macchiato della medesima colpa. Ma dante personaggio vuole al tempo stesso essere qualsiasi uomo, ogni uomo deve riconoscere la propria vicenda terrea, emanciparsi dai propri vizi e aspirare alla ricompensa divina. Tuttavia a differenza di quello che succederà con petrarca che sulla scia di agostino offrirà la propria storia di traviamento e salvezza a titolo esemplare l’esperienza dantesca non richiede una vera e propria 41 identificazionesolo il poeta è colui che in virtù del suo ingegno e fede ha avuto il privilegio di vedere cose straordinarie per trasmetterle all’umanità e condurla alla salvezzamissione salvifica Dante è quindi poeta e profeta-Nella cultura medievale questi ruoli non sono alternativi, dantte nella commedia assume un’attitudine profetica con le profezie post-eventum riguardanti eventi biografici o storici già verificatisi al momento della composizione oltre che le profezie sull’avvento di un salvatore, verosimilmente un imperatore indicato come veltro e cinquecento diece e cinque che giungerà in soccorso dell’umanità. Il poeta si fa investire della missione profetica in una serie di incontri cruciali: bea sulla montagna del purgatorio, dall’anima del suo avo cacciaguida in paradiso e da san pietro che gli affida le sue verità provvidenziali perché le riveli al mondo corrotto. Non è inverosimile pensare che dante ritenesse la propria parola poetica come quella dei profeti biblici intimamente ispirata dallo spirito santo Confronto con tradizione filosofica e teologica, rielabora le soluzioni del pensiero antico e medievale riguardo alla gerarchia dei peccati e dei meriti ma affronta le questioni filosofiche del suo tempo a partire da quelle essenziali per la salvezza: la predestinazione della grazia, il libero arbitrio, la natura, le funzioni dell’anima umana, i limiti della conoscenza razionalepersonale sincretismo che segue l’intento di alberto magno e tommaso d’aquino di conciliare la fede cristiana con la filosofia di aristotele riscoperta a partire dall’11 secolo grazie a traduttori e commentatori arabi come avicenna e averroè. Dante chiama aristotele maestro di coloro che sanno e lo raffigura tra gli spiriti magni del nobile castello del limbo Tensione e passione alimentano la tematica politica nel suo oscillare tra l’indignazione per lo stato di degenerazione presente e la strenua fiducia in un imminente intervento provvidenziale che restaurerà l’ordine sociale e politico. Denuncia le lotte municipali, la rapacità dei monarchi francesi, le ingerenze della chiesa corrotta, l’ignavia degli imperatori tedeschila questione politica non è solo un problema ideologico ma anche etico legato alla missione di fondo del poema di indicare la via per la salvezza universale Ciacco dannato tra i golosi preannuncia a dante il suo tragico destino di esule e imputa la discordia che dilania firenze alla sua caduta nei tre vizi capitali: la superbia, l’invidia e l’avarizia. In paradiso l’avo cacciaguida rievoca l’armonia, l’onestà e le virtù familiari e civili di un ideale. La corruzione e la decadenza di firenze riflettono una rovina morale e politica che oltrepassa i confini municipali e pervade l’intera penisola italiana abbandonata dalla casa imperiale tedesca nelle mani dei francesi angioini e in quelle del papato abbruttito dal potere temporale: ahi serva italia! Di dolore ostello,/ nave sanza nocchiere in gran tempesta:/non donna di province ma bordello. Di fronte a un inarrestabile sfacelo la strenua fede del poeta esule in un superiore disegno divino sembra quasi incrinarsiInquietudine che si insinua in ogni grande visione utopica quale quella dantesca di un mondo illuminato da due soli: un imperatore immune da cupidigia in grado di amministrare giustizia con perfetta equità, garante della felicità naturale e un papa disinteressato alle cose terrene e ispirato da dio nella sua missione spirituale, garante della felicità terrena Il viaggio oltremondano è anche un viaggio letterario in cui dante ripercorre la sua formazione d la sua storia di poetaIntertestualità e continuo confronto con le pratiche dell’imitatio e allusione con amati auctores latini e volgari ma anche piano esplicito della costruzione narrativa: scalta di virgilio come guida, anime di poeti con cui si ferma a dialogare. A dante preme pronunciare una parola definitiva circa il proprio ruolo e primato all’interno della più altra tradizione letteraria volgare Nel quarto canto dell’inferno dante procedendo attraverso il limbo vede un gruppo di anime distinte che li accolgono onorando il poeta latino, sono i rappresentanti della bella scola dei poeti antichi retta da omero segnor del’altissimo cantoomero-poeta sovrano e massimo epico dell’antichità di cui però non aveva che una conoscenza minima e frammentaria solo grazie a testimonianze indirette, orazio autore delle satire apprezzate per significato didattico- morale, ovidio dopo virgilio il poeta più celebre e influente in età medievale, lucano, virgilio. Manca tra i modelli epici stazio che dante incontrerà nel purgatorio immaginandolo convertito al cristianesimo. Tutti i poeti accolgono dante nella loro schiera, sesto tra cotanto senno, unico e degno erede della tradizione classica. Dante non rinuncia a dialogare di poesia con gli spiriti poeti d’amore contemporanei, italiani e provenzali riprendendo questioni e polemiche della sua militanza stilnovista e offrendo una rilettura della storia della lirica amorosa, nel 24 canto del purgatorio tra golosi dante incontra bonagiunta poeta lucchese di vocazione lentiniana che lo riconosce come autore della canzone donne ch’avete intelletto d’amore. Scambio significativo per 42 delle confessioni e apre il libro su una pagina a caso, punto in cui agostino rimprovera gli uomini che spendono il proprio tempo ammirando le cime dei monti e le altre immensità della natura invece che guardare dentro di sé. Le mille strade in cui gli uomini si disperdono sono le false scorciatoie, i vani spettacoli sono i paesaggi esteriori in cui la sua vista si smarrisce->necessità della scoperta di un paesaggio interiore, i problemi di un uomo che si confronta con le proprie contraddizioni. L’uomo è vittima delle proprie debolezze, desideroso di liberarsi dalle preoccupazioni mondane ma incapace di farlo, consapevole delle inarrestabili fluttuazioni tra le passioni peccaminose della carne e l’aspirazione alla redenzione. A differenza di agostino la conversione di petrarca non è mai definitiva, tentativo di approssimazione a dio sempre insufficiente Nei primi anni del 1337 petrarca visita roma e rimane impressionato dalla bellezza delle sue rovine, tracce di una storia illustre, primi interventi in cui esorta il papa benedetto 12 a riportare a roma la curia pontificia, prende posizione pubblicamente intorno alla cattività avignonese, tema cardine del suo impegno politico. Roma è la culla della grande poesia degli antichi, è la città simbolo della virtus politica e luogo dal quale avviare la restaurazione dei perduti valori moralimito di rifondazione del prestigio culturale e politico della roma classica. Fin dagli anni 30 il rapporto con avignone va quindi deteriorandosi e petrarca la considera la moderna babilonia dominata dal vizio. Il 1337 si trasferisce a valchiusa poco distante da avignone, rifugio tranquillo in cui ripararsi dalle occupazioni mondane per dedicarsi alla riflessione e agli studi. Petrarca costruisce una mitologia di questa dimora elettiva sorgente di ispirazione e luogo di solitudine intellettuale. Nei poseritati dichiara che è in quest’eremo che concepisce o inizia gran parte delle sue opere. La sua reputazione come uomo di cultura si deve inoltre soprattutto al prestigio della sua biblioteca-la più ampia collezione privata di manoscritti mai assemblata. Ricerca di opere da raccogliere come testimonianze della cultura del passato che il moderno intellettuale deve studiare per comprendere e conservare la civiltà e intrattenere un colloquio con testi e con autori antichi: classici come modelli da cui trarre esempi virtuosi e tramite cui conoscere meglio se stesso e la storia dell’umanità. L’umanesimo di petrarcaapproccio scientifico ai testi, comprensione della loro problematicità storica come condizione per istaurare con il passato un rapporto vitale, un dialogo fecondo. Lavoro sui codici, numerosissime postille ai margini dei testi con commenti, rimandi intertestuali e puntualizzazioni, petrarca si preoccupa di procurarsi sempre più copie di una stessa opera per confrontare diversi esemplari: pionieristico atteggiamento filologico che compie per esempio nell’operazione di restauro degli ab urbe condita libri di tito livio assembland tutte le deche allora conosciute prelevandole da codici diversi e collazionando ed emendando erroriprima edizione critica della storia della filosofia Intento simile con manoscritto ambrosiano dove vengono raccolte le principali opere di virgilio corredate dal commento di servio, a queste si accompagnano l’achilleide di stazio, l’ars maior di donato e alcune odi di orazio, manoscritto che poi petrarca porterà con se nei suoi spostamenti e postillerà per tutta la vita come un diario personale tanto è vero che nelle carte di guardia scrive epitaffi per la morte di laura nel 1348, per quella del figlio giovanni e di altri amici-esempio di forma di dialogo privato con cui dante concepiva lo studio dell’antichità Tra il 1338-1339 a valchiusa lavora sulle sue prime opere latine: il poema epico in esametri africa, dedicato alla seconda guerra punica e alla figura di scipione l’africano, la raccolta di biografie esemplari de viribus illustribus che raccontava le vite dei più famosi condottieri romani. Emulazione di virgilio e livio è evidente: le due opere sono quasi complementari, il de viris offre le coordinate storiografiche per inquadrare gli eventi dell’africa. Petrarca intende presentarsi come rigoroso cultore dell’antichità classica esaltando la roma repubblicana e gli eroi che l’hanno fatta grande. Il primo settembre 1340 riceve contemporaneamente due inviti a essere insignito della laurea poetica - dal senato di roma a nome del re di napoli roberto d’angiò e dietro la mediazione dei colonna, roma è città simbolo del mondo classico, culla della civiltà che petrarca intende far rivivere. capo del mondo e regina delle città - dallo studium di parigi, capitale della cultura accademica medievale, sede dell’università da cui la filosofia scolastica si è propagata in tutta europa, cultrice degli studi del tempo evento inconsueto per l’opera, momento fondativo per la sua fama internazionale. La scelta ricade su roma per amore della patria, rispetto del passato, e per il fatto che in italia risiedeva re roberto d’angiò, l’unico per petrarca degno di esaminarlo, importante valore ideologico, valore universalistico. La scelta consente a petrarca di porsi come erede della poesia latina e ideale prosecutore dell’antica civiltà romana 45 dopo tre giorni a napoli dove viene esaminato da re roberto e discute con lui le parti allora composte dell’africa, l’8 aprile in occasione di pasqua del 1341 viene incoronato poeta in campidoglio. Legge la collatio laureationis che è una autoinvestitura, la sede mistica dei poeti è da tempo abbandonata e spetta a lui depositario del sapere antico rinnovarne la memoria e conquistare l’immortalità della gloria petrarca si stabilisce quindi un anno a parma ospite di azzo da correggio dove riprende a lavorare all’africa poema epico incompiuto. Dei dodici libri previsti su modello dell’eneide ne compone nove con squilibri e lacune, continue revisioni dal 1338 al 1353 e la conversione alla nuova idea di poesia lo vedono diviso tra l’ambizione di completare l’opera e l’incertezza del suo valore sia letterario sia etico. Nonostante l’insistenza di molti amici tra cui boccaccio non consentirà mai alla diffusine in vita. I modelli sono gli autori della stagione augustea, livio e virgilio - livio offre lo sfondo storico su cui ambientare la narrazione - virgilio modello di epica classica, es storia d’amore di massinissa e sofonisba è esemplata sulla vicenda di enea e didone 1-2 Ispirati dal somnium scipionis di cicerone. Il padre e lo zio di scipione morti durante la prima guerra punica appaiono in sogno all’eroe predicendogli le sue vittorie e la futura gloria di roma 3-4 Rievocazione della storia di roma e elogio delle imprese di scipione 5 Relazione amorosa tra re numida massinissa successore di siface e alleato di roma e sofonisba moglie di siface che intanto si era alleato con cartagine. Il matrimonio tra i due è osteggiato da scipione che convince il re ad avvelenare sofonisba perché possa salvarsi dall’umiliazione della prigionia romana 6 Sofonisba discesa negli inferi tra le vittime d’amore e racconto della partenza di annibale per l’italia con morte di magone, fratello del condottiero cartaginese 7-8 Eventi dal primo incontro di scipione e annibale alla battaglia di zama fino al ritorno di scipione in patria 9 Roma, scipione dialoga con il poeta ennio che gli riporta la visione profetica di petrarca che sarà chiamato a cantare la gloria dell’eroe, il libro si conclude con la descrizione del trionfo di scipione a roma e la dedica alla tomba di re roberto d’angiò morto nel 1343 Interesse petrarchesco per la classicità è unito allo spirito cristiano, il classicismo petrarchesco consiste nella ricerca di ciò che è umano e comune a tutte le genti di fronte ai movimenti dell’anima. All’altezza della composizione dell’africa queste riflessioni sono implicite e solo negli anni successivi acquisteranno l’aspetto di un manifesto ideologico. Vi è il nerbo essenziale dell’umanesimo in petrarca-il recupero dell’antico è l’altra faccia di un cristianesimo più aperto, l’uno fornisce risposte alle interrogazioni dell’anima umana, l’altro è pronto ad assorbire in sé e comprendere nel disegno della rivelazione la virtus pagana De viribus illustribus cominciato nel 1338 contemporaneamente all’africa prevede inizialmente le biografie di 23 condottieri romani, da romolo a catone il censore passando per i primi re di roma e vari militari e uomini politici di età repubblicana tra cui spicca scipione africano. Le notizie provengono in massima parte da livio modello per modalità di narrazione e per la scelta dei fatti nonché la concezione moralistica della storia. La scelta dell’età repubblicana rispecchia la prospettiva ideologica di chi non crede in una continuità dell’istituzione imperiale ma risale alle origini del mos maiorum, valori etici e politici trasmissibili nel presente: attaccamento alla patria, sacrificio, uso virtuoso del potere e della forza Nei primi anni 50 ne modifica l’assetto e la galleria romana viene proiettata all’indietro con l’aggiunta di altre 12 biografie da adamo ad ercole con altri personaggi biblici, muta la prospettiva di fondo e alla storiografia liviana si associa una riflessione morale di agostino che aveva mostrato a petrarca la via per leggere la storia universale nel piano provvidenziale della storia del popolo di dio. Anche il de viribus rimane incompiuto e petrarca continua a lavorarci fino a maturità soprattutto alle vite a cui teneva di più: quella di scipione con 3 redazioni e quella di giulio cesare che nel 1366 diventa un’opera autonoma intitolata de gestis cesaris Dopo un soggiorno di un anno presso la corte di azzo a parma nel 1342 torna ad avignone e comincia la stesura dei rerum memorandarum libri che prosegue nel suo secondo soggiorno a parma nel 1345, l’opera presenta un momento di passaggio dai primi libri romani alla svolta morale, raccolta ordinata sul modello dei factorum e dictorum memorbilium di valerio massimo in cui si espongono gli aneddoti relativi ai personaggi illustri del passato e del presente. I fatti sono suddivisi sulla base delle quattro virtù cardinali (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. Ogni virtù è a sua volta suddivisa in diversi argomenti. Per ciascuno sono offerti exempla provenienti dal mondo 46 antico ed exempla moderna che costituiscono elemento di novità e tra cui spicca re roberto come modello di studio e dottrina, dell’ambizioso progetto iniziale ultimata solo una minima parte, petrarca abbandona l’opera nel 1345 quando i visconti e i gonzaga assediano parma costringendolo a fuggire. I suoi interessi si spingono poi altrove e abbandona il genere didascalico Forte cambiamento di prospettiva nella produzione petrarchesca. Al 1343 risalgono due avvenimenti traumatici, muore re roberto d’angiò re di napoli e il fratello gherardo entra nell’ordine dei certosini. Emergono con forza maggiore le inquietudini, riesame dei miti che avevano caratterizzato il suo impegno intellettuale- studio degli antichi e desiderio di gloria- nuova preoccupazione morale. L’idea della morte che incombe su ogni uomo, la fugacità del tempo diventano temi importanti. La radicalità della scelta di gherardo e la sua rinuncia al mondo scatenano una riflessione sul valore effimero di ciò a cui si è consacrato. interrogazione di sé, meditazione sul senso dell’esistenza Alla fine del 1345 petrarca è di ritorno in provenza, a valchiusa scrive una prima versione del trattato de vita solitaria che poi arricchisce di aggiunte per oltre due decenni, nel primo libro ideale di una vita appartata viene difeso con esposizione in forma di trattato filosofico a cui si allega nel secondo libro una serie di exempla di vita solitaria di cristiani e pagani. Modello di organizzazione della materia è ancora quello dei rerum memorandarum ma diversa è la prospettiva, controfigura cristianizzata, fondamento cristiano. Solo in un fondamento che preveda la rivelazione di cristo e su essa fondi ogni precetto etico l’antica sapienza pagana si invera e acquista valenza universale. Il primo libro di impostazione sapienziale pone le condizioni di esistenza del secondo che ne presenta la realizzazione Temi portanti: solitudine, dedizione completa alle lettere, studio degli antichi e coscienza del valore effimero e transitorio elle cose del mondo e l’anelito verso dio, memoria come unica modalità di vivere il presente rispetto all’inesorabile passare del tempo e percezione di sé come forma di conoscenza del mondo sono i nuclei di senso dopo la svolta morale che vanno interpretati in rapporto con la passione amorosa per laura Sugli stessi temi è incentrato de otio religioso iniziato nel 1347 in seguito a una visita al fratello gherardo nel monastero di montrieux, anche il de otio attraversa diverse redazioni fino agli anni 50. La struttura è la stessa del de vita solitaria, temi: ritiro meditativo e vita appartata ma in senso cristiano, apologia della vita monastica consacrata alla contemplazione e all’ascesi. La forma è quella del sermone a commento del versetto biblico vacate et videte, invito di dio al popolo di gerusalemme a liberarsi dagli affanni e guardare al bene celeste, citazioni sia bibliche, sia patristiche, sia classiche, sintesi tra sapienza antica e verità cristiana. Titolo mette insieme il concetto pagano dell’otium e il suo inveramento cristiano. Emancipazione dalle tentazioni mondane che corrompono il corpo e lo spirito solo al patto che il monaco combatta la sua umana debolezza e resista agli assalti dei vizi, la lussuria soprattutto, inesausta meditazione sulla morte che sola può consentirgli di liberare l’anima. Meditatio mortissintesi pagano cristiana, il precetto pagano conosci te stesso ha un fondamento parziale in un orizzonte senza dio, la conoscenza di dio e l’avvertimento del dolore e del sacrificio di cristo consentono di realizzare il precetto in quanto solo la salvezza dell’anima acquista senso Il 1347 è un anno di cambiamento nei rapporti petrarca-potere, la protezione dei colonna insufficiente per le sue ambizioni di libertà e prestigio e giudizio sulla curia papale sempre più negativo: già il soggiorno parmense simbolo di affrancamento e ricerca di indipendenza economica. Nel giugno 47 cola di rienzo sta realizzando a roma la restaurazione repubblicana e il 20 maggio 47 convoca un’assemblea popolare in campidoglio e fa approvare una nuova costituzione che consegna il governo della città nelle mani del popolo romano, la rivoluzione ha una portaa tale da costringere i baroni almeno all’inizio alla resa e dissuadere il papa da resistenza. Petrarca scrive un’appassionata lettera a cola di rienzo e al popolo romano, ideale di rinascita di roma e restaurazione degli antichi ordinamenti che assicuravano al popolo la libertà e l’indipendenza da ingerenza straniera Utopia repubblicana, petrarca vede compromettersi il suo rapporto con i colonna ostili a cola e si rende conto che la presa del potere del tribuno allontana la sua speranza di vedere il ritorno del papato a roma, l’appoggio di petrarca vacilla quando viene a sapere che cola cerca l’alleanza di re luigi d’ungheria. Rottura definitiva nel novembre del 1347 quando la sconfitta militare inflitta dall’esercito dei colonna segna il fallimento dell’impresa repubblicana. La caduta di cola di rienzo distrugge il sogno di petrarca della rinascita romana ma la sua esposizione al conflitto lo porta alla rottura con i colonna, petrarca lascia la provenza per l’italia e soggiorna tra verona e parma dove è nominato canonico della cattedrale ed entra in contatto con luchino visconti, signore della città. 1346-1348 compone la parte sostanziale delle dodici egloghe del bucolicum carmen la cui elaborazione si protrae vent’anni, il modello è quello virgiliano delle bucoliche con contenuti però in gran parte nuovi per genere pastorale. 47 umano rispetto all’eternità del regno di dio. Se il tempo è consumazione universale, se il soggetto sente che ogni cosa viene meno allora la scrittura serve ad affidare alla memoria ciò che irrimediabilmente va perdendosi: l’immagine di sé. Di fronte alla tragedia della peste petrarca fa un bilancio di cosa salvare dal naufragio della memoria. Casse di lettere che andranno bruciate ma petrarca crede di poter ravvisare una testimonianza con cui appropriarsi del passato, ricostruire il movimento esistenziale tramite interlocutori chiamati a custodire un pezzo di coscienza. Molteplicità dell’esperienza asse portante del travestimento letterario perché riflette la varietà degli stati d’animo. Varietas elemento costitutivo, ultima lettera indirizzata di nuovo a socrate si apre con la definizione del libro delle mie cose familiari di vario contenuto e stile, tutto viene quindi convogliato in questa trasfigurazione letteraria in cui gli elementi si rispondono reciprocamente alternando confessione personale e trattazione colta- esemplare. Testimonianza di una vita passata tra le tempeste non riuscendo a gettare l’ancora in nessun porto. Immagine dell’autore naufrago lontano dalla tranquillità del porto e soggetto ai rivolgimenti del tempo è quella che regge le familiares. Al primo libro è dedicato ai turbamenti della formazione giovanile corrisponde il libro24-l’ultimo che si apre con la lettera sulla fuga del tempo e si sviluppa con missive indirizzate ai principali autori della antichità- cicerone, seneca, varrone, quintiliano, livio, asinio pollione, orazio, virgilio e omero. Realizzazione più compiuta del colloquio con gli antichi da sempre ricercato, petrarca esibisce la sua biblioteca ideale, gli autori che hanno determinato la sua formazione, ideale di continuità con l’opera di questi auctores. Le lettere in prosa alternano quelle in versi ma le lettere in versi vengono riunite in un'altra grande raccolta-le EPYSTOLE che viene dedicata al napoletano barbato da sulmona, progetto quindi parallelo a quello delle familiares, raccolta di 66 lettere in esametri suddivise in 3 libri. Architettura delle epystole è meno coerente, più composita e variegata, dall’epistola proemiale l’intento è quello di far conoscere gli affetti dell’animo attraverso avvenimenti e circostanze biografiche. Il medesimo principio motiva la varietas relativa a toni e contenuti. I componimenti hanno genesi e occasioni diverse, dalla morte della madre alla poesia patriottica ad italiam scritta all’abbandono definitivo di avignone nel 1353, brevi comunicazioni personali, perorazioni destinati ai papi benedetto 12 e clemente 6 per il ritorno della sede papale a roma. L’epistola 14 a se stesso è un’analisi interiore, dialogo dell’io lirico con la propria anima perché si rechi in salvo dal dissidio tra paura della morte e compiacimento delle lusinghe del mondo terreno. Petrarca scrive in questi anni altre lettere che raccoglierà solo più tardi tra il 1359 e il 1361 tutte dedicate alla polemica antiavignonese, satira contro la corruzione dei costumi delle gerarchie ecclesiastiche e dei papi francesi sotto il titolo di SINE NOMINE per proteggere autore e destinatari, prova dello sperimentalismo linguistico petrarchesco qui volto all’ironia, alla deformazione grottesca e all’invettiva, numi tutelari dei satirici latini e dei libri dei profeti Le scelte e le opere della maturità: le seniles e i de remediis Tra 1351 e 1353 primo soggiorno in provenza ma rapporto conflittuale con papa innocenzo 6 prigionia i cola di rienzo ad avignone mettono petrarca in una posizione politica imbarazzanteradicale messa in discussione delle scelte fatte, decide di trasferirsi dalla provenza in italia. Trovare protezione che garantisca indipendenza e libertà di studi, decide di stabilirsi a milano presso i visconti dopo l’invito insistente dell’arcivescovo giovanni. Dure reazioni da parte degli amici fiorentini e in particolare di boccaccio che lo accusa di essersi asservito alla tirannia nemica di firenze abdicando al ruolo di libero intellettuale. In realtà libertà d’azione che se lo tiene impegnato con attività pubbliche gli consente comunque di lavorare alle sue opere. Petrarca rimane a lungo a milano con frequenti spostamenti e un breve soggiorno veneziano, ultimo decisivo spostamento lo porta in veneto, nel 1368 petrarca si stabilisce a padova sotto la protezione di francesco 1 da carrara che gli fa dono di un rifugio ad arqua sui colli euganei, in questo rifugio nascono gli ultimi progetti letterari Inaugura una nuova raccolta epistolare: le SENILES . la lettera proemiale all’amico francesco nelli soprannominato simonide è datata 1361, quella conclusiva è del 1374, entrambe inviate da padova. Interrotto il libro delle familiares dopo la morte del dedicatario socrate petrarca decide di raccogliere l’epistolario dell’ultima parte della sua vita in un’opera di 17 libri contenenti 127 lettere, impianto trattatistico su temi politici o polemiche culturali ma temi principali: vecchiaia e la morte, rendiconto della sua quotidianità di senex che dispensa sé stesso come exemplum di una amara saggezza. Lettera autobiografica a guido sette arcivescovo di genova (sen X) il più dettagliato resoconto che petrarca abbia lasciato della sua vita, più approfondito della lettera a posteritati che doveva chiudere le seniles. al 1370-1372 risalgono gli ultimi interventi, non sarà mai conclusa, eventi si arrestano al 1351. 50 Nelle seniles politica ha un ruolo importante. Lettere come la 7° a papa urbano 5 che nel 1367 porta la curia papale a roma per tre anni, la 14° a francesco 1 da carrara a cui indirizza una sorta di trattato in forma epistolare sul governo cittadino. A boccaccio vome la 6° dove petrarca difende la scelta di stabilirsi presso i visconti e la 17° in cui dopo un invito di boccaccio a riposarsi dalle fatiche letterarie petrarca risponde con un testamento intellettuale. La 17° 3 è la traduzione in latino della novella conclusiva del decameron, la griselda, attenua le asprezze e le ambiguità ideologiche esaltando l’aspetto didascalico moraleggiante e facendo della storia dell’eroina boccaccesca modello di virtù. Petrarca aveva infatti ricevuto in dono nel 1373 una copia del capolavoro dell’amico. Tra il 1366-1367 anni delle seniles petrarca porta a termine anche i de REMEDIIS UTRIUSQUE FORTUNAE ultima grande opera morale avviata a milano nel 54. Libro dedicato al tema della libertà di esercitare la virtus realizzando la propria essenza in maniera autonoma rispetto alla fortuna-forza che cade fuori dalla volontà. Ricerca dell’uomo di scoprire in sé nella sapienza e nella norma morale l’antidoto alle agitazioni esterne. Trattato diviso in due libri per un totale di più di 100 capitoli 1- ogni capitolo è un dialogo tra la ragione umana e le allegorie di gioia e speranza, le passioni umane determinate dalla fortuna propizia, si tratta della virtù, sapienza, titoli di studio, speranza nella vita eterna, la ragione interviene per correggere eccessi di ottimismo di gioia e speranza, riflettono su precarietà delle gioie nel mondo 2- dialoghi tra ragione e dolore e paura, passioni di fronte all’ostilità della fortuna, si tratta di vecchiaia, tristezza, miseria, dolore del corpo, morte. considerazione dei limiti della condizione umana e il dovere dell’uomo di superare il carattere transeunte delle passioni. Sintesi tra etica pagana e fede cristiana, la prima chiede di individuare in sé il proprio centro e verità per affrancarsi dalla fortuna, la seconda implica il mistero della morte e del dolore e riconosce che il soggetto non può liberarsi dalle passioni ma può indirizzare il desiderio e le passioni dai beni terreni all’unico bene trascendente. Nella prefazione del secondo libro trattazione sul tema della lotta perpetua-madre natura non generò nulla senza lite e offesa, unica legge universale è il distruggersi a vicenda, scontro tra cose corrisponde allo scontro interno dell’animo dell’uomo Il conflitto interiore dell’animo fluttuante è nucleo del dialogo, sentimenti antitetici turbano la pace dell’anima, guarigione risiede nel sottrarsi alla molteplicità e consegnarsi all’unico bene ma come accade nel secretum la guarigione è differita nel futuro, non si presenta mai come possesso sicuro. Sceglie di restare dentro la contraddizione Un umanesimo cristiano: le polemiche Genere della polemica filosofica, al centro avversione verso aristotelismo, paradigma filosofico dominante nel mondo universitario europea nella speculazione logico-dialettica e delle scienze naturali, rivendica l’etica come unica vera filosofia. I modelli di riferimento sono lo stoicismo per il quale la filosofia deve insegnare la retta maniera di vivere e l’etica agostiniana che indirizza l’azione dell’uomo verso la felicità svincolata da conoscenza ma custodita nella virtù e illuminata da grazia divina Scritti polemici nel ventennio 1352-1371 prendono le mosse da controversie reali: - quattro invettive contro i medici, malattia di papa clemente 6, petrarca gli scrive una lettera invitandolo a diffidare dei medici, risposta indispettita di uno dei medici papali, petrarca replica con quattro libri di invettive (1352- 1353) dove condanna la medicina come ars mechanica che si prende cura del corpo e non dell’anima e quindi indegna di rientrare tra le arti liberali. Il primato tra queste spetta alla retorica e all’eloquenza cioè alla poesia come forma più pura di conoscenza che esprime contenuti spirituali e guarisce l’animo mediante la cogitatio mortis - nel 1355 scrive l’invettiva contro gli uomini di potere ma senza conoscenza né virtù rivolta al cardinale jan de caraman che lo accusava di aver cercato ospitalità presso la tirannide viscontea e petrarca risponde difendendo il suo ruolo di intellettuale che cerca di mantenere la libertà interiore che garantisce indipendenza da qualsiasi potere - invettiva contro in tale che maledisse l’italia scritta a pochi mesi dalla morte nel 1373 dove risponde al teologo jean de hesdin che rivendica la superiorità culturale della francia sull’italia difendendo la legittimità della sede papale ad avignone. Replica ruota sulla gloriosa tradizione culturale che l’italia ha ereditato dall’antica civiltà romana in contrapposizione al barbarico popolo francese - tra il 1367 3 il 1371 compone sull’ignoranza propria e degli altri dove viene illustrata la sua concezione del sapere. Occasione fornita dalle visite nel soggiorno veneziano di quattro giovani aristotelici che rimangono delusi dalle posizioni di petrarca e lo definiscono uomo buono ma ignorante, petrarca rivendica la definizione di vir bonum, 51 indagine con ironia e invettiva sulla natura della conoscenza: primato dell’etica in quanto scienza dello spirito e cura dell’animo rispetto a quella scientifica che si limita a fatti esteriori spesso non verificabili con l’esperienza propria ma solo attraverso libri d’altri e la cui acquisizione non comporta un miglioramento concreto per la vita dell’uomo. L’argomentazione si fa radicale, definisce la stessa etica che trascende la dimensione teorica e abbraccia la vita pratica, la vera sapienza è coltivare lo spirito e esercitare virtùrivendicazione del valore filosofico e morale dell’ignoranza e della bontà in quanto espressione del cristiano consapevole dei limiti della sua conoscenza e disposto a sentire prima e più che a sapere. Aristotele non arriva alla conquista della verità a cui si erano approssimati platone, la filosofia stoica e quella cristiana, essere vir bonus nel cercare nella vita dello spirito la tensione verso la realtà trascendentale mai raggiungibile ma indirizza l’agire morale dell’uomo sulla terra petrarca tra latino e volgare petrarca divide la produzione in latino e in volgare, non smette di perfezionare le sue opere latine ma lavora anche alla sistemazione della grande raccolta dei fragmenta-canzoniere. A differenza di dante e boccaccio impegnati nella promozione del volgare petrarca non giustifica esplicitamente l’adozione all’idioma moderno. Bilinguismo petrarchesco è radicale. Il latino è la lingua sia della poesia sia della prosa, estesa a generi diversi, il volgare è riservato alla poesia, eminentemente letterario. Petrarca ostenta una bassa considerazione del volgare rispetto al latino che ritiene strumento per eccellenza della comunicazione scritta la scrittura in volgare ricopre un ruolo inferiore rispetto agli scritti in latino. Nella lettera fam 21 15 indirizzata a boccaccio dopo aver ricevuto da lui una copia della commedia con l’intenzione di difendersi dall’accusa di provare invidia nei confronti di dante e con l’obiettivo di rivendicare la sua autonomia di letterato petrarca concede a dante la palma della volgare eloquenza ma ribadisce la superiorità delle lettere latine sulle volgari richiamando a sé il primato dello stile più elevato Latino e volgare sono due codici ugualmente distanti dalla lingua d’uso comune, la differenza sta nel pubblico e petrarca esprime il suo sdegno verso il volgo ignorante che non sa apprezzare la cura formale della lingua poetica. Esule lontano dalla sua patria sente esigenza di affermarsi come letterato in una dimensione sovranazionalelatino mezzo privilegiato, esemplato sui grandi auctores e quindi dotato di prestigio certo. Non può ignorare la storia letteraria recente però che gli mostra (sopratt dante) le potenzialità del volgare, inserisce quindi il nuovo idioma in una tradizione molto più ampia che trova radici nella civiltà antica, comporre rime in volgare significa proporsi come continuatore di questa tradizione e di quella latina. Cura formale del canzoniere e delle terzine dei trionfi è simbolo dell’uso della lingua volgare come lingua regolata al pari della locutio artificialis latina. Scrivendo in latino poteva trasferire il suo dominio linguistico all’ideale classicista Rerum vulgarium fragmenta una delle opere più importanti per la tradizione letteraria europea. Disegno matura lentamente in parallelo alla ricchissima produzione di testi latini. Ai framenta petrarca riconduce tutti i testi volgar che compone negli anni in relazione alla passione per laura, raccolta e riordinamento di cui si parla nel secretum dove francesco promette ad agostino di disegnare un’immagine di sé accostando tasselli passati in un assetto esemplare, rientrano in questo progetto anche i grandi epistolari latini (familiares, seniles e epystole). La preistoria del libro è rappresentata dai numerosi testi (sonetti, canzoni, sestine) che petrarca compone fin dai primi anni 30 in una stagione dedicata ai progetti dell’africe e del de viris, testi in volgare nutriti dall’amore per laura o piegati all’omaggio di protettori e sodali. Composizioni si accumulano sparse tra le carte petrarchesce fino al momento in cui decide di unirle, storia di un’anima, vicenda tormentata di elaborazioni, riscritture, modifiche che va avanti per più di un ventennio. Primo progetto di ordinamento risale al 1342, si possono riassumere alcuni passaggi grazie al manoscritto vaticano latino 3196-codice degli abbozzi autografo di petrarca, codice di uso privato di 20 carte sciolte vergate di sua mano contenenti i componimenti trascritti in brutta copia e postille in latino relative alle date di trascrizione e correzione il vero e proprio progetto dei fragmenta comincia formarsi tra il 1347-1350, silloge assai più ampia di circa 150 componimenti mentre prima era di pochi testi, il libro perde il criterio tematico e assume un’organizzazione narrativa. Suddivisione dei componimenti in due parti, l’una precedente e l’altra successiva alla morte di laura avvenuta il 6 aprile 1348 a causa della peste. Il canzoniere si apre con il sonetto voi ch’ascoltate in rime sparse il suono. Il rerum vulgarium fragmenta diventa la raccolta di componimenti che narrano la storia d’amore per laura. Revisione memoriale del passato e tormento penitenziale nel presente, rapporto tra un prima da recuperare e di cui pentirsi e un dopo in cui raccogliere gli sparsi frammenti della propria anima per restituire unità 52 una pietà sí forte di me stesso, che mi conduce spesso ad altro lagrimar ch’i’ non soleva: ché, vedendo ogni giorno il fin piú presso, mille fïate ò chieste a Dio quell’ale co le quai del mortale carcer nostro intelletto al ciel si leva. Or ch’i’ mi credo al tempo del partire esser vicino, o non molto da lunge, come chi ’l perder face accorto et saggio, vo ripensando ov’io lassai ’l vïaggio de la man destra, ch’a buon porto aggiunge: et da l’un lato punge vergogna et duol che ’ndietro mi rivolve; dall’altro non m’assolve un piacer per usanza in me sí forte ch’a patteggiar n’ardisce co la morte. co la morte a lato 135cerco del viver mio novo consiglio, et veggio ’l meglio, et al peggior m’appiglio. contemporaneamente al secretum. Il mutamento del poeta è auspicato sulla base del tenace dissidio tra volontà e conoscenza. La percezione del tempo che passa, l’incalzare della morte impongono al poeta un esame di coscienza che dovrebbe condurlo a cambiare vita rinunciando alle passioni terrene e consacrandosi a nuovi valori ma l’amore e il desiderio della gloria gli impediscono la scelta risolutiva. Consapevolezza che l’immagine di laura è solo un fantasma che inganna ricordando la bellezza del cielo e che la gloria è passeggera ma i due sentimenti sono insopprimibili, rinascono più forti. Paradosso di un conflitto irrisolvibile, consapevolezza della vacuità delle passioni ma incapacità di affrancarsene. Dolore e vergogna per una vita condotta nella direzione sbagliata ma il piacere di questi nodi non lo libera Il dissidio rimane pur sapendo che la salvezza della sua anima dipende dalla riconquista di un autocontrollo: pur desiderando sottomettersi a una norma razionale non smette di nutrirsi del suo male. La guarigione è ancora una volta rimandata, preghiera alla vergine chiude i fragmenta, formulazione dubitativa, il finale del libro non è univoco, la condanna morale che deve sigillare il libro non convince petrarca Ambiguità consustanziale è dimostrata anche dalla canzone 360 quell’antiquo mio dolce empio signore dove contrasto tra amante-poeta e amore, dialogo che si svolge davanti al tribunale della ragione. Amore è accusato di aver negato la felicità all’io lirico privandolo della sua libertà e costringendolo alla fuga da sé e dagli altri. Amore risponde alle accuse rovesciandole e ribattendo che ha consentito al poeta di nutrire il cuore e l’intelletto conquistando la gloria con versi da lui ispirati. Conflitto tra amore sacro e amore profano. Amante lamenta che il sentimento carnale lo ha fatto allontanare da dio, amor rimprovera di non aver saputo riconoscere che quel sentimento e laura lo avrebbero condotto all’elevazione spirituale e alla redenzione. La ragione viene invitata a dare un giudizio che però non è altro che un’ulteriore diffrazione. Sembra quindi che queste due forze siano facce della stessa medaglia. Turbamento dell’ordine provvidenziale: è illusorio credere che una creatura mortale possa condurre alla salvezza perché sarebbe anteporre l’amore terrena a quello per diorinuncia all’armonizzazione delle due anime che inizialmente aveva provato a conciliare Il testo della conversione è il sonetto 365 i’vo piangendo i miei passati tempi, la dimora sulla terra è stata vana, non c’è che sperare sull’aldilà rimandando ancora una volta la conversione. La storia è tutta giocata sul rapporto tra presente-passato-futuro, alla successione dei componimenti è assegnato il compito di rappresentare il passaggio da una condizione all’altra, l’esperienza dell’amore per laura si colloca nel passato e riemerge alla memoria nel presente. L’attesa del futuro si concretizza nel pensiero ossessivo della morte: nel futuro c’è la fine e al futuro rimanda continuamente la possibilità di una conversione che sola può portare la salvezza. Il presente è invece il tempo della scrittura, scrivere è riportare alla memoria ciò che più non è, consegnare al futuro. Petrarca plasma il suo sentimento del tempo come agostino, passato e futuro possono essere pensati solo come esperienze emotive del presente, il passato come memoria, il futuro come attesa che sono fatti presenti. Tempo come qualcosa che non esiste fuori dal soggetto La vita fugge, et non s’arresta una hora, et la morte vien dietro a gran giornate, et le cose presenti et le passate mi dànno guerra, et le future anchora; e ’l rimembrare et l’aspettar m’accora, or quinci or quindi, sí che ’n veritate, se non ch’i’ ò di me stesso pietate, i’ sarei già di questi penser’ fòra. Tornami avanti, s’alcun dolce mai ebbe ’l cor tristo; et poi da l’altra parte veggio al mio navigar turbati i vènti; veggio fortuna in porto, et stanco omai il mio nocchier, et rotte arbore et sarte, e i lumi bei che mirar soglio, spenti. Uno dei sonetti esprime come né la memoria del passato né l’attesa del futuro portano a consolazione e nel presente della scrittura non è dato che riportare questa dialettica La vita fugge e non si arresta neppure un attimo, e la morte la segue a grandi passi, e il presente e il passato mi tormentano, così come il futuro; e il ricordo [del passato] e l'attesa [del futuro] mi angosciano, ora da una parte ora dall'altra, a tal punto che in verità io mi sarei già liberato da tutti questi pensieri [mi sarei ucciso], se non avessi pietà di me stesso. Ritorno a pensare se il mio cuore triste provò mai dolcezza [nel passato]; e poi, dall'altra parte [pensando al futuro] vedo la mia navigazione turbata dai venti; vedo il fortunale in porto e il mio timoniere [la ragione] ormai stanco, e rotte gli alberi e le sartie, e spente le belle luci [gli occhi di Laura] che ero solito fissare. 55 In mezzo ai due poli negativi passato-futuro si trova l’io lirico che patisce e registra il ricordo dell’antica dolcezza delle esperienze d’amore e la paura e l’attesa dell’esito del naufragio di una nave in mezzo alla tempesta senza la guida della ragione e senza una rotta sicura da percorrere, l’io lirico è all’interno del problema e non prefigura alcuna pacificante soluzione ma esprime solo la drammatica situazione Ristabilire la giusta scala di valori e trovare un porto tranquillo è possibile solo affidando la propria salvezza a dio e come nel finale della commedia a dio si può ascendere solo tramite l’invocazione alla vergine. La canzone 366 vergine bella che di sol vestita rappresenta l’esito di un percorso penitenziale, gli attributi di maria si sovrappongono infine a quelli di laura, subentro della caritas all’eros, la sostituzione dell’oggetto d’amore. Là dove non è riuscito ad arrivare con le sue forze il poeta spera che arrivi la vergine, ogni stanza è una implorazione. Pace è l’ultima parola del canzoniere a cui però può giungere solo lo spirito separato dal corpo, finchè è in questa terra la contraddizione resta insanabile. Solo la morte può ricomporre l’armonia All’unità del libro corrisponde l’unità delle soluzioni linguistiche adottate. Inesausto lavoro di lima e perfezionamento formale, ideale di un volgare di base fiorentina ma depurato di qualsiasi tratto municipale o dialettale che possa rimandare al parlato. Volgare aulico o trascendentale, lingua equilibrata, limpida e armoniosa, risoluzione delle tensioni interne cui dà voce. Depurazione di tutti gli elementi che possano connotare la lingua in maniera concreta o troppo realistica-espressiva, unilinguismo petrarchesco in opposizione alla commedia dantesca. Dante riflette sulla pluralità della materia in una varietà linguistica e stilistica che prevede la commistione delle lingue e dei registri stilistici. Petrarca opera una rigorosissima selezione degli aspetti della realtà evocati nella scrittura conferendo uniformità di toni, costruzione del periodo caratterizzata da un andamento piano, orditura lineare, struttura metrica e sintattica coincidono per garantire scorrevolezza e fluidità ritmica. Vocabolario limitato, espunti tutti i dettagli troppo realistici, focus sull’esperienza interiore che si nutre della realtà ma la sottopone a una trasfigurazione che la rende rarefatta, incorporea e ai limiti dell’astrazione. Applicazione costante di un filtro letterario, no espressione immediata e diretta dei sentimenti, si rifà sempre ad autorevoli precedenti letterari. Classicismo volgare che convoglia la tradizione antica e moderna dentro una nuova e più equilibrata struttura per risolvere dissidi interiori in forme già codificate, strenua ricerca del perfezionamento formale, la lingua mira a diventare la veste sottile di un’esperienza assoluta I triumphi Opera non conclusa prende avvio nei primi anni 50, lavoro di rifinitura formale è infaticabile, redazioni plurime. Si tratta di un poema allegorico narrativo in terza rima sul modello della commedia, in cui l’io narrante riceve sei visioni. Il titolo deriva dalle cerimonie celebrate a roma in occasione delle vittorie militari, il generale marciava attraverso la città fino al campidoglio accompagnato da un lungo corteo dei soldati che trasportavano i prigionieri e il bottino di guerra. Processione che avanza di stazione in stazione seguita dalle acclamazioni del popolo-impianto strutturale dell’opera, le visioni consistono nell’avvicendarsi di cortei di personaggi celebri guidati da carri trionfanti delle figure allegoriche 1- Triumphus cupidinisamore come condottiero romano seguito dai prigionieri: amanti celebri di età classica, della bibbia e del medioevo, appare poi laura di cui il narratore si innamora entrando così a far parte della parata d’amore, seguono i poeti d’amore sia classici sia medievali tra cui i suoi amici socrate e barbaro destinatari delle familiares e delle epystole, il corteo è diretto all’isola di cipro sacra a venere 2- Triumphus pudicitiepudicizia impersonata da laura che trionfa su amore costringendolo alla prigionia e dirotta il corteo fino alla baia, alla villa di scipione 3- Triumphus mortisla morte uccide laura, dopo la morte la donna appare in sogno al narratore confessandogli di averlo sempre amato ma di essere stata costretta a dissimulare per decoro 4- Triumphus famesubentra la fama a rassicurare gli uomini perché è in grado di sconfiggere la morte, il corteo è formato da personaggi illustri per azioni come i condottieri romani e moderni es roberto d’angiò e stefano colonna e per le opere d’ingegno-scrittori e filosofi di età classica 5- Triumphus temporisil sole indignato per l’arroganza della fama accelera il suo corso velocizzando lo scorrere del tempo fino a cancellare ogni cosail tempo procede inesorabilmente verso la morte 6- Triumphus eternitatisl’io narrante si chiede a che cosa affidare il proprio spirito e si rende conto che solo dio può assicurare la pace. Sul tempo trionfa allora l’eternità, la morte non è che preludio della visione paradisiaca in cui ogni cosa trova la sua stabilità. Anche laura risorgendo troverà la bellezza perduta fonte di conforto e di ispirazione per l’umanità intera. 56 Il libro si chiude dunque con la figura di laura ripercorrendo al ritroso il percorso svolto dai fragmenta. Il dio a cui si rivolgeva nell’ultima canzone perché gli indicasse la strada diventa garante dell’armonia della città celeste che trionfa sulla violenza della consumazione del tempo e della morte. La visione che chiude il libro è la vittoria dell’eternità, luogo in cui lo spirito sottratto al tempo si ricongiunge al corpo salvandosi nel giudizio universale. La città celeste- agostiniana è la realizzazione di una pace finalmente possibile. Laura è testimonianza della centralità del tema d’amore, laura è controfigura della vergine, la sua avvenuta resurrezione ne recupera la bellezza e ne riscatta il valore salvifico e dimostrando che ciò che dell’umano la morte consuma nella resurrezione si restituisce alla vita eterna. Mistero della resurrezione che annulla l’azione del tempo e della morte, le anime passate attraverso le tribolazioni della vita terrena non possono più patire la morsa del tempo. Bellezza, giovinezza e fama possono tornare a risplender,dio presiede alla magnificazione delle supreme qualità dell’uomo e ne garantisce il valore eterno Petrarca muore ad arquà tra il 18 e il 19 luglio del 1374 Giovanni boccaccio Le opere giovanili scritte in volgare sono ispirate al codice cortese e hanno una posizione filogina che valorizza la figura e il ruolo delle donne, contrasto con le opere senili redatte in latino e non prive di accenni misogini anche violenti-es corbaccio e rivolte alla ristretta cerchia dei dotti. Il passaggio da una fase all’altra è determinato dall’incontro con petrarca nel 1350 e l’’assunzione dei voti con l’ingresso nello stato clericale databile nel 1360. Nel secondo periodo della sua attività scrive il de mulieribus claris dove le donne sono protagoniste esclusive trascrive il decameron che alle donne è dedicato. Sin dalla giovinezza boccaccio si è mosso tra due diversi modelli culturali, uno filogino e incentrato sul rapporto tra amore e poesia e l’altro misogino e incentrato sulla ricerca della sapienza. Boccaccio ha superato la contrapposizione tra cultura alta-in latino e bassa-in volgare inserendosi nella scia dantesca e riscattando le tradizioni e i temi popolari-folklorici fin da allora considerati privi di dignità artistica Nel libro 8 del de casibus virorum illustrium il cui 19 cap è dedicato alle vicende di re artù nonostante le avesse condannate nel corbaccioimportanza della componente napoletana. Incontro con ambiente raffinato ed evoluto dal punto di vista culturale e letterario lo spinge a impegnarsi in un innovativo progetto di letteratura mezzana per soddisfare la domanda culturale e artistica di un pubblico nuovo di provenienza mercantile e ambizione aristocratica. Progetto che ha caratterizzato anche il secondo ventennio della sua attività nonostante la prevalente interpretazione della poesia in senso erudito, latino e sapienziale. Il decameron è pervaso da entrambe le spinte ispiratrici, sia cortese che mercantesca, congiunzione tra alto e basso. Grande autore sperimentale che ha saputo attingere al mondo popolare e alle pratiche dell’oralità traendo materiale, forme e contenuti in modo consapevolecapostipite della narrativa moderna Boccaccio nasce nel 1313 a firenze-certaldo, figlio naturale di boccaccio di chellino agente della compagnia mercantile dei bardi, e di una donna ignota. Giovanni riconosciuto dal padre trascorre l’infanzia a firenze dove inizia la formazione scolastica. Nel 1327 segue il padre a napoli dove è avviato alla pratica mercantesca. Vocazione agli studi letterari ed entra in contatto con l’aristocrazia napoletana e con la corte di re roberto d’angiò di cui il padre diventa consigliere nel 1328. Lavora per altri sei anni come apprendista in campo giuridico ma mostra infine la propria passione per la poesia e contro i desideri del padre inizia lo studio della letteratura. Matrice fiorentina della sua formazione, conoscenza diretta del mondo mercantile e avviamento allo studio del diritto canonico influenzano la sua scrittura. Mercatura e diritto sono espressione della provenienza fiorentina ma vi è anche una componente napoletana del suo primo percorso culturale. A napoli, capitale del regno angioino è folta la presenza dell’aristocrazia di origine francese->comportamento di codice cortese, circolazione di opere letterarie di grande successo come tristano e isotta e componimenti provenzali. Modello cortese francia 12-13 sec celebra la liberalità, la magnificenza, la convivenza festosa, esperienza d’amore come perfezionamento dell’amante al servizio dell’amata, sarà ossatura ideologica e formale delle prime opere di boccaccio. Entra in contatto con dotti e le sue letterature sono assai ricche-zibaldone in cui copia le opere latine che più lo appassionano. Due ambienti - Mondo fiorentino in lingua volgare basato sulla conoscenza delle attività pratiche - Quello napoletano in cui sono compresenti il codice cortese di impronta aristocratica e il livello erudito degli studi universitari dell’alta cultura latina Caccia di diana, poemetto in cui si rivela componente aristocratica di stampo francese in terzine di endecasillabi diviso in diciotto brevi canti, trasfigura la corte angioina in una cornice mitologico allegorica. Riprende la 57 che con dante aveva raggiunto l’apice espressivo rapidamente superato in un’epoca attratta dalla cultura antica. Dante inadatto alla tormentata coscienza moderna meno incline a spiegazioni onnicomprensive. Boccaccio scrive un trattatello di lode a dante. Nonostante le divergenze letterarie-politiche-sul ruolo del poeta, ammirazione di boccaccio per petrarca resta salda e ne fa un parallelo con virgilio in quanto entrambi avrebbero scelto la libertà dal giogo delle alte protezioni uno andando via da roma l’altro da avignone e si sarebbero entrambi dedicati a una vita tranquilla, casta e solitaria Decameron Sette giovani donne (pampinea, filomena, fiammetta, elissa, neifile, lauretta, emilia) e tre uomini (panfilo, filostrato, dioneo) lascano firenze in preda alla peste per recarsi in campagna. Probabile che boccaccio avesse cominciato a scrivere le novelle prima della diffusione del morbo e solo successivamente le abbia iscritte nella cornice. Scrittura da 1349 a 1360. I lettori provengono sia dal mondo dei mercanti che da quello dei funzionari e amministratori della cosa pubblica, presenze aristocratiche. Diffusione asse firenze-napoli ma poi fortuna internazionale (riprese di chaucer nei canterbury tales e traduzione francese) Prima del decameron non si era esercitato nella narrazione breve, filoloco aveva modello retorico della quaesitio con narrazioni sintetiche ma la narrativa d’autore aveva solitamente dimensioni maggiori mentre la brevità era per la comunicazione ordinaria a scopi ludici-didattici. Non solo due temi principali-amore e fortuna ma varietà sia di temi che di personaggi, stili e registri espressivi apertura enciclopedica dell’autore. Novella indicava il racconto di un fatto inaudito e finalizzato a un progetto educativo, ammaestramento come exemplum ma la novella boccacciana si svincola dall’assoggettamento al discorso morale e realizza il passaggio dall’esposizione di un caso tipico alla rappresentazione di un caso particolare con un aumento della dimensione problematica del racconto, situazione complessa frutto di un conflitto tra diverse prospettive. Valorizzazione della varietà e della problematicità Introduzione alla prima giornata, proposta di intrattenersi giocando ma pampinea propone il racconto perché giocando si generano conflitti mentre il novellare può produrre diletto, pratica-attività sociale prima ancora che genere letterario. Si raccolgono quindi centro racconti brevi dentro una cornice, sintesi di brevitas e narrazione su esempio di modelli indiani e arabi con collegamento di schemi narrativi e contenuti didattici nella forma del dialogo e collegamento di diversi episodi narrativi in un racconto-peripezia per dilazionare un pericolo e intrattenere una compagnia durante il viaggio. Nel 13° sec nel mondo cristiano e europeo si diffondono inoltre raccolte di exempla. Anche il novellino-antologia narrativa realizzata a firenze cinquant’anni prima raccoglie fiore di detti e di bei parlati. Boccaccio ibrida quindi la dimensione orientale dialogica e didattica con la funzione organizzativa occidentale. La coesione strutturale garantita dalla cornice fa del decameron un libro con saldi legami sintattici e logici. Possiamo riconoscere tre livelli principali- cerchi concentrici 1- Autore, rappresentato nel proemio, nell’introduzione alla 4° giornata e nella conclusione, si rivolge al destinatario dell’opera cioè le donne dotate di animo sensibile e cultura sufficiente per leggere il libro 2- Novella portante, i narratori raccontano a turno una novella rivolgendosi ai compagni di brigata 3- Centro novelle Diversi livelli influenzati anche dal modello dantesco, rapporti numerologici nell’opera, dieci narratori, dici giornate, cento racconti come i canti della commedia, narratori sono 3+7 numeri perfetti per tradizione antica e cristiana Relazioni interne tra novelle, boccaccio riconduce a unità la molteplicità dei racconti fornendo tradizioni medievali della narratio brevis e la rappresentazione di un progetto educativo incentrato sull’apprendimento dei giovani narratori a vivere insieme dedicandosi all’arte della parola. Autoeducazione, percorso ascensionale che va dall’abiezione di ser cepparello alla pazienza e modestia di griselda, baricentro nella storia di madonna oretta che affronta la questione del saper novellare 1- autore Autore è narratore extradiegetico che racconta la vicenda della brigata e stabilisce un rapporto con le lettrici, si legittima nella nuova letteratura in volgare ed evidenzia il carattere dell’opera come manufatto ovvero codice- insieme di carte rilegate tendenzialmente chiuso e non manipolabile. Sottolinea quindi la responsabilità del lettore 60 aggiunge un sottotitolo che presenta allusione-galeotto al canto 5 inferno dantesco, vicenda paolo e francesca- lancillotto e ginevra, indotti in adulterio da un esempio romanzescosollecita le destinatarie a non abbandonarsi solo al piacere della lettura ma a stabilire con il testo un rapporto di interpretazione intelligente, orienta la comprensione. Nel proemio il fruitore ideale viene identificato con le donne innamorate che dimorano nelle loro camere con finalità di fornire un conforto, cura della malinconialettore che si colloca a metà tra i sapienti e i lavoratori analfabeti mezzana via tra opere colte scritte in latino e la produzione popolare, oralità del volgare Nell’introduzione alla 4° giornata l’autore si difende da 5 accuse subite dopo la pubblicazione delle prime tre giornate: scelta delle donne come destinatarie privilegiate-sconvenienza della materia troppo bassa per un autore maturo-futilità dei racconti narrati-scarsa remuneratività della scrittura novellistica-falsità dei racconti. Inaugura quindi la sua apologia con un breve racconto segno del rilievo che la narrazione ha anche come strumento concettuale, narra una novella Conclusione dell’autore con difesa contro alcune tacite questioniautore rivendica autonomia stilistica affermando che la letteratura non risponde a criteri morali ma alla qualità delle novelle cioè all’organizzazione tematica e narrativa. I giovani dialogando tra di loro attraverso le novelle intrattenendosi con cose utili e oneste, le lettrici sono responsabili dell’interpretazione che dipende dal loro orizzonte culturale e morale. Difendendosi dall’accusa d’immoralità per eccessiva indulgenza nella trattazione del tema erotico l’autore fa riferimento alla presenza di rubriche collocate all’inizio delle novelle dove talvolta con intenzione ironica nei confronti del lettore o per celare particolari scabrosi non vi è totale congruenza con la storia 2- brigata dieci giovani decidono di condurre una vita piacevole affidando ogni giorno a uno di organizzare le attività in comune ce la scelta del temail novellare si caratterizza come attività regolata, non conflittuale. Anche la decisione di concedere a dioneo il privilegio di non seguire il tema conferma l’armonia del gruppo in quanto scelta condivisa, dopo aver cenato insieme i giovani si intrattengono ascoltando ogni sera una ballata di uno di loro. Il sistema di regole è presentato con un lungo discorso di pampinea, la più autorevole che convince la brigata ad andare in campagna, discorso che pone in rilievo allegrezza, piacere e festa, condizioni del vivere comune sotto il segno della ragione e onestamente. Le tensioni che talvolta agitano la vita della brigata mostrano che la cornice non risponde solo a una ragione architettonica ma anche a una funzione dinamica, tensione tra il principio dell’onesto e la ricerca del piacevole. La compresenza delle dimensioni è l’obiettivo del nuovo ordine, risposta alla dissoluzione della peste, convivenza basata su collaborazione, dialogo e rispetto delle regole che permette di trasformare le loro incomprensioni in scambi linguistici e narrativi dove ognuno può mostrare la sua elegante intelligenza 3- le novelle la cornice del decameron ibrida il modello orientale-dialogo con il modello occidentale di tipo tematico 1 Mercoledì Pompinea Tema libero 6 Mercoledì Elissa Motti spiritosi o pronti 2 giovedì filomena Avventure di lieto fine-fortuna 7 Giovedì Dioneo Beffe fatte per amore o per paura dalle donne agli amanti 3 domenica neifile Cosa desiderata ritrovata o ottenuta Industria, valore individuale 8 Domenica Lauretta Tutte le beffe 4 lunedì filostrato Amore in chiave tragica-infelici 9 Lunedì emilia Tema libero 5 martedì fiammetta Amore con lieto fine 10 martedì panfilo Avventure con cortesia e magnanimità. Liberalità magnificenza Le novelle ibridano spesso i macro-temi, i discorsi della brigata vertono su alcune grandi questioni in particolare amore e fortuna, registri espressivi tipici del tragico e del comico. Gran numero di personaggi rappresentanti di una ricca stratigrafia sociale-diversi ceti. Organica raffigurazione ideologicamente orientata della realtà contemporanea. 61 Tra le tipologie sociali prevalenti vi è la classe mercantile di cui però son rappresentate anche le caratteristiche meno esemplari. Rappresentazione dei mercanti sull’ampio scacchiere mediterraneo e europeo ne fa i campioni dell’attivismo e della disponibilità all’avventura ma non impedisce un giudizio talvolta negativo La categoria però più frequentemente descritta in termini negativi è quella dei religiosi, tranne che per poche eccezioni essi infatti agiscono per scopi mondani indifferenti alle regole del sacerdozio e anzi pronti a infrangere le leggi della civile provvidenzaipocrisia e lussuria. Invettiva antifratesca che riproduce motivi diffusi all’epoca quando nelle città italiane in particolare centrali vi era conflitto tra prospettiva laica che aveva sorretto la nascita e il rafforzamento delle realtà urbane e gli ordini mendicanti domenicani e francescani sorti per agire nella città. Il sesso caratterizza anche il mondo religioso femminile Non mancano gli strati più umili-numerosi personaggi provenienti dal mondo dei lavoratori e servi nonché anche parassiti e approfittatori. Una figura professionale che gode di un particolare privilegio è quella degli artisti di cui sono messe in evidenza l’ingegnosità e l’abilità intellettuale, nella sesta giornata dedicata ai motti appare anche un’altra figura di artista, il peta e filosofo naturale guido cavalcanti Deciso orientamento sul presente sia per la conversazione interna alla brigata sia per la comunicazione con il lettore, comune modello retorico e narrativo, personaggi calati in una dimensione cronotipica precisa. Collocazione della vicenda in un preciso ambiente sociale e linguistico. Novelle ambientate per la maggioranza in luoghi e tempi vicini così da essere facilmente integrabili nelle strutture concettuali e comportamentali della brigata e delle lettrici, il lettore riconosce nel libro qualcosa che crede essere davvero presente nella realtàrealismo boccacciano. L’autore rivendica la piena autonomia linguistica, il linguaggio letterario deve adeguarsi solo alla qualità delle novelle cioè alla loro organizzazione tematica e narrativa. Introduz 4 giornata accusato di aver manipolato i racconti spiga che la letteratura al pari della retorica è basata sul riciclaggio, sulla ripresa di materiali tradizionali adattati alle nuove necessità, gli originali non esistono, l’opera tutt’al più allude alla realtà attraverso modalità proprie che riguardano la lingua, lo stile, le complessive scelte formali. Questa attitudine realistica rappresenta il mondo quotidiano in maniera sia comica sia seria. Nonostante la saltuaria nobilitazione i personaggi umili sono però rappresentati prevalentemente in registro comico. Firenze occupa un ruolo importantissimo nel decameron perché è ambientazione di un quarto delle novelle e fornisce l’orizzonte culturale, etico e ideologico che dà senso alla pratica narrativa della brigata, contrapposizione netta con il contado, la realtà materiale del mondo contadino è rappresentata con curiosità, resta però chiaro il differenziamento comico. La contrapposizione è forte anche nei confronti delle città rivali, la brigata e i lettori sono indotti ad assumere il punto di vista del giovane beffatore che giudica negativamente la futura vittima, beffa come impresa collettiva, frutto della solidarietà fiorentina. Non stupisce che l’aggressività contro l’intruso sia condivisa dal resto della brigata. Coerenza ideologica dei tre cerchi, i valori adottati nel cerchio interno sono condivisi dalla brigata e dalla coppia formata dall’autore e dalle sue lettrici. Trattamento dello spazio-attenzione onomastica, precisione topografica, orientamento polemico e situazionale, rimando ai pettegolezzi e alla trasmissione orale di notizie e racconti rendono le novelle particolarmente calde, sistema allusivo stabilisce il confine tra fiorentini e forestieri Cortesia è il perno etico e ideologico del decameron, la prontezza d’ingegno, la giovinezza, la disponibilità d’amore sono fattori armonizzati dal codice della cortesia, principio unificatore del sistema delle virtutes cavalleresche. Boccaccio si immette in questa linea adattandola al contesto fiorentino caratterizzato da una stratificazione sociale più articolata di quanto non fosse il mondo feudale, il ceto dirigente fiorentino è una realtà ibrida e composta formata da esponenti del ceto mercantile che convivono con i membri di una aristocrazia cittadina e con le famiglie di ricchi possidenti Assimilazione del modello aristocratico cortese franco provenzale contribuisce all’elaborazione di una norma comportamentale. Nell’etica cortese è fondamentale la misura, il controllo razionale e la ponderazione. Difficile equilibrio tra ideale cortese di origine aristocratica e l’orizzonte economico dell’élite fiorentina composto da esponenti delle attività mercantili. Carattere relazionale e contestuale della cortesia, regolare i rapporti tra gli individui stabilendo una contrapposizione con villania e con avarizia. Boccaccio seguendo la tradizione stilnovista non interpreta la cortesia come una prerogativa aristocratica basata sullo ius sanguinis ma come effetto dell’elevatezza di ingegno. La centralità della cortesia in amore è confermata nel registro comico 62 divulga il cannone di poeti e suggerisce un programma letterario. I primi 100 sonetti del colombino formano un canzoniere, vicenda progressiva che ruota intorno all’amore per floruzza destinata a morire prematuramente- coerenza interna ne fa un libro strutturalmente ordinato. Nicolò tende a far incrociare la selettività linguistica-raffinatezza retorica con registro comico (a modello cecco angiolieri insieme a dante). Stile ibrido, tema amoroso di ascendenza cortese spesso trattato con forti accenti sensuali e realistici, si mescolano elementi illustri e triviali. Tema cortese dell’innamoramento che passa attraverso lo sguardo, termini drammatici: angoscia, metafora bellica, tormento, disfacimento dell’essere ma anche richiamo della carnalità della passione amorosa e aspetti della quotidianità. Espressionismo- mescolanza linguistica- sperimentalismo metrico-richiamo intertestuale. Lo stilnovismo di de rossi presenta caratteristiche idiosincratiche: prelievi dal dialetto trevigiano sottostante alla patina toscana, tendenza alla citazione esplicita, pluralità di registri, sperimentalismo delle forme metricherisultati originali in senso espressionistico Giovanni quirini veneziano, primo vero imitatore di dante, autore di un centinaio di componimenti tra cui sonetti e ballate divisi tra argomento amoroso e didattico-religioso. Fiorentizzazione linguistica, immune da contaminazioni dialettali, imitazione radicale di dante Nasce uno stilnovo debole, repertorio lontano dall’intensità tragica e speculazione filosofica dantesche o cavalcantiane. Vengono conservati tratti meno impegnativi e più stereotipati della topica stilnovista della donna portatrice di salute o del potere nobilitante di amore. Grammatica della poesia dal valore quasi prescrittivo, primo vero canone della poesia italiana Effetto commedia Corposo filone imitativo in zone diverse della penisola. Fortuna del genere allegorico-didascalico Francesco barbierino notaio tra firenze, padova e treviso, poi espatriato in francia amico di dante, cavalcanti e lapo gianni. Due trattati didascalico allegorici che si nutrono di una cultura cortese modernizzata e approfondita con la poesia stilnovista, opere polimetriche con ipostasi come amore ed eloquenza, il poeta dispensa precetti morali ispirati alla cortesia cavalleresca, informazioni circa usi, consuetudini, modi di vita borghese tra duecento e trecento. I primi lettori della commedia ne valorizzano il carattere di summa enciclopedico dottrinale e repertorio storico- mitologico. Grande serbatoio di temi e immagini esportabili, anche gli aspetti più originali trovano una immediata recezione a partire dalla struttura metricaterza rima versatile e adattabile a contesti differenti. Altri aspetti riproposti sono la partizione in canti o libri, l’esperiente della visione e del viaggio, il dialogo con i personaggi, le figurazioni allegoriche, le digressioni polemiche, i riferimenti alla storia e racconti classici o biblici, filtro del personaggio poeta che incarna una istanza etica e ammonisce il lettore, calchi lessicali e formulari, prelievo di sintagmi o interi versi e imitazione di strategie retoriche peculiari Fazio degli uberti nasce a pisa nel 1301, bisnipote di farinata appartiene ai ghibelli fuoriusciti da firenze e passa la vita esule girovagando tra le città settentrionali, favorisce la traslazione della cultura toscana in lombardia e muore a verona nl 1367. Scrive il dittamondo ed è autore di liriche divise tra amore e politica dove riprende le rime e la commedia di dante. Dittamondo non completo è un’opera di sei libri divisi in canti dove il personaggio poeta compie un viaggio di salvezza dopo essere stato indirizzato dalla virtù che gli appare in sogno e aver resistito alle insistenze della ignavia. Argomento è però storico geografico, la guida è il geografo solio che gli illustra gli aspetti fisici di europa-asia-africa e i caratteri antropologici degli abitanti. Calchi linguistici e stilistici, andamento della narrazione sostenuto da terzina, il viaggio, la visio, la condizione del personaggio che traviato in età avanzata dice di trovarsi in un mal sentiero sono tratti comuni, non viene usato l’impianto allegorico e l’interesse escatologico e universalistico della commedia, solo cornice narrativa dentro cui il nuovo pellegrino si muove in una dimensione terrestre, erudizione e didascalismo. Crisi dell’ideologia dantesca si riflette sulla letteratura allegorica trecentescaPolemica antidantescacecco d’ascoli autore di un’anti-commedia, l’acerba è un poema enciclopedico. Nato ad ascoli piceno nel 1269 studia a salerno e parigi, insegna astrologia a bologna e conosce cino da pistoia, sospeso dall’incarico perché accusato di eresia soggiorna a firenze a seguito di carlo d’angiò dove è condannato ed arso vivo nel 1327. Il titolo acerba allude all’asprezza e oscurità dei temi e della forma. Poema incompiuto diviso in cinque libri ulteriormente divisi in canti dove si tratta di argomenti vari. Dante sembra essere bersaglio di tutta l’opera a cominciare dalla struttura metrica che è una terza rima rimodulata in strofe di sei versi. Non manca di mandare sferzate dal tema della fortuna a quelli 65 dell’amore e della nobiltà. Accusa ideologica di fondo di un uomo di scienza che rivendica la superiorità della sua verità sulle vane fantasie dell’autore della commedia, separazione sfera scientifico-naturale da sfera religiosa. Il sistema universalistico di dante vacilla sotto le nuove tendenze filosofiche, visione conflittuale del rapporto tra scienze della natura, esperienza individuale e verità di fede La poesia breve assume forme nuove e diversificate, polimorfismo, fine della separazione tra registro aulico e cortese e comico-realistico. Poesia cortese si abbassa a una tonalità media e il linguaggio comico viene adottato per trattare di argomenti più elevati come amore o morale tradizionalmente appannaggio della lirica. Fusione di stili. Cronaca politica, precettistica morale, racconto autobiografico, rappresentazione della vita quotidiana, registro intermediopubblico cittadino e borghese. Bindo bonichi è un mercante senese nato intorno al 1260 e morto nel 1338. 50 componimenti tra sonetti e canzoni, le canzoni sono omometriche e compongono un trattato etico civile in versi. I sonetti conobbero una fortuna editoriale, assenza di poesia d’amore, temi di morale elementare, vita pratica, realtà cittadina. Uomo trattato dal punto di vista laico, non esclude lessico triviale e ripetitività, espressioni proverbiali. Allargamento del pubblico Sviluppo del capitolo ternario, il successo della commedia si manifesta anche al di fuori della forma del poema, la terzina viene adottata per componimenti brevi, sovrapposizione racconto in prima persona e narrazione che procede per stazioni o quadri senza soluzione di continuità. Il capitolo ternario diventa modello per ospitare usi espressionistici prima ignorati. Formule fisse ripetitive, contenuti eterogenei e registro medio-basso. Getta le basi per il genere satirico Antonio pucci nasce a firenze nel 1310, è campanaio e poi banditore al servizio del comune, rapporto con strati basi della popolazione a cui è legata la sua produzione tra le più cospicue e variegate del periodo. Autore di un cospicuo canzoniere che affronta temi quotidiani di morale e vita di società ma sperimenta generi disparati: dallo zibaldone in prosa di argomento letterario scientifico alla corona di sonetti, dalla versificazione in terzine ai cantari in ottave. In terzine sono due tra i suoi componimenti più originali: le noie in cui si enumerano i cattivi costumi dei fiorentini del suo tempo e le proprietà di mercato vecchio, quadretto della vita del popolo fiorentino, ogni terzina corrisponde a una nuova fotografia. Franco sacchettilinguaggio quasi integralmente comico realistico, fiorentino, autore di un canzoniere autografo, progetto compositivo organico e tentativo di organizzazione a posteri di un corpus di rime ampio. Numerose rubriche che indicano il genere dei componimenti, la data e l’occasione compositiva. Sperimentalismo, capitoli ternai di carattere encomiastico elencativo, battaglia delle belle donne di firenze con le vecchie che è in ottava rima, è autore anche del pataffo una raccolta di frasi proverbiali, espressioni dialettali senza un tangibile nesso logico, sfuttando continui doppi sensi osceni, dialogo ritmato estremamente enigmatico. Semantica del nonsenso è tipica anche della frottola, nuovo genere del trecento composta dal libero alternarsi di versi lunghi e brevi, priva di organizzazione strofica e con schemi ritmici variabili, struttura ambigua. Lingua nove è uno dei testi più originali dove si enumerano gli strani vocaboli dei fiorentini. Maestro antonio beccari da ferrararimatore errabondo tra toscana, veneto e romagna, umilissime origini, nasce nel 1315 da un beccaio ferrarese di nome tura e diventa poeta professionista al servizio di signori potenti. Conduce una vita irregolare, vari processi per rissa, produzione poetica divisa tra rime amorose, religiose e morali, si trovano le vicissitudini della vita quotidiana dell’io lirico. Inventa la disperata, uno dei generi fortunati fino al seicento, in cui descrive le sciagure, lamentandosi della sua cattiva sorte e maledicendo il mondo, la società, il destino che lo costringono a vivere nella miseria. Drammatizzazione dell’io lirico che si espone di fronte a tutti snocciolando le sue miserie, lamento di dimensioni smisurate e quasi surreali. mescolanza di registri, escursione stilistica da polo altro a polo basso. Tra le nuove mode letterarie poesia per musica legata agli sviluppi della tradizione musicalePolifonia. Necessario supporto scritto alle notazioni musicali. In lombardia e veneto madrigali, in toscana ballate. Molti componimenti originariamente non destinati al canto vennero fatti circolare e vennero conosciuti, generalmente scrittore e musicista distinti Niccolò di neri soldanieri fiorentino di nobile famiglia ghibellina è uno dei più prolifici rimatori della seconda metà del secolo. Morto probabilmente negli anni ottanta è autore di canzoni, ballate e madrigali di tema amoroso oltre che a un numero cospicuo di cacce (ballate o madrigali) di struttura metrica libera con strofe di versi di misura varia e 66 schema metrico discontinuo che rappresentano scene animate e collettive quali cacce, incendi, temporali ecc. i cantari in ottava rima ebbero enorme fortuna, da qui prende le mosse il poema cavalleresco. I cantari sono poemetti narrativi di lunghezza variabile spesso destinati alla recitazione orale accompagnata da musica da parte di giullari di professione Tradizione manoscritta aveva un altissimo tasso di rielaborazione da parte di copisti che intervenivano per attualizzare i contenuti. I cantari trattano i temi più vari, storie del vangelo, vite di santi, avventure cavalleresche ispirate alla chanson de geste o ai romanzi arturiani, racconti tratti dal mito classico. La prosa del trecento 14 secolo emancipazione dei volgari dal latino che rimane lingua ufficiale della cultura accademica ed ecclesiastica, il volgare si fa spazio in ambiti diversi della comunicazione pratica e letteraria. La nuova cultura della classe borghese. Al dinamismo della classe laica e cosmopolita-ricerca di legittimazione culturale da parte di chi seppure ignaro del latino è interessato a darsi una formazione scolastica e a formarsi un bagaglio di letture. Attività di volgarizzamenti dei testi latini, tradotta una enorme quantità di opere come esempi di insegnamento morale e di sapienza filosofica, principale veicolo della crescente alfabetizzazione, volgarizzati testi letterati, storiografici e trattatistici. Gli autori sono scrittori in proprio oppure cultori di formazione giuridica. Firenze è il centro propulsore di questa produzione, volgarizzamento può essere considerato uno dei principali fattori di espansione del toscano sugli altri volgari italo romanzi. Il toscano acquista lo statuto di lingua sovaregionale della poetica ma non della prosa settore in cui i volgari locali sono più resistenti. Sia in veneto che nel regno angioino la scrittura in prosa si avvale delle tradizioni linguistiche autoctone. I campi privilegiati della scrittura in volgare che vanno dalla divulgazione scientifico enciclopedica alla letteratura di intrattenimento di genere storico romanzesco. Si consolida la prosa che si arricchisce sul piano lessicale e della sintassi. Un altro genere che conosce sviluppi considerevoli è la letteratura religiosa: trattatistica spirituale, sacre rappresentazioni, prediche degli ordini mendicanti. Divulgare attraverso un linguaggio semplice il messaggio evangelico, si sceglie soprattutto la forma degli exemplum, genere codificato nella tradizione medievale, propone modelli di comportamento e dimostra verità teologiche a un pubblico non specializzato Fortuna del decameron, spinta per operazioni simili, consistenti raccolte di materiale novellistico eterogeneo in un unico libro d’autore. Il genere della novella acquista una dignità letteraria e formale autonoma. Imitazione del modello comporta attenuazione dei suoi caratteri più innovativi. Coordinate ideologiche meno controverse. vengono ridimensionati: Libera mescolanza di stili, ambiguità morale dei contenuti e critica all’ideologia cortese. Principale area di diffusione è la toscana dove c’è un alto tasso di alfabetizzazione insieme al dominio di una classe borghese dotta e cosmopolita caratterizzata da un conservatorismo pervaso dal mito della rifondazione della cultura e di modelli classici. Dalla toscana raccolte di novelle disomogenee, tre principali raccolte trecentesche con un rapporto problematico con il decameron 1- Il pecorone di ser giovanni parodistica, scritto da giullare fiorentino emigrato a napoli, il numero delle novelle è dimezzato (50) e la cornice segue una logica antitetica al modello. Il giovane fiorentino auretto (anagramma di auttore) decide di farsi frate in un convento a forlì perché innamorato di una suora saturnia. I due si incontrano di notte per 25 giorni e si raccontano storie per sublimare la reciproca passione ma l’ultima mostra il fallimento. La storia portante diventa icastica manifestazione dell’impossibilità della letteratura di avere una funzione conoscitiva e morale 2- Il novelliere di giovanni sercambiscritto in lucchese tra il 1400-1425 racconta il viaggio lungo l’italia di una comunità in fuga dalla peste, 150 novelle con un unico narratore=autore, la comunità di pellegrini rispecchia la corte lucchese di guinigi, gli avvenimenti e gli incontri della comunità durante il viaggio sono il tema. Funzione di permettere alla brigata di conseguire risultati pratici che ne orientino le scelte politiche 3- Le trecento novelle di franco sacchettigareggia sottilmente con boccaccio sopprimendo la cornice delle sue novelle, il libro è incompleto ne abbiamo solo 222 con pesanti lacune interne, il proemio ci fornisce le coordinate fondamentali, elencati i moventi del libro, conforto contro l’infelicità della vita umana nel presente tempo causata dalle rovine e dalle guere civili che hanno immiserito la vita dei popoli. Ricordato il successo del decameron, in contrapposizione del modello universalistico sacchetti introduce la propria opera, esibizione autoironica di una distanza rispetto a boccaccio. 67 orienta le pratiche culturali più diffuse, dalla edilizia laica e religiosa all’urbanistica, dal gusto archeologico per le immagini antiche alla riscoperta del teatro accademia sono una nuova forma di aggregazione intellettuale a vaga imitazione della scuola filosofica di platone, luoghi di incontro culturale, stagione dura qualche decennio tra l’accademia fiorentina di careggi fondata nel 1462, l’accademia romana di pomponio leto del 1450, quella di napoli del 1458 di panormita. Centri in cui gli umanisti organizzano lo scambio intellettuale sul principio dell’otium, indipendenza rispetto agli impegni quotidiani, rafforza la sodalitas, riconoscimento come corpo separato dal potere e caratterizzato dall’amore per lo studio e a discussione disinteressata libera dagli obblighi della dipendenza gerarchica. Interesse pragmatico e concreto verso il mondo, le accademie non conoscono la contrapposizione tra le discipline, tendenza a coltivarle tutte, convinzione che la conoscenza delle parole porti direttamente alla conoscenza delle cose. Le accademie verranno man mano sottoposte a controllo più serrato, irrigidimento delle strutture e dei protocolli che regolano l’accesso, esami di ingresso a partire dal sedicesimo secolo ma già nel quattrocento ritorsioni politiche come nel caso dell’accademia romana i cui principali esponenti vengono arrestati nel 68 con l’accusa di aver complottato ai danni del papa, lievi condanne ma la libera unione degli intellettuali privi di controllo politico non può continuare. Soluzioni espressive incentrate sui generi dell’epistola e del dialogo, comunicazione paritaria - Epistola scritta in latino e ispirata ai modi del rapporto di amicizia, esempio di petrarcca modulata su stampo ciceroniano la lettera è espressione di un ideale di familiarità, comune orizzonte di valori morali e di comportamento, colloquio diretto. Umanesimo caratterizzato dalla litigiosità degli intellettuali effetto dell’ambiguità del loro status professionale, rivalità a cui sono costretti a causa dell’incerta collocazione a corte e della competizione per guadagnarsi il gradimento di protettori e committenti - Dialogo caratterizzato da forte teatralità, personaggi che discutono tra loro, umanesimo basato sulla centralità della parola Alla scoperta degli antichi Scoperta delle epistole ciceroniane ad atticum da parte di petrarca 1345 a verona data significativa, nuovo modo di pensare al passato e concepire il lavoro letterario. Rapporto diretto con il mondo antico-romano e poi greco dopo la caduta di costantinopoli 1453. Imitazione autori classici, leggerne le opere, ricerca di un patrimonio letterario andato disperso. Risalire alla pristina forma ovvero alla bellezza originaria dei testi antichi. Renovatio rinascita dell’armonioso equilibrio stilistico degli antichi cui i moderni vogliono assimilarsi. Visitano le biblioteche conventuali di tutta europa. Poggio eccellente copista e esperto di libri e scritture del passato, spinta alla ricerca, curiosità per depositi di libri, senso della dignità riconosciuto alle opere intellettuali. Verso la fine del trecento vi erano due principali forme di scrittura: la minuscola cancelleresca per i documenti pratici, la gotica libraria per i libri universitari, il lettore capisce subito il tipo di testo a seconda della scrittura. Nessuna delle due poteva però soddisfare la nuova esigenza di trasmettere opere letterarie scritte in un latino elegante modella to sui grandi esempi classici. Nasce la littera antiqua, grafia all’antica altra prova di renovatio, consapevole ritorno alla pristina forma. Renovatio= rinnovamento integrale dopo il periodo tetro e oscuro durante il quale il rapporto con la cultura classica è venuto meno e il latino, lingua elegante e raffinata si è imbarbarito. Sono i barbari, selvaggi e violenti goti, responsabili della caduta di roma ad aver causato l’impoverimento culturale durato secoli. Petrarca nelle famialiares instaura un rapporto diretto con le illustri personalità del passato, lettere agli antichi, letteratura come conversazione, scambio paritario, rapporto reciproco attraverso i secoli. La lettera nata come strumento per comunicare da lontano permette adesso di superare la distanza temporale. Lamento per i danni prodotti durante il secolo medievale, i tesori della classicità sono stati abbandonati. Dopo aver recuperato i codici le diverse varianti vanno confrontate per ricostruire il testo corretto. Orgoglio di sentirsi eredi diretti della latinità con l’emergere di una nuova sensibilità storica, tempo come flusso rettilineo rispetto al quale gli uomini hanno la responsabilità di prendersi cura del passato. Prefatio di lorenzo valla come manifesto dell’umanesimo, rivendica la grandezza di roma e della lingua latina, lamentando però che lo studio un tempo fiorente sia decaduto a causa dell’imbarbarimento della lingua. Citando allusivamente il celebre incipit della prima catilinaria di cicerone -quousque tandem, catilina, abutere patientia nostra?- e riprendendo le considerazioni 70 petrarchesche chiarisce il principio fondamentale della cultura umanistica saldando la retorica con la filolofia, restauro dei testi antichi e imitazione della lingua e stile, letteratura base della convivenza umana e garanzia della stessa identità collettiva. Lettere familiari con uso sapiente della lingua latina, frequenti citazioni letterarie imitazioni stilistiche degli autori antichi, dialogo tra pali che si misurano sul loro rapporto con il mondo classico, la comunicazione epistolare va di par passo con la circolazione dei libri. Umanisti si prestano le ultime novità, i moderni scoprono affinità tra loro, le lettere permettono di riconoscersi in un sistema condiviso, cenacoli ovvero aggregazioni private svicolate da obblighi ufficiali. La poesia e prosa latina del quattrocento La stagione delle tre corone si chiude nel 1375 con la morte di boccaccio. Firenze gioca un ruolo centrale nella promozione della grande stagione dell’umanesimo. Una serie di figure riprendono il magistero di petrarca e boccaccio nello studio dei classici e della scrittura latina Coluccio salutati Nascce vicino a pistoia nel 1331, studi legali, cancelliere a lucca, notaio a firenze, cancelliere della repubblica fiorentina nel 1375. Funzione centrale nella vita politica fiorentina che deve difendersi dalla tendenza espansionistica di milano. Epistolario di tremila lettere pubbliche dove parla a nome dello stato e 344 lettere private, intellettuale impegnato nell’affermazione degli ideali del nascente umanesimo. scopre nel 1392 le epistulae ad familares di cicerone. Scrive un elogio della poesia classica difendendo la necessità di studiarla contro le accuse di chi la riteneva segnata dall’orizzonte pagano. Scrive un’opera in quattro libri nella quale tramite l’interpretazione mitologica delle fatiche di ercole veniva proposta una lettura allegorica della mitologia antica in chiave di insegnamento morale. Accento posto sulla prospettiva morale, sulla riflessione etica come fondamento della conoscenza dell’uomo, critica implicita al formalismo dei saperi della scolastica. De facto et fortuna in cui tratta del rapporto tra libertà del volere umano e il dogma di onniscenza e prescienza divina, presenza di agostino. Di argomento politico invece è il de tyrano in cui riflette sulla legittimità di eliminazione del tiranno concentrandosi su giulio cesare e discutendo la collocazione di bruto e cassio nel punto più basso dell’inverno di dante, questione della rappresentanza del volere collettivo nelle diverse forme di governo: la respublica per salutati è qualsiasi forma di governo orientata al bene comune al di là di distribuzione potere a uno o a molti. Risponde poi alla polemica in cui il cardinale giovanni dominici accusava lo studio degli antichi come potenzialmente pericoloso, risposta è una limpida affermazione de valori dell’umanesimo, non c’è contrasto tra la lettura dei classici pagani con quella dei testi sacri, giunzione tra orizzonte classico e fede cristiana Leonardo bruni nasce ad arezzo tra il 1370-1375, apprende il greco a firenze da mauele crisolora e all’inizio del secolo è allievo principale di salutati e si impegna a opere mirate all’elogio di firenze come modello di virtù e di ordinamento democratico, armonica convivenza nel sistema politico fiorentino. Dialogi ad petrum paulum historum del 1401 è un dialogo tra bruni, l’amico niccolò niccoli, roberto de’ rossi e il maestro salutati, discussione delle opere di dante, petrarca e boccaccio difese da salutati e attaccate da niccoli in nome di una posizione di estremismo umanistico, niccoli poi attenua la portata delle sue critiche con una difesa della tradizine culturale di firenze, confronto tra diverse interpretazioni dell’umanesimo fiorentino, chiusura rispetto alla tradizione trecentesca arretrata sul piano della riscoperta della misura classica e deferenza e ripresa dell’eccellenza della tradizione fiorentina. 1405 per un decennio bruni si allontana da firenze, roma collabora con papa innocenzo 7°, segretario apostolico, partecipa al concilio di costanza, 1415 torna a firenze, riprende la celebrazione della città e si impegna nella tradizione di classici greci in latino, dà un nuovo testo latino per opere capitali della filosofia classica, restituire volto originario eliminando errori e fraintendimenti, scrive il de interpretatione recta un trattato sulle regole da osservare in una traduzione. Nominato presidente della repubblica nel 1427 e mantiene il posto anche sotto cosimo il vecchio de’ medici. Compone le vite di dante e del petrarca. Muore nel 1444 Poggio bracciolini Nasce nel 1380 a terranova in valdarno ed entra nella scuola di salutari. Nel 1403 è a roma, carriera nella curia umanista, a seguito di papa giovanni 23° partecipa al concilio di costanza tra il 1414 e il 1418 e visita diversi luoghi, 71 scopre codici antichi. nel 1415 ritrova due orazioni di cicerone fino ad allora perdute, nel 1416 il testo intefrale dell’institutio oratoria di quintiliano, riscoperta anche del de rerum natura di lucrezio in germana, impatto importante per la cultura quattrocentesca. Poggio accumula negli anni una biblioteca straordinaria e matura un’idea di umanesimo di matrice laica, sapere fondato sui classici antichi e opposto alle rigidità della scolastica. Periodo in inghilterra, torna a roma e diventa segretario apostolico. Scrive il de avaritia contro le posizioni degli ordini mendicanti. Trattato de infelicitate principum del 1444 passa in rassegna i motivi di miseria e angoscia che turbano gli uomini potenti, riflessione etica. Il liber facetarum è composto da 273 brevi racconti che raccoglie per lungo tempo, scritti in latino vivace ed efficace, converge il modello di boccaccio e di sacchetti, insegnamento della morale e il gusto per la narrazione aperta anche agli aspetti più bassamente realistici. Poggio recupera i modelli di cicerone e quintiliano e conia un precedente fondamentale per la cultura cinquecentesche, formula della facezia assunta come elemento fondante della conversazione a corte fino alla trattazione del cortegiano di castiglione. Nel 1453 poggio torna a firenze, carica di cancelliere che manterrà fino alla morte nel 1459 Le grandi scuole 1397 su invito della repubblica amanuele crisolora comincia a tenere a firenze corsi di lingua e cultura greca, crisolora era nato nel 1350 a costantinopoli ed il primo protagonista dell’insegnamento della cultura greca nel panorama dell’umanesimo italiano, tiene corsi che consentono una conoscenza della lingua greca per una migliore ricezione della tradizione antica. Tra le sue tradizioni più importanti c’è la versione in latino della repubblica di platone. Riappropriazione della filosofia classica che passerà attraverso nuove e più corrette traduzioni soprattutto delle opere di platone ed aristotele. Lo studio condotto sui classici diventa passaggio necessario per la formazione delle nuove classi dirigenti, impianto pedagogico del primo umanesimo. Le conoscenze di lingua e retorica si congiungono allo studio dell’etica attraverso le opere morali di aristotele e cicerone, formazione organica= competenza retorica+crescita della persona e del carattere. Nascono quindi le grandi scuole del primo quattrocento a partire da quella che guarino veronese porta avanti a firenze, a venezia e poi a verona, dopo aver studiato greco in un soggiorno a costantinopoli di 5 anni guarino mette a punto un metodo che prevede l studio del latino la mattina e del greco il pomeriggio, apprendimento delle lingue direttamente dai classici. Scuola simile è quella di vittorino da feltre che dopo aver studiato con guarino insegna prima a padova e poi a mantova fondando la ca’ zoiosa, modello di istruzione aperto e tollerante, formazione fisica e studi umanistici Gli ideali dl primo umanesimo trovano sintesi in un trattato composto tra il 1401 e il 1402 da pietro paolo vergerio il vecchio, nato a capodistria nel 1377 e passato per la scuola di crisolora, opera dedicata al giovane ubertino da carrara esprimeva la centralità degli studia humanitas. Studi letterari come primo gradino per una formazione organica, necessari ad ogni genere di uomo, fondamentali per gli uomini di lettere e orientati al recupero della memoria dell’antico Esperienze umanistiche a milano e venezia: filelfo Milano stagione dei visconti va dalla fine del trecento con gian galeazzo fino al lungo governo di filippo maria la cui morte 1447 apre la strada a francesco sforza. In questi anni a molano insieme al vicino studio di pavia rappresenta un riferimento sul piano culturale, il vescovo di lodi ritrova nella cattedrale i manoscritti del de oratore, dell’orator e del brutus di cicerone, opere di cui prima si aveva conoscenza solo parziale.. filelfo approda a milano, nato nel 1398 nelle marche passa per bologna e approda a firenze negli anni venti, ruolo di primo piano nelle letture degli antichi e della commedia, ferma opposizione all’ascesa di cosimo il vecchio lo costringe a lasciare firenze e a spostarsi a milano dove avvia un ricco commento al canzoniere petrarchesco, filelfo vive a milano anche l’ascesa degli sforza, compone un poema encomiastico in esametri latini lo sforziade. Compone la raccolta delle satyrae 100 componimenti di 100 esametri ciascuno e un ricchissimo epistolario di oltre 1500 lettere in volgare dal 1427 al 1481 anno della morte Roma Svolge una funzione centrale seppur ancora segnata da incertezza politica e opposizioni interne con autorità pontificia minata da antipapi o dal potere alternativo raccolto nei concili, la curia romana rappresenta un riferimento per l’elaborazione di una nuova cultura, al suo interno passano quasi tutti gli umanisti più importanti. Già nel 1406 bruni segretario apostolico il papa emana una bolla con l’obiettivo di dare nuovo impulso allo studio romano come 72 trattati i temi: educazione dei figli, matrimonio, attività economiche, relazioni sociali da amministrare per mantenere ruolo politico. Volgare quasi riprendendo il convivio di dante dove l questioni scientifiche sono trattate non in latino ma nella lingua di tutti. Alberti punta a una forma espressiva moderna ed elegantemente controllata, rigoroso trattamento stilistico. Sceglie il dialogo riprendendo il de oratore di cicerone e presenta un modello di convivenza che si concretizza in una lingua piacevole e arguta, incline alla battuta ma capace di affrontare qualsiasi argomento. Famiglia come continuità generazionale che va dai passati alberti-uomini studiosissimi e civilissimi ai giovani alberti a cui dedica l’opera proponendo se stesso come tramite tra le epoche. Fine pedagogico L’interesse per il volgare lo spinge a comporre due egloghe pastorali, due elegie. Imitazione petrarchesca va al passo con il trasferimento alla cultura moderna di forme preziose dell’antichità. Ricerca formale. Tradizione fiorentina, si muove a metà tra il registro classico delle bucoliche e quello popolareggiante, primo esempio di letteratura rusticale. Rilancio della nobiltà del volgare con l’organizzazione del certame coronario e la composizione della grammatichetta, prima trattazione grammaticale riservata a una lingua moderna, descrive la struttura del volgare e ne difende la dignità stilistica De pictura composto nel periodo fiorentino prima in latino e poi in volgare, dedicata a brunelleschi sodale nella ricerca di un’arte nuova incentrata sullo sforzo della ragione. Illustrazione dei procedimenti matematici che regolano la prospettiva pittorica, la geometria consente all’artista di realizzare uno spazio razionale basato sul principio classico della convenientia ovvero la composizione accurata, proporzionale e coerente Alberti si mostra lontano dai principali miti locali a partire dalla esaltazione dell’uomo di lettere inteso come personalità inserita in un più ampio contesto pubblico. Organizza il certame coronario, gara tra poeti che esprimendosi in versi volgari esaltassero in versi volgari esaltassero il tema dell’amicizia, il vincitore avrebbe ricevuto una corona d’argento in analogia con la corona poetica: duplice significato sia culturale che politico. Mentre i medici stanno favorendo la cultura umanistica in latino all’interno del loro progetto di egemonia leon battista promuove un evento che esalta la poetica dl volgare, carattere polemico evidente anche nel tema dell’amicizia che propugna i valori della pluralità e dell’alleanza, fatti propri dal partito oligarchico in contrapposizione alla politica principesca medicea. Nonostante il valore dei medici che inizialmente patrocinavano l’iniziativa l’èlite intellettuale si oppone al tentativo di infrangere la barriera linguistica che separava letterati da illetterati, la gara viene boicottata e il premio non viene attribuito a nessuno Alberti scrive un dialogo volgare in due libri incentrato sul ruolo del filosofo nella società contemporanea. Mette a punto anche gli intercenales una raccolta di testi latini di varia lunghezza in cui si alternano dialoghi e narrazione ispirati al modello satirico del greco luciano samosata, divagazioni di carattere morale e grande riflessibilità formale, latino brillante e aggressivo. Condivide ideale della sodalitas ossia convivenza colta tra uomini di lettere capaci di intervenire nelle cose della politica, ma appartati in una esistenza autonoma e solidale. Duplice dialogicità sia interna tra i personaggi che dialogano tra loro che esterna con il coinvolgimento del lettore chiamato a riflettere e prendere posizione. Alberti dichiara la letteratura un farmacon capace di curare le malattie dell’animo con la leggerezza della hilaritas e fa riferimento alla grande cultura dell’antichità greca e latina alludendo al poema di lucrezio dove la poesia è paragonata al miele con cui il medico asperge il bicchiere per far ingoiare al malato la medicina amara. 1 virtù I vari turbamenti che affliggono l’animo umano sono distribuiti negli 11 libri delle intercenali, carattere morale della riflessione albertiana incentrata sul rapporto tra la realtà economico-politica e la virtù individuale, fine supremo è il non lasciarsi turbare dagli eventi della vita. Atteggiamento laico che rifugge a ogni interpretazione delle contingenze della vita come segno della provvidenza divina, necessità di familiarizzare con le vicissitudini della fortuna imparando ad agire con onestà e virtù. Spirito dissacratore e umorism antigerarchico innovativo, influenza di samosata, modello colto e sofisticato. La vita è come teatro e assurdo, mette inscena il disinganno e la demolizione di illusioni e convenzioni, non risparmia nemmeno gli ideali dell’umanesimo 2 ricchezza 3 discordia 4 invidia e vanità 7 matrimonio e i suoi problemi 8 il fato e la sapienza 9 necessità di non lasciarsi turbare 10 concordia politica e le attività civili 11 amore Lasciata firenze nel 1443 torna nella curia papale a roma dove matura l’interesse per l’architettura, studio delle rovine classiche, scrive il description urbis romae dove tenta con successo per la prima volta nella storia la ricostruzione topografica di roma. Si impegna in un’opera di restauro voluta da papa niccolò 5° e riflette 75 sull’architettura arrivando a comporre il trattato latino de re aedificatoria, dieci libri sulla base del modello vitruviano dove ribadisce che l’arte si basa su principi razionali rigorosi ed è rivolata all’utilità e alla bellezza della città. Rifacendosi al pensiero urbanistico classico secondo cui la città si caratterizza per ordine e coerenza stilistica inquadra i problemi di ordine tecnico nell’orizzonte di una teoria civile, i problemi della convivenza umana vengono risolti in un progetto urbanistico, modello di convivenza basato su pluralità e alleanza A roma verifica le logiche del potere e la conflittualità con la libera attività di intellettuale, nasce così il momo sive de principe, una trattazione in quattro libri latini in cui allude alla realtà politica del tempo attraverso una costruzione a chiave che rimanda all’ambiente romano. L’autore sottopone a giudizio la corte di papa niccolò 5° trasfigurandola in una favoletta mitologica di cui è protagonista momo, dio della calunnia e della maldicenza. Polemizza quini contr i maggiori protagonisti politici ma propone anche una riflessione più ampia dedicata al problema del governo giusto, sguardo ironico e talvolta polemico. Ricollegandosi a samosta rappresenta le aporie del potere contrapponendo a giove sovrano vacuo e incapace l’ambiguo primato di una piccola divinità, momo, che usa la lingua per misificare la realtà e sverlarne le logiche più profonde. De statua è un trattato in latino in 19 capitoli dove rielabora la concezione corrente della scultura, nuove pratiche, attinge anche a fonti classiche, è tra i primi a riconoscere la dignità intellettuale dell’art scultoria che viene liberata dal pregiudizio di essere solo una faticosa attività manuale. Sulla base di plinio il vecchio suddivide la scultura in scultura per via di porre e per via di levare Nel 1470 torna a riflettere sul rapporto famiglia-società affrontando in modo diretto il nodo della politica. Lo fa nel de iciarchia dove ragiona sulla figura del capofamiglia. L’autore pur confermando la scelta del genere dialogico sceglie il volgare e affronta in 3 libri il problema del governo domestico da una prospettiva conservatrice, rispettare i rapporti sociali vigenti con rettitudine morale, l’obiettivo è politico: parlando del pater familiari riflette sul princeps, capo dello stato secondo n modello paternalistico. Proposta di autoregolamentazione del capofamiglia capace di evitare la caduta nella tirannide attraverso il riconoscimento della legge come norma superiore a cui attenersi, governante virtuoso il cui primato politico conseguente all’educazione umanistica e esercizio della ragione. Ideale astratto che parte dall’osservazione di firenze dove i medici si sono consolidati mettendo in posizione subordinata le altre famiglie dell’oligarchia locale a partire proprio dagli alberti, ripensamento rispetto alla separatezza tra intellettuale e potere. Occorre agire con l’erudizione del grande filologo, la prospettiva astratta del teorico puro e lo spirito concreto dell’artigiano, esigenza morale guidata dalla concezione antropologica negativa Prosa e poesia volgare del quattrocento La letteratura quattrocentesca è articolata per l’uso di due lingue, latino e volgare, con diversi ambiti di pertinenza. Il latino è la lingua degli umanisti e strumento della cultura dotta, quella ufficiale e delle prove più impegnative, gli umanisti dialogano con la classicità anche grazie alla filologia, modello letterario e pedagogico. Il volgare ha un impiego di carattere pratico lontano dalle scritture dei colti, sfera letteraria marginale. Fanno eccezione la toscana e firenze che nel quattrocento diventano una roccaforte per la prosa e la poesia volgare La novellistica in volgare si muove su due direttive, da un lato prosegue la strada di boccaccio in toscana e dall’altra si diffondono novelle spicciolate scritte a firenze e imperniate su burle o arguzie. Le novelle di gentile sermini (nome di invenzione) per esempio sono collocate nell’area senese, il vero autore pare fosse un religioso vicino alla corte papale e allestisce un corpus di quaranta novelle disposte senza un ordine preciso. Opera scritta nella prima metà del quattrocento e destinata a una cerchia ristretta di fruitori, novelle e versi che coronano la narrazione, risente dell’influenza di boccaccio e sacchetti, punti in comune anche con le facetiae di poggio. Satira anti-ecclesiastica, quella contro il villano e la beffa spesso di natura amorosa sono i principali motivi, ambientato nel territorio senese sono marcate da un lessico colorito e proveniente da quella specifica area geografica novelle spicciolate e novelle singole vengono redatte in area fiorentina, sono beffe e motti, in particolare il grasso legnaiuolo è molto famosa e parla di un episodio storico ovvero una celebre burla ordita da un gruppo di buontemponi guidati dall’architetto filippo brunelleschi ai danni dell’intagliatore manetto di iacopo ammannati detto il grasso che finisce per credere di essere un’altra persona, un tale matteo. Dopo un crescendo di burle il grasso capisce di essere stato raggirato e decide di recarsi in ungheria dove troverà risarcimento per l’umiliazione subita. Motivo dello scambio di persona già presente in plauto. Lo scherzo a grasso, è compiuto dalla brigata sullo sfondo di 76 firenze, la capacità di ingannare il malcapitato di turno diventa un’occasione per dimostrare l’ingegno di un gruppo sociale ben determinato la narrativa in versa è invece rappresentata dai cantari, componimenti in ottave, metro impiegato per la prima volta da boccaccio nel filostrato, i cantari erano recitati dietro compenso e sono espressione di una cultura medio bassa, diffusi tra 14° e 15° secolo. Vari sono gli argomenti affrontati e rielaborati, il tema cavalleresco sembra riscuotere maggior fortuna, nel quattrocento guadagna infatti anche la nobilitazione da parte di pulci e boiardo. La letteratura cavalleresca del quattrocento ha in toscana il principale centro di attrazione e propagazione e i cicli medievali si diffondono grazie ai romanzi in prosa. Maggior esponente è andrea barberino attivo a firenze, cantastorie che attinge alla tradizione toscana e franco veneta rimaneggiandola, testi in prosa di ampia estesione, trattamento della materia affrontata nelle chanson de geste, destinati alla fruizione del pubblico borghese dei mercanti hanno un notevole successo. Tra le opere più celebri di andrea c’è il guerrin meschin che narrale avventure dell’eponimo alla ricerca delle proprie origini tra rapimenti, innamoramenti e scontri con i turchi. Sono però forse i reali di francia il romanzo più noto e fortunato e trattano le vicende della casa di francia dal suo fondatore fiovo fino a carlo magno, si narra inoltre dell’innamoramento di berta la sorellastra di carlo magno e milone, i genitori del futuro paladino orlando, momento topico dell’innamoramento nato attraverso gli sguardi che risente di moduli introdotti dalla lirica dei secoli precedenti (modello del 13 sec francese) Produzione in prosa, scritture private, diari, memorie, lettere, testi prevalentemente di area fiorentina che consentono di accedere alla realtà. Tra mercanti per esempio è in uso tenere libri di natura pratica significativi esempi di scrittura privata, libri dei mercanti deposito di ricordi, osservazioni, precetti. Es i ricordi di giovanni di pagolo morelli membro di una storica famiglia di mercanti fiorentini alto-borghesi impegnato nell’amministrazione cittadina, i ricordi sono divisi in quattro parti, concepiti come precetti di natura sociale e politica per i membri della famiglia, notizie che riguardano inoltre le vicende storiche di firenze o eventi di natura domestica, rispecchia ideali e forte senso civico e religioso, etica a tutela dell’interesse economico della famiglia. Prudenza e difesa degli ideali tipicamente borghesi, si preoccupa di additare quelle azioni compiute nella legalità e nella lealtà che permetteranno ai familiari di guadagnarsi onestamente una buona reputazione La letteratura religiosa dialoga con quella laica, si distinguono figure dedite all’ascetismo e un forte impegno sociale espresso attraverso la predicazione. Ad esempio frate bernardino dell’ordine francescano è autore di scritti in latino che affrontano questioni di natura teologica ed è celebre per lee sue predicazioni in volgare tenute lungo tutta la penisola e trascritte da assistenti o ascoltatori, l’impianto teorico è in linea con le regole tradizionali in grado di coniugarsi con un narrato coinvolgente. Indirizzato agli strati più bassi della popolazione, dialoga con gli ascoltatori che si collocano nell’orizzonte toscano. Impiego di novelle per dare maggio incisività e forza alla persuasione morale. Ricaviamo superstizioni e credenze popolari. Bernardino impiega le auctoritates citate in latino a garanzia delle affermazioni che confermano la solidità dell’impianto teorico. Con l’omileica convivono altre forme di produzione letteraria religiosa che giungono a un’ampia diffusione come le sacre rappresentazioni, spettacoli teatrali religiosi sviluppatisi a firenze Grazie a leon battista alberti il 22 ottobre 1441 si tiene a firenze il certame coronario, gara di poesia in volgare per rilanciare il volgare come lingua della cultura e dimostrare la pari dignità con il latino, argomento scelto è la vera amicizia ma non viene selezionato un vincitore, i testi presentati sono ritenuti non all’altezza, probabilmente boicottaggio ma iniziativa comunque sintomo del bisogno concreto di un cambio di rotta che avverrà con lorenzo il magnifico che promuoverà il volgare come strumento di affermazione politica. Sul versante lirico il primo quattrocento risente di esperienze trecentesche, come il petrarchismo (in particolare il rerum vulgarium fagmentia). In particolare possiamo osservare il petrarchismo di giusto de’ conti, letterato itinerante fra vari poli culturali e tra i principali rappresentanti della lirica di corte, scrive la bella mano, canzoniere ideato sul modello petrarchesco e si ispira al gruppo dei sonetti del guanto che diventa il leitmotiv del libro in versi composto da 150 componimenti. Lingua curata e unico amore cantato per isabetta bentivoglio fanno della bella mano un modello per la lirica successiva la produzione della rimeria comico realistica legata a una dimensione popolareggiante è segnata da una continuità con l’esperienza trecentesca. Andrea di cione detto l’orcagna è un celebre pittore che inventa la poesia nonsensica in forma di sonetto meglio conosciuta come bruchiellesca aggettivo derivato da domenico di giovanni detto il burchiello, poeta e barbiere fiorentino che perfeziona il genere. Burchiello 1404-1449 aveva fatto del motto, 77 sola colonna e margini discreti in corsivo, impostazione esemplata su virgilio su impulso del giovane filologo veneziano pietro bembo, scrittura dei codici in italico più raffinata e artificiosa forma. Frattura tra le epoche, drastico cambiamento, preciso allineamento delle righe, rigidamente incolonnato con i caratteri ben distinti tra loro, la novità infastidisce i lettori abituati a un vecchio modello librario per la presenza di apostrofi e segni diacritici, convenzioni grafiche che segnalano accenti, elisioni ecc. procedure standardizzate che devono essere applicate con costanza indipendentemente dal tipo di opera. Normalizzazione dei criteri grafici e delle forme testuali, effetti anche sul tessuto linguistico, assume una fisionomia uniforme nei vari centri di produzione. Nascita di nuove figure professionali che seguono il libro durante la sua realizzazione prestando attenzione alla sua uniformità e al rispetto delle leggi ortografiche e linguistiche. Le opere vengono sottoposte a un processo di revisione dalla morfologia delle parole alla loro resa grafica passando per l’interpunzione, semplificazione che favorisce la stabilità delle forme linguistiche. Pagina uniforme del libro stampa, i tipografi si sforzano di soddisfare i principi della linearità e della omogeneità, formule della scienza del rinascimento, centralità dell’aspetto visivo, primato di un vedere profondamente intellettuale, rivoluzionaria organizzazione dei sensi umani, cambiamento di mentalità L’ambiente laurenziano Lorenzo de medici personaggio chiave per la politica italiana quattrocentesca, regista della vita intellettuale fiorentina, rinnovamento culturale come elemento fondamentale dell’arte di governare, letterato raffinato che coniuga impegno politico e poetico. Poliedrico, è sia fine letterato che accorto politico, mente capace di elevarsi al di sopra della realtà e pugno fermo capace di imporsi. Lorenzo nasce a firenze il 1° gennaio 1449 da cosimo il vecchio e riceve una educazione umanistica, alle lettere classiche però preferisce il volgare, studia la tradizione toscana. Ancora adolescente scrive una operetta mitologica in terzine, il corinto, sull’amore non corrisposto del pastore corinto per la ninfa galatea e comincia a compore liriche di ispirazione petrarchesca, nucleo originario del suo canzoniere. Ricopre fin da giovane incarichi in politica e nel 1469 alla morte del padre diviene signore di firenze, consolida il suo ruolo politico e affina la sua vena letteraria con l’esempio espressionistico di luici pulci.  Scrive il simposio dove vengono presentati in rassegna i maggiori bevitori fiorentini in un convito tutto prosaico dissacrante, riscrittura burlesca di quello platinico e del commento fatto da ficino, ferocemente antiplatonico nei suoi continui rimandi alla sfera carnale e corporale dell’esistenza umana, è una parodia dei trionfi in terzine in cui sfilano personaggi virtuosi degni di essere ricordati. Vena parodica atta ad irridere fino a giungere alla blasfemia emi evangelici e ficiniani, così il tema della sete presente nel vangelo di giovanni e che diviene nella filosofia di ficino immagine dell’inesausto desiderio umano di pervenire a dio viene dileggiato in versi che celebrano la continua tensione a raggiungere l’ubriachezza. Simposio e de summo bono stessi temi in direzioni opposte  De summo bono è un’opera filosofica di ambientazione pastorale composta nel 1474 ce è una parafrasi in volgare di una epistola di marsilio ficino, palinodia del simposio, passo indietro che fornisce la prova dell’interesse di lorenzo per la filosofia di ficino. Introdotta da una invocazione a minerva, dea della vita contemplativa ed apollo dio del furor poetico l’argomentazione giunge alla definizione del sommo bene seguendo il metodo dialettico platonico che attraverso divisioni dicotomiche giunge all’universale. Tenta di mostrare quale sia l’iter che conduce all’unità divina, tessuto verbale di allegorie che si colorano di sfumature orfiche ed ermetiche  uccellagione di starne, poemetto che racconta una battuta di caccia di un gruppo di amici di lorenzo nello stile delle cacce del vecchio trecento, insistiti giochi onomatopeici, discorsi diretti e stile comico realistico  nencia da barberino è una parodia in ottave dell’egloga rusticale che combina un lessico popolareggiante con costruzione sintattica elevata nel canto del contadino vallera per la bellezza di nencia. Della donna viene fornita una descriptio che è ironica degradazione a livello materiale e rustico della rappresentazione dell’amata della tradizione petrarchesca convinto che la lingua toscana sia capace di una espressività tale da eguagliare il latino, idea che costituisce la base del progetto della raccolta aragonese, silloge di componimenti in lingua toscana a partire dal duecento approntata da lorenzo nel 1476 per federico d’aragona, figlio minore del re di napoli con l’aiuto di poliziano mire espansioniste del signore di imola e forlì e nipote di papa sisto 4°, la famiglia dei pazzi rivale dei medici sfrutta l’occasione e con il placet del papa ordisce una congiura che sfocia nel 26 aprile 1478 nella cattedrale di santa maria del fiore con l’uccisione di giuliano de medici, fratello minore di lorenzo che riesce a mettersi in salvo. Il papa si accorda con ferdinando di napoli e getta firenze in una profonda crisi ma lorenzo si reca personalmente a napoli e 80 convince ferdinando a porre fine alle ostilità, primo atto di una sapiente politica di alleanze e accordi che rende lorenzo perno dell’equilibrio italiano. Assicura al figlio giovanni la porpora cardinalizia e da in sposa la figlia al figlio del nuovo pontefice innocenzo 8°, si dedica poi all’attività di mecenate facendo di firenze la capitale della cultura italiana e meritandosi l’appellativo di magnifico lorenzo segue gli studi filologici di poliziano che recupera per suo incarico numerosi manoscritti greci dall’italia settentrionale. Negli anni ottanta lorenzo compone altre liriche per il suo canzoniere nelle quali è ravvisabile il fascino del classicismo volgare di poliziano. Lavora al commento de’ miei sonetti in cui seguendo l’esempio della vita nuova dantesca parafrasa in prosa i sonetti per l’amata lucrezia donati intessendo una storia d’amore venata di riferimenti neoplatonizzanti tempus fugitlorenzo è anche autore di canzoni da ballo carnascialesche, ricorrente tema del carpe diem. Al carnevale 1490 risalgono la canzona de’ sette pianeti e la canzona di bacco dove sotto l’apparenza di toni giocosi sono presenti riferimenti biblici e alla filosofia ficiniana. Nella canzona de’sette pianeti viene riproposta l’idea presente anche in ficino della corrispondenza che lega le vicende umane all’influsso dei pianeti. Nella canzona di bacco vi è la necessità per l’uomo di cogliere l’attimo, invito epicureo al godimento dei beni terreni ma anche parafrasi dell’ecclesiaste, recupero dei temi della lettera a ficino con dialogo intertestuale con il de brevitate vita di seneca. La ierogamia tra bacco e arianna che secondo la filosofia neoplatonica rappresenta il ricongiungimento dell’anima al divino diviene exemplum del percorso che ogni uomo dovrebbe compiere per ascendere a dio allontanando da sé le preoccupazioni della vita quotidiana. 1491 rappresentazione di san giovanni e paolo, unica opera drammatica di lorenzo dedicata alla persecuzione dei cristiani da parte di giuliano l’apostata, ultimo atto di una poliedrica vena letteraria mai esaurita. Lorenzo muore nel 1492 e segna la fine di un’epoca Luigi pulci Nasce nel mugello nel 1432 da una famiglia nobile ma decaduta, il più dotato di tre fratelli scrittori, dopo una formazione in provincia passa a firenze entrando nel circolo dei medici, viene preso sotto la protezione della moglie di cosimo il vecchio ed è a lei che si deve l’incarico di comporre il morgante, un poema sulle gesta di carlo magno. Entra in contatto con la migliore cultura volgare del periodo e si forma anche sui classici. Già negli anni 60 rapporto cruciale con il giovane lorenzo. Nl 1465 pulci si impegna in una serie di sonetti polemici contro il cancelliere della signora bartolomeo della scala che aveva tenuto pubbliche lezioni su virgilio e pulci fa la caricatura delle umili origini di scala in rapporto con gli altri incarichi ottenuti, inclinazione polemica e irriverente. Nel 1469 in occasione di una giostra che vede il trionfo di lorenzo pulci viene scelto per comporre un poemetto celebrativo a testimonianza di un rapporto solido con la casata. Scrive poi il beca da dicomano, risposta al nencia da barberino di lorenzo in cui i toni della parodia della poesia amorosa e della celebrazione delle bellezze delle donne vengono ripresi Nei primi anni settanta pulci prende le distanze dalle linee culturali promosse da lorenzo e l’ascesa di ficino e della filosofia neoplatonica mette in ombra la musa popolare e umile di pulci che reagisce in chiave polemica. Innesca uno scontro con matteo franco a colpi di sonetti burleschi e mette in caricatura le astrazioni del neoplatonismo fino a scrivere sonetti eterodossi e poco rispettosi sui dogmi della fede, polemica antificiniana, ficino chiede l’intervento di lorenzo che prende le distanze da pulciavvio di una nuova stagione. Pulci si avvicina a un nuovo protettore, roberto di sanseverino e conclude il morgante La prima edizione del morgante appare nel 1478, la seconda nell’81 dove il poema è costruito da 23 cantari che descrivono le avventure carolingie con le imprese di rinaldo, orlando e altri eroi mescolate con una sezione fantastica imperniata sulla figura di morgante, gigante convertito da orlando. Morgante consente a pulci di inserire punte di comicità aggressiva. Il morgane è costruito su continue ripartenze, avventure che mettono alla prova i personaggi principali lasciando sullo sfondo la materia di spagna e il pericolo del tradimento di gano di magaza che in accordo con il re marsilio provoca la morte di orlando a roncisvalle nuova edizione del poema stampata nel 1483 e costruita da 28 cantari, si registra un innalzamento di tono, misura più conveniente all’epica e trasferisce sull’episodio luttuoso di roncisvalle un immaginario religioso a matrice cristiana per la morte di orlando. dalla prima alla seconda redazione cesura storica, forse congiura de’pazzi marsilio ficino 81 analisi del percorso di ascensus che l’uomo deve compiere per pervenire all’unità divina, uso sapiente del medium della parola permette di esprimere questo percorso. Ficino è figlio di un medico e nasce in valdarno nel 1433. Formatosi tra firenze e pisa dopo aver frequentato l’università di bologna torna a firenze dove dal 1458 stringe legami con cosimo de’ medici che gli dona la villa di carreggi che diviene sede dell’accademia platonica fiorentina, cerchia di umanisti che si riuniscono attorno a ficino tra i quali poliziano, pico della mirandola, lorenzo e giuliano de’ medici. Ficino si dedica dunque alla traduzione di platone che interrompe su richiesta di cosimo per tradurre un manoscritto. Terminato ficino continua il confronto con la filosofia antica redigendo commenti e opere originali. La riscoperta della filosofia platonica viene indicata come fonte di una renovatio religiosa. Opera cruciale è la theologia platonica del 1482 che viene dedicata a lorenzo e mostra la via attraverso cui pervenire alla certezza dell’immortalità dell’animo. La speculazione filosofica deve nutrirsi di una comunione profonda con la religione. Allontanarsi alle correnti di pensiero che conducono all’empietà come l’averroismo che distingue discorso filosofico e religioso, condanna inoltre le irrisioni blasfeme dei letterati. L’anima umana ha una funzione mediatrice nella scala dell’essere, medium tra luce e ombra e quindi percorrendo il cammino che ha condotto all’unità originaria della generazione degli enti particolari può congiungersi a dio, a favorire questa ascesa verso il divino sono le due potenze gnoseologiche umane, intelletto e volontà ma mentre una conoscenza intellettuale della divinità è possibile solo post mortem, la volontà si protende verso i suoi oggetti per fondersi con essi, è la guida sulla quale l’uomo può fare affidamento per riunirsi a dio quando è ancora in vita. Nello sforzo della volontà si identifica l’amore verso dio. Come dio ama le sue creature così è l’amore che spinge le creature ad innalzarsi verso il divino. La bellezza divina è priva della molteplicità che contamina a livello empirico Ficino considera le opere di platone e dei neoplatonisti come fonti di sapienza che se correttamente interpretate forniscono la via d’accesso alla divinità, esse sono infatti veicolo di una antichissima tradizione sapienziale, la prisca theologia in piena concordia con il cristianesimo. La traduzione e l’esegesi divengono momenti fondamentali di una elaborazione filosofica che si propone di riportare alla luce verità perdute. Ficino fa di cavalcanti un precursore della sua teoria sull’amore. La canzoni di cavalcanti mostra tracce di adesione all’averroismo dato che l’amore viene presentato come una passione che non si genera dall’intelletto ma dall’anima sensitiva. Inserirla nella tradizione platonica significa tacere degli aspetti teorici potenzialmente più eversivi selezione e rielaborazione degli elementi sui quali focalizzare l’interpretazione. Es nel Proemio alla traduzione della monarchia dantesca dove ficino afferma che dante pur non conoscendo il greco e le opere di platone è stato in grado anche grazie alla frequentazione di virgilio, profeta del cristianesimo di infondere nella commedia e nella monarchia l’insegnamento platonico De vita libri tres dell’ultimo dei quali la magia naturale viene descritta come capacità dell’uomo di inserirsi attivamente nella trama di influenze che percorre il mondo. La poesia vela il vero in modo tale che si disveli solo agli occhi di quanti sono in grado di cercarlo. Punto di partenza per risalire alla conoscenza dell’intelligenza ordinatrice della natura. Un iter che deve essere compiuto emulando l’armonia celeste creata dai movimenti circolari degli astri. Poesia che divenga imitatio naturae nel senso più profondo sfruttando le potenzialità della parola Il naturale accordo lega cielo e terra percorsi dalla stessa forza che è amore di dio verso gli enti e amore degli enti verso dio, comunicazione continua tra i livelli dell’essere. La magia naturale può cercare di risalire a dio concentrando l’energia cosmica in un punto preciso con l’accumulo di elementi naturalmente collegati a una stella vi sono dei ricettacoli in cui concentrare le forze che attraversano la realtà per liberarle sfruttando le energie insite nella natura e contemporaneamente aprendole a nuove possibilità di azione e sviluppo La parola è dunque in ficino mezzo per ricomporre l’unità divina ma anche rifrangersi di quanto appreso durante l’acensus in un descensus calato nell’universo fenomenico e verbale. Nel 1492 ficino porta a compimento la traduzione delle enneadi di plotino, ultima grande opeazione esegetica della sua vita, aveva sempre riconosciuto alla filosofia una missione pedagogica consistente in una comunicazione vigilata e attenta delle conoscenze. Nel 1499 muore a firenze Pico della mirandola nato nel 1463 da conte della mirandola, è l’ultimogenito, inizia gli studi giuridici e poi passa agli studi umanistici condotti a ferrara e a padova, viene in contatto con la tradizione dell’aristotelismo e con il pensiero ebraico. Nel 1479 passa a firenze e fa conoscenza di ficino e di poliziano, vi torna poi nell’84 e approfondisce le dottrine platoniche. 82 - pastoralia sono strutturalmente perfetti: 10 ecloghe, come le bucoliche di virgilio ma di 100 versi ciascuna. Con esse boiardo dimostra di risalire all’archetipo del genere-virgilio scavalcando le esperienze precedenti di dante e petrarca e inserendosi nella tradizione bucolica ferrarese. Boiardo si presenta come rifondatore del genere bucolico e come poeta ispirato d’amore. Celebra la coppia estense borso-ercole, pacificatori dl mondo e solo nell’ultima parte viene esaltato il valore militare di ercole per le sue imprese compiute nell’italia meridionale su commissione di ercole boiardo traduce opere classiche o medievali. Gli interessi di ercole sono rivolti soprattutto ai racconti storici. Boiardo traduce anche apuleio e nell’apuleio volgare punta a restituire solo lo scheletro narrativo ignorando gli aspetti filosofici, stilistici o eruditi, per ercole la narrativa antica è principalmente fonte di diletto. Negli anni 70.80 boiardo partecipa al progetto del duca di ricreare in chiave moderna il teatro antico. Esperienza fondativa per il teatro italiano, boiardo contribuisce con molte traduzioni delle commedie di terenzio e plauto. Ci resta il timone di luciano di samosata riadattato in commedia in un prologo e cinque atti di cui gli ultimi due di invenzione boiardesca in cui tratta il tema del possesso e il corretto uso delle ricchezze nel contesto di una vera umanità e cortesia lontano dallo sperpero indiscriminato cortese e dall’avarizia incapace di premiare il valore degli uomini nel gennaiio del 1476 ercole chiama boiardo come suo compagno a ferrara, scrive i volgarizzamenti, stende l’innamoramento de orlando e un canzoniere lirico in volgare che canta l’amore per una dama di reggio, antonia caprara gli amorum libri tres-tre libri degli amori raccontano una storia di amore ricambiato, disillusione, malinconia e pentimento che si svolge in due anni dall’inizio della primavera 1469 a quella del 1471. Il punto di riferimento per boiardo è petrarca di cui riprende lo stile e la polimetria, il sistema di fittissime connessioni intertestuali che connette le singole liriche e garantisce il progresso narrativo nonché la conclusione penitenziale ma boiardo estremizza e regolarizza le forme petrarchesche, i modelli metrici offerti dai fragmenta sono complicati in modo sperimentale e virtuosistico e la struttura del canzoniere è più evidente ed esattamente simmetrica. Struttura regolata da rapporti matematici costruiti sul 3, sul 10 e sui loro multipli. I testi per ciascuno dei tre libri sono 60=(3+3)x10, per un totale di 180=¿¿+32)x10, ogni libro contiene 50 sonetti più dieci testi in metro diverso. La diversità metrica è impiegata per scandire il racconto, brevi serie di sonetti sono intervallate da altri metri che fungono da paragrafatura. Rispetto ai fragmenta aumenta il tasso di narratività. Gli amorum libri raccontano una storia, tre diversi momenti narrativi e psicologici di una vicenda. La prima ad essere nominata è l’amata con l’acrostico composto dalle iniziali dei primi 14 testi, ampio premio dedicato alla bellezza di antonia La fase euforica dell’amore è incentrata sulla lode della donna e sulla gioia dell’amante e pur con alcune incrinature termina con il trionfo di eros. L’acme amorosa, aver tenuto tra le braccia l’amata, è seguita dalla rottura con antonia che respinge l’amante stupefatto. I dolori dell’amante proseguono per tutto il secondo libro finchè capisce che antonia lo tradisce. L’amore non cessa quindi abbandona reggio per i luoghi alpestri, serie bucolica di 10 testi e ritorno alla corte, luogo dell’innamoramento, il ritorno coincide con la primavera, anniversario dell’amore ma anche memoria della passione di cristo che invita a un pentimento che tuttavia non si compie. Nel terzo libro l’amante persevera nell’amore e antonia si mostra talvolta pietosa. Si inaugura una nuova brevissima sequenza euforica. Le fa seguito la dolorosa separazione da antonia per seguire borso a roma e qui l’inquietudine data dalla vanità dei piaceri terreni e la consapevolezza del mutare d’età danno luogo a una riflessione sul cattivo impiego del tempo trascorso che culmina nella conclusiva preghiera a dio. La visita a roma, città santa, durante la quaresima motiva il pentimento religioso che sul modello di petrarca sigilla gli amorum libri che narrano una piccola porzione della vita dell’io lirico e sono estranei al lavoro memoriale petrarchesco, sono un’opera provvisoria, primaverile e fissata sul presente dove la disciplina formale e la raffinata letterarietà danno forma a una prorompente emotività, a una poesia estroversa, comunicativa, animata dalla vitalità della giovinezza, il pentimento causato da un concorso di circostanze chiude una fase dell’esistenza, non la decide, chiude il libro ma il libro non chiude la vita. Sguardo retrospettivo che apre il libro non può rinnegare l’avventura giovanile. Amore non è un errore in assoluto, manca un riferimento spirituale-religioso. Amore è connaturato alla gioventù, errore sarebbe vivere senza di esso nell’età adatta. Il rimpianto è perciò legato alla propria ingenuità, agli inganni, alla amara fede che ha provocato lo sdegno. L’uomo passa dalla gioia illusoria al dolore, dal dolore alla consapevolezza acquisita anche grazie al richiamo religioso della fragilità del piacere per giungere alla saggezza, cioè alla coscienza del tempo e della misura con cui usare dei beni terreni. Boiardo propone un itinerario modello a un pubblico di cortigiani, letterati e uomini d’arme e celebra l’ethos, la società cortigiana fa da sfondo. L’amore, 85 perfezione e cuore della vita cortese era nato a corte. Come nella felicità così nel dolore la donna e la corte sono unite nella prospettiva di boiardo; all’uomo divenuto maturo resteranno solo gli este Dal settembre 1478 boiardo rientra a scandiano e si sposa con taddea gonzaga dalla quale avrà sei figli. Ercole lo richiama ai doveri d’amministrazione e diventa governatore di reggio, impegnato ad affrontare la guerra che dal 1482 ferrara combatte con venezia. Alle iniziali vittorie venete segue riscossa ferrarese soprattutto ad opera di alfonso d’aragona, cognato di ercole gravemente ammalato. Lo scontro termina in modo umiliante per gli este, alle distruzioni e pestilenze si aggiunge la perdita di rovigo e del polesine sancita con la pace di bagnolo vissuta come tradimento di alfonso. Le vicende storiche e personali si riflettono nelle pastorali, bucolica in volgare. La scelta linguistica dipende sia dalle preferenze della corte sia da un umanesimo che vuole ricreare i generi classici in volgare. Pastoralia sono attento recupero del modello virgiliano, 10 ecloghe di cui 5 di tema politico e 5 di tema amoroso, veste allegorica e spesso unite da connessioni intertestuali. Nell’ecloga 1 il dialogo tra titiro-tito strozzi e mopso-boiardo popone il lamento del primo per le vittorie del leone veneziano e le sofferenze ferraresi prive del sostegno del duca ammalato e la distruzione della propria vila di ostellato. Il secondo lo rincuora leggendo una profezia incisa su un tronco d’alloro in cui si narra de condottiero alfonso. La lode del duca di calabria principio e fine della raccolta è all’origine delle pastorali e a causa del loro fallimento. La delusione estense per la pace di bagnolo rende impossibile la diffusione dell’opera. L’allegoria pastorale permette a boiardo di trattare anche temi personali. Le egloghe cantano sempre amori infelici, poesia d’amore e poesia politica hanno la funzione di reagire alla sorte avversa consolando nell’atto stesso di comunicare il dolore La composizione delle pastorali avviene negli anni in cui viene stampata la prima edizione dell’inamoramento de orlando. Il libro primo 29 canti è composto durante la signoria di borso a cui interessano i romanzi cavallereschi mentre ercole amava i libri di storia e le arti spettacolari. Il secondo libro di 31 canti viene scritto tra anni 70-80. Gennaio 1487 boiardo è capitano ducale di reggio e in continuo rapporto con il podestà e il massaro. Numerose lettere inviate a ferrara, frequenti attacchi di gotta ne mirano la salute e le possibilità di dedicarsi alla scrittura diminuiscono. Nella stesura del 3 libro di 9 canti procede lentamente. L’innamoramento de orlando è lasciato incompiuto per la morte di boiardo che avviene nei giorni in cui il ducato è attraversato dalle truppe francesi di carlo 8°, evento che pone fine al mondo delle corti quattrocentesche. La trentennale stesura del poema era iniziata con giovanile baldanza Innamoramento de orlando caratterizzato da una dizione orale che determina alcune peculiarità del poema. Il pubblico è preciso-la corte estense e la sua attenzione deve essere costantemente tenuta desta. Modalità romanza non classica di produzione e fruizione dell’opera, modello sono le recite dei cantari. Continuo succedersi di storie diverse portate avanti contemporaneamente il cui racconto si interrompe sempre sul più bello per passare al racconto di un’altra vicenda narrativa fa si che ogni canto non coincida con una precisa unità narrativa e nemmeno con la conclusione della vicenda, questa tecnica narrativa-entrelacement viene ereditata dai romanzi francesi cari alla corte estense. Il poeta deve tuttavia ne fa un uso nuovo. Il passaggio da una storia a un’altra dipende dal capriccio del poeta-cantore e dal suo rapporto con il pubblico. La figura del poeta assume ruolo e presenza costanti nel testo comparendo spesso negli esordi e nelle chiusure dei canti per riattivare il contatto con l’uditorio o per commentare la storia che sta narrando. Orlando è nella tradizione narrativa precedente il paladino per eccellenza, devoto casto e votato esclusivamente alla guerra contro i saraceni cioè al suo destino epico. Eroe cristiano. L’amore lo introduce in un ambiente narrativo estraneo. Alla monodirezionalità della crociata si sostituisce la dispersività e potenzialmente infinita serie di prove tipiche dei cavalieri erranti che nella avventura trovano la loro identità. L’innamoramento di orlando si fonda sulla contraddizione dei personaggi carolingi che vivevano nell’universo letterario del ciclo bretone legato alla dimensione dell’avventura più che al racconto amoroso La grande tradizione poetica italiana aveva sempre declassato il mondo cavalleresco arturiano e i suoi elementi meravigliosi e magici come immorali menzogne ma boiardo nel proemio di 1 fonda il primato della corte arturiana sull’amore che diviene valore fondamentale dell’ethos guerriero e cavalleresco e dell’humanitas cortese da cui nascono gli amorum libri. Amore è quindi presentato come forza naturale inarrestabile, civilizzatrice, fonte di ogni arte, che risveglia l’uomo e lo conduce al bene, vita lontana da attaccamento ai beni materiali, piena e intensa. Lo stesso amore come tutti i piaceri terreni se perseguito ossessivamente può essere fonte di smarrimento dell’uomo. 86 Alla vanità delle cose, alla loro capacità di ridurre schiavi gli uomini si deve opporre la misura e la coscienza di sé. Costruzione filosofico morale che si ritrova anche in virgilio, lucrezio, nel platonismo, epicureismo quattrocenteschi e nel medievale roman de la rose. L’inamoramento di orlando è concepito in funzione delle esigenze politico-dinastiche estensi. Boiardo introduce un nuovo personaggio: rugiero che discende dal mitico eroe troiano ettore ed è destinato a sposare la cristiana bradamante, a morire giovane ma ad essere il progenitore degli este. La discendenza da un eroe troiano è innovativa, gli este erano tradizionalmente fatti discendere da gano di maganza il traditore di orlando a roncisvalle. La promozione ducale di borso consente anche a gli este di dotarsi di una nobilissima ascendenza storico mitologica dopo aver rivendicato per sé e per la propria corte l’eredità spirituale della corte arturiana. È nella corte di ferrara che si rinnova l’età d’oro, la primavera splendida e breve della civiltà cortese che terminerà nell’inverno 1494. Il romanzo s’interrompe sull’innamoramento di fiordispina per bradamante con una ottava che registrerà la rovina dell’italia. Doppio lutto per la morte del poeta e la fine di un’epoca. La letteratura è risposta alle esigenze del presente, tentativo di contrastare la crisi Ambiente napoletano nel contesto napoletano l’umanesimo si sviluppa in ritardo di un paio di decenni legata alla figura di alfonso 5 d’aragona che inaugura la stagione aragonese nel 1442 che durerà fino a fine secolo, alfonso 1° re di napoli. Senza essere direttamente interessato alle questioni letterarie comprende il ruolo di legittimazione che può derivare da una corte di letterati, valore politico di un mecenatismo. Attorno a lui si raccoglie una generazione di letterati la cui attività si distribuisce tra la corte e lo studio-istituzione che doveva supportare la formazione dei giovani studenti e la biblioteca che alfonso arricchisce di codici. Nascono opere che introducono nell’ambiente napoletano le ricerche delle avanguardie umanistiche e mirano alla celebrazione del principe. Poggio bracciolini dedica ad alfonso una versione latina della ciclopedia di senofonte, ritratto di un sovrano ideale. Figura di alfonso ingigantita dalla operazione corale di encomi. L’umanesimo aragonese assume una forte impronta monarchica e nasce il mito del magnanimo, sovrano virtuoso e illuminato sostenitore delle lettere. Antonio panormita-beccadelli Nato nel 1394 a palermo si forma nelle migliori scuole dell’italia settentrionale: siena, milano, pavia e entra in contatto con poggio bracciolini e lorenzo valla. Dimora presso i visconti e alla corte di cosimo de’ medici. Proprio a cosimo viene dedicato l’hermaproditus. Raccolta di epigrammi satirici dal contenuto apertamente osceno. Gusto dell’azzardo e della materia oscena insieme a uso sapiente dei modelli classici, intreccia scandalo e raffinatezza e recuperando la tradizione dell’epigramm antico per cercare di difendersi dalle censure. L’hermaphroditus non riesce a guadagnargli la protezione di cosimo de’medici e una sistemazione a firenze scatenando pesanti reazioni dell’autorità ecclesiastica. Nel 1434 entra al servizio di alfonso d’aragona assumendo il ruolo di intellettuale impegnato nell’azione di governo. Ventennio di collaborazione con alfonso e celebrazione del sovrano che assume forma organica e trova il punto più alto nella raccolta de dictis et factis alphonsi regis. Alla morte di alfonso il panormita passa al servizio di ferrante e lo aiuto nella difesa della corona assumendolo anche come modello di principe nell’opera encomiastica liber rerum gestarum ferdinandi regis, racconto della giovinezza del principe con modello senofonte. Il panormita lascia un segno profondo nella cultura quattrocentesca per il modello dell’accademia sperimentato nella porticus anoniana, consesso che si riuniva nella sua dimora e proseguiva l’attività dell’accademia prima riunita introno ad alfonso. Fondamentale epistolario molto ampio spartito tra versante pubblico e privato e destinato a diventare modello di prosa latina. Conferma centralità del latino, lingua principe per elaborazione letteraria Masuccio salernitano Il mondo aragonese ospita anche esperienze di natura diversa, ripreso il modello dei classici trecenteschi. Tommaso guardati noto come masuccio salernitano nasce tra 1410 e 1415. La sua formazione avviene tra salerno e napoli, prima mirata agli studi ecclesiastici e poi in ambito letterario. Masuccio si inserisce nell’ambiente della corte di alfonso senza assumere incarichi diretti e entra in contatto con membri della nobiltà del regno. A partire dal 1450 comincia a comporre una serie di novelle diffuse in forma autonoma alla spicciolata ma che poi decide di raccogliere all’interno di un macrotesto riprendendo boccaccio. Nasce il novellino, raccolta di cinquanta novelle articolata in cinque gruppi di dieci ciascuno raccordato su un tema cui masuccio lavora fino alla morte nel 1475. Dopo la 87 La legittimazione della poesia in volgare La stampa miscomini è un Passaggio significativo della legittimazione della poesia in volgare. Collocazione in apertura della traduzione virgiliana di bernanrdo pulci e riprendere uno dei modelli fondativi del genere e riportarlo in volgare sotto il segno di una continuità profonda. Nelle prove dell’arzocchi domina il modello del dante delle egloghe, in quelle di bioninsegni del petrarca del bucolicum carmen e del boccaccio dell’amleto per completare un pantheon di autori su cui fondare la nuova tradizione. Sempre presso miscomini vengono pubblicate le pistole di luca pulci, riscrittura in volgare delle heroides ovidiane con obiettivo di verifica della tenuta della nobile lingua toscana. Nell’81- 82 poliziano dedica il suo corso alle bucoliche di virgilio e sulle bucoliche elegantissimamente composte in un’operazione parallela a quella della raccolta aragonese. Poesia in volgare nel secondo quattrocento ha una fase di allargamento e di affermazione. Sviluppo della poesia cortigiana dagli anni sessanta e consolidarsi di un sistema di corti in molte città italiane intorno all’epicentro culturale della firenze medicea. A ferrara e a mantova, a urbino e a milano e poi ancora a napoli si creano delle condizioni sociopolitiche che promuovono la poesia volgare come strumento di legittimazione di una classe di intellettuali collocati intorno al principe e alla sua famiglia. Lirica volgare diventa un codice condiviso di riferimento e trasmissione dei valori, rispecchia la vita di corte. Il patrimonio poetico a cui si rivolgono questi poeti cortigiani è quello dei rerum vulgarium fragmenta di petrarca, modello che viene ripreso nel lessico e nei temi in una assunzione epidermica tralasciando la tensione strutturale all’unità e la profonda interrogazione morale petrarchesca. Poesia episodica mirata alla stilizzazione del singolo frammento, animata da una ricerca spesso ingegnosa ma occasionale negli esiti. Poesia che accanto a petrarca riprende autori classici e contemporanei in una struttura spesso ibrida per toni e risultati. Antonio tebaldeo Il ruolo centrale di questa stagione è da assegnare ad antonio tebaldeo (1463-1537), prima precettore a mantova di isabella d’este e poi segretario a ferrara di lucrezia borgia divenuta consorte di alfondo 1° d’este. Il tebaldeo è autore prolifico anche sul versante latino, formazione solida e nutrita dei classici. Produzione più significativa però è quella in volgare, scrive le opere già nel 1498 concentrata sulle forme metriche dei capitoli e dei sonetti- grande ignegno ma gravità nulla, scrittura vivace ma poco profonda, limitata nel respiro e nelle tematiche. Pacata colloquialità intorno a un’invenzione iniziale (il poeta mascherato dalla propria sofferenza mentre intorno sfilano le maschere festose di carnevale) e si chiude con l’apparizione di amore accanto alla donna amata, flavia, molto più sbiadita della laura petrarchesca. Scarso interesse per l’organizzazione di un macrotesto ambizioso (sonetto proemiale con riuscita precaria) ma vivace fortuna della produzione lirica, ruolo di capofila e di modello per i contemporaei. Serafino cimminelli dell’aquila-serafino aquilano Diventa presto celebre per la sua arte dell’improvvisazione e per l’abilità nel suono del liuto con cui accompagna i versi, produzione abbondantissima che rimane lontana dalla forma canzoniere, ha una suddivisione in ordine metrico seguendo le diverse forme praticate dall’aquilano, dalle barzellette scritte in forma di ballata alle egloghe che riprendono i modelli napoletani, dagli strambotti alla pratica musicale ai sonetti. È proprio il precedente di teballdeo a sollecitare serafino verso la pratica estesa del sonetto declinata con un largo ricorso al patrimonio dei fragmenta evocato e insieme svuotato. Nei testi di serafino ricorrono modelli slassici della poesia cortigiana di quegli anni, il patrimonio che incornicia la donna offre i pretesti per una sua celebrazione galante, dal cagnolino all’uccellino al ritratto Talora assume le forme dell’iperbole, si fa bizzarra e estrema, molti dei suoi componimenti hanno un gusto quasi seicentesco. Poesia esile nel suo sostrato ideale ma che ebbe straordinario successo. La morte di serafino avvenuta precocemente nel 1500 dà origine a una eccezionale celebrazione poetica nl 1504 vengono pubblicate le collettanee in morte di serafino aquilano, raccolta dove molti autori contemporanei a partire da tebaldeo tributano un omaggio al sodale scomparso. Segnale di chiusura della fase della poesia cortigiana. Sono ormai alle porte gli anni del bembo. Nuova stagione di un petrarchismo più regolato e ortodosso Epoca 5 L’ingresso in italia delle truppe francesi di carlo 8° nel 1494 segnano un momento dal valore simbolico.. si percepisce la fragilità militare e politica degli stati regionali italiani che li porta a una inesorabile decadenza, incapacità delle singole realtà politiche italiane di contenere le ingerenze delle forze straniere, continui cambi di potere si registrano 90 a milano, firenze, napoli, avviene il sacco di roma 1527 quando la città santa è sottoposta a un pesante e violento assedio da parte delle truppe imperiali tedesche. L’italia diventa teatro di una partita tra monarchia francese dei valois e impero di carlo 5° che si concluderà solo con la pace di cateau-cambresis del 1559 con la perdita di autonomia degli stati italiani e la dominazione spagnola della penisola. Contesto di aperta crisi dilaniato sul fonte politico da lotte intestine e rovesci improvvisi, il mondo intellettuale si sforza di proporre come antidoto alla ruina una cultura di impronta classicista capace di mettere a frutto i risultati della riflessione umanistica e di valorizzare il volgare quale strumento di espressione di una modernità legittimata a competere con la cultura antica. Non si tratta di una proposta monolitica e omogenea ma di un conflitto di culture. Vivace pluralità di soluzioni contrapposte accomunate da una condivisione di un insieme di nodi problematici cui si sente l’esigenza di rispondere per poter dare vita a un nuovo classicismo. Dibattito intorno alla questione della lingua e discussione sui modi con cui operare l’imitazione dei classici, ricerca di una lingua capace di superare l’ibridismo di fine quattrocento comporta la necessità di ridiscutere l’intera tradizione letteraria. Desiderio di giungere a una norma universale e condivisa che possa garantire al volgare una stabilità sovratemporale. - baldasar castigione lingua modellata su quella in uso delle corti italiane sostenuta anche da nel cortegiano - trissino lingua italiana che si muoveva sulla scorta del de vulgari eloquentia di dante per immaginare una lingua capace di includere un ampio canone di autori - machiavelli rivendica la centralità del fiorentino ma anche la continuità tra la lingua di dante, boccaccio e petrarca e quella dei fiorentini contemporanei si impone però la teoria di pietro bembo che con le sue prose della volgar lingua definisce le norme della lingua scritta e il canone degli autori imitabili. Basa la grammatica su una campionatura di modelli eccellenti, petrarca per la poesia e boccaccio per la prosa. Sulla scorta del trattato bemiano si costruisce il paradigma della lingua e della letteratura di impianto classico. Ariosto per esempio per la terza edizione dell’orlando furioso rivede la lingua del poema tenendo conto delle regole stabilite da bembo come farà anche baldassar castiglione nonostante avesse sostenuto nel suo trattato una prospettiva diversa da quella bembiana. Fenomeno delle traduzioni di opere classiche in lingua volgare è testimonianza di una cultura che si ritiene legittimata ad inglobare nella propria lingua il patrimonio dei grandi modelli antichi. Tema dell’imitazione è elemento fondativo dell’intero sistema umanistico e viene ripensato nel primo cinquecento. Alla ripresa dei classici si aggiunge la volontà di agire in un loro superamento facendo ricorso alla lingua volgare. Bembo formula prima in latino e poi in volgare la necessità di istituire un legame di imitazione ed emulazione descrivendo l’itinerario formativo dello scrittore che procede dal rifacimento e interiorizzazione dei modelli per giungere a una autonoma e matura espressione letteraria. Nucleo generativo dell’intero classicismo rinascimentale, si procede alla rifondazione in lingua volgare di una ricca gamma di generi antichi. Istituire un nesso virtuoso tra imitazione dei modelli e nuove esigenze dettate dal mondo contemporaneodialogo assume un ruolo privilegiato sulle orme di cicerone e platone. Si utilizza il dialogo per proporre un ritratto idealizzato e realistico del mondo della corte e dell’incontro tra intellettuali, si definiscono i valori etici e culturali della modernità e l’ambiente in cui questi stessi valori vengono espressi e acquistano un senso ultimo. Fioritura del genere lirico inscritto in una imitazione profonda di petrarca, non pensata come semplice adesione formale ma vissuta come intima compartecipazione al mondo interiore del canzoniere. Prende forma una canonizzazione dell’opera di petrarca mediata attraverso strumenti mirati a favorire la comprensione quali i commenti e la diretta imitazione. Le rime di bembo e sannazzaro sono il nuovo paradigma della poesia. Bembo è più fedele alla lezione del solo petrarca mentre sannazaro include il mondo classico. Nel cinquecento la lirica in virtù di un codice ormai riconosciuto estende i sui praticanti fino a diventare una moda condivisa Teatro vede il passaggio dalla traduzione di testi latini a una composizione di opere originali memori dei classici ma capaci di costruire un nuovo linguaggio per la commedia e la tragedia, primi decenni del cinquecento nascita del teatro moderno. Trovano spazio opere che sembrano essere esterne all’orbita del classicismoanticlassicismo, opposizione alla tendenza dominante anche se in realtà è una forzatura, sono tradizioni in cui si privilegiano posizioni più lontane da quelle bembiane come il teatro in dialetto padovano di ruzante o la produzione di folengo alimentata da un linguaggio che ibrida latino e italiano, scelte plurilinguistiche e espressionistiche che non ebbero grande fortuna 91 Panorama di crisi e precarietà del clima politico sollecita in diversi autori la volontà di offrire ambiziose proposte di interpretazione del presente facendo incontrare l’esperienza concreta con la lezione delle cose antiche come dichiara machiavelli nel principe, trattato rivolto non allo studio della teoria politica astratta ma alla realtà effettuale. Modello della storia dell’antica roma e sguardo rivolto alle dinamiche del potere offre al principe strumenti efficaci per agire e divenire protagonista attivo di una liberazione dalle forze straniere. Nel finale richiamandosi alla canzone italia mia, benchè il parlar sia indarno-accorato appello di petrarca ai signori italiani per conquistare autonomia e indipendenza. Desiderio di raccontare e comprendere la storia contemporanea che muove anche guicciardini che si allontana dalla fiducia di una sostanziale universalità della storia del pensiero di machiavelli e offre una lettura attenta alla singolare particolarità degli eventi interpretabili solo grazia a una miscelata dose di esperienza e di conoscenza storica, ne è l’esempio storia d’italia che abbraccia il periodo tra la morte di lorenzo de’ medici e quella del papa mediceo clemente 7° nel quale gucciardini cerca di dare ragione della complessità apparentemente caotica e imprevedibile dei fatti. Comune tentativo di mettere alla prova gli strumenti conoscitivi per eliminare il tratto irriducibile alla ragione della realtà storica. Riflesso di una realtà cupa e imprevedibile si avverte anche nelle opere più apertamente letterarie come nel mondo dei cavalieri dell’orlando furioso di ariosto dove sono frequenti le allusioni al mondo contemporaneo con il loro portato di violenza ed eversione oppure all’universo di pastori dell’arcadia di sannazaro la cui edenica pace è sempre minacciata da aggressioni e trascolora in un clima di dolore e morte Nel secondo quattrocento il letterato si era legato al potere politico in un rapporto di subordinazione diventando uomo di corte, nel corso del cinquecento la situazione si stabilizza in un quadro più articolato, specchio del progressivo declino degli stati italiani. Le difficoltà della condizione dell’esercizio intellettuale nella corte sono ben documentate dalla faticosa genesi del cortegiano di castiglione, sovrapporsi di redazioni diverse nel tentativo di trovare un compromesso tra le forme del ritratto ideale e la forza prepotente della realtà storica e dalle satire di ariosto con cui il poeta rivendica la sua condizione di superiore saggezza ironizzando sulle follie del mondo cortigiano volontà di far trasparire una sorta di autoritratto nel quale il letterato rivendica autonomia. Lettere di pietro aretino, comunicazione epistolare che esalta il singolo attraverso le su relazioni, testimonia il crescente desiderio dei letterati di rappresentarsi come soggetto collettivo. Nelle accademie si sviluppa dibattito letterario e intellettuale. Desiderio di veder riconosciuta la propria specificità si riscontra anche osservando l’editoria, ambito nel quale i letterati giocano un ruolo sempre più decisivo nelle vesti di autori attenti ai guadagni che una tipografia di dimensioni ormai industriali garantisce. Letterati sono anche editor di testi altrui in nome di una competenza grammaticale e retorica, dimensione professionale nuova, occasione di lavoro intellettuale Pietro bembo Mette a fuoco progetto di fondazione di una cultura capace di cogliere le eredità dell’umanesimo ma di proiettarle in una dimensione aperta alla modernità. Scelta consapevole di puntare tutte le sue risorse sul volgare a patto di definirne le norme e superare le particolarità locali, chiave del grande consenso del trattato prose della volgar lingua, testi intesi come modelli esemplari sul piano della prassi imitativa nato a venezia nel 1470 bembo appartiene a una delle più importanti famiglie aristocratiche della città e riceve un’educazione umanistica di alto profilo sotto l’attenzione del padre appassionato studioso e possessore di una straordinaria biblioteca. Vocazione esclusiva per le lettere genera il conflitto con il padre che lo vuole indirizzare alla carriera politica a venezia. La prima opera di bembo andata in stampa è il dialogo latino de aetna che offre una immagine eloquente dei suoi interessi e della sua personalità disegnata in contrasto con quella del padre. Protagonisti del dialogo sono infatti bembo e il genitore intenti a discutere di temi scientifici e filosofici e di argomenti di carattere civile ed etico. Nel dialogo dal sapore erudito vi sono prelievi da autori classici e riprese da petrarca (ascesa al monte ventoso), si osserva una prima messa in scena delle differenze padre-figlio il dialogo de aetna viene stampato da aldo manuzio editore con cui fin dalla gioventù stringe un sodalizio contribuendo all’allestimento della grande collana di classici latini e greci, impresa editoriale innovativa per la forma editoriale dei libri-piccola dimensione e per la straordinaria leggibilità-caratteri tipografici nuovi simili alla scrittura corsiva oltre che all’eccezionale qualità filologica dei testi per i quali manuzio si avvale di collaboratori di primo piano come l’olandese erasmo da rotterdam. Oltre a seguire la stampa di una grammatica greca bembo promuove e cura personalmente le cose volgari di petrarca (canzoniere) e le terze rime di dante (commedia). Operazione editoriale 92 compostezza tematica centrata sul tema dell’amore, della morte e della ideale rappresentazione del mondo dei sodali. Imitazione che punta a farsi emulativa nei confronti del modello. Rivendicazione esemplare dell’esercizio lirico e volontà di alzare il piano del discorso. Bembo dopo la prima edizione del 1530 continua a lavorare alla definizione del suo libro di rime fino alla morte. Seconda edizione del 35 vede le liriche aumentare a 138 con incremento di testi di scambio con altri letterati. Postuma ultima volontà d’autore con 146 testi e nuova impostazione con lunga parabola che include il tema amoroso, i versi in morte del fratello e l’ampio insieme dei componimenti indirizzati ai sodali. Valore esemplare del modello, affinazione dell’imitazione petrarchesca più fedele nella lingua e nelle forme metriche e acquisizione di petrarca nella propensione ad accogliere temi e tessere della grande poesia classica Autunno 1530 bembo riceve dal senato di venezia la proposta di storiografo ufficiale della repubblica e nonostante dichiari di sentirsi inadeguato vista la complessità del lavoro accetta l’incarico-rivincita rispetto alle delusioni giovanili, ruolo di sicuro prestigio nella repubblica. Inizia a lavorare con determinazione avvalendosi di numerose fonti e compone in latino e in volgare un’opera pubblicata postuma con impianto annalistico appiattita sulla narrazione degli eventi e priva di un reale sforzo interpretativo. Nel settembre 1539 viene nominato cardinale da papa paolo 3° (aveva intrapreso la carriera ecclesiastica nel soggiorno urbinate) coronamento di una brillante carriera. È ormai guardato dall’intera comunità di letterati italiani quale padre nobile della lingua e delle lettere, sapiente gestione delle proprie opere e della propria immagine pubblica. Volontà di raccogliere un epistolario, avvia un lavoro di raccolta e revisione delle proprie lettere, italiane e latine per offrirne una edizione a stampa per documentare i prestigiosi rapporti intrattenuti. Decide di affidare la stampa ai suoi eredi e organizza l’opera in cinque volumi distinti per destinatari: 1-ecclesiastici, 2-sodali e familiari veneziani, 3-signori e amici italiani e stranieri, 4- nobildonne, 5-epistole latine e brevi papali. Sulla scorta del modello delle familiares di cicerone e quelle petrarchesche offre ritratto di uomo al centro di una vastissima rete di relazioni Iacopo sannazaro Figura esemplare nel passaggio da quattrocento a cinquecento, grazie a lui e ai suoi sodali raccolti intorno all’accademia pontaniana la cultura napoletana si proietta in una dimensione europea. Le opere di sannazaro in latino e volgare sono frutto di un lavorio attraverso gli anni, percorso travagliato di un animo sincero e inquieto. A lui si deve il romanzo pastorale arcadia, erede della tradizione bucolica rifondata nell’immaginario e linguaggio. Impiego di prosa e versi racconta il viaggio de protagonista nella amena regione greca per fuggire alle pene d’amore, percorso anche interiore. Arcadia uno dei testi fondanti della nostra letteratura, ampia fortuna Importanza di sannazaro si misura anche sul versante lirico, scrive sonetti et canzoni uscita postuma nel 1530 che punta a un petrarchismo lontano dalla dimensione cortigiana, linguisticamente orientata verso il toscano, incide sulla lirica cinquecentesca. Sannazaro fa tesoro della lezione dei classici e rinnova i generi tradizionali. Tra le opere in latino vi sono le elegiae, gli epigrammata, le eclogae piscatoriae (mondo bucolico trasposto in ambito marittimo). Altra opera in latino è il de partu virginis poema religioso dedicato a papa clemente 7° scritto in esametri e racconta della maternità della vergine e dell’infanzia di gesù facendo dialogare la scrittura e la tradizione classica e umanistica Sannazaro appartiene a una famiglia di feudatari e nasce a napoli nel 1457. Varie vicende sfortunate sin dall’infanzia, perde il padre e la madre, anche carmosina bonifacio donna amata scompare precocemente e sannazaro la celebra nella sua poesia soprattutto latina. Dopo la morte del padre la famiglia si sposta da napoli in salerno ed entra in contatto con paesaggi affascinanti. La formazione intellettuale avviene nella napoli aragonese seguendo la letteratura latina e quella volgare, conosce inoltre il greco. Ritornato a napoli assiste a lezioni di retorica e poetica e si misura con questioni filologiche, incontro decisivo con pontano che dirige l’accademia pontiniana. Grazie a pontano entra a servizio di alfonso, duca di calabria e vi rimane fino al 1494. Viene introdotto nell’accademia pontiniana con il nome di actius sincerus. Pontano scriverà un trattato sulla retorica dialogica intolato acrius dedicato a sannazaro che celebra la loro amicizia Già dal 1447 si hanno notizie di sannazaro attivo nel ruolo di organizzatore di apparati teatrali e festivi, il poeta si dedica poi alla stesura di farse, componimenti in versi scritti per occasioni festive e conviviali. Compone con certezza sei farse a cui va aggiunto un frammento. A napoli la farsa è un componimento scritto per la recitazione eseguita nell’ambiente di corte e ricco di elementi dialettali e in questo caso soluzioni filologiche discutibili, i temi affrontati sono domestici, legati alla quotidianità, oppure mitologici. I modelli letterari risalgono alla tradizione poetica 95 quattrocentesca e anche il lessico è prevalentemente di matrice lirica risente della tradizione precedente. Testo ideato per una circostanza lieta e spensierata Al periodo aragonese risale anche la stesura di testi in italiano e volgare. Attenzione alla letteratura bucolica si manifesta nel periodo giovanile. L’elegiarum liber scritto in latino è diviso in tre parti per un totale di 24 componimenti. dalle elegiae versi dedicati a cassandra marchese, dama napoletana a cui è legato da stima e amicizia profonda. I versi rievocando il piacentino, paesaggio d’infanzia descritto secondo modalità bucoliche: i luoghi reali si intrecciano con quelli del mito e della letteratura. Densa simbologia personale. Sulla formazione del giovane sannazaro incide anche l’ecloga pastorale in volgare. Anche i letterati dell’ambiente napoletano hanno contribuito a esercitare influenze su sannazaro. Viaggio a ferrara dove nello studio arricchisce la conoscenza della poesia di teocrito e virgilio. L’arcadia si rivela frutto maturo di un contesto stimolante. La scelta operata da sannazaro si avvicina a esperienze affini sperimentate in quegli stessi anni. Sannazaro coltiva anche la passione per l’antiquaria e le arti figurative. Arcadia è il risultato di un lavoro durato 25 anni e le prime testimonianze dell’abbozzo risalgono agli anni 1480-1482. Prima redazione del prosimetro è costituito da un prologo, dieci prose e dieci egloghe all’interno di un romanzo pastorale, nuovo genere Dopo la morte di alfonso e la brevissima partentesi del governo francese di carlo 8° sannazaro presta servizio a federico d’aragona, re di napoli dal 1496 al 1501. La dedizione a sannzaro nei confronti di federico è tale che questi dona al poeta la villa a mergellina, le vicende storiche portano però alla caduta degli aragonesi e federico è costretto a riparare in francia. Sannazaro continua il servizio al suo signore seguendolo in esilio e in francia scopre manoscritti di autori classici come ovidio e marziale. Approfondisce l’interesse verso l’antiquaria e gli aspetti lessicali e metrici, testimoniato negli zibaldoni, raccolte di appunti e trascrizioni Vengono pubblicate cinque stampe non autorizzate dell’arcadia con il titolo libro pastorale nominato arcadio, mancata sorveglianza da parte dell’autore. Dopo le prime stampe nel marzo 1504 con intento riparatore viene pubblicata a napoli un’ulteriore redazione per le cure dell’umanista pietro summonte che dichiara di aver attinto all’autografo ma tuttavia interviene in maniera massiccia e autonoma sul testo tentando di piegarlo sul versante linguistico a una toscanizzazione, sannazaro torna in italia e prepara una nuova edizione dell’arcadia priva di note tipografiche, lavoro editoriale più coerente. L’arcadia è un prosimetro di natura pastorale, fitto di richiami classici e intriso di elementi simbolici. I modelli sono teocrito, virgilio, la tradizione bucolica, la vita nova di dante, la commedia delle ninfe fiorentine di boccaccio, il decameron. L’arcadia nella sua redazione ultima è divisa in dodici parti ciascuna delle quali è composta di prosa e poesia, precedute da un prologo e concluse da un congedo. La poesia è composta da due canzoni, due sestine, otto egloghe in terza rima. Prosa è la parte narrativa mentre la poesia la parte orale e lirica. L’arcadia rappresenta la letteratura dell’utopia, rifugio alternativo alla realtà e vicino alla mitica età dell’oro ma anche un luogo interiore. Nel finale sembra esserci una drammatica smentita. Nelle prime parti viene descritta l’arcadia, regione della grecia, già ambientazione virgiliana dove vivono alcuni pastori che trascorrono le giornate a cimentarsi in gare di canto. La settima prosa all’inizio della seconda metà del testo narra che in arcadia si trova anche l’autore narratore, sannazaro-sincero giunto da napoli per trovare sollievo alle sventure amorose. Sincero vive tra i pastori in una comunità umana letteraria e civile. Nei pastori alcuni protagonisti della vita culturale napoletana. L’autore dall’inizio dell’opera utilizza ergasto come suo doppio. Apparente serenità del luogo non riesce a far dimenticare al protagonista le proprie angosce, turbato da continui segni inquietanti e la stessa arcadia gli appare come una prospettiva deludente, incapace di porsi come alternativa efficace al mondo reale. Nel racconto momenti più alti e pregnanti nella dodicesima prosa quando sincero compie una sorta di viaggio infernale come nel quarto libro delle georgiche al termine del quale ritorna a napoli per apprendere la morte della sua donna-vita nova. Crisi del protagonista è crisi collettiva. Vari temi affrontati o allusi si intrecciano tra loro: esilio, desiderio di un luogo paradisiaco a fronte di una realtà minata da pericoli, tema della morte. L’arcadia costituisce il prodotto di un raffinato scavo tra autori classici e maggiori letterati del trecento, si allontana dal contesto provinciale per individuare un equilibrio, lingua né toscana né napoletana ma italiana prima delle teorie di bambo. Il prosimetro e le rime di sannazaro sono stati accolti nella quarta edizione del vocabolario della crusca. L’arcadia si apre con una descrizione del locus amoenus, secondo le modalità classiche ma il percorso che l’autore narratore segue punta verso il basso, negazione finale della prospettiva edenica iniziale. In apparenza mondo umile, spontaneo e naturale eppure nasconde una complessa e raffinata operazione di intarsio delle fonti, attento lavoro sulla lingua. L’autore nella conclusione dell’opera congeda dal genere pastorale. Alcune vicende vanno interpretate 96 in chiave allegorica e politica, il richiamo all’immagine dei lupi presente più volte pare alludere ai funzionari dell’amministrazione regia macchiatisi di furti. L’arcadia ha una grande fortuna ed è entrata a far parte del canone della letteratura italiana, viene tradotta e imitata. Morto federico d’aragone nel 1504 sannazaro ritorna a napoli nella villa di mergellina con cassandra marchese e si dedica alla revisione dell’arcadia. Sul fronte volgare scrive una raccolta di componimenti sonetti et canzoni, espressione di un colto e raffinato petrarchismo napoletano che può vantare pochi altri esempi in questo periodo in anticipo al petrarchismo di bembo. All’opera pubblicata solo postuma nel 1530 sannazaro lavora in varie fasi. Divisa in due parti, la seconda delle quali dedicata a cassandra marchese, contiene 101 rime di vario metro, sonetti- madrigali-capitoli in terza rima-sestine, a eccezione di componimenti raggruppabili all’interno di determinati nuclei tematici la raccolta sonetti et canzoni non presenta a struttura di canzoniere. Il sonetto è una constatazione sul dolore che obbliga chi scrive con i suoi versi a raccontare sospiri e affanni: non fosse avvenuto questo cambiamento di rotta il poeta sarebbe altrove, al riparo da attacchi e impedimenti. Sullo sfondo della caducità della vita la riflessione continua sulla capacità della poesia di innalzare e sulla funzione eternatrice preannunciando alcuni dei temi affrontati nelle liriche come quello della gloria e della fama. Sannazaro è in contatto con bembo al quale invia alcune lettere, rapporto di cordialità e rispetto reciproci. Rete di rapporti soprattutto culturali all’interno dei quali il poeta si muove con agio. Dopo la cura dell’edizione dell’arcadia l’attenzione di sannazaro si concentra sulla produzione in latino (eglegiae, epigrammata, eclogae piscatoriae) negli ultimi anni concepisce il de partu virginis, poemetto in latino in esametri diviso in tre libri, pubblicato nel 1526 e dedicato a papa clemente 8° che narra la maternità della vergine e la nascita di gesù, l’opera risente delle relazioni dell’ambiente romano, si colloca nella tradizione umanistica del poema sacro e viene sottoposto a un’intensa revisione per coniugare le differenti istanze, fa convivere fonti scritturali con quelle provenienti dalla cultura umanistica. Insiste sulla nascita di gesù che non ha comportato alcun dolore per la vergine attraverso le immagini care ai padri della chiesa. Il poemetto ottiene una singolare fortuna e viene tradotto e imitato A quattro anni dalla prima pubblicazione del de partu virginis, sannazaro muore a napoli nell’abitazione di cassandra marchese. Viene sepolto a mergellina nella chiesa fatta erigere dallo stesso poeta Ludovico ariosto Fiducia nel valore della poesia e convinzione di un assoluto primato del fare letterario come sede per la celebrazione di ideali più alti: bellezza, amore, virtù, disvelamento delle cadute, infrazioni limiti e debolezze dell’agire umano). Non si rifugia in un mondo di pura astrazione, di favole senza tempo e senza peso ma filtra la storia contemporanea, l’amarezza della vita di corte, l’ombra delle guerre in italia e la crisi religiosa degli anni di lutero. Tutto viene assorbito e trasfuso in una poesia capace di celebrare e immortalare la grandezza ma anche di cogliere e osservare bassezze e vizi con sguardo sdegnoso ma anche con sorriso consapevole e disincantato. Fiducia nella poesia come luogo per una trasposizione delle vicende umane Giacomo ariosti prozio di ludovico nutriva grande passione per romanzi cavallereschi e li prendeva in prestito dalla biblioteca di borso d’este signore di ferrara dal 1450-1471. Antico legame tra la famiglia e gli este. Ludovico nasce a reggio emilia nel 1474, primo di dieci fratelli, il padre è funzionario degli este e capitano della cittadella di reggio emilia. Ludovico a dieci anni torna a ferrara e inizia a studiare con precettori privati, intraprende gli studi in legge interrotti assecondando la passione letteraria, apprendistato in ombra in cui si collocano prime prove poetiche, segue le lezioni di gregorio da spoleto, formazione che si ferma al latino, non approfondisce mai il greco. Riesce a guadagnrsi una posizione nella cultura ferrarese e compone un carme per la riapertura dell’anno accademico. Partecipazione anche alle rappresentazioni teatrali organizzate per carnevale con la composizione della tragedia di tisbe (andata perduta) e diversi carmi latini indirizzati a figure importanti della cultura contemporanea. La rapida assimilazione della lirica latina raggiunge gli esiti più efficaci nel de diversis amoribus, carme composto nel 1503 su modello dell’ovidio dei tristia e celebra il motivo dell’instabilità delle passioni decisivo per la scrittura ariostesca. Ariosto scrive una lettera ad aldo manuzio dove richiede una copia dell’antologia di autori neoplatonici, stampata nell’anno prima a venezia nella traduzione di ficino, interesse filosfico del giovane ariosto. Al servizio degli este la sua esistenza muta profondamente al seguito della morte del padre nel 1500 celebrata in versi latini nei quali traspare un sincero dolore. Lodovico assume il ruolo di capofamiglia e deve pensare al mantenimento di una famiglia ampia. Entra al servizio diretto del neocardinale ippolito d’este, fratello di alfonso 1° 97