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La Scuola Siciliana: Origini della Letteratura Italiana, Schemi e mappe concettuali di Letteratura

Studi sulle letterature comparateStoria della Letteratura Italiana MedievalePoesia Italiana Medievale

Questa lezione esplora la Scuola Siciliana, una realtà nuova nella letteratura italiana che portava qualcosa di nuovo nella cultura del tempo. Vediamo come la poesia ha un ruolo politico e come la lingua e i temi differiscono rispetto alla poesia provenzale. Il frammento ravennate e la tenzone vengono analizzati per capire le differenze e le somiglianze tra le due scuole.

Cosa imparerai

  • Come differiscono la lingua e i temi nella poesia siciliana rispetto alla poesia provenzale?
  • Come il frammento ravennate contribuisce alla poesia siciliana?
  • Che significano le parole 'provenzalismo' e 'tenzone' nella poesia siciliana?
  • Come si colloca la Scuola Siciliana nelle origini della letteratura italiana?
  • Come il tema politico entra nella poesia siciliana?

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2022/2023

Caricato il 16/10/2022

maryparato
maryparato 🇮🇹

4.3

(7)

35 documenti

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Scarica La Scuola Siciliana: Origini della Letteratura Italiana e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Letteratura solo su Docsity! LETTERATURA ITALIANA Prof.sa Sandra Carapezza LEZIONE 1 Storia e interpretazione del testo letterario Prova scritta: tre domande di cui l’ultima riguarda la parafrasi. Moduli A e B sono verificati attraverso prova scritta (sessioni dicembre 2022, maggio 2023, settembre 2023), valutata autonomamente in maniera discorsiva con buono, discreto, sufficiente etc e parte integrante dell’esame, media tra le parti. Lunedì (16:30-18:00) lezioni parte D, Mercoledì giovedì e venerdì (14:30-16:00) parte A, B e C. A e B: Storia della letteratura italiana, cronologicamente: A: dalla scuola siciliana al poema di Pulci e Boiardo. I primi secoli B: dalla lirica del Cinquecento al trattato di Galilei. Generi letterari dall’Umanesimo al Rinascimento > Da origini al ‘600 (lezioni 1-20, prova scritta) C: Il Decameron di Giovanni Boccaccio (lezioni 21-30): taglio tematico: parole, azioni e silenzi di donne. Ci concentreremo sulla parte di cornice e poi su novelle che riguardano in modo rilevante il comportamento femminile. Fondamentale BUR scheda dell’opera, notizia biografica e nota al testo. Prova scritta: storia della letteratura, con attenzione ai testi dalle origini al primo ‘600. Manuale del liceo di terzo e quarto anno. Accompagnare appunti lezioni e manuale per parte di storia letteraria. consigliato Alfano etc è manuale universitario: edizione in tre volumi, con tutto il primo e una parte del secondo. Antologia utile per capire come analizzare un testo letterario e parafrasi. La prova scritta dura un’ora e trenta (90 minuti): 1. Autori, opere, movimenti culturali dalla scuola Siciliana all’Umanesimo (Parte A) con riferimento ai testi letti 2. Dall’Umanesimo a Galileo (parte B) “ 3. Scrivere la parafrasi di un testo fra quelli analizzati a lezione, sciogliendone eventuali riferimenti impliciti. Serve il riconoscimento dell’autore, dell’opera, della sua forma metrica, tipo di versi e lo schema delle rime. I testi sono quelli commentati a lezione, ovvero compresi nella dispensa. Domande quindi di storia letteraria con riferimento ai testi fatti. Dispensa: insieme testi trattati nella parte A e B. Divisa in tre parti (a, b, altri testi di approfondimento da p. 82). D: De vulgari eloquentia trattato e testo a scelta. Elementi di metrica e retorica e nozioni di genere letterario nella tradizione italiana. Selezioni per generi: I primi secoli: aspetti della lirica dalle Origini al Quattrocento, la poesia comico- realistica, il poema cavalleresco nel Quattrocento. Dall’Umanesimo al Rinascimento: aspetti della lirica dall’Umanesimo a Marino, il poema, forme del trattato. Individuare tracce di percorso, competenze su alcuni campioni di testi per avere strumenti per analizzarne altri, diventando professionisti della letteratura, affrontando il testo letterario in modo diverso dagli altri, vedendo nel testo qualcosa in più e di diverso, capendo perché un testo fa scattare qualcosa e perché nel momento in cui è nato è stato importante. Il cuore del lavoro rimane il testo e bisogna conoscerne il dietro le quinte, la cassetta degli attrezzi che gli altri non vedono. Questo spiegherà anche l’insistenza sulla parafrasi, unica operazione che ci permette di entrare in contatto direttamente con quel testo, con lavoro 1 meticoloso e certosino, per diventare non solo fruitori ma anche esperti del testo letterario, cimentandosi in qualcosa di complesso come lo smontaggio del testo in italiano antico. Questo percorso ha come filo conduttore la diacronia ed alcuni generi letterari specifici, come la lirica, il poema e il trattato. Analisi del testo letterario: lavorare sul testo a partire dalla sua lettera, schema su come procedere: • Riconoscimento e dati della composizione • Comprensione • Analisi • Contesto Quando si legge un testo, il testo dice tante cose e pone tante domande. È necessario acquisire a capacità di farsi fare domande dal testo letterario, vedere quindi cosa posso trovare nel testo e che cosa di altro posso vedervi, costruendo una traccia delle possibili domande. Dalla parafrasi al livello più analitico, fino a cogliere anche il suo contesto e contorno, autoriale e storico. Passaggio dal singolo fenomeno al sistema di cui questo testo fa parte, è infatti fondamentale anche storicizzare per capire un testo. COMPRENSIONE: • Parafrasi • Individuazione dell’argomento, della tesi del poeta e altri temi • Sviluppo argomentativo (struttura del componimento) Pensiamo sempre alla poesia come qualcosa di meramente descrittivo, ma in molti casi essa ha carattere argomentativo con uno sviluppo di ragionamento che va seguito e capito. ANALISI: • Analisi metrica (forma metrica, tipo di versi, schema rime, cesure, etimologie…) • Parole rima • Rapporto tra metrica e sintassi/logica • Analisi fonica (allitterazioini, paronomasie, consonanze…) • Morfosintassi (analisi della struttura sintattica, connettivi, verbi, pronomi • Analisi del lessico (parole rare o semplici, ripetizioni, campi semantici, uso di traslati (metafore)) Trovare le figure retoriche non deve essere uno sterile esercizio ma deve portare a cogliere queste come evidenziatori di un certo pensiero dell’autore, capendo il perché una certa figura retorica viene usata in un modo e in un punto specifico del testo. CONTESTO/CONTESTI: • Rapporto fra il testo e l’opera in cui si trova • Rapporto fra il testo e le opere o la poetica dell’autore • Rapporto tra il testo e il movimento culturale-stilistico a cui afferisce: continuità e innovazione • Rapporto con il contesto storico-sociale PARAFRASI: È una versione in prosa in italiano corrente di registro alto. Non è il riassunto, non deve risultare un testo illogico o con errori sintattici, quindi non meramente scrivere con parole proprie. Necessario comprendere la struttura sintattica del testo di partenza, individuare la frase principale, distinguendola dalle subordinate e coordinate. All’interno di ciascuna frase individuare il verbo, il soggetto e i complementi. I connettivi tra le frasi devono risultare logici (c’è un legame causale, un legame avversativo?). La parafrasi è un lavoro propriamente linguistico. Questioni di lessico nella parafrasi: l’italiano antico non è diversissimo dall’italiano letterario di oggi, per il lessico molte parole sono riconoscibili, ci sono però alcuni “falsi 2 Anche la poesia dunque rientra in un sistema più complesso che possiamo anche definire politico. Accanto a questi elementi di dispersione c’è la necessità di qualcosa che rafforzi il ruolo centrale dell’imperatore (ruolo dell’università, dell’architettura di funzione propagandistica) > Funzione centralizzatrice della cultura. L’obiettivo di questi poeti non è solo il fare propaganda ma c’è anche questo: la cultura si inscrive nel disegno più ampio di rafforzare il potere imperiale. Infatti, è una poesia apparentemente non politica - si tratta di poesie prevalentemente d’amore, quindi d’evasione - ma ci rendiamo conto di un elemento che rimane a lungo nella storia della letteratura italiana: il poeta anche quando parla d’amore fa politica, la poesia ha un funzione storica, si aggancia al mondo intorno su cui vuole avere degli effetti. Lo fa celebrando una certa etica, ovvero la morale e i valori cortesi, della corte. Questa poesia celebra una certa eccellenza morale che corrisponde anche a una certa eccellenza di sangue, aristocratica. La poesia ha così la funzione innanzitutto di creare consenso intorno ai valori di corte; inoltre ha funzione di raffinamento dei costumi, ideali e modi di vita. Riconoscimento degli intellettuali negli ideali di corte e nel rispecchiamento c’è un miglioramento. C’è però un rischio, ovvero quello della monotonia, del fatto che tutti scrivano la stessa cosa, conflitto quindi tra obbedienza all’ideologia e aspirazioni individuali; da una parte adesione alla stessa etica ma da un’altra ogni poeta è tormentato dalla volontà di mettere qualcosa di suo in ciò che scrive. A volte in alcune poesie si può scorgere questo confitto. Però questo punto di partenza poetico nella letteratura italiana non nasce dal nulla senza nulla alle spalle. Ma i predecessori non sono in Italia e non scrivono in lingua italiana: ci sono i soliti modelli classici ma ancora più forte è il modello della letteratura provenzale. Fuori dall’Italia infatti la letteratura nasce dopo rispetto agli altri paesi. Prendere a modello però non significa copiare in tutto e per tutto, infatti rispetto a quella provenzale la poesia Siciliana in qualche modo si distingue. Vediamo i tratti di differenza (che sono comunque in parte anche di unità e comunanza, come per esempio la scelta di usare il volgare invece del latino): - Lingua : i provenzali usano il volgare provenzale e non quello siciliano; questo però non è ovvio, infatti la letteratura italiana ancora di fatto non esiste, quindi quando qualcuno vuole scrivere poesie non in latino non è così scontato che venga scelto il proprio volgare, tant’è che anche in Italia ci sono alcuni che usano il volgare provenzale e non il proprio dialetto, che appare meno adatto a fare letteratura. I siciliani scelgono di costruire un volgare illustre, adatto a essere messo per iscritto in letteratura, che sta alla corte dell’imperatore e deve quindi avere una certa altezza. - Politica : in comune tra le due culture c’è la struttura delle corti, che per il poeta provenzale è però rappresenta in maniera più esplicita; ma poiché i provenzali si collocano in un sistema di “città-stato” essi sono più direttamente coinvolti nelle vicende politiche e le loro poesie parlano più esplicitamente e più spesso di tematiche politiche. Nelle poesie della scuola siciliana la politica ha un ruolo ma potremmo dire che entra dalla finestra, è implicita, mediata attraverso l’etica cortese, poiché c’è un potere centrale e non ci sono le stesse questioni che ci sono in Provenza. Non c’è quindi nessun riferimento esplicito al proprio tempo, seppure non siano affatto estrapolate dal contesto. - Temi : il tema politico come abbiamo visto; apparentemente il tema delle poesie siciliane è l’amore, ma anche nella poesia provenzale vi sono poesie che trattano d’amore. Mentre però le poesie della letteratura provenzale sono testi in cui l’amore è trattato anche nei suoi aspetti più sensuali e fisici (cfr: testo in cui si parla di metà inferiore o metà superiore della donna), nella scuola siciliana c’è una volontà di astrazione e elevamento, con la volontà di proporre un ragionamento filosofico su che cosa è amore in sé. 5 - Metrica : anche qui affinità e differenze. Sonetto e canzone. Dal punto di vista metrico i poeti della scuola Siciliana prendono a modello la letteratura provenzale e infatti scrivono canzoni, ma c’è una differenza fondamentale, infatti nella letteratura provenzale il sonetto non esiste: questa forma poetica viene introdotta proprio dai poeti della scuola siciliana e avrà un ruolo in tutta la letteratura italiana fino ai secoli più vicini a noi. Dunque per la canzone c’è un modello nella poesia provenzale (seppure non ci sia una totale emulazione), per il sonetto invece no. - Musica : la poesia provenzale è ad accompagnamento musicale mentre quella siciliana non lo è. Il frammento ravennate parla d’amore ed ha notazioni più tarde di carattere musicale. Le poesie della scuola siciliana invece non sono poesie per la musica, non c’è l’accompagnamento musicale. La poesia provenzale è infatti fatta per essere rappresentata e questo elemento non c’è nella scuola siciliana. Cerchiamo di smantellare il luogo comune che abbiamo intorno alla poesia: siamo abituati a pensare alla poesia, alla lirica, come espressione di una genialità, nell’immagine romantica: idea di un poeta solitario e isolato ispirato dal suo genio anche un po’ maledetto. Il poeta invece è una persona che dialoga e si confronta sempre con altri (pensiamo per esempio al rapporto tra Dante e Cavalcanti). La poesia è spesso frutto di collaborazioni e cooperazione, seppur rimanga un elemento di ispirazione solo individuale. Non abbiamo veri e propri manoscritti della scuola siciliana, possiamo conoscere le poesie ma dobbiamo immagine che ci sia sempre un filtro tra la poesia originaria e quella pervenuta: questo filtro è apportato da chi ci ha consegnato quelle poesie, ovvero i copisti toscani. Quando essi incontrano le poesie siciliane incontrano una certa morfologia che per essi sono sbagliate e dunque correggono: le poesie a noi arrivare sono sempre passate sotto questo procedimento di “correzione” dei copisti toscani. Esempio: Canzonetta Meravigliosa-mente, Jacopo da Lentini (titolo per come è pubblicato in una delle ultime edizioni). Questo trattino è un segnale visivo di come la lingua italiana non sia una lingua ancora pienamente formata. • processi di formazione della lingua ancora incompiuti • In toscano sarebbe pone mente, come si trova in un manoscritto, infatti nel toscano non si dice “ten mente”. • Rima siciliana: ogn’ora – pintura. Il sistema vocalico del toscano è diverso chiaramente rispetto a quello del siciliano, per il quale la O chiusa di ora corrisponde in realtà a una U, e il siciliano direbbe qui ogn’ura: questa è quindi una rima perfetta con pintura. Dunque le poesie siciliane hanno rime che a noi appaiono imperfette. Poeti toscani successivi, come Dante e Petrarca, imitano tal volta questo tipo di rima, che noi definiamo appunto rima siciliana (del tutto normale e corretta nel siciliano). Rima quindi imperfetta nel sistema vocalico toscano, perfetto in quello siciliano. • Coblas capfinidas: ‘nfra lo core – in cor. La poesia siciliana riprende dalla poesia provenzale e questo ne è un esempio: coblas significa stanze, parti di una canzone; capfinidas indica il collegamento tra la fine dell’una e l’inizio dell’altra. Rapporto con la tenzone nella letteratura provenzale. La tenzone è uno scambio di poesie tra autori diversi. È una pratica che esiste già nella letteratura provenzale; si tratta a volte di questioni campanilistiche ma non solo; invece le tenzoni dei poeti siciliani hanno come unico argomento l’amore in una ricerca di definizione, mentre quelle dei provenzali trattato di morale, politica, denaro, religione ed anche di amore. Le tenzoni successive toscane introducono anche altri temi. Oltre al modello provenzale c’è anche la cosiddetta quaestio, la pratica scolastica, una lezione accademica strutturata per fare esercizio di retorica. 6 Ipotesi sull’origine del sonetto: nella letteratura provenzale il poeta scriveva una stanza (una cobla) e un altro poeta risponde con un altra: queste stanze-coblas nella letteratura provenzale non esistono autonomamente ma solo nel sistema tenzone. Probabilmente l’isolamento di una stanza di una tenzone può aver in parte contribuito alla nascita del sonetto, in ambito Italiano: ipotesi quindi che il sonetto nasca sulla base di una cobla della tenzone, che viene isolata e resa autonoma diventando sonetto nella letteratura italiana. Come riconoscere che i sonetti appartengono a una tenzone, che sono l’uno uno scambio con l’altro? A volte c’è una ripresa dello stesso schema delle rime, nella tenzone siciliana ancora non ci sono dei segnali formali ma ci sono comunque delle riprese interne. ES: Iacopo Mostacci, Pier della Vigna, Giacomo da Lentini: segnale interno, cioè viene ripresa la stessa rima (savere – amore – gente – rima in -ente). La questione la pone Iacopo Mostacci, che scrive questo sonetto relativo a cos’è l’amore (sonetto proponente). • Proposta della questio: a parte subjecti, perchè scrivo?, a parte objecti: di cosa scrivo? • Proposta delle due soluzioni: amore è sostanza, amore è accidente. • Accettazione e difesa della prima soluzione. • Richiesta della soluzione definitiva. Il poeta scrive per due obiettivi intrecciati: il piacere e la conoscenza, che si intrecciano nel piacere della conoscenza. Sono una persona che sa e voglio dilettarmi con il mio sapere, che procura piacere e mi dà qualcosa di bello. Letteratura che deve offrire diletto ma anche conoscenza. Coraggi è un provenzalismo, che indica il cuore, stringere li cuore, prendere il cuore, espressione comune nella poesia > L’amore ha potere e costringe i cuori ad amare. Questione se amore è sostanza o accidente, termini strettamente filosofici. Per il fatto che l’amore non si è mai manifestato (verbo apparire) [POLIPTOTO, verbo declinato in tempi diversi] e non si manifesta. È vero però che l’uomo trova una “amorositate”, contrapposto ad “amore”: una specie di manifestazione d’amore la quale sembra nascere dal piacere, dalla bellezza, da ciò che è bello. Nella terzina lancia poi la sfida: di questo tipo di amore non conosco altra qualità. Ciò che è davvero, voglio sentire da voi, e per questo ve ne rendo sentenziatori (nel testo dunque probabilmente corrisponde a un plurale). Non ha probabilmente in mente un interlocutore preciso. vi chiedo la vostra setndenza, vi chiamo a risolvere la questione. LEZIONE 3 Alla tenzone di Mostacci risponde Piero della Vigna. Lo si troverà poi nel canto XIII dell’Inferno, suicidatosi per le calunnie dei cortigiani. Sonetto di Piero della Vigna: amore sia, amore è sostanza e non accidente. Infatti le cose che si vedono e sono fisiche sono accidenti. Amore è qualcosa di più forte proprio per il fatto che non si vede sensibilmente, infatti tutto ciò che è interiore e spirituale è di livello più alto. Per il fatto che (già qui si capisce che il testo non è autonomo ma risponde a un testo precedente) l’amore non si può vedere e non è una materia fisica, molti (francesismo) vi sono che hanno una onsocneza tanto folle da credere che l’amore non sia niente (folle non significa solo sciocco ma corrisponde a un concetto tipico medievale e della letteratura provenzale, dove c’è l’amore giusto - il “fin amor” - e l’amore “folle”, un amore sbagliato perché è qualcosa di contrario alla cortesia. L’uso di questo aggettivo è quindi molto forte, conoscenza della gente che non capisce, folle connota tutto ciò che è estraneo a sé e quindi negativo) ma dal momento che l’amore si fa sentire dentro il cuore diventare padrone degli uomini, per questa ragione molto maggior valore deve avere che se si vedesse con gli occhi. (Altra immagine della poesia provenzale e indizio del fecondo scambio tra discipline che raggiunge il culmine alla corte di Federico:) per la qualità della 7 Da una parte c’è una ragione generazionale, ma non solo. C’è infatti un motivo anche storico, che porta questi due poeti - che scrivono molto giovani - a vivere un momento storico nuovo. Evento Cardine della battaglia di Campaldino in Toscana (giugno 1289): battaglia a cui partecipa anche Dante e che sente molto. Segna la vittoria definitiva dei guelfi sui ghibellini. I fiorentini investirono molto su questa battaglia. La colazione guelfa dunque vince questa battaglia vincendo definitivamente i ghibellini. Questi giovani si trovavano quindi nell’euforia della vittoria, si sentono il nuovo che sta vincendo. Anche quando si scrive d’amore si fa politica riflettendo nelle poesie certi valori propri di questo momento storico specifico. Dante in Vita Nuova si chiede come mai abbiano iniziato a fare poesia: I primi che hanno scritto poesia in volgare lo hanno fatto per farsi capire dalle donne, le quali non capivano i versi latini (VN XXV 6) Dante dice: scrivo per un pubblico diverso rispetto a quello per cui hanno scritto i poeti precedenti. Qui c’è un’idea di comunicazione più ampia, cioè si vuole uscire dal circolo dei pochi chierici che detengono il sapere, c’è volontà di farsi capire anche da qualcun altro. La poesia non deve avere un confine delineato dagli aristocratici. Anche la poesia dello stil novo è anch’essa una poesia fortemente elitaria. Però mentre prima avevamo un circolo, una chiusura da aristocrazia, qui abbiamo l’idea di un’aristocrazia di costumi, che è un po’ la stessa a cui faceva riferimento Guinizzelli rispondendo a Bonagiunta. La gente rozza di cuore non ci può capire, io mi rivolgo alle donne se esse sono nobili, se hanno intelletto d’amore, così dice Dante Definizione di dolce stil novo: si deve a Dante quando egli stesso immagina di incontrare Bonagiunta e si trova in Purgatorio XXIV, 49-63 1310-1313? È una definizione a posteriori, 20 anni dopo, facendo un bilancio poetico, in cui considera i pro e i contro delle esperienze del passato. Parafrasi Bonagiunta dice: Ma dimmi se io qui ho davanti a me proprio colui che tirò fuori le nuove rime, cominciando “donne ch’avete intelletto d’amore”. (Nota: importante sonetto della Vita Nuova) Dante risponde: Io sono uno che, quando l’amore mi dà ispirazione, scrivo sotto dettatura e in quel modo in cui lui detta dentro di me io mi esprimo. (Nota: io che scrivo sotto dettatura d’amore, la novità è questa) Bonagiunta dice: Fratello, qui vedo io il nodo che trattenne il notaio al di qua del dolce stil novo che sento. Io vedo bene ora come le vostre penne (nota: metafora del volo) vanno aderenti dietro al dittatore (nota: cioè l’amore) Chi va più a fondo non vede nessun’altra differenza da uno stile all’altro. Non c’è più nobiltà di sangue, ma ci dev’essere la nobiltà d’animo: è un’idea che viene da Guinizzelli. Il suo recupero serve per abolire definitivamente un’idea che si collega al dolce stil novo, che è quella della donna angelo, che con lo stil novo non c’entra nulla NON parlare mai di donna angelo in riferimento allo stil novo LEZIONE 4 All’idea dello stil novo siamo abituati ad associare l’idea della donna angelo, con funzione di salvezza e vista come oggetto di amore più alto e che conduce a dio. Tuttavia questo concetto è applicabile a Dante nella Vita Nuova, non tutte le donne cantate da questi poeti hanno questa caratterizzazione. Guinizzelli: Lo vostro bel saluto e ‘l gentil sguardo. Qui l’effetto non è sicuramente di un angelo, che dovrebbe al limite portare gratitudine all’innamorato: qui invece lo sguardo uccide. Qualcosa di simile si trova anche con Cavalcanti, in cui il concetto di donna angelicata non è affatto presente. Questa idea è poi presente in Dante nella Vita Nuova, generalmente ci sono gli effetti della donna sull’uomo 10 ma che spesso sono effetti distruttivi e non benefici, sguardo che annichilisce e lascia senza parole. Questo è un sonetto, con quartine e terzine. Rispetto al primo verso lo sviluppo è contrastante: infatti già nel secondo verso lo spirito è conflittuale, è presente il campo semantico della guerra. Il vostro bel saluto e il nobile sguardo che rivolgere quando vi incontro mi uccide, amore mi assale e non si fa scrupoli se crea dolore o mi fa una grazia perchè in mezzo al cuore mi lanci una freccia che da parte a parte lo taglia e spezza (dittologia sinononima: due termini sinonimi, anche spezza e fende), parlare non posso perché io brucio nel dolore come chi vede la propria morte. Tema dell’incapacità di parlare e dell’ineffabilità, dovuta all’effetto della donna, passa attraverso gli occhi come fa il tuono che colpisce (fer) attraverso la finestra della torre e spezza e distrugge ciò che trova dentro. Anche qui l’immagine parte dagli occhi, anche in parallelo con il gentil sguardo del primo verso (sguardo e occhi nel primo verso di ciascuna delle due parti, collegamento lessicale, di significato e formale), io resto come una statua d’ottone dove non c’è né animazione né spirito vitale (vita come ciò che animato e spirito come fiato vitale, termini comunque sinonimi. Ottone è un materiale di scarsa qualità), se non quella che è sufficiente per mantenere la forma/immagine di uomo. L’immagine del dardo è provenzale ma anche presente nella poesia latina di Ovidio e nel cantico dei cantici. A livello fonetico non ci sono solo elementi dolci, pensiamo a spezza e fende e le rime consonantiche Dante dice poi che lo stile deve essere dolce, anche se appunto non è sempre così CAVALCANTI Voi che per li occhi mi passaste ‘l core Anche qui presente un lessico legato alla morte. Questa poesia riprende abbastanza quella di Guinizzelli. Voi che attraverso gli occhi mi raggiungeste il cuore e risvegliaste la mente che dormiva (concetto di latenza, di potenza, già presente in Guinizzelli, idea di amore in potenza nell’animo nobile: vedere la donna ha l’effetto di svegliare ciò che è già presente), guardate la mia vita d’angoscia, che facendola sospirare Amore la dsitrugge. Egli (amore) viene tagliando con così grande valore che i miei spiriti senza forza se ne vanno e rimane solo l’immagine in me a dominarmi e solo la voce sufficiente a parlare di dolore. Voce alquanta indica la quantità voce che basta. Qui Dolore è il complemento oggetto, transitivo. Deboletti spiriti: nel pensiero medievale c’è una resa teatrale e grammatizzazione di quello che accade nell’interiorità: qui Cavalcanti cerca di mettere in scena la sua interiorità, dicendo che tutto ciò che serve a farmi vivere dall’interno vanno via, e lui rimane senza vita. Resta solo la figura, come accadeva nel testo di Guinizzelli. Questa potenza dell’amore che mi ha distrutto si è mossa rapida dai vostri occhi nobili: mi ha tirato una freccia nel fianco e il colpo è arrivato così a segno al primo lancio al punto che l’anima tremando sussultò vedendo il cuore morto nella parte sinistra (del corpo). L’anima quindi vede il cuore colpito precisamente dalla freccia, nella parte sinistra del corpo. Rete di rimandi interna alla poesia, costruita con questa struttura di corrispondenze e legami, occhi e occhi. Poi passasti che richiama il dardo. Destaste richiama riscosse. Mente e anima. Distrugge e disfatto, due verbi molto forti. C’è anche ven e van via, azione e reazione, amore che arriva e spiriti che vanno via. Cuore all’inizio che è colpito e che alla fine è morto, ed anche messo in scena da un’altro punto di vista. Occhi dell’anima che sta guardando il suo compagno cuore e lo vede colpito e morto. Chi è questa che ven, c’ogn’om la mira 11 Mette a fuoco qui il tema dell’annichilimento dell’io ed anche dell’impossibilità di comunicare, qui anche di conoscere. Chi è questa che viene che tutti guardano, che fa tremare l’aria per il suo splendore (allitterazione) e conduce con sé Amore sicché nessuno può parlar ma tutti sospirano. (domanda retorica). Qui però la donna fa questo effetto su tutti quanti e non solo sul poeta. Effetto così straordinario che diventa universale. Lo dica l’amore o dio, ciò che sembra lei quando volta gli occhi, perché io non saprei dire: tanto mi sembra signora di umiltà che ogni altra rispetto a lei la definisco qualcosa di spregevole. Non si potrebbe raccontare la sua bellezza, che a lei si inchina ogni virtù nobile, e la bellezza la addita come sua dea. Immagine delle virtù che si inchinano davanti a lei e la bellezza che la indica come dea. Impossibilità di conoscere la donna. Capire il pensiero cristiano medievale, obiettivo di raggiungere la beatitudine, di contemplazione di dio. In terra però ciascuna donna e uomo ha una scintilla di conoscenza ma questa è limitata: non può esserci una conoscenza tale che si arriva alla donna , La nostra mente non è mai stata così altra e non è stata messa in noi grande salvezza (beatitudine ovvero conoscenza, di dio), incapacità di raccontarla e anche incapacità di conoscerla. L’effetto di questo sarà anche il sospirare. VITA NUOVA, DANTE ALIGHIERI È un prosimetro, testo che si compone di poesia e di una parte in prosa. 1293-1294. Raccoglie la sua produzione giovanile ma non interamente, c’è una selezione fatta da lui stesso: antologia che Dante fa di sé. 31 componimenti poetici. La prosa ha una funzione duplice: spiega in che occasione ha scritto quella poesia, divisione, ovvero spiega come la poesia è costruita. Il fatto che Dante stesso vuole mettere insieme le sue poesie spiegando come le ha composte e questo è interessante. Presenta le parti in cui si può dividere la poesia. Inizio della sensibilità verso gli aspetti formali. È interessante che un libro così esile egli senta l’esigenza di trattare questioni di pura forma. INCIPIT: Primo brevissimo capitolo, che dà anche il titolo alla Vita Nuova. Questa è la prima opera che Dante costruisce come libro, è una sorta di autobiografia che egli fa di se stesso. Ci dà subito la figura del libro, che inaugura la sua carriera poetica. È un libro aperto a poche pagine dall’inizio. Rubrica: libro scritto in rosso. Spesso i titoli - fino al ‘400 - sono scritti in latino. Abbiamo quindi un titolo rosso con scritto “comincia la vita nuova”: comincia quella parte della vita che posso definire nuova. Questa parte di vita è innanzitutto la giovinezza, anni dal 1283, quindi dai suoi 18 anni (il tempo della scrittura è il 1293-4). Il termine “nuova” indica anche il latino “novus”, che spesso ha il significato di eccellente, interessante, straordinario. Poi si chiama nuova anche in quel senso in cui per il cristiano medievale vale questo termine, ovvero il Nuovo Testamento. Da questo momento in poi dunque le cose hanno un nuovo significato. Questi tre aggettivi, giovanile, straordinario e rinnovato, sono intrecciati in questo aggettivo titolo del libro. “Parole” indica parole scritte in rima, poesie dunque (anche nel seguito dell’opera), che io voglio copiare in questo libello: non il libro della memoria di prima ma proprio questo testo che sta scrivendo. Libello è anche un termine diverso infatti rispetto a libro: questo libello non coincide in tutto e per tutto con la mia memoria. Ma si fa una seleziona di quello che c’è nella memoria. Si vuole cogliere la sententia, ovvero gli elementi significativi. In questo inizio, Dante ci da sta dicendo che questa è una storia vera, che sta prendendo elementi dalla sua memoria. Quindi, da una parte elemento autobiografico, dall’altra c’è 12 “…Soave sogno (…)”. Si è allontanato dalle genti e dice che pensando a lei viene preso da un sonno dolce, dove gli appare una meravigliosa visione, di un uomo che si presenta come li suo signore e dominatore: ovviamente questo dominatore è Amore. Questo signore porta nelle sue braccia una donna avvolta in un drappo sanguigno, stesso aggettivo visto nel racconto della prima apparizione. Questo aggettivo comparirà poi anche nel V canto dell’inferno. Interessante anche l’avverbio che tesse un’idea di leggerezza. Riconosce in questa donna la donna della salute (gioco tra salute e saluto). Amore tiene in mano questo cuore e costringe la donna che ha in braccio a mangiare questo cuore: lei lo fa con timore. Dopo ciò era passato poco tempo (poco dopo) la sua letizia si trasformava in pianto amarissimo. Abbracciava questa donna e con essa se ne andava( verbo gire). Il sogno è così angoscioso che si sveglia. Sottolineiamo “angoscia” e “deboletto”, termini di stampo cavalcantiano. È quasi una sorta di preannuncio. Lui quindi si risveglia e inizia a pensare, notando che quella del sogno era la prima delle ultime nove ore della notte, dunque anche questa visione onirica avviene nel segno del nove. Momento chiave : prima poesia di Dante. Qui ci sta raccontando di come lui ha scritto per la prima volta una poesia. Lui scrive non subito dopo aver visto lei, ma subito dopo aver avuto la visione di lei, è una sua rielaborazione, contemplazione che indica anche un allentamento dall’oggetto immediato. A ciascun’alma presa e gentil core C’è un segno di un’elezione, noi che ci salutiamo nel nome di amore. Il termine trovatori indica coloro che scrivono poesia in volgare, mentre i poeti sono quelli latini. Dal momento che io avevo già visto l’arte del mettere parole in rima: può indicare che era già stato fruitore di poesia o che aveva già composto. Questo sonetto è indirizzato ai fedeli d’amore, che noi vediamo come etichetta dei poeti stilnovisti, coloro che ritengono di dover scrivere sotto la dettatura di Amore. Questo sonetto è quindi rivolto come una tensione, affinché i fedeli d’amore diano il loro parare sulla sua visione. Il testo è come una versione in rima dell’evento raccontato. Immagine mariana in questo sonetto, legame con il motivo dell’Annunciazione. L’inizio con “a” è abbastanza suggestivo, il fatto che la carriera poetica sia iniziata con un sonetto che inizia per A. Parafrasi: A tutte le anime prese dall’Amore (per chi scrive è ovvio, come stringe, prende per indicare la forza di amore) e a tutti i cuori nobili, davanti ai quali arriva questa poesia, affinché mi scrivano la loro sentenza do il saluto in nome del loro signore, cioè amore. < Immaginiamo che questa poesia si personificata, perché le viene attribuito un verbo d’azione, ovvero il venire. Spesso la personificazione della poesia avviene nella parte finale, nel congedo della canzone, qui siamo invece all’inizio. Dante definisce subito un destinatario, rivolgendosi alle anime prese dall’amore. Però si rivolge affinché possa ricevere il loro punto di vista: c’è quindi già una restrizione, agli innamorati che fanno poesia, ai poeti. Si tratta del circolo dei poeti, uomini, fedeli d’amore, quelli insomma con qui lui fa poesia. Rima in -ore: cuore-amore, marchio della poesia stilnovistica. Le poesie sono 31 e almeno in 20 c’è la rima -ore, rima dolce. 16 hanno cuore-amore. > Era già compiuto quasi un terzo delle ore in cui tutte le stelle sono luminose (perifrasi: sono già passate quattro ore dall’inizio della notte, un terzo delle ore della notte), quando mi apparve all’improvviso amore, ricordare il quale mi dà sgomento. < sottolinea a livello fonico questa sensazione. È un racconto che inizia con “già”, inizia la sequenza narrativa. > 15 Mi sembrava allegro amore mentre teneva il mio cuore in mano, e nelle braccia aveva la mia donna che dormiva avvolta in un drappo; poi la svegliava e nutriva umilmente lei spaventata di questo cuore ardente: e poi lo vedevo andarsene piangendo. Questo sonetto ricevette diverse risposte, tra cui il suo primo amico, ovvero Cavalcanti, annunciato già nell’insistenza sull’angoscia e deboletti spiriti. Qui sta raccontando dunque anche l’inizio di un’amicizia, non facile. La vera interpretazione di questo sogno allora non era chiara a nessuno mentre ora è evidente anche ai meno accorti: in realtà non è così trasparente per noi. Siamo nella finzione nel 1283. Non è detto che storicamente questo testo fosse scritto davvero nel 1283. Abbiamo tre risposte, che riprendono le stesse rime: di Cavalcanti, Cino da Pistoia (?) e poi una di registro molto diverso. La risposta di Cavalcanti merita attenzione perché egli interpreta questo sogno come un’idea di morte. Hai raggiunto il colmo della gioia, hai visto ogni forza e ogni gioia che l’uomo possa sentire se sei stato sotto la signoria del forte signore che domina il mondo dell’onore. Dal momento che l’amore vive dove non c’è noia (odio della vita) e amore tiene la ragione nella roccaforte della mente e (tiene il governo) va così soavemente nel sonno alle persone che sottrae il cuore senza far provare dolore. Ha portato il vostro cuore vedendo la vostra amata cadere nella morte: la nutriva del cuore, temendo proprio questo. Idea che ci sia la morte di lei, che possiamo trovare strana (Beatrice muore nel 1290): il mangiare il cuore è per nutrire Beatrice che sarebbe morta. O questa idea è segnata dal senso di morte perché in lui è un’idea importante, oppure è possibile che tutto ciò sia stato scritto dopo la morte di Beatrice. Aporia cronologica, anche per il testo di Cino da Pistoia, che nel 1283 aveva 13 anni, forse Terino da Castel Fiorentino. Risposta molto già attenuata in termini positivi. LEZIONE 6 Cino da Pistoia, che non sarebbe in questo caso stata scritta nel 1283. Tono elegiaco, tendente al patetico, infatti quel sogno si era concluso con una scena triste, tuttavia non assume un tono tragico. Indica la reciprocità dell’amore: anche la donna è innamorata e c’è di conseguenza questo tono di pianto, infatti l’amore è sofferenza. CAP. XX Amore e ‘l cor gentile Poesia il cui scopo è quello di lodare la donna amata. Siamo quindi già nel segno della novità. La canzone del capitolo 18 viene diffusa tra le genti, qualcuno dei fedeli d’amore ne viene a conoscenza e chiede di scrivere qualcos’altro. Il tema sembra ancora quello della dinamica dell’amore. Richiama al cor gentil rempaira sempre amore. L’amore torna sempre al cuore gentile. Questa frase lo ha messo il saggio (Guinizzelli) nel suo dittare, ovvero nelle sue poesie. Elementi per dire che Guinizzelli è questo saggio: risposta a Bonagiunta dopo l’accusa. C’è quindi un doppio segnale di riconoscimento; anche il verbo “dittare”, nella definizione che dante dà dello Stil Novo nel Purgatorio. Il cuore gentile non osa esistere senza l’altro come l’anima razionale non può esistere senza ragione. Gli crea la natura quando è innamorata. L’amore lo crea come suo signore e il cuore come sua dimora, dentro la quale latente si riposa, talvolta poco tempo talvolta molto (richiama la teoria della potenza e dell’atto: amore è presente nell’animo nobile ma a livello latente, 16 in potenza). Appare poi la bellezza in una donna saggia, che piace agli occhi tanto che nel cuore nasce il desiderio della cosa bella, piacevole. Aggettivo saggia riferito alla donna: interessante perchè è lo stesso del verso 2, riferito a Guinizzelli. Donna messa sullo stesso piano del poeta. E perdura a volte così tanto in questo che fa risvegliare lo spirito d’amore. E stessa cosa produce nella donna l’uomo valente. Questa chiusa è piuttosto comune nella pratica scolastica. Si tratta quindi di una poesia nuova che segue la svolta ma che ancora segue la pratica di raccontare la dinamica amorosa, con un linguaggio stilnovista e citando Guinizzelli. Idea di una continuità di modelli nei quali Dante si riconosce, infatti il riferimento al saggio è esplicito, novità che porta in poesia, ma che ha dei padri. CAP. XXI Negli occhi porta la mia donna amore Compare subito il tema degli occhi. l’altro elemento è il sorriso. La mia donna porta amore negli occhi per cui rende nobile tuto ciò che contempla, dove passano tutti si girano verso di lei e fa tramare il cuore a chi saluta. Sicché abbassando lo sguardo tutto (colui v 4) impallidisce e sospira per ogni suo difetto. (…) è lodato chi l’ha vista per primo. Questa poesia rientra in maniera più esplicita nello stile della loda. Si parte da una visione, da qualcosa che appare: occhi e sorriso. C’è poi un certo lessico già conosciuto (tremare, viltà etc). Si comincia con l’azione della donna, vediamo poi il passaggio dalla donna ai presenti di cui è raccontata la reazione: diventare gentile e fare tremare il cuore. Immaginiamo che dentro ciascuno che la vede fuggano superbia ed ira. v. 6: appello alle donne, aiutatemi donne a onoraria, a darle il giusto merito. Questo già è diverso rispetto a quanto incontrato fin’ora. Qui infatti si sta rivolgendo alle donne, perché l aiutino. Questo è un verso quasi isolato che dal suo isolamento trae forza. Continua poi a raccontare gli effetti della donna. Finisce poi con l’idea dei limiti della memoria e della parola umana. Livello fonetico: stesse rime e suoni (allitterazioni) di Chi è questa che ven. Che cosa riceve risalto per essere fuori dalla catena di allitterazioni? “novo”. Fa qualcosa di nuovo e nello stesso tempo risponde a Cavalcanti, per la ripresa dei suoni. Il fatto che novo sia irrelato. Il fatto formale di un vero sintatticamente slegato dal resto crea una sorta di asse di simmetria vicino al sonetto. Novità quindi che non emerge in maniera lampante, costruita utilizzando alcuni materiali della tradizione. Tremore: per Cavlcanti si accompagna all’angoscia e sconvolgimento, qui invece si passa poi sul piano morale e sull’effetto della donna, che elimina superbia ed ira. Connettivi e relativi: mostrano la struttura logica e argomentativa nel testo. Se guardiamo ai verbi, vediamo che il verbo aiutatemi rimane isolato: infatti è imperativo e poi ha come soggetto le donne, altrove invece c’è una corrisondenza tra i verbi. Un altro elemento cavalcantiano è la dinamica di qualcosa che fugge e di qualcosa che arriva. CAP XXVI Stilo della loda. Fa poesia per lodare Beatrice. Fine di fare sapere della donna anche a chi non è qui e non adesso: pubblico potenzialmente infinito nel tempo e nello spazio, mentre prima si era rivolto ai fedeli d’amore, quindi ai suoi amici. CAP. XLI Oltre la spera Anche qui termina rivolgendosi alle donne. Questa è l’ultima poesia della Vita Nuova. Il destinatario è molto diverso rispetto a quello della prima poesia. 17 l’aria così che non diminuisca l’odore; … in giù letame e in alto forconi, vecchie e massai si bacino sulle guance, si parli di pecore e porci. Questi due testi sono l’uno il contrario dell’altro. Questo tipo di poesia è innanzitutto diversa dalla poesia lirica amorosa: la prima definizione è dunque solo in negativo. Ci sono temi comuni, ma non necessariamente presenti allo stesso modo in tutti i poeti: misoginia e critica contro le donne che si negano, lamento sulla cattiva sorta, spesso forma dell’attacco personale, lode dei piaceri terreni come gioco, vino ed eros. Ma già questo eros è tema anche “serio”, in più c’è il tema politico, anch’esso serio. L’aspetto più caratteristico di questa poesia viene visto sul piano formale e linguistico. “deviazione di tipo retorico e di registro che ha come obiettivo un’esasperazione (o addirittura proprio una esagitazione) in direzione paradossale del dettato poetico” (Berisso). Il limite in questa definizione è che questa poesia compare come non autonoma, come sempre una risposta ad un’altra poesia, dunque viene tolta autonomia a questa forma poetica, allo stesso tempo però questa diventa un utilizzo espressivo diverso, un’altra possibilità di fare poesia. Il fatto che sia una poesia alternativa a quella lirica seria è evidente anche da chi ha scritto poesia comico-realistico. es: Rustico Filippi: 29 sonetti giocosi e 29 sonetti aulici. Es: Guinizzelli, Cavalcanti, Dante sono autori anche di poesie comico-realistiche. Il fatto che non sia una forma autonoma è indicato anche dal fatto che non ci sono poeti che furono autori esclusivamente di poesie comico-realistiche. I primi studiosi della poesia comico-realistica hanno assegnato grande importanza alla componente biografica. Oggi invece si tende a interpretarla come espressione di una poesia formalizzata: l’elemento biografico comunque non può essere negato a priori: questo viene calato entro un codice poetico. > l’io quindi si esprime in un sistema testuale alternativo a quello aulico. In ogni caso la cultura di questi poeti era molto alta, c’è un filtro letterario e una ricercatezza formale voluta e studiata, semplicemente si tratta di un altro repertorio formale. Non bisogna quindi credere che si tratti di scrittori “popolari”. La maggior parte di queste poesie sono composte nella forma del sonetto, considerato meno elevato rispetto alla canzone (Dante nel De Vulgari eloquentia fa questa distinzione) e inoltre è la forma tipica della tenzone, quindi adatta ad attacchi personali e con vocazione colloquiale. Esempio di parodia: il bestiario Animali della poesia lirica, sono molti meno e quando ci sono di evocazioni un po’ mitiche: fenice, pantera, tigre, cigno, salamandra, unicorno, leone, elefante, cervo, basilisco, grifone… Animali della poesia di Cecco Angiolieri: galluccio, serpe laida, toro molto dotato, tordo, moscone, struzzo che mangia cose immonde, orsa che si lecca le dita, lupo, cagnaccio, asino che si crede un cervo, gallina, bue… si tratta di animali da cortile. Cavalcanti, Guata, Manetto, quella scrignutuzza Suono evidenzia la poesia comico-realistica, con suoni che non rientrano nello stile della poesia dolce. Guarda, manetto, quella gobbetta, fai attenzione a come è articolata e come è perfettamente stravolta/rovesciata (perfezione nel brutto), se fosse vestita di un’uzza (…) non saresti angosciato per l’amore e preso dalla malinconia da non essere a rischio della morte dal tanto ridere che farebbe al cuore; moriresti o fuggiresti via. Giorni ha sostenuto che questo Manetto potrebbe essere il fratello di Beatrice e che il vero bersaglio della poesia sarebbe Dante, quindi come un contrafactum della lode di Beatrice. Il fatto che possa essere una sorta di gioco contro di lui è plausibile, infatti ci sono tutte le caratteristiche antitetiche a quelle codificate da Dante. 20 Riprende la situazione stilnovistica (es: donna che passa per la via, accompagnata da altre donne), con ribaltamento dello stile alto. Dal punto di vista lessicale, ci sono parole che corrispondono a oggetti concreti, un registro basso (che si sono poi perse nell’uso, dunque riesce più difficile capire dei riferimenti al presenti e alla comicità del tempo) ma anche termini della poesia aulica. “Divisata”: effetto che fa la donna, divisione degli spiriti interiori, divisione (spiegazione dell’ordine della poesia) nella Vita Nuova posta in genere dopo le poesie; questo termine potrebbe dunque avere un elemento meta-poetico: Dante fa un sezionamento delle poesie, qui Cavalcanti presenta la figura come sfigurata. Tema della malinconia, fondo tragico spesso presente nella letteratura comica: tema importante nella poesia comico-realistica, indica uno stato patologico che affligge di solito il poeta, per il quale egli conosce la medicina: i piaceri. Qui c’è il fatto che si riderebbe per quanto si possa essere tristi vedendo questa donna. Questa poesia appartiene ad un filone nella poesia comico-realistica, ovvero quello del vituperium, già presente nella poesia classica. (Definizione di Orvieto: “il mondo medievale si presenta alternativamente nel suo volto ufficiale e nel suo volto non-ufficiale e anti- conformista”) Topos della poesia su una donna vecchia e brutta. (~poesia di Bukoswki) La poesia comico-realistica è non popolare bensì spontanea. Tenzone Dante - Forese Nel Purgatorio dante immagina di scusarsi con Forese (palinodia della tenzone), rendendo onore a Nella, che aveva offeso nei sonetti della tenzone. Chi udisse tossir la malfatata Chi sentisse tossire la stregata (vittima di incantesimo) moglie di Bicci chiamato Forese potrebbe dire forse che ha passato l’inverno dove si fa il ghiaccio in quel paese. A metà agosto la trovi raffreddata, ora pensa come deve fare ogni altro mese dell’anno…; non le basta dormire coperta perché la coperta è corta (allusione a incapacità virile del marito). La medicina medievale attribuisce la salute all’equilibrio tra i liquidi del corpo. È ammalata per un difetto che sente nel letto (insoddisfatta). La madre rimpiange di aver fatto sposare sua figlia a Forese Suoni non usuali in poesia. Dante da Maiano a A ciascun’alma presa. Risposta comico-realistica a quella poesia, anche se all’origine anche qui ci sono le teorie fisiologiche medievali. Di ciò che hai domandato ti rispondo brevemente, amico mio, che capisci poco, mostrando il significato vero del tuo sogno. Al tuo bisogno mi rivolgo così: se ti trovi sano e a mente stabile, lavati abbondantemente i testicoli, in modo che si abbassi e passi la febbre, che ti fa delirare parlando e se sei colpito da una brutta malattia, sappi che io intendo solo che hai farneticato. Ti rendo il mio parere scritto in questo modo, e non cambio opinione, finché non mostro le tue urine al medico. CECCO ANGIOLIERI siena, 1260-1312. Considerato maggiore esponente della poesia comico-realistica. Le poche notizie biografiche che abbiano coincidono con l’immagine del poeta bohème e alternativo. Era soldato ma non molto ligio alle regole poiché ricevette una multa per non aver rispettato la licenza, venne poi cacciato dalla città e lasciò molti debiti. Tre cose solamente m’enno in grado (esaltazione dei piaceri) donna, vino e gioco. Che posso godere fino in fondo, e questo mi fanno sempre sentire bene. Ma così come è necessario che ne faccia uso raramente, perché la mia borsa mi impedisce, e quando ci penso, tutto mi sbrado, faccio a pezzi, perché io perdo i miei desideri per mancanza di denaro. E dico “gli sia dato un colpo di lancia” a mio padre, che 21 mi tiene così a digiuno, che tornerei dalla Francia senza essere richiamato. Sarebbe più difficile estorcergli denaro nel giorno di pasqua che far catturare la gru … “Becchina mia!”. “Cecco, nel ti confesso!” Sonetto in forma dialogica, presenti anche prima ma qui egli ricostruisce ogni verso diviso a metà, con battuta e risposta. cecco, non te lo permetto! E io sono tuo. E questo lo smentisco. Sarò di qualcun altro. E non me ne importa nulla. Mi fai torto (significato legale). E tu mandami il messo giudiziario. Sì, manderò una mezzana. Avrà il capo diviso, rotto (tornerà con la testa rotta). E chi gliela romperà? Io ti dico. Sei così scontrosa? Sì contro il nemico. Non tocca a me allora, non mi riguarda. Al contrario, proprio tu sei quello. E tu ti nascondi. E tu vai alla malora. Tu non vorresti. Perché non vorrei? Perché sei pietosa. Non di te, mai. E se fossi un altro? Caverei d’affanno (lo toglierei dall’affanno). Ti ho conosciuto male, pensavo fossi diversa o forse è stato un male conoscerti. Adesso non dici una bugia. Non mi posso difendere (non posso trovare riparo). Male per te. Contrapposizione tra Beatrice e becchina. È la donna qui a prendere parola. 22